
La crosta dei componimenti di Mansueto è spaccata dal rumoreggiare del linguaggio. Tanto è vero che con “Scassata dentro”, in contemporanea, si devono accogliere i tormenti musicali de
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La crosta dei componimenti di Mansueto è spaccata dal rumoreggiare del linguaggio. Tanto è vero che con “Scassata dentro”, in contemporanea, si devono accogliere i tormenti musicali de
il Cenacolo di Leonardo sul sito di Haltadefinizione
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Libro sorprendente, originale, atipico, una vera e propria provocazione, che se non fosse per il fatto che si tratta di un libro veramente eccezionale, penserei ad una delle tante trovate da marketing editoriale per vendere un prodotto in realtà scadente. A metterci poi “la carica da
Malinda Lo è una giornalista americana di origine cinese. Ash, suo primo romanzo, è stato subito salutato da critica e lettori con entusiasmo e ammirazione ed è in corso di pubblicazione in numerosi paesi.
Capita che guardi e veda acqua. Le ombre dell’Arno si muovono dentro di me dove si trova sempre presente una dimensione parallela a quella del vivere giorno per giorno. L’acqua è una forza che mi perseguita e mi spezza la schiena, si nasconde ma alle volte fa di tutto per emergere in maniera prepotente sotto forma artistica: una sorta di ribellione e riscatto, una potenza vitale che mi rende elettrico come una gatta prima di mangiare. Nella sua voce si nasconde rabbiosa una disperazione fatta arte. Altri poeti hanno preferito scorciatoie, mezzucci per allietarsi l’esistenza, ma hanno finito per produrre una falsa forma di bellezza. Se sei poeta non sei facchino o imprenditore, non sei avvocato, impiegato o macellaio. Sei ladro. Un ladro che ruba dissonanze dentro le perfette costruzioni della mente. E mentre la notte mi invade con una continua richiesta di morte e di rinascita, lo spirito mi viene addosso in una vestaglia di raso rosso e il suo calore è più appagante di mille vittorie. Non abbiamo bisogno di una vita cauta ed infelice. Non abbiamo bisogno di una felicità vuota alla quale tutti possiamo ambire. Abbiamo bisogno di sentire. Di emergere. Per le strade noi vaghiamo oltre l’istinto in situazioni ai limiti della percezione, in luoghi apparentemente sconosciuti dove bruciamo, bruciamo sempre insieme a moschee piene d’odio e a cattedrali dorate che inneggiano falsi dogmi. Adesso che stiamo per scrivere l’anima della notte giunge e si mostra subito irrequieta. La notte ci invidia.
1) Nessuno è in grado di accedere alla propria realtà interiore senza avviare un processo di conoscenza profonda che inizia quando lo spirito s’impone sulla rozzezza della materia.
2) La poesia fenicea scaturisce dalla tensione prodotta dall’uomo-poeta che urta la materia e si oppone alla mediocrità che non vede prigioni.
3) Lo sforzo creativo dell'uomo supera tutte le prigioni della mente costruite sotto il comando impietoso della paura attraverso una differenziazione dell’individuo dallo status quo.
4) Il feniceismo rappresenta un movimento artistico di rottura verso quei comportamenti istintivi che preservano la propria natura dal distruggere le certezze mai discusse, sviluppando nel poeta una ricerca intuitiva che affonda oltre l’assetto consolidato dell’ordine sociale.
5) Gradino dopo gradino il poeta si inoltra al di sotto della soglia del logico per superare gli argini dell’essere statico e le allucinazioni indotte dalla falsità del vivere: egli è nella oscurità, oltre i simboli del giorno, dove è il baratro in cui si trova originario ed intatto un personale senso di verità.
6) La sensibilità di questi scrittori della vertigine si muove verso la scaturigine del bene e del male che compare dentro di sé.
7) Il potere di penetrare tra le ombre dell’esperienza li rende abili a trascendere il visibile; essi stracciano le vesti alla bellezza per imbattersi in quella verità che solamente il corpo ha il potere di raccogliere, nascondendola.
8) Sudore bile lacrime seme sangue plasmano il suono di un nuovo lirismo che non indietreggia al buio, anzi lo attraversa nel segno
di un linguaggio ruvido e non uniforme.
9) I poeti fenicei sono deliranti uccelli senza respiro che trapassano le vette del meraviglioso e profanano le profondità del fantastico
per rivelare l’oscenità di una forma di coscienza primordiale.
10) Tutti quelli che creano senza sapere il motivo, tutti gli invisibili, gli emarginati e gli inconsapevoli che vivono l’arte come una possibilità di redenzione, che rimuovono l’illusorietà dalla finzione poetica e non sanno ancora a cosa appartengono, fanno parte di questo movimento e sono detti poeti della fenice.
