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sabato 16 aprile 2011

Sulu di Dario Muci (Anima Mundi edizioni/ Kurumuny)













Cantautore, cantore e musicista salentino, Dario Muci presenta Sulu, il suo secondo disco solista (dopo Mandatari, Anima Mundi edizioni, 2007), pubblicato in collaborazione da AnimaMundi e Kurumuny. Dopo l’esperienza di sperimentazione con l’etno jazz di Mandatari, Muci sceglie qui uno stile acustico, che ritorna alla tradizione musicale del meridione d’Italia per raccontare il suo Sud, senza però rinunciare a misurate tessere blues e jazz. L’amore profondo per la terra che vive da sempre lo rende sensibile verso la faccia scura del Sud, e in particolare del Salento. Quella lontana dalle bandiere blu e dall’edonismo estivo, quella dei mali eterni e irrisolti, a cui se ne aggiungono di nuovi come le difficili condizioni dei migranti. E proprio la sofferenza che ne scaturisce lo spinge a denunciare «le sue spiagge libere che appartengono ai privati del Sud / le terre abbandonate, le coste deturpate dal cemento / e le facili concessioni con i permessi dello stato». Un impegno sociale per cui compone (Il mio sud, Tre doni) e reinterpreta alcuni classici della canzone di denuncia, sia tradizionali (Canto di carcere, l’America) sia d’autore (Quistione meridionale, della fervida intellettuale salentina Rina Durante, La ballata de li porci e Soccu vonnu del cantautore siciliano Pino Veneziano). Sulu è accompagnato da un libretto di 45 pagine (brossura 13x17) con interventi di studiosi, musicisti, scrittori e degli editori sull’autore e sulla cultura popolare salentina. Per la sua pubblicazione hanno collaborato due realtà editoriali salentine complementari. L’etichetta indipendente AnimaMundi è proiettata verso il presente della tradizione e impegnata a perpetuarla nella modernità, in equilibrio tra musica popolare e world music (con in catalogo alcuni tra i più importanti artisti pugliesi, come Officina Zoè, Ghetonìa, Tonino Zurlo, Mascarimirì, Enza Pagliara, Anna Cinzia Villani, Raffaella Aprile, Insintesi, Rossella Piccinno), mentre la casa editrice Kurumuny documenta e ripropone i tesori della cultur ra popolare, attraverso un vasto repertorio di studi, racconti, documentari, poesie e canti dei portatori della musica salentina (Ernesto de Martino, Antonio Verri, Cecilia Mangini, Gianfranco Mingozzi, Rossella Piccinno, Uccio Bandello).
Track list:
1. Tre doni
2. La ballata di li porci
3. Quistione meridionale
4. Lu tristu furese
5. Soccu vonnu
6. Canto di carcere
7. Il mio sud
8. L'America
9. Jundulu di mare
Musicisti: Dario Muci, voce e chitarra; Valerio Daniele, chitarra acustica ed elettrica, tar, kazoo, glockenspiel; Rocco Nigro, fisarmonica; Emanuele Licci, chitarra classica, voce; Raffaella Aprile, voce; Marco Bardoscia, contrabbasso; Fiore Benigni, organetto; Mauro Semeraro, mandolino; Paolo Rocca, clarinetto, clarinetto basso; Marco Tuma, armonica; Angela Cosi, arpa
Interventi di Eugenio Imbriani, Antonio Errico, Luigi Chiriatti, Sabrina Chiarelli, Umberto Leone, Valerio Daniele, Dario Muci

venerdì 15 aprile 2011

TRAMONTALBA Lirica e poesia in scena al Teatro Paisiello di Lecce














Domenica 17 aprile (ore 20.30) il Teatro Paisiello di Lecce ospiterà Tramontalba, serata di lirica e poesia organizzata dall’Associazione Culturale Nubes e Lupo Editore in collaborazione con Paul Gilcrist, con il patrocinio del Comune di Lecce e l'intensa attività organizzativa del dott. Gianluca Pasca, uno dei collaboratori personali del Sindaco Paolo Perrone. Un concerto-spettacolo inedito che condurrà il pubblico in un viaggio fatto di musica e parole con brani che attingono a piene mani non solo al repertorio della lirica ma anche a quello popolare. Protagonista della serata è il tenore Salvatore Cordella accompagnato da Eliana Eunjoo Park, soprano coreana al suo debutto e dal poeta e scrittore Pierluigi Mele che leggerà brani tratti dai suoi libri “Ho provato a non somigliarti”, “Tramontalba” e “Da qui tutto è lontano”. Sul palco i maestri Eliseo Castrignanò e Vincenzo Rana curatori degli arrangiamenti, Matteo Spedicato (percussioni), Antonio Mariano (chitarra) e Salvatore Mariano (chitarra).
Tramontalba è anche un’occasione speciale per presentare l’anteprima del tour mondiale Pietro e Lucia - The Requiem for 20th Century, rock-opera in due atti firmata Dusan Rapos e realizzata con il patrocinio del Ministero della Cultura della Russia, in cui Salvatore Cordella è protagonista insieme al soprano Doriana Milazzo. Lo spettacolo, che ha debuttato al Tesla Arena di Praga lo scorso dicembre 2010, è ispirato al romanzo “Pierre et Luce” di Romain Rolland, umanista francese nobel per la letteratura nel 1916. Pietro e Lucia racconta la storia sofferta di due innamorati tragicamente colpiti dal primo conflitto mondiale, una relazione che diventa il pretesto per raccontare una società in cui i contrasti sociali impediscono il fiorire di quell’amore che Rolland definiva “puro”, una storia che è inevitabilmente tragica forse anche a volerla immaginare in assenza di una guerra così cruenta. Nel “Pietro e Lucia” di Dusan Rapos non c’è solo un tentativo di porre le basi per una riflessione sul senso della guerra e più in generale sulla sofferenza dell’uomo ma c’è soprattutto l’anelito alla riconciliazione, al superamento dei conflitti e la speranza in un nuovo millennio di pace. Dopo l’anteprima italiana il tour farà tappa in Russia e da qui toccherà moltissimi teatri europei per poi arrivare in Cina, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e concludersi nel 2012 in Sud America, Stati Uniti e Canada.
(la tournée e tutte le informazioni sull’opera sono visibili sul sito www.pietroelucia.com) Ingresso per invito fino alle 20,15 - Libero dopo le 20,15 fino ad esaurimento posti

Natale a Saint Oyen" (Youcanprint) di Giuseppe Lascala a Saint Oyen













La Biblioteca di Saint Oyen e il Comune di Saint Oyen presentano sabato 16 Aprile 2011 alle ore 20.30 presso la Casa Ospitaliera Chateau–Verdun - Rue de Flassin, a Saint Oyen (AO) il romanzo di Giuseppe Lascala dal titolo "Natale a Saint Oyen" (Youcanprint.it)
Il Romanzo - I dipendenti di un’azienda organizzano una gita a Parigi. Al termine di quel viaggio, una serie di circostanze spingono l’Autore ad approfondire la conoscenza di Ferruccio, Ciccino e Fabienne (tre dei cinquanta partecipanti alla gita) e a farci conoscere le loro storie personali. Nel passaggio dall’uno all’altro degli stessi racconti copriamo anche la grande forza evolutiva che è in lui e che lo sta portando a cambiare in maniera profonda il suo rapporto con Dio e il proprio modo di muoversi nel mondo.
L’Autore - Giuseppe Lascala è nato ad Arzona, piccolo e antico borgo del Vibonese, nel 1949. Da oltre quarant’anni vive e lavora a Milano. Autore di pubblicazioni su varie riviste e vincitore di premi letterari con brevi racconti e poesie, è alla sua seconda esperienza con l’impegnativo genere del romanzo.
Segreteria organizzativa: Biblioteca di Saint Oyen - Rue du G. S. Bernard, 64 - Saint Oyen (AO)
Tel. e Fax: 0165/78578 E-mail: biblioteca@comune.saintoyen.ao.it

Il libro del giorno: Storie dal Salento di Raffaele Polo (Lupo editore)











