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venerdì 18 marzo 2011

Tutto il Nulla di Giuseppe Mossa (ISBN 9788862815222)










[…] Paola era nata in un quartiere periferico, in una calda notte di luglio da una donna che avrebbe potuto ambire a tanto nell’esistenza, ma che a tutto aveva rinunciato in nome della sua particolarissima visione del mondo. Sua madre, che l’età sembrava aver risparmiato dal decadimento fisico, mostrava ancora l’aspetto fresco di una giovane donna, nonostante lo sguardo appassito da una vita di amarezze. Solo un altro particolare ombrava il suo splendore: da tempo aveva rinunciato a dedicarsi alla cura della sua persona, a truccarsi ed a compiacersi di tutte quelle dispendiose attenzioni che riescono a far apparire una sirena anche la più befana tra le donne. A pochi esami dalla laurea sposò un uomo mediocre che aveva fatto di tutto per conquistarla, senza esito. Tanta insistenza fece però sì che alla fine lei cedesse, concedendogli un appuntamento. Poco a poco lui riuscì ad insinuarsi nel suo cuore fino a diventare l’unica relazione che lei, fino ad allora dedita solo agli studi, avrebbe avuto in tutta la sua vita. Non passò molto, prima che convolassero a nozze ed avessero quell’unica figlia, risultato di un amore ormai già unilaterale: il pusillanime, dopo tanta spossante corte, era già pago dei frutti prima ancora di beneficiarne. Crebbe la figlia praticamente da sola, alla quale mai riservò, nemmeno in parte, quel sentimento perduto che invece continuò a serbare sopito per il marito, dedicando i suoi restanti giorni solo a crescere la bambina e a svolgere le faccende domestiche, vedendo il sole quasi esclusivamente dalla finestra. Le vicissitudini del padre non meritano nemmeno una descrizione; dettaglio rafforzato dal particolare che, con buona pace di tutti coloro che ebbero la poca sorte di conoscerlo, da molto i suoi stivali non calpestano questa terra. Non era arrivata a compiere nemmeno la maggiore età, Paola, quando aveva abbandonato la casa che l’aveva vista crescere. Così giovane, contrariamente a quanto aveva fatto e suggerito sua madre, già aveva vissuto una lunga serie di tormentate relazioni sentimentali, ma era sola quando trovò il tugurio che ospitò la sua prima indipendenza. Non tardò molto prima di convincersi che l’unica professione che poteva soddisfare le sue aspirazioni ed i suoi vizi fosse quella più antica, senza comprendere in realtà a quante ambizioni avrebbe poi rinunciato. Passò gli anni che di solito si dedicano all’università esaminando la cassetta delle lettere, che in genere non porta che bollette e pubblicità, nell’attesa di qualche improbabile, insperata novità. Il giorno che il caso ci incrociò sullo stesso viale lei già aveva visto tanto mondo, c’era stato un periodo in cui aveva preso aerei con la frequenza con cui si prendono gli autobus, e viveva in una casa più che dignitosa. Finalmente si avvicinò chiedendo: «Quanti anni hai?» […]

su concessione dell'autore

giovedì 17 marzo 2011

Il libro del giorno: Sublime madre nostra. La nazione italiana dal Risorgimento al fascismo di Alberto M. Banti (Laterza)





















La nazione non è un dato di natura. Non emerge dalle più lontane profondità dei secoli. Né accompagna da sempre la storia d'Italia, dal Medioevo a oggi. L'idea che una comunità di uomini e donne, uniti da una serie di elementi condivisi, possieda la sovranità politica che fonda le istituzioni di uno Stato, è molto recente e basa la sua capacità di attrazione sul lessico usato, sulle parole per nominare questa nazione. Quando sulla scena politica compare il discorso nazionale, le forme comunicative scelte sono estremamente seducenti. Le narrative nazionali sanno emozionare. Sanno comunicare. Sanno toccare il cuore di un numero crescente di persone. Banti in questo volume indaga qual è stato l'eccezionale potere comunicativo della retorica nazionale nell'Italia risorgimentale e indica in alcune "figure" del discorso usato le immagini, i sistemi allegorici e le narrative che hanno avuto un maggiore impatto sulle donne e gli uomini che fecero l'Italia. Rileva in particolare tre figure profonde che hanno accompagnato il discorso nazionale dal Risorgimento al fascismo: la nazione come parentela/famiglia; la nazione come comunità sacrificale; la nazione come comunità sessuata, funzionalmente distinta, cioè in due generi diversi per ruoli, profili e rapporto gerarchico. Cambieranno i contesti e le forme di governo, ma la struttura del discorso nazionale resterà identica, nonostante diversi siano gli obiettivi politici che su di essa si fondano.

La rivoluzione delle api, di Serge Quadruppani, traduzione di Maruzza Loria (Edizioni Ambiente). Intervento di Nunzio Festa














Nella Val Pellice come se si fosse in ogni parte del mondo infestata dagli interessi privati che lavorano contro l'etica. Da questo spunto, evidentemente, prende le mosse il brioso e coinvolgente romanzo dello scrittore francese, di stanza tanto in Francia quanto in Italia, Serge Quadruppani. Autore che, però in veste di curatore per l'editore Metailié, ha portato a Parigi una lista di penne italiane di qualità e 'attuali'. L'ultima volta che l'abbiamo sentito esprimersi, tra l'altro fu proprio a fianco di De Cataldo in una delle edizioni della Fiera di Torino; la cornice era proprio un Lingotto zeppo di sporcizia qualunque ma capace persino di presentare momenti di grande interesse, tipo appunto la riflessione Quadruppani – De Cataldo. Ma torniamo al moderno, come capiremo dall'ipotesi spesso viste e riviste per dire in alcuni saggi di Antonio Pascale, per sentire meglio questo “La rivoluzione delle api”. Già valorizzato da un titolo, per giunta, perfetto. Dove per esempio potremmo rintracciare, per dire, la preziosa consulenza dell'attenta Maddalena Cazzaniga, molto probabilmente (visto il bell'aiuto su Nina dei lupi, insomma). Insomma nelle valli del Piemonte, dove per caso passa una coppia di commissari, uno dei due già pensionato – il marito, ecco una delle tante multinazionali, come si diceva, del Pianeta. Una di quelle entità, insomma, che ben non si riesce a comprendere se nascono e vivono per il bene della collettività, oltre dunque l'interesse stesso indubbiamente e giustamente particolare, oppure contro ogni proprietà di valore e di bene comune delle stesse comunità della Terra. E poi se ci piazzi servizi segreti deviati, che più che deviare anzi indirizzano, con la scusa solita e ritrita del terrorismo condito da “eco-terrorismo”, la trama diventa di forte impatto cronachistico, potremmo dire, quanto soprattutto legata a una lista di peccati del genere umano e che lo stesso genere non riesce a staccarsi di dentro. Vedi insomma il 'vendersi'. Come la superbia. Epperò in questo piccolo ambiente che pensa alle montagne circostanti, sono addirittura scomparse le belle apine. Quelle figlie del mondo che permettono al mondo di sopravvivere. Ma perché? In questo perché, è da spiegare, entra in scena l'attività del commissario antimafia Simona Tavaniello. Casualmente di passaggio nelle vallate. E che casualmente si farà fregare per il tempo necessario la pistola d'ordinanza dalla quale nascerà il primo omicidio della storia. Che le vicende, poi, da qui partono e ripartono. Mentre gli ingredienti sono tutti italiani, e si deve riguardare ai “servizi”, il tema di fondo è universale. Sollevato e, a tratti risollevato, da una scrittura che Quadruppani fa assecondare dalla voglia di non produrre un romanzo di genere o solo a pezzettini politico. Quanto più un romanzo pieno d'energia e di lingua che raccontano di novità dell'era giovane e dell'inattualità delle sue proposte di morte dell'ecosistema. Come tante volte accade, quindi, il carattere in un certo senso poliziesco dell'opera maschera senza mascherare l'impegno sul campo. Oppure sul terreno, che forse è più appropriato. Serge Quadruppani, scrittore apprezzato da tempo nell'ex Bel Paese, ha scritto insomma un libro per oggi e il domani.

