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martedì 24 novembre 2009

Una canzone per Castor di Mari Cavalli e Will_Be (Besa editrice)

Càstore e Pollùce o Polideuce sono personaggi che appartengono alla mitologia greca e romana, figli gemelli di Zeus e di Leda, noti come i Diòscuri, ovvero "figli di Zeus", ma anche come Càstori.
Facendo riferimento a quell’universo di vicende che è il Mito, i due fecero parte degli Argonauti, ovvero gli eroi che parteciparono alla ricerca del Vello d'oro: Polluce sconfisse in uno scontro di “pugilato” il re dei Bebrici, Amico. Poco tempo dopo i gemelli diedero vita alla città eponima di Dioscuria, collocata secondo il mito in Colchide. Questa è una versione dei fatti, quella tramandataci dalla storia, e dalle narrazioni ufficiali. Una re-interpretazione (sul senso dei legami) più contemporanea di quanto sopra raccontato brevemente la ritroviamo nel lavoro “Una canzone per Castor” di Mari Cavalli e Will_Be, edito da Besa con disegni al suo interno di Nicola Riccò. Un lavoro che parla di amicizia, una generosa e fraterna e l’altra inusuale perché venutasi a creare a seguito di un tragico evento, ovvero la morte prematura di un giovane, di nome Castor per l’appunto, che lascerà un segno profondo e indelebile nelle vite di chi lo ha conosciuto e amato. Si tratta di un libro interessante, soprattutto in tendenza con parecchia produzione scritturale di questi ultimi tempi, che abbandona forme oramai vetuste e stereotipate come l’epistolario, o il racconto fiume in prima persona di un Io narrante Onnipresente e Onniscente, per accondiscendere alle seduzioni di nuove grammatiche che provengono non solo dai social network ma anche dalla sintesi selvaggia del senso sintagmatico di mail ed sms. Che poi per dirla tutta, oggi come oggi, non costituisce più una novità. Infatti le due voci costruiscono un dialogo via posta elettronica intenso e serrato, volto a ricostruire un tracciato biografico (quello di Castor) segnato da un cortocircuito irreparabile che è la Morte. Ed ecco che Maria Cavalli e Will Be, attraverso anche l’uso frequente della prosa poetica, cercano di aiutare i protagonisti (una madre che ha perso il proprio figlio e un amico che ha perso un’amicizia fraterna) a re-impossessarsi di luoghi, volti, suoni, del vuoto nelle loro vite generato dal tragico evento. Non esiste un’ambientazione precisa nella descrizione di luoghi, perché il tutto si svolge nel meta-ambiente della Rete, ma puntuali a volte sono i riferimenti alla cultura pop musicale (Radiohead) o le citazioni di grandi e rivoluzionari studiosi di pedagogia come Bruner e Grossman: e non è un caso dal momento che Maria Cavalli è stata insegnante ed esperta di relazioni educative, e il libro è in fondo un progetto editoriale che mira a sfatare una serie di pregiudizi intorno ai giovani e alle loro vite. Se dovessi esprimere un giudizio al di là di un aspetto prettamente superficiale, direi che lo stile e i contenuti legano saldamente il lettore a queste pagine, anche perché sembra proprio che ci si trovi dinanzi ad un vero e proprio Lamento, come quello delle tragedie classiche, dove la forza di queste due voci parlanti, sanno che hanno reciprocamente ragione di questa loro inquietudine e sofferenza, ognuna dal suo punto di vista: parliamo della scoperta fondamentale della coscienza tragica della separazione e del lutto che come un fantasma o come uno scheletro nei nostri armadi fa sentire il suo peso!

Una canzone per Castor di Mari Cavalli e Will_Be (Besa editrice) collana Comete 7, pp. 208, euro 14,00

Rusty Dogs

Iniziano ufficialmente le pubblicazioni di Rusty Dogs (http://rusty-dogs.blogspot.com) con la prima storia, scritta da Emiliano Longobardi, disegnata da Andrea Del Campo e intitolata Next door to paradise. Rusty Dogs è un blog che raccoglie storie brevi a fumetti scritte da Emiliano Longobardi e disegnate da (almeno) trentotto disegnatori italiani attualmente a lavoro con alcuni dei più importanti Editori nazionali e stranieri. Il genere delle storie è il crime-noir e ognuna di loro sarà leggibile indipendentemente dalle altre, pur essendo tutte collegate da vincoli più o meno forti. Il disegnatore della prima storia di Rusty Dogs è Andrea Del Campo, catanese, già membro degli staff di John Doe e Unità speciale (Eura Editoriale), di Evo – La ragazza del fiume (Double Shot) e attualmente a lavoro con la Star Comics sulla nuova mini-serie Valter Buio su testi di Alessandro Bilotta.

Lo sceneggiatore - Emiliano Longobardi, sassarese, libraio. Esordisce come sceneggiatore nel 1999 con l'albo Xiola - Primo sangue (Liberty), scritto insieme ad Antonio Solinas e disegnato da Werther Dell'Edera. Dopo sette anni dedicati alla critica e all'informazione fumettistica con Rorschach.it e Comicscode.net, riprende nel 2006 l'attività di sceneggiatore.
E' presente sui primi tre numeri di Mono (Tunuè, disegni di Werther Dell'Edera, Elena Casagrande e Gianfranco Giardina), ha pubblicato una short su Donnell&Grace - Bluelights (IDEAcomics, disegni di Massimo Dall'Oglio) ed è fra gli autori di Killer Elite n.2 (Bottero Edizioni, disegni di Gianfranco Giardina e Andrea Del Campo).
Il suo blog è raggiungibile all'indirizzo: http://emilianolongobardi.blogspot.com

Lo staff di disegnatori sarà inizialmente composto da Fabiano Ambu (Il massacro del Circeo, Dampyr), Antonello Becciu, Michele Benevento (Caravan), Giacomo Bevilacqua (John Doe, A Panda piace), Elia Bonetti (Trigger, Capitan America), Riccardo Burchielli (John Doe, DMZ), Matteo Bussola (Unità Speciale, Factor V), Giancarlo Caracuzzo (Storia di cani, Nemrod), Raul Cestaro (Tex), Massimo Dall’Oglio (Underskin, John Doe), Davide De Cubellis (Martin Mystère), Andrea Del Campo (John Doe, Valter Buio), Werther Dell’Edera (John Doe, Loveless, Dark Entries), Carmine Di Giandomenico (Battlin Jack Murdock, Magneto: testament), Antonio Fuso (John Doe, Fear agent), Andrea Gadaldi (John Doe), Pier Gallo (Legs, Gaijin), Davide Gianfelice (Northlanders, Greek street), Gianfranco Giardina (Killer Elite, Mono), Simone Guglielmini (Detective Dante, Agent Zero), Giuseppe Marinello, Alex Massacci (Jonathan Steele, Doctor Voodoo), Francesco Mortarino (Dead Nation), Guido Nieddu, Davide Pascutti (La Grande Guerra, Marcinelle), Rossano Piccioni (Inside, L’insonne), Giorgio Pontrelli (John Doe), Paolo Raffaelli (Umberto Mistri – aviatore), Maurizio Ribichini (I quattro colpi, Storie fragili), Andrea Rossetto (Tengu-Do), Armando Rossi (Ford Ravenstock), Lorenzo Ruggiero (Superman Red son, La neve se ne frega), Antonio Sarchione (C.O.P.S.), Marco Soldi (Dylan Dog, Julia), Cristiano Spadoni (Magico Vento, Julia), Claudio Stassi (Brancaccio, John Doe), Joachim Tilloca (Un anno dopo) e Riccardo Torti (John Doe).

Il logo della serie, il lettering e la grafica del blog sono realizzati da Mauro Mura.
Info: Emiliano Longobardi – emiliano.longobardi@gmail.com

lunedì 23 novembre 2009

IL QUINTO COMANDAMENTO di Eric Frattini (Edizioni Il Punto d'Incontro)

Nel cuore del Vaticano il circolo Octogonus è pronto a tutto per nascondere un terribile segretoNella biblioteca dell’Università di Yale, è conservato un enigmatico documento: il Manoscritto Voynich, un codice del XV secolo scritto in una lingua incomprensibile. Nel corso della sua straordinaria storia, è stato inseguito da papi e imperatori, spie e studiosi, per scoprirne il mistero... od occultarlo per sempre. “Tutto quello che non è sacro è segreto”. Il professor Avner è sul punto di riuscire nell’impresa a cui ha dedicato una vita di studi: è riuscito a decifrare parte del manoscritto. Ma una terribile minaccia grava su di lui e su tutti quelli che l’hanno aiutato... “Favore per favore, silenzio per silenzio”. Il Circolo Octogonus è composto da otto temibili sacerdoti assassini guidati dal machiavellico cardinale Lienart. Davanti all’imminente decifrazione del segreto del Voynich, i membri del Circolo si preparano alla missione più importante: impedirne la divulgazione. Alla ricerca della verità, Avner e i suoi collaboratori si infiltreranno nel cuore del Vaticano, scoprendo quanto sia facile per alcuni alti prelati della curia violare il quinto comandamento.

Eric Frattini nato a Lima nel 1963, è professore universitario, giornalista e scrittore eclettico, appassionato di storia e di politica. Insegna giornalismo all’Università di Madrid e interviene. periodicamente come esperto di politica estera alla tv spagnola. Corrispondente dal Medio Oriente, analista politico e sceneggiatore televisivo, ha abitato per diversi anni in Polinesia, Paraguay, Libano, Cipro e Israele. Ha anche diretto numerosi documentari per le principali emittenti televisive spagnole, con le quali collabora assiduamente. È autore di una ventina di libri, tradotti in tutto il mondo, tra i quali: Osama bin Laden, la espada de Alá (2001); Mafia s.a. 100 Años de Cosa Nostra (2002); Irak, el Estado incierto (2003); Secretos Vaticanos (2003); La Santa Alianza, cinco siglos de espionaje vaticano (2004), pubblicato in Italia col titolo L’Entità (2008); onu, historia de la corrupción (2005); Kidon, los verdugos del Mossad (2006); o La Conjura, Matar a Lorenzo de Medici (2006); CIA, Joyas de Familia (2008). Le sue opere sono già state tradotte in Gran Bretagna, Francia, Portogallo, Russia, Polonia, Bulgaria, Romania, Brasile, Stati Uniti e Australia Attualmente, vive e lavora in Spagna.