In questo libro sono compresi gli scritti principali che Raffaele Polo ha ambientato nel “suo” Salento. Inediti, correzioni e aggiornamenti che rendono il testo fluido ed attuale. C’è il seguito de “Il silenzio del Pesciolino Rosso”, ovvero “I disegni di Albarosa” con la riproduzione delle opere originali. E anche per “L’isola delle Pazze” è prevista un’aggiunta con nuovi spunti ...e prospettive. Ma la cosa più consigliabile sta nel considerare questi scritti come un vero e proprio cantiere aperto. Ce ne sono e ce ne saranno altri, che aggiungeranno tessere colorate a questo mosaico che si va componendo e che, come la tela di Penelope, pare non debba mai terminare di ripercorrersi. Immergersi in queste storie vuol dire comprendere l’anima del Salento, dei suoi abitanti, della sua contemporaneità. Scoprire un luogo affascinante e misterioso che nessuna carta geografica può delimitare. Scrive l’autore: “Ho raccolto alcune storie dal Salento, nel tentativo, nell’illusione che la lettura di queste pagine possa dare un’idea di questa terra, che io, come tanti, mi illudo di conoscere; ma che, in realtà, è un vero e proprio mistero, ricchissimo di sollecitazioni e curiosità. Basta fermarsi ad osservare il pinnacolo di un campanile o il fregio di un portone e ci si incammina subito in un percorso fiabesco surreale che chissà dove può portarci. Ho vissuto in questa Terra respirando il profumo del mare e della campagna, ascoltando il dolce idioma dei suoi abitanti, ammirato dalla bellezza e dalla cultura che promana da ogni piccola realtà del suo tessuto. Ho sperato, per lungo tempo, di poter cantare l’incredibile fascino che il Salento offre ai visitatori. Ma ho capito, quando era forse troppo tardi, che l’omaggio più vero, più sincero, più giusto da fare a questi luoghi è di fermarsi. Fermarsi e stare ad ascoltare. Il vento, i rumori della quotidianità, i sospiri e le voci. Ascoltare con il cuore, con il sentimento. E accorgersi che non si può descrivere tutto questo. Non si può neppure tentare di spiegare perché, adesso, mi viene da piangere così, senza motivo. Forse perché sono diventato vecchio ma sento ancora che la vita è bella, e mi dispiace andarmene perché devo abbandonare questi luoghi, questi volti, questi sorrisi. Restano le Storie. Le Storie dal Salento che sono il mio testamento, il mio microscopico contributo alla Memoria dei Padri, dei Nonni, dei nostri Avi che, anche loro, erano tutti, ma proprio tutti, innamorati della propria terra.
Raffaele Polo (Piacenza, 1952) è uno scrittore e giornalista italiano. Ha cominciato la sua attività di scrittore nel 1985, scrivendo testi pubblicati da case editrici come Cingolani Editore, Edizioni del Grifo, Editore La Notizia, Acustica Edizioni, Lupo Editore e Edizioni Antica Roma.

Il Muchacho, il libro di Roberto Parpaglioni (Cavallo di Ferro)




Da ieri in libreria Il Muchacho, libro di Roberto Parpaglioni, Cavallo di Ferro. Un viaggio Un viaggio nell'Italia che cambia, l'Italia del Boom economico, attraverso il rock 'rivoluzionario' dei Rolling Stones, dei Beatles o dello Spencer Davis Group, la chitarra di Trini Lopez e Nat King Cole e le canzoni di Gilbert Becaud, Nilla Pizzi e Claudio Villa, o il grande cinema di Fellini, Antonioni, Visconti. Il Muchacho è Saverio, un bambino di otto anni, che ci racconta un'infanzia a Roma, tra il 1962 e il 1967. Siamo nel pieno del boom economico, è la Roma della Dolce Vita, di Cinecittà, delle industrie cinematografiche. Si ascolta "We can work it out" dei Beatles, "Let's spend the night together" dei Rolling Stones, "Gimme some lovin" dello Spencer Davis Group. Si viaggia in Fiat 850. Escono film come "Il Gattopardo", "Per un pugno di dollari"...
Di seguito il booktrailer e qui il link per leggere le prime 36 pagine del libro

Al libro Il Muchacho è stato dedicato un sito http://www.ilmuchacho.it/ ricco di materiale: si possono ammirare le foto delle auto d'epoca, vedere le partite di calcio con i campioni famosi e spezzoni di film che ricordano quei magici anni. Presto arriveranno anche dei premi speciali per il lettori e appassionati degli anni 60.

giovedì 14 aprile 2011

Il libro del giorno: La voce del ventre di Giovanna Politi (Aletti)












“Ricordi …// Ritorni infedeli// appropriazioni indebite// di immagini, colori, parole.// Pause nostalgiche rubate alla realtà//sincera!// Del passato il ricordo come lo svuole//bello, sempre, comunque, // … nostalgia sleale!”. Questi sono alcuni dei versi di Giovanna Politi salentina che esordisce con una casa editrice “fuori dalle mura” pugliesi di grande tradizione e impegno nel fare libri di qualità: Aletti editore. Il titolo della raccolta poetica è “La voce del ventre”, e descrive una vera e propria geografia delle emozioni di un tracciato biografico che va oltre l’intimismo e al di là di superficiali stereotipi sentimentalistici. Scrive Antonio Alemanno nella prefazione “La Voce del ventre è il racconto di un “sentire” esplorato nelle sue diverse manifestazioni: dalle infinite sfumature affettive della percezione sensoriale alla vicenda degli stati d’animo, dagli umori alle emozioni, dai sentimenti alle passioni. Libera da ogni metrica, come la vibrazione di un suono profondo, questa raccolta esprimere la verità di ciò che vuole trasmettere attraverso l’incarnazione della poesia nel corpo stesso dell’autrice.Sono infatti soprattutto le sensazioni del corpo a descrivere la scoperta di un’alterità in ciò che appare più prossimo e scontato. L’amore, gli affetti, la solitudine, la passione, la femminilità sono spesso scoperti con i cinque sensi, sempre pronti a cogliere le vibrazioni tra coscienza e mondo.”.

Canti di Passione 2011 "CE CUSTI O GADDHO NA CANTALÌSI" dal 15 al 23 Aprile 2011







UNIONE DELLA GRECIA SALENTINA, KURUMUNY EDIZIONI, PARCO PALMIERI, SUD ETHNIC presentano nei comuni di Martano, Soleto, Lecce, Cutrofiano, Castrignano De' Greci, Zollino, Sternatia, Carpignano Salentino, Martignano, Melpignano, Corigliano D'Otranto, Calimera la nuova edizione di Canti di Passione 2011 "CE CUSTI O GADDHO NA CANTALÌSI" che si terrà dal 15 al 23 Aprile 2011. Nella Grecìa Salentina il Canto di Passione ha resistito al tempo e alle mode, consegnandoci, attraverso il suo svolgimento liturgico, l’essenza del divenire umano. La Passione in lingua grica può sicuramente essere considerata una delle forme più antiche di teatro popolare e espressione più genuina delle Sacre rappresentazioni che nel XII secolo erano presenti in tutta Italia. La Passione, infatti, può essere inserita a pieno titolo nella grande tradizione italiana del “Bruscello”, nome con cui si intende solitamente una rappresentazione popolare che ha per oggetto eroi o personaggi biblici e che avveniva nella piazza o nei crocicchi dei paesi, di solito in un periodo dell’anno che andava dal carnevale alla settimana delle Palme, su dei palcoscenici che avevano come scene rami fronzuti. La Passione veniva cantata nella settimana delle Palme: la vita nelle comunità a base agricola-pastorale era scandita dai grandi avvenimenti liturgici e fra essi c’era sicuramente la Pasqua con la sua liturgia complessa e piena di simbolismi, quali morte rinascita e resurrezione, che sono un chiaro riferimento al risveglio della natura, al passaggio dall’inverno alla primavera. In genere due cantori, un fisarmonicista o organettista accompagnati da un portatore di palma si presentavano nei crocicchi dei paesi e a turno, una strofa a testa, cantavano e mimavano la Passione di Gesù. Spesso si recavano anche nelle masserie a portare e a rappresentare la morte e resurrezione di Gesù. Il ramo di palma (un pezzo di ulivo) era adornato con nastrini rossi o arance. Essendo la Passione un rito di passaggio, e cadendo anche in un momento assolutamente particolare della vita cioè il passaggio dall’inverno alla primavera, che simboleggia la vita e la morte, questo canto si inserisce nei riti di passaggio propiziatori di benessere. Il contenuto della Passione narra della vita e delle pene che patisce Cristo e del dolore straziante di una madre che si aggira dolente in cerca del frutto della vita: il figlio. La Passione rappresenta la pietas popolare e la modalità più complessa e articolata attraverso la quale il popolo esprime il suo misticismo e la necessità di comunicare con la divinità. La Passione è anche una delle poche rappresentazioni sonore e gestuali presente in tutti i paesi della Grecìa salentina, tanto forse da poter affermare che uno egli elementi caratterizzanti e unificanti la stessa Grecìa sia proprio la Passione. Ogni paese ha avuto in passato, ma anche adesso, dei cantori che hanno caratterizzato il canto della Passione attraverso la propria personale interpretazione sia gestuale che mimica. Da qualche tempo il canto della Passione è stato ripreso nel suo più genuino significato sia canoro che gestuale e in quasi tutti i paesi della Greca gruppi di giovani, spesso aiutati e guidati da qualche cantore anziano, hanno ripreso a cantare la Passione. Anche nelle scuole, negli oratori, il canto della Passione è riproposto e a volte drammatizzato. Durante la settimana delle Palme cantori locali e alcuni provenienti dall’Italia centro-meridionale danno vita ad avvenimenti di grande interesse sia spettacolare che devozionale.

