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domenica 19 febbraio 2012

THINKING, FAST AND SLOW by Daniel Kahneman (Farrar, Straus and Giroux)


 “Daniel Kahneman, recipient of the Nobel Prize in Economic Sciences for his seminal work in psychology that challenged the rational model of judgment and decision making, is one of our most important thinkers. His ideas have had a profound and widely regarded impact on many fields—including economics, medicine, and politics—but until now, he has never brought together his many years of research and thinking in one book. In the highly anticipated Thinking, Fast and Slow, Kahneman takes us on a groundbreaking tour of the mind and explains the two systems that drive the way we think. System 1 is fast, intuitive, and emotional; System 2 is slower, more deliberative, and more logical. Kahneman exposes the extraordinary capabilities—and also the faults and biases—of fast thinking, and reveals the pervasive influence of intuitive impressions on our thoughts and behavior. The impact of loss aversion and overconfidence on corporate strategies, the difficulties of predicting what will make us happy in the future, the challenges of properly framing risks at work and at home, the profound effect of cognitive biases on everything from playing the stock market to planning the next vacation—each of these can be understood only by knowing how the two systems work together to shape our judgments and decisions. Engaging the reader in a lively conversation about how we think, Kahneman reveals where we can and cannot trust our intuitions and how we can tap into the benefits of slow thinking. He offers practical and enlightening insights into how choices are made in both our business and our personal lives—and how we can use different techniques to guard against the mental glitches that often get us into trouble. Thinking, Fast and Slow will transform the way you think about thinking.”

TUBOSIDER



“TUBOSIDER S.p.A.,società operativa tra le più importanti della holding Gruppo Ruscalla S.p.A., è da oltre quarant'anni protagonista nel mercato mondiale delle opere civili. L'Azienda, infatti, nasce nel 1965 dall'attività di una famiglia di imprenditori astigiani, che impiegano condotte e manufatti in acciaio per usi stradali. La costante e continua espansione ha visto, nel tempo, gli interessi dell'Azienda allargarsi a tutti i mercati: dall'Europa al Medio ed Estremo Oriente, dal Sud America all'Africa e Australia, con un conseguente miglioramento e affinamento delle tecniche e delle tecnologie.
Un'espansione che ha determinato la necessità di affiancare al primo stabilimento: Mongardino d'Asti (AT), un secondo impianto, notevole per capacità produttiva a livello tecnologico a Monticello d'Alba (CN) , a seguire, l'unità di Stroncone(TR) e gli stabilimenti all'estero: St.Helens (Gran Bretagna), Neuville-sur-Saône (Francia), Biatorbàgy (Ungheria), Al Garabulli-Al Ataia (Libia) pari a una superficie coperta di 64.450 mq, su area totale di 262.000 mq , con una capacità produttiva di 250.000 tonn/anno. Il volume d'affari annuo è di circa 100 milioni di euro con una struttura approssimativa di 250 dipendenti.

Oggi TUBOSIDER opera in tutto il mondo e controlla una serie di Filiali quali:
TUBOSIDER ESPANOLA S.A. (Valencia)
TUBOSIDER FRANCE S.A. (Neuville-sur-Saône)
TUBOSIDER UNITED KINGDOM Ltd (St.Helens)
TUBOSIDER HUNGARIA Kft (Biatorbàgy)
TUBOSIDER AMERICA LATINA S.A. (Santiago-Cile)
TUBOSIDER LIBYA (Tripoli-Libya)

La diversificata produzione TUBOSIDER può essere così sintetizzata: condotte e strutture portanti in acciaio ondulato per opere di viabilità, idraulica, stoccaggio, ecc.; serbatoi, vasche di laminazione per la raccolta delle acque di prima pioggia e ad uso antincendio; barriere metalliche di sicurezza certificate ed omologate nel rispetto delle più recenti e restrittive normative internazionali di prevenzione stradale; opere di difesa dal rumore, dalle tradizionali barriere antirumore laterali, integrate con sistemi innovativi quali riduttore di sommità o moduli fotovoltaici, alle gallerie artificiali e rivestimenti fonoassorbenti per pareti di tunnel; gallerie: rivestimenti ed allestimenti secondo i requisiti essenziali di protezione dal fuoco, comfort illuminotecnico ed acustico, prevenzione di fenomeni di stillicidio, corretto arredo architettonico con le relative implicazioni sulla sicurezza; opere di protezione sul territorio, nella difesa passiva contro frane da crollo e valanghe con barriere a rete di tipo deformabile e di ponti rigidi.

La completa conformità del Sistema Gestione Qualità alle norme internazionali è garanzia che TUBOSIDER opera sempre in regime di Qualità Totale: dalle prime fasi di progettazione e sviluppo, sino alla produzione, spedizione ed installazione dei prodotti finiti. Tale Sistema, impostato in conformità alle vigenti norme UNI EN ISO 9001:2000, ha ottenuto la certificazione dall'Ente Lloyd's Register Quality Assurance già dall'anno 1994. Tutti i manufatti TUBOSIDER seguono un ciclo di fabbricazione che prevede, in ciascuna delle varie fasi produttive, i controlli specifici atti a verificarne le caratteristiche principali. I prodotti finiti vengono sottoposti ad ulteriori prove sul campo, conformemente alle richieste delle normative ufficiali. Tali verifiche, effettuate in occasione di test per l'omologazione dei prodotti, sono firmate da laboratori di Università e Politecnici o da Enti Ufficiali accreditati alle verifiche. L'alta qualità di tutti i manufatti TUBOSIDER ha oggi il riconoscimento delle stesse società concorrenti: un premio di cui l'Azienda è particolarmente fiera..”




