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giovedì 18 ottobre 2012

CAFE' PHILO - INCONTRI DI FILOSOFIA E PRATICHE FILOSOFICHE A LECCE

L'incontro di "Segni dell'uomo" avviene il giovedì, con cadenza bisettimanale, presso le "Officine Cantelmo" in viale De Pietro a Lecce, che hanno condiviso il progetto “Cafè Philo – incontri di filosofia e pratiche filosofiche … addolciti da un buon caffè!”. Si decide collegialmente (tra gli intervenuti all’incontro), e di volta in volta, il tema da trattare nell'incontro successivo. Il primo argomento affrontato è stato il "gioco", il successivo la "crisi" e, quindi, "l'ironia". I partecipanti all'incontro sono sia accademici, che filosofi, che amanti della filosofia e della cultura filosofica, e si viene a creare un clima di diaologo dove ognuno è  assolutamente libero di esprimere la propria opinione sul tema.  La conversazione viene affidata, volta per volta, ad un moderatore, normalmente aderente al Centro di Studi "Segni dell'uomo" che ha promosso l'iniziativa, ma anche in questo caso qualsiasi utente o associato può offrirsi per tal compito. Il prossimo tema, che sarà discusso il 25 ottobre 2012, sarà "l'ospitalità". L'accesso agli incontri è assolutamente libero a chiunque e gratuito. Il compito dei promotori è quello di far conoscere "Segni dell'uomo" come strumento di diffusione della filosofia e delle pratiche filosofiche, cioè consulenza filosofica, phylosophy for children, dialogo socratico, attraverso temi attuali che coinvolgano tutti: anche coloro che non hanno mai studiato filosofia. Il centro studi per le pratiche filosofiche di Lecce Segni dell’uomo promuove e coordina iniziative volte al riconoscimento di una cultura e di processi formativi che valorizzino le “pratiche filosofiche” quali, ad esempio, la “philosophy for children”, il “counseling filosofico” e “pratiche” filosofiche diverse, come “la filosofia in reparto”, la “consulenza filosofica in carcere”, la “filosofia in azienda” e ogni altra situazione in cui la pratica filosofica può ritenersi utile.

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mercoledì 17 ottobre 2012

HOT STUFF DUO AL NOTE DI VINO



Riparte la musica a Note di Vino nel cuore del Salento, a Ruffano (LE), giovane e dinamico locale dove la passione per l’enogastronomia e per la musica e la cultura si fonde in un open space che piace davvero a tutti . Si parte dunque sabato 20 ottobre 2012 alle ore 22.00 con Hot Stuff Duo. Hot Stuff Duo trova le sue radici artistiche nel progetto nato da un’idea di Fabio Lecci (voce, armonica e percussioni) che con Marco Ancona alla chitarra acustica propone una selezione di classici del rock'n'roll e del blues di autori come Rolling Stones, Beatles e dei grandi più maestri degli anni '50 e '60 reinterpretati e rivisitati in chiave acustica. Lo spettacolo costituisce un invito aperto a tutti gli appassionati del genere anche per eventuali jam-session finali.
Lo spettacolo proposto da Hot Stuff Duo è davvero singolare, soprattutto perché la proposta ripercorre gli universi musicali di area americano-britannica di stelle del calibro di Elvis Presley, Eddie Cochran, Ray Charles, Johnny Cash, John Lennon, Muddy Waters, Howlin' Wolf, ma anche Rolling Stones, Beatles,The Doors. Nomi, che hanno fatto la storia, influenzandola, di tutta la musica dagli anni cinquanta in poi.

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Via Vittorio Veneto, 55 - 73049 Ruffano (LE) - Italia

VITTORIA COPPOLA A TAURISANO DOMANI 18 OTTOBRE



La Città di Taurisano e l’Assessorato alla cultura nell'ambito di OTTOBRE PIOVONO LIBRI presentano GIOVEDI' 18 OTTOBRE alle ore 18.30 un appuntamento letterario pregevole con
VITTORIA COPPOLA, autrice del romanzo “GLI OCCHI DI MIA FIGLIA”, (Lupo - edizioni Anordest) e vincitrice del concorso- sondaggio "Il libro dell'anno lo scegli tu” organizzato dal TG1 della RAI-Tv. Dialogherà con l’autrice il prof. Luigi Montonato. Questo è un evento in collaborazione con LIBRERIA IDRUSA di Alessano (tel. 0833/781747)

Quale ruolo gioca il destino nello svolgersi della nostra esistenza? E quanto di "nostro" c'è invece nell'imboccare strade sbagliate che porteranno inevitabilmente all'infelicità? In questa storia di "non detti", in cui egoismi e fragilità vanno a comporre un perfetto, perverso incastro, è rappresentato il misterioso e contraddittorio universo dei sentimenti umani: non basta essere genitori per saper comprendere i propri figli ed amarli come meritano; non basta essere giovani e di cuore aperto per essere pronti ad affrontare la vita, né essere innamorati per non farsi complici della propria ed altrui sofferenza. Dana, pur nei privilegi di ragazza circondata da benessere e raffinatezza, è soffocata dalla coltre iperprotettiva di una madre che ha deciso il suo futuro, ma la sua passione per André, fascinoso pittore di donne senza sguardo, si rivela una fuga più grande della sua acerba giovinezza, incapace di reggere all'infrangersi di un sogno. Armando, l'uomo che le offre un amore devoto e remissivo, nasconde un segreto destinato ad esplodere in modo bruciante. Eppure esistono legami che sopravvivono al tempo e sono pronti a riservare luminose sorprese, nei giochi del caso e nel risveglio di coscienze troppo a lungo sopite. Una storia di solitudini e di scelte, nella quale regge sovrana la solidità dell'amicizia, l'unica che non tradisce.

Vittoria Coppola - Ha 26 anni, vive a Taviano (Le). Laureata in Lingue e Letterature Straniere, Comunicazione Linguistica Interculturale  (Università del Salento, luglio 2010). Attualmente lavora come receptionist presso un albergo di Gallipoli (Le). La passione assoluta che muove le sue giornate è la scrittura. Di questo dice: “Lo scopo che mi prefiggo nel momento in cui inizio a riempire pagine di parole e sentimenti, è quello di emozionare, regalando a chi mi privilegia “leggendomi,” attimi personalissimi di evasione dalla realtà, ma anche, perché no, arricchimento della stessa. Confido sempre nella bellezza dei sentimenti e perciò, quando qualcuno reputa banale il parlare d’amore, io sorrido, e vado avanti per la mia strada”.


