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venerdì 17 febbraio 2012

THE STORM OF WAR: A New History of the Second World War by Andrew Roberts (Harper/HarperCollins)


“From "Britain's finest military historian" (The Economist) comes a magisterial new history of World War II and the flawed axis strategy that led to their defeat. The Second World War lasted for 2,174 days, cost $1.5 trillion, and claimed the lives of more than 50 million people. What were the factors that affected the war's outcome? Why did the Axis lose? And could they, with a different strategy, have won? Andrew Roberts's acclaimed new history has been hailed as the finest single-volume account of this epic conflict. From the western front to North Africa, from the Baltic to the Far East, he tells the story of the war—the grand strategy and the individual experience, the cruelty and the heroism—as never before. In researching this magnificently vivid history, Roberts walked many of the key battlefields and wartime sites in Russia, France, Italy, Germany, and the Far East, and drew on a number of never-before-published documents, such as a letter from Hitler's director of military operations explaining the reasoning behind the FÜhrer's order to halt the Panzers outside Dunkirk—a delay that enabled British forces to evacuate. Roberts illuminates the principal actors on both sides and analyzes how they reached critical decisions. He also presents the tales of many little-known individuals whose experiences form a panoply of the extraordinary courage and self-sacrifice, as well as the terrible depravity and cruelty, of the Second World War. Meticulously researched and masterfully written, The Storm of War gives a dramatic account of this momentous event and shows in remarkable detail why the war took the course it did..”

SIKA


“Nel 2010 Sika festeggia il suo centenario. Sviluppare prodotti innovativi, soluzioni ed essere coerenti con i nostri committenti ha dato a Sika l’opportunità di crescita per cento anni. Ad oggi siamo presenti in 70 Paesi, con più di 12.000 impiegati. Il principio di Sviluppo Sostenibile gioca un ruolo decisivo in Sika, perché è la risposta alle domande principali delle sfide di oggi e del domani. Queste sfide, come la gestione delle risorse idriche, il risparmio energetico e la protezione del clima, daranno forma alle future condizioni economiche e di crescita. Il successo imprenditoriale dipende della coerenza tra soluzioni intelligenti e cambiamenti in atto..”



LUNA NERA DI ANDREA COSTANTIN (YOUCANPRINT)

"Luna Nera" è una raccolta di racconti interessante e atipica nello stesso tempo, le storie che contiene ruotano attorno alla figura dell'ex-commissario Leonardo Savelli, una "sorta di investigatore" che non lavora più in polizia, gestisce un negozio di orologi insieme al suo aiutante Maurino e, in realtà, non ha mai abbandonato l'ambiente dal quale proviene. Il denominatore comune delle storie, assieme alla presenza costante e risolutiva del protagonista, è quello di vicende che nascono al margine della crisi economica che sta attraversando il nostro paese, una crisi che in determinate situazioni è capace di tirar fuori il peggio dagli animi di alcune persone che costruiscono piani criminali per arricchirsi alle spalle dei deboli e che si trovano a incrociare, sfortunatamente per loro, l'excommissario Savelli. Un personaggio atipico, difficilmente assimilabile ai commissari onniscienti e supertecnologici cui ci hanno abituato le serie televisive d'oltreoceano "un tipo strano, Savelli. Con quello spolverino nero, la barba incolta e l’aria misteriosa, dà l’idea di un tipo da cui stare alla larga. Ma è anche simpatico, ricorda un po’ le vecchie rockstar degli anni ’80." Ecco tratteggiato l'aspetto 'vintage' di Savelli, con la viva voce delle protagoniste di uno dei racconti, quello dal titolo "I ricordi vivranno per sempre".

Il Nazismo Esoterico - Le SS Occulte part 1


giovedì 16 febbraio 2012

Oggi mangio da … n. 157: Ristorante Innocenti Evasioni


“Entrambi frequentiamo l’Istituto Alberghiero "CARLO PORTA", dove professori come M. Bosotti e C. Sadler riescono a trasmetterci la passione e le basi di questa professione antica. Contemporaneamente, gli stages estivi, che hanno accompagnato il percorso scolastico, ci hanno aiutano a muovere i primi passi tra cucine e fornelli di ristoranti nelle più rinomate località turistiche. Questo è solo l’inizio del nostro viaggio alla ricerca del gusto. Nel ’91, in un ristorante della provincia di Milano, condividiamo il piccolo bagaglio di conoscenze; ci confrontiamo decidendo che per sviluppare i nostri sogni e appagare le nostre aspettative abbiamo bisogno di plasmarci entrando a far parte di una brigata di cucina nella ristorazione d’élite. Decidiamo così di separaci, mantenendo però i contatti e scambiandoci le esperienze. Iniziamo, così a collaborare per ristoranti come "Sadler" di Milano, l'Antica Osteria del Teatro di Piacenza e alcuni tra i migliori Relais & Chateaux francesi del calibro di: "Le Jardin des Sens" di Montpellier, "La Cote Saint-Jacques" a Joigny e "Jean Bardet" a Tours, che rafforzano la nostra padronanza tecnica ed abilità nel trasformare prodotti. I periodi trascorsi negli Stati Uniti d'America migliorano il nostro approccio in fatto di grande organizzazione; mentre i viaggi in Oriente, in particolar modo la permanenza in Giappone, ci consentono di scoprire l’utilizzo di nuove materie prime e tentare nuovi abbinamenti, che risultano interessanti anche per i nostri palati. Nel 1998 rileviamo Innocenti Evasioni, allora gestito in modo familiare e iniziamo la nostra avventura. Dopo un anno, arrivano i primi risultati, “pubblico” e critica ci invogliano a continuare a volte ad iniziare il nostro viaggio alla ricerca del gusto e del piacere a tutto tondo.Cerchiamo di unire ad una cucina genuina e curata negli in gradienti e nella forma, il calore di un ambiente rilassante, dove il servizio vuole essere attento, ma non invadente. Ci auguriamo di avervi in parte trasmesso il piacere di una sera a cena con noi.”