Francesco Renga - La Tua Bellezza




Il video ufficiale di "La Tua Bellezza", con protagonista Francesca Inaudi; brano con cui Francesco Renga ha partecipato a Sanremo 2012. Contenuto nell'album "FERMOIMMAGINE" - acquista orasu iTunes 

Il Nazismo Esoterico [Le SS Occulte] parte 3


sabato 18 febbraio 2012

Oggi mangio da … n. 159: Ristorante L’Oca Ciuca


“In un vecchio palazzo nel centro di Vigevano, storica sede di un ospizio per anziani prelati messi a riposo dalla Curia, ha trasferito la sua nuova sede il ristorante L'Oca Ciuca….
La nuova location è strutturata in 2 sale: una più informale, in stile bistrot, per un totale di 20 coperti, in prossimità dell'importante banco di mescita in legno wengè e marmo di Carrara con l'esposizione dei 150 vini in esposizione proposti in carta. L'altra sala, più tradizionale, composta da 3 tavoli rotondi, che possono ospitare piccole cerimonie e colazioni d'affari fino a 20 coperti.
Da maggio a fine ottobre il grazioso dehor esterno, affacciato su di una delle porte principali di accesso al Castello Sforzesco, consente di godere della cucina dell'Oca Ciuca nello splendido scenario della corte rinascimentale di Ludovico il Moro.
Paste fresche, pane e grissini, dolci sono prodotti giornalmente dalla nostra cucina. Taglieri di pregiati salumi d'oca della tradizione Lomellina, formaggi affinati, carni pregiate di Chinina Toscana, anatra , oca e selvaggina sono il biglietto da visita del nostro ristorante, nato dalla passione per il buon cibo e il buon vino…e che siamo orgogliosi di offrirVi. (Fulvia e Stefano. Rossana e Rinaldo)”


Massimiliano Mirabella


“Massimiliano Mirabella, nasce a Napoli il 24/01/1970, vive e lavora tra Napoli e Caserta dove tuttora insegna decorazione pittorica e scenografica all’Istituto d’Arte di San leucio. Nel 1993 si diploma all’Accademia Belle Arti di Napoli in Pittura con il Maestro Armando De Stefano.
Guardare da vicino l’opera di Massimiliano Mirabella significa esplorare i recessi della sua anima.
Passione, impeto, sofferenza, ossessione, umani vincoli contraddistinguono la sua poetica. Forsennata ricerca di un io in alternanza perduto e ritrovato nei legacci e nei volti nascosti. Anelito ad un simbolico ritorno nella placenta, nel liquido amniotico, dove ci si ripara da una realtà troppo spesso aggressiva e intollerante. L’artista si rifugia nella sua arte usando tutti i mezzi che la sua ricerca riesce a trovare, sperimentando tecniche e avendo come parola d’ordine la mutazione e l’inarrestabilità espressiva. Metallo, gessetti, colori a olio, a carboncino, addirittura lucido da scarpe
per sfumare forme create forsennatamente, con la passione di chi vive a pieno la sua dimensione di
uomo e di artista. Un tema ricorrente è la distruzione, meglio se quella lavica, culturalmente affine
alla sua condizione geografica e storica Ferite aperte dalle quali può fuoriuscire la vita caratterizzano le sue fotografie. L’essere umano nel suo ambiente naturale e i comportamenti che vengono scatenati sono un altro tema della sua fotografia. Si avvale spesso di autoritratti, perché è partendo da se stesso, dalla sua condizione che intende trascendere all’oggettivazione di stati mentali e sensazioni. Ricerca intima che tende ad allargarsi per inglobare l’umano sentire e divenire. “Giuseppe De Angelis ,in arte Dag, nasce a Caserta il 17 Giugno del ‘1980. Terminata la scuola dell’obbligo si iscrive,all’età di quattordici anni,all’Istituto Statale d’Arte di San. Leucio ( Caserta ),dove consegue da prima la qualifica professionale di “Maestro d’Arte”e inseguito il Diploma Superiore di “ Architetto e Arredatore”. Nel ‘2000 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli,nella sezione di pittura, con la Docente Prof. ssa Loredana Filomena D’Argenio dopo quattro anni ottiene il Diploma di Laurea con il massimo dei voti (110 e lode su 110).
Già all’età di sedici anni partecipa alla mostra collettiva al Circolo Nazionale sito in Piazza Dante a Caserta, dove presenta due opere,riscuotendo un notevole successo;da qui’ partecipa a numerose mostre collettive e diverse personali, sia in Associazioni Culturali che Club privati che in Assessorati Comunali e Provinciali,e anche gallerie private. La sua massima espressione la otterrà tramite l’incontro dell’Astrazione Informale e la ricerca di materiali poveri,tramite l’uso dell’istallazione e della performances. Attualmente,dopo alcune mostre in gallerie private dislocate sul territorio nazionale,collabora con tre eminenti gallerie,la Parthenia di Palermo,la Emmediarte di Cuneo e la Cassiopea di Roma. Vive e lavora tra Caserta,Napoli e Roma.” (l’opera qui riprodotta è di Massimiliano Mirabella)


Il libro del giorno: Santuario di Santa Maria di Trebisonda di Succi Terenzio (Youcanprint)


Questa prima raccolta di note storiche sulla comunità cattolica di rito latino e Chiesa dì Santa Maria (della Purìficazione) in Trebisonda - dal titolo LA CROCE SU TREBISONDA - risale all'autunno 1968 come preparazione culturale alle celebrazioni del primo secolo di vita del santuario (15 maggio 1969). L'eco suscitata da quell'avvenimento, celebrato con la presenza dell'Arcivescovo dì Smirne, Mons. John Boccella - il primo vescovo cattolico-latino comparso in loco dal 1907 - , aveva indotto il Nunzio Apostolico (Mons. Salvatore Asta) a richiedere una relazione sulle Chiese della Missione dei Cappuccini da inviare in vaticano al Superiore P. Costantino Costi. Questi passò l'incarico a Terenzio Succi, riconsciuto cronista della zona turca, che, dopo aver presentato questo saggio preparò il secondo "La Croce sulla Cilicia".
Il Nunzio, sfogliati i plichi sentenzierà "Veramente interessante... Non mi aspettavo tanto". Poi, sempre a compimento di suddetto "centenario" era stato pubblicato con lo psedonìmo Tarsicio Succi da Verica la monografia SUMELA, Montecassino d'Oriente (Istanbul 1970) cui seguirà TREBISONDA, Porta d'Oriente (Istanbul 1913).