mercoledì 16 marzo 2011

Il libro del giorno: Storia dell'Italia unita (Garzanti) a cura di Alberto De Bernardi e Luigi Ganapini















Esattamente un secolo e mezzo fa l'Italia è diventata una nazione. Dopo il rinascimento, il nostro paese era stato relegato in un ruolo marginale: dopo l'unità, ha iniziato un percorso che l'ha portato tra le maggiori potenze economiche del pianeta. Sul fronte della modernizzazione e della ricchezza, i successi dell'Italia unita sono dunque numerosi e innegabili. Tuttavia la storia recente del nostro paese resta segnata da due grandi tragedie come il fascismo e la distanza tra Nord e Sud. "La storia dell'Italia unita" racconta così una vicenda problematica, ricca di luci ma anche di ombre. Il volume è articolato lungo cinque narrazioni parallele, che approfondiscono altrettanti aspetti fondamentali: la politica internazionale; l'evoluzione del sistema politico e gli eventi che l'hanno segnato, a cominciare dalle due guerre mondiali; il modello di sviluppo, con i due miracoli economici; l'evoluzione della società; l'identità del paese attraverso la cultura. Tenendo presente le diverse prospettive adottate via via dagli storici per leggere il "caso italiano", De Bernardi e Ganapini offrono così una ricostruzione della vicenda italiana che tiene conto della lezione del passato, ma si apre anche alle sfide del presente: un saggio che vuole intervenire nel discorso civile del paese con gli strumenti propri del "mestiere dello storico", evitando tanto la museificazione della memoria quanto le trappole del sensazionalismo.

Il Festival della cultura a Galatina (Lecce)












Nel 2011 l’Italia compie 150 anni e, per l’occasione, la prima edizione del “Festival della Cultura” ripercorrerà la nostra storia dall’Unità nazionale ad oggi. Il tema della Manifestazione “HOMO ITALICUS: STORIE, MITI E PENSIERO IN 150 ANNI” si propone di sviluppare un’accurata riflessione sul processo di costruzione dell’identità morale e materiale del popolo italiano che parte dalla celebre frase di Massimo D’Azeglio: “Ora, fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”. E come si sono “fatti” gli italiani in questo secolo e mezzo? Un cammino fatto di tante luci ma anche di tante ombre che inizia con grandissime difficoltà per l’anomalia del processo stesso di costruzione dello Stato Italiano che, nonostante l’eroismo di Mazzini e Garibaldi, non riesce a coinvolgere le masse popolari, ma si realizza principalmente per l’abilità strategica di un genio della Real Politik come Cavour. Per oltre mezzo secolo l’Italia Post Unitaria è scossa da tumulti, divisioni, crisi sociali, economiche e istituzionali: milioni di italiani sono costretti ad abbandonare la terra natia alla ricerca di fortuna oltreoceano. Paradossalmente la scoperta di una vera identità nazionale avviene nelle trincee intrise di sangue della Grande Guerra (1915-1918): centinaia di migliaia di giovani italiani si scoprono “fratelli” proprio nell’enorme tragedia di una guerra spaventosamente crudele. La successiva era fascista e la II a Guerra Mondiale annientano l’unità, così faticosamente costruita. Con la pacificazione nazionale e il “miracolo economico” degli anni ’50, l’Italiano scopre l’ebbrezza intensa del consumismo di massa. È una vera e propria rivoluzione culturale e sociale supportata, nel 1954, dall’avvento della televisione che diventa strumento di unificazione nazionale sia sotto il profilo linguistico sia sotto il profilo socio-culturale. Tuttavia la nuova società italiana del benessere reca in sé tante contraddizioni che esplodono a partire dagli anni ’70 con lo stragismo di stato, la P2, il terrorismo rosso e nero, la Mafia. La straordinaria inventiva tipicamente italiana ha partorito dei prodotti leggendari in grado di rivoluzionare il nostro immaginario collettivo come la Vespa e la Lambretta, la Fiat 500 e la Fiat 600, la macchina per scrivere Olivetti Lettera 22, senza trascurare i trionfi nella moda, nel design e nell’architettura. La cucina italiana, la dieta mediterranea e la Nutella, crema nutriente anche per lo spirito. I miti sportivi – la Ferrari, Coppi e Bartali, la nazionale di Calcio – dal canto loro, hanno contribuito in modo determinante a rafforzare un sentimento comune di orgoglio e di appartenenza nazionale. Infine i miti televisivi, cinematografici e musicali che, nel corso degli anni, hanno costituito lo specchio più fedele delle diverse fasi attraversate dalla nostra società. Un vero e proprio racconto sull’italianità che parte dalla povertà e dalla miseria postbellica del neorealismo cinematografico, continua con il miracolo economico italiano di “La Dolce Vita” e “Carosello”, per poi evidenziare gli effetti contraddittori della modernizzazione attraverso la “Commedia all’Italiana”, il varietà televisivo, la musica “impegnata”, fino ad arrivare, oggi, alla spettacolarizzazione della vita comune, delle emozioni e dei sentimenti con lo straordinario e controverso successo riscosso dai reality e il mito del “Grande Fratello”. La prima edizione del “Festival della Cultura” non si occupa semplicemente della Storia d’Italia, ma è dedicata soprattutto agli italiani: a come hanno vissuto insieme questi 150 anni, per dare loro il senso di un percorso, di un’appartenenza e di un’identità, e ritrovarlo nei pregi e nei difetti dell’homo italicus di oggi.

questo mio intervento continua qui

martedì 15 marzo 2011

Il libro del giorno. Sono il numero quattro di Pittacus Lore (Nord editrice)





















Siamo arrivati in nove. In apparenza, siamo uguali a voi: vestiamo come voi. parliamo come voi, viviamo come voi. Ma non siamo affatto come voi. Siamo in grado di fare cose che voi non potete neanche sognare. Abbiamo poteri che voi non riuscite neanche a immaginare. Siamo più forti, più veloci e più abili di qualsiasi essere vivente del vostro pianeta. Avete presente i supereroi dei fumetti e quelli che ammirate al cinema? Una cosa del genere, però con una grossa differenza: noi siamo reali. Ci siamo rifugiati sulla Terra e ci siamo divisi per prepararci: dovevamo allenarci, scoprire tutti i nostri poteri e imparare a usarli. Poi ci saremmo riuniti, tutti e nove, e saremmo stati pronti. A combatterli. Ma loro hanno scoperto che siamo qui e adesso ci stanno dando la caccia. Vogliono eliminarci, l'uno dopo l'altro. Così siamo costretti a scappare, a spostarci in continuazione, ad avere paura della nostra stessa ombra. Attualmente mi faccio chiamare John Smith, e mi nascondo a Paradise, in Ohio. Credevo di essere al sicuro, ma ho commesso un errore gravissimo: mi sono innamorato di una mia compagna di scuola. E non potevo scegliere un momento peggiore. Perché loro hanno preso il Numero Uno in Malesia. Il Numero Due in Inghilterra. Il Numero Tre in Kenya. E li hanno uccisi. lo sono il Numero Quattro, lo sono il prossimo...