INES DE LEUCIO


“INES DE LEUCIO nasce in Australia nel 1969, si traferisce in provincia di Benevento ancora bambina, ma non dimentica le sue origini native, tanto da coniugare la leggenda delle Streghe di Benevento e la cultura Aborigena, creando il personaggio de LA STREGA ABORIGENA. INES, consegue il diploma di licenza dal corso di pittura nel 1993 presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli con il maestro Carmine Di Ruggiero. Dal 1994 al 1999 vive a Perugia dove approfondisce le tecniche per la lavorazione della ceramica e della scultura in vari laboratori fra cui quello del maestro Edgardo Abbozzo. Nel 1995 al Premio Internazionale Art and World di Melbourne in Australia ottiene un prestigioso riconoscimento dal critico Marcello Palma per l’opera “Specchio” .
Nel 1997 si specializza come ceramista, esperta in restauro di dipinti su tela e materiali fittili antichi,per diversi anni è stata impegnata in lavori di decorazione su tessuto e nella realizzazione di pitture murali.
Nel 1999 partecipa a varie collettive portando la sua “arte contemporanea” in giro per l’Europa, dalla Spagna alla Grecia afferma attraverso il puntinato aborigeno e la “body art” uno stile unico.
Nel 2001 tiene una personale sulla “body art sull’arte aborigena” al Chiostro di Santa Sofia di Benevento e la ripete al Teatro Romano nel 2003.
Nel 2003 nasce al “Museo della Gente Senza Storia” di Altavilla (AV) il suo “alter ego”, la Strega Aborigena, un personaggio che combatte con pennelli e colori le ingiustizie di sempre.
Animatrice di attività laboratoriali presso istituti scolastici di ogni ordine e grado, ha promosso corsi di disegno e ceramica per bambini e adulti, collaborando anche con centri medici per la rieducazione di disabili e soprattutto per il recupero dei minori a rischio nell'ambito di progetti organizzati da enti locali e regionali.
Durante la sua residenza nel capoluogo umbro ha curato, come designer, la produzione di maioliche per alcune aziende perugine, prima di ritornare nel Sannio ed avviare la sua attività artistico-artigianale presso il suo laboratorio IDL, attivato in via San Rocco a Montesarchio, dove attualmente crea forme vascolari originali, sculture in maiolica, riproduce pavimenti antichi, restaura oggetti ceramici.
Ha partecipato a fiere di artigianato artistico nell'ambito di prestigiose manifestazioni culturali (Benevento, San Lorenzello, Lauro, Atripalda, Gaeta, Bari, Pompei, Montesarchio, Cerreto Sannita), mentre diverse sono state le mostre personali e collettive cui ha preso parte.
Espone a Napoli in "Appunti di viaggio nell'immaginario" presso la Sala Gemito (1990), durante l'Omaggio a Rusciano" Casina Pompeiana (1992) ed alla "Polis Ars" dei Maschio Angioino (1992).
A Maddaloni è presente durante la manifestazione artistica "Meno Sette' (1993) ed a Foggia è sia alla Fiera Internazionale dell'Arte (1994) sia alla collettiva "Identità Sovrapposte invasive-intrusìve" svoltasi nella Dogana dell'antico capoluogo dauno. Altre sue opere sono state presentate durante collettive che si sono tenute nel decennio 1989-1999 tra Sannio e Irpinia (Arpaise, Benevento, Campolattaro, Cerreto Sannita, Pietrelcina, Sant'Agata de'Goti, Avellino, Lauro di Noia, Altavilla Irpina). Ha ricevuto diversi riconoscimenti artistici, tra cui quello dei critico Marcello De Palma per la sua opera "Specchio" durante il premio "Arts and words" svoltosi nel novembre 1995 a Melbourne (Australia)..” (l’opera qui riprodotta è di Ines De Leucio)

QUI

Il libro del giorno: La criatura di Tiziana Prontera (Youcanprint)


Così cominciò la storia di Fabiola. Non una persona qualunque ma una che ha vissuto senza alcune abilità mentali che tutti gli altri, in casa Bellisanti e fuori, possedevano. Non aveva le stesse capacità ricettive e i loro adeguamenti psicologici alla realtà esterna. Non concepiva i loro stessi pensieri, non aveva tutte quelle emozioni e, soprattutto, tutte quelle parole. La sua mente non generava il loro concetto di diversità, eppure lei era diversa. Una deficienza che presumibilmente avrebbe alterato in qualche modo il quadro regolare della famiglia, ma lei questo non poteva saperlo. Una persona straordinaria che ha visto il mondo con occhi piccolissimi, scorgendo appena gli aspetti essenziali e ignorando che un mondo grande e complesso le stava addosso e la toccava ogni giorno, in ogni momento. Una persona che non verrà mai dimenticata.