L'autore ha mantenuto copia storica sulla sede missionaria di Trebisonda che ora, completata, viene riproposta per far conoscere tutte le vicende di questa "oasi" nel mondo islamico nelle sue vicende liete e meno dì 161 anni.

SYSCO


“Sysco is the global leader in selling, marketing and distributing food products to restaurants, healthcare and educational facilities, lodging establishments and other customers who prepare meals away from home. Its family of products also includes equipment and supplies for the food service and hospitality industries.”


SEATTLE TO SAN FRANCISCO


“Hi, I'm Brandi. I am a Social media specialist with 10 years overall customer service experience, and 3 years of post-graduate experience at a Fortune 500 company on a major national account, T-Mobile. I have proven strengths in digital media, multitasking and building enduring customer relationships. I am an experienced blogger and with basic HTML and data analysis skills and am seeking to leverage my MA in Digital Marketing with my experience in a social media marketing position in the Bay Area. You can find my resume and other information on my website, http://www.brandimcole.com/

A little more info, just for fun:
I just moved to San Francisco for grad school and am loving everything about my new city.
I want to travel the world one day soon, and am in the process of making that happen.
I'm honest. I know exactly who I am and the person I aspire to become.
I will always be a city girl. Bright lights, crazy driving and loud, bustling streets beat the quiet countryside any day.
My life motto: Work hard, play hard.
I have a (probably unhealthy) co-dependent relationship with my Droid Bionic.
I love small, fluffy animals and have a habit of pointing out every time I see a cute dog on the street.
Sometimes I laugh so hard my stomach hurts and I can't breathe.
I have an amazing family who love and support me unconditionally.
I love to dress up, even for no reason.
I like reading thought provoking books.
I am a Jason Webley fanatic. Almost 10 years of being a fan and I still go to every show that I can make it to.
I love meeting new people.
I can work a room like nobody's business. One of my friends calls me "our group's personal PR campaign."
I enjoy life and all that it brings.”


THE SWERVE: How the World Became Modern by Stephen Greenblatt. (Norton)


“One of the world's most celebrated scholars, Stephen Greenblatt has crafted both an innovative work of history and a thrilling story of discovery, in which one manuscript, plucked from a thousand years of neglect, changed the course of human thought and made possible the world as we know it. Nearly six hundred years ago, a short, genial, cannily alert man in his late thirties took a very old manuscript off a library shelf, saw with excitement what he had discovered, and ordered that it be copied. That book was the last surviving manuscript of an ancient Roman philosophical epic, On the Nature of Things, by Lucretius—a beautiful poem of the most dangerous ideas: that the universe functioned without the aid of gods, that religious fear was damaging to human life, and that matter was made up of very small particles in eternal motion, colliding and swerving in new directions. The copying and translation of this ancient book-the greatest discovery of the greatest book-hunter of his age-fueled the Renaissance, inspiring artists such as Botticelli and thinkers such as Giordano Bruno; shaped the thought of Galileo and Freud, Darwin and Einstein; and had a revolutionary influence on writers such as Montaigne and Shakespeare and even Thomas Jefferson. 16 pages full-color illustrations”

TOP FILM


“Il sole inonda i vostri spazi, siete in piena luce. Ma non siete abbagliati, i raggi del sole non scaldano troppo. State bene, perché avete appena installato una pellicola schermante Topfilm. E in più, con le vernici antisolari risparmiate anche energia. Da anni Topfilm si dedica a sviluppare sempre nuove soluzioni tecniche per la migliore protezione delle superfici vetrate, per esaltare l’estetica della moderna architettura urbana e per aumentare il livello di privacy senza dover ricorrere a tende o simili. Con i migliori prodotti esistenti sul mercato internazionale, forniti da partner come 3M e Hanita Coatings, che vengono installati esclusivamente da nostri tecnici qualificati, per garantire la perfetta adesione agli standard imposti dai produttori, di cui rilasciamo la Garanzia ufficiale. Per questo siamo diventati leader in Italia nelle pellicole per vetri e nelle vernici antisolari ad alto risparmio energetico. Mettetevi comodi e godetevi una pellicola, che per anni, vi regalerà una buona e bella visione.”


In libreria Le ombre del demone di Eve Silver (Leggereditore)


L’antropologa forense Vivien Cairn teme di aver perso la testa per sempre. La sua libido è fuori controllo e il desiderio la rende cieca, tanto da provocarle una sorta di amnesia temporanea. Sarà l’intervento di un estraneo terribilmente sexy a farle realizzare che in gioco c’è molto di più della sua sanità mentale. E mentre un killer spietato miete una vittima dopo l’altra, e Dain Hawkins si fa strada tra piste indecifrabili e coincidenze troppo evidenti per essere ignorate, i due capiranno che forse i crimini che imperversano sono collegati agli strani comportamenti della donna. Ma questo non scoraggia Dain, che vorrebbe spingersi oltre con Vivien, e così lei dovrà confrontarsi con il peggiore dei suoi incubi, ma anche con una passione sconosciuta e senza limiti che riscriverà per sempre il suo destino. Cos’è più insidioso, l’oscurità di un demone o il terrore di perdersi fra le braccia dell’amore privo di freni?