“CANTI DI PASSIONE”

CE CUSTI O GADDHO NA CANTALÌSI

15-23 aprile 2011

Calendario

Venerdì 15 aprile

• Martano – Chiesa Maria Ss. Rosario ore 19.30

- Compagnia di Casarano

- Cantori di Zollino della Bottega del Teatro

• Soleto – Circolo Anziani ore 19.30

- Fratelli De Santis ensemble

• Lecce – Chiesa Greca ore 17.00

- Antonio Melegari e Andrea Stefanizzi

- Asteria.

Sabato 16 aprile

• Cutrofiano – Piazza Municipio ore 19.00

- Cantori di Alezio e Sannicola

- Gruppo Melegari-Stefanizzi

- Arakne Mediterranea

- Lina Bandello

e con la partecipazione dei ragazzi delle Scuole Medie ed

Elementari

• Castrignano De' Greci – Chiesa Maria Ss. Annunziata ore 19.30

- Asteria

- Giovani Cantori di Galatina

Domenica 17 aprile

• Martano – Piazza Assunta ore 10.30

- I Cantori di Martano

• Zollino – pressi Chiesa SS. Pietro Paolo Apostoli

ore 11.00

- Cantori di Zollino della Bottega del Teatro; ore 19.30

- Marce di Banda

- Stella Grande e Anime Bianche

Lunedì 18 aprile

• Sternatia – Centro Studi Chora-Ma, ore 20.00

- Asteria

- Stella Grande e Anime Bianche

• Carpignano Salentino – Chiesa dell’Assunzione di Maria Vergine; ore 19.30

- Lina Bandello

- Antonio Melegari e Andrea Stefanizzi

- Cantori di Zollino della Bottega del Teatro

• Sogliano Cavour – Chiesa di San Lorenzo ore 19.00

- Arakne Mediterranea e Cantori di Martignano

Martedì 19 aprile

• Martignano – Chiesa di Santa Maria dei Martiri ore 19.30

- Arakne Mediterranea;

- Cantori di Zollino della Bottega del Teatro.

• Melpignano – Chiesa degli Agostiniani ore 19.30

- Fratelli De Santis

- Antonio Melegari e Andrea Stefanizzi

Mercoledì 20 aprile

• Corigliano d’Otranto – Castello De’ Monti – Sala Cavallerizza ore 19.30

- Cantori di Zollino della Bottega del Teatro;

- I Lazareni Matinesi.

• Martignano – Cappella del Mantovano ore 19.30

- Arakne Mediterranea e Cantori di Martignano

- Famiglia Giagnotti “Mascarimirì - Criamu”

Giovedì 21 aprile

• Zollino – Chiesa SS. Pietro e Paolo Apostoli ore 20.30

Ta Prakalìmmata jô Paska (Le Preghiere per Pasqua)

Tratte da “Prakàlıso mín glòssasu” (Prega con la tua lingua)

Lettura di preghiere in lingua grika per la Pasqua a cura

dell’Associazione Kaliglossa

Venerdì 22 aprile

Ta Prakalìmmata jô Paska (Le Preghiere per Pasqua)

Tratte da “Prakàlıso mín glòssasu” (Prega con la tua lingua)

Lettura di preghiere in lingua grika per la Pasqua a cura

dell’Associazione Kaliglossa

• Sternatia Chiesa di Maria SS. Assunta ore 11.30

• Calimera – Chiesa Madre ore 15.00

Sagrato Chiesa Madre 19.30

- Asteria

- Compagnia di Casarano

Sabato 23 aprile

• Zollino – Chiesa di S. Anna ore 7.30

- Cantori di Zollino della Bottega del Teatro

Edizione 2011 Gruppi Ospiti

Antonio Melegari e Andrea Stefanizzi

Già dalla prima edizione dei Canti di Passione sono stati invitati a partecipare perché Antonio Melegari e Andrea Stefanizzi sono i portatori de Lu Santu Lazzaru di Cutrofiano tradizionale. Antonio e Andrea sono stati da sempre attratti dal canto de Lu Santu Lazzaru, ed è per questo che hanno fatto un'accurata ricerca per tramandare e portare avanti la melodia originale, priva di variazioni. I due insieme ad altri musicisti da sempre seguono la tradizione de Lu Santu Lazzaru come proprio la storia insegna, andando in giro per le case a cantarlo la notte. In questo 2011 lu Santu Lazzaru eseguito da Melegari-Stefanizzi è interamente dedicato ad Uccio Aloisi, l’ultimo cantore di Cutrofiano scomparso lo scorso Ottobre con il quale i due hanno sempre eseguito Santu Lazzaru.

Arakne Mediterranea e Cantori di Martignano

La Compagnia Arakne Mediterranea, fondata da Giorgio Di Lecce e diretta daImma Giannuzzi, con l’utilizzo di tamburelli, chitarre, organetto, violino, flauti, nacchere, le mani, la voce, mette in scena il suo viaggio sonoro – ritmico, vocale e danzato della tradizione popolare che va dalle tarantelle più antiche ai canti di taranta, dalle ninne nanne alle serenate, dalle pizziche della Puglia ad arie e cantilene grike, per coinvolgere e trasportare lo spettatore nella magica terra del Salento. In questa edizione propongono Lu Santu Lazzaru e, accompagnati dai Cantori di Martignano, i Passiùna tu Cristù.

Asteria

Il gruppo nasce nel 1993 su iniziativa di Giorgio V. Filieri appassionato di cultura e tradizioni della Grecìa Salentina ed erede di una famiglia di “sonaturi atse travudia”, cioè suonatori di canti popolari. Grazie a questo gruppo sono ritornate a vivere a Sternatia tante tradizioni come I Passiuna tu Cristù, cantata in griko nelle masserie della zona durante la settimana santa, e la Strina, canto natalizio della Strenna e tante manifestazioni legate al carnevale ed alle feste dei santi. Cantori di Alezio e Sannicola Sono un gruppo di amici provenienti da Alezio e Sannicola che da qualche anno portano avanti il canto tradizionale de Lu Santu Lazzaru nella versione in minore, proprio come si esegue nei paesi come Sannicola, Alezio, Aradeo, e limitrofi.

Cantori di Zollino della Bottega del Teatro I Passiuna tu Christù rappresenta per Zollino la testimonianza più alta della propria identità grica. Antimo Pellegrino, uno dei cantori più anziani della Greca Salentina, è depositario dell’autenticità di questa cantica tramandata, con viva voce ed appassionata gestualità, sino ad oggi.

Compagnia di Casarano

Casarano è una delle cittadine salentine che conservano la tradizione de “U Santu Lazzaru”, tramandato da generazione in generazione fino ai nostri tempi. Il quartetto ripropone la nenia quaresimale così come imparata dai predecessori, ancora viventi, portandola ancora per quelle poche masserie o case di gente che non aspetta altro durante la settimana fatidica. Il quartetto è composto, da Luigi Cavalera, Salvatore (Totò) Cavalera, Michele Costantini e Francesco De Donatis.

