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martedì 7 maggio 2013
lunedì 6 maggio 2013
Fausto Bertinottti alla Feltrinelli Point Lecce con Alternative per il socialismo Il sindacato c’è ancora?
Domani (martedì 7 maggio), alle ore
17.30, alla Feltrinelli Point di Lecce in via Cavallotti 7/a, Fausto Bertinotti
presenterà il n. 25 di “Alternative per il socialismo”: “Il sindacato c’è
ancora?”.
Numero
monografico sul movimento sindacale italiano e internazionale, pone al pubblico
un tema decisivo per la sinistra e, più in generale, per la stessa democrazia:
quello del sindacato. L’approfondimento contiene un’analisi dello stato del
“sindacato reale” in Europa (Germania, Spagna, Francia, Paesi dell’Est
europeo), Stati Uniti e Cina, e l’esperienza italiana della Cgil con
particolare attenzione al caso Fiat e al ‘marchionnismo’.
In
questo numero sono raccolti gli articoli di Bertinotti, Garibaldo, Telljohann,
Bulla, Merlo, Meardi, Sivini, Chan, Ngai, Baldissara, Pizzinato, T. Rinaldini,
Agostinelli, Leonardi, Sai, Bonadonna, Campetti, Romagnoli, Terzi, Russo,
Gianni, Cremaschi, Raparelli.
La
rivista in questione, edita da Edizioni Alternative Lapis, nasce dalle ceneri
di "Alternative. Rivista per il socialismo" (edita fra il 2004 e il
2006) con un nuovo progetto che si propone di ricercare un'alternativa al
neoliberismo.
Nell'editoriale
del primo numero, uscito il primo giugno 2007, Fausto Bertinotti sottolinea le
linee guida della rivista:
"Alternative: ciò che è maturato nel nuovo
secolo, nella critica della globalizzazione capitalista. La trasformazione (e
l'autotrasformazione) delle soggettività come leva di un altro mondo possibile".
"Per il socialismo: una scelta che rimotiva
questo percorso e questo possibile approdo sulla base di un'idea di società
liberata e aperta. Liberata dallo sfruttamento e dall'alienazione
capitalistica, aperta nella possibilità che offre a ciascuno e a ciascuna di
vivere la libertà e la propria irriducibile differenza".
"Noi: ciò che è cresciuto nel cammino della
rifondazione, vincendo le resistenze e operando le rotture necessarie, nel
nuovo rapporto costruito con e nei movimenti".
domenica 5 maggio 2013
sabato 4 maggio 2013
venerdì 3 maggio 2013
giovedì 2 maggio 2013
Due fettine di salame, poesie, di Giovanni Previdi (Quodlibet). Intervento di Nunzio Festa
Tra
Baldini e Bukowski, il giovane autore carpitano (perché nato nell’- infuocato -
anno ’77), Giovanni Previdi, esordisce con un libro di poesie chiesto e
ottenuto, niente poco di me che, da Jean Talon ed Ermanno Cavazzoni, ovvero i
curatori della selettiva collana Compagnia Extra dell’editore maceratese, e
felicemente titolato “Due fettine di salame, poesie”; e, inutile ricordarlo,
quando incontriamo un brillante e promettente esordio, tanto ne gioiamo. Specie
in poesia. Ma detto ciò, entriamo nel testo. Che, occorre premettere, è diviso in
due parti: ovvero inizialmente scritto nel dialetto della bassa mantovana
s’apre con la “traduzione” in lingua dei versi – dalla quale onestamente abbiam
davvero attinto. E’ evidente, quindi, che in un certo senso la lettura sarà
ancora più ‘parziale’ del solito. Eppure soprattutto in componimenti come “Ti
ricordi?”, “Intanto”, “Valeria”, “Ho notato” e qualche altra sentiamo il
sorriso di Chinaski che si leva. Mentre, per dire, nei versi di: “Appena
appena”, “La Dina”
e qualche altra poesia vediamo il compianto Raffaello Baldini sospirar di
piccolo piacere. Questo il retroterra. Eppure la forza dei versi non sta
nell’attimo di piacere che ogni testo ci da, nonostante sia pure questo
importante nella poesia di Previdi. L’energia, è proprio il caso di dire, sta
stipata nella zona franca fra meraviglia dell’autore e facilità del
suggestionare. Tramite, prima di tutto, quel metro libero saltato nella
genuinità vera e nella purezza d’un canto propriamente anti-lirico. Per via,
s’aggiunga, d’intercessione d’occasionali assonanze e rime. Ed è il momento
d’analizzare, diciamo, la poesia che più m’è piaciuta (resa in italiano e non
dunque in mantovano): “Morto”. “Al piano di sopra / girano gli zoccoli / e
corrono di là / a spostare il divano. / Giù in cantina / è partita la
centrifuga / e la finestrina / sbatte per il vento. / Io, disteso sul
pavimento, / sto fermo immobile / e chiudo gli occhi / che sembro morto. /
Faccio uno scherzo al gatto”. Dove, fregandosene altamente d’ogni regola,
Previdi spia l’intimità d’alcune dimore associate al focolare non focolarino,
facendo con la sua storia personale un atto di verità e affezione al fratello
animale. Niente di meno, osiamo sottolineare, della penna d’un C.B. che sente
il lato amichevole quanto rinfrancante della sua solitudine. Lo seguiremo,
Giovanni Previdi.
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