Breve estratto: “Si sentiva soverchiata, esausta, nonostante la notte di sonno, e spaventata. Tutto quello che aveva nella sua vita era andato, le sue convinzioni sul mondo, la sensazione di sicurezza e di successo, la sua casa, forse persino la sua sanità mentale. In qualche modo, fra la sua casa rasa al suolo dalle fiamme e la sconvolgente notizia che una parte del mondo era popolata di demoni e stregoni, le era stata somministrata una doppia dose della cosa che le sfuggiva da mesi. Il suo problemino non era scomparso, anzi, peggiorava. La terribile verità era che, due notti prima, si era estraniata per dodici ore e le era successo di nuovo il giorno precedente, mentre Dain era fuori. Le ore antecedenti la mezzanotte erano per lei il buio completo. Quando si era ripresa si era ritrovata nel foyer dell’attico di Dain, con il portone spalancato e un graffio lungo e profondo sul braccio. Aveva i piedi nudi e gelati come se avesse camminato sulla neve senza scarpe.

Eve Silver ha letto il suo primo romanzo rosa quando era appena adolescente. Da allora è rimasta affascinata dalle storie d’amore piene di passione, forza, perseveranza e onore, storie che l’hanno accompagnata durante tutto il suo percorso. Ora insegna microbiologia e anatomia umana in un istituto superiore. Quando esce da scuola torna ai romanzi rosa, e alla vita familiare, coronata anch’essa da un lieto fine, come tutte le più belle storie romantiche. Nel 2011 Leggereditore ha pubblicato con grande successo Il bacio del demone, primo romanzo della serie Demon.

Le SS Occulte parte 2



venerdì 17 febbraio 2012

Oggi mangio da … n. 158: Ristorante Osteria L’E’ MAISTESS


“Là dove la campagna si libera della morsa soffocante del cemento di Milano, Gaggiano. Qui in una frazione, Fagnano, situata nel Parco Sud del Ticino a 8 Km da Abbiategrasso e 15 Km da Milano, nel cuore di un antico borgo medievale tra grandi cascine e una manciata di case si trova una piazzetta romantica e silenziosa dove è situata L'Osteria L'è Maistess ovvero non è mai lo stesso. L'ambiente...beh l'ambiente è formato da una saletta intima e riservata con il camino (rifugio ideale per le sere d'inverno), una sala più ampia con un pianoforte e un piacevole dehors (provvidenziale della bella stagione). Insomma L'Osteria L'è Maistess è un oasi di quiete e tranquillità tra sapori antichi e gusti odierni.”


GIUSEPPE DE ANGELIS in arte DAG

“Giuseppe De Angelis ,in arte Dag, nasce a Caserta il 17 Giugno del ‘1980. Terminata la scuola dell’obbligo si iscrive,all’età di quattordici anni,all’Istituto Statale d’Arte di San. Leucio ( Caserta ),dove consegue da prima la qualifica professionale di “Maestro d’Arte”e inseguito il Diploma Superiore di “ Architetto e Arredatore”. Nel ‘2000 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli,nella sezione di pittura, con la Docente Prof. ssa Loredana Filomena D’Argenio dopo quattro anni ottiene il Diploma di Laurea con il massimo dei voti (110 e lode su 110).
Già all’età di sedici anni partecipa alla mostra collettiva al Circolo Nazionale sito in Piazza Dante a Caserta, dove presenta due opere,riscuotendo un notevole successo;da qui’ partecipa a numerose mostre collettive e diverse personali, sia in Associazioni Culturali che Club privati che in Assessorati Comunali e Provinciali,e anche gallerie private. La sua massima espressione la otterrà tramite l’incontro dell’Astrazione Informale e la ricerca di materiali poveri,tramite l’uso dell’istallazione e della performances. Attualmente,dopo alcune mostre in gallerie private dislocate sul territorio nazionale,collabora con tre eminenti gallerie,la Parthenia di Palermo,la Emmediarte di Cuneo e la Cassiopea di Roma. Vive e lavora tra Caserta,Napoli e Roma.” (l’opera qui riprodotta è di Giuseppe De Angelis)



Il libro del giorno: Gli ultimi saranno i primi. La mia vita accanto ai dimenticati della Terra di Dominique Lapierre (Rizzoli)


Parigi 1944. Dominique Lapierre ha tredici anni e ogni notte, insieme agli eroi dei suoi libri, scappa dalla città occupata dai nazisti per andare alla scoperta del mondo: Costantinopoli, Gerusalemme, Damasco, i deserti della Siria e dell'Iraq, gli altipiani dell'Afghanistan... Da sotto le coperte prega il dio della guerra perché nessuna allerta lo costringa a interrompere i suoi sogni. Che si avvereranno tutti, ma ancora non lo sa. L'anno dopo scopre gli spazi sconfinati dell'America, dove tornerà per frequentare l'università, e sarà solo l'inizio. Si sposa e si imbarca per una luna di miele intorno al mondo; parte per la Corea insieme alle Nazioni Unite. Da inviato di "Paris Match" viaggia sui fronti più caldi dell'attualità: attraversa la Russia in piena Guerra Fredda, a Napoli si presenta a Lucky Luciano, in un kibbutz nel deserto del Negev, Ben Gurion gli racconta le settimane cruciali della nascita di Israele. Poi l'incontro con l'India, e niente sarà più lo stesso: "Tutto quello che non viene donato va perduto" gli insegna Madre Teresa. Comincia per Dominique una seconda vita immerso nella realtà incredibile della "Città della gioia": ogni sua giornata, ogni sua parola, tutta l'esperienza e la capacità di scrittore e di comunicatore che ha accumulato nei suoi anni di successi vengono poste al servizio degli ultimi della terra. In questo libro abbraccia l'intera avventura della sua vita, e riflette sui paradossi del mondo contemporaneo con l'umiltà di chi pensa di non avere nulla da insegnare.