11) Il mondo ama l’arte ma odia l’artista che afferma la sua unicità su ogni metodo e tecnica.
12) Chi non vive la condizione di diversità non può capire la dimensione eroica dell’esistenza che traduce la frantumazione della regola
nella formazione di uno stile che aderisce alla più autentica individualità.
13) L’artista si denuda senza compiacersi. Mettere il trucco sopra i volti non è suo affare. Se sapesse farlo non riuscirebbe ad abbracciare l’Osceno. L’esercito della scimmia è contro di lui, l’umanità lo ripudia.
Firenze 1494. I francesi di Carlo VIII sono alle porte, i Medici in fuga, Savonarola vuole istaurare una repubblica teocratica. Michelangelo inizia a scolpire una statua di… neve. Una setta di incappucciati, che semina il terrore in città, vuole avvelenarlo. Ma Nencia degli Uberti, la sua piccola amica di tredici anni, lo salverà. Nella storia non mancano dame, magnati e armigeri; intrighi, amori e lussurie; e… le prediche di fra Girolamo Savonarola.
Un po' quello che capita con le illustrazioni di Bafefit. Un immaginario che sembra ispirato a quello burtoniano, ma che invece è crudamente originale nei suoi chiaroscuri di sangue e lacrime, tra rovi che decapitano e carcrashing con inebetiti testimoni di laghi di sangue. Carta in cui immergersi ed emergere nuovi, pur nella vecchiezza di una cellulosa targata XIX secolo, che Bafefit recentemente utilizza per i soggetti cui tiene di più.
Tutto questo e molto altro. Perché nei mille particolari che Bafefit imprime sulla carta c'è un po' di noi stessi, delle nostre paure, quello che ci differenzia gli uni con gli altri. Tutti dettagli che non si possono esprimere, perché l'animo umano stesso prova scandalo a sentirsi nudo.
Le ossessioni benefiche dei meridionalisti, di tanti che non vivono più e dei pochi superstiti, bevono alla fonte data Bianchi e Provenzano. Perché con l’analisi di “Ma il cielo è sempre più su?”, servita da una dotazione forte e motivata di numeri, cifre, donne e uomini, non è possibile girare la testa dall’altra parte. Noi, che siamo il frutto nato morto da una classe dirigente ben codificata dai ricercatori, dalla coppia di autori del libro che per sottotitolo ha una lunga è spigolosa questione aperta (forse anche più del titolo stesso), noi che sappiamo il significato di questo Meridione descritto e letto da Luca Bianchi e Giuseppe Provenzano possiamo dirci la testimonianza portata dalle stesse argomentazioni del volume. Niente importa, comunque, che il 2009 per Napolitano eccetera sia stato l’anno – di nuovo – della riscoperta del Sud; perché meglio è, o sarebbe, tenere nella mente le segnalazioni storiche di personalità dai nomi indimenticabili: Mazzarone, Scotellaro, Levi, Ross-Doria, De Martino. La marginalità, sappiamo da tempo, non è più salvifica. Da tanto è certo pure dello spopolamento, della disoccupazione, dell’abbandono vero e proprio della vita. Della resa. Estenuanti ed estenuanti si deve abdicare oramai alla vendetta portatrice di liberazione e autonomia. Per mezzo delle fisime dei notabili, nuovi e vecchi. Come della mancanza di forza e motivazioni dei piccoli di questa grossa e amara terra. Le parole messe in fila da Bianchi e Provenzano, oltre a essere appunto un’analisti lucida e tagliente, con proposta annessa e concessa ai dibattiti veri e non a quelli da verificare, hanno oltre a una forza propositrice, il sapore lento e indimenticabile, implacabile d’una coltellata inserita nell’addome del malato. E’ non sia, ovviamente, per colpa degli autori. Che, va aggiunto, hanno veramente tentato di dare indicazioni di riscatto. Il dolore però sta nella stessa ricerca alimentata e studiata. Nella sensazione di buio che inaugura il contatto con i documenti vissuti dai due attenti esperti della Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno). Il sequestro di futuro descritto da Bianchi e Provenzano è nella stessa domanda retorica “Ma il cielo è sempre più su?”