Famiglia Giagnotti “MASCARIMIRÌ - CRIAMU”

La "Famiglia Giagnotti", è l'ensemble nel quale confluiscono gli elementi di Mascarimirì e Criamu, ovvero Claudio "Cavallo" Giagnotti (Voce, Ciaramella), Cosimo Giagnotti (Voce), Katia Giagnotti (Voce), assieme a Valentina Mazzotta (Chitarra), Vito Giannone (Mandolino) e Alessio Amato (Piano Forte). "lu Santi Lazzaru" è il canto sacro e tradizionale che affonda nella nostra cultura più profonda. Il progetto dei Mascarimirì e la loro "tradinnovazione" prendono inizio sul finire degli anni novanta, tra il 1997 e il 1998, per poi assumere forma definitiva e consolidarsi negli anni duemila, grazie alle collaborazioni con alcuni tra i musicisti più importanti della scena internazionale della World Music. Claudio "Cavallo" Giagnotti è fin dall'inizio anima di questa condivisione musicale. Con la loro ultima produzione "Gitanistan. Lo stato immaginario delle famiglie rom salentine" pongono accento e riflessione sulla valorizzazione degli aspetti e influssi della cultura rom, punto di partenza del loro 'viaggio' sonoro. Criamu è il gruppodi Cosimo Damiano Giagnotti, che con Valentina Mazzotta e Valeria Giagnotti e Katia Giagnotti, ripercorre la tradizione musicale salentina. L'unione artistica degli elementi amplia in senso artistico l'idea della famiglia, epicentro di irradiazione della cultura, tradizionalmente inteso.

Fratelli De Santis

Gianni e Rocco, Cultori della Poetica ancorata alle proprie radici, depositari di un tesoro che conserva come uno scrigno la propria memoria grika, eredi di una lingua e una cultura in grave pericolo di estinzione, figli d’uno straordinario cantore e poeta come Cesare De Santis. Fratelli De Santis ensemble Cultori della Poetica ancorata alle proprie radici, depositari di un tesoro che conserva come uno scrigno la propria memoria grika, eredi di una lingua e una cultura in grave pericolo di estinzione, figli d’uno straordinario cantore e poeta come Cesare De Santis, Gianni e Rocco accompagnati dalla fisarmonica di Rocco Nigro e dalla voce narrante di Laura Giannoccaro elaborano una commistione fra vecchio e nuovo con uno spettacolo che mozza il fiato per tensione emotiva e forza espressiva.

Giovani Cantori di Galatina

Il giovane gruppo, presenterà Lu Santu Lazzaru, cercando di far rivivere gli stessi vecchi momenti che hanno caratterizzato i giorni della Quaresima. I componenti dei Giovani Cantori di Galatina presenti da anni nella scena della musica popolare salentina perché fondatori e membri del gruppo Scazzacatarante.

Gruppo Melegari-Stefanizzi

Già dalla prima edizione dei Canti di Passione sono stati invitati a partecipare perché Antonio Melegari e Andrea Stefanizzi sono i portatori de Lu Santu Lazzaru di Cutrofiano tradizionale. Antonio e Andrea sono stati da sempre attratti dal canto de Lu Santu Lazzaru, ed è per questo che hanno fatto un'accurata ricerca per tramandare e portare avanti la melodia originale, priva di variazioni. I due insieme ad altri musicisti da sempre seguono la tradizione de Lu Santu Lazzaru come proprio la storia insegna, andando in giro per le case a cantarlo la notte. Quest’anno lu Santu Lazzaru eseguito da Melegari-Stefanizzi è interamente dedicato ad Uccio Aloisi, l’ultimo cantore di Cutrofiano scomparso lo scorso Ottobre con il quale i due hanno sempre eseguito Santu Lazzaru. Per l’occasione Melegari-Stefanizzi saranno accompagnati da Stefano Calò alla chitarra, Totò Cavalera al Mandolino.

I Cantori di Martano

Martano è stata da sempre una delle culle del canto della Passione. Sin da tempi remoti si sono susseguiti una serie di cantori fra più importanti e più bravi della Grecìa salentina. Dagli anni cinquanta essi sono stati preziosi cantori per Alan Lomax, Gianni Bosio e altri studiosi. Hanno contribuito con la loro passione e la loro bravura mimica a tenere viva una tradizione fra le più importanti dell’intera zona. Attualmente Cosimo Chiriatti, Luigi Trové, Antonio Costantini e molti altri tengono viva la memoria di un canto e di una gestualità antica presente nell’immaginario collettivo.

I LAZZARENI MATINESI

Giovani Cantori di Matino nasce quando un gruppo di amici decidono di ripristinare l’antica tradizione di “Santu Lazzaru”, ormai andata persa da molti anni (a Matino), nell’intento di aiutare le famiglie più bisognose del proprio paese con gli oboli delle famiglie generose… Questo progetto è stato apprezzato e sostenuto dall’associazione “Arco Della Pietà” e dal Comune di Matino, che hanno fatto tutto il possibile per far sì che l’evento si svolgesse nel migliore dei modi. Si può facilmente dedurre dal nome il fatto che tutti i componenti siano originari di Matino.

Lina Bandello

Lina Bandello è figlia dello storico Uccio Bandello, ed eseguirà i Canti della Settimana Santa non solo il tradizionale Santu Lazzaru. E’ accompagnata per l’occasione da Agostino Cesari (Chitarra) e Michele Bianco (fisarmonica).

Marce di Banda

“Marce di Banda” è un collettivo di ragazzi tutti nati nelle Bande di Paese, e per i Canti di Passione eseguiranno con trombe, clarinetti, sassofoni, ecc Santu Lazzaru, Passiùna tu Cristù, e altre marce del Venerdì Santo.

Stella Grande e Anime Bianche

Le Anime Bianche coniugano la tradizione popolare con una poesia attuale e coinvolgente. Musica e testi di tradizione ma non solo. La cantante Stella Grande è affiancata da, Michele Bianco (fisarmonica), Mattia Cavaiola (chitarra) Luigi Marra (violino), Silvia Calò (percussioni), Elio Coriano (voce recitante) fondatore del gruppo, è uno dei poeti più affermati in campo nazionale e inoltre un attento animatore culturale.

“Canti di passione” è un evento dell'Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, prodotto da Kurumuny in collaborazione con Parco Palmieri e Sud Ethnic.

www.cantidipassione.it

Info Point Evento - Parco Palmieri 0832.821827

mercoledì 13 aprile 2011

Il libro del giorno: Gli alieni mi hanno salvato la vita di Maurizio Baiata (BooXtore/XPublishing)












Svariate persone nel mondo sostengono non solo di essere in contatto con entità extradimensionali ed extraterrestri provenienti da altri pianeti, ma sostengono di essere stati più volte oggetto di adduzioni da parte di queste creature, per fini sperimentali e ricerche biologiche sulla nostra razza. Maurizio Baiata, giornalista investigativo, ex-critico musicale e da più di un ventennio ricercatore UFO, indaga questa tipologia di fenomeni, passando al setaccio componenti, testimonianze, ma cosa ancora più interessante vivendole (secondo sue asserzioni) in prima persona. Frutto di allucinazioni, fantasie malate di chi racconta storie di questo tipo, o c’è un fondo di verità? Ai lettori il compito di farsi autonomamente un’opinione Trasferitosi da poco negli Stati Uniti, Maurizio Baiata, sembra trovare uno scopo verso le ragioni del contatto con altre entità partecipi e forse artefici del nostro destino.