ISBN: 9788880936428

Prezzo € 16,90


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Rarissime celesti eccezioni (Como, Ibis, 2009) di Flavio Massimo Lucchesi

Ho trovato davvero interessante l’ultimo lavoro di Flavio Lucchesi uscito per i tipi di Ibis edizioni di Como dal titolo “Rarissime celesti eccezioni”. Si tratta di un autore non alla sua prima uscita editoriale, visto che ha all’attivo due altre pubblicazioni che ibridano esperienza geografica ( Lucchesi è professore di Geografia umana all’Università di Milano) e letteratura come “Cammina per me Elsie” e “L’epopea di un italiano emigrato in Australia”. La peculiarità di un libro come questo sta innanzitutto, come rilevato sottilmente nell’introduzione al volume da Gianni Turchetta, nella policromia stilistica e dei codici, ovvero una flessibilità impressionante di giocare con le parole, i costrutti, le flessioni tensive nella narrazione che sublimano il tutto in un lavoro bello e singolare. Il secondo aspetto che mi sento di sottolineare è la capacità di trasformare una categoria ontologicamente necessaria al nostro vivere come l’Amore, in un essere composito, eccezionale nella sua aderenza al termine latino monstrum, e alla stessa sfuggevolezza che lo caratterizza genomaticamente per cui risulta a volte irraggiungibile, a volte un miraggio, a volte una splendida beffa, a volte un tesoro trovato di inestimabile valore, da custodire gelosamente e ad ogni costo. Ma l’Amore di Lucchesi è qualcosa di assurdo che fa male non perché melancolico, ma perché è unvero e proprio tumore devastante che lo assale in ogni sua manifestazione: l’amore di sé rispetto alla noia, l’amore per la propria vita vissuta a metà o “ … per tre quarti”, l’amore senza nome proibito perché impuro tra gli stessi generi, l’amore trans gender indefinito, ipersessuale, sub-valoriale, l’amore della ricerca in fondo d’identità che oramai oggi come oggi non esiste più, perché nemmeno le ibridazioni e i meticciamenti delle categorie che sino a questo momento ci hanno fatto sopravvivere reggono sotto il peso della Flessibilità da qualsiasi punto di vista la si voglia intendere. Nello specifico il libro di questo scrittore, è una raccolta di tre racconti omogenei per contenuti, complessi nella resa scritturale. Post-Moderno il primo, dove il protagonista attraverso un ritorno di fiamma verso il nuoto, riscopre nella competitività delle gare un modo per ricomporre i puzzles della sua vita; Lirico e classicheggiante quasi da trovatore provenzale, in cui si parla d’amore e morte che aleggiano sulle vite sentimentali omosex e guerresche dei due protagonisti Gualtieri e Federico all’epoca della discesa in Italia del Barbarossa; Post-erotico ed iper/semantico il terzo strutturato in un monologo di un Trans ( com’è attuale all’epoca di Marrazzo e dei suoi amori) verso un suo cliente di cui si è innamorato, attraverso e-mail e sms. Ossessione, attraversamento dei confini, sono condizioni di un lavoro che il professor Lucchesi alimenta nella storie che racconta e che dimostrano incontrovertibilmente come il corpo e la sessualità siano ancora fuori controllo.

domenica 22 novembre 2009

L’nfanzia delle cose di Alessio Arena (Manni Editore). Di Dario Goffredo

Forse le affinità tra il rione Sanità di Napoli e il quartiere Lavapiés di Madrid, il quartiere dei gitani, non sono poche. E non sto parlando di quei semplici e banali luoghi comuni ch potrebbero venire in mente a chiunque associando due popolazioni così diverse eppure forse così vicine, almeno nell’immaginario comune, per colori, suoni, riti. Ne L’infanzia delle cose di Alessio Arena, uscito per Manni nella bella collana Punto G, di luoghi comuni non ce n’è nemmeno uno. Ci sono grandi invenzioni piuttosto. Linguistiche, in un coloratissimo e dolcissimo pastiche tra lingua dolescenziale napoletana, spagnolo e gitano. Di personaggi, uno più incredibile dell’altro eppure tutti realistici. Di situazioni, che si muovono in equilibrio perfetto tra comicità, tragedia, umorismo e commozione sincera. Il tutto legato da una magia che protegge e spaventa, che incuriosice e ammalia. La storia è quella di Antonio, che racconta in prima persona le sue avventure, quindicenne napoletano che dopo la morte per overdose del padre, cantante neomelodico in odor di camorra, si trasferisce con la madre e la sorella a Madrid, nel quertiere di Lavapiés, appunto, in una strada dove tutti i negozi sono stati rilevati dai gitani, che “sono i padroni del mercato. I gitani sono i padroni di tutti i negozi di Lavapiés. I gitani sono i padroni di Lavapiès”. La vicenda si sviluppa scoppiettante in un crescendo, orchestrato perfettamente da Alesio Arena, di situazioni e colpi di scena, dove si inseguono e rincorrono violini e cani, incendi e scarafaggi, cadaveri e monnezza.

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O PRESIDENTE NEGRO – MONTEIRO LOBATO Editora Globo (literatura brasileira). Recensione di Adriana Maria Leaci

Para quem, como eu, que conheceu algumas obras infantis do autor, parece uma brincadeira que exista um romance para adultos escrito por Monteiro Lobato. Mas não é assim. Ao ler a sua biografia, salta aos olhos um artista do saber que foi capaz de se empenhar na editoria brasileira e exaltar a capacidade dos autores locais, elevando a cultura do país e se distinguindo de tal maneira até ser considerado inimigo da política da época. Na realidade Lobato foi um dos maiores escritores brasileiros do século XX e escreveu enúmeras obras, se interessou pelo gênero infantil, escreveu contos e crônicas de tamanha ironia que durante toda a sua vida não fez outra coisa que chamar a atenção dos leitores. E os leitores da sua época não eram so intelectuais, porque os seus escritos eram lidos nas rádios, publicados em jornais e em folhetins distribuídos por todo o Brasil.
No único romance completo para adultos não se tratou absolutamente de falar sobre Narizinho ou Emília, os dois personagens mais conhecidos e referidos ao autor. Publicado em 1926, o romance nasce com outro nome: “ O Choque”. Só vinte anos mais tarde se transformará em “O Presidente Negro”, numa tentativa falida de elevar a obra editorialmente. Num momento em que se vivia sob o signo de um idealismo social muito romântico e o modernismo no Brasil era ligado sòmente às novas automóveis e eletrodomésticos que nasciam para facilitar o trabalho das donas de casa, “O Presidente Negro” é um romance que foi inspirado numa fantástica visão do futuro dos Estados Unidos anos antes que Monteiro Lobato passasse várias estadias naquele pais.
Concentrando-se numa ideológica máquina do futuro, o personagem principal vive em volta de uma ciência capaz de visualizar eventos importantes que hipotéticamente poderiam mudar o curso da história humana se viessem ao conhecimento do homem comum.
O tema é muito atual, chegando a ser visionário, pois ao ser lido nos dias de hoje nos mostra a veridicidade daquela que foi só uma intuição de Lobato, como por exemplo a internet, comentada durante o romance com outro nome. Impressiona como o autor coloca o declínio da influência européia e a ascensão dos Estados Unidos que se transformaria numa grande potência mundial, anos antes mesmo do crack da bolsa de valores de New York. As lentes da “máquina do tempo” do romance, são as lentes da sua mente. Da mente de um homem que passa na escritura uma realidade que hoje se verifica como a hegemonia da China, que Lobato conhecera como uma sociedade destinada sòmente à agricultura sob o regime de Mao, e que nunca pôde assistir na gestão atual do próprio patrimônio econômico. Outra nota impressionante da história é o referimento ao “clone”, ou à capacidade da ciência de esbranquiçar a pele das pessoas negras. E de lá continuará a descrever situações que levarão os Estados Unidos a eleger o seu primeiro presidente negro numa disputa com uma mulher. Outra visao do autor que se compara perfeitamente aos fatos acontecidos há apenas um ano atrás. Uma nota negativa do autor pode se revelar através do referimento à extinção da raça negra como ponto de chegada para a hegemonia total dos Estados Unidos num mundo que, segundo Monteiro Lobato, não podera reagir diante da grandiosidade daquele país. Pessoalmente não interpretei essa nota racial como verdadeira por parte do autor mas, me iludo que, como fabulista visionário, caricaturista e irônico qual foi, provávelmente exasperou o tema, talvez na tentativa de demonstrar até que ponto o ser humano poderia chegar se tivesse nas mãos a capacidade de transformar as células humanas e moldá-las para o próprio interesse.
Exatamente um ano atrás o livro foi novamente publicado, dias antes da eleição de Obama, numa também provável “visão” da Editora Globo que, no mínimo, me faz pensar.

O PRESIDENTE NEGRO – MONTEIRO LOBATO, Editora Globo – literatura brasileira
202 páginas – reedição 2008

sabato 21 novembre 2009

L’Approdo di Shaun Tan (Elliot). Recensione di Ilaria Ferramosca

L’Approdo, non è una storia tra le ultime uscite, è infatti una pubblicazione del 2008. Non è quindi “un” (o una... o come lo si voglia scrivere) graphic novel recente dal punto di vista editoriale, ma lo è certo sotto il profilo della tematica, poiché il problema dell’immigrazione è qualcosa di sempre vivo e contingente. Shaun Tan, di origine malese, pluripremiato autore di questa storia silente, in cui l’assenza di dialoghi urla del coro di numerose voci, descrive in maniera precisa e puntuale il viaggio di un uomo verso un paese sconosciuto. Un uomo che è suo padre e al tempo stesso molti altri individui, dalla fine dell’ottocento a oggi, la cui vita è stata sbalzata altrove. Il protagonista è infatti una sorta di simbolo, l’emblema di tutti gli emigranti, e con altrettanti di essi egli s’incontra durante il proprio percorso. Le ragioni della diaspora possono essere di vario genere: necessità di far fortuna, sfuggire a maltrattamenti, inseguire la libertà, ricongiungersi a persone amate, ma la sostanza è sempre e solo una: la ricerca di qualcosa. Attraverso questo racconto così vero, possiamo godere di chimeriche allucinazioni e metafore; di suggestioni in cui il realismo fotografico e cinematografico, dato da immagini e inquadrature, si mescola a luoghi fantastici e simboli, scelti per raccontare il trascorrere dei giorni, il passare delle stagioni o degli anni, i sentimenti e gli stati d’animo. Come la solitudine e la nostalgia, rappresentate da foto e riproduzioni di ambienti familiari compressi in valigie di cartone; o la speranza e l’attesa, trasfigurate in animali totemici.
Una narrazione basata interamente sull’inferenza del lettore e sulla capacità di scandire il tempo muovendo i fotogrammi da momento a momento; nuvole che si modificano nel cielo e fiori che sbocciano e appassiscono, il tutto bloccato da istantanee dalle tinte ingiallite o violacee. L’Approdo è più di un fumetto, è un album di vecchie foto e al tempo stesso è quasi un libro pop-up, in cui ad essere tridimensionali qui, non sono le immagini, ma le emozioni: quelle dell’autore, dei protagonisti e dei lettori, fuse in un tutt’uno inscindibile.