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martedì 16 ottobre 2012

"Aldo Moro. L'Italia repubblicana e i Balcani" (Besa editrice) presentazione a Trieste



Giovedì 18 Ottobre 2012, alle ore 18.00, a Trieste, all'interno dello spazio "Italo Svevo" della Libreria Fenice (Via Battisti,  6), verrà presentato il libro "Aldo Moro. L'Italia Repubblicana e i Balcani" (Besa editrice). La tavola rotonda della presentazione vedrà la partecipazione di: Stelio Spadaro, il Prof. Goradz Bajc (Università del Litorale, Koper/Capodistria), il Prof. Franco Botta (pres.CESFORIA di Bari), la Prof.ssa Anna Millo (UniBari), il Prof. Raoul Pupo (UniTrieste).


La sconfitta militare dell’Italia nella seconda guerra mondiale e la successiva divisione dell’Europa in Blocchi politici, militari e ideologici, del tutto antitetici e contrapposti, provocarono un ridimensionamento della presenza italiana nei Balcani, senza però decretarne la definitiva espulsione. Nonostante le disastrose conseguenze dell’esperienza bellica e nonostante la presenza sulla sponda orientale dell’Adriatico di regimi illiberali e totalitari, l’attenzione della politica e dell’economia italiana verso quei territori non venne mai meno. Anche per l’Italia repubblicana l’Europa adriatica e balcanica rappresentò un’area di rilevante interesse strategico, politico ed economico. L’importanza delle relazioni e dei legami con i Paesi del Sud-est europeo non sfuggì certo ad Aldo Moro, che, in qualità sia di presidente del Consiglio che di ministro degli Esteri, fu tra i principali protagonisti della politica estera italiana degli anni Sessanta e Settanta. Ambizione di questo volume è offrire al lettore alcune linee interpretative e un insieme di analisi e informazioni fondate su un’attenta disamina della documentazione edita ed inedita, per cominciare a conoscere meglio un aspetto importante della politica estera dell’Italia della Prima Repubblica, la cosiddetta Ostpolitik italiana, l’azione internazionale della Repubblica italiana verso gli Stati e i popoli dell’Adriatico orientale e dei Balcani; un obiettivo che non può prescindere dall’individuazione e dall’analisi del progetto di politica estera di Aldo Moro, dall’approfondimento delle motivazioni e degli scopi della politica attuata dallo statista pugliese nei confronti dei Paesi balcanici e dalla riflessione sul nesso tra dimensione nazionale e internazionale della sua azione politica.

Italo Garzia è ordinario di Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Fra le sue opere ricordiamo: La Questione Romana durante la prima guerra mondiale (Napoli 1981), Pio XII e l’Italia nella seconda guerra mondiale (Brescia 1988), L’Italia e le origini della Società delle Nazioni (Roma 1995).


Luciano Monzali è professore associato  di Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Fra le sue opere più recenti ricordiamo: Italiani di Dalmazia 1914-1924 (Firenze 2007), Il sogno dell’egemonia. L’Italia, la questione jugoslava e l’Europa centrale 1918-1941 (Firenze 2010) e Mario Toscano e la politica estera italiana nell’era atomica (Firenze 2011).



Massimo Bucarelli è dottore di ricerca di Storia delle Relazioni Internazionali e docente di Storia dell’America presso l’Università di Roma LUMSA e di Storia della Politica Estera Italiana presso l’Università degli Studi di Parma. È autore di: Mussolini e la Jugoslavia (1922-1939) (Bari 2006), La questione jugoslava nella politica estera dell’Italia repubblicana (1945-1999) (Roma 2008).

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lunedì 15 ottobre 2012

Lo scrittore deve morire. Epiche gesta di due aspiranti autori di best seller di Gianluca Morozzi e Hemana Zed (Guanda). Intervento di Nunzio Festa



Ne ha fatta di strada, Morozzi. Ma le traversie delle riviste "letterarie" diffuse col contagocce e le redazioni d'editori microscopici li ricorda molto bene. Benissimo. Come, sicuramente, questi ricordi sono ugualmente vividi nella memoria corrente di Zed. Quindi Gianluca Morozzi ed Heman Zed, non è che con "Lo scrittore deve morire" abbiamo fatto auto-fiction (parolina che va molto di moda - d'altronde); ma hanno deciso di narrare appunto di strade, e per la verità lo scrittore bolognese non per la prima volta, molto ma molto conosciute con Lo scrittore deve morire. "Epiche gesta di due aspiranti autori di best seller". Esilerante, spassoso assai, vergato a tratti persino da humor pungente e un po' crudele, il romanzo omaggia intanto molta letteratura, demolisce le macchinazioni delle fabbriche editoriali e del marketing delle edizioni, spende parole per penne - vedi Ciarabelli (non notissimo ma di grande talento, e che abbiam avuto la fortuna d'apprezzare al Premio Letterario "La città dei Sassi" di Matera agli esordi) - che meritano. Non a caso, intanto, gli autori presentando il cappelliano romanzo parlano di "parodia del mondo editoriali di oggi". Con questo romanzo, grazie al quale abbiamo molto riso, Gianluca Morozzi ed Heman Zed, fanno viaggiare i loro protagonisti, Francesco Portali e Ladislao Tanzi, insieme poi ad Arcovaldo Cacciapuoti, in location improbabili per presentazioni improbabili - e intanto qui spuntano le sale a volte ostiche come pubblico o semi-deserte come uditorio, insomma. Ma perché questi due invisibili della scrittura, fino ad allora entrambi gli scrittori non avevano scritto che un romanzo, per lo stesso editore, venduto in qualche copia di numero, devo farsi il viaggietto? Semplice. Il loro editore, sotto gli effetti del vino, a entrambi ma in due momenti diversi, commissiona un libro: imponendo la stessa trama. Quindi si ritroverà la stessa storia. Dunque pensa bene d'incollare le prove letterarie. E, guarda caso, nel romanzo è descritto un tour che poi Tanzi e Portali, praticamente sotto minaccia, devo compier davvero. Tra l'altro sotto la guida ambigua dell'ufficio stampa Lothar, tipo stranissimo che poi finisce come finisce e che però piazza nell'opera persino le sue orribili "poesie". L'incontro col critico, rincoglionito, Cacciapuoti, un po' li salva e un po' li rovina. Ché il Caccia produce altre avventure dove di certo queste non mancano. Bizzarrie. Stranezze che si sommano a quelle pensate, in un certo senso, dall'addetto stampa della Belasco. Fino al primo vero colpo di scena, insomma, che è poi una buona sopresa per il titolare del marchio, Ubermensch. Il critico di turno alla D'Orrico, mentre si sollazza per i servizi della sua donna, invece di stroncare il "Un premio da tredici" firmato Portali-Tanzi, per errore lancia il libro nelle classifiche dei best seller. Tra ex ed ex ex, poi, finalmente passando per una Silvia che naturalmente non può mancare, diciamo che L. Tanzi e F. Portali devon gestire fama inattesa, pazzie diffuse e capovolgimenti di fortuna. Sarebbe bello, adesso, descrivere gli altri soggetti del 'film'. Epperò pure irrispettoso. Allora prendere le scritture di Zed e Morozzi, licenziose più che mai in quanto affini agli sconvolgimenti della storia, piene di tagli e cambi di voce, anche perché nelle pagine è custodito il brio della normale casualità.