In Our Prime: The Invention of Middle Age by Patricia Cohen (Scribner). Intervento di Mariangela Notaro


La Signora Cohen, giornalista per il New York Times, ha scritto un libro affascinante sull’idea della mezza età, ovvero “ una storia che ci raccontiamo su noi stessi, un orizzonte a cui miriamo con l’intento di strappar via la sua linea…”. Oggi, più che mai, quella storia vuole agghindare di poesia l’idea che la mezza età racchiuda in sé un enorme potere,  mentre nello stesso tempo mira a  rivestire la giovinezza con l’abito dell’ idolatria. Ella ritiene che quest’età sia una “finzione culturale”, un concetto elastico ricreato da ogni generazione. Gli accademici stanno ancora definendo l’età che va dai 55 ai 75 come una categoria a sé stante, abbellendola con etichette come “ generazione del bis”, “ terza età”, o “passaggio medio”. Considerato il modo consistente in cui la vita dei salutisti americani si sia prolungata e la rivoluzione indotta dalla procreazione, la gente oggi, può permettersi di avere più tempo per crescere e ancora di più per morire, come se la morte fosse manipolabile. Superba ed irrefrenabile presunzione umana! La signora Cohen ci rende noto che lei potrebbe ritardare il matrimonio fino ai 39 anni, scegliere di farsi madre sui 40 e pensare ancora a cosa voler fare una volta divenuta adulta, quasi in un fantastico gareggiar col tempo. Magari accettassimo che il tempo, questo grande coordinatore delle nostre esistenze, invece crea e disfa realtà in un baleno a suo unico piacimento! Ciò si presenta come un richiamo personale raro all’interno di un’opera che poggia su solide e diverse ricerche e che trova i suoi esempi universalmente riconosciuti nelle opere dei poeti romantici, Trollope e Arthur Miller, così come anche Bernice Neugarten, un pionere nello studio dello sviluppo adulto.  Prima della metà del ‘900, la Cohen proferisce “ l’età non fu un ingrediente essenziale della dignità di un individuo”. Fu l’influenza di “elementi condizionanti”- matrimonio, parentele, malattie- a plasmare la narrativa adulta. Nel 1800 le donne furono praticamente spinte a trasformarsi in madri e quindi ad accudire prole per 17 anni, mettendo al mondo una media di sette figli. Più tardi fu la volta delle suffragette, la cui vocazione per i diritti delle donne sul voto contribuì anche ad espandere le opportunità di carriera per le donne di mezza età. La Cohen descrive anche la sbalorditiva liberazione sessuale da parte di Edith Wharton. Dopo aver vissuto un matrimonio disgiunto dal sesso per più di due decenni, la Wharton riscoprì le gioie di questo piacere a 45 anni, con un “ baffuto mascalzone”. E con le suffragette, forse, l’anima ha iniziato ad avverare il suo potenziale, le sue incommensurabili, sorprendenti conquiste di infinito…
All’alba del 1900, gli americani iniziarono a prender coscienza dell’umana, lecita possibilità di “abbracciare” i 50 anni. I resoconti del censimento rivelano che puntualmente strappavano via, come foglie marce da una pianta nel suo abituale fiorire, un decennio quando venivano intervistati.  L’età media scivolò nell’essere un gioco crudele. Ci fu bisogno di una sommossa del pensiero da parte di Erik Erikson, un rifugiato tedesco, per vestire di dignità ed importanza la mezza età. Negli anni 50 Erikson  ribaltò la dottrina freudiana- la corazzata teoria secondo cui la nostra personalità si delinea all’età di 5 anni- descrivendo la vita come un ciclo di otto fasi. Egli parlò di “ stadio adulto medio” dai 45 ai 55 anni, quando la forza ci viene elargita attraverso la cura degli altri e contribuendo al miglioramento della società, che egli denominò “ generatività”. L’età meramente cronologica è chiaramente riconosciuta oggigiorno come un rivelatore menzognero della crescita adulta o dell’autenticità dell’identità per tutti coloro che hanno toccato i 50. Prendiamo in esame il comportamento di due o della maggior parte delle nostre figure culturali più prominenti. Donald Trump a 65 anni si mostra e agisce come se si adagiasse ancora sui suoi turbolenti nove anni. Bill Clinton, alla stessa età, è gioca a voler retrocedere all’adolescenza . Ma allora per quale motivo le nostre mani si ostinano ad innalzare il muro dell’ansia della mezza età? I primi incriminati, afferma la Cohen, sono i venditori di bellezza. In quanto imprenditori di cosmetici, pubblicità ed industrie di intrattenimento, hanno vestito i panni di avidi collaboratori nell’impresa lucrativa di restituire all’immagine della mezza età la sua cornice più bella, perfetta, ma non perfettibile. Ma sul finir del giorno, quando ci si rende conto di non essersi alzati in tempo per la lezione di fitness ed esser così mancati a quel “noi” di noi stessi che crediamo di generare, proprio come l’alter ego in grado di starsene sicuro al mondo, s’ode per caso una voce molesta che facendo capolino negli antri più reconditi di noi ci sussurra, “non sarai mai così magro come Jane Fonda?” La signora Cohen, utilizza Oprah Winfrey come un primo esempio di questa contraddizione dell’Io. In una forte nota editoriale in O, il Giornale di Oprah, la 57enne Signora Winfrey, con tono provocatorio annunciò che lei non avrebbe permesso alla “ cultura dell’ossessione per la giovinezza” di dirle di non preoccuparsi. Ella ammonì coloro che mentono sulla loro età per “la malattia di voler essere ciò che non si è”.Perché, in effetti, come possiamo cambiar di rotta nel navigar della vita come fossimo vascelli senza comando al timone? Quale disumana presunzione è mai questa? Dobbiamo far nostra l’idea che Oprah si stia ora confortevolmente sdraiando sulle sue notevoli risorse finanziarie e fisiche?