Oratorio Bizantino, di Franco Arminio, prefazione di Franco Cassano (Ediesse). Intervento di Nunzio Festa






















Quando il vento della marginalità brucia forte, forse troppo forte, occorre ripensare alle potenzialità della marginalità. Oltre il lamento delle vite nuove; quelle che sono diventate la nuova umanità: dopo la civiltà contadina. In “Oratorio Bizantino”, del Franco Arminio paesologo che ancora sta riscuotendo il successo ottenuto grazie al capolavoro “Cartoline dai morti”, l'analisi di Bisaccia e dell'Irpinia in genere, e ovviamente tanto altro a partire dalle prossimità per arrivare esattamente fuori dal baricentro ideale preso a pietruzza di paragone, è solo un momento del discorso. Perché, essenzialmente, grazie ai quattro segmenti in cui è divisa la raccolta di scritti, fatti di politica e antropologia, quindi di poesia – e – letterature (da quella 'minore' in quanto di provincia a quella universale solo come rappresentazione su vasta scala dei fenomeni), il poeta si nutre delle debolezze della sua terra. Per chiedere, col suo impegno, che si guardi a far battaglia. Ovvero che ci si decida una volta per tutte quante di lasciare la logica della superficialità e dei compromessi. Al fine di salvarci, semplicemente. E, non si dimentichi, partendo sempre e comunque da fette di vita geografica, per così dire, dove nonostante possa esserci la possibilità concreta e da concretizzare di fare un nuovo progresso, creare e/o inventare quanto reinventare una sopravvivenza buona a condurre alla vita vera, non si trova riparo dalla morte interiore. Tra depressioni e alcolismo. Fino alla tossicodipendenza. Per giunta in paesi che spesso non raggiungono o superano le migliaia d'abitanti. Solo. Solamente perché è stato il tempo che ha deciso di sconfiggere il rapporto sentimentale e quindi lieto e diretto con tutta la natura. Che in più si mettono nei cassetti anziane e anziani. Togliendo il saluto alla fratellanza. Almeno a quella comunanza che seppure non costantemente nel giusto raccoglieva frutti per ognuna e ognuno. Con la solita scrittura incastonata nei fiati delle parole che sono il lievito di queste stesse vite viste e narrate, persino attraverso la oblunga e perenne morte, Franco Arminio da esempi, tante volte riprendendo suoi scritti pubblicati su giornali locali e nazionali oppure su spazi telematici diversi, per risentire un cammino. Sarà utopia? Ebbene, sappiamo per il momento che esperienze alla Cariano7X si fanno, e le comunità s'appropriano direttamente dei benefici delle manifestazione, o le lotte contro la chiusura d'ospedali e contro la discarica del Formicoso ci sono. E non è affatto poco. Se pensiamo, ancora, che viviamo di questa lande dove in consumismo e la Dc hanno ammazzato. Arminio fa parole. Perché devono esserci fatti. “Oratorio bizantino”, per giunta, su ammissione indiretta dello stesso autore, potrebbe essere il destino di questo nostro grande scrittore italiano. Per uscire dalla logica della chiacchiera. Ma a cernere i resti di popolazioni che delle loro montagne non devono aver paura.

lunedì 14 marzo 2011

Il libro del giorno: La vita segreta di Giuseppina Bonaparte di Carolly Erickson (Mondadori)





















Giuseppina è ancora giovanissima quando lascia la sua famiglia e la colonia francese della Martinica, dove è nata e cresciuta, per sposare l'arrogante aristocratico Alexandre de Beauharnais. Nonostante la nascita di due figli, la loro unione non è felice e, durante i turbolenti anni della Rivoluzione francese e del Terrore, Giuseppina conosce la povertà e l'orrore della prigionia, rischiando addirittura la ghigliottina. Il suo fascino esotico e la sua inarrestabile ambizione la sorreggono però anche nei momenti più difficili, sino all'incontro con Napoleone Bonaparte, che cambierà per sempre il suo destino. Mentre lui domina sulla scena politica e sui campi di battaglia, creando un impero sterminato e incoronando se stesso e la moglie imperatori di Francia, lei diviene l'incontrastata regina dell'alta società grazie al suo irresistibile magnetismo fatto di eleganza, charme, forza e vulnerabilità. Ma dietro le apparenze si nasconde una realtà ben diversa: il cuore di Giuseppina appartiene a un altro uomo, il misterioso straniero che l'aveva conquistata molti anni prima in Martinica e che lei non può dimenticare. Carolly Erickson, famosa autrice di saggi e biografie storiche, ritorna con il racconto della vita della prima moglie di Napoleone. Scritto in prima persona, il romanzo segue la protagonista lungo l'intero arco della sua esistenza, tracciando il ritratto a tutto tondo di una figura tanto sfaccettata e della sua epoca.

Primavera in Borgogna di Luca Terenzoni (Il Filo). Un estratto













"Era il primo sabato di primavera. Quella mattina Francesco aveva deciso di uscire di casa di buonora per recarsi a San Gimignano. Aveva avuto fin da piccolo una predilezione particolare per questo piccolo comune della provincia di Siena, quasi interamente racchiuso nelle mura duecentesche. Inoltre la campagna toscana aveva sempre avuto il potere di infondere in lui un senso di pace e tranquillità. Pace e tranquillità erano proprio quello di cui aveva bisogno in quei giorni: stava infatti passando uno dei periodi peggiori della sua vita. Sentiva di non avere più punti di riferimento, un obiettivo da perseguire. Tutto questo perché, dopo quattordici anni di felice fidanzamento con Laura, la loro storia si era improvvisamente interrotta. L’anno precedente avevano fissato insieme il giorno delle nozze per il 2 maggio 2009, ma non più tardi di tre settimane prima di quel sabato di primavera, lei aveva deciso di lasciarlo. Complice il nuovo lavoro di Laura, e soprattutto nuovi colleghi, la donna che lui credeva sarebbe rimasta al suo fianco per tutta la vita, si era perdutamente innamorata di uno dei consulenti finanziari della società di leasing per cui aveva iniziato a lavorare. Francesco, sebbene ferito profondamente nell’orgoglio e nello spirito, e forse perché l’aveva sempre amata incondizionatamente, aveva apprezzato la sincerità di Laura nel momento in cui lei gli aveva confessato di non provare più nulla per lui, nel corso di quella che sarebbe stata la loro ultima cena insieme, in quel ristorante in cui si erano conosciuti e nel quale erano andati frequentemente durante i loro quattordici anni di fidanzamento. Dalla sera in cui Laura gli aveva confessato, piangendo, di essersi innamorata di un altro uomo, lui aveva smesso di sognare e di avere fiducia nel futuro: non avrebbe mai più avuto il coraggio di immaginare una vita con un’altra donna con la quale sposarsi e avere dei figli. Francesco si sentiva l’inverno nel cuore. Quella mattina, decidendo di tornare a San Gimignano, sperava di trovare quel calore di cui aveva bisogno, affinché la primavera arrivasse anche dentro di lui e non soltanto nell’aria e nella natura circostante."

Titolo: Primavera in Borgogna. Autore: Luca Terenzoni

Casa Editrice: Gruppo Albatros Il Filo. Anno: 2010

Pagine: 155

Prezzo: euro 14,50

info: www.primaverainborgogna.blogspot.com

domenica 13 marzo 2011

Il libro del giorno: Sezione suicidi di Antonin Varenne (Einaudi)





















Il tenente Guerin è sempre stato un poliziotto un po' speciale. Misantropo, figlio di una prostituta che lo ha lasciato da poco orfano, vive tutto solo in un appartamento immerso nel caos, con l'unica compagnia di uno stravagante pappagallo che accoglie l'arrivo dei rari ospiti con vere e proprie esplosioni di turpiloquio. Ma Guerin è anche uno sbirro di prim'ordine, onesto fino al midollo e poco incline ai compromessi. Proprio per questo è stato spedito a dirigere la sezione suicidi della Surété. Un esilio ben poco dorato, nel quale sembra condannato all'inattività. Fino a quando Parigi viene sconvolta da una serie di morti spettacolari e sospette. Le "vittime" si sono tolte la vita nude e in pubblico, quasi seguissero tutte un medesimo, misterioso rituale. Con l'aiuto di Nichols, uno psicologo americano figlio di hippy che vive in una tenda nelle campagne francesi, Guerin si avvia lentamente a scoprire la verità, tra mille ostacoli, con la coscienza che dietro quelle morti c'è qualcuno pronto a muovere tutte le leve del potere, pur di non essere scoperto.