La neve nera di Oslo, di Luigi Di Ruscio, prefazione di Angelo Ferracuti (Ediesse). Intervento di Nunzio Festa




















Con l'ostinazione e la fluidità cattiva della lava. La prosa di Luigi Di Ruscio, tipo in questo ultimo, per il momento, esempio di “La neve nera di Oslo”, che sta arrivando “Memorie immaginarie” (presso altro editore combattivo e giovanissimo e fuori dalla cerchie) - davvero lascito estremo del poeta scomparso a febbraio, proprio con l'ostinazione e la fluidità cattiva della lava si palesa. Si presenta sopra e sotto i nostri occhi. Nelle menti nostre, è chiaro. La lingua Di Ruscio, quella che oramai, al pari d'un altro autore nostro, non è più così sconosciuta ai più attenti, trova nell'approssimarsi ai campi della poesia il suo punto più alto, migliore, proprio quando e solamente quando esce dal classico giro delle parole messe e pronunciate in punta di versi. Una scrittura che trova il suo luogo di fermento oltre lo stesso incedere troppo fermo o residuale della sosta raccontata, sia questo un momento di fabbrica o meglio e maggiormente un attimo tolto dallo spirito della casa norvegese tutta, minima e statale. L'esilio del poeta, volontario come necessario, si pensi alla possibilità raggiunta solo fuori dall'Italia del Di Ruscio di diventare operaio, è uno dei contenuti della stessa trama. Dove oltre il verso sotterraneo, appunto, si deve navigare in una prosa che abbiamo detto, e non ce ne pentiamo assolutamente con l'avanzare dei fogli a venire, fluida e allo stesso tempo più che incandescente. Lo scrittore Luigi Di Ruscio si gongola, a volte, rileggendosi difronte allo specchio. Perché non ha trovato, mai, compromesso alcuno. E quindi quel vetro non ha paura d'affrontare. E allora allo specchio nasce, anzi rinasce, l'italianitudine che oltre a essere dichiarata in tante occasioni dallo stesso autore, si vive nelle dimensioni letterarie inventare, anzi riportate, nel racconto “La neve nera di Oslo”. Molti aspetti del volume sono giustamente analizzati, in sede di premessa quasi, da Ferracuti. Prossimo, nonostante la distanza, al Di Ruscio, lo scrittore Angelo Ferracuti entra nelle fretta allucinante e soggiogante che è la stessa e tante scrittura del poeta. La fluidità, molto cattiva, del discorso fa davvero a cazzotti con i tanti cambi d'argomento, il più delle volte repentini, che si rintracciano nel libro e servono a tanto. Ma che, soprattutto, hanno il compito e assolvono al dovere di cantare il pensiero intimo e universale di Luigi Di Ruscio. Che verità alla mano sporca l'immaginario sornione delle menti più affinate. Scomparso appena due mesi fa, è il momento d'attendere le corse delle cosiddette major italiane dell'editoria a ricostruire il personaggio. Però prima del lavoro loro, salviamoci.

La neve nera di Oslo, di Luigi Di Ruscio Prefazione di Angelo Ferracuti, Ediesse (Roma, 2010)

martedì 12 aprile 2011

Finisce l'amore tra Christian Vieri e Melissa Satta









Sembrava aver messo la testa a posto, finalmente, ma non è così. Christian Vieri, ex calciatore dell’Inter, lascia la sua ragazza, l’ex velina di Striscia la Notizia Melissa Satta. Dopo 5 anni la loro storia d’amore è giunta al capolinea. La causa dell’inevitabile rottura sembrano essere i numerosi flirt attribuiti all’ex giocatore. Prima saltarono fuori notizie di gossip che volevano Christian cotto di Aida Yespica, poi uscirono fuori delle foto compromettenti tra Vieri e la showgirl Sara Tommasi. La notizia della separazione è stata confermata dallo stesso ex calciatore mentre invece, solo una settimana fa, la bella Melissa continuava a dire di essere ancora fidanzata con Bobo: “Stiamo insieme da cinque anni e come è normale che sia abbiamo affrontato momenti belli e brutti. Ma stiamo ancora insieme. Siamo talmente in crisi che lunedì sera ha organizzato a sorpresa una cenetta romantica“.

Fonte iconografica e prosecuzione articolo su Sport Inside

Un ponte tra la Puglia dell'editoria e la Macedonia











L'Università “Ss. Cirillo e Metodio”, la Skopje Facoltà di Filologia “Blaže Koneski” Skopje, l'Istituto Dante Alighieri di Skopje Fondazione Gramsci, il Centro Multi-Informativo Italiano di Skopje, presentano la “PRIMAVERA DEL LIBRO” dal 12 al 17 aprile a Skopje La “PRIMAVERA DEL LIBRO” è il nome dell’evento che si terrà a Skopje dal 12 al 17 aprile 2011, organizzato dalla Regione Puglia - Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, con la partecipazione dell’Ambasciata d’Italia a Skopje, dell’Ambasciata di Svizzera in Macedonia e dell’Università “Ss. Cirillo e Metodio” - Facoltà di Filologia “Blaže Koneski” Skopje - Dipartimento di Italianistica. L’evento, vede l’impegno e la presenza dell’Associazione Pugliese Editori cui si aggiunge quello della Fondazione Gramsci in Puglia (come soggetto attuatore), e, come ente organizzat, del Centro Multi-Informativo Italiano di Skopje. Divella è lo sponsor dell'evento. L'Associazione Pugliese Editori sarà presente nella manifestazione che si terrà nella capitale macedone, tra gli editori ospiti Besa Editrice, entrata nel suo ventennale di attività, insieme ad altri facenti parte dell'APE. Tra questi, per fare alcuni nomi, saranno presenti anche Kurumuny, con i suoi testi dedicati alla conservazione della cultura tradizionale e al rapporto tra la cultura salentina (dal punto di vista etno-musico-antropologico) e la cultura grika e Lupo Editore, con il suo catalogo dedicato alle novità di narrativa, poesia, saggistica e letteratura per ragazzi. L’appuntamento che si terrà a Skopje va letto come un importante evento nella costruzione di relazioni culturali e rapporti di collaborazione stabili tra gli operatori culturali, in primis gli editori, “al di qua” e “al di là” dell’Adriatico, striscia di mare che diventa sempre più spesso - grazie a simili eventi - tessuto connettivo tra diverse culture.

Info: cell. 3290629451/3288258358

http://overeco.wordpress.com

L’Associazione Pugliese Editori (APE) in Macedonia per la “PRIMAVERA DEL LIBRO” dal 12 al 17 aprile 2011 a Skopje










Primo appuntamento internazionale per l’Associazione Pugliese Editori (APE), costituitasi nel 2010 e della quale fanno parte ventidue soci editori pugliesi. Dal 12 al 17 aprile 2011 infatti, diversi editori aderenti all’APE saranno ospiti della manifestazione “Primavera del libro” a Skopje. La “PRIMAVERA DEL LIBRO” è il nome dell’evento che si terrà nella capitale macedone dal 12 al 17 aprile 2011, organizzato dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, con la partecipazione dell’Ambasciata d’Italia a Skopje, dell’Ambasciata di Svizzera in Macedonia e dell’Università “Ss. Cirillo e Metodio” – Facoltà di Filologia “Blaže Koneski” Skopje – Dipartimento di Italianistica. L’evento, vede l’impegno e la presenza dell’Associazione Pugliese Editori, cui si aggiunge quello della Fondazione Gramsci in Puglia (come soggetto attuatore), e, come ente organizzatore, del Centro Multi-Informativo Italiano di Skopje. Divella è lo sponsor dell’evento. Questo appuntamento arriva appena dopo la conclusione di Expolibro 2011 a Bari, manifestazione che ha visto la partecipazione di tutti gli aderenti all’Associazione Pugliese Editori e che ha catalizzato l’attenzione del pubblico ospite per la varietà di offerta e, soprattutto, la vivacità del panorama editoriale della nostra regione.

L’Associazione Pugliese Editori trova grazie all’appuntamento di Skopje una prima occasione di confronto con le realtà culturali di uno dei paesi che, al di là dell’Adriatico, guarda con attenzione reciproca la nostra produzione culturale.

Il libro del giorno: La rivoluzione dei gelsomini di Tahar Ben Jelloun (Bompiani)













Il Nord Africa diventa parte di un respiro universale fatto di gente che invade le strade e riempie le piazze. La polizia è divisa tra il sostenere e il reprimere. Schegge impazzite del fondamentalismo si “meticciano” a tutta quella gente che chiede diritti, democrazia e libertà. Il mondo a malapena riesce a prendere posizione. Tahar Ben Jelloun con la sua scrittura spiega in modo chiaro cosa è accaduto, cosa sta accadendo e cosa accadrà. Nei paesi del mondo arabao stanno scoprendo, il valore e l’autonomia dell’individuo in quanto cittadino. Ora questo grande autore di nazionalità francese torna a prendere di petto l’attualità più scottante con tesi a volte azzardate ma di grande lucidità. Un libro che appare indispensabile conoscere ora per capire il domani del Mediterraneo e del Medio Oriente intero.