LA VERA ESSENZA DELLA VITA DI TAGORE RABINDRANATH (GUANDA)


La Vera Essenza della
Vita (sâdhanâ)

Tra il 1912 e il 1913 Rabindranath Tagore pronunciò per gli studenti di Harvard, rappresentanti ideali dell'Occidente, le otto conferenze basate sugli insegnamenti della sua scuola di Santiniketan qui presentate nella traduzione di Brunilde Neroni dall'originale bengali. Questo libro ha il significato di un incontro: il grande poeta indiano si fa interprete della propria civiltà e della propria cultura, isolando alcuni temi fondamentali ed eterni (l'amore, il lavoro, la bellezza) ed esplorando l'importanza che essi hanno avuto per i due mondi: quello in cui è nato e quello a cui si presenta.
Lo fa con una prosa che ha la semplicità dei suoi versi, e che ci offre considerazioni di straordinaria attualità, affidate indifferentemente a una citazione di sant'Agostino o a un versetto delle Upanisad.
La sua voce è quella di una civiltà antica e affascinante, che si è posta le stesse eterne domande dell'Occidente e ha dato risposte complesse e suggestive: nessuno poteva illustrarcele con più suadente autorità di Tagore.


Paola Scialpi con una sua opera nel progetto di Vitaldo Conte (Vitaldix) Eros Art in Electronic Tango Bondage






Vitaldo Conte: Eros Art in Electronic Tango Bondage. Rosa rossa fetish mask painting bdsm in 'Pulsional Gender Art' (Avanguardia 21). Cyber Sex Art: Vitaldix, Laika Facsimile. Bondage Tango Art: Tiziana Pertoso, DolcissimaBastarda, Valentina Forcisi, Maristella Petrolo, Paola Scialpi.  Video montaggio: Laura Baldieri. Ri-interpretazini sonore: Stefano Balice.



VIACOM


“Viacom connects with our diverse audiences everywhere they are. As a leading global entertainment content company, we know what our viewers want and proudly deliver it across the globe through television, motion pictures and a wide range of digital media. Media networks includes favorites like BET, MTV, VH1, Nickelodeon, Nick at Nite, COMEDY CENTRAL, Centric, CMT, Spike TV, TV Land, Logo and approximately 160 networks around the world. In addition, digital assets such as Neopets, Addicting Games, BET.com and Quizilla offer compelling and interactive content, providing an even deeper connection with our devoted and focused demographics. Paramount Pictures Corporation offers audiences access to a huge library of top films through brands like Paramount Pictures, Paramount Vantage, MTV Films, Nickelodeon Movies and Paramount Home Entertainment. Fueled by our world-class brands, Viacom serves an ever-growing population of kids, tweens, teens and adults who want their favorite media and entertainment, 24/7.”