Titolo: L’Approdo. Disegni: Shaun Tan. Editore: Elliot. Prezzo: €22,00. Pagine: 128

venerdì 20 novembre 2009

Elena Maffioletti: "Il ladro di parole", pagine 160 (Casa editrice Fernandel)

Barbara è una famosa scrittrice in lento declino. Lavora a un nuovo romanzo, ma le parole la tradiscono in continuazione. Diventa sempre più faticoso riempire la pagina bianca, così come diventa sempre più difficile accettare i segni dell’età che avanza. Accanto a lei, a condividere un’esistenza scandita dal ticchettio dei tasti sul computer, c’è Betta, la fedelissima redattrice e segretaria tuttofare. Una sera d’estate però una copia del manoscritto viene perduta. Un incidente che segna una svolta in quel mondo fatto di parole. Si fa vivo un invadente sconosciuto che riscrive l’opera pagina per pagina. Sfronda, modifica e inventa nascosto dietro a un indirizzo e-mail, scardinando il sentimento di complicità che unisce le due donne e modificando profondamente il loro rapporto. Affascinata suo malgrado dalla sfacciataggine e dal talento dell’uomo, Betta si lascia coinvolgere in una corrispondenza nella quale affiora la sostanziale componente erotica della scrittura. Barbara, offesa e violata in ciò che possiede di più intimo, cerca invece improbabili occasioni di rivincita. Alla fine ciascuno dei tre dovrà fare i conti con ciò che ha guadagnato e ciò che ha perduto… (from Giorgio Pozzi on Fb)

"Il ladro di parole più di tutto mette l’accento sul potere della parola scritta, sulla sua capacità di entrare nel cuore di ogni persona e di uscirne rinnovate, raddrizzate, rimescolate, aprendosi a una vita nuova e indipendente perfino dall’autore, dalle intenzioni insomma di chi per primo le ha concepite.
Nel romanzo di Elena Maffioletti la scrittura è davvero viva, la letteratura entra nella realtà, la pervade, la scuote." (di Sabrina Penteriani - L'Eco di Bergamo)

L'ultimo Tram, di Giancarlo Tramutoli, Manni Editori (Lecce, 2009). Recensione di Nunzio Festa

Ogni volta che Tramutoli conficca in un volume la sua ironia, le doti polemiche, il peso della normalità, si completa un pezzo della lezione poetica italiana. “L'ultimo Tram”, silloge più recente del potentino Giancarlo Tramutoli, di cui giornalmente prendiamo calembour, somiglia è non è, chiaramente, il precedente “Versi pure, grazie”. Ovviamente manco è vero che si tratta, a questo punto, dell'ultimo tram. Ma seguiamo, appunto, il poeta. Questa volta è lo stesso autore che spiega alcune cosine utili: “in questa nuova raccolta poetica affiorano due tipi di suggestioni. Tutte e due giocose e leggere. Quella italiana dei Vito Riviello, Toti Scialoja, Gianni Rodari, Totò. E quella americana dei Carl Sandburg, Frank O'Hara, E. E. Cummings”. Il resto, invece, al momento non c'interessa; perché – tanto per ricordare – del maestro Riviello e con il componimenti di Vito Riviello l'assonanza esiste e si capisce. Eppure ancor di più è il parallelismo che si potrebbe fare con certe 'uscite' del grandissimo Totò. Anzi: il piglio polemico somiglia a quello di Riviello mentre la leggerezza guizzante e potente è quella del Totò. La voce non italica, poi, è presa e bevuta per altri settori sentimentali. Di nuovo, quindi, Tramutoli come un Bukowski, mostra senza mostrare di possedere lezioni che gli servono per arrivare col tatto della vera poesia. Non quella funerea e annerita dei divi. Che Tramutoli, se così fosse, molto si spaventerebbe. E in uno specchio mai più si riconoscerebbe. Questa nuova raccolta, dopo aver raggiunto perplessità d'alcuni istanti e obiettivi “premeditati” di molti altri, ancora, è una lezione che sa di lezione ricevuta. Della modernità, scopriamo ancor una volta, non sappiamo leggere e dire ironiche versioni. Tanto che serve, con puntualità, la mano di Giancarlo Tramutoli che prende le nostre orecchie e dentro spedisce tutto il giocoso possibile. Senza, questo è chiaro, tralasciare accenti di dramma che comunque la società e lettrice e lettori consumiamo. Ora si potrebbe però fare un'esplicitata, esplicita e divertente domanda/richiesta al caro Tramutoli. E dire: quando il nuovo romanzo? S'aspetti, allora, per altra bellezza della giovane Basilicata.

giovedì 19 novembre 2009

La Guida di David Icke alla Cospirazione Globale (Macro edizioni)

La Guida di David Icke alla Cospirazione Globale è un’opera unica e straordinaria: oltre 600 pagine ricche di riferimenti storici, biografici e simbolici. È un capolavoro che connette tutti i punti e rivela i legami nascosti tra personaggi, eventi e tematiche che apparentemente non hanno nulla in comune tra loro, e che dimostra come tutto, alla fine, si ricolleghi perfettamente. Solo quando ogni punto sarà stato connesso all’altro, lo stupefacente quadro generale apparirà. E noi non potremo fare altro che rimanere sbalorditi mentre, pagina dopo pagina, Icke ci rivela la verità di ogni cosa, dagli avvenimenti della storia antica all'Internet olografico che governa la nostra realtà. La cospirazione globale con cui si intende imporre uno stato orwelliano, non è pura “teoria”. Al contrario, è un fatto supportato da una serie infinita di prove e, oggi, anche dall’esperienza quotidiana. Una rete di famiglie imparentate tra loro, la cui origine risale alle epoche più remote, sta manipolando gli eventi attraverso i propri politici-fantoccio e personaggi di rappresentanza, prodigandosi per instaurare una tirannia a lungo preparata. Ma i giorni del loro anonimato sono ormai terminati. David Icke ha fatto luce sul Popolo delle Ombre e ha messo fine a quella segretezza che è così essenziale al loro successo.

David Icke nacque a Leicester, in Inghilterra, nel 1952. In gioventù aspirava a diventare un giocatore professionale di football e per tale motivo abbandonò la scuola per giocare con il Coventry City e l’Herefold United nella English League. Un’artrite reumatoide al ginocchio sinistro in peggioramento lo costrinse ad abbandonare la carriera all’età di 21 anni. Decise quindi di diventare un presentatore televisivo alla BBC e cominciò a cercare lavoro come giornalista. Non avendo terminato la scuola, inizialmente riuscì a trovare un posto solo nel piccolo giornale settimanale di Leicester, per approdare poi velocemente a quotidiani, radio locali, televisione regionale, con il ruolo di anchor man e reporter degli sport nazionali. Nel 1982 si trasferì nell’Isola di Wight, dove iniziò a condurre una campagna su temi ambientali che lo portò a diventare un rappresentante nazionale per il Partito Verde nazionale. Dalla metà degli anni Ottanta aveva intanto perso interesse nell’ambiente televisivo, che vedeva sempre più come un mondo privo di anima, in cui abbondavano insicurezze e paure. Nel 1989 scrisse un libro dal titolo It Doesn’t Have To Be Like This, esponendo la visione e i programmi del Partito Verde perché sentiva che stavano parlando solamente tra loro e non con il pubblico. Durante la stesura del libro, David Icke iniziò a percepire una presenza attorno, come se ci fosse sempre qualcuno nella stanza in cui si trovava, quando in realtà non c’era nessun altro. All’inizio del 1990, mentre si trovava in un albergo di Londra, si rivolse all’entità misteriosa che lo accompagnava, invitandola a manifestarsi. Da quel momento le cose cominciarono a cambiare per David. Cominciò a sentire tre voci distinte che gli indicavano cosa fare. La prima voce gli consigliò di leggere un libro su una guaritrice, che egli in seguito contattò per farsi curare l’artrite con successo. La guaritrice rivelò di essere stata contattata da un’entità con il compito di trasmettere un importante messaggio a David, che a sua volta trasferì in un libro dal titolo Truth Vibration (Gataway Books), a cui seguì un’esperienza straordinaria che tuttora sperimenta nella propria vita. Mentre si trovava in Perù, nel 1191, soggiornò presso l’hotel Sillustani in Puno, situato presso un antico insediamento Inca, con graffiti e pitture nei dintorni. Durante un’escursione David sentì un’altra delle tre voci, che lo invitò a visitare una montagnola dove si trovavano delle pietre antiche poste in circolo. In quell’occasione ebbe una straordinaria esperienza di trasmissione energetica e sentì l’ultima delle tre voci. Dopo questa esperienza tumultuosa, trascorsero 2 mesi prima che David ritrovasse l’equilibrio interiore. Decise quindi di fare un’apparizione in televisione per raccontare ciò che gli era successo, ma ne ricevette una terribile delusione: fu deriso per un paio di anni in Gran Bretagna. Imparò in seguito a non prestare attenzione a ciò che la gente poteva pensare. Iniziò così a girare il mondo annunciando la sua scoperta, ossia che la posizione del potere globale era occupata da una razza di rettiliani dalla forma mutevole. Oggi David icke, noto autore e speaker, ha tenuto incontri e ricerche in più di 20 paesi negli ultimi 2 anni, comunicando le informazioni soppresse a milioni di persone e offrendo una soluzione spirituale (non religiosa) alla manipolazione globale.



