Accanto al ritornello
accattivante scritto da Bardotti-Caruso che lanciava la nuova edizione del
festival presentata da “re Baudo”, in
questo libro compare un punto interrogativo: "Perché Sanremo è Sanermo?"
Sanremo, scrivono e
circostanziano bene gli autori, è (a) Sanremo perché doveva fare da paravento o
nobile corollario al casinò della città. Prima che Sanremo fosse Sanremo,
svariati giochi di potere prima e durante il fascismo avevano creato una stretta
relazione tra eventi e gioco d'azzardo. Fu così che nel Secondo dopoguerra, da
un'idea di Amilcare Rambaldi, commerciante di fiori massone della loggia
Mazzini, e il suo confratello Angeli Nizza, che occupava la posizione di
ufficio stampa del casinò, si sviluppò un abbozzo di programma che avrebbe
riunito gli interessi di Piero Busseti (gestore della sala da gioco) e della
Rai. Era il 1951. La prima vincitrice fu Nilla Pizzi. Fu praticamente obbligata
a giocare alla roulette e restò stupefatta di fronte a quel maldestro tentativo
di farne immediatamente la testimonial del gioco d’azzardo. Le persone sedute
alla roulette le sembrarono infatti “ipnotizzate”, “stregate dalla pallina che
girava” e se ne andò offesa. La mafia legata dal gioco (Nitto Santapaola e Joe
Adonis per citare due nomi illustri) ebbe a che fare ancora per decenni con
l'organizzazione del festival, ma già dal 1955 i dischi che la competizione
faceva vendere giustificavano di per sé la pena di organizzare l'evento. Le
canzoni del festival sfondarono addirittura i confini nazionali. Erano
particolarmente apprezzate in URSS dove circolavano in edizioni illegali incise
sulle radiografie ossee... Questo non contribuì a rendere limpida
l’organizzazione e la gestione della competizione, che iniziava ad assumere i
connotati delle edizioni che conosciamo.
In questa inchiesta completissima si dimostra come gli interessi in
gioco fossero tanti e tali che spesso i risultati non fossero frutto di una
votazione onesta. Per esempio gli autori raccontano che Pupo spese 75 milioni
in schedine del Totocalcio per pilotare il voto del pubblico. Le reti Mediaset,
che ne avevano tutto l’interesse, provarono a smascherare i brogli e Striscia
la Notizia se ne uscì ben due volte con il nome del vincitore a un paio di
giorni dalla votazione… Questo sarebbe un peccato veniale se non avesse
portato, certo in un quadro di insieme più complesso, al suicidio di ben due
concorrenti: Luigi Tenco e Mia Martini...
Un’inchiesta dura e che
non risparmia nessuno dei grandi partiti politici e che parte dalla convinzione
che Guy Debord, nel suo libro culto La società dello spettacolo ci avesse visto
giusto. Interessantissima anche la storia dei controfestival con i quali Dario
Fo e Franca Rame ebbero molto a che spartire. Anzi, si può dire che la prima
manifestazione alternativa (1969) fu una loro idea. Insomma: un vero e proprio
libro nero sulla falsariga di quello che un tempo si chiamava
controinformazione, passata di moda a favore della ⎼ più adatta ai tempi ⎼ disinformazione.
Romano Lupi, nato a
Sanremo, è giornalista pubblicista dal 2005 e scrittore. Ha al suo attivo
diverse collaborazioni con giornali e riviste culturali. Tra i suoi libri:
Sanremando tra cronaca e storia (con Franco D’Imporzano); Futbolstrojka. Il
calcio sovietico negli anni della Perestrojka (con Mario Alessandro Curletto);
Il calcio sotto le bombe. Storia del Liguria nel campionato di guerra del ’44;
Jašin. Vita di un portiere (con Mario Alessandro Curletto). Per Odoya ha già
pubblicato: Vittò. Giuseppe Vittorio Guglielmo (2016).
Riccardo Mandelli è
storico e scrittore. Tra i suoi saggi ricordiamo: L’ultimo sultano. Come
l’Impero ottomano morì a Sanremo; Al casinò con Mussolini. Gioco d’azzardo,
massoneria ed esoterismo intorno all’ombra di Matteotti; Decreti sporchi. La
lobby del gioco d’azzardo e il delitto Matteotti.