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lunedì 22 luglio 2013
Mino De Santis e Nandu Popu (Sud Sound System) domani per la prima del video ufficiale "Pezzenti". E a seguire concerto
Nella
magnifica veste dei Giardini del Duca di Martano ci sarà l'attesa presentazione
del videoclip “Pezzenti” (Muddhriche-Ululati, Lupo Editore) con
il genio artistico di Gianni De Blasi alla regia. Sarà presente Nandu Popu (Sud
Sound System) e Giovanni De Santis. Segue il concerto di Mino De Santis.
Presenta Mauro Bortone
Evento imperdibile! Martedì 23 luglio 2013, ore 21.30 - Giardini
del Duca - via Calimera - Martano (LECCE).
Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno ben
chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti al
juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma anche l'impegno di Stefano
Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili
semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play. Mino De Santis è
a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora
raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un
pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel
riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche” prodotto dall'etichetta Ululati
(Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di vita quotidiana, come fossero
proprio molliche minute ed essenziali, messe insieme per farne pane e
nutrimento. Ci sono le "macchiette", i personaggi del paese: “Lu
prete” scaltro e smaliziato o la “La bizoca e la svergognata”,
apparentemente diverse ma "le stesse e l'hanno sempre saputo".
C'è
la bellezza e la malinconia degli "Anni" passati tra casa, chiesa e
sogni di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti” (feat Nando
Popu/Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra “patruni e
capurali”, senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla giornata me
definiti lo stesso invasori.
E tra mandolino e fisarmonica, si continua a
raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare definizioni, che
hanno così poco da dire ma tanto da parlare.
A poco a poco le “Muddhriche”
compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato dalla copertina del
disco, dall'alto, osserva, riconosce, cerca di individuare quelle briciole, le
piccole cose che continuano a dargli godimento. È un carnevale di personaggi e
situazioni, dove si respira a pieni polmoni l'aria scanzonata di un bonaccio
che ama quello che compone perché è il suo modo di continuare a credere al
sogno di anarchia.
Il Salento trova nuove parole, quelle puntute, del graffio
autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo e l'occhio allo
sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino De Santis è
così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)
Mino De Santis è un ascolto che il tempo e la pratica
portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che arriva e resta. Ma un
ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella memoria e libera
l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e Francesco Aprile)
Mino ha scritto una pagina di canzone popolare vera, del
popolo del Salento che si libera dalla pur splendida prigionia del tamburello,
dell'organetto e del violino e approda ad un linguaggio nuovo, fatto di dialetto
e di italiano colto al volo, masticato, rimasticato e sputato fuori in una
nuova forma di colostro, vero alimento con il quale crescere i piccoli. Musica
accattivante, di uno che sa suonare la chitarra, la lascia nei suoi accordi
semplici, quasi ondeggianti come un materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino
De Luca).
Autoironico e impietoso… lo definirei un “verista” per come
descrive la realtà sociale e soprattutto quella di tanta umanità. Ha il suo
modo singolare di vedere la realtà e di declinarla in versi. È un sognatore
ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a qualsiasi regola, non
scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta anarchico anche quando
non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità, un'autentica vena artistica che
differisce da qualsiasi accomodante musicalità “popolare” oggi cosi volgarmente
e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De Santis).
INFO
Ufficio Stampa
OverecoAgenzia
domenica 21 luglio 2013
sabato 20 luglio 2013
Domani 21 luglio 2013 a Lecce Mino De Santis e Lupo Editore presentano al Ministro Cécile Kyenge il video “Pezzenti”
La Puglia terra di pace e
frontiera di accoglienza o terra di sfruttamento e di caporali? È questo uno
degli interrogativi, quello più emblematico, da cui ha preso le mosse il
sondaggio che il Centro Servizi Volontariato Salento in collaborazione con
Eurispes Puglia sta effettuando in questi giorni, in occasione
dell’aggiornamento del dossier “Uomini, o no?” pubblicato nel 2012 e dedicato
ai temi dell’immigrazione nel Salento. Un dossier che racconterà della nostra
terra e della nostra cultura, svelando il vero volto dei salentini e dei
pugliesi sui temi più vicini al rapporto con l’altro. Il Ministro per l’Integrazione
Cécile Kyenge sarà presente al
laboratorio di democrazia domenica 21 luglio dalle ore 16,00 alle ore
18,00 presso l’Hotel Hilton Garden Inn
di Lecce in via Cosimo De Giorgi 62. All’incontro, organizzato dal CSV Salento
con il patrocinio di CSV Puglia Net, Forum Terzo Settore, CSV Poiesis e Caritas
Puglia, parteciperanno: Luigi Russo del CSV Salento che presenterà il “Dossier
immigrazione Salento e sondaggio sul razzismo”, don Maurizio Tarantino della
Caritas Puglia, Daniele Ferrocino (Comunità Emmanuel) Portavoce del Forum
provinciale, Luigi Conte (Agesci) portavoce vicario, e l’ospite d’eccezione il ministro per
l’Integrazione Cécile Kyenge.
Nel corso dell’appuntamento Mino
De Santis presenterà al ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge e al pubblico del Laboratorio di democrazia
il videoclip “Pezzenti” (Muddhriche-Ululati, Lupo Editore) nato
dal genio artistico di Gianni De Blasi alla regia, e che ha visto la
straordinaria partecipazione di Alessandro Haber e di Nandu Popu dei Sud Sound
System. Si tratta di un omaggio che l’artista salentino intende fare come
frutto di un lavoro di ricerca da sempre incentrato sul dialogo e
sull’autenticità del vivere, ma soprattutto emblema fortissimo di quella carica
di solidarietà che il popolo salentino ha sempre e da sempre dimostrato nei
confronti di altri popoli e altre geografie di vissuti.
Muddhriche - Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno
ben chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti
al juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma anche l'impegno di
Stefano Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili
semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play. Mino De Santis è
a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora
raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un
pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel
riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche”
prodotto dall'etichetta Ululati (Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di
vita quotidiana, come fossero proprio molliche minute ed essenziali, messe
insieme per farne pane e nutrimento. Ci sono le "macchiette", i
personaggi del paese: “Lu prete” scaltro e smaliziato o la “La bizoca
e la svergognata”, apparentemente diverse ma "le stesse e l'hanno
sempre saputo".
C'è la bellezza e la malinconia degli "Anni"
passati tra casa, chiesa e sogni di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti”
(feat Nando Popu/Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra
“patruni e capurali”, senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla
giornata me definiti lo stesso invasori.
E tra mandolino e fisarmonica, si
continua a raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare
definizioni, che hanno così poco da dire ma tanto da parlare.
A poco a poco le
“Muddhriche” compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato
dalla copertina del disco, dall'alto, osserva, riconosce, cerca di individuare
quelle briciole, le piccole cose che continuano a dargli godimento. È un
carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira a pieni polmoni l'aria
scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone perché è il suo modo di
continuare a credere al sogno di anarchia.
Il Salento trova nuove parole, quelle
puntute, del graffio autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo
e l'occhio allo sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino
De Santis è così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)
Mino De Santis è un ascolto che
il tempo e la pratica portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che
arriva e resta. Ma un ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella
memoria e libera l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e
Francesco Aprile)
Mino ha scritto una pagina di
canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida
prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un
linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato,
rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con
il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la
chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un
materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca).
Autoironico e impietoso… lo
definirei un “verista” per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella
di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla
in versi. È un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a
qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta
anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità,
un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità
“popolare” oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De
Santis).
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