ISBN: 9788862290173

Prezzo € 24,00


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La strada dell’odio, di Grazia Casavecchia (Lupo editore). Recensione di Raffaele Polo

Di solito le ‘opere prime’ non colpiscono particolarmente e, anzi, vengono esplicitate in tal modo proprio per richiedere una sorta di compiacente assoluzione. Non è questo il caso de ‘La strada dell’odio’ di Grazia Casavecchia, un romanzo ricco di interessanti spunti e di piacevolissima lettura. Bisogna, peraltro, inserirsi in quel filone di romanzi d’amore, o romanzi rosa, che tanto gradevolmente vengono accettati dai cultori del genere. Così come, del resto, sono vilipesi e messi da parte da chi li escluderebbe volentieri dalla storia della letteratura. Non a cassa, tempo addietro, nacque la definizione di ‘letteratura d’appendice’, quasi un voler evidenziare una diversa, inferiore considerazione per chi struttura storie connotate facilmente con l’amore e le vicissitudini di chi si ama e vuole coronare il proprio sogno…
Ora, la brava Casavecchia, scrittrice salentina di Veglie, non ci pare voglia adombrare il ricordo di Liala o, addirittura di Bianca De Maj o Luciana Peverelli. E’, piuttosto, il suo un incedere nelle vicende più vicino agli scritti dei maestri del secolo scorso, a partire da Saponaro ma giungendo fino a Scerbanenco, privilegiando una ambientazione tutta locale e legata alla tradizione della nostra terra. Ci sono, in questo agile romanzo, tutti i topoi più gradevoli che caratterizzano le narrazioni del genere e giungono gradite a rinverdire le obsolete strutture delle creazioni letterarie che i giovani contemporanei dimostrano di gradire, purchè esibiscano il marchio di Federico Moccia…
C’è, allora, la storia di un amore impossibile che finisce per realizzarsi nonostante mille impedimenti; ci sono i personaggi buoni e corretti che sono rappresentati con caratteristiche gradevoli ed esteticamente positive, mentre i cattivi sono sempre facilmente identificabili per il cipiglio e la rozzezza del comportamento; c’è la violenza gratuita e la rassegnazione; c’è il modo di essere donne e madri in antitesi al mondo insensibile e brutale dei maschi ignoranti; c’è l’amore per una Natura che è quella, squisitamente salentina, delle campagne e delle masserie dove si lavora e dove nascono amori e tragedie.
Nell’edizione di Lupo, con bella foto di copertina di Emanuela Bartolotti, c’è un profumo particolare: quello del fresco, coinvolgente fascino della ‘Letteratura d’Appendice’, senza età, senza confini….

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mercoledì 18 novembre 2009

Gocce, dieci racconti d'acqua di Giovanni Fares e Alessandro Comandini (Lupo editore)



“Quel meschino mi aveva dato in pasto i limiti della sua invenzione, perché poi non potessi dire di non conoscere i rischi di quelle pasticche. Il corpo disidratato della ragazza era stato privato di quel buffer termico costituito dall’acqua corporea. Ora che, seduto alla mia scrivania, osservo la fiamma del mio accendino ardere sotto un bicchiere di carta pieno d'acqua, senza che questo bruci, mi è tutto tremendamente chiaro. La risposta è tutta lì. In quel bicchiere che resta intatto. Il calore della fiamma è rubato dall’acqua. Mi basta spostare la fiamma sul bordo del bicchiere, più in alto, dove l’acqua non arriva, per vedere la carta bruciare in una frazione di secondo. L’acqua, grazie alla sua capacità termica, in condizioni normali ci permette di vivere sotto il sole, assorbendone lentamente il calore e limitando gli sbalzi di temperatura. In condizioni normali.”

tratto da Gocce, dieci racconti d'acqua di Giovanni Fares e Alessandro Comandini (Lupo editore)

Per la caduta del muro di Berlino azione di Maksim Cristan e Valeria Sanguini:"Gli evasi della Sprea"















Nel giorno della celebrazione del ventennio della caduta del muro, un intervento dettato dall'urgenza di rispondere al problema dei respingimenti nel mar Mediterraneo, nato dalla collaborazione di due artisti immigrati a Berlino: Valeria Sanguini, pittrice e scultrice italiana e Maksim Cristan, scrittore croato.
Ci sembrava importante rendere visibile un problema invisibile, facendo emergere quei corpi, immaginandoli in un percorso che dal mar Mediterraneo risalendo le correnti fluviali li vede approdare nelle acque della Spree a Berlino. Portare questo problema nel cuore dell'Europa in festa per l´abbattimento del muro. Come luogo dell'intervento abbiamo scelto Oberbaumbrücke, dove scorreva il muro che una volta divideva la città e di lasciare questi corpi alle acque lungo la frontiera, lasciandoli attraversare la città. Un modo di riflettere alla condizione stessa dell'emergenza, emergenza di persone spinte dalla sopravvivenza a mettere a rischio la loro vita affidandosi alle acque. Emergenza come pulsione di vita di gente che vuole vivere. In primo luogo quest’azione è una celebrazione come momento di presa coscienza del momento presente e non come mero festeggiare rivolto al passato
“Gli evasi della Sprea” è un intervento dettato dall'urgenza di rispondere al problema dei respingimenti nel mar Mediterraneo. L’intervento si è svolto in due azioni concomitanti:
1. L’abbandono di corpi alla corrente del fiume che attraversa Berlino, sotto il ponte Oberbaumbrücke, lungo la frontiera dove scorreva il muro che divideva la cittá.
2. L´affissione di 100 manifesti lungo la galleria dell'Oberbaumbrücke:
MISSING, Person crossing wall in Mediterranean sea waters. If anyone has information contact: governo@italiano.it
(Nello svolgere dell’azione, si sono voluti prestatare: Giovani Celie, compositore e Marco Carli Rossi, pittore, entrambi italiani e, per la preparazione, Fabio Dentella, filmaker italiano, Joachim Bucholz, pittore tedesco e Stefan della BWSZ, tutti immigrati a Berlino)

Valeria Sanguini: “Ho scelto il pongo come materiale, lo stesso con cui ho realizzato i Radar. Un grande corpo geografico di cui appaiono le propaggini, i rilievi. I radar ne sondano la posizione collocandoli nello spettro colore. Quegli stessi colori che sono misura della distanza, eco di una posizione nello spazio si ritrovano nella materia stessa dei frammenti di terra emersi, membra di un territorio di cui non si intravedono confini. Confine è quello della superficie dell'apparire, la linea d’acqua che distingue quel che emerge da quel che rimane sommerso.”
"Gli evasi della Sprea” é anche un lavoro fotografico che farà parte della mostra che Valeria Sanguni stà preparando e che riguarda il concetto di corpo geografico.
Valeria Sanguini: “Il mio territorio d´indagine è quello della pittura e la scultura è strumento della mia esplorazione dello spazio pittorico. Il rapporto tra il corpo e la geografia riguarda il mio rapporto con la memoria. Scelgo la rete metallica come trama di un disegno che si risolve nello spazio e il pongo come materia colore per addentrare il corpo stesso della pittura. La fotografia, invece, talvolta è un passaggio necessario che mi permette di ricollegare una tappa ad un´altra di questa esplorazione. In questo caso le diapositive dei corpi abbandonati nella Sprea torneranno come parvenze, continuando il loro a viaggiare.”

fonte www.maksimcristan.blogspot.com

martedì 17 novembre 2009

I segreti di angeli e demoni di Simon Cox (Edizioni L'Età dell'acquario)

Con «Angeli & Demoni» Dan Brown ha replicato il successo planetario del Codice da Vinci, «iniziando» milioni di lettori a un universo sconcertante, in cui scienza e religione, grandi ideali e cinici complotti, documenti astrusi e armi micidiali, compongono un mosaico esplosivo. Attraverso vie, piazze, chiese e monumenti di Roma riaffiora un cammino occulto fatto di antichi simboli e sembra riprendere vita una leggendaria società segreta nemica della Chiesa, il cui scopo sarebbe la distruzione del Vaticano e l’annientamento della fede cattolica. Alla fine del romanzo, molti lettori si chiederanno che cosa nel racconto di Dan Brown sia verità e che cosa sia invenzione. Agilmente strutturato in voci disposte in ordine alfabetico, I segreti di Angeli & demoni è uno strumento prezioso per gettare luce sui tanti misteri annidati nel cuore della trama: • Gli «Illuminati» sono esistiti davvero e, soprattutto, esistono ancora? • Vi sono realmente forze oscure che orientano nell’ombra il corso della Storia? • Quale rapporto intercorre fra gli Illuminati e la Massoneria? • Qual è l’origine dei simboli che compaiono sulle banconote americane? • Bernini creò un Cammino di Illuminazione per i potenziali iniziati alla fratellanza clandestina? • L’«antimateria» racchiude il potenziale effetto devastante raccontato da Dan Brown? • Esistono in Vaticano i passaggi segreti descritti nel romanzo? Lasciatevi illuminare…

Simon Cox è l’autore del best seller internazionale «I segreti del Codice», edito dalla nostra casa editrice: 70 mila copie vendute in 6 mesi. Definito dalla BBC uno «storico dell’ignoto», è un ricercatore preparato e audace, pronto a sfidare dogmi, ortodossie e mezze verità. Ha lavorato come ricercatore per alcune delle personalità più eminenti nel campo della storia alternativa, compresi Robert Bauval, David Rohl e Graham Hancock. È anche un apprezzato conferenziere e di recente ha avviato diversi progetti per la radio e la televisione.



