Non ci sono documenti
certi sul nome del primo fortunato chimico che, miscelando zolfo, carbone e
salnitro, scoprì la formula per la polvere da sparo. Probabilmente fu scoperta
contemporaneamente in vari luoghi del mondo, non ultima la regione che fu la
culla globale delle armi da fuoco: la Val Trompia. Se è vero che alcuni testi
attribuiscono l’utilizzo di bombarde (mutuato da lombarde) ai bolognesi già dal
1216 (Muratori) e che Leonardo Aretino e Petrarca collocano a Firenze analoghi
“cannoni” all’inizio del XIV secolo, Musciarelli ipotizza che quelle armi
arrivassero dalla vicina Brescia per vari motivi: l’estrazione di metallo nella valle del Mella è accertata già in
epoca pre romana; le manifatture bresciane si occupavano di fornire armi già
dalle epoche precedenti (vedi, a prova
di ciò, l’ingente ordinativo di tali armi pervenuto alla Val Trompia durante la
III Crociata verso la fine del 1100).
Inoltre la documentazione del XVI secolo relativa alle armi fabbricate
nelle valli bresciane denota un’esperienza secolare, che alla qualità ⎼
venivano chiamati “poeti del ferro” ⎼
univa la quantità. Se si pensa che dal 1794 al 1797 furono forniti alla spagna
150.000 fucili dalle fabbriche di Brescia, si capisce che l’industrializzazione
dell’area abbia origini antiche. Fu Dante stesso che scrisse “Onde l’arena
s’accendea com’esca Sotto focil… (Inferno, canto XIV, versi 38-39)” e Boccaccio
in una nota glossa chiarisce che è proprio quello che sembra, si parla di
fucili. Tuttavia fu solo con l’introduzione su vasta scala dell’acciarino a
focile (1610-1630) che le armi lunghe
non si chiamarono più archibugi ma fucili, prendendo il nome dal meccanismo
omonimo. Le evoluzioni tecniche delle varie armi da fuoco sono qui
minuziosamente descritte e vediamo (in una delle numerose figure esplicative)
come nel 1490 fu proprio Leonardo Da Vinci a definire il caricamento a ruota;
mentre si deve a Bonaiuto Lorini (1590) il sistema a retrocarica. Le
notevoli innovazioni nostrane arrivano
fino al 1960, con Davide Pedersoli che
brevettò un meccanismo, “per sovrapposti”, nel quale i percussori agiscono
parallelamente all’asse delle canne. Le
prime armi personali “quasi tascabili” avevano dei nomi piuttosto fantasiosi
come Mazzagatto, Petrinale o Spazza-campagna. Si deve invece all’americano Colt
l’invenzione di una pistola a più colpi: l’incentivo del governo degli Stai
uniti a questa scoperta fu grande, c’era
l’immediata necessità di far fronte all’avanzata dei nativi americani... Il
lavoro di Musciarelli, seppur sintetico e ricco di indicazioni antropologiche
sull’utilizzo della potenza letale di fucili e pistole, riesce a coprire in
modo piuttosto completo l’ambito dell’evoluzione tecnica e quello della
produzione industriale, elencando con dovizia di particolari le varie armi, i
banchi di prova e i loro produttori. Il libro si chiude infatti con alcune
utili appendici, dal vademecum per il collezionista per riconoscere le armi
antiche contraffatte, fino all’elenco dei simboli dei vari produttori
dall’epoca medievale fino ai giorni nostri.
Letterio Musciarelli,
siciliano di nascita e bresciano d’adozione, è stato docente di Matematica,
preside incaricato presso la Scuola Statale di Castenedolo, appassionato di
meccanica e storia. Archivista raffinato, pubblica questo libro dopo anni di
studio e di ricerca presso biblioteche, raccolte private, musei, fabbricanti di
armi e botteghe antiquarie.