Tiziana Prontera è nata a Sava (Taranto) nel 1963. Appassionata narratrice ha partecipato con successo a concorsi letterari e ha collaborato al giornale Voce del Popolo di Taranto. Il suo primo romanzo è Il drago e il mare, pubblicato nel 2008 (Horizon Editrice).

CVS CAREMARK


“At CVS Caremark, our culture is shaped by the customers we serve; by the efforts of our more than 200,000 talented, dedicated colleagues; and by the contributions we make to the thousands of communities we serve across the country every day. At CVS Caremark, we understand how much a company's culture impacts its people and ultimately its performance. That's why, soon after our merger in 2007, we quickly established a unifying Vision, Mission and set of Values that defines our company and serves as a guiding beacon for how we conduct our business every day. In our stores and mail service pharmacies, in our distribution centers and corporate facilities, and in the thousands of communities we serve, these principles inspire us to go above and beyond for our customers, our clients and our colleagues.”


[SIC]: A Memoir by Joshua Cody (Norton)


“Joshua Cody, a brilliant young composer, was about to receive his PhD when he was diagnosed with an aggressive cancer. Facing a bone-marrow transplant and full radiation, he charts his struggle: the fury, the tendency to self-destruction, and the ruthless grasping for life and sensation; the encounter with a strange woman on Canal Street that leads to sex at his apartment; the detailed morphine fantasy complete with a bride called Valentina while, in reality, hospital staff are pinning him to his bed. Moving effortlessly between references to Don Giovanni and the Rolling Stones, Ezra Pound and Buffalo Bill, and facsimiles of his own diaries and hospital notebooks, [sic] is a cross between Susan Sontag's Illness as Metaphor and Jay McInerny's Bright Lights, Big City: a mesmerizing, hallucinatory glimpse into a young man's battle against disease and a celebration of art, language, music, and life. 30 black-and-white illustrations.”

SEVES GLASSBLOCK


“Seves glassblock è la divisione mattone in vetro del Gruppo Seves, leader mondiale in due mercati di nicchia: l’isolamento elettrico nel processo di generazione, trasporto e distribuzione dell’energia elettrica e nel segmento del mattone in vetro per l’architettura e l’arredamento.
Seves glassblock produce e distribuisce oltre il 36% dei mattoni in vetro prodotti e distribuiti in tutto il mondo, in 9 colori oltre al neutro e più di 200 diverse decorazioni, con una quota a valore di oltre il 40% del mercato mondiale.
Convivono e sono valorizzati in Seves glassblock la ricca tradizione ed il prezioso know how dei marchi più prestigiosi che hanno fatto la storia del mattone in vetro, come Vetroarredo, Vitrablok, Weck, Vidromatone, Sindoco.
Seves glassblock offre oggi un prodotto dai contenuti qualitativi, tecnologici e formali di altissimo profilo, nel totale rispetto dell'ambiente e della persona umana.
Le ragioni di un successo - Il successo di Seves glassblock si spiega con una visione ed un obiettivo ben definiti: affrancare il mattone di vetro dalla logica marginale del “vetrocemento”, liberandone le grandi potenzialità. L'azienda si è posta, infatti, sin dalla sua costituzione, il fine di cambiare le regole della produzione e destinazione di un materiale, il mattone di vetro, sino a pochi anni fa considerato “povero”, complementare all'industria edilizia, utilizzabile solo in situazioni di carenza di luce. Seves ha trasferito nell'umile mattone vetroso tutta l'esperienza e le tecnologie più avanzate, intervenendo su purezza, brillantezza, trasparenza, resistenza, considerate come singole componenti del prodotto, e vi ha aggiunto una caratteristica esclusiva, riservata in precedenza solo ai vetri più sofisticati: il colore. Un attento processo di razionalizzazione produttiva ha modificato ed ampliato l'intera gamma di modelli e moduli complementari, e reso possibile soluzioni personalizzate.
L'attività di R&D ha consentito infine lo sviluppo di nuovi procedimenti di installazione delle pareti, di nuove malte speciali per la posa e la finitura, e inoltre la riduzione progressiva delle dimensioni della "fuga" tra mattone e mattone a soli 2mm.
Il mattone in vetro ad alto profilo estetico - Grazie all'utilizzo di materie prime della più alta qualità, all'inserimento nelle linee produttive di macchinari studiati appositamente, all'applicazione di antiche e sperimentate tecniche di colorazione e di trattamento e a rigorose procedure di controllo sistematico, Seves glassblock ha trasformato il vecchio “vetrocemento” in mattone di vetro, un nuovo e raffinato oggetto d'arredo architettonico per interni e per esterni, per la casa e la città, da fabbricarsi anche “su misura”, secondo le esigenze e la destinazione. Oggi il mattone in vetro è prodotto destinato al mercato alto, non più oggetto di servizio, ma soggetto autonomo, che esprime e valorizza in pieno tutte le sue potenzialità anche come oggetto d'arredo, necessario alleato della creatività e delle realizzazioni ad alto profilo estetico-formale di architetti, progettisti e interior design.”