. Oggi che continuiamo a smarrire pezzi di comunità e le comunità sono fatte a pezzi. Oggi che è sempre più difficile resistere, per esempio economicamente, in tanti anfratti del Mezzogiorno. Il libro di Luca Bianchi e Giuseppe Provenzano, dunque, oltre a essere ingaggiato quale testo possibile per idee d’uscita dalla valvola della morte, lo si ascolta per la sua natura tutta di quadro della situazione generale. Non a caso, tanto per citare, s’apprende che fra qualche decina d’anni al Sud solamente una persona su quattro avrà meno di trent’anni. Come che, e interviste potrebbero aggiornare questa verità al secondo esatto dentro il quale la si legge, due volte a Sud veniamo praticamente ammazzati: pagando il Nord per il mantenimento dei figli e dei figli dei figli, togliendoli dalla possibilità di riabilitazione, lenta ma da tentare, del territorio e dei territori in secca. Ovviamente non si deve pensare a una pubblicazione vista per riparare facendo i conticini con il Nord che assale, seppure così veramente per tanto tempo e per molti versetti è stato, ma d’una saggio indispensabile per ragionare del Meridione. Nelle pagine, è questo non lo si può annullare tra parentesi, lettrice e lettore riprendono in mano il filo tortuoso e di dannazione della stessa Storia del Sud. Quella che sente il Mezzogiorno azzannato dalle partenze praticamente costanti e dagli svenimenti al sole di tutte le possibili e probabili crisi, a tutte le idee di sviluppo da altri marcate. Infine, ed è doveroso rinnovare conferma agli autori, è certo che i vizi e/o le abitudini al servilismo, al clientelismo, alla svendita per un piatto vuoto sono di noi meridionali più che d’altri privilegiati.
Ma il cielo è sempre più su? L’emigrazione meridionale ai tempi di Termini Imerese. Proposte di riscatto per una generazione sotto sequestro, di Luca Bianchi e Giuseppe Provenzano, Castelvecchi (Roma, 2010), pag. 208, euro 14.00.
Seconda sessione - 15:00-17:40 Cultura/Ambiente/Turismo
Moderatore: Pierpaolo Lala
Andrea Ferreri, Luca Chiriatti, Simone Rollo (Bepress edizioni); Angela Calcagni, Annamaria Mangia (Cognitiva); Claudia Mangé (Centro C.B. Guglielmo Marconi - Vernole); Dott. Daniele Ferrocino (Vice Presidente CSV Salento); Arch. Francesco Pellegrino (Pellegrino & Associati S.r.l. Società di Ingegneria); Prof. Giuseppe Botrugno (Pres. Pro Loco Salento - Casarano); Dott.ssa Manuela Miglietta, Antonella Mangia (Soc. Coop. Meltingfood); Dott. Fernando Perrone, Vittorio Tapparini, Massimo Schito (Ass. Tracce Arte Contemporanea); Franco Ungaro, Antonio Giannuzzi (Cantieri Teatrali Koreja), Lino De Matteis (Glocal Editrice); Dott.ssa Anna Blasi (Ass. Cultura Comune di Trepuzzi); Dott. Enrico Capone (Capone Editore); Paola Scialpi, Angela Totaro Aprile, Rita Cesari, (Laboratorio di ricerca sull’arte contemporanea); Prof. Ferdinando Boero (Corso di laurea in Scienze Biologiche - Università del Salento) Dott. Antonino Di Vita (Assoc. Culturale Nuove Periferie Surbo), Dott. Livio Muci, (Casa Editrice Besa - Edizioni Controluce); Dott. Cosimo Lupo, Simone Miri, Antonio Miccoli, Raffaella De Donato (Lupo Editore); Osvaldo Piliego Antonietta Rosato (CoolClub); Massimo Rota (Asso Turismo – Puglia); Stefania Mandulino (Apt – Lecce)
Zante ricorda tutto dopo ben cinque anni da quella maledetta telefonata, e lo fa attraverso un colloquio confidenziale con i lettori. Spesso emergono dalle viscere della narrazione i tracciati esistenziali di personaggi come Taylor, Marco, Mara, Susanna, Evelina o di intere famiglie come i Saronne o i Lombardi Tanone, inconsapevoli attori di una farsa pericolosa e malevola. Il mosaico che
Ora per leggere questo libro non è necessario aver provato l'incandescente esperienza di vita di guidare una Porsche in estate lungo le vie di Positano mentre si assapora l'odore e il colore dei soldi nei luoghi cult dell'establishment vacanziero radical chic da V. I. P. , non è necessario vantare tra i propri avi almeno un conte, un barone o un principe, o aver fatto parte della storia della lotta armata negli anni di piombo, non è necessario insomma avere questo background ontologico, ma è necessario prepararsi a leggere un libro che vi terrà inchiodati con gusto dalla prima all’ultima pagina.