The Power di Rhonda Byrne (Mondadori)




La vita è più semplice di quello che pensi, e a mano a mano che arriverai a capire come funziona, e a capire il Potere che hai dentro di te, sperimenterai la magia dell'esistenza nella sua pienezza, e allora avrai una vita meravigliosa!
Ora lascia che la magia abbia inizio!
Dentro di te hai la forza più grande dell'Universo. Grazie ad essa avrai una vita meravigliosa! Il Potere!
The Secret ci ha fatto scoprire i segreti della legge di attrazione. Ora Rhonda Byrne torna con The Power per rivelarci la più grande forza dell'universo: il Potere di far tutto ciò che vuoi.
Con The Power capiremo quanto sia semplice migliorare le nostre relazioni, ottenere salute, denaro, felicità e la carriera che abbiamo sempre desiderato. Ogni scoperta, invenzione e creazione umana proviene dal Potere. Una salute perfetta, una relazione fantastica, una vita ricca di felicità e tutto il denaro di cui hai bisogno: questo è quanto puoi ottenere grazie al Potere. La vita dei vostri sogni ti è sempre più vicina, perché il Potere è dentro di te.
Per creare o per cambiare qualcosa, ti basta solo una cosa ... il Potere.
Con il suo linguaggio chiaro ed incisivo, Rhonda Byrne riesce a toccare le corde della nostra più intima coscienza. The Power ci spiega con sorprendente chiarezza come chiunque di noi può attingere al proprio potere di cambiare le relazioni amorose e sociali, determinare la propria realizzazione personale e professionale e risolvere i propri problemi di denaro, salute, carriera e vita.
"Il Potere contiene l'essenza di tutto quello che ho imparato da quando The Secret è stato pubblicato. Si arriva a capire che modificare in meglio relazioni, soldi, salute, felicità, carriera, e tutta la vostra vita occorre solo una cosa. Non occorre aver letto The Secret prima perchè Il Potere possa cambiare la tua vita, perché tutto quello che devi sapere è contenuto ne Il Potere. Se hai già letto The Secret, allora questo libro ti darà nuove e interessantissime informazioni da aggiungere a quello che già sai. Si sei destinato ad avere una vita incredibile! Ora comincia la magia della tua vita."
Rhonda Byrne

sabato 12 marzo 2011

Il libro del giorno: Gran circo Taddei e altre storie di Vigàta di Andrea Camilleri (Sellerio)





















Otto storie, tanto perfette e compiute da costituire ciascuna un breve romanzo. Ci sono i personaggi della Vigàta di ogni tempo, l'inventario di una Sicilia dalle inesauribili sfaccettature: avvocati brillanti, chiromanti improvvisate, contadini e studentesse, preti e federali, comunisti sfegatati, donne risolute, un repertorio che suscita il sorriso o la pietà, e sempre un forte coinvolgimento. Ma in queste storie c'è anche un elemento fiabesco, mitico, un improvviso scarto dalla narrazione che ritorna insistente. È una traccia sotterranea che si mescola con il momento storico che è sempre ben definito, al punto che sin dalle prime righe di ogni storia la narrazione viene incastonata in una data precisa, la fine dell'Ottocento, l'alba del 1900, ma più spesso gli anni del fascismo, dello sbarco, del dopoguerra. Quasi sempre è l'ironia, la burla a dominare, o il gallismo brancatiano, oppure l'umanità solidale che non manca mai nelle storie di Camilleri che in quella "piazza della memoria" che è Vigàta, attinge a storie vere o verosimili depositate fra i suoi ricordi, per reinventarle e raccontarle con la sua capacità affabulatoria, tutte spruzzate da una polvere di simpatia.

"L'avvocato del Re" di Maria Serena Camboa (Lupo editore). Un'anteprima













"Ciò che più mi diede fastidio fu di dover chiedere scusa alla collega per essermi lasciata scappare termini pesanti come “testimone falso”. Altrimenti mi sarebbero costati il deferimento al Consiglio dell’Ordine. Si viveva su precari equilibri. Quel pomeriggio stesso avrei preparato le note, pensavo, mentre salivo di corsa al piano del Collegio. Avevo studiato tutta la notte perché temevo di dover affrontare una discussione orale. Invece l’udienza di rimessione si risolse nella consueta formalità: «Per l’Avvocato Borghesi la causa può andare in decisione». Tornai giù velocemente per le ultime due udienze: un mero rinvio e una dichiarazione di contumacia. Finalmente anche per quella mattina avevo finito. Presi l’aperitivo al bar del tribunale con alcuni amici, i quali si congratularono per la grinta sfoderata nella disputa sul teste falso. Ringraziai con riserva: sapevo che cinque minuti prima avevano fatto la stessa cosa con la collega di controparte, esprimendole solidarietà. Li conoscevo bene i miei colleghi. Tutti simpatiche persone da cui ben guardarsi.”

Non sono certo intuito ed ambizione a mancare a Martina Borghesi, giovane avvocato del Foro leccese, segnata da una traumatica esperienza che la lega contraddittoriamente al brillante Teodorico Fuortes. Quando la bellissima Cinzia viene ritrovata cadavere nella fangosa campagna salentina, ad essere accusato del delitto è il fidanzato Giacomo, perfetto capro espiatorio. Chiamata ad assisterlo da Fuortes, Martina scopre presto che nulla è come sembra: oscure ingerenze viziano le indagini, mentre un’accesa campagna elettorale suscita inimicizie e sospetti incrociati. L’avvocato viene a conoscenza di scottanti risvolti della vita locale che la guidano verso una verità terribile e devastante. Un legal thriller all’italiana, in cui si intrecciano giochi di potere, introspezioni psicologiche, cinico arrivismo e il sogno del grande amore. Una scrittura brillante, dinamica, animata da una sottile vena ironica. Un “giallo” singolare, dunque che racconta i crimini e misfatti di un Salento tutto da “indagare”!

venerdì 11 marzo 2011

Il libro del giorno: L'Esordiente di Raul Montanari (B.C. Dalai Editore)












Livio Aragona è uno scrittore noir cinquantenne. Nudo davanti allo specchio, all'alba del 2009, si scatta una fotografia, come fa ogni primo di gennaio da quando era ragazzo. Ma non immagina quale terremoto sta per sconvolgere la sua vita. Preso fra l'ambizione di vincere il più prestigioso premio letterario italiano, l'amore per un'autrice esordiente della quale non ha nessuna stima come scrittrice e la trama pericolosa che un criminale tesse intorno a lui, Livio vedrà le sue certezze andare in frantumi, in un crescendo tragicomico e visionario punteggiato di colpi di scena, fino a un finale pirotecnico. Romanzo di tensione, storia di un amore tormentato, ritratto di un uomo giunto al crocevia della propria esistenza e satira del mondo letterario, questo libro prosegue il percorso "post-noir" di Raul Montanari, che tanto interesse e polemiche ha suscitato. La scommessa di raccontare con le cadenze implacabili del thriller storie lontanissime dai luoghi comuni della narrativa poliziesca.

Umbrella Girls






















Le “Umbrella Girls” hanno una storia, la loro storia, una storia italiana. Nel 1982 Alessio Sundas crea una leggenda della pop culture e della seduzione tout court legata con un filo rosso al mondo dello sport e dei motori. Correva l’anno 1982 e Sundas stava organizzando il cast di “The look of the year”, a Chianciano Terme. Scoppia un temporale. Le modelle sono costrette a prendere l'ombrello. Bastarono delle foto a quelle ragazze in bikini, e divennero subito mito facendo il giro del mondo vicino ai piloti di motogp. In questi giorni ha visto la luce il calendario delle Umbrella Girls 2011. Le splendide ragazze con l’ombrello che partecipano alle competizioni di rilievo nazionale e internazionale di MotoGp e SuperBike, hanno uno scopo ben preciso nella loro mission: proteggere i concorrenti prima e dopo la partenza.