Guida non autorizzata a fatti, personaggi e misteri del thriller di Dan Brown
ISBN: 8871362101

Prezzo € 10,00


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Gaetano G. Perlongo, Una fiamma ossidrica mascolina (Pertronicware Ed. & Centro Studi e Ricerche "Aleph" Press, 2009)

Domina nell’analisi di scrittura di Gaetano G. Perlongo, quel “non senso” che affronta oggi, l’essere umano, nel suo percorso di vita. Una ferita, che si dilata sempre più e che difficilmente si risanerà perché dovuta a quel mancato «…equilibrio saturo si ambiguità /…» che pone in evidenza. Tutto ciò Perlongo lo manifesta come investigazione della “parola”, ricercata mediante la propria identità. Questa, è aperta nella retrospezione che indica come «una fiamma ossidrica mascolina» con la quale la forgerà, per inventarsi una esistenza “nuova” e capace di riemergere dalla «...pattumiera della storia...». “Verbo”, nell’uso che forgia ed esercita, che è volutamente posto come ricerca di un senso compiuto al divenire e, sebbene utilizzato come dissonanza umorale nella rievocazione, diviene descrittivo nella “ridefinizione essenziale” che viene definita. In questo suo racconto intimistico, appaiono immagini di tempi, luoghi ed uomini che, nel sociale e nel politico, riflettono e determinano nella sequenzialità ad “incastro”, ben coordinata, quel tentativo di compitare e realizzare una intuizione prefissata che sia anche e spesso allegorica. Un sognatore Perlongo, che vuole sperimentare con un valore semantico, certamente non nuovo, ma che gli determini una specifica e voluta costruzione. Un percorso di simbolismi, analogie e confronti. Tutto ciò individua e fa nascere, nella trasformazione del citato “verbo” cerebralmente ragionato, una sequenzialità occasionale ma determinante ai fini discorsivi. Collage di costruzione del verso quindi, che assume nelle diverse coordinate un valore socraticamente maieutico o ideologico. É il caso del più ragionato pensiero che appare nel “Sotto vento, pensando Danilo”; e, nella “E la Zabara pianse”; dove colloca e accosta, solo attraverso diversi e predisposti termini, i due personaggi di riferimento, quasi poi a porli in simbiosi, per l’identico filo di ragionamento e dialogo che recavano entrambi. L’uno: circense maieuta; l’altro: circense ideologo; quali terminologie di rafforzamento ad una stessa radice idealistica. In tal modo, il ricordo, diviene un vortice che scuote la coscienza, con il verso che vaga metafisicamente nei luoghi di riferimento. Un riflesso, per la propria coscienza che, tratto dalle immagini intimistiche ricercate diviene, nella asserzione enunciata, “un valore” di maggiore forza e penetrazione. Follia forse, quella che rivela la complessa silloge che si è prefisso di dare luce. Percorso che ha, quale sostanziale meta, un «nido» riposto: non solo per una idealizzazione di un dio nascosto che scaturisce dall’intimo ma, anche, come un rifugio per la trasformazione di sogni, che egli stesso definisce “oziosi”. Sogni, che ripercorrono la storia di fatti e personaggi tutti significativamente legati alla propria personale dottrina e cultura. Ma tutto ciò, appunto, come sogno, ha anche una ulteriore meta, un fine; quello della ricerca di un richiamo perché si possa «…vocalizzare il mio nome…/» congiuntamente, altresì, a quello di riaffermare un desiderio che pare appagato ed estrinsecato in: «Ho sognato mio Padre», come ritorno alle origini.

L’autore

Gaetano G. Perlongo nasce a Solingen, in Germania, nel 1970 e vive a Trappeto, in provincia di Palermo. Dopo essersi diplomato in elettronica ha studiato fisica, spaziando, con notevoli risultati, dalla matematica speculativa alla fisica teorica e all'astrofisica. A Trappeto, paese adottivo del grande Danilo Dolci, Perlongo inizia il suo viaggio nel mondo delle parole in poesia. Tra le sue opere più note ricordiamo: "La licantropia del poeta" (2001), "Il calabrone ha smesso di volare" (2002), "Il vuoto mistico della retta" (2003), "Nassiriya - Frammenti di voci dalla galassia terrestre" (2003), "Metessi" (2003), "La Mattanza. Poesie e Canzoni di protesta" (2004), "Le vene aperte della poesia (Appunti per un Seminario)" (2005), "Rincorsa alle ombre" (2006), "Rumore di fondo. Meditazioni sull'Arte" (2006), "Filippo Grillo. La nuova alba della Cucurbita" (2007), "Chi semina versi" (2009), "Una fiamma ossidrica mascolina" (2009) e "Sintropia" (2002-2009). Il Centro Divulgazione Arte e Poesia e l'Unione Pionieri della Cultura Europea di Sutri (Viterbo), visti gli alti meriti acquisiti, in riconoscimento alla lodevole attività svolta in favore della cultura, gli conferisce, nel 2002, la nomina a Membro Honoris Causa a vita. Nell’ottobre del 2005 fonda il Centro Studi e Ricerche "Aleph". Ha insegnato presso la Libera Università Popolare "Danilo Dolci" di Partinico (Palermo) - http://www.pertronicware.com/perlongo. Attualmente tiene seminari e corsi di approfondimento di fisica e matematica a studenti liceali ed universitari.


Dall'introduzione di Aurelio De Rose

lunedì 16 novembre 2009

Anticipazione: "Separé" di Annalisa Bari (Giuseppe Laterza)

Annalisa Bari, salentina, ha insegnato italiano e storia negli istituti superiori. Da tempo pubblicista di saggi letterari e storici su periodici locali, è sempre stata impegnata in recensioni, presentazioni di libri e interventi in conferenze e dibattiti di carattere culturale e sociale. Ha pubblicato Non c'erano le mimose (Edizioni del Grifo, Lecce, 2001), Diamanti e ciliegie (Edizioni del Grifo, Lecce, 2003), Il quarto sacramento (Edizioni del Grifo, Lecce, 2005).
Ora sta uscendo con un suo nuovo lavoro per i tipi di Giuseppe Laterza dal titolo "Separé", ed ha voluto darmene un'anticipazione su questo blog, di suo pugno. La ringrazio sentitamente:"Gentilissimo Stefano, sono contenta di entrare nel tuo blog con un'anticipazione sul mio ultimo libro. Dopo le fatiche de "I Mercanti dell'anima" (Giulio Perrone editore) che mi è costato mesi di studio e di ricerche, ho voluto dedicarmi a qualcosa di più leggero: un romanzo ambientato nel mondo dell'avanspettacolo degli anni cinquanta, quando questo genere andava già declinando, sopraffatto dalla televisione e dalle grandi commedie musicali. Ogni capitolo di "Séparé" ha per titolo un profumo perchè tali erano le compagnie di varietà: un bouquet di profumi inebrianti che mandavano in visibilio e facevano sognare i giovani del dopoguerra, ancora carichi di disagi economici, di ricordi da cancellare, ma già tesi a conquistarsi il loro spazio di benessere, la loro porzione di felicità. Ma dietro i profumi, i lustrini, le piume, le luci, tanta miseria, vergogna, emarginazione, solitudine. Un romanzo dolce-amaro in cui sono protagoniste le donne: ballerine senza troppo talento, illuse da sogni di gloria, ma anche desiderose d'amore e di famiglia. E un prezzo alto da pagare nell'Italia bigotta degli anni cinquanta: la dignità. Il romanzo, edito da Giuseppe Laterza, sarà presentato in anteprima nazione alla "Città del libro 2009" a Campi Salentina, sabato 28 novembre, alle ore 16,00. Ti aspetto e ti ringrazio."

Annalisa Bari


fonte iconografica: http://fashionidentity.blogosfere.it/images/new4/elsa.jpg

Fiorenzo Oliva, “Il mondo in una piazza” (Stampa Alternativa, 2009)

Vado sul sito di Stampa Alternativa prima di scrivere questo pezzo, alla ricerca di notizie biografiche sull’autore. Al link del libro, sotto la scheda, dice “momentaneamente non disponibile”. Non mi meraviglia perché è un libro bellissimo quello di Fiorenzo Oliva dal titolo “Il mondo in una piazza”, e di questo ringrazio gli amici della casa editrice viterbese che me lo hanno inviato. F.O. ha passato un anno a Porta Palazzo a Torino, uno spazio di tempo che per lui ha significato una vera e propria catarsi, un modo per sviluppare anticorpi indispensabili per sopravvivere e mettersi finalmente alle spalle quel maledetto 2002, quando mentre passeggiava con degli amici per un parco di Torino si ritrova investito da uno spruzzo di acido che gli fa guadagnare numerose ustioni sul corpo. Era un regolamento di conti tra spacciatori. Torino la città di Cesare Pavese ha diversi livelli, alcuni esposti alla luce del sole, altri occulti. E non è solo l’aspetto esoterico a far rientrare alcune delle storie della capitale piemontese in un grande buco nero. Anzi, esistono delle vere e proprie T.A.Z in cui difficilmente si può cogliere la differenze tra realtà e finzione, ovvero geografie umane che farebbero impallidire i peggiori quartieri di Belfast o Varsavia, o addirittura renderebbero le malfamate banliueues parigine, collegi per educande. Porta Palazzo è un vero e proprio ingresso per l’inferno: quello dello spaccio, della clandestinità, della povertà, della disperazione. Oliva ci va a vivere con Eusen suo fratello di “cicatrici all’acido”, in un appartamento fatiscente senza riscaldamento prima e poi con riscaldamento insufficiente, fa spesa negli shop cino-arabi, e va dai romeni a fare colazione la mattina, si veste di sguardi torvi e decisi, abiti lisi ma sufficientemente “da guerriglia”, indispensabili per non dare nell’occhio, conosce “Il Fascio” che sarà poi man mano che ce lo farà conoscere meno nazi del nome appiopatogli, e diventa amico di “Tigre” un albanese che parla della guerra civile nella sua patria negli anni ‘90 e della sua condizione di povero cristo che si spacca il sedere e non riesce a mandare soldi a casa. Insomma F.O. cerca di capire e ricucire forse i fantasmi della fatidica aggressione subita, i motivi, i contesti. La cosa che appare incredibile in questo lavoro è che chi lo ha realizzato oscilla tra una discreta sindrome di Pollyanna (dove c’è sempre il lato positivo anche nelle situazioni più estreme) e una forte dose di nichilismo pulp, tra odori e umori e sudori di svariate etnie che esistono o resistono con lui Porta Palazzo. Al di là di facili considerazioni, la verità è che si tratta di un lavoro antropologico fine e prezioso, dove gli incontri e le vicissitudini raccontate sono strumento indispensabile per capire le diverse grammatiche delle convivenze inter-etniche in una periferia come quella narrata, forse lasciata un po’ a se stessa sia dalle istituzioni che dalle forze dell’ordine, ma che comunque riesce a lanciare un messaggio che va al di là del grigiore pervasivo in quelle zone: oltre le barriere linguistiche e tradizioni e riti anche criminosi e criminali, la comprensione può essere il primo passo per l’emancipazione dal nullla! Oliva parla di una nuova urbanistica domestica, quella vuota lasciata dagli Italiani oramai “migranti” verso altre zone della città, racconta di sradicamenti e sub-valori, ci stupisce con citazioni di De Amicis che racconta il Balon, il mercato delle pulci a Torino. E’ un racconto sincero, ricco di notizie. mai noioso.
Il sito è www.ilmondoinunapiazza.it

In libreria MALI DI FAMIGLIA di Gina LUPO e Vittorio RICAPITO (Edit@, Taranto)