L’Interstellare è una libera congrega di persone che si fanno i libri propri, serve per mantenere contatti tra colleghi, serve per scambiare libelli creativi, serve per creare libelli collettivi e libelli circolari o per dar vita a collaborazioni. Chiunque abbia realizzato almeno tre titoli con una tiratura minima di dieci esemplari per titolo è benvenuto. Chiaramente stiamo parlando di editoria creativa, quindi i libelli devono avere degli interventi manuali (anche minimi) su ogni esemplare. L'adesione è felicemente gratuita.
Quali libri o casa editrice preferite del circuito “classico”? Cosa vorreste veder pubblicato?
Che opinione avete dell’editoria in genere?
Per noi, in principio era il Libro. Amiamo i libri nel senso più vasto che riusciamo ad immaginare e a concepire. Li leggiamo, li scambiamo, li scriviamo, li facciamo, li regaliamo, li vendiamo, li recuperiamo quando vengono buttati e li utilizziamo anche per la realizzazione di installazioni come, ad esempio, la nostra Libraffa: una bestia di più di due metri con corpo di libri e faccia di giraffa.
L’editoria ordinaria è certamente una bella cosa, ha dato al mondo la possibilità di diffondere su larghissima scala un oggetto come il libro, un oggetto che può letteralmente e letterariamente cambiarti la vita.
L’editoria ordinaria, però, ha dei precisi vincoli legati al mercato del libro, alla serialità e, per esempio, non potrà mai permettersi il lusso di pubblicare libelli creativi. Gli editori,poi, soprattutto quelli di qualità, sono quasi sempre strozzati da necessità economiche ed è molto difficile che riescano a diffondere ciò che amano davvero. L’editoria ordinaria, però, ha monopolizzato il concetto stesso di libro fino al punto che nella mente di una persona il libro è solo ed esclusivamente quello che esce da una tipografia, cioè un prodotto industriale. In realtà, un libro può essere autoprodotto con tante diverse tecniche senza che, di certo, perda la sua dignità di libro. Inoltre basta pensare a Depero con il suo Libro Imbullonato o a Bruno Munari con i suoi Libri Illeggibili per comprendere che un libro è molto, molto di più. Non abbiamo editori preferiti, ci piace pensare ai libri più che alle linee editoriali. E poi quando leggi tanto, il concetto dei “preferiti” è veramente troppo largo. Noi spaziamo da Virginia Woolf a Stefano Benni, da Bruce Sterling a Henry Thoreau, da Kafka a Hakim Bey, da Luce Irigary a Carla Lonzi. E poi ci piacciono i libri per bambini, i gialli degli anni cinquanta e la fantascienza di Ursula Le Guin. Ma se proprio vuoi un favorito possiamo offrire “Il bambino dai pollici verdi” di Maurice Druon della Sellerio. Lo mettiamo scherzosamente sul podio soprattutto perché lo abbiamo letto ad alta voce più di una volta con dei bambini ed è stato un grandissimo piacere! E poi, non possiamo esimerci dal segnalare un vero poeta di strada, Silvestro Sentiero e il suo meraviglioso libro: “Nude Passeggiate”
Le mostre, le performance e gli eventi artistici in genere ci hanno sempre interessati, sono una forma di nutrimento molto importante. Da un po’ di anni, però, da quando abitiamo sulle colline, è abbastanza difficile riuscire a spostarsi e seguire l’arte contemporanea che, purtroppo, gira soprattutto nelle città. Per quanto riguarda le nostre preferenze, si situano decisamente in una zona dadaista, quasi patafisica con qualche spruzzo di indispensabile paroliberismo futurista. I dadaisti ci hanno sempre affascinato per il loro approccio fortemente provocatorio, per l’uso sfrenato del collage, per la loro innata predisposizione al demenziale, al dissacrante. Già dagli anni venti avevano un’invidiabile lucidità antiartistica e giocosa e si permettevano sperimentazioni che, ancora oggi, lasciano stupiti. E poi, nel mondo dada, da Picabia a Duchamp, non c’era lo spazio per il mito del Grande Artista, anzi sono stati proprio loro a farlo rotolare a terra tra le risate generali.
Spesso diciamo di amare così tanto l’arte da permetterci di prenderla in giro! È per questo che abbiamo realizzato un libello dal titolo “L’arte come merda, la merda come arte (Non adatto agli artisti troppo seri)”.
Come dovrebbe essere, nella vostra visione, l’evento culturale ideale?