Il calendario è stato realizzato dal fotografo Piergiorgio Raffaelli, fotografo di Forlì specializzato in ritratti di persone, e che da anni realizza immagini per pubblicità. I requisiti fondamentali delle “Umbrella Girls” sono: bellezza, simpatia, fascino. Ma cosa fondamentale, le “Umbrella Girl” di Alessio Sundas, esprimono tutta la loro esuberante e vincente femminilità con body, short e indumenti che le trasformano ora in allegre Betty Poop ora in seducenti pin up, ma sempre contraddistinte dalla professionalità e dal supporto di un management che ne comunica le peculiarità. In questi giorni aumenta la fibrillazione per l'approssimarsi del MotoGp 2011, sono diverse le case motociclistiche che hanno compreso il ruolo cruciale delle 'ombrelline'. Le “Umbrella Girls” sono pronte, schierate in pole position anche per questo 2011, che si preannuncia essere uno dei più entusiasmanti degli ultimi anni, basti pensare all'ingresso in team ducati del pluripremiato Valentino Rossi e alle attese di riscatto di tutti gli altri concorrenti.

Info: http://www.umbrellagirls.it

giovedì 10 marzo 2011

Il libro del giorno: Nessuno si salva da solo di Margaret Mazzantini (Mondadori)





















Delia e Gaetano erano una coppia. Ora non lo sono più, e stasera devono imparare a non esserlo. Si ritrovano a cena, in un ristorante all'aperto, poco tempo dopo aver rotto quella che fu una famiglia. Lui si è trasferito in un residence, lei è rimasta nella casa con i piccoli Cosmo e Nico. La passione dell'inizio e la rabbia della fine sono ancora pericolosamente vicine. Delia e Gaetano sono ancora giovani, più di trenta, meno di quaranta, un'età in cui si può ricominciare. Sognano la pace ma sono tentati dall'altro e dall'altrove. Ma dove hanno sbagliato? Non lo sanno. Tre anni dopo "Venuto al mondo", Margaret Mazzantini torna con un romanzo che è l'autobiografia sentimentale di una generazione. La storia di cenere e fiamme di una coppia contemporanea con le sue trasgressioni ordinarie, con la sua quotidianità avventurosa. Una coppia come tante, come noi. Contemporaneamente a noi.

La passione del calcio, di Franz Krauspenhaar (Perdisa Pop). Intervento di Nunzio Festa











Molti appassionati di calcio, oltre a essere arrabbiati con noi per la superficialità d'analisi, potranno essere almeno e - di contro - contenti di trovare (in pillole) nel nuovo libro di Franz Krauspenhaar “La passione del calcio” molte delle loro vicissitudini. Di stati d'animo. Perché l'autore ha voluto dare questa volta alle stampe. A creare “un romanzo autobiografico sull'Italia calcistica degli ultimi cinquant'anni”; ma letta attraverso gli occhi d'un tifoso non tifoso, anzitutto. Certamente non d'un ultra. Eppure d'uno che ha l'occhio molto attento e, diciamo appunto visto il genere di che tratta, allenato. Krauspenhaar, autore di “Era mio padre” “Le cose come stanno” “Cattivo sangue” e altri libri di spessore, romanziere, poeta e saggista, decide ora d'arrivare a un memoriale che prende in esami limiti e possibilità offerte dalle passioni: con particolare attenzione alla passione del calcio. Sport e letteratura. Quasi alla stregua dell'amato Brera. Penna fine, galvanizzante, a tratti urticante, molto grintosa. Voce e parole che i tifosi di tutte le squadre non dimenticheranno per i prossimi secoli almeno. Ma su tutto spicca Diego Armando Maradona. Passeggia anzi fa passetti di danza e passi con il pallone sulla testa d'ogni calciatore citato. Persino più in alto di Sivori o Riva. Con questo piccolo regalo agli sportivi e gesto esemplare per i non sportivi, lo scrittore, parlando innanzitutto di sé, legge l'Italietta attraverso la lente 'disturbante' della passione calcistica. Presa a metafora, ovviamente, come tra l'altro anticipato, d'ogni passione almeno dell'uomo medio. Tra la “trasmissione” che decide di dare attenzione al dettaglio che caratterizza veramente i tempi, al dettaglio che espresso in forma e sostanza di letteratura è documentato attraverso i tempi del privato col pubblico. Perché lo scrittore Krauspenhaar, ancora parlando di se stesso, spiega o descrive a tutti quanti cosa significa e qual'è il risultato d'avere e, soprattutto, custodire per coltivarla almeno a periodi, una passione. L'inchiostro intimo del poeta e scrittore prende a bocconi il passato ultimo o quasi del calcio. Dove esisteva gloria. Quando non era il tempietto del Berlusconi. E lo scrittore, di certo, racconta una storia collettiva: facendo della sua vita questa base di partenza dentro la quale ridisegnare pagine comunitarie. Le parole, dunque, questa ricerca assecondano. Con essere e malessere.

mercoledì 9 marzo 2011

Il libro del giorno: I promessi morsi di Anonimo Lombardo (Rizzoli)






















Il 7 novembre 1628, verso sera, su un pendio di quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, mentre le vette scoscese gettano un'ombra cupa su borghi e campagne e una nebbia spettrale pare inghiottire boschi e vallate, una ragazza tenta invano di sfuggire all'agguato di un essere dagli occhi rossi come tizzoni ardenti. Una poiana, o forse un enorme pipistrello, si leva in volo, e un vecchio curato, tornando dalla passeggiata serale, si imbatte in due individui minacciosi, che gli ordinano di non celebrare il matrimonio di Renzo e Lucia previsto per l'indomani. Gli sposi promessi non sanno ancora che dovranno affrontare un tentativo di rapimento, una fuga in un monastero di Monza dove si praticano riti innominabili, il complotto di una stirpe oscura per conquistare lo Stato di Milano, una rivolta contro i nobili affamatoti e succhiasangue, l'entrata in scena di un bandito licantropo. la calata di un Esercito Fantasma, lo scoppio di una pestilenza che stermina due terzi della popolazione, e un flagello ancora più spaventoso... "I promessi morsi" è il libro che Manzoni avrebbe potuto scrivere se fosse stato un autore di romanzi gotici. È una sarabanda in cui Dracula si insinua nei Promessi sposi, e un cappuccino si scopre a mormorare una preghiera per la salvezza dell'anima di una creatura delle tenebre. Tale è questo guazzabuglio del cuore umano, anche e soprattutto quando è stato appena trafitto con un piolo di frassino un cuore che umano non è.

Nina dei lupi, di Alessandro Bertante (Marsilio). Intervento di Nunzio Festa












L'autore dell'omaggio alla libertà rintracciabile sotto il titolo “Al diavul” torna a dimostrare il suo talento. Con “Nina dei lupi”, nuovo romanzo di Alessandro Bertante, superiamo la fine della Storia per permetterci senza fatica di trovare una soluzione definitiva che porta davvero a un nuovo inizio. Grazie alla piccola e per tanto insignificante paesino di Piedimulo. Grazie alla Nina, bambina che cresce in un frangente di storia e di luoghi della Montagna Scura che sta a Occidente. Alla tenerella età di dodici anni, infatti, la Nina che diventerà dei lupi è stata costretta a terminare nelle braccia calde dei nonni, lui ultimo sindaco e capo di Piedimulo, perché i suoi genitori sono stati tramortiti dalla fine d'un'era che per caratteristiche somiglia a quella consumistica. Perché la famiglia viveva in città. Quando non era necessario – per salvarsi dalla 'Sciagura' – rintanarsi in un borgo volutamente tenuto fuori dal contatto col resto dei resti della civiltà. In una comunità che si sta ancora difendendo con la resistenza passiva quando arrivano i predoni ad ammazzare tutti. E Nina fugge. Grazie alla nonna. Per superare quel fiume che solamente con nonno aveva valicato senza problemi. Ad arrivare vicina vicina ai lupi del bosco. Anzi prossima ai miti e forti lupi d'Alessio, l'uomo dei Lupi. Che cambierà nuovamente la vita della giovanissima fuggitiva. Fino a vederla e sostenerla nel cammino che conduce alla nuovissima dimensione di donna. Come è ovvio, ovvero alla stregua dell'annuncio segnato nelle pagine precedenti, non si sarebbe potuto che assistere a un congiungimento che è infine un vero e proprio atto d'inizio d'un'altra epoca ancora. Da dove si deve cercare di riprendere fertilità. In terra. In cielo. Nei terreni e nelle pance. Le avventure e lotte della mitica Nina, trasformata dal dolore e dall'amore, solitaria ma non sola creano le condizioni eclatanti. Quelle che danno alle scosse d'emozione il frusciare della fiaba. Perché Bertante si serve, innanzitutto, delle abitudini ancestrali di natura e animale. Intorno ai quali ricominciare. La trama, che ha tratti si diceva è possibile persino sentire scorrere in anticipo, è di quelle mettono un intreccio di personaggi pieni e vivissimi in un'ambientazione che ricorda e ricorderà le prossime iniezioni di tridimensionale. La leggenda che Bertante ci narra è una leggenda capace però di stupire. Più che una semplice e collaudata via di fuga dalla realtà e da mondo che va realmente in rovina. La leggenda di Bertante è un mistero. Tutt'altro che religioso. Pienamente laico per essere a stretto contatto con un'attualità che prova a lasciare e/o tralasciare. Alessandro Bertante, dando sfogo a una scrittura evocativa e sentimentale, piena d'affetto e tormenti, avvinghiata al cambio delle stagioni con la calma e l'irresistibilità dello stesso procedere delle stagioni, traghetta i suoi eroi non eroi in un linguaggio che sa del bianco e nero dei lupi. E degli altri colori che il branco dei lupi della Montagna possono fare. Inventando il romanzo che cambia il presente assoluto delle piccole lettere.