Missione in Alaska di Mykle Hansen (Meridiano Zero). Un estratto




















“Voi pensate di avere dei problemi? Be’, qui c’è un orso che mi sta mangiando! Oooh, mi dispiace, scusatemi tanto, no, no, avete ragione, parliamo dei vostri, di problemi. Mmmhmm, ma non mi dite! Il capo vi tratta male? L’auto è da cambiare? E siete anche preoccupati per l’ambiente? Be’, sapete che c’è? A me, il vostro ambiente ha appena mangiato un piede! Ci sto sanguinando, sul vostro ambiente! Ed è una magra consolazione, considerando la paura e il dolore – che senza dubbio sentirei se non fossi così ben preparato per ogni avversità e non mi stessi imbottendo di pastiche portentose – una ben magra consolazione, dicevo, poter affermare a gran voce, senza tema di smentite, che i miei problemi sono in-fi-ni-ta-men-te più seri dei vostri. Per cui, fatemi un favore: dei vostri guai evitate di parlarmene ora, okay? Se voi foste reali, se foste qui, e foste persone appena decenti, sono certo che in questo momento stareste cercando soccorso. O forse, prima vi sareste arrampicati su un albero, per non farvi vedere dall’orso, ma non appena lui avesse finito di masticarmi e se ne fosse tornato a casa sua, sono certo che scendereste dal vostro comodo rifugio e verreste a controllare i miei parametri vitali per accertarvi che sto bene, o quanto meno che non sono ancora tecnicamente morto, e se mi trovaste non ancora tecnicamente morto correreste a cercare un Ranger, un’ambulanza, o un elicottero del Search & Rescue con un’autonomia sufficiente per arrivare fino a questa stupidissima e così trendy zona selvaggia dell’Alaska, con un’intera squadra Rescue per soccorrermi e un’intera squadra Search per stanare quel maledetto orso e riempire di piombo il suo lurido muso nero!”

lunedì 11 aprile 2011

Il Drive In di Antonio Ricci

Il libro del giorno: Il passaggio di Justin Cronin (Mondadori)













Nella foresta boliviana il professor Jonas Lear fa una scoperta sensazionale che cambierà il destino dell'umanità: un virus, propagato dai pipistrelli che, se debitamente modificato, permette di rendere più forti gli esseri umani, addirittura rendendoli semi-immortali. In una base militare in Colorado, il governo degli Stati Uniti inizia ad un livello top secret, gli esperimenti genetici per seguire con attenzione i prodigiosi effetti di questa scoperta. È il Progetto Noah, che impiega come cavie umane dodici “dead man walking” e una bambina. L'esperimento però non va a buon fine: le cavie trasformatesi in creature mostruose e assetate di sangue, scappano dalla base, seminando morte e distruzione. La situazione è fuori controllo. L'unica speranza è rappresentata da Amy, piccola superstite dell'esperimento che ha scatenato l'apocalisse: su di lei il virus ha avuto effetti particolari, trasformandola in una vera e propria chiave di volta nella lotta contro i virali. Sarà l'agente dell'FBI Brad Wolgast a salvarla da una fine terribile. 886 pagine di puro godimento per gli amanti del genere.

Intermezzi sulle apparenze 2 di Raffaele Gorgoni ovvero il Lamento per il leopardo che è tutt'altra cosa rispetto al National Geographic
















Della libertà selvaggia nella savana ho potuto godere ben poco. La mia è una storia pietosa anche se, per certi versi, straordinaria. I miei genitori vennero catturati dai cacciatori bianchi e non ne seppi più nulla. Anche se mi auguro che siano a vegetare in qualche zoo temo che sciacquino tra ristoranti di lusso e locali notturni addosso a qualche damazza d’alto bordo. Spero almeno che passino i mesi estivi in quei depositi refrigerati e blindati al riparo dai ladri e dalle tarme. A me non è andata di lusso ma già il fatto di essere qui a raccontarla è una buona cosa. Quando venni preso ero troppo piccolo perché fosse conveniente uccidermi e scuoiarmi. E’ così che sono finito in questo minuscolo zoo nel sud della Francia. Ora che una qualsiasi sgallettata don’t touch my Breil può indossare il simulacro della mia pelle che invade i mercatini rionali di tutto il mondo, è bene che io racconti la mirabolante avventura che ha fatto del fantasma della mia pelle un must. Vivo in una gabbia abbastanza grande e confortevole. Anche il vitto è discreto. Una volta al giorno mi vengono servite delle sanguinolente frattaglie. Avanzi di macelleria, certo ma abbastanza freschi e in discreta quantità. Un paio di grandi tronchi consentono di rifarsi le unghie e c’è lo spazio sufficiente per qualche saltello. Ancora adesso la notte sogno di mimetizzarmi tra le erbe della savana in attesa che passi un’antilope di Clarke distratta. La inseguo, l’ abbatto e mi faccio un pranzetto come si deve. E’ più o meno quello che si vede in tutti i documentari del National Geografic. Il documentario per fortuna è sempre lo stesso se no le antilopi di Clarke sarebbero estinte e i leopardi tutti obesi. I bambini ormai cambiano canale all’inizio della scena. Non per raccapriccio ma per sfinimento. Quando gli alunni delle scuole vengono a trovarmi faccio ancora il mio grrrrrrr come da regolamento. Lo faccio persino la domenica se il bimbo che arrivava con il papà è simpatico. I bimbi in genere sono un guaio perché tirano le noccioline che avanzano dopo la visita alle scimmie. E’ imbarazzante ma si perdona loro perché non sanno quello che fanno. Io sono un leopardo e le noccioline non le sopporto. Tanto tempo fa quando avevo appena raggiunto il mio pieno sviluppo, la piena maturità dei miei 33 mesi, un brutto giorno avvertii nella mia razione di carne un sapore dolciastro. Capii subito che c’era qualcosa che non andava ma non feci in tempo a rimediare perché una sonnolenza invincibile mi colse. Mi risvegliai disteso su un lettino a pancia in giù con le zampe legate ai quattro angoli. Cazzo! Vivisezione! Fu la prima cosa che mi venne in mente. Cercai di fare qualche grrrrr di disappunto ma avevo la lingua impastata dal sonnifero e più che un ruggito emisi un flatus vocis assai disonorevole per un leopardo. Mi ero già rassegnato al bisturi quando una serie accecante di lampi cominciò a scaricarsi su di me. Erano almeno in tre o quattro. Mi fotografarono a lungo da tutti i lati. I loro obbiettivi frugavano tra le mie scapole, indugiavano sulla schiena, scandagliavano i miei fianchi inquadratura dopo inquadratura. Mi scattarono delle foto sul muso e, con un certo imbarazzo, mi accorsi che anche le mie natiche avevano destato la loro curiosità. Da allora la mia bellissima pelliccia è stata riprodotta infinite volte, scannerizzata, ingrandita, rimpicciolita, piegata a infiniti usi. Il simulacro del mio manto è stato stampato su magliette, pellicce ecologiche, reggiseni, pantaloni, braghe, braghette, slip, tanga e perizoma. Sono diventato popeline, plastica, guttaperca, seta, cotone, microfibra. La mia sinuosità, la mia agilità e la mia aggressività sono evocate sui corpi di indossatrici e casalinghe, madri di famiglia e puttane, veline e beghine, vecchie zie e adolescenti. Non potevo immaginare tutto questo. Quando, tanto tempo fa’, un raffinato signore cominciò a frequentare troppo assiduamente lo zoo soffermandosi ad osservarmi accuratamente non potevo immaginare quale fosse il suo interesse per me. Poi seppi che era un pied noir di Orano che aveva deciso di fare i soldi con la moda. Fu il primo ad usarmi e non posso negare che avesse un certo gusto. L’idea in sé non era cattiva: piantiamola di ammazzare leopardi per concedere a qualche stronza lo sfizio di farsi una pelliccia. Però, dico io, allora piantiamola lì. Basta con i leopardi e amen. Nient’affatto. Le donne il leopardo lo vogliono a tutti i costi. Anche leopardato in fotografia. Dopo il pied noir di Orano, che credo si chiamasse Saint Laurent, la mia pelliccia è diventata terra di nessuno e nessuno, dico nessuno, si è mai sognato di offrirmi un filetto al sangue di diritto d’autore. Ora continuo a fare grrrrr alle scolaresche. Saltello un po’ e sogno ancora le cacce nella savana. Ma quando l’altro giorno un bambino, davanti alla mia gabbia, ha esclamato: “Guarda papà, un grosso gatto con le mutande della mamma!” Il mio grrrrrr si è levato alto e forte. L’avrei sbranato.

domenica 10 aprile 2011

Carmelo Bene al Maurizio Costanzo Show ... over the pop!