ECHURCH CHRISTIAN BLOG


“Echoes of God - Many of us dream of a world filled with justice, peace, equality, harmony, beauty, tranquility, security, permanence, plenty and sometimes we may glimpse for a moment, a world at one, put to rights, where societies function healthily and where we know what to do and do it. This is an echo in our hearts, minds, imaginations and subconscious. This is an echo of a voice whispering what might be. The perception that we humans are far more than what we see about us, has led to a growth and rediscovery of ‘sprituality’ in the West, which may be viewed as an attempt to reconnect with that echo. Relationships and love is another major human preoccupation and we all intuitively know that we belong in relationship with other humans. We are to find ‘meaning’ in and through our relationships and these relationships may form another echo of that voice. The Old Testament speaks of human beings as made, irreducibly, for relationship: for relationship with one another, with the rest of created order and above all, with the creator. And yet, within the story of creation, all things within the present world are transient. They are not designed to be permanent. The impermanence which we see all around us in the form of death and decay resonates within us a dark note of tragedy. It is bound up with human rebellion against the creator, with a rejection of that deepest of relationships and a consequential souring of all relationships. We shouldn’t be surprised that, when we think of human relationships, we find ourselves hearing the echo of a voice once more. Human beings are glorious creatures in so many ways and the biblical Creation story offers a powerful and pregnant picture: humans are made in God’s image. So whose glory is it?
The Christian tradition has said, that the glory belongs to God the creator. It is his voice we hear echoing off the crags, murmuring in the sunset. It is his power we feel in the crashing of the waves and the roar of a lion. It is his beauty we see reflected in a thousand faces and forms.
The most complex and fascinating thing in all creation is the human brain, including the mind, imagination, will, personality and the thousand other things which we think of as separate faculties but which all interlock, as functions of that brain and its relation to the rest of our lives, our complex personal identity. We should expect the world and our relation to it to be at least as complex as we are. If there is a God, we should expect such a being to be at least as complex again. The more we learn, the more we discover that we humans are fantastically complicated creatures.
This complexity is the world to which the Christian story is addressed, the world of which it claims to make sense. Over the last generation in western culture, truth has been like the rope in a tug-of-war contest. On the one hand, some want to reduce all truth to ‘facts’, things which can be proved in the way you can prove oil is lighter than water. On the other hand, some believe that all ‘truth’ is relative, and that all claims to truth are coded claims to power. To ‘know’ the deeper kinds of ‘truth’, Christianity relates this as akin to ‘knowing’ a person, something which takes a long time, a lot of trust, and a good deal of trial and error. It will be a kind of ‘knowing’ in which the subject and the object are intertwined, so that you could never say that it was either ‘purely subjective’ or purely objective’. This type of deeper and richer kind of ‘knowing’ is ‘love’…..who is God. Where is God? Ancient biblical writers did not imagine that if they had the ability to travel through space, they would sooner or later come to the place where God lived. They understood ‘heaven’ as simply meaning ‘where God dwells’, that is referring to a different sort of location, God’s space as opposed to our space, not God’s location within our spacetime universe. So the question is whether God’s space and our space intersect. God’s space and ours (Heaven and earth) are two interwoven and interconnected dimensions. The Scriptures are replete with examples of this overlap, whereby God makes his presence known within our sphere. The Israelite’s had the ‘Ark of the Covenant’ and later the Temple, which were two places of overlap between heaven and earth. God made a world that was other than himself, because that is what love delights to do. And having made such a world, he has remained in a close, dynamic and intimate relationship with it. To speak of God’s action in the world – of heaven’s action on earth – is to speak of a loving creator acting within the creation which has never lacked signs of his presence. It is to speak, in fact, of such actions as might be expected to leave echoes. Echoes of his voice. There is an echo which seems to tell us that this creation has become corrupt and unwell, with humans choosing their own path – to be their own god – and suffering dreadfully as a consequence. God appears to take this very seriously and within the Jewish and Christian narrative has himself mounted the rescue operation. This Jewish God gave himself the name YHWH (Yahweh) which seems to have meant ‘I am who I am’. This God cannot be defined in terms of anything or anyone else. He is his own category. This is why we cannot expect to mount a ladder of arguments from our world to his, or mount a ladder of moral achievement and end up making ourselves good enough to stand in his presence. The Biblical story in Genesis goes from bad to worse: from rebellion in the garden (chapter 3) to the first murder (chapter 4) to widespread violence (chapter 6) and on to the crazy idea of building a tower to reach into heaven. Those who were supposed to be reflecting God’s image in the world – that is, humans – are instead looking into mirrors of their own reflection; and they both like and are frightened by what they see. Arrogant and insecure, they have become self-important. Put simply and with utmost brevity, the key theme, which flows from the Old Testament, to the astonished delight of the New Testament, is the renewal of the entire cosmos, of heaven and earth together, and the promise that in this new world all shall be well. The theme of a new Eden picks up one of the main subtexts of the whole biblical story. Ultimately, the real exile, was the expulsion of humankind from the garden. One of the main themes echoing around the ancient prophecy as it echoes around the human heart, is the beauty of the new creation, of an entire creation put back to rights. The kingdom of God is at hand.’ This announcement was the centre of Jesus’ public proclamation. He was addressing our corrupt world and the gospels tell the story in such a way as to hold together the ancient prophecies. God would usher in a new reign of justice and peace. God would vindicate his people to set everything straight. The world was to be turned the right way up at last. To speak of the Kingdom arriving now is to declare the future breaking in to the present and the arrival of Heaven on earth.
How do you communicate a message as radical as this?
Healings were especially dramatic as a sign of the message itself. God, the world’s creator was at work through Jesus, to do what he had promised, to open blind eyes and deaf ears, to rescue people, to turn everything the right way up. Jesus’ parables were not, as has often been supposed, ‘earthly stories with heavenly meanings’. The whole point of Jesus’ work was to bring heaven to earth and join them together for ever, to bring God’s future into the present. The ‘religious right’ were scandalised by Jesus’ message and by him celebrating God’s kingdom with all the wrong people, the poor, the tax collectors, the sinners, the outcasts, the sick, with anyone in fact who wanted to join in. It was in response to his critics that Jesus told some of the most poignant and powerful parables, which fueled their anger.
So what did Jesus intend by it all?
Nobody in this period would have supposed that the Messiah would have to suffer, let alone die. Indeed, that was the very opposite of normal expectations. The Messiah was supposed to be leading the triumphant fight against Israel’s enemies, not dying at their hands. This is why, having come to the view that Jesus was indeed God’s anointed, the disciples could not imagine that he meant it literally when he spoke of his coming death and resurrection. Resurrection was something which, in Jewish belief, would happen to all God’s people at the end of time, not to one person in the middle of history.
The early Christian belief in hope beyond death belongs demonstrably on the Jewish, not Pagan, map. To begin with, the early Christians did not simply believe in ‘life after death’; they virtually never speak simply of ‘going to heaven when they died’, and when they do speak of heaven as a post-mortem destination they seem to regard this ‘heavenly’ life as a temporary stage on the way to the eventual resurrection of the body. When Jesus tells the criminal that he will join him in paradise that very day, ‘paradise’ clearly cannot be their final destination, as Luke makes clear. ‘Paradise’ is, rather, the blissful garden where God’s people rest prior to the resurrection. When Jesus declares that that there are many dwelling-places in his father’s house, the word for ‘dwelling-place’, denotes a temporary lodging. When Paul says that his desire is to ‘depart and be with Christ, which is far better’, he is indeed thinking of a blissful life with his Lord immediately after death, but this is only a prelude to the resurrection itself. The early Christians held firmly to a two-step belief about the future: first, death and whatever lies immediately beyond; second, a new bodily existence in a newly made world.