A metà fra un lavoro narrativo ed un’opera saggistica, il libro prende spunto da fatti di cronaca quotidiana, racconti veri, narrati dagli sfortunati protagonisti in prima persona, per introdurre tematiche di grande e scottante attualità, con cui ogni giorno migliaia di famiglie sono costrette a confrontarsi. Un giornalista ed un’avvocatessa raccontano malattie sociali, violenze e dipendenze dell’uomo moderno da un punto di osservazione millenario: la famiglia. E lo fanno attraverso un’analisi multidisciplinare: dagli aspetti psicologici e sociologici alle novità in ambito legale. Il fine del volume è quello di tracciare l’identikit dei “mali di famiglia”,è indagare sui motivi che portano alle violenze sui più deboli, alla dipendenza psicologica, e sostenere chi subisce questi mali, indicando anche come Difendersi. Il modo più diretto per spiegare fenomeni e parole nuove come mobbing, stalking, gambling, è leggere le storie raccontate direttamente dai protagonisti. Marika denuncia anni di maltrattamenti subìti dal marito, dopo che lui ha perfino cercato di ucciderla. Angelo paga caro interrompere una relazione: persecuzioni, minacce, atti vandalici della ex gli rendono la vita un inferno. La triste vicenda del piccolo Fabio, molestato a scuola, e della coraggiosa madre Anna: la tragedia riduce la famiglia in frantumi. Antonio cade nelle trame del capo, Veronica, che lo “mobbizza” fino a costringerlo a cambiare sede di lavoro. Gianni, impiegato, non accetta il demansionamento e viene segregato in una palazzina deserta. Patrizia si separa e scopre che il marito, vittima di mobbing, ha abusato dei figli. Michele per la dipendenza dal gioco (gambling) perde denaro e affetti. Barbara, affetta da internet dipendenza, perde il marito: ha una seconda vita virtuale. La madre di Ilaria vive segregata in casa, vittima della violenza psicologica del figlio. Anna, casalinga: una sedicente maga le porta via una fortuna e la serenità. Giovanna ha un figlio fuori dal matrimonio: il marito non sa nulla. Filomena scopre che il marito la tradisce con un altro uomo. Pierpaolo, ossessionato dal tradimento, semina microspie e telecamere per casa, passando dalla parte del torto.

Gli autori: Gina Lupo - È avvocato specializzato in problematiche familiari e minorili. Vanta una lunga esperienza nel campo della mediazione familiare.
Vittorio Ricapito - Ama vivere e fare il giornalista a Taranto. Negli ultimi anni ha raccontato in tv e sui giornali episodi di cronaca nera e giudiziaria.
Illustrazioni disegni originali di Nico Pillinini
Pagine 160 - Formato 15 x 21 cm (copertina con risvolti) - Prezzo Euro 12,00

domenica 15 novembre 2009

Il sistema di Maria Luisa Mastrogiovanni (ed. Il Tacco d'Italia)

Peppino Basile, consigliere comunale a Ugento e in Provincia di Lecce (per l’Italia dei Valori) fu assassinato nella notte del 14 giugno 2008 con 40 coltellate. I media si affrettarono a liquidare il caso come omicidio passionale. I fatti portano invece a ben altri moventi che la giornalista Maria Luisa Mastrogiovanni cerca di ricostruire nel libro-inchiesta Il sistema. Scrive Antonio Di Pietro che ha curato la prefazione: “C’è un delitto, nel profondo sud di questo Paese, che non ha colpevoli. L’assassino circola liberamente, ormai quasi certo dell’impunità, ancor più tranquillo se garantito da complici o mandanti. Poi c’è un piccolo mensile, nel profondo sud di questo Paese, il Tacco d’Italia, che non si rassegna ad archiviare questa storia perché su quel territorio ha speso molte delle sue risorse etiche e professionali, smascherando grandi imbrogli edilizi, silenzi istituzionali, connivenze e indifferenze, che spesso sono peggiori delle prime. Anche in questo caso, il Tacco d’Italia fa il suo mestiere, come lo farebbero grandi testate nazionali per delitti più eclatanti: indaga, intervista, trova carte. E scrive. Del coraggioso lavoro di questa piccola testata non si accorgono i giornali e le tv locali, ma si accorgono l’Unità e Rai Tre che dedica al delitto due puntate, partendo dalle inchieste del mensile. Quella gran mole di documentazione è diventata oggi un libro”. Il sistema parte dalle intuizioni di Basile e dalle sue denunce, per ampliarle e approfondirle. È un doveroso omaggio postumo al suo impegno e verso le centinaia di ugentini e salentini che dalla sua morte hanno tratto il coraggio per uscire allo scoperto, in un movimento crescente di impegno etico e sociale. È l’eredità più bella che Basile ha lasciato: la voglia di riscatto, la rabbia, la nausea. L’impossibilità a girarsi dall’altra parte. La necessità di guardare la verità in faccia. Ma anche credere che il cambiamento sia una strada percorribile, per “questa nostra tanto amata terra”.

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Come sopravvivere al 2012 di Patrick Geryl (Macroedizioni)

In questo libro, Sopravvivere al 2012, descrivo in dettaglio l’immenso cataclisma che si abbatterà sulla Terra nell’immediato futuro. Attualmente la maggior parte delle persone, inclusa la maggioranza della comunità scientifica, pensa che la rotazione della Terra sia stabile; invece, come ho detto più volte nei miei libri precedenti, non lo è. I racconti raccapriccianti dei sopravvissuti a precedenti catastrofi dovrebbero, si spera, dimostrare a sufficienza questo punto. Lo studio storico della cosmologia da me intrapreso nei libri precedenti si basava su traduzioni di geroglifici, decifrazioni di codici, studi di mappe antiche, interpretazioni di indizi astronomici, ricerche geologiche, scoperte sull’inversione magnetica del Sole e infine il più emozionante ritrovamento archeologico dei tempi moderni. Dopo aver studiato attentamente tutte queste prove, sono giunto alle seguenti conclusioni:

* Inversioni e mutamenti polari improvvisi sono un fenomeno naturale e si verificano a intervalli regolari. Il risultato è la distruzione su scala planetaria, fatto dimostrato da prove paleomagnetiche e antichi manoscritti.
* L’inversione dei poli è imputabile al ciclo armonico dei campi magnetici del Sole.
* Le inversioni polari possono essere calcolate con esattezza sulla base della teoria del ciclo delle macchie solari o del campo magnetico, ben nota agli antichi Egizi e ai Maya. Questi segreti sono contenuti nel labirinto di Hawara, un vasto complesso costituito da tremila stanze.


È probabile che, date le prove costituite dalle mie scoperte, abbiate ora il desiderio di salvare voi stessi, i vostri figli, la famiglia e gli amici dal mutamento polare del 2012. Questo è un buon punto di inizio. Ciò che ci stiamo chiedendo è essenzialmente come fare a sopravvivere e cominciare la ricostruzione. Non sorprende dunque che qui ci imbattiamo nel primo problema: siete davvero consapevoli di ciò che vi aspetta? Sapete in quale orribile caos precipiterà la vostra vita nell’immediato futuro? Cercherò di darvene un’idea: questo “nuovo mondo antidiluviano” non è un film di avventura né un mito. Spero che questo lo abbiate già capito grazie ai miei libri precedenti, che contengono una descrizione accurata di ciò che accadde l’ultima volta e che ci aspetta nel 2012.
Ho spiegato chiaramente che la vita dopo l’inversione polare del 2012 non è altro che orrore, orrore puro e inimmaginabile.Tutte le sicurezze oggi date per scontate – come il cibo, i trasporti, le medicine – scompariranno in un colpo solo, insieme alla nostra civiltà. Non è possibile immaginare uno scenario più orribile o un incubo peggiore. Quello che succederà causerà più distruzioni di una guerra nucleare in cui venga usato l’intero arsenale nucleare esistente. State cominciando a capire?
La Terra sarà soggetta a una distruzione totale. Sarà molto peggio della mia descrizione. Conoscerete fame, freddo e dolore terribili, senza speranza di rapida soluzione; tutto il sapere e le risorse saranno irrimediabilmente perduti. Questa sarà la realtà della vostra vita quotidiana dopo l’imminente inversione polare. Questo è lo scenario in cui vi troverete a lottare per sopravvivere.
All’inizio, tra coloro che resteranno vi sarà panico e disperazione.Tuttavia, grazie alla nostra previdenza, riusciremo a riprenderci rapidamente utilizzando le nostre elevate conoscenze tecnologiche.Vi sarà una piccola minoranza di persone ben organizzate e con una visione: ricostruire la civiltà perduta.Tecnici, scienziati, medici, matematici, e via dicendo cercheranno di salvare il salvabile. Anche se non riusciremo a convincere tutte queste persone, un piccolo gruppo con conoscenze e perseveranza sufficienti sarà in grado di operare per la risurrezione. Del loro lavoro trarranno beneficio le future generazioni. Così come noi abbiamo costruito la nostra civiltà basandoci sulle conoscenze ereditate dagli antichi Egizi, i nostri figli trasmetteranno ciò che riceveranno da noi ai loro discendenti, e così via. In poche migliaia di anni una civiltà nuova, più pacifica e meno inquinante (si spera) abiterà la Terra, dopodiché un altro ciclo di morte e resurrezione comincerà. Ma questa è un’altra storia…
(dall'introduzione)

Da sempre appassionato di astronomia, Patrick Geryl si è dedicato allo studio di centinaia di testi sull’argomento. Grazie alle sue conoscenze, ha scoperto come un’evoluta civiltà del passato sia stata distrutta da un’inversione polare. I discendenti di questa antica civiltà, i Maya e gli antichi Egizi, predissero un disastro simile per l’anno 2012. Dopo questa scoperta e data l’imminenza della catastrofe, Patrick ha cominciato una ricerca molto approfondita sul tema, il cui frutto è racchiuso nelle sue opere. I suoi libri sono stati pubblicati negli Stati Uniti, in Belgio, Olanda, Polonia, Bulgaria, Portogallo e in molti altri paesi.