domenica 14 ottobre 2012

Il romanzo osceno di Fabio di Luciano Pagano



Il romanzo osceno di Fabio", scritto da Luciano Pagano e pubblicato dal 21 settembre sul profilo twitter @romanzosceno, è il primo romanzo italiano scritto interamente in tweet. "Non è quindi una collezione di aforismi, pensieri, battute, racconti in un solo tweet, romanzi in un solo tweet, o qualsiasi altra forma ‘particolare’ e ‘particellare’. Si tratta di una storia, se vogliamo una storia a pezzetti"
"Il romanzo osceno di Fabio" racconta la storia di due amanti, il giovane Fabio, regista precario e la Marchesa, ricchissima moglie di un uomo d'affari. La Marchesa convincerà Fabio a seguirla in un progetto terribile, quello di aiutarla a eliminare il marito. Tweetnoir, Twhiller, storia d'amore o semplice tresca andata a male, "Il romanzo osceno di Fabio" diverte e tiene alta la suspence, tweet dopo tweet. O almeno così dicono.



“Lo spacciatore di carne" (Einaudi), Giuliano Sangiorgi domani alla Feltrinelli di Bari



Domani 15 OTTOBRE 2012 presso la libreria Feltrinelli di Bari di via Melo 119, alle ore 17.00, Giuliano Sangiorgi, voce e autore, dei Negramaro, presenterà il suo esordio letterario, "Lo spacciatore di carne" edito da Einaudi e già entrato nella classifica dei libri più venduti in Italia. L'attore e regista Mimmo Mongelli leggerà alcuni brani del romanzo.

"Lo spacciatore di carne" (Einaudi), Giuliano Sangiorgi - I cadaveri di animali ammassati come pezzi di ricambio, tutti perfettamente uguali, odorano di sangue e gelo. È rimasta cosí tanta carne nel frigo che forse riuscirò a resistere un po'. Finché ci sarà carne ci sarò io in questa casa. Sono diventato l'odore di mio padre e forse sempre lo sono stato. In una foto che ho adesso nitidamente negli occhi, ma che stava nel salotto dei miei, sigillato con il cellofan, avevo poco piú di qualche ora di vita e mio padre mi mostrava al mondo, fiero, tenendomi in braccio in malomodo, come un pezzo d'animale. Il suo sorriso tra la bocca e i baffoni è identico. Da qualche parte in casa ho le foto dei suoi primi macelli. Come trofei alzati in aria per i piedi li espone davanti a chi lo fotografava con la stessa identica fierezza con cui mostrava la mia nascita. Ero io. Come i suoi agnellini, un pezzo di carne la cui vita o morte dipendeva esclusivamente da lui. L'odore del suo camice sporco sarebbe stato il mio. Non mi sarei dovuto illudere. Sono io quell'odore.

Non c’è legame più forte del sangue. E il sangue, la carne, nella vita di Edoardo sono molto più che una metafora: sono la materia di cui è fatto il suo passato e quella a cui deve tornare. Aveva cinque anni, «cinque anni di niente» il giorno in cui ha visto suo padre sgozzare un agnello. Da allora il sangue non ha smesso di scorrere nel mattatoio, «la carne-officina» dove il padre macellaio (un tempo il suo gigante buono, adesso un estraneo) attende con pazienza che prenda la laurea prima di raggiungerlo e mettersi all’opera accanto a lui. Perché quello è il destino che la sorte – una sorte incarnata in famiglia – gli ha assegnato, contro cui Edoardo può al limite provare a ribellarsi nascondendo gli agnellini sotto al suo letto, illudendosi che giocare a proteggerli possa salvarli davvero dal loro futuro segnato, e non semplicemente rimandarlo. Dopotutto rimandare, nascondersi, è quello che fa anche lui: studente fuorisede a Bologna, è lontano da casa da due anni ma ha dato solo un esame, il più facile. Vive in un appartamento di via Zamboni con due ragazzi, in uno spazio a compartimenti stagni, dove l'unico contatto con gli altri è dato dagli odori e dal vuoto lasciato dai coinquilini quando vanno in facoltà. La sua è una vita in stallo, «un presente parcheggiato». Finché, sul treno per Bologna, incontra Stella. Un faccia bianchissima da bambima, vent’anni sulla pelle e mille negli occhi. Stella è bellissima, misteriosa, bacia e morde con la stessa passione, e Edoardo se ne innamora in un istante. È l’inizio di un rapporto simbiotico, un triangolo travolgente e pericolosissimo che ha come terzo vertice la droga. Per procurarsela (per lui, ma soprattutto per Stella) Edoardo rivende i tagli pregiatissimi di carne che suo padre gli spedisce orgoglioso ogni settimana: la carne in cambio della droga, la droga in cambio di Stella. Ma ciò che inizia nel sangue non può che finire nel sangue. Quando Edoardo capisce che Stella l’ha abbandonato, quella carne che alimentava il suo legame comincia a trasformarsi in ossessione. In un mondo ormai allucinato dove tutto appare possibile, la carne diventa denaro contante e l’amore diventa incontrollabile follia. L’abilità di paroliere dimostrata da Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro, nei pezzi per il suo gruppo, l’ha trasformato in uno degli autori più richiesti dai grandi interpreti italiani (ha scritto tra gli altri per Jovanotti, Andrea Bocelli, Malika Ayane, Elisa, Patty Pravo, Adriano Celentano); oggi, il suo esordio letterario mantiene intatta la potenza di una delle voci più forti della nuova scena italiana. Diviso in 35 capitoli brevi e fulminanti come canzoni, Lo spacciatore di carne getta una sguardo straniato sulla vita studentesca, superandone i cliché e portando invece alla luce gli aspetti più ancestrali. Sangue, destino, amore e follia sono gli archetipi su cui Sangiorgi costruisce questo romanzo che sembra ispirarsi al mito, che gioca con la lingua e la scrittura e ci regala il ritratto inedito di una generazione in lotta con il futuro. Un libro appassionato e viscerale, come il rock migliore.”