martedì 8 marzo 2011

Il libro del giorno: Famiglie, matrimoni e figli di Charlotte Perkins Gilman (Kurumuny edizioni)












Questo volume raccoglie venti saggi di straordinaria efficacia e attualità di Charlotte Perkins Gilman. I testi, pubblicati tra il 1909 e il 1916, sono tratti dalla quasi introvabile rivista sociologica americana “The Forerunner”. Ciascun saggio si lega, sul piano concettuale, alla interpretazione della società, della famiglia, del matrimonio e dei figli avanzata dalla Gilman. La Gilman riteneva i valori delle donne premessa per una società migliore e ciascuna famiglia un microcosmo della società, nel quale quei valori lottano per il proprio riconoscimento e la propria accettazione. Per migliorare la società abbiamo bisogno di figli in salute e felici, diceva Gilman, il che richiede madri preparate e competenti, un riconoscimento sociale diffuso della genitorialità, e un matrimonio fondato su una visione sociale moderna e non sul patriarcato. Lo stile diretto e stimolante dell’autrice ripropone una temperie intellettuale e una urgenza critica che invitano i lettori contemporanei a verificare e ripensare, con i dovuti aggiustamenti storici, le proprie posizioni sulla sociologia della famiglia.
Michael R. Hill
sociologo e geografo, curatore della ricerca complessiva alla radice del volume, ha ricevuto per questa un riconoscimento dall’ Associazione Americana di Sociologia.
Michael R. Hill
sociologo e geografo, editore generale di Sociological Origins ("http://www.sociological-origins.com" www.sociological-origins.com ), rivista di storia della sociologia, ed è Hewit Center Tutor in sociologia all’Università del Nebraska - Lincoln (USA). Nel 2003 ha vinto il Distinguished Scholarly Career Award dalla sezione di Storia della Sociologia.
Collana Esplorazioni / 08 - pp.160; euro 13,00

Sangu (Manni editori). Una versione dei fatti secondo Elisabetta Liguori










Ammesso che sia destinata a sopravvivere ancora per qualche anno, e onestamente un po’ ci conto, mi sa che a me il noir m’ha salvato la vita. Letterariamente intendo, e forse non solo. Nel senso che io, per natura, scriverei romanzi senza traccia, racconti senza capo né coda, frattaglie più che narrazioni, emozioni più che trame, personaggi piuttosto che eventi. Tutta colpa di Virginia Woolf che m’ha spinta sull’orlo del baratro a forza di passeggiate, elucubrazioni e meditazioni. Ragion per cui, quando qualche mese fa Agnese Manni mi ha proposto di partecipare ad un’antologia che raccoglieva le più autorevoli penne del sud e le metteva a confronto con le peggiori storie di sangue, io ho detto: sì grazie, ero commossa, oltre onorata. Mi sono detta: ci provo, ché tanto ci sono storie che io, con il mestiere che faccio, sempre tra le aule di tribunale, neppure me le cerco: sono loro che mi vengono a trovare. Ne avevo, infatti, giusto una nerissima che mi ronzava attorno. Erano i giorni in cui in televisione non si vedeva altro che il biondo pulcino di Avetrana e tutti a dire la propria. Non so bene perché, ma in quella gazzarra, m’ero convinta che i paginoni, l’audience e i palinsesti drogati, gli esperti con la collana di perle, fossero un fenomeno sociale importante; da studiare. E che tutta la questione avesse qualcosa a che fare con la felicità. Con la felicità della gente. Tutta la gente. Pensiamoci: spesso il sangue degli altri ci mette in connessione con il centro della vita. Più semplicemente, l’orrore e l’empatia che nascono dal sangue versato ci ricordano in modo immediato e carnale che siamo vivi. Un narratore, dunque, non può restare impassibile dinanzi ad un fenomeno simile. Deve dire la sua, offrire una qualche visione delle cose, rappresentare bisogni e intenti, guardarli dritti in faccia, altrimenti che narratore è? Così ci ho provato pure io. Prima ho scelto la storia. Poi una struttura di salvezza per non perdermi. Infine un linguaggio. Perché il linguaggio è la casa dell’essere (lo diceva Heidegger, mica io) e quindi dovevo trovare quello adatto a me. No, perché in tv volteggiavano sempre le stesse parole: l’orco, il male, la paura, il tappetino di violini che suonano, la mamma che piange, le foto in loop, gli appelli dei vicini di casa, i filmati con la banda che scorre sotto, e allora è normale che uno si chieda: ma che linguaggio è questo? Come funziona? Ce ne è un altro possibile? Allora ho pensato alla mia bambina. La bambina della mia storia. Quella che in diritto chiamiamo “testimone debole”, cioè colei che ha casualmente visto il sangue con i suoi occhi: il come il dove il chi, ma non sa bene come raccontarlo. Colei la cui credibilità dipende dal modo di essere, dalle esperienze fatte fino a quel momento, dalle persone che le sono intorno e si curano di lei. Colei per la quale la verità è un’idea in progress. La mia bambina, infatti, è ancora troppo piccola per aver chiari certi meccanismi mediatici, etici, giuridici o di costume. E’ solo una bambina che, come tutti, vuole essere felice. Dopo una imprevista notte di sangue la mia bambina comincia a chiedersi se e come quel sangue che ha visto senza capirne il senso può aiutarla ad essere felice. Il mio racconto, dal titolo “ Hollywood”, presente nell’antologia Sangu, curata e editata da Manni editori, racconta la sua storia da quel m omento in poi. Una storia in frammenti. Un noir sulla felicità che prende spunto da un fatto di cronaca salentina, che molti riconosceranno. E altri invece no, ma è lo stesso.

Sangu (Manni editori). Racconti di Cosimo Argentina, Rossano Astremo, Piero Calò, Carlo D’Amicis, Donpasta, Omar Di Monopoli, Elisabetta Liguori, Piero Manni, Livio Romano, Enzo Verrengia.

Anno 2011, 144 pp., € 12

lunedì 7 marzo 2011

Il libro del giorno: Corpo Presente di Gëzim Hajdari (Besa editrice)














Corpo presente è stato il primo libro translingue nel percorso poetico di Gëzim Hajdari; fu pubblicato nel 1999 a Tirana. Rileggerlo in questa nuova edizione consente di intendere il cammino annunciato allora e praticato fino ad ora dal poeta. Un poeta finalmente del nostro tempo, che opera nel presente, in Europa e viaggiando nel mondo.