La rinascita di una nuova civiltà
ISBN: 9788862290166

Prezzo € 14,50


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sabato 14 novembre 2009

Progetto ORB. Premessa di William A. Tiller. di Miceal Ledwith, Klaus Heinemann (Macro edizioni)

Nuove tecnologie hanno permesso di scoprire mondi prima invisibili, liberandoci da ignoranza e superstizioni e rilasciando nuove e immense potenzialità. Grazie al microscopio elettronico e ai giganteschi telescopi che frugano in continuazione l’universo abbiamo potuto osservare ciò che è invisibile ai nostri occhi.
Oggi disponiamo di potenti macchine fotografiche digitali così veloci da riuscire a mostrarci presenze sconosciute e ignorate fino ad oggi, eppure così vicino a noi: gli orb. Negli ultimi anni tanti si sono chiesti se gli oggetti sferici che a volte appaiono nelle loro fotografie siano semplicemente particelle di polvere, oppure qualcosa di più… Finalmente i risultati di anni di studi e ricerche sull’affascinante fenomeno degli orb vengono rivelati in un unico volume, arricchito da fotografie a colori, consigli pratici per fotografi dilettanti e un chiaro orientamento sulle diverse forme, caratteristiche e abitudini degli orb. Realizzato da due autorevolissimi ricercatori d’avanguardia del settore, Míceál Ledwith e Klaus Heinemann, quest’opera pionieristica ci dimostra che insieme a ciò che osserviamo e tocchiamo con i nostri sensi esistono altri mondi, dimensioni, entità: di tutto ciò gli orb costituiscono una dimostrazione evidente. Una lettura che conferma ancora una volta come le scoperte scientifiche più importanti avvengano solo dove c’è disponibilità a esplorare la realtà abituale con occhi nuovi.

Klaus Heinemann è nato in Germania, dove ha completato la propria formazione. Ha conseguito il dottorato di ricerca in fisica sperimentale presso l’università di Tubinga. Ha lavorato per molti anni alla NASA, UCLA, come ricercatore nell’ambito della scienza dei materiali, ed è stato professore ricercatore alla Stanford University. È il fondatore e il presidente di una società che si occupa di ricerca scientifica in fluidodinamica computazionale, sviluppo dei materiali e nanotecnologia sotto contratto NASA. Da vari decenni Heinemann si adopera per comporre quella che viene comunemente percepita come divergenza fra scienza e spiritualità, e tiene conferenze sull’espansione della percezione.

Miceal Ledwith – Laurea in Filosofia e in Teologia, Dottorato di Ricerca in Teologia e in Legge – ha prestato servizio come sacerdote cattolico, come Professore di Teologia e come Rettore di College in Irlanda per 25 anni, durante i quali ha tenuto conferenze in molti paesi. È stato anche membro della Commissione Teologica Internazionale (con a capo l’allora cardinale Joseph Ratzinger) incaricata di consigliare la Santa Sede in materia Teologica.
Dopo aver cercato per anni risposte ai grandi interrogativi religiosi nella fede tradizionale, senza aver trovato risposte adeguate, Miceal Ledwith entrò in contatto con la Scuola di Antica Saggezza di Ramtha, di cui divenne membro. È stato frequentemente invitato dalla Scuola a parlare delle implicazioni degli insegnamenti di Ramtha nelle fedi religiose tradizionali


Un'analisi pionieristica del fenomeno dei globi di luce - Premessa di William A. Tiller
ISBN: 8862290020

Prezzo € 16,00


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Manuscritos de Felipa – Adélia Prado (Editora Record). Di Adriana Maria Leaci

Adélia Prado é uma escritora brasileira que se dedicou sempre à poesia. Professora de profissão, formada em filosofia, suas obras foram admiradas pelos maiores autores brasileiros, entre eles o grande Carlos Drummond de Andrade, de origem mineira como ela. Seu talento é interpretar o sentimento da mulher, sob todos os pontos de vista. Durante toda a sua vida foi se descobrindo em facetas poéticas múltiplas que desenharam um percurso mais único que raro, passando da poesia ao romance, até à gravação de um cd recitado por ela mesma e, não por último, estreiou na literatura infantil em 2006, descobrindo-se uma grande interlocutora para todas as idades.
De grande sensibilidade, neste livro, escrito em 1999, escreve sobre os sentimentos da mulher que vive sob o domínio masculino, num ambiente patriarcal, repleto de deveres, extremamente servil. Nesta espécie de diário o tempo nao existe. Os diálogos são compostos na sua lembrança e escorrem como o seu pensamento, de uma palavra à outra sem consequencialidade senão o que ela sente. O que é pecado nao poder ser sentido e é criticado. O que Felipa sente é espresso sempre no respeito do que lhe foi ensinado desde pequena. E a sua pequenice volta com frequência. O que se adverte é o ambiente, é uma religiosidade que se divide entre o que é permitido na religião católica e o que seria o desejo da protagonista. O tempo aparece so quando Felipa conta as horas e recorda as pessoas que a rodeiam. O tempo é o sinal do fim de uma vida que ela conheceu, de uma vida que ela cuidou e com quem cresceu. O tempo a faz lembrar dos seus deveres. O dever é marcado pela disciplina do dia a dia, e enquanto “produz” as tarefas do cotidiano, sonha em voz alta, continua pensando no que faria se não tivesse medo e nao fosse pecado. O medo que a impede de falar, de se rebelar, de andar contra tudo e contra todos os que ela suporta malamente. O medo que felipa tem de sair do seu ninho, e de ir ver o mundo que existe lá fora. Felipa sabe que seria completamente diferente, que ela seria outra pessoa, que poderia mudar e talvez ser até feliz, como sonha desde menina. No seu sonho ela não mudaria, só seria aceitada. Quantas vêzes Felipa teria se rebelado e falado em voz alta mas, é o hábito de viver dessa maneira que a impede. E’ um jeito de viver do qual não se pode fugir, porque só a palavra fuga dá medo. E Felipa conta também de quem fugiu e ela nunca soube no que deu. E’ assim que o leitor descobre que o papel principal de “Manuscritos de Felipa” cabe à psicologia do medo. Nele estao centrados todos os problemas dessa mulher e do ambiente onde ela vive. Suas palavras, que escorrem livremente durante a leitura, nunca sairão da sua boca. Ficarão presas no seu pensamento até que Deus a leve embora.

Manuscritos de Felipa – Adélia Prado (Editora Record)
Literatura Brasileira - Romance

venerdì 13 novembre 2009

Famiglia Margini presenta Ballammo un’estate soltanto, raccolta di poesie di Renzo Di Renzo. Disegni di Isotta Dardilli

Una serata speciale unirà poesia e arte in Famiglia Margini(Via Simone D'Orsenigo 6, Milano), nel contesto della mostra “CARTA ESAURITA”. Martedì 17 novembre Renzo di Renzo, presenta il libro d'artista “Ballammo un’estate soltanto" accompagnato dai disegni di Isotta Dardilli. Un titolo evocativo racchiuso tra un passato remoto definitivo, ribadito da quel “soltanto” che sembrerebbe limitare l’esperienza a un singolo periodo. Leggendo la raccolta ci si accorge invece che quella sola stagione in realtà si prolunga e dura, cambiando la tua vita per sempre, raccogliendo un’infinità di emozioni. La poesia come metafora della vita, sottolineato già nel titolo, prende la forma del ballo che cadenza i tre momenti del libro: il ballo di gruppo dell'impegno sociale, il passo a due dell'amore, la solitudine e il virtuosismo dell'assolo. Diventa allegoria di come viviamo la nostra esistenza e dell’atteggiamento che assumiamo rispetto alle cose: possiamo essere meri spettatori della vita, in disparte a guardare gli altri ballare, oppure possiamo lasciarci trascinare dal ballo e diventare protagonisti di esso e della nostra vita.
Il connubio tra arte e poesia si esprime nella collaborazione tra Renzo di Renzo e Isotta Dardilli, che ha creato per questa profonda ricerca poetica, come ben sottolinea l’autore, fragili illustrazioni capaci di esprimere con pochi segni un sentimento, ciò che riesce perfettamente anche ad una poesia composta da pochi versi.
La poesia non è oggi. La poesia è sempre.


Renzo di Renzo è nato nel 1962 e risiede attualmente a Treviso. Ha curato l’edizione di numerosi libri d’arte e comunicazione, ha pubblicato tre opere di narrativa: Brevi incontri, lunghi addii (2000, Theoria) e Un Motivo Privato (Marsilio 2007) e il romanzo illustrato per bambini Nero (2008, Einaudi Ragazzi), con cui ha vinto il premio Grinzane Junior.
Nel settembre 2009 è uscito il suo ultimo libro, una raccolta di poesie intitolata Ballammo un’estate soltanto (Amos Edizioni, 2009). Dal 2000 al 2007 è stato prima Editor-in-chief e poi Direttore Editoriale e Direttore Responsabile della rivista Colors. Nel dicembre 2007 ha assunto l’incarico di Direttore Artistico della Fondazione Claudio Buziol/Replay, dedicata allo sviluppo della creatività giovanile, che in un anno di attività ha saputo attirare l’attenzione dei media e delle istituzioni, sviluppando importanti rapporti di collaborazione in Italia e all’estero. Dal 2001 al 2007, dopo aver lavorato a fianco di Oliviero Toscani, è stato Direttore Creativo di Fabrica - il centro di ricerca sulla comunicazione del Gruppo Benetton.

Famiglia Margini - Milano, Via Simone D'Orsenigo 6
Info: www.famigliamargini.com/ famigliamargini@gmail.com
INGRESSO LIBERO - Mostra aperta tutti i giorni dalle 15:30 alle 19:30
Per appuntamenti: 328.71.41.308

Ballammo un’estate soltanto. Raccolta di poesie di Renzo Di Renzo. Disegni di Isotta Dardilli. 17 novembre ore 19.00. A seguire Performance Sensoriale: Dario Buccino "Fogli d'Acciaio". All'interno della mostra CARTA ESAURITA. Famiglia Margini Milano
Via Simone D'Orsenigo 6. Cocktail offerto da ASTORIA VINI