sabato 13 ottobre 2012

13 sotto il lenzuolo di Giuliano Pavone (Marsilio). Intervento di Paola Scialpi



13 sotto il lenzuolo di Giuliano Pavone edito da Marsilio è un libro che si legge con positiva leggerezza anche se tra le righe si scorge spesso un languore intriso di nostalgia e un pizzico di cinismo. Ottima l’impalcatura introspettiva dei personaggi che si muovono nella storia come protagonisti nella scena della vita con le loro debolezze, ossessioni ma sempre, in fondo, con molta umanità. Traspare dalla storia un attaccamento alle proprie origini che se da un lato riflettono vicende non sempre felici, dall’altro identificano uno dei momenti più belli della vita : quello della giovinezza. Anche il sesso è vissuto dal protagonista come una sorta di routine necessaria al di là di sottili, probabili risvolti sentimentali. 13 sotto il lenzuolo parla di un giovane rampollo di una nobile famiglia in decadenza dove le figure genitoriali non sono certo un esempio positivo. Il giovane protagonista in fondo, e comunque, fa tesoro dei comportamenti defraudanti del padre per trarne vantaggio ed arricchirsi, aiutato da una serie di vicissitudini positive. La storia attraversa un arco di tempo che va dai primi anni ottanta ai trent’anni successivi con riferimenti storici alla musica ed al cinema di quegli anni . Federico Nugnes Peluso, questo è il nome del protagonista, ritorna nel suo paese natio Sprusciàno nel sud Puglia lasciando momentaneamente Milano, meta dei suoi studi universitari, per lavorare in un Hotel del luogo dove poi incontrerà la donna della sua vita: un attricetta che attraversa un precoce viale del tramonto con una troup cinematografica che tutto è, tranne quello che vuol sembrare.  Il protagonista vive la sua vita con spregiudicata avvenenza , con spensierata sete di scoperta che lo porta ad una accelerazione di vissuti dove non c’è spazio per la riflessione, dove i sentimenti degli altri sono d’ impedimento ma dove, se prevale l’intelligenza , il tutto poi torna ad una propria rivincita sociale ed affettiva.

In libreria L’Anello Inutile di Maria Pia Romano (Besa Editrice)



"Un tuffo nel mare, un mare di parole, una trama a maglie scopre gli elementi primordiali della nostra anima: l'acqua, l'aria, la terra e il fuoco. La giovane scrittrice salentina (d'adozione) ti trascina in profondità, ti scuote, a rischio di farti fuggire, ti spinge lì dove non vorresti osare. Giù in fondo a (ri)scoprire il sentimento dell'amore, in un abbraccio con la terra, rossa, ma in realtà blu. Nel Salento le radici sono nelle profondità marine. Solo quando risali il blu diventa rosso, mantello delle radici della storia secolare, raccontata dagli ulivi. Un inno all'Heimat, alla piccola patria del Sud. Leggi le pagine del libro, e quasi cominci ad implorare, vorresti urlarle, ora fermati, basta, ma Maria Pia Romano non ne vuole sapere, lei non si ferma, ti trascina nella profondità del sogno, del desiderio inespresso, ti fa mancare il respiro, per poi respingerti velocemente in superficie. Girandole di parole. Giri pagina e respiri, ti fermi a pensare, ricominci a leggere. Un libro di onde, marine, dell'anima. Onde che ti sollevano dal rifugio e
dalla nicchia che ti costruisci, onde di vita."

BILLY Il vizio di leggere, TG1

maria pia romano è nata a Benevento nel 1976, è iscritta all’Albo dei giornalisti dal 2000. Scrive per alcune testate regionali e nazionali e inoltre si occupa di comunicazione pubblica, uffici stampa e organizzazione di eventi. Ha vinto una segnalazione nella sezione Cultura al premio “Michele Campione” giornalista di Puglia, settima edizione 2010.Ha all’attivo quattro raccolte di poesie, Linfa (1998), L’estraneo (2005), Il funambolo sull’erba blu, (2008) e La settima stella (2008) e il romanzo Onde di Follia (2006). Ha ricevuto riconoscimenti in campo nazionale e internazionale per i suoi lavori. I suoi libri sono inseriti nel Museo della Poesia di Perla Cacciaguerra a Cesa. È stata tradotta da Amina Di Munno e Cassio Junqueira per il festival della letteratura italiana in Brasile del 2011.

venerdì 12 ottobre 2012

Recensione di Alessandra Peluso su Avere fiducia. Perchè è necessario credere negli altri di Michela Marzano (Mondadori)