Dipendenze, abbandoni e strane forme di sopravvivenza, di LORENZO PEZZATO (Faloppio, LietoColle). Intervento di Alessandra Peluso


Accostatami alla lettura del libro di Lorenzo Pezzato, Dipendenze, abbandoni e strane forme di sopravvivenza, la prefazione mi ha esplicitato il tema principale, la spira dell’intera matassa poetica, ossia la crisi, la decadenza del mondo occidentale, dove l’unico valore, preferisco definirlo pittosto che “entità parassitaria”, è la poesia.
La poesia è vita, necessità di esserci: una necessaria illusione per sopravvivere all’orrore del nulla. «La verità è brutta: abbiamo l’arte per perire a causa della verità». (Nietzsche).
E qual’è questa verità? Può essere quella descritta da Lorenzo Pezzato nelle sue quantomai realistche poesie. Si legge infatti: «Posso accettare la laurea / ad onore la pensione statale / per gli artisti, quel che si vuole / purchè sia un riconoscimento / al talento e non una montagna / da scalare un percorso da compiere / con fatica e applicazione / ... Una poesia si cancella, non si riscrive». (p. 19). Sublime il valore che vien dato alla poesia com’è opportuno, indispensabile per l’essere umano. Ed emerge la “questione dei talenti”, dei meriti, che non rappresentano il metro di valutazione nella società odierna, ma a sostituirli è ben altro, a primeggiare è altro, è quell’“aliud” che non oso specificare, taccio. Così si legge Nella parabola dei talenti: «Scagliano versi con fionde rudimentali / come ciottoli da tavole di legge frantumate / nel passaggio al nuovo millennio, / contemporanei poeti a corta gittatata / stelle filanti / talenti in parabola discendente». (p. 20).
   Pertanto, intravedo la lotta a cacciare la preda migliore, a raggiungere la meta prefissata senza scrupoli, nè rimorsi, a puntare dritto l’obiettivo lasciando a terra sfiancate le proprie vittime, questo vedo, colgo con gli occhi dell’anima, lasciando un’amara sensazione di immobilismo, incapacità di cambiare la realtà che si rispecchia nel consumismo, nel “dio” denaro, nell’individualismo, nell’inquinamento, nella comunicazione virtuale. Proprio questo tipo di comunicazione che aiuta a relazionarsi, a comunicare in qualche modo, comporta alle volte il mutamento della propria identità, perciò l’individuo è portato ad assumere maschere proprio come in teatro, l’individuo si spersonalizza.
Si legge: «Contatti umani / nella rubrica, amici / lontani o s-conosciuti / epistolari muti virtuali / frammenti di conservazioni / rimaste in sospeso relazioni / a tempo determinato che a volte / ho segnalato come “importanti”». (p. 31). E ancora: «Aspettano bavosi un pertugio in cui infilarsi / per brillare un attimo solo di celebrità mediatica / d’immortalità istantanea / poi essere interrati per sempre dimenticati / sotto milioni di clic isterici». (p. 35). L’Io individuo si aliena nelle relazioni sociali, lo sa bene Pezzato che avverte la necessità di essere diversi: «L’guaglianza è una follia / la differenza è guardiana / dell’imperfezione il tassello / che manca alla finitezza per farsi sferica completa / e condannarsi all’implosione». (Diverso è bello) e necessario, p. 64.
Ma come si può fare a salvare l’identità personale dell’individuo in un mondo siffatto, caratterizzato dalla logica ferrea e implacabile dell’omologazione degli stili di vita. L’individuo contemporaneo, ricorrendo al pensiero simmeliano, è il prodotto raffinato di un’articolata differenziazione sociale, si tratta di esserne consapevoli e di non lasciarsi invadere da una razionalità a-coscienziale, sfruttando le proprie capacità e quelle che il mondo offre. Senza dubbio Lorenzo Pezzato possiede questa consapevolezza. Le sue poesie hanno chiara la condizione dell’individuo quanto mai disorientato in un mondo dominato dalla specializzazione delle professioni e dalla razionalizzazione.
   Nell’era della globalizzazione si assiste alla distanza spazio-temporale, alla spersonalizzazione per cui i sentimenti e i valori sono oggetto di relazioni economiche e la comunicazione verbale tende ad essere assorbita dalla comunicazione virtuale. È questa la condizione dell’uomo contemporaneo: arrogante e pieno di sè, che non è più disposto ad accettare i modelli del passato e vive accontentandosi della sua “medietas” come uno “specialista senza cultura” (Weber). Mentre, il razionalismo esasperato promuove un crescente irrazionalismo che Nietzsche configura appunto nell’uso incontrastato delle tecniche, in una cultura dominata della regione e dal calcolo, nel lavoro che la società esalta (se pur in questo momento epocale indispensabile), tralasciando la riflessione filosofica, e quello spirito dionisiaco, creativo, vitale, necessario nella tragedia greca quanto nella vita moderna, che implode nella poesia.  Da questa amara e distaccata analisi, emerge una speranza nelle poesie di Pezzato, ossia che la nascita della consapevolezza di questo “status quo” porterà alla rinascita per le future generazioni. Eppur tuttavia, mi piace concludere con questi versi, se pur non gli ultimi dell’intera raccolta, «Figlio mio / tutto questo un giorno sarà tuo / maledirai la madre bestemierai il padre per la croce / cui il gesto candido ti ha inchiodato / ma durerà tre giorni appena / risorgerai a nuova comprensione e sarà luce / sarà vita vera». (p. 46). Il dolore profondo dell’autore probabilmente condivisibile da molti lettori, il timore per le future generazioni contiene la speranza di salvezza, pur intuendo personalmente, una velata ironia. È come la fine di un amore, sei certo che lui ti ami e tu ami lui, ma poi si conclude con la rottura del rapporto.


