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sabato 10 agosto 2013
venerdì 9 agosto 2013
Guida Pratica alla Permacultura - Libro di Sepp Holzer (Il Filo Verde di Arianna)
Ninco Nanco deve morire. Viaggio nella storia e nella musica del Sud, di Eugenio Bennato, prefazione di Pino Aprile (Rubbettino). Intervento di Nunzio Festa
L’ospitata del maestro Eugenio
Bennato all’ultima edizione della Festa dell’Arpa di Viggiano, visto che il
maestro durante la sua esibizione ha parlato al pubblico similmente a come fa
nel suo recentemente pubblicato libro “Ninco Nanco deve morire”, insieme
all’ascolto d’alcuni brani di voci e interpreti della musica popolare omaggiata
nelle pagine del maestro e portate nel mercato per esempio grazie a piccoli
produttori che si chiamano di volta in volta Kurumuny e Lupo, il ricordo di
qualche concerto dell’’altro’ maestro, il tricaricese Antonio Infantino, da
Bennato citato tra l’altro solamente di sfuggita nel suo libro, e il sorriso di
Carmine Donnola, autore di versi incontrati dal maestro e innanzitutto nostra
conoscenza da anni, ci permette d’entrare nella pubblicazione con una certa,
diciamo senza falsa modestia, dose di “competenza” - in più d’altre volte.
Nella prima parte della memoria, che non è una biografia vera e propria ma il
resoconto del percorso artistico compiuto fino a questo momento, leggiamo del
Bennato che vuole fare chiarezza essenzialmente sulla nascita della canzone, famosissima
oramai, “Brigante se more”, cantata e ricantata tanto in momenti di tempo
libero tanto in azioni di protesta e simili; perché la “canzone del brigante” è
inizialmente una risposta a una domanda di lavoro: Eugenio Bennato aveva il
compito di scrivere per uno sceneggiato della Rai (tratto da un’opera dello
scrittore Carlo Alianello – altro uomo contro -) una colonna sonora adeguata a
descrivere musicalmente ambientazioni che sapevano appunto di brigantaggio e di
riscatto sociale. Quindi Eugenio Bennato, prima praticamente d’inventare la
Nuova Compagnia di Canto Popolare e poi, ancora col sodale Carlo D’Angiò,
Musicanova, scrive di getto Brigante se more; tralasciando il successivo
“giallo” legato all’opera, la canzone è importante perché, se pur non tutti
possono arrivare a questa conclusione, è il brano che maggiormente spiega tutta
l’arte di Bennato. La passione per il Sud e la voglia di contribuire al
riscatto sociale del Meridione, l’amore per la musica, quella popolare prima di
tutto e per la Storia dei vinti, l’estro di un compositore e interprete da
sempre controcorrente. Poi le pagine, prima di fare il documentario scritto
della musica popolare del Mezzogiorno attraverso volti e storie dei suoi
amanti, da Alfio Antico a Matteo Salvatore, indugia sull’evoluzione che la
diffusione di questo nostro genere ha ottenuto nel tempo. Facendo solo un
esempio, E. Bennato ricorda che fino agli anni Settanta almeno, nel Salento i
cantori, alla stregua di quel che è successo nel Gargano della Carpino degli altri
anziani cantori, erano dimenticati dal presente. Fino a quanto nelle strade non
hanno cominciato a ballare di nuovo le tammorre. Che per certi versi sono
infine scese nel culto consumistico dell’adulazione vippettara. I brani
dedicati da Bennato a Michelina De Cesare e Ninco Nanco, invece, non sono che
la prova provata che il maestro partenopeo sceglie sempre di togliere dal
cantone della dimenticanza imposta dal potere dominante, vicende di ribellione
che dovrebbero entrare nei libri scolastici. Ché sappiam benissimo come
funziona. In pratica a 150 e passa dell’Unificazione ancora cercano di
convincerci che sotto Napoli regnavano solamente povertà assoluta e ignoranza
estrema. Mentre al Settentrione si faceva la bella vita e i salotti
intellettuali. Solo che prima dal Nord, dicono le carte, sono cominciate le
migrazioni di massa. Ed è dopo l’Unità d’Italia che anche noi abbiamo preso in
forze la valigia. Questo “Viaggio nella storia e nella musica del Sud” è un
altro importante atto politico, oltre che “culturale”, da mettere accanto alle
forme di testimonianza attiva destinate a ridarci coraggio.
giovedì 8 agosto 2013
Le Leggi Occulte dell'Energia Sottile e i 7 Raggi - Libro di Roberto Zamperini (Macro Edizioni)
Felice per quello che sei. Confessioni di una buddista emotiva, di Rossana Campo (Perrone). Intervento n.2 di Nunzio Festa
Con un libro fast per uno slow
food per anime in delirio, Rossana Campo prova in 107 pagine a mettere insieme
esperienze, insegnamenti e consigli per l'uso corretto del proprio stare al
mondo. Attraverso la semplicità arriva all'anima dei lettori più inesperti e
impreparati disegnando la fede buddista con tutti i colori del cosmo inteso
come flusso di energia vita-morte-vita.
Il titolo del libro è fondamentalmente il primo degli insegnamenti
buddisti che Rossana Campo vorrebbe offrire come tesoro alle sue lettrici e ai
suoi lettori poichè è solo partendo dall'accettazione di se stessi che si può
accettare il circostante, aprire l'anima a esso. Il buddismo, al contrario
d'altre religioni, non scinde l'anima dal corpo, né punisce o separa il bene
dal male. Il buddismo è la pratica dell'armonia. Armonia è tutto quel che
respira con lo stesso fiato: il creato tutto quindi. Tornando indietro di
secoli, la Campo percorre sentieri già stati d'altri orientali per sconfiggere
l'oscurità dell'infelicità della vita fatti di studi, interpretazioni e
contaminazioni. L'esperienza della perdita, della morte, della malattia intese
come motivi d'infelicità, può essere superata soltanto con la meditazione; la
quale, grazie all'insegnamento di Budda, può aprire il varco della felicità
spogliandosi delle croste d'ipocrisia e vigliaccheria, delle maschere sociali
che ci s'impone di indossare, delle colpe d'infelicità che si attribuiscono a
cause esterne. Il cammino verso l'illuminazione è fatto di empatia con
l'universo inteso come flusso costante in continuo mutamento dentro al quale
c'è ognuno di noi. Il sentirsi parte di un insieme così immenso e complesso può
verificarsi solo a un patto: accettare se stessi e con amore trasformare
l'ignoranza e l'infelicità in compassione per tutti gli esseri. Tale filosofia ai tempi d'oggi in un
occidente frenetico e fatto di tradizioni cattoliche assunte per dna e malattie
psicosomatiche, sembra quasi una cura, uno spiraglio di luce. La possibilità di
cambiare il Karma è uno degli insegnamenti fondamentali per la filosofia
orientale insieme alla simultaneità di causa-effetto a noi occidentali
sconosciuta. Una carrellata di personaggi tra i quali draghi, samurai e
bimbe-animale vecchi secoli e sempre presenti nel flusso dell'universo accanto
a donne disperate, giovani drogati, scrittrici in panico contemporanei a
racchiudere il segreto meravigliosamente accessibile del sutra della
meravigliosa legge del loto. Un libro per tutte le anime. Perché ognuna di esse
ha il diritto di diventare migliore.
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