Il libro del giorno: Adriano Accattino, I vantaggi della difficoltà (Mimesis)








Le capacità umane possono estendersi indefinitamente: l’uomo è fatto di una sostanza prodigiosa, debole e vulnerabile, ma in grado di adeguarsi a tutto. Le difficoltà stesse fanno nascere in lui le capacità per affrontarle. Intravedo possibilità entusiasmanti, che naturalmente quando saranno raggiunte dall’uomo non lo soddisferanno più: proprio questa scontentezza preannuncia un viaggio senza fine. Adriano Accattino è un poeta, anche se i suoi libri di prosa e di ricerca sono più numerosi di quelli di poesia. Ha fondato e diretto alcune riviste di cultura e di scrittura, tra le quali la più importante fu “il martello”, ed ha collaborato ad
altre. Ha organizzato convegni, incontri di artisti e critici e ha allestito mostre, curando l’edizione di cataloghi e atti. È anche artista, nel senso che s’interessa di arte e crea opere, che perlopiù non espone.

adrianoaccattino@libero.it
www.accattino.it

Tre donne + 10 alla corte di Dylan Dog edito da Bonelli: Chiara Fabbri Colabich, Stefania Faccio e Ketty Formaggio per Dylan Dog










Avranno un tocco più delicato, forse... ma non per questo meno micidiale! Stiamo parlando di quello delle mani delle "femmes fatales" che hanno scritto e disegnato le pagine del sesto Dylan Dog Color Fest, in edicola dal 27 aprile. Quattro storie sceneggiate, illustrate, colorate e letterate da autrici che hanno dimostrato di conoscere bene l'inquilino di Craven Road 7 e di saperlo raccontare sotto una luce un po' diversa dal solito: quella che fa risplendere l'"altra metà del cielo". Passando in rassegna i nomi delle "colpevoli" di questa impresa, partiamo da quello di Laura Zuccheri, solitamente a suo agio tra le vie di Garden City in cui si muove Julia e qui in veste di copertinista. Ad aprire le danze con la prima storia dell'albo troviamo Vanna Vinci, che il suo esordio bonelliano lo aveva già fatto ai tempi di Legs Weaver e che ha poi proseguito realizzando numerosi volumi per Kappa Edizioni, dai più intimisti quali "Ombre" ai più divertenti come quelli dedicati alla "Bambina filosofica". È l'autrice sarda ad accompagnarci ne “La villa degli amanti”, un luogo in cui sta per compiersi una terrificante tragedia annunciata. Si prosegue, poi, varcando la soglia de “La camera chiusa”, "costruita" da Rita Porretto & Silvia Mericone e "arredata" grazie alle tavole di Simona Denna, un nome non certo nuovo in Casa Bonelli, avendo disegnato tante storie del mondo del futuro in cui si muovono la già citata Legs e Nathan Never. L'unica veterana di Dylan Dog (e immancabile “madrina” dell’iniziativa) è Paola Barbato, scrittrice di tante memorabili avventure dell'Indagatore dell'Incubo, che ci presenta “La predatrice”, affascinante quanto letale creatura alla quale hanno dato vita le matite di Lola Airaghi, disegnatrice che ha esordito su Legs per poi divenire una delle colonne di Brendon. Una debuttante assoluta nel mondo del fumetto, ma già autrice di un romanzo per ragazzi edito da DeAgostini, è invece Chiara Caccivio che fa vivere a Dylan una spiazzante avventura che lo vede negli insoliti panni di impiegato modello e felice padre di famiglia. “Tagli aziendali”, questo il titolo del racconto, è visualizzato da Valentina Romeo, proveniente dallo staff di Nathan Never. A completare la squadra "in rosa" ci sono le coloriste Chiara Fabbri Colabich, Stefania Faccio e Ketty Formaggio, nonché la nostra bravissima "calligrafa" Marina Sanfelice, per un totale di tredici "dark ladies": tutte impegnate a confezionare un albo per niente tenero, ma inconfondibilmente e fatalmente femminile!
fonte Sergio Bonelli

sabato 9 aprile 2011

Ruby Rubacuori al Celebrity Big Brother










Karima El Mahroug, la diciottenne di origini marocchine meglio conosciuta come Ruby Rubacuori, è stata scritturata nientemeno che per il Celebrity Big Brother, l’edizione inglese del Grande Fratello dedicata ai Vip. È evidente che lo scandalo che l’ha vista coinvolta col Premier Berlusconi le sta fruttando una notevole popolarità, anche fuori dall’Italia. Già richiesta per il ballo delle debuttanti, infatti, al quale aveva partecipato come accompagnatrice del magnate Richard Lugner, ora è anche in lizza per diventare una new entry della casa del Grande Fratello inglese, insieme ad altri concorrenti di fama.

Continua a leggere su Spettegola. Fonte iconografica Spettegola

Vittorio Sgarbi vs Roberto D'Agostino a "casa" di Giuliano Ferrara ... correva il 1991!

Il libro del giorno: Fantomax di Onofrio Catacchio e Luigi Bernardi (Coconino Press)









Questo è un libro imperdibile per tutti gli amanti dei fumetti. Un vero e proprio omaggio a Magnus e Pazienza. Ritorna dunque l'eroe tutto “noir” del feuilleton con un vera e propria “resurrezione” in grande stile. “Sia imperitura la gloria del male che spargiamo”. Un male che si protrae in maniera esoterica lungo una linea di discendenza che di adepto in adepto scavalca lo spazio e il tempo. Ogni volta che un Fantomax muore, un altro prende il suo posto. Non importa la tradizione, l’identità, l’Io. La missione è quella che conta. Un po’ alla Wu Ming per intenderci. E mentre gli scenari parlano di guerre, eco-catastrofi e crisi finanziarie, Fantomax agisce nell’ombra. Ma questa volta a incarnare l’eroe o anti-eroe come lo si vuole interpretare a seconda dei punti di vista, è una donna, con un inferno interiore terrbile e angosciante. Fantomax è mn mito rivisitato, una fantastoria mozzafiato che rilegge in controluce drammi e paure della nostra contemporaneità grazie alla mano di Onofrio Catacchio e Luigi Bernardi.

Intermezzi sulle Apparenze 1 di Raffaele Gorgoni ovvero dove si parla di Luois Vuitton & Co.