Sesso ed amori facili ad Est (Il mio libro) di Cangaceiro

Il 18 Aprile 2009 a Firenze nella Sala Teatro Montedomini di Via dei Malcontenti, dove vi erano presenti un centinaio di persone, nel corso della manifestazione intitolata: "ANIME ITINERANTI “Ci sono cose conosciute e cose sconosciute. In mezzo c’è il viaggio” organizzato dal sito di viaggi http://www.on-the-road-again.it/sono stato invitato dai medesimi organizzatori per ricevere una sorta di premio o meglio di regalo come mi era stato preannunciato qualche giorno prima. Ebbene il regalo è consistito nella nascita su carta stampata con tanto di copyright dell'opera "Sesso ed Amori facili ad Est" da me scritta quasi tre anni or sono sul mio primo viaggio in moldova ed in altre località dell'est Europa. Sono stato invitato a salire sul palco e ad avere un botta e risposta con coloro che si sono rivelati dei veri e propri fans.
Infatti, dopo aver letto un passo dell'opera sulla copia 0001 che appunto mi è stata regalata, a fine dell'intervento con mia grande sorpresa sono venuto a conoscenza che anche le altre copie (fatte a mia insaputa) erano andate già esaurite e sorpresa nella sorpresa coloro che avevano acquistato il libro ed erano presenti alla manifestazione hanno chiesto al sottoscritto un autografo con dedica sulla prima pagina e per la serie le sorprese non sono finite addirittura una foto insieme ad uno ad uno! per cui ho firmato i primi autografi della mia vita! "Sesso ed amori facili ad Est" rappresenta un semplice racconto scritto in presa diretta atto a divulgare la mia esperienza personale inerente la vacanza a Chisinau con tanto di visita della Transnistria. Il risultato fu un grande riscontro di pubblico. Il motivo? forse per la spontaneità della scrittura, della genuinità del testo privo di qualsiasi interesse o secondo fine, o forse semplicemente perché l'autore condivide il sogno di tutti gli uomini ovvero avere tante belllissime donne ai propri piedi.

fonte iconografica: http://images-srv.leonardo.it/progettiweb/giornaledibordo/blog/legs_525.jpg

The Book of est Limited Edition Signed Copy. Introduction by Joe Vitale

The Book of est is the famous est experience in written form. est, or Erhard Seminar Training, was the controversial self-help movement of the 1970s and beyond. Anyone who withstood the heat of the weekends were never the same again. Lives were transformed forever. You faced yourself and your story in a way that was confrontational and oh so real. The Book of est puts you into the room and gets you to feel the intensity. You somehow experience est. Obviously, a book isn't a drill sergeant self-help instructor yelling in your face about what isn't working in your life. But The Book of est comes close. It's safe. It's easy reading. But it's still real. Just reading it can cause you to awaken to your own patterns. And once you see them, you can let them go. Or not. After all, what you get from the book is what you get.

installathesecret.com

UN PRESERVATIVO PUÒ SALVARE LA VITA. DI ANGELA LEUCCI












Lo spot realizzato da Phase 35 mm per Lila Lecce fa riflettere dietro a un sorriso. Alla vigilia della giornata mondiale della lotta all'Aids, che ricorre il 10 dicembre, il sito HIVideo.it lancia un contest creativo per la migliore campagna di comunicazione sociale. Tra i partecipanti ci sono i ragazzi di Phase 35 mm, giovani videomakers leccesi, che già da tempo realizzano “pubblicità progresso” per organizzazioni no profit come la Lila di Lecce: uno spot su tutti quello sulla campagna di Bikaloro contro le mutilazioni genitali femminili. Phase 35 ha proposto il suo ultimo spot per la lotta all'Aids, che può essere visto (e votato) seguendo questo link http://www.hivideo.it/video.php?codice=MgdCqQxnncc. Nel vecchio west una novella Calamity Jane sfida un anacronistico Billy the Kid: la loro è una sfida senza esclusione di colpi, molto simile a un atto d'amore. Così, il mezzogiorno di fuoco si fa metafora dell'amore e del rapporto sessuale, con un messaggio finale: “condoms can save your life”, i profilattici possono salvare la tua vita. L'idea dello spot nasce dalla collaborazione con lo sceneggiatore Daniele Portaluri, ma ciò che rende così bello questo minuto e mezzo di quello che potrebbe essere anche definito come un cortometraggio è la cura dei particolari, l'attenzione nel ricreare nel “selvaggio Salento” un paesaggio americano così tipico, in cui i cespi di rovi (o cespugli di amaranto, per dirla con Spike, fratello solitario del cane Snoopy) catturano lo sguardo dello spettatore per un momento per poi aprire a un campo più ampio, fatto di ironia e messaggi positivi.

giovedì 12 novembre 2009

Dentro l'Opus Dei di Emanuela Provera (Edizioni Chiarelettere)

"Stento a credere che in ambiente ecclesiastico non siano giunte le denunce di madri e padri trafitti dal dolore per aver perso i figli, inghiottiti dall’Opus Dei. Perché si continua a tacere?"
Franca Rotonnelli De Gironimo, ex soprannumeraria
"Avevo 14 anni quando scrissi la lettera di ammissione. Volevo dirlo a mia madre, invece mi indussero a tacere."
Eva Siciliano, ex numeraria

Come vivono i numerari. La caccia alle vocazioni. I documenti “non ufficiali” occultati alla Chiesa. Il violento distacco dalla famiglia. La manipolazione delle coscienze. L’espropriazione dei beni. Il lavoro non retribuito. Questo libro nasce da un forum on-line privato e non accessibile. Qui per più di un anno si sono “incontrati” gli ex numerari italiani. Uomini e donne con grande sensibilità religiosa, in passato rapiti dalla “missione”: fare l’Opus Dei nel mondo. Storie italiane, da Milano a Palermo, da Roma a Bari. Raccontano di un nuovo integralismo che attraversa la nostra società: asili nido, centri sportivi, scuole, residenze universitarie... Tutto “bellissimo” e organizzato grazie alla potenza finanziaria dell’Opera. Piogge di fondi, anche dallo Stato. Così funziona la milizia di Dio voluta da Josemaría Escrivá De Balaguer. Santo?

Emanuela Provera, milanese, 42 anni, sposata, con una bambina. Lavora come consulente. All’età di 17 anni conosce l’Opus Dei a Manchester durante una vacanza studio. Nel 1986 a 19 anni e mezzo chiede l’ammissione come numeraria mentre viveva come studentessa fuori sede presso la Residenza Universitaria Viscontea, un’elegante sede dell’Opus Dei, femminile, nel cuore di Milano, a due passi da Piazza Duomo. La residenza si apriva in quell’anno scolastico e lei fu la prima studentessa a iscriversi. Pochi anni fa fu costituita l’Associazione delle ex-residenti, Emanuela non è citata, né compare nelle foto delle iscritte. Nel 1988 va a vivere stabilmente in un Centro della Prelatura per sole numerarie, a Milano (Residenza Universitaria Torriana). Dopo due anni entra a far parte del Consiglio Locale del Tandem Club, centro della Prelatura a Milano, frequentato prevalentemente da giovani studentesse. Mentre svolge incarichi di governo all’interno della Prelatura, contemporaneamente conclude gli studi universitari. Inizia a collaborare con uno studio legale ma deve interrompere il lavoro perché nel 1992 si trasferisce a Verona per entrare nella direzione della Residenza Universitaria Clivia (Fondazione RUI), dove si occupa prevalentemente di animare un Centro culturale rivolto a ragazze giovani da avvicinare all’Opus Dei. Durante la permanenza a Verona, nel 1993, le viene concessa la «fedeltà», l’incorporazione definitiva nell’Opera. Nel 1998 chiede di essere esonerata dall’incarico di governo, nel 2000 riceve la dispensa dal Prelato che la libera dal vincolo contratto con l’istituzione. Durante tutto il periodo di permanenza nell’Opus Dei collabora con la Fondazione Rui in attività di coaching e organizzazione di eventi oltre che di formazione delle persone appartenenti all’istituzione.

Le vie dorate: con Giuseppe Pontiggia a cura di Daniela Marcheschi (Mup – Monte Università Parma)

Splendido lavoro quello che Mup presenta sulla figura di un grande della nostra letteratura, ovvero Giuseppe Pontiggia. Non deve trarre in inganno il fatto che si tratti di un volume collettaneo, dove più autori si cimentano sulla definizione della cifra stilistica, scritturale, aneddotica di quest’autore, per poi tentare di creare dei percorsi ermeneutici su tutta la sua produzione indispensabile per comprenderne la grande complessità e il valore. Il lavoro in oggetto viene suddiviso in IV parti ovvero: La scrittura; Le Letture; La Voce; La Presenza. Gli autori sono Amedeo Anelli, Paolo Febbraro, Francesca Gatta, Leonardo Lattarulo, Daniela Marcheschi (la curatrice), Luisa Marinho Antunes, Roberto Randaccio, Giuseppe Marchetti, Ambrogio Borsani, Francois Bouchard, Rossana Dedola, Paolo Di Paolo, Giovanni Maccari, Francesco Napoli, Gino Ruozzi, Luigi Caricato, Cristiana De Santis, Laura Lepri, Silvia Sereni, Giampaolo Di Cocco, Roberto Barbolini, Piero Dorfles, Ernesto Ferrero, Alberto Longatti, Piero Lotito, Giancarlo Maggiulli, Nicola Pedone, Alessandro Tamburini, Mimma Forlani. Si tratta di interventi puntuali, e soprattutto utilissimi per quanti ancora non hanno avuto modo di conoscere l’opera di Pontiggia. Spesso per alcuni di questi scritti si registra una certa complessità nei passaggi che li determinano strutturalmente, ma niente paura perché l’obiettivo della divulgazione di quest’opera rimane invariato e veramente accessibile a tutti, ed anzi quasi fa venir voglia di andare in libreria e seguire le indicazioni bibliografiche suggerite. Pontiggia è morto da circa sei anni, e la curatrice Daniela Marcheschi non ha lesinato su nulla, proprio perché un autore del calibro di Pontiggia nulla ha risparmiato nella sua vita e nella scrittura.. Narratore, saggista e critico letterario, si è occupato sia di autori classici sia contemporanei. Ha collaborato alla rivista «Il Verri», diretta da Luciano Anceschi, a partire dagli anni Sessanta scrive per la casa editrice Adelphi, poi la sua lunga collaborazione con la Mondadori, e in particolare all’ «Almanacco dello Specchio» sin dal primo numero uscito nel 1961, e ancora la sua presenza sul Sole 24 Ore e interventi prefattivi, curatele e chi più ne ha più ne metta. Ma soprattutto un uomo che ha sempre saputo coniugare in ogni aspetto del suo tracciato biografico ironia e pietas, due caratteristiche che lo hanno portato a cogliere come pochi uomini sanno fare la viltà, l’ambiguità, l’ipocrisia del nostro agire quotidiano. Ed ecco allora che a sei anni dalla morte di Giuseppe Pontiggia, emerge questa significativa raccolta di ricordi, testimonianze, documenti inediti, che getta luce migliore sulla sua opera e sulla sua figura. Daniela Marcheschi, studiosa di rara finezza, inserisce all’interno del libro testi in grado di scansionare l’attività complessa e multiforme di questo autore oltre i conformismi e le mode. Un percorso da intraprendere necessariamente, un viaggio appassionante attraverso le “vie dorate” delle sue parole.

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