SVASTICA E SOLE ARTICO


mercoledì 15 febbraio 2012

Oggi mangio da … n. 156: Ristorante Al Porto


“Il ristorante Al Porto è aperto dal 1966 a Milano. Diretto fin dalla sua nascita dal proprietario Domenico Buonamici, vede ai fornelli la moglie Anna e, da quasi tre decenni, lo chef Emilio Mola, contornato da collaboratori da lui selezionati e con lui cresciuti "insieme". Il locale è situato in un vecchio casello daziario ed è composto da due salette interne e da una veranda chiusa da vetrate. L'arredamento è in stile marinaresco e la cucina è a base di specialità di mare, con radici versiliesi.
Il pesce è il grande protagonista delle cene del ristorante Al Porto: pesce freschissimo e di prima qualità, acquistato ogni giorno da fornitori scelti e di comprovata affidabilità. Dai frutti di mare ai filetti più carnosi, sulla nostra tavola potrete trovare piatti di mare elaborati, gustosi e creativi. Il ristorante Al Porto dispone di un ampio parcheggio privato e ospita cene aziendali..”


Fernando Masi


“Nato in Irpinia - (Campania) - Italy, quarto di cinque figli, il padre era un artigiano del legno - costruiva i carretti, con intarsio e dipinti. Ha frequentato qualche anno del Liceo/ginnasio ed a 18 anni si è arruolato nella Guardia di Finanza, ma dopo solo tre anni contrasse matrimonio e si congedò per passare ad impiego civile presso il Ministero del Tesoro, cercando di conciliare arte ed impiego. Non durò a lungo neanche questa permanenza, in quanto dopo circa dieci anni si dimise per dedicarsi completamente alla sua 'Arte'. La moglie ,originaria di Volterra (Toscana) proviene da famiglia di artisti, suo discendente era il famoso pittore-scultore Lorenzo Bartolini, gli è sempre stata di valido aiuto ed incoraggiamento nella sua pittura, divenendone la musa ispiratrice e dandogli quattro figli .Fu durante un soggiorno a Siena, nei primi anni di fidanzamento con la moglie che, un cugino pittore/decoratore gli regalò la sua tavolozza, notando le doti artistiche del Masi ed augurandogli un valido prosieguo.Con il valido aiuto del fratello Michele apre uno studio di pittura a Modena che diventa la sua città di adozione pittorica. Da allora iniziò ufficialmente la carriera artistica di Fernando Masi. Il suo successo arrivò presto con partecipazione a mostre di rilievo e allestendo mostre personali in tutt'Italia ed all'estero ; firma il manifesto della 47° Fiera Internazionale di Bologna (Campania e Basilicata) per poi approdare a New York (USA) nel 1998, con una grande mostra alla New York University. Artista dinamico e poliedrico, il mondo della 'formula 1' lo affascina e dipinge la Ferrari ed i 'Grand Prix'; approda con una grande mostra antologica nei saloni della 'Galleria Ferrari' in Maranello nel 1990 e da qui lo pseudonimo de 'Il pittore della Ferrari'. La sua arte abbraccia tutte le tecniche, ma egli non trascura la scultura.
La fama di grande artista di 'murales' trova la sua affermazione a partire dalle presenze alla Biennale del 'Muro Dipinto' di Dozza Imolese (Bologna).
Noncurante del danaro, ma interessato particolarmente ad averlo per poter provvedere alla sua famiglia numerosa ed essere agevolato nelle realizzazioni delle manifestazioni artistiche.....
'... I sentimenti umani si collegano a quelli artistici, quando sono a contatto diretto con il creato.La mia è un'attività che mi consente di comunicare con il mondo che mi circonda. Con le mie opere trasmetto all'osservatore ciò che ho dentro di me, quello che mi ha lasciato una determinata situazione, immagine o sgomento, il dramma umano.
Mi affascina anche una cucciolata indifesa, lo sguardo di un randagio con i suoi grandi occhi tristi, fino all'immensità del mare, oppure davanti ad una cascata dove trovo la grandezza di Dio!
Mi piace ricordare un pensiero scritto sulla mia persona da Augusto Daolio (cantante de 'I Nomadi', nonché pittore ): '''nei cosmi che i tuoi occhi di pittore indagano, il cosmo pittorico creato dalle tue mani d'artista, è popolato di tempeste. Nelle tue figure vive la tempesta dentro e tutt'intorno.” (l’opera qui riprodotta è di Fernando Masi)



L’UOMO CHE CREDEVA DI ESSERE MORTO DI VILAYANUR S. RAMACHANDRAN (MONDADORI)