La situazione era di quelle alle quali le signore come me non sono molto abituate. Come stare sull’autobus all’inizio della corsa verso il centro. Salgono in molti e pochissimi scendono, così si finisce con l’essere tutti un po’ pigiati. Ogni volta che la leggiadra cameriera con grembiulino e crestina apriva il pesante portone una gentildonna faceva il suo ingresso consegnando paltò e borsa alla servizievole fanciulla. Se mantelli, pellicce e cappotti prendevano la strada del capace guardaroba noi borse finivano sul canapè, più a portata di mano per le sigarette, il cellulare, una ripassata di rossetto e quant’altro. L’ambiente non era dei peggiori. Un paio di Kelly se ne stavano per conto loro nell’hortus conclusus della loro snobberia, Un gruppetto di Gucci ciacolava disinvolto e al capannello si erano aggiunte anche un paio di Hermes. Noi Vuitton eravamo un po’ incerte se fare comunella o restare tra noi. Gli sguardi si incrociavano di continuo. Occhiate come lame, sorrisi al vetriolo, reciproche misurazioni per tutto ma soprattutto sulla consistenza delle carte di credito e dei carnet di assegni che celavamo nei nostri corpi seducenti. Le Kelly avevano tutta l’aria di saperla lunghissima. Sfingee e impassibili. Se non ricordo male qualcuna di loro si era persino fatta un giro tra Regina Coeli e il carcere di Opera quando si smantellò la Prima Repubblica. Acqua passata! Ormai in Italia c’era la piena democrazia dell’alternanza e le Kelly erano comparse anche sui banchi della sinistra più estrema, buone ultime dopo le Gucci. Pare che solo le buste di Hermes resistessero rifiutandosi di andare oltre il centro postdemocristiano ma si sussurrava che ad un certo matrimonio la matura moglie di un gauchiste, che più gauche non si può, avesse sfoderato una piattina con la mitica H. Noi Vuitton, bipartizan da sempre, abbiamo precorso la crisi delle ideologie del Novecento e persino la caduta del Muro di Berlino. Sin da tempi remotissimi facevamo capolino tra i fasci dell’Acca Larenzia senza tralasciare lo chic di Potere Operaio. Ci sentivamo perfettamente a nostro agio in San Babila come negli incandescenti corridoi della Statale. La serata era la suo clou. I saloni rimbombavano delle chiacchiere delle nostre proprietarie che arrivavano al canapè lievemente attutite dalla distanza di gallerie e corridoi marmorei tempestati di quadri importanti e damaschi. All’ennesimo lieve trillo campanello la soccorrevole fantesca accorse per ricevere una ritardataria. Solita scena: paltò nel guardaroba e borsa ad affollare il già affollatissimo canapè. Lieve shock collettivo. Inarcarsi di sopracciglia. Mezzi sorrisi. Rapido incrociarsi di sguardi. Che ci faceva, a quell’ora, un Lui tra tante Lei? Già perché era proprio un Lui, un po’ trafelato, quello che si adagiò, come dopo una lunga corsa, sul nostro canapè. Si, insomma, era uno di noi Vuitton ma era uno zainetto, un Lui in un’ora che avrebbe fatto meglio a restare a casa e lasciare il passo a una bag da pomeriggio. Ma tant’è. Si guardava intorno un po’ spaurito. Doveva essere molto giovane. La sua guttaperca sfiorò leggermente la mia. Farfugliò qualche parola di scusa. Devo confessarlo: avvertii il preludio di un brivido. Nel suo modo d’essere c’era qualcosa di selvaggio, di carnale, nella sua timidezza una domanda di protezione che prometteva di ripagare con una sensualità senza limiti, nel suo imbarazzo l’annuncio del disvelamento di una passionalità travolgente. Una delle Kelly cominciò a fissarlo sfrontatamente. Una busta di Hermes, un’acqua cheta, si passò persino la punta della lingua sulle labbra. Troie! Lo pensai e l’avrei detto se l’ambiente fosse stato diverso. Il caso me l’aveva paracadutato a fianco e se ci fosse stato da dare battaglia non mi sarei certo tirata indietro. Non ero proprio al Dio me l’ha dato, guai a chi lo tocca ma pur sempre à la guerre comme à la guerre. L’epifania di un Lui in quel gineceo aveva reso subito l’atmosfera più elettrica. La conversazione prese immediatamente quota. I gruppi si rimescolavano di continuo ma lo zainetto accanto a me restava come un polo d’attrazione, un magnete, il centro di un sistema che ruotava intorno alla sua arietta da cucciolo spaventato che nascondeva, ma neppure tanto, l’avrei giurato, un implacabile predatore. Cercavo di rassicurarlo con qualche chiacchiera leggera e intanto lasciavo correre lo sguardo sulle sue strisce di cuoio, sugli anelli dorati e le fibbie. Non ricordo se riuscii a trattenere un lieve aggrottarsi delle mie sopracciglia. C’era qualcosa di trasandato sulla sua pelle come se trattenesse qualcosa dell’originaria animalità. Un che di sdrucito e di precario filtrava dalle borchie. Un senso di non finito imprigionava un’energia trattenuta. Era giovane ma era come se avesse già conosciuto il mondo, come se la strada fosse stata la sua casa, come se avesse già ascoltato tante lingue diverse e sconosciute.

“Sei un po’ in ritardo per un the delle cinque...”.

“Già! Un po’ in ritardo...”.

C’era un che di brusco e gutturale nella sua voce.

“Io sono qui dalle cinque in punto e sono già sfinita...”.

“Perché sfinita? Hai l’aria di conoscere tutti. Sono io che qui mi sento un pesce fuor d’acqua...”.

Eccolo lì, pensai. Classica richiesta d’asilo, domanda di protezione, ricerca di rassicurazione. Un figlio di puttana perfetto. Va da se che ho un debole per i figli di puttana che simulano di essere a disagio, che fingono di essere spauriti in un consesso di damazze.

“Vieni da lontano?”.

“Parioli...”.

Che è poi come dire dal nulla. Può essere un attico di via Martelli come un seminterrato di viale Romania.

“E tu?”.

“Da Milano. Via dei Giardini....”.

Così non ci sono equivoci.

“E vieni giù da Milano per un the? Non ve n’è rimasto più di the a Milano?”.

Eccolo qua! Non ha neppure ripreso fiato e già sfodera un tono arrogante e beffardo. E’ un bastardo.

“E’ che il Milano, Roma, Milano lo faccio in media un paio di volte la settimana...”.

“Beh, dev’essere na vitaccia....”.

Fu solo una sfumatura. Certo non posso dire di conoscere Roma come Milano ma in quella frase avvertii non un’inflessione ma una sorta di retrogusto che non sapeva di Parioli. Mentre liquidavo con un paio di silenzi ben calibrati il tentativo di intrusione di una delle Kelly ebbi il tempo, non dico di meditare ma di fantasticare. Altro che Parioli! In quel na vitaccia c’era qualcosa che andava da San Lorenzo a Trastevere. Ce ne restammo un po’ a rimirare lo sciacquo delle chiacchiere, i fremiti delle Gucci, l’aria compassata di una Prada nel cicaleccio che si levava dal capannello delle Kelly che si era mescolato alle Hermes e alle Vuitton. Mi seccava dare l’impressione di voler rimanere in disparte con quello sconosciuto silenzioso. Stavo per dirgli qualcosa, una cosa qualsiasi e voltandomi lo colsi in flagrante sbirciata nelle profondità della mia lampo lasciata inavvertitamente semiaperta. Non so se la guttaperca possa arrossire. Certo non arrossivo più da quando, ragazzina, vegetavo in una vetrina di via Condotti. Eppure mi sentii avvampare. Quel bastardo con l’aria più innocente del mondo continuava a guardare nella profondità oscura della mia intimità. Di norma me la cavo con una battuta ma la battuta non venne. C’era qualcosa che si rimescolava sul fondo. Se non era un tubetto di crema lasciato aperto dovevo essere proprio io. Le Kelly, le Prada, le Gucci, le Hermes, le mie sorelline si dissolsero. Era come se su quel canapè fossimo rimasti solo io e lui.

“Non ti sembra di essere un po’ sfacciato?”.

Credo di avere persino balbettato.

“Non ti sembra che possa permettermelo? Non sono mica uno di voi...”.

Lo disse chinandosi ancora un po’ sulla zip aperta.

Fu a quel punto che vidi la sommarietà con la quale il suo rivestimento interno era stato malamente incollato con sbaffi di resina e una zoppicante cucitura di nylon. Miiio Diiiio! Aiuuuto! Un falso! Avrei voluto urlarlo ma non lo bisbigliai neppure. Terribile, lacerante, squassante quella scoperta mi scosse dai manici al fondo, tese allo spasimo le mie solidissime cuciture. Cercai di riprendere il controllo dei miei nervi.Sei una Vuitton, mi dissi. Sei una vera Vuitton! Non puoi fare scenate! Quel bastardo era un falso. Un altro pensiero mi trafisse: se tutta quella masnada che ci circondava avesse scoperto che mi ero fatta abbindolare da un falso zainetto Vuitton sarebbe stato meglio non rimettere più piede a Roma ma il gossip sarebbe volato fino a Milano e Portofino e Porto Ercole e Cortina. Sarei finita sulla bocca di tutti. Piantala! Gli sibilai. L’infame ovviamente sorrise di un sorriso ingenuo e beffardo, candido e sfrontato, infantile ma soprattutto immensamente sexy. Laggiù, nel mio basso ventre, tra mazzi di chiavi, portafoglio, cellulare, occhiali da sole, spiccioli e fazzolettini di carta esplose qualcosa che avrei dovuto ritenere riprovevole, una tempesta dalla quale mi lasciai sommergere senza alcun ritegno. Avvertii che dalla sua guttaperca esalava un afrore aspro, un richiamo sessuale irresistibile che sapeva di negri e di marciapiede, di basso napoletano che di meandro di metropolitana. Avrei dovuto essere indignata.Avrei dovuto. Ma nel sorriso che gli restituii non c’era traccia di indignazione.

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