Gëzim Hajdari è tra i massimi poeti viventi. Si è laureato in Letteratura Albanese all’Università di Elbasan e in Lettere Moderne a “La Sapienza” di Roma. Dal 1992 vive come esule in Italia. La sua attività letteraria si svolge all’insegna del bilinguismo, in italiano e in albanese. È poeta, narratore, saggista e traduttore. Ha pubblicato: Erbamara, Antologia della pioggia, Ombra di cane, Sassi contro vento, Stigmate, Spine nere, San Pedro Cutud: viaggio negli inferi del tropico, Maldiluna, Poema dell’esilio, Muzungu: diario in nero, Peligòrga. È vincitore di molti premi letterari.

"Sull'estrema soglia" di Arrigo Colombo (LietoColle)










Come il poetare dei filosofi greci, così dal pensiero e dalla ricerca sull’utopia, dall’assiduo meditare sul tempo e sulla storia umana, nasco­no questi testi e versi di Arrigo Colombo. […] Una poesia colta, ma che non ha bisogno di tradire alcuna citazione. Colta, perché sa sostenere l’architettura dell’infinito o lo sprofondare nel nulla senza alcun affanno, senza difficoltà di strumentazione ver­bale. […] Il filosofo rinvia al poeta, questi al profeta, e questi ancora a pochissimi testimoni, che sono i protagonisti; che sono pensosi, e vivono di luce e di penombra, mentre la colonna di fuoco del canto corale e serale degli uccelli sembra essere una marcia da requiem o una sinfonia epifanica nella labirintica storia dell’uomo. Guido Oldani

dalla sezione VARIAZIONI

Sul tema della luna cadente

1

Sull’orlo del cielo la luna rotolava stanca

sfinita da una fatica di millenni milioni d’anni,

impida l’ombra della sera, distesa appena

nel cielo, e la luna rotolava giù lungo l’orlo

obliquo stanca di una fatica che da miliardi d’anni

perdura, fatica di ogni giorno ogni notte, esausta

ormai, mentre il tempo la sospinge inesorabile,

il moto, su giù per il cielo a salire scendere

salire ancora ogni notte ogni giorno lanciata sospinta

da mano invisibile

Sfinita ora sull’orlo sosta, impotente

rotola giù per la china, sfinita sdegnata

verso l’abisso rotola, il vuoto

domenica 6 marzo 2011

Il libro del giorno: L'allieva di Alessia Gazzola (Longanesi)





















Alice Allevi è una giovane specializzanda in medicina legale. Ha ancora tanto da imparare e sa di essere un po' distratta, spesso sbadata. Ma di una cosa è sicura: ama il suo lavoro. Anche se l'istituto in cui lo svolge è un vero e proprio santuario delle umiliazioni. E anche se i suoi superiori non la ritengono tagliata per quel mestiere. Alice resiste a tutto, incoraggiata dall'affetto delle amiche, dalla carica vitale della sua coinquilina giapponese, Yukino, e dal rapporto di stima, spesso non ricambiata, che la lega a Claudio, suo collega e superiore (e forse qualcosa in più). Fino all'omicidio. Per un medico legale, un sopralluogo sulla scena del crimine è routine, un omicidio è parte del lavoro quotidiano. Ma non questa volta. Stavolta, quando Alice entra in quel lussuoso appartamento romano e vede il cadavere della ragazza disteso ai suoi piedi, la testa circondata da un'aureola di sangue, capisce

Angeli nell'ombra di Becca Fitzpatrick (Piemme)



Nora avrebbe dovuto sapere che la sua vita non sarebbe stata perfetta. Infatti, non basta una relazione con il proprio angelo custode (che è tutto tranne che angelico) ed essere sopravvissuta a un tentato omicidio per dirsi felice. Patch infatti sembra allontanarsi da lei per avvicinarsi pericolosamente alla sua peggior nemica, Marcie, e il ricordo del padre assassinato senza che venisse mai trovato un colpevole, fa scivolare Nora sempre più nel sospetto verso l'angelo immortale il cui passato è avvolto in un cupo e impenetrabile mistero. La ricerca della verità spinge Nora verso qualcosa che avrebbe preferito ignorare. Di colpo, tutte le sue certezze si dissolvono in un crescendo di tensione, paura, confusione e rabbia. E, a mano a mano che il dubbio si insinua nella sua mente, e il suo cuore si spacca per la gelosia, Nora sembra non riuscire a vedere che il pericolo è sempre in agguato...

sabato 5 marzo 2011

Il libro del giorno: Vieni via con me di Roberto Saviano (Feltrinelli)





















Il mancato riconoscimento del valore dell'Unità nazionale, il subdolo meccanismo della macchina del fango, l'espansione della criminalità organizzata al Nord, l'infinita emergenza rifiuti a Napoli, le troppe tragedie annunciate. Accanto alla denuncia c'è anche il racconto - commosso e ammirato - di vite vissute con onestà e coraggio: la sfida senz'armi di don Giacomo Panizza alla 'ndrangheta calabrese, la lotta di Piergiorgio Welby in nome della vita e del diritto, la difesa della Costituzione di Piero Calamandrei. Otto capitoli, otto storie, un ritratto dell'Italia di oggi che scava dentro alcune delle ferite vecchie e nuove che affliggono il nostro Paese. Esempi su cui possiamo ancora contare per risollevarci e costruire un'Italia diversa. Ideato e condotto da Roberto Saviano e Fabio Fazio, "Vieni via con me" è stato l'evento televisivo del 2010, più seguito delle partite di Champions League e dei reality show. Ora è un libro che rende di nuovo accessibili al pubblico queste storie in una forma ampiamente rivista e arricchita. Facendole diventare, ancora una volta, storie di tutti.

Apri gli occhi di Antonio Chiumento (Editoriale Programma)







Antonio Chiumiento nell’ambito dell’ufologia italiana è sicuramente un nome degno di tutto rispetto: oltre ad essere infatti dirigente e consulente del C.U.N. (centro ufologico nazionale) ha sempre dimostrato rigore ed onestà intellettuale nello scandagliare tutte quelle fenomenologie legate al mondo dell’ufologia. Di recentissima pubblicazione per i tipi di Editoriale Programma uno splendido ed interessante volume di Chiumiento con prefazione di Roberto Pinotti, dal titolo “Apri gli occhi”. Nell’opera narra delle testimonianza raccolte e verificate personalmente, come suo costume, in oltre 30 anni di indagini. La rosa della casistica che ha trovato collocazione nel volume ammonta ad un totale di 79 fatti tra i più eclatanti. L’autore si è limitato a fare dei rapporti dettagliati, proponendo le prove raccolte, ed evitando di entrare nel merito dei singoli casi in modo da lasciare al lettore la possibilità di costruirsi una propria riflessione. Dunque un libro utile sia ai ricercatori sia ai semplici curiosi, che può appassionare tutti coloro che, volenti o nolenti, pensano che nell'universo non esista solo l'uomo e che non si possa avere una visione completa di tutto quello che ci circonda fino a quando la questione U.F.O non sarà un enigma irrisolto.
Antonio Chiumiento, docente di matematica applicata e di economia aziedale, è nato a Benevento il marzo del 1949. Grande esperto di Ufologia, è stato Presidente del Centro Ufologico Nazionale, nonchè primo Presidente del Centri Italiano Studi Ufologici. Attualmente consulente scientifico del Centro Ufologico Nazionale.

venerdì 4 marzo 2011

Il libro del giorno: La Giustizia è una cosa seria di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso (Mondadori)





















Come funziona veramente il nostro sistema giudiziario? Quali leggi sono efficaci e quali invece intralciano l'azione della magistratura? Quali provvedimenti potrebbero essere utili a rendere davvero ostile il terreno per la criminalità organizzata in Italia e nel mondo? Nicola Gratteri, procuratore aggiunto presso la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, torna a dialogare con Antonio Nicaso, studioso tra i massimi esperti mondiali di 'ndrangheta, per aiutarci a comprendere meglio gli ingranaggi di quella complessa macchina del sistema giustizia, la cui riforma ormai non è più procrastinabile. Le proposte avanzate finora dal governo non sembrano capaci di risolvere i tanti problemi in campo, come la lunghezza dei processi, le carenze di organico nei tribunali e nelle procure più esposte alla lotta contro le mafie e il malaffare politico. Ben altre sono, secondo Nicola Gratteri, le riforme che potrebbero aiutare la giustizia: la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che ricalcano ancora lo schema ottocentesco, quando le distanze venivano coperte a dorso di mulo, la riduzione del numero dei tribunali, l'utilizzo della posta elettronica per l'esecuzione delle notifiche, la depenalizzazione dei reati minori per riservare il processo penale alle questioni di maggiore allarme sociale e tanti altri piccoli accorgimenti studiati nell'interesse esclusivo della giustizia. Prefazione di Vittorio Zucconi.