Un salto in libreria, l’abituale visita settimanale, dove incontro me stessa leggendo i libri che destano la mia attenzione e ad un tratto volgo lo sguardo su un titolo: Avere fiducia. Bizzarro questo titolo, mi dico, sarà ironico? Prendo il libro e inizio a sfogliare. Mi convinco, lo acquisto. Comincio con la lettura attenta e immediatamente mi lascio immergere dalle riflessioni fluide e acute che smuovono il mio animo scettico. Innanzitutto l’autrice Michela Marzano spiega l’origine storica del termine “fiducia”, poi enuncia i motivi per i quali è necessario avere fiducia oggi, Perchè è necessario credere negli altri (sottotitolo). E allora si guarda alla situazione italiana. Attualmente in Italia ogni giorno si apprende che un politico ha rubato i soldi agli italiani che pagano regolarmente le tasse e stentano a sopravvivere; gli evasori fiscali che, - prima comparivano sugli spot pubblicitari rappresentati da povera gente magari meridionali, mentre sappiamo che gli evasori sono in tutta Italia da nord a sud, isole comprese, - spesso e volentieri sono anche rappresentati da gente benestante che deteniene il potere. Insomma è una nitida immagine dell’Italia oggi inquietante dove la fiducia sembra non aver posto. Come si può dunque avere fiducia? C’è la necessità, mi convinco, di avere fiducia per evitare una condizione paralizzante. Senza dubbio dopo aver letto l’ultima pagina del libro di Michela Marzano, ho compreso la necessità di credere agli altri. E quindi penso di aver assolto l’obiettivo dell’autrice: insinuare il germoglio della fiducia, con la speranza che cresca e rinvigorisca. È un impegno fidarsi totalmente delle persone, credo sia un’impresa ardua forse persino titanica. Appare pertanto una straordinaria epopea della fiducia: la fiducia afferma Marzano è il cemento delle nostre società. Una società senza fiducia è una società senza ossatura. La diffidenza è un circolo vizioso che finisce per indebolire il mondo sociale. È l’unica che ci può assicurare che il nostro mondo privato non è anch’esso un inferno (Hannah Arendt): questa è citazione posta al principio del libro, incisiva, magistrale la scelta del’autrice, che conduce a rifletterere, insinua il dubbio, la possibilità di credere nell’altro, al quale un minuto prima probabilmente non credevi e racconta la natura dell’essere umano che è un animale sociale, come sostiene Aristotele, e dovendo vivere con gli altri ha bisogno di credere negli altri, atrimenti il genere umano non avrebbe avuto e probabilmente non ha senso di esistere. Nietzsche scrive in Umano troppo umano che la fiducia è un mito sorto dalle esigenze di determinate situazioni storiche e di determinate necessità pratiche. È chiaro che sostiene l’autrice, ed ogni psicanalisita o psicoterapeuta condividerebbe, ma non solo, per aver fiducia negli altri occorre aver fiducia e amare prima se stesso.  Come è possibile? Come si fa ad amarsi? Sembra scontato, ma non lo è. Altri dubbi si insinuano nella mente del lettore che pensava di avere delle certezze, e legge: «L’amore di se stesso è un sentimento naturale, che porta ogni animale ad aver cura della propria conservazione e che, diretto nell’uomo dalla ragione e modificato dalla pietà, produce l’umanità e la virtù. L’amor proprio ... porta ogni individuo a tenere conto più di se stesso che di ogni altro, ispira agli uomini tutti i mali che si fanno reciprocamente ed è la vera origine dell’onore». Muovendo dal pensiero di Rousseau si passa a quello di un altro filosofo Adam Smith che ha fatto dell’amore di sé la chiave dello sviluppo economico: dandosi fiducia, afferma, l’essere umano può ricominciare a prestare interesse all’altro e scoprire i vantaggi della cooperazione. Può orientare il suo agire verso fini e valori che hanno una logica diversa dalla semplice soddisfazione del proprio interesse. Così prosegue il libro fino a giungere ad un’analisi attenta e realistica della nostra società: la società della sfiducia appunto e della paura. Sentimenti paralizzanti che annullano l’agire, denigrano la natura dell’essere umano. Si tratta infatti di sentimenti che appartengono al Medioevo, utilizzati spesso per detenere il controllo sulla plebe allora, sul popolo oggi, ed essere in grado da chi deteniene il potere di dominare.   L’avvincente viaggio della fiducia prosegue, approdando nell’amicizia e nell’amore. La fiducia in questo tipo di relazioni affettive necessita di una presenza che rinvia ad una forma di impegno. Un impegno però che non implica degli obblighi, non si può infatti promettere di amare sempre costantemente allo stesso modo. Spesso accade di pretendere l’amore, inutilmente afferma Marzano, in quanto “promettere la costanza significa impegnarsi a fare qualcosa che in realtà non si è in grado di mantenere”. L’amore non è un atto la cui realizzazione dipende interamente da noi. Si tratta di un sentimento che si nutre di forte impegno affichè duri, ma non è razionale, è buona parte sfugge al nostro controllo. Pertanto, occorre nutrire sì fiducia nelle relazioni affettive come l’amore o l’amicizia, ma essere consapevoli che non si tratta di sentimenti assoluti, incondizionati, ma di sentimenti che si nutrono delle debolezze, degli smarrimenti e delle fragilità degli uomini e delle donne allo stesso modo. Occorre capire che l’autonomia personale è fatta dell’accettazione di una certa dipendenza dagli altri, del riconoscimento delle nostre debolezze. Paradossalmente è perchè abbiamo una qualche fiducia in noi stessi che possiamo esporci alla critica o al rifiuto degli altri. Dinamiche che l’autrice spiega accuratamente e acutamente nei capitoli VII e VIII che consiglio vivamente di leggere per capire un pò di più di se stessi. Quest’ultima parte infatti aiuta a compiere un’introspezione nel proprio ego, a conoscersi e a migliorarsi, qualora un lettore desidera farlo. Aiuta a interrogarsi sulla propria vita, sull’idea di fiducia che si ha o si dovrebbe avere e sul fatto che noi esseri umani non siamo creature semplici, non siamo perfetti. Da qui si giunge alla conclusione del libro e Michela Marzano augura a chiunque volesse accostarsi alla lettura attenta e profonda della sua opera di scommettere nella fiducia: “nulla mi garantisce che sarà vincente, posso anche perdere. Ma scommettendo mi concedo la possibilità di scoprire l’altro, e ancor più, di scoprire me stesso”. È un augurio sincero che faccio anch’io a me stessa.

I nipoti di Scanderbeg di Artur Spanjolli (Besa)



La vicenda, narrata in prima persona, racconta del secondo esodo di migliaia di albanesi verso le coste pugliesi, nell’agosto del 1991. Andi parte da Durazzo inseguendo il sogno di una vita migliore. L’Italia, l’Occidente rappresentano per la popolazione albanese una forte attrattiva in un periodo in cui in patria la miseria e il disordine, seguiti alla caduta del regime comunista, imperversano. Il viaggio della speranza di Andi dura 16 ore e a esso fanno seguito molti giorni trascorsi all’addiaccio nel porto di Bari. Le razioni alimentari scarseggiano, la situazione è al limite dell’umana sopportazione. Andi, al porto di Bari con lo zio, finge un malore per guadagnarsi un posto nell’accampamento medico, dove resterà per molti giorni e dove avrà la fortuna di rifocillarsi meglio di altri, di dormire decentemente e di lavarsi. Andi continua a fantasticare di una nuova vita, pensa al modus vivendi occidentale come a una conquista; immagine che cozza però con l’estrema tragicità della situazione reale vissuta in quel limbo. Dopo una settimana, Andi viene rispedito in Albania assieme ad altri profughi, in aereo, ma non abbandonerà il suo sogno italiano.

Artur Spanjolli è nato a Durazzo nel 1970. Dal 1992 vive in Italia, dove si è laureato in lettere. Artista e poeta, con Besa ha pubblicato Eduart (2005), La Teqja (2008), Cronaca di una vita in silenzio (2010) e La sposa rapita (2011).


Piccoli seminaristi crescono (Negroamaro) di Alfredo Romano a Nardò



Piccoli seminaristi crescono (Negroamaro) di Alfredo Romano sarà presentato domenica 14 ottobre 2012 alle ore 19.00 alla Sala Roma di Piazza Pio XI a Nardò. Introduce Norberto Pellegrino (Presidente Caffè Letterario di Via Roma a Nardò). Relatore sarà Pier Paolo Tarsi. L’appuntamento è organizzato dai Presidi del Libro di Nardò e dal Caffè Letterario di Via Roma.

