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giovedì 9 ottobre 2014
Otto Minuti di Raffaele Costantini domani alla Feltrinelli Point di Brindisi
Otto minuti di Raffaele
Costantini sarà presentato domani 10
ottobre 2014 presso la Feltrinelli Point, in Corso Umberto, a Brindisi. Dialogherá con l'autore
Massimiliano Gatti. L’inizio è previsto per le ore 19, 15.
E' la storia, un
pezzetto di storia, di Lupabella, un piccolo paese alla periferia della via
lattea, in cui muove i primi passi Aster, un bambino di undici anni molto
diverso dai suoi coetanei: non tortura le lucertole, non incendia le code ai
gatti, non tira sassi alla finestra di Gigi Lo Scemo. Vive con sua madre mentre
suo padre, musicista giramondo, è sempre in un posto troppo lontano. D'estate
Aster trova divertente lavorare in una piccola falegnameria in cui Lucio, il
falegname più piccolo del mondo, gli insegna i rudimenti del mestiere. Con lui
trascorrerà del tempo a parlare della vita e della fine. “Sei preparato alla
fine del mondo?” gli aveva chiesto una volta, o “Perché i grandi complicano sempre
le cose?”. Lucio restava a fissare quella specie di Piccolo Principe occhialuto
e lentigginoso senza avere ragione del suo piccolo mistero. Intanto a Lupabella
arriva Telésia, la giovane professoressa di Tecnica artistica di Aster. I due
diventeranno amici ma qualcosa di più forte dell'amicizia nascerà tra la donna
e il bambino. Il tutto mentre a Lupabella arriva...la Fine, nella forma di un
enorme e misterioso tubero galleggiante nel cielo. Sospeso sulle teste degli
abitanti di Lupabella, scatena panico, curiosità e speranza. Per alcuni
personaggi vi sarà un “personale” Giudizio Universale che mostrerà una faccia di
Lupabella orribile e segreta. Se Aster sopravviverà all'imminente apocalisse o
se si trasformerà lui stesso in un'idea lo scoprirà il lettore alle prese con
un finale che, forse, non è altro che uno splendido inizio.
Raffaele Costantini
nasce a San Pietro Vernotico nel 1974 e, alla vigilia dei “quaranta” debutta
con “Otto Minuti”, opera prima edita al pubblico. Scrive da sempre per
raccontare se stesso e gli altri
attraverso uno sguardo sensibile, quasi puro, fanciullesco, sul pianeta uomo,
superando la forma del diario e approdando alla scrittura creativa dopo alcuni
scritti inediti per il teatro. Debutta infatti in teatro come autore e regista
nel febbraio 2014 con una divertentissima commedia originale dal titolo “Tutto
in ventiquattrore”. Creativo a trecentosessanta gradi, visita con originalità
il mondo delle arti, della musica, del fumetto e della scultura lignea
completamente a suo agio, costantemente alla ricerca di modi per esprimere il
suo personalissimo, e non più domestico, fuoco sacro.
Info Lupo editore
Prov. Monteroni –
Copertino / 73043 Copertino - Lecce (Italy)
Telefono: 0832.94951
mercoledì 8 ottobre 2014
Christiane deve morire di Veronica Tomassini. Lettera al lettore di Giovanni Pacchiano (Gaffi). Intervento di Nunzio Festa
Se c'eravamo concessi
una licenza di dubbio sull'esordio narrativo di Veronica Tomassini,
"Sangue di cane" (Laurana, Milano, 2010), specie proprio nel mondo
della lingua e in alcune speculazioni della pur originale trama, con
"Christiane deve morire" dobbiamo dire che siamo davanti al
cosiddetto libro perfetto, al romanzo entusiasmante per stile e tempi
narrativi. L'io narrante, la giornalista pubblicista siciliana diventata
improvvisamente single Varrrani, innamorata fin dall'infanzia di tutta la vita
piena di "Noi ragazzi dello zoo di Berlino" e che pensa costantemente
ai colori sdrutici d'opere anche magistrali - vedi il Testori di "In
exitu" -, è una innanzitutto una disobbediente: perché, costretta dal
direttore del suo giornale a dare sempre articoli scellerati sui rom del campo
della sua città, non si piega. Ed entra in quel luogo. Eliminando i primi
confini. Così come non aveva accettato, d'altronde, di bucarsi quando durante
l'adolescenza fatta i vari Alfredo, Massimo, Cetty, Filippu u pazzu, stavano
girando le scene della loro breve e intensa esperienza di tossici di periferia:
Alfredo si salverà però non vorrà più riconoscerla. Tutti gli scarti
dell'umanità presi a modello da Tomassini, permettiamoci questa brutale
indicazione di lettura, sono sentiti insomma per spiegare disperazione
universale e solitudine universale. Non è giusto, comunque, dire che la prosa
lirica di Veronica Tomassini, tra l'altro non sempre accentata di lirismo,
redime queste soggettività. Invece in Christiane l'autrice sicialiana riesce
proprio, nel rispetto dei personaggi descritti, a ridarci figure piene di
difetti, valori e contraddizioni. Ché la scrittrice, appunto, vuole dire con lo
strumento del racconto tutto quel che dobbiamo vedere. Tutto durante la perdita
dell'unica certezza che la protagonista sembra possedere. Perché quel marito
nulla aveva fatto immaginare, giocando con il calore dei supermaket da famiglia
perfetta insomma, prima di scappare. Che sparisse con un'altra, Varrani mai se
lo sarebbe aspettatto. I piccoli piccoli dell'opera, poi, i redattori di
provincia del giornale locale somigliano appieno alla realtà del caso. Inutile
qui specificare con che bravura Veronica Tomassini, collaboratrice adesso al
Fatto quotidiano, riferisce di qualunquismo e pregiudizi negativi riversati in
genere sugli 'ultimi' della terra. Dove i rom sono il principale punto d'arrivo
di qualsiasi discorso razzista del genere. Allora Tomassini è costretta a
narrare della dolcezza e della violenza, delle sofferenze e delle gioie di questi
mondi ulteriori. Certe volte i dialoghi sono addirittura colpi di spranga.
Spesso le aperture d'immagini dei quadri espressionisti. Eppure noi amiamo
soprattutto quando, tra citazioni letterarie e memorie proprie, l'io del
romanzo esprime tutta la poesia che fa.
Festival del cinema di Roma 2014, da Mazinga a Wenders con Wired Next - Il Fatto Quotidiano
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