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mercoledì 22 gennaio 2014
martedì 21 gennaio 2014
PER GIOVE! MISTERO AL CAFFE’ LETTERARIO di PAOLO LA PERUTA (Lupo editore)
La fugace apparizione della misteriosa
Ilenia al Caffè Letterario intriga il titolare, Pietro, stuzzicandone la
curiosità e la fantasia… se non fosse per il richiamo costante di Elisa, l’ex
fidanzata. Ma – soprattutto – se non fosse che Ilenia gli dà buca
all’appuntamento perché è stata assassinata. Sullo sfondo dell’animata vita
notturna leccese scatta così un’indagine illegale non priva di rischi per
Pietro e per il suo socio Sandro: un’indagine resa decisamente più difficile
dall’isteria fuorviante dell’ispettore Pace, e che conduce il protagonista tra
vicoli e masserie, fragili giovinezze in cerca di sé e vecchie cronache dai
risvolti inquietanti.
Un giallo che si tinge ora di
commedia, ora di ironia (e autoironia) in agrodolce, ora di amaro realismo, in
un percorso tutto salentino costellato di personaggi e paesaggi pieni di
fascino.
PAOLO LA PERUTA - Nato a Napoli.
Ha fondato il Caffè Letterario di Lecce, locale nel cuore della città che negli
anni è diventato un punto di riferimento per artisti, intellettuali e
universitari del Salento. Ha organizzato mostre, concerti, incontri, rassegne e
una serie infinita di eventi culturali. Prima di ritornare nel Salento (di cui
è affascinato ma non abbagliato) ha lavorato come animatore, coltivatore di
albicocche, metalmeccanico, venditore di patatine, scaffalista, impiegato...
Per Giove! è il suo romanzo d’esordio, scritto sostanzialmente al banco del
“Caffè Letterario” ma anche in coda in posta o in banca, durante la lezione di
danza di una figlia e quella di atletica dell’altra, con il suo fido telefonino
senza il quale questo libro non esisterebbe.
lunedì 20 gennaio 2014
Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri di Remo Bodei, Feltrinelli 2013. Intervento di Alessandra Peluso
Immaginare altre
vite, desiderare di identificarsi in miti e avere la presunzione di conoscere
la direzione degli eventi è oggi una realtà oltre che un'esigenza di ogni
essere umano per sfuggire ad una sorta di
confinata esistenza.
Remo Bodei in “Immaginare
altre vite. Realtà, progetti, desideri” compie un'analisi dettagliata di
come dal passato sino ad un presente attuale esista l'impellenza di avere dei
modelli ai quali ispirarsi, sovrani, santi, poeti, filosofi fino alle celebrità
che durano un periodo, come meteore passano, per ritrovarsi poi in un'identità
che non è la propria ma risulta un ammasso, un “ibrido” di più soggetti che si
imitano o si inventano.
È una datità che
rende ancora più incerto e provvisorio il presente.
«Nella modernità vi
è un'inflazione di eroi, ma essa è dovuta anche al fatto che il grande bisogno
di eroi, di simboli viene soddisfatto da esibizionisti egocentrici e da
perfetti sconosciuti che non hanno fatto nulla per il bene degli altri e che
non hanno nulla da dare o da insegnare, ma che dominano ogni canale di
informazione accessibile». (p. 125). Oggi le icone - ribadisce Bodei - non sono
quasi mai eroi di libertà, ma icone di bellezza, di forza, di esposizione del
corpo, di potere, perciò immagini effimere. Ecco che l'io rischia di perdersi e
di non conoscere la propria identità, si attua così l'uno, nessuno, centomila,
la molteplicità di identità descritte da Pirandello e pertanto la conseguente
caduta di certezze che conducono alla crisi stessa dell'identità e alla spersonalizzazione dell'io.
L'autore espone in
modo chiaro ed esaustivo la questione delle vite immaginate dal primo capitolo,
alla genealogia della gloria, a celebrità, alla necessità di contare,
affermarsi, farsi vedere sino all'ultimo capitolo nel quale presenta le
esistenze provvisorie.