Così, con tonaca, zimarra e "saturno" in testa, inforcai la bicicletta per recarmi dal dentista. Che bello era pedalare tutto solo per le vie della città. Mi voltavo a destra e a manca catturando in libertà l'aria impregnata della tarda primavera, le ignare facce della gente per strada, i variopinti colori dei vestiti, le facciate delle case e dei palazzi, le insegne dei negozi, le strida delle rondini... Avevo come l'impressione che tutti si voltassero a guardarmi e dicessero:"Nah, cce beddhu papiceddhu sta be ppassa! (Toh, che bel piccolo prete sta passando!)". Pedalavo con disarmante incantamento e, come capita quando si è innamorati, avevo voglia di abbracciare tutto il mondo, di far partecipe ogni passante della mia manifesta e sconfinata felicità.



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giovedì 11 ottobre 2012

Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald (Minimum Fax). Intervento di Vito Antonio Conte



È raro, molto raro, che rilegga un libro. Ché già una vita intera non basta per leggere tutto quel che meriterebbe d’esser letto… Ma quest’estate (ormai quasi andata) ho ripreso qualche vecchia lettura e qualche classico (che non guasta mai). Non vi dirò di Piero Chiara e di alcune sue pagine che ho riaperto, né d’altri libri spolverati, ma di un classico che ho letto dopo tanto che volevo farlo: “Il grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald. Perché? Perché parlarne ancora? Dopo tutta l’attenzione di cui ha già goduto, e dopo tutte le “scritture” che ne hanno sviscerato il corpo e l’anima, e dopo tutti i film? Potrei rispondere: “per il mio gusto”! Oppure: “per la sua attualità”! O ancora: “perché a febbraio dell’anno che verrà ci sarà la prima del remake del film già interpretato (nel 1974) da Robert Redford e Mia Farrow”! Confesso che sono curioso di vedere la pellicola in 3D di Baz Luhrman e scoprire Leonardo DiCaprio che ci prova con Carey Mulligan, ma –invero- la ragione per la quale vado spendendo qualche parola per questo libro del 1925 è che mi sento più padre e con questa maggiore consapevolezza guardo i miei figli e, nel contempo, sento lo sguardo di mio padre. Sorvolerò su molto, dunque, e lascerò a chi ne avrà voglia l’approfondimento sugli anni venti, su quel che hanno significato gli otto milioni e mezzo di morti e gli oltre venti milioni di feriti irreversibilmente contati all’indomani della prima guerra mondiale, sulla voglia di svago cercata e trovata dai giovani, sull’emancipazione dagli archetipi preesistenti per abbracciare la liberazione dell’individuo, sul boom economico e dei mass media (iniziato con la radio), sull’incredibile mutamento delle arti e, in una parola, sulle cause che hanno aperto al mondo l’ingresso nell’era moderna. Sorvolerò sulla rovina del 1929. E pure sulla degenerazione del sogno sorvolerò. Ascolterò senza nostalgia il jazz del mitico Duke Ellington, farò un passo di fox-trot, guarderò belle gambe saltellare nel charleston, e cercherò di struggervi dentro (soltanto un po’) con un tango. Soltanto musica. Nient’altro. Ché tutto quel che ho cennato –tutt’intero- sta ne “Il grande Gatsby”. Io vi dirò altro. Poc’altro. Che riguarda oggi. E, forse, lo stesso disfacimento d’allora. La mia è stata un’infanzia serena… grazie (anche) a mio padre. E poi ho (più di prima) piena coscienza dell’importanza di mio padre per la mia scrittura… Non è un caso che l’incipit de “Il grande Gatsby” scomodi questo rapporto genitoriale: “Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mi padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente. mi disse . Non disse altro, ma eravamo sempre stati insolitamente comunicativi nonostante il nostro riserbo, e capii che voleva dire molto più di questo. Perciò ho la tendenza a evitare ogni giudizio, un’abitudine che oltre a rivelarmi molti caratteri strani mi ha anche reso vittima di non pochi scocciatori inveterati”. Non dirò nulla, quindi, che abbia a che fare con il ruolo paterno nell’educazione né con altro che non sia quel che ho appena espresso, ossia qualcosa di molto particolare che, a ben vedere, può valere per pochi, per chi –come me- scrive… Saranno stati gli ultimi avvenimenti, le recenti esperienze, questo (e qualche altro) libro, ma credo che qualunque scrittura (e, soprattutto, il romanzo) non possa prescindere da quel ch’è stato (e/o da quel ch’è) il rapporto tra chi scrive e suo padre. Comunque. Nel bene e nel male. Ovvio. E senza distinzione (ultronea) di scrittura maschile e femminile. Senza scomodare scienza alcuna. È una consapevolezza iniziata con una sensazione e diventata sempre più forte nel tempo. Non so dire per quale ragione precisa. Se una ragione precisa c’è. C’è che questo percepisco. Non mi va di indagare. Per me è così. E mi fido. Ché “Ognuno pensa di possedere almeno una delle virtù cardinali, anche la più piccola, e questa è la mia: sono una delle poche persone oneste che io abbia mai conosciuto”. Semmai ho scritto qualcosa di degno d’esser ricordato, semmai ancora dovesse accadermi di farlo, è e sarà perché c’è il respiro di mio padre… Credo che il sogno di ogni scrittore sia quello di non finire mai di scrivere (…) e di pubblicare un solo libro, l’unico che non finirà al macero, quello che non ha temperatura sino a allora conosciuta. Ché “Non c’è fuoco né gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore”. Jay Gatsby (che pure non ho amato…) è stato tutto questo: un uomo sbagliato in un mondo sbagliato capace di regalare in un sorriso “l’intero eterno mondo per un attimo”.


ANIMA LUNGA DI STEFANO CRISTANTE (BESA EDITRICE)



Sguardi sul presente che hanno valore di tagli e ferite, dove il fatto sentimentale si snoda come un pericolo attorcigliato sulle reciproche e irriducibili alterità degli amanti e dove la costruzione dei rapporti affettivi passa per materiali irrazionali – premonizioni, percezioni, immedesimazioni istantanee, deja vu – che solo i versi poetici hanno una speranza di poter trattare. Stefano Cristante investe nel dialogo a distanza con i classici della poesia italiana le proprie chance di scrittura. Verso libero ed endecasillabo rappresentano la sostanza formale dei versi di Cristante che, nella parte finale, trasmigrano nella prosa poetica (agganciata alla creazione di una personale cosmogonia), prima di congedarsi con un inno alla solitudine che chiarisce il suo tragitto narrativo e il suo obiettivo esistenziale.