L'uomo che Credeva di
Essere Morto


Perché alcune persone ci attraggono sessualmente? Perché ci affascina una certa melodia, un quadro o un tramonto? Come è nato il linguaggio? Come fa il cervello a dare origine alla coscienza? Ognuno di noi, almeno una volta, si sarà posto qualcuna di queste domande, accontentandosi magari di risposte improvvisate, oppure rassegnandosi a ritenerle insolubili. Il famoso neuroscienziato Vilayanur S. Ramachandran le considera invece stimolanti per approfondire ulteriormente, con il suo inconfondibile stile intuitivo "alla Sherlock Holmes", lo studio di quell'affascinante enigma che sono ancor oggi le connessioni tra corpo, mente e cervello. Il metodo da lui adottato non si basa infatti su astruse categorie filosofiche, ma sull'osservazione concreta di pazienti che, a causa di difetti genetici o di lesioni cerebrali, presentano sintomi stravaganti e in apparenza inspiegabili: tra i casi più singolari, quelli di chi, pur avendo subito l'amputazione di un arto, continua ad avvertirne vividamente l'anomala presenza, di chi "vede" le note musicali o sente il sapore degli oggetti che tocca, fino all'uomo che viveva credendo di essere morto. Riuscire a decifrare fenomeni così bizzarri - sostiene l'autore - vuol dire scoprire sempre qualcosa di nuovo sul funzionamento del cervello umano, una strepitosa macchina che non finirà mai di stupire non solo per le sue "dotazioni" iniziali, ma soprattutto per la straordinaria evoluzione dei neuroni nell'incredibile viaggio che ha portato dai primati a Einstein

PEPSICO


“Our Mission and Vision - At PepsiCo, we believe being a responsible corporate citizen is not only the right thing to do, but the right thing to do for our business.
Our Mission - Our mission is to be the world's premier consumer products company focused on convenient foods and beverages. We seek to produce financial rewards to investors as we provide opportunities for growth and enrichment to our employees, our business partners and the communities in which we operate. And in everything we do, we strive for honesty, fairness and integrity.
Our Vision - "PepsiCo's responsibility is to continually improve all aspects of the world in which we operate - environment, social, economic - creating a better tomorrow than today." Our vision is put into action through programs and a focus on environmental stewardship, activities to benefit society, and a commitment to build shareholder value by making PepsiCo a truly sustainable company.
Performance with Purpose - At PepsiCo, we're committed to achieving business and financial success while leaving a positive imprint on society - delivering what we call Performance with Purpose. Our approach to superior financial performance is straightforward - drive shareholder value. By addressing social and environmental issues, we also deliver on our purpose agenda, which consists of human, environmental, and talent sustainability.”


FARM GIRL FARE




“Welcome to the middle of nowhere. Are you sure you've thought this through? When my (now former) husband and I started telling people that we had traded our vintage Italian convertible for a '69 pickup truck and intended to move from the Northern California wine country to the wilds of Missouri, our announcement was met with various responses. These were usually along the lines of, Are you completely out of your minds? That's east of here isn't it? What will you do for culture? and I don't think they have an ocean out there. The real pessimists stated flatly, You won't last a year.
The short version: I'm a 43-year-old former cultured California chick happily turned manure mucking Missouri farmgirl. Seventeen years ago I moved sight unseen to the middle of nowhere and have almost never looked back.
The extended version: At least once in their lives, nearly everyone dreams of giving it all up and moving to the country. Few people are crazy enough to actually do it. I'm one of those few. In 1994, when I was 26, I sold my successful little bakery cafe, packed up numerous boxes of books and vintage treasures acquired during years as a part time antiques dealer, and waved goodbye to my native California. Armed with a very basic knowledge of gardening, an overenthusiastic sense of adventure, lots of naiveté, and a budget way too small to afford my quaint New England dream farm, I dragged four cats, a large dog, and my equally greenhorn husband (who has since escaped back to civilization) to a 280-acre, 140-year-old 'rustic' homestead in the middle of nowhere. Within a few months we had acquired two cows, 33 sheep, and a llama. We put in an orchard, and I planted 11,000 square feet of organic heirloom vegetables, flowers, and herbs—all started from seed. I became cook, gardener, shepherd, farmhand, vet, surrogate mom, wildlife expert, sheep midwife, and animal undertaker. My prep school education and graphic design background were useless. It was a complete lifestyle change as I went from attending restaurant openings, wine tastings, and art gallery receptions to working the rural fire dept's BBQ booth at the annual crafts fair and munching fried pies at country auctions made by little old ladies from the church. I made ludicrous attempts to maintain some semblance of a refined lifestyle in a place where squirrel is considered food and newly acquainted dinner hosts once remarked that they were, "thrilled to be able to serve you pork ribs, since no one else we know has enough teeth to eat them."
There were Keith Haring serigraphs on the wall and blackleg vaccines in the fridge. I think I still may be the only person in three counties who grows arugula.
Twelve years ago I moved to an even more remote, 240-acre farm that I share with several dozen sheep, a flock of 14 laying hens (headed by 12-year-old Whitey, who plans to become the World's Oldest Chicken), two extremely loud roosters (that thing about them only crowing at dawn is a lie), two livestock guardian dogs, one stock dog, one new beagle pup, five farm cats, seven very entertaining donkeys, and one really well fed hunky farmguy.
We live in an old falling down house that we fondly refer to as The Shack (because it really is one) After 8½ years of working on it, we've finally moved into our new house (which still isn't quite done), and my life revolves around food. I write about my organic heirloom garden and greenhouse at In My Kitchen Garden.
Oh, and as for eating squirrel, if you roll it in flour and pan fry it—preferably in homemade lard—it's actually pretty darn tasty. But just when I think I've finally crossed over, the local furniture store runs an ad in the weekly paper for camo covered sofas and recliners. So far I've resisted.
If you'd like to learn a little more about my taste in things like music and movies, you can check out my Blogger profile. And I talk more about farm life on my Frequently Asked Farmgirl Questions page. Welcome to the farm! (Susan)”