Occorre comprendere
che “abbiamo un tempo sincopato” tagliato in due da una cesura che separa la
fase della prima crescita immemore e irriflessa da quella della presa di
coscienza e del dispiegarsi della memoria”. (p. 10).
“Immaginare altre
vite. Realtà, progetti, desideri” di Remo Bodei apre uno scenario vasto e
trattato con consueta puntualità da ogni aspetto sociale, politico, filosofico,
economico, culturale che induce alla riflessione attenta di un'identità - la
nostra - che rischia di frantumarsi,
perdersi se non costruita su basi solide. È necessario prendere consapevolezza
di sé, essere sicuri delle proprie possibilità e guardare ad orizzonti più
vasti assumendo punti d riferimento di valore, altrimenti si rischia di
capitare come l'uomo dissoluto che possiede vasi bucati.
Geniale metafora che
l'autore prende in prestito da Platone: «La vita di un uomo temperante e quella
di un uomo dissoluto possono essere paragonate alle situazioni di due uomini
che possiedono molti vasi pieni di latte, miele … entrambi possiedono liquidi
preziosi reperibili solo a grandissima fatica, solo che il secondo ha vasi guasti
e pieni di buchi, ed è costretto a rabboccarli continuamente … In queste
condizioni - chiede Socrate nel Gorgia - ti pare che la vita dell'uomo
dissoluto sia più felice di quella dell'uomo temperante?». (p. 87).
Bodei pone
interrogativi indispensabili nella natura del filosofo e dell'uomo in quanto tale perché si possa
essere in grado di comprendere che non esistono condizioni di certezza, la vita
è provvisoria così la storia, non si può prevederla né tentare di lasciarsi
andare a inutili profezie.
“L'inevitabile non
accade mai, l'inatteso sempre” (Keynes) ed è per questo che ogni individuo deve
impegnarsi a vivere la propria vita cercando non miti precari ma punti di
riferimento sicuri che esprimono valori di libertà, di difesa della patria, di
rispetto della vita, dignità, forse spesso declassati a valori minori.
L'imperativo sembra essere di prender consapevolezza di sé, evitando di
conformarsi a culture narcisistiche ed egoiche.
Ora più che mai si
ha bisogno di filosofia e Remo Bodei ne è consapevole, insistendo sul compito
attuale del filosofo che deve chiarire, portare chiarezza, luce nell'oscurità
come la lanterna di Diogene, o la metafora della caverna di Platone o ancora lo
Zarathustra di Nietzsche.
Questa la principale
responsabilità del filosofo: anziché immaginare altre vite, si deve cercare di
vivere la propria - unica e sola - con forsennata autenticità.
Alfabeto brasileiro. 26 parole per riflettere sulla nostra e l'altrui civiltà di Angelo D'Orsi, con un fotoreportage d'Eloisa D'Orsi (Ediesse). Intervento di Nunzio Festa
In piena onestà, a parte alla
fama dell'autore d'"Alfabeto brasileiro", perché sicuramente ammiro,
stimo e seguo (per quel che m'è possibile), lo storico e saggista Angelo
D'Orsi, ultimo e più intransigenti degli studiosi ed esperti di Gramsci - prima
di tutto -, a stimolare il vivo e sincero interessamento a questo libro è stata
la lettura del "Faccia al muro" dello scrittore Cesari Battisti; ché
la sua lettura, romanzata certo, ma per sempre realista e intransigente, del
Brasile m'è rimasta conficcata nel petto - facendo gioco come la punta d'un
uncino sul corpo impotente d'una balena. E avevo voglia di capir meglio quella
terra lontana. E la lettura, possiamo subito dire, oltre che ovviamente
stimolante, è stata grandemente arricchente. Il professore di Storia del
pensiero politico dell’Ateneo torinese non redige l’ennesima guida che magari
serva per invogliare il lettore a partire immediatamente per il Brasile,