 Stefano Cristante (Venezia, 1961) è sociologo dei processi culturali e comunicativi presso l’Università del Salento. Anima lunga è la sua terza raccolta di versi, dopo Il rosso dell’oblio (1991) e Visite inattese (2007).

Maurizio Fumarola-Mauro e Simonetta Grezzi presentano "Quelli di Brioni...i figli degli anni terribili" (Besa editrice). Ospite dell’appuntamento l'On. Alfredo Mantovano



 Sabato 13 Ottobre alle ore 17.00, presso l'Hotel President di Lecce (Via Salandra), l'avv. Maurizio Fumarola-Mauro e Simonetta Ghezzi parleranno del loro "Quelli di Brioni...i figli degli anni terribili" (Besa editrice). Modera l’Avv. Rodolfo Petrucci. Ospite dell’appuntamento l'On. Alfredo Mantovano.

Dopo sessant’anni Fumarola rompe il silenzio e racconta la propria esperienza nel IX Corso per allievi ufficiali di complemento di Marina, che subì la vergognosa cattura e il conseguente trasferimento nei campi di concentramento nazisti.
La storia di un giovane catapultato da un tranquillo ambiente di provincia alle prove atroci della deportazione e della prigionia, narrata per uscire da quel profondo disorientamento che colpì i reduci quando constatarono amaramente che alcuni avvenimenti storici fondamentali erano stati travisati o compresi parzialmente, e che un ampio settore bellico, compreso tra Istria, Balcani ed Egeo, in cui si era consumato il sacrificio di più di un milione di militari, era stato trascurato o addirittura dimenticato.

Solo oggi che aguzzini e vittime sono entrati tutti “nello stesso stato d’innocenza”, ci si chiede se sia finalmente giunta l’ora non di riscrivere la storia, ma di comprenderla fuori da schemi preconcetti, imposti politicamente. In questo senso il testo si prefigge lo scopo di offrire, attraverso una sofferta testimonianza e prescindendo dall’ottica di una sola nazione e di un solo schieramento, una visione più completa e un giudizio più equanime sul significato di quanto in quegli anni terribili accadde.



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mercoledì 10 ottobre 2012

Alcune Verità non si possono tacere!


Politiche della felicità. Controstoria della filosofia. Vol. 5 di Michel Onfray (Ponte alle Grazie)



Come rifondare la sinistra? Onfray non ha dubbi: ispirandosi ai coraggiosi filosofi che, nell'Ottocento, seppero ripensare la felicità umana e tradurla in programma politico. L'anarchico Bakunin, gli utopisti Fourier e Owen, il "liberalista radicale" John Stuart Mill, l'utilitarista Jeremy Bentham progettarono infatti nuove umanità liberate, basandosi sui principi della felicità materiale per il massimo numero di persone: un ideale anche oggi perseguibile e da perseguire a fondo. Proseguendo la sua opera di demistificazione di venticinque secoli di storiografia filosofica, Onfray dedica questo suo nuovo libro a mostrare la dimensione utopica degli edonismi liberali ottocenteschi e a sottolineare le potenzialità degli edonismi socialisti, comunisti, libertari e anarchici. Contro un aspetto importante della mitologia marxista, che relega nell'utopia ogni altro pensiero socialista, Onfray riabilita varie forme di socialismo che anticiparono acquisizioni moderne: un socialismo femminista con Flora Tristan, individualista con Stuart Mill, sperimentale con Owen, gnostico dionisiaco ed ecologico con Fourier, libertario con Bakunin. Un inno all'epoca filosofica che ha saputo immaginare futuri possibili forse più di ogni altra; una dimostrazione definitiva della validità e della fecondità del pensiero di tanti dei suoi filosofi cosiddetti minori.


martedì 9 ottobre 2012

La fisica del diavolo di Jim Al-Khalili (Bollati Boringhieri)



Jim Al-Khalili è un fisico teorico di grande talento comunicativo. Per lui i paradossi apparentemente insolubili sono un'ottima occasione per spiegare come funziona la scienza. Per questo ne ha scelti nove, tra più e meno noti, e sulla loro traccia ha costruito questo libro, divertente, stimolante, ironico e che ha la capacità di sconcertare con la semplice accumulazione di elementi imprevedibili. Insomma, un libro che non lascia riposare la mente. Si va dal classico paradosso di Achille e la tartaruga (del quale però scopriamo un insospettabile risvolto quantistico) alla più semplice domanda che l'uomo può farsi guardando la volta stellata: perché di notte fa buio? Sembra incredibile, ma dietro a questa domanda apparentemente banale si nasconde una delle più eclatanti scoperte della fisica contemporanea, che era lì, alla portata degli esseri umani fin dalla preistoria, ma che ha trovato una soluzione plausibile solo pochissimo tempo fa. Incontreremo anche l'inquietante diavoletto di Maxwell, il povero gatto di Schrödinger, che è contemporaneamente vivo e morto, lo strano caso degli oggetti che si accorciano viaggiando, quello ancor più strano del tempo che si dilata e si contrae a suo capriccio, per non dire del mistero (paradossale anch'esso, grazie a un'intuizione di Enrico Fermi) della vita extraterrestre. Sono i diabolici paradossi della fisica, che danno da pensare, ma alla fine hanno una soluzione insperata.

lunedì 8 ottobre 2012

Esce per Chiarelettere L’Illusionista a cura di Pino Corrias, Renato Pezzini e Marco Travaglio



Esce per Chiarelettere L’Illusionista a cura di Pino Corrias, Renato Pezzini e Marco Travaglio. Il regno di Umberto Bossi politico – già barista, fattorino, installatore di antenne, impiegato all’Aci, supplente, infermiere, finto medico, cantante – è durato un ventennio. Come quello di Mussolini, come quello di Berlusconi. Ora che la marcia trionfale che lo ha portato dalla provincia lombarda alla conquista di Roma si è esaurita e un’intera stagione politica si sta chiudendo, è tempo di raccontarne la storia.

Pino Corrias è giornalista e scrittore. Già inviato speciale del quotidiano “La Stampa”, collabora con “la Repubblica”,“il Fatto Quotidiano” e “Vanity Fair”. Dirigente Rai, è sceneggiatore e produttore di film (LA MEGLIO GIOVENTÙ, Rai1 2003). Tra i suoi ultimi libri,VICINI DA MORIRE (Mondadori 2007) e IL CONTABILE E LE MURENE (Feltrinelli 2012).
Renato Pezzini è giornalista de “Il Messaggero”. Ha fondato e dirige “Oblò”, mensile di informazione libera realizzato con i detenuti del carcere di San Vittore. Con Pino Corrias per Rai2 ha curato l’inchiesta MANI PULITE.