L’evento culturale ideale è per noi una festa del libro che prenda in considerazione l’editoria in tutte le sue infinite e ricchissime sfaccettature. Una festa che abbia il coraggio di invitare e mostrare tutte, ma proprio tutte quelle entità che ruotano intorno al concetto di libro: piccoli editori, microeditori, autoproduzioni, fanzine, libri d’artista, libelli creativi, autoeditori, fumettari, sperimentatori, libri antiartistici, etichette indipendenti, collezionisti, poeti di strada, book-crosser, reading, collettivi di scrittrici, poesie dorsali, bloggers, installazioni libresche, libri introvabili, libri antichi, libri mai mai visti...Un festa del libro, però, che non diventi un piccolo disastro ambientale, quindi niente piatti e bicchieri di plastica e niente cibo che causi la morte degli animali. E poi, questa poliedrica e multiforme follia dovrebbe svolgersi in parte all’aperto, ma in parte al chiuso perché i libri temono molto sia la pioggia che il sole cocente. Un evento culturale del genere scatenerebbe una serie infinita di connessioni, complicità, amicizie, collaborazioni. Sarebbe il metodo migliore per dar l’avvio alla Nuova Libresca Età dell’oro.
Nuovi progetti? Cosa bolle in pentola?
Da un po’ di tempo, tutte le domeniche, andiamo al canile di Camerino, un cittadina a qualche chilometro da casa nostra, per dare una mano. La cosa più importante è portare i cani fuori per una passeggiata. Molti, purtroppo, non escono dai box per settimane. Questa esperienza ci ha dato l’ispirazione per realizzare un libello sull’argomento. Si tratta di un breve romanzo dal titolo Vita da canile. È una storia di fantasia che ha per protagonisti Logan, un cane ritenuto pericoloso perché addestrato con metodi violenti e maltrattamenti vari al combattimento, e Furio, un giovane volontario del canile che cerca di recuperarlo. Con questo libello abbiamo tentato di esternare le strane emozioni che si provano trascorrendo qualche ora in un canile, vivendo a stretto contatto con questi animali, tutti con una loro spiccata personalità, tutti con una particolare e difficile storia.
Poi stiamo ampliando le varie opzioni di assistenza per chi decide di passare all’azione e farsi il proprio libello creativo. Per chi è agli inizi, ad esempio, possiamo realizzare l’impaginazione e l’originale cartaceo. In questo modo l’autore diventa indipendente e, con qualche fotocopia e altri piccoli accorgimenti, già parte con la prima tiratura. Oppure forniamo il libello già fatto che potrà essere utilizzato come campione per proseguire in autonomia. Ma le opzioni sono tante e tutte da esplorare. Poi stiamo progettando un nuovo libello collettivo sul futuro del libro, sugli e-book che, questa volta, entreranno davvero nel nostro quotidiano. In effetti, pare che, tra i venticinque milioni di italiani che navigano in rete, uno su due cerchi informazioni sugli e-book. A noi interessa il discorso dell’ipotetica smaterializzazione dell’oggetto libro con tutte le sue conseguenze.
Scenderete a trovarci in Puglia, se ci sarà l’occasione?
Certo, se organizzate il nostro evento culturale ideale, non mancheremo!
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Qualcuno ci sta facendo fessi. Qualcuno, da anni, sta cercando di farci credere che noi non possiamo farci i nostri libri, che non possiamo diffondere le nostre idee, le nostre visioni, le nostre storie, le nostre invenzioni, le nostre follie che, imbizzarrite, saltano lo steccato alla volta di nuove dimensioni. Vogliono farci credere che tutte queste nostre righe lanciate nella più intrigante e incontenibile libertà, se davvero aspirano al nobile rango di libro, debbano essere domate e ricondotte alla ragione, alla logica, alla coerenza. Che debbano essere rivedute e corrette per diventar presentabili agli occhi degli Specialisti in Materia. Noi dichiariamo la libertà dei libri! Noi, che da anni ci facciamo i libri nostri, dichiariamo che chiunque può fare altrettanto per partecipare alla festa dell'editoria creativa casalinga: un nuovo livello libresco che sovvertirà l'ordine editorial-globalizzato dell'universo. E dunque è a gran voce che aggiungiamo: Fatti i libri tuoi! Chiuditi nel tuo bugigattolo pieno di scartoffie, ritagli, carte, cartoni, cordine. Prendi i tuoi testi stonati che intonano inni spregiudicati e, invece di educarli al bon-ton-editorial-seriale, trasformali in magici pezzi unici, in preziosissime tirature limitate, in liberi libri che si librano come libellule belle fino alle stelle.
Tratto da “Fatti i libri tuoi (Breviario di Editoria Creativa Casalinga)” di Troglodita Tribe S.p.A.f. Libello arricchito con interventi manuali, strappi e collage. Lo trovi solo su http://trogloditatribe.wordpress.com
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