quanto, piuttosto, a invitarlo a riflettere sulla complessità brasiliana e
sulle sue contraddizioni. Dagli scritti raccolti, pubblicati in precedenza a
puntate e in altra forma prima sul Manifesto tra agosto e settembre del 2012,
per far cosa più puntuale, abbiamo quindi estratto 12 parole a nostro modo
emblematiche. Con l’intento di spiegare sinteticamente temi e importanza
dell’Alfabeto. Dunque buone loro, a descrivere già loro stesse insomma, questo
immenso Paese che (riprendiamo dalla prefazione dello stesso D’Orsi), “è
America, ma è Africa, Europa, ma è pure la terza nazione”: “è il paese degli
eccessi, il luogo degli opposti: grande e ricco, povero e desolato, sulla via
della crescita e immobile, industriale e rurale”. Ma subito, prendiamoci l’A di
‘acqua’. A ragione del primo contrasto. Ché il Brasile è uno spazio illimitato
sul quale si trova abbondanza d’acqua, appunto, insieme a vaste zone piene di
scarsità della risorsa primaria. Però un altro problema nel problema sarà
sicuramente rappresentato dalla costruenda diga di Belo Monte: che ammazzerà
popolazioni e distruggerà natura. A favore dell’industrializzazione (se per
Lenin era necessaria l’elettrificazione, per Lula, Dilma ecc.: serve lo
sviluppo a tutti i costi, e basta). La D di ‘domingo’ racconta che in Brasile
la settimana comincia dalla domenica, invece che dal lunedì. Ma il punto
centrale del libro è, sicuramente, la E di ‘economia’; guardando ai piccoli
successi del presidente Lula, epperò con gli occhi sconvolti dalla crescita
delle disuguaglianze e del divario fra ricchi e poveri; compresa la presenza
costante delle favelas agganciate ai palazzoni delle megalopoli crescenti
proprio in altezza e consumismo: “In fondo alla scala del Brasile di oggi ci
sono i Sem terra, i contadini non proprietari” (…). Mentre galoppa “una sorta
di ‘soluzione finale’, verso gli indigeni”. Perché la H di “historia” si
ripete. I perseguitati son sempre gli stessi. E di certo non basterà rifarci la
vista col capitolo dedicato alla I di ‘italianos’, scritta per ricordare di
tutta la componente italiana arrivata in Brasile da secoli, dal Veneto come dal
Sud. A sognare, se non la P di ‘Progresso’, almeno una sopravvivenza più
dignitosa che in Italia. Eppure oggi “le protezioni accordate ai ricchi, troppo
spesso sono negate ai poveri. Il progresso non è uguale per tutti, neppure in
Brasile”. Ci vorrebbe la Q di ‘quilombo’ o proprio la Z di ‘zumbi’. Eroe
battagliero, rivolta contro il dominio. Non basta, insomma, la S di ‘samba’.
Cosa che si comprende ancor meglio approfondendo la T di ‘terra’, a sua volta
strettamente legata alla V di ‘violenza’. Fatto questo volo d’uccello, poi,
ecco le indispensabili e fornite bibliografia e sitografia. Prima dell’altro
viaggio, quello compiuto e restituitoci dalla più giovane Eloisa, che già nel
2013 aveva scattato fotografie di vita brasiliana: “Questi frammenti di un
diario di viaggio sono il frutto di un lungo peregrinare quella sequenza di
incommensurabili distanze che è il Brasile”, narrerà allora, con una formula
impeccabile, Eloisa D’Orsi. Pur chi non si trova nelle condizioni di prenotare
immediatamente un aereo per il Brasile, sappia tutto quel che, diciamo con tono
un po’ aulico ma sempre serio e condizionato dalle doti del libro d’Angelo
D’Orsi, è giusto sapere. Specie se s’assorbe a mo’ d’unica informazione il
resoconto superficiale e irrispettoso di tanto giornalismo auto-presentatosi in
veste di cronaca delle proteste scoppiate prima del Campionato Mondiale in
divenire, che si disputerà in odor d’Amazzonia - martoriata dallo sviluppo
incessante.
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