Marco Travaglio è vicedirettore de “il Fatto Quotidiano” e collaboratore de “l’Espresso” e della trasmissione di Santoro SERVIZIO PUBBLICO. Dopo il successo di PROMEMORIA, è in scena con lo spettacolo ANESTESIA TOTALE insieme con Isabella Ferrari. Il suo ultimo libro è BERLUSMONTI (Garzanti 2012).

L’ILLUSIONISTA è il primo titolo dei PROTAGONISTI DELL’ANTIPOLITICA, una nuova serie della collana Reverse dedicata ai politici che hanno distrutto la politica e ci hanno portato alla rovina. Economica, politica e morale. Le loro vicende appartengono già alla storia, per questo vale la pena fissarle in un fermo immagine che ne faccia vedere tutti i contorni in un racconto per parole e fatti da non dimenticare. E conservare a futura memoria per ricordarci quanto l’Italia è caduta in basso.

domenica 7 ottobre 2012

A tempo indeterminato. Manuale di sopravvivenza in azienda di Niccolò Valentini (Aliberti)



Il vostro obiettivo è raggiungere il mitico contratto a tempo indeterminato? Siete stanchi delle vane promesse del vostro capo? Questo libro vi insegnerà come opporvi a quel sistema che vuole tutti precari, ricattabili, sfruttati e frustrati. Districarvi tra colleghi invidiosi, colleghe procaci, capi che se ne approfittano e orari rigidi vi sembrerà una passeggiata. "Nella negoziazione con la potenziale nuova azienda, dovrete arrivare a ottenere una lettera di assunzione. Farete tanti colloqui e non vi diranno nulla sul contratto e sulla retribuzione fino alla fine. Voi dovrete sempre dire che state bene dove state ma che volete migliorare, continuare a stare al gioco assecondandoli in tutte le loro assurde domande e pretese. Dovranno arrivare a pensare che è proprio voi che devono prendere, che non c'è nessuno così bravo e disponibile a quel prezzo sul mercato. Quando finalmente vi consegneranno la lettera, vi diranno quanto vi pagheranno e quale sarà il tipo di contratto previsto, tornate dall'altra parte e fate lo stesso gioco al contrario dicendo che voi vorreste tanto rimanere ma che purtroppo vi hanno fatto un'offerta migliore".

sabato 6 ottobre 2012

Bambini all’inferno di Cecilia Gentile (Salani)



Un corridoio sospeso nel nulla, in mezzo al deserto di una terra disabitata, sempre sotto il tiro delle armi israeliane. È l'ultimo chilometro prima di entrare nella Striscia di Gaza dal valico di Erez. L'autrice lo ha percorso in completa solitudine, con paura. Alla fine si è trovata davanti i barbuti di Hamas, i versetti del Corano, i taxi scalcinati che portano lontano dal confine, le montagne di detriti e i bambini che raspano con le mani per raccogliere calcinacci da riutilizzare. Nella Striscia vivono un milione e mezzo di persone, strette tra il blocco israeliano e l'integralismo di Hamas. Oltre la metà sono ragazzi con meno di 18 anni, il 44 per cento bambini con meno di 15. Questo libro è nato dal loro incontro con l'autrice, Cecilia Gentile, che è entrata nella loro vita, li ha fatti parlare e raccontare.

venerdì 5 ottobre 2012

Maria Pia Romano presenta “L’anello inutile” (Besa editrice)



(avvertenza: in caso di maltempo l’evento si terrà presso la Biblioteca di Tuglie). Il libro, giunto alla sua seconda edizione, viene in questa occasione presentato nella sua nuova veste.

Maria Pia Romano a Tuglie (LE) con “L’anello inutile” (Besa editrice) incontrerà il pubblico dei suoi lettori sabato 6 Ottobre 2012, ore 19,30 presso i Giardini Residenza Mosco (Via Cesare Battisti) a Tuglie (LE) nell’ambito del Festival Nazionale del Libro “Impressioni d’autore”. Dialogherà con l’autrice Ilaria Lia, interverrà, insieme a Maria Pia Romano, Simona Cleopazzo. (avvertenza: in caso di maltempo l’evento si terrà presso la Biblioteca di Tuglie). Il libro, giunto alla sua seconda edizione, viene in questa occasione presentato nella sua nuova veste.

Il Salento prende alla gola. E ti sa rubare l’anima. Luogo troppo selvatico per lasciarsi conquistare. Anche la sua gente è così. Qui le tarantate dicevano di sentire la noia all’inizio del male. Gli uomini andavano a fare l’olio nelle viscere della terra, incitando gli animali a spingere la ruota e stordendosi con l’oppio per non sentire la fatica. Nelle campagne che s’incontrano andando dalle Orte verso il faro della Palascia, la terra è rossa. Ci si può perdere, inseguendo il filo rosso che qui lega la terra, il cielo e l’acqua. Un sottile scoloramento di memorie adriatiche. Un annebbiamento dei sensi. Un capogiro. Cosa rimane quando non si ha più niente da perdere?

Maria Pia Romano è nata a Benevento nel 1976, è iscritta all’Albo dei giornalisti dal 2000.
Scrive per alcune testate regionali e nazionali e inoltre si occupa di comunicazione pubblica, uffici stampa e organizzazione di eventi. Ha all’attivo quattro raccolte di poesie, Linfa (LiberArs, 1998), L’estraneo (Manni, 2005), Il funambolo sull’erba blu, (Besa 2008) e La settima stella (Besa 2008) e il romanzo Onde di Follia (Besa 2006). Ha ricevuto riconoscimenti in campo nazionale e internazionale per i suoi lavori. Le sue poesie sono inserite nel Museo della Poesia di Perla Cacciaguerra a Cesa. E’ stata tradotta da Amina Di Munno e Cassio Junqueira per il festival della letteratura italiana in Brasile del 2011. Finalista al Premio Letterario Nabokov edizione 2011

sabato 6 Ottobre 2012 ore 19,30

Giardini Residenza Mosco (Via Cesare Battisti) a Tuglie (LE)
nell’ambito del Festival Nazionale del Libro “Impressioni d’autore”

Dialogherà con l’autrice Ilaria Lia
interverrà, insieme a Maria Pia Romano, Simona Cleopazzo.




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