D/battiti fra le righe (AcmeLab) e Pensa MultiMedia





















"D/battiti - fra le righe" è una rubrica letteraria prodotta da ACMElab e curata da Stefano Donno. Novità, curiosità e recensioni dal mondo letterario. Ospite della sesta puntata è Luciano Pagano, ufficio stampa di Pensa Multimedia Editore che presenterà le ultime novità prodotte dalla casa editrice tra cui "Senza alcuni bisogno" di Michele Bee. www.acmelab.it

giovedì 3 marzo 2011

Il libro del giorno: Gli occhi di Venezia di Alessandro Barbero (Mondadori)





















Venezia, fine del Cinquecento: una città tentacolare e spietata in cui anche i muri hanno gli occhi, il doge usa il pugno di ferro e il Sant'Uffizio sospetta di tutti e non ci pensa due volte a mandare a chiamare un poveraccio e a dargli due tratti di corda. La Serenissima osserva, ascolta e condanna. Anche ingiustamente. Ed è proprio per sfuggire a un'accusa infondata che Michele, giovane muratore, è costretto a imbarcarsi su una galera lasciando tutto e senza nemmeno il tempo per salutare la sua bella moglie Bianca, appena diciassettenne. Bandito da Venezia, rematore su una nave che vaga per il Mediterraneo carica di zecchini e di spezie e senza speranza di ritornare a breve, Michele vivrà straordinarie avventure tra le onde, sulle isole e nei porti del mare nostrum, fino ad approdare nelle terre del Sultano. Per sopravvivere, con il pensiero sempre rivolto a Bianca, da ragazzo ignaro e inesperto dovrà farsi uomo astuto, coraggioso e forte. Nel frattempo, Bianca rimane completamente sola in città, tra i palazzi dei signori e il ghetto. Il suo temperamento tenace e orgoglioso dovrà scontrarsi con prove se possibile più dure di quelle toccate a Michele, e incontri non meno terribili e importanti l'attendono nel dedalo di vicoli e calli, tra i profumi intensi delle botteghe di speziali, quello del pane cotto nel forno di quartiere, il torso dell'acqua gelida in cui lavare i panni e i pagliericci pidocchiosi che sono il solo giaciglio per la povera gente.

"La vita accanto" di Mariapia Veladiano (Einaudi). Intervento di Elisabetta Liguori













Se essere una donna brutta, di questi tempi, equivale ad una condanna, essere donne e basta rappresenta comunque una responsabilità. Mariapia Veladiano, insegnante di lettere vicentina, laurea in filosofia e teologia, esordiente a 50 anni suonati, questa responsabilità la sente tutta. Lo si intuisce dai temi che tratta. Da vincitrice di una delle poche kermesse letterarie ancora autentiche (Premio Calvino), la Veladiano ci consegna una storia di formazione positivamente arcaica. Quella di una donna brutta, appunto.
Non è facile scrivere di bruttezza del 2011. La bruttezza non esiste più. Non è più visibile, non è riconoscibile. Non interessa nessuno. Alla bruttezza non sono offerti angoli di osservazione o studio, così come per chi è brutto non è a disposizione alcun punto di vista per narrarsi al mondo. Rebecca, infatti, la protagonista di “ La vita accanto” è una bambina talmente brutta da essere indescrivibile. Un punto di solitudine indistinto che attraverso lo svelamento graduale della propria esistenza e dei misteri che l’avvolgono, diventa un’identità forte.
In realtà la bruttezza di Rebecca è solo uno dei temi del romanzo. Questo orrore estetico è sia causa che conseguenza; è il pretesto per raccontare crudelissimi silenzi, nefasti equivoci, tare famigliari, pettegolezzi malevoli, piccole perversioni alle quali l’asfissia provinciale riesce ad attribuire un’eco cosmica. Il vero tema del romanzo è il Male, più in generale. Da dove viene, come cresce, dove conduce. La bellissima madre di Rebecca alla nascita della figlia entra in uno stato di luttuosa depressione. Si abbandona ad un’attonita ripugnanza che ha origini segrete quanto antiche, scegliendo di non tenere più alcun rapporto con la figlia, né con il bellissimo marito, né con il mondo esterno. La causa del grido muto di questa donna sola è il nodo che il lettore dovrà sciogliere.
Dalla parte di Rebecca, a raccontarle quali desideri le sono concessi e quali no, quale angolo del mondo le è riservato, restano solo pochi, riuscitissimi personaggi minori. La cameriera, l’amica grassa, l’insegnate di pianoforte. Ovunque: fantasmi e profumi.
Profumi, sì, perché ciò che non può essere visto, può essere annusato. Anche l’amore. Anche il futuro. Questa è la ragione per cui personaggio non secondario di questo esordio narrativo è il fiume. Il suo odore, quello delle sue alghe, il contesto nel quale sono collocate le sue rive, la gente che abita aldilà e aldiquà delle sponde, e che il fiume stesso distingue in diverse categorie umane, in diverse forme di pensiero. Quel fiume racconta, con uno stile curatissimo e visionario, la provincia, i suoi mali, la sua bellezza opaca. Il fiume toglie e restituisce e, come ogni abile narratore, riesce ad essere custode e complice, viaggiatore sedentario. Un romanzo con i profumi e le atmosfere dei primi del novecento, questo della Veladiano dunque, che si spinge fin dentro il nocciolo della modernità con grande dignità, pudore e atmosfere velatamente noir. Un’opera prima che, come la vita vera, più della vita vera, non s’abbandona al lusso di un lieto fine rassicurante, ma celebra un’epica romantica, forse minore, ma pur sempre vera.



mercoledì 2 marzo 2011

Il libro del giorno: torna in libreria Afra di Luisa Ruggio (Besa editrice)














Cinque donne si muovono in un’indimenticabile geografia dell’anima. Una puttana analfabeta che conserva una piccola Bibbia piena di annotazioni a margine, la grazia del fantasma di una donna tradita per il miraggio novecentesco dell’America e innamorata di una terra chiamata Afra, la forza di una monaca che ha smesso di attendere notizie dal fronte africano di El Alamein, un’adolescente scampata ai bombardamenti su Napoli e sopravvissuta alle sue sorelle nelle atmosfere surreali della seconda guerra mondiale, una domestica bambina posseduta dal dèmone dell’amore. Che cosa lega il loro destino e il loro punto di vista sensuale e disperato?

Le loro vite si sfiorano alle straordinarie altezze del pudore dell’amore, condizionato dalle ferite della Storia e l’invadenza del caso fino a diventare attesa dei ritorni mancati. Afra è la terra, alma mater, che attraversa questa storia con una forma sottilissima di erotismo ed è anche un’eco in cui riconosciamo la voce di una scrittrice italiana.

Luisa Ruggio, giornalista e scrittrice di origini pugliesi, ha pubblicato con Besa Senza Storie (2010), Menzione Speciale Premio Bodini 2010. Afra, il suo primo romanzo, ha vinto quattro premi letterari. È autrice del blog dedicato alla scrittura “Dentro Luisa”, www.luisaruggio.blogs.it

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