RIN TIN TIN: The Life and the Legend by Susan Orlean (Simon and Schuster)


“So begins Susan Orlean’s sweeping, powerfully moving account of Rin Tin Tin’s journey from orphaned puppy to movie star and international icon. Orlean, a staff writer at The New Yorker who has been hailed as “a national treasure” by The Washington Post, spent nearly ten years researching and reporting her most captivating book to date: the story of a dog who was born in 1918 and never died. It begins on a battlefield in France during World War I, when a young American soldier, Lee Duncan, discovered a newborn German shepherd in the ruins of a bombed-out dog kennel. To Duncan, who came of age in an orphanage, the dog’s survival was a miracle. He saw something in Rin Tin Tin that he felt compelled to share with the world. Duncan brought Rinty home to California, where the dog’s athleticism and acting ability drew the attention of Warner Bros. Over the next ten years, Rinty starred in twenty-three blockbuster silent films that saved the studio from bankruptcy and made him the most famous dog in the world. At the height of his popularity, Rin Tin Tin was Hollywood’s number one box office star. During the decades that followed, Rinty and his descendants rose and fell with the times, making a tumultuous journey from silent films to talkies, from black-and-white to color, from radio programs to one of the most popular television shows of the baby boom era, The Adventures of Rin-Tin-Tin. The canine hero’s legacy was cemented by Duncan and a small group of others—including Bert Leonard, the producer of the TV series, and Daphne Hereford, the owner of the current Rin Tin Tin—who have dedicated their lives to making sure the dog’s legend will never die. At its core, Rin Tin Tin is a poignant exploration of the enduring bond between humans and animals. It is also a richly textured history of twentieth-century entertainment and entrepreneurship. It spans ninety years and explores everything from the shift in status of dogs from working farmhands to beloved family members, from the birth of obedience training to the evolution of dog breeding, from the rise of Hollywood to the past and present of dogs in war. Filled with humor and heart and moments that will move you to tears, Susan Orlean’s first original book since The Orchid Thief is an irresistible blend of history, human interest, and masterful storytelling—a dazzling celebration of a great American dog by one of our most gifted writers.”

REHAU


“Nei settori Edilizia, Automotive ed Industria, REHAU è un marchio leader su scala mondiale per innovazioni e sistemi basati sull'impiego di materiali polimerici. In tutto il mondo, i clienti di una molteplicità di settori associano il marchio REHAU a qualità, forza innovativa, sistematicità e design. Dalla fondazione dell'azienda, uno dei nostri obiettivi primari è quello di trovare nuovi campi applicativi attraverso ricette su base polimerica studiate ad hoc per sostituire i materiali tradizionali con i più idonei materiali polimerici ed offrire così, tramite soluzioni creative, valore aggiunto a beneficio dei nostri clienti. Con le nostre attuali competenze chiave nello sviluppo di materiali e sistemi, nella produzione nonché nelle tecniche di lavorazione delle superfici, REHAU si distingue dalla concorrenza grazie ad un maggiore know-how. Le innumerevoli possibilità offerte dai materiali polimerici offrono a clienti e consumatori finali un'infinità di potenziali vantaggi. In questo modo, utenti, architetti, progettisti, committenti e rivenditori, ogni giorno traggono beneficio dalle soluzioni complete rappresentate dai nostri sistemi per l'edilizia. Come partner competente in sistemi per finestre e facciate, sistemi idrotermosanitari e sistemi interrati, REHAU risponde a tematiche fondamentali per il futuro, come ad esempio il risparmio energetico. In questo ambito occupiamo una posizione di leadership grazie alla poliedricità senza eguali della nostra gamma. Come partner di sviluppo creativo, REHAU supporta l'industria automobilistica nell'ottimizzazione sistematica di design, comfort e sicurezza. Che si tratti di componenti esterni come paraurti e parafanghi, di sistemi sofisticati per la gestione dei liquidi e la diffusione dell’aria per impianti tergicristallo e di condizionamento o di sistemi termoplastici di guarnizioni. REHAU è presente già oggi come fornitore di sistemi in un veicolo su tre prodotti in Europa ed in pressoché ogni automobile di segmento medio-alto. Per quanto riguarda il settore Industria, nell'ambito di numerose applicazioni, la nostra azienda si è affermata come produttore di idee innovative e come fornitore affidabile di sistemi e prodotti di serie. Dal settore del mobile all'elettrodomestico fino ad arrivare all’industria aeronautica ed aerospaziale, offriamo pacchetti completi di prodotti e servizi.
La gamma di prodotti REHAU è composta da sviluppi specifici per i clienti e programmi standard che si integrano idealmente in un'unica gamma. Massima professionalità nella scelta e lavorazione dei materiali è per noi premessa fondamentale per poter continuare ad essere anche in futuro un marchio leader a livello mondiale. La combinazione tra sviluppo innovativo di prodotto e strutture decentralizzate di vendita e assistenza di alto livello, fa di REHAU un marchio di qualità leader su scala mondiale. Fin dalle sue origini nel 1948, la nostra azienda è cresciuta di forza propria diventando un gruppo di presenza mondiale. Oggi, in tutto il mondo, oltre 15.000 collaboratori in oltre 170 sedi contribuiscono alla crescita e al successo di REHAU.”