Despite what many folk think, within the Christian family and outside it, the point of it all is NOT ‘to go to heaven when you die’.
The New Testament picks up from the Old the theme that God intends in the end, to put the whole creation to rights. Earth and heaven are made to overlap with one another, not fitfully, mysteriously and partially as they do at the moment, but completely gloriously and utterly. ‘The earth shall be filled with the glory of God as the waters cover the sea.’ That is the promise which resonates throughout the Bible. The great drama will not end with ‘saved souls’ being snatched up into heaven away from this wicked earth and away from the mortal bodies which have dragged them down to sin, but the new Jerusalem comes down from heaven to earth, so that ‘the dwelling of God is with humans. (Revelation 21.3).
Death is the great enemy, but it has been conquered and will at the last itself suffer death. Death is a beaten enemy. Death shall be no more, is central to the New Testament belief: that at the last, death will not simply be redefined, but defeated. God’s intention is not to let death have its way with us. If the promised future is simply that immortal souls will have left behind their mortal bodies, then death still rules. Let me be clear on this, if we reject the Biblical belief of resurrection, preferring the concept of the eternal existence of the soul, then death is not conquered, but re-described, no longer an enemy, it is simply the means by which we shuffle off this mortal coil. God’s plan to rescue the world from evil would be put into effect by evil doing its worst to the Servant King, to Jesus himself, and thereby exhausting its power. Jesus spoke of the passover bread as his own body that would be given on behalf of his friends, as he went out to take on himself the weight of evil so that they would not have to. He spoke of the passover cup as his own blood. Like the sacrificial blood in the temple, it would be poured out to establish the covenant. The time had now come when, at last, God would rescue his people, and the whole world, not from mere political enemies, but from evil itself, from the bondage of sin and death which had enslaved them. I believe that Jesus did indeed suffer and die. I believe that his tomb was found empty. I believe that the disciples really did encounter the risen Jesus. I believe that the disciples were emphatically not expecting Jesus to be raised from the dead. And this all best explains the rise of Christianity in our world. Put simply, Jesus is the prototype, a firstborn of the new creation. The one who redeems and rescues us. The resurrection of Jesus Is principally the defining event of the new creation, the world which is being born with Jesus. If we are even to glimpse this new world, let alone enter it, we will need a different kind of knowing, a knowing which involves us in new ways, an epistemology which draws out from us not just the cool appraisal of detached quasi-scientific research, but that whole person engagement and involvement for which the best shorthand is ‘love’, in the full Johannine sense of Agape. The earliest Christian evaluation of Jesus as the place where heaven and earth met, the replacement for the Temple, the embodiment of the living God, was about as socially provocative, as well as theologically innovative, as it could possibly be.
How can we make sense of this?
Easter demonstrates that heaven and earth are neither the same thing nor a long way removed from one another, but they overlap and interlock mysteriously in a number of ways; and that the God who made both heaven and earth is at work from within the world as well as from without, sharing the pain of the world, indeed taking its full weight upon his own shoulders. From this point of view the Orthodox churches have always emphasised, when Jesus rose again God’s whole new creation emerged from a tomb, introducing a world full of new potential and possibilities. Indeed, precisely because part of the possibility is for human beings themselves to be revived and renewed, the resurrection of Jesus does not leave us passive, helpless spectators. We find ourselves lifted up, set on our feet, given new breath in our lungs, and commissioned to go and make new creation happen in the world. At the moment the world appears as a place of suffering and sorrow as well as of beauty and power. But God is reclaiming it. That is what Jesus’ death was all about. And we are called to be part of that reclaiming. One day all creation will be rescued from slavery, from corruption, decay and death which deface its beauty, destroy its relationships, removes the sense of God’s presence from it, and make it a place of injustice, violence and brutality. This is the message of rescue and of ‘salvation’.
The earliest Christians believed, in fact, that resurrection was what every human really needed – not just in the end, in the new world that God will eventually make, but in the present life as well. God intends in the end, to give us new life, in comparison with which the present one is a mere thing of shadows. He intends to give us new life within his ultimate new creation. But the new creation has already begun with the resurrection of Jesus, and God want us to wake up now, in the present time, to the new reality. We are to come through death and out the other side into a new sort of life; to become daytime people, even though the rest of the world is not yet awake. We are to live in the present darkness by the light of Christ, so that when the sun comes up at last we will be ready for it. Or, to change the image, we are already to be pencilling the sketches for the masterpiece that God will one day call us to help him paint. That is what it means to respond to the call of the Christian gospel. What the early Christians meant by the word ‘belief’ included believing that God had done certain things and believing in the God who had done them. This is not ‘belief that God exists’, though clearly that is involved too, but loving grateful trust. When things ‘make sense’ in that way, you are left knowing that it isn’t a matter of you figuring it all out and deciding to take a step or a stand. It’s a matter of Someone calling you, calling with a voice that you dimly recognise, calling with a message that is simultaneously and invitation of love and a summons to obedience. The call to faith is both of these. It is the call to believe that the true God, the world’s creator, has loved the whole world so much, you and me included, that he has himself come in the person of his Son and has died and risen again to exhaust the power of evil and create a new world in which everything will be put to rights and joy will replace sorrow. The more conscious we are of our own inability to get it right, perhaps even our flagrant disloyalty to the call to live as genuine human beings, the more we will hear this call as what it most deeply is. It is the offer of forgiveness. It is the summons to receive God’s gift of a slate wiped clean, a totally new start. Even to glimpse that is to catch your breath with awe and gratitude, and to find an answering, thankful love welling up inside. When we start to glimpse that, we discover that the echoes we have always heard, have indeed turned into a voice, It is, of course the voice of Jesus, calling us to follow him into God’s new world, the world in which the hints, signposts and echoes of the present world turn into the reality of the next one. The ultimate goal is not a disembodied heaven, nor simply the rearrangement of life on the present earth, but the redemption of the whole creation, our calling to live in our bodies now in a way that anticipates the life we shall live then. When you see the dawn breaking, you think back to the darkness in a new way. ‘Sin’ is not simply the breaking of a law. It is the missing of an opportunity. Having heard the echoes of a voice, we are called to come to the Speaker. We are invited to be transformed by the voice itself, the word of the gospel, the word which declares that evil has been judged, that the world has been put to rights, that earth and heaven are joined forever, and that new creation has begun. This is the opportunity that stands before us, as a gift of possibility. Christian holiness is not (as people often imagine) a matter of denying something good. It is a matter of growing up and grasping something even better.
When Jesus emerged from the tomb, justice, spirituality, relationship, love and beauty rose with him. Something has happened in and through Jesus as a result of which the world is a different place, a place where heaven and earth have been joined forever. God’s future has arrived in the present. Instead of mere echoes, we hear the voice itself: a voice which speaks of rescue from evil and death, and hence of a new creation.”


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