Ritorno all’Occidente con l’On. Alfredo Mantovano


Lunedì 20 febbraio alle ore 19,00 presso il Lounge Bar Manhattan in via Salandra 2 a Lecce (accanto all’Hotel President) ci sarà l’incontro pubblico con l'On Alfredo Mantovano. Modera il dott. Gianluca Pasca (Vice Presidente dell’Ass. Kalos Manfredi Pasca). L'incontro avrà tra i temi previsti la crisi della Giustizia, la deriva della società di oggi, l'attuale situazione di emergenze e crisi socio-economiche nell’ottica della politica nazionale e locale. Si partirà da alcuni degli argomenti affrontati dall’On . Mantovano in una delle sue opere più interessanti che ha per titolo “Ritorno all'Occidente.” L'appuntamento sarà inoltre occasione per presentare alla collettività salentina e regionale, il progetto di conferenza permanente sul Salento, un contributo operativo che nasce dalla società civile e che può divenire motore di sviluppo per il territorio e non solo.
Scheda del volume - Il diario di un conservatore con incarichi di governo e di partito, coinvolto in prima persona nell’attualità politica. Questo libro tocca vari temi, dalla bioetica al terrorismo, all’immigrazione alla libertà religiosa, dalle radici cristiane dell’Europa alla dialettica fra politica e tecnocrazia, inoltre ha un preciso filo conduttore: l’intenzione di mostrare il perché si sceglie di essere conservatori, in Europa come negli Usa, evitando semplici scorciatoie.
«Se sia necessario o no elevare il criterio e il livello del fare politica in Italia e in Europa, se sia utile e importante lasciare il terreno della manovra chiusa e oligarchica per sollecitare il pieno corso di guerre culturali che ci portino a vivere in un mondo meno pacificato dal conformismo, giudicate voi. Per quanto mi riguarda credo di poter dire che, se la risposta è positiva, se qualcosa bisogna fare per dare radici alle libertà occidentali, è di questi materiali letterari e umani che abbiamo bisogno». Giuliano Ferrara - Direttore del "il Foglio" (dall'introduzione del libro)

Il cibo senza nome, di PASQUALE VITAGLIANO (Faloppio, Como, LietoColle). Intervento di Alessandra Peluso


Scevra volutamente da informazioni sull’autore, mi sono accostata con semplicità e purezza allo studio dei versi prodotti da un talento poetico, da uno spirito dionisiaco. Così nella raccolta di versi Il cibo senza nome la mia attenzione è stata carpita dal titolo, insolito per un libro di poesie ma azzeccato per sensazioni che l’autore pare comunicarci. Versi profondi, non convenzionali: ecco appunto la non convenzionalità di dare un nome, di definire ciò che è “valido” per convenzione, da ciò che è “valido” per natura.  Pertanto, il “cibo” può essere inteso come nutrimento del corpo o dell’anima o come metafora della vita. La vita che è distinta da Pasquale Vitagliano in “Dentro” e “Fuori”, in un perfetto parallelismo psico-fisico, in cui il mondo interiore dell’autore corrisponde con il mondo esteriore, che affascina, coinvolge, tormenta.  La musicalità dei versi alternata da allitterazioni, assonanze, pause, segna lo scorrere del tempo come un metronomo che segue il proprio ritmo lento, andante, adagiandosi alla vita: «I libri non letti, / gli abiti gettati sui letti / sono corpi di pelle, / la polvere dei cuscini, la posa del caffè / ... / Assomiglia a se stessa / la vta che raccontiamo / per sentirci diversi dai libri, / ... ». (p. 13). Una vita che esecra un duttile congedo per un abbandono non voluto, non cercato, ma vissuto nella certezza di una vita apocrifa, che non tramanda la propria verità palese, ma «resta pensile / dentro una docile rete che pure / i denti non squarciano». (vv. 14-18, p. 14). E ancora si avverte il vuoto, la solitudine di un uomo senza la sua amata, così come il vuoto di una casa che non ha più odore, non produce suoni: «non si sentono passi, / una casa rimessa, i cartoni, le scatole di cibo senza nome». Nel cibo senza nome intravedo il deserto di un uomo senza amore, una landa che si tinge d’assurdo, un naufrago privo della sua rosa dei venti. Il vuoto incolmabile “Dentro” comporta un vivere, perpetuare la propria vita nel dolore, nella solitudine con l’esterno “Fuori”, nella necessità di raccontare, raccontarsi, comunicare all’altro con l’altro. Si imbatte nella descrizione di una villa moderna scontrandosi poi con la visione prospettica di un arco romano che va oltre il metafisico: «Che ci fa questa villa stagionale, / sembra una velina dentro il telegiornale, / a spezzare la visione prospettica di / questo arco romano più metafisico». (p. 31). Pertanto, appare delinearsi un senso di nausea di fronte alla gratuità delle cose, un uomo condannato ad essere libero, tipico dell’esistenzialismo.  E leggendo i versi dell’autore, la mia memoria non può non richiamare il pensiero sartriano. Sartre ribadisce che l’uomo una volta gettato nella vita, è responsabile di tutto ciò che fa del progetto fondamentale, cioè della sua vita. «E nessuno ha scuse: se si fallisce, si fallisce perchè si è scelto di fare fallimento».  La “nausea” di Sartre non è lontana dall’“angoscia” di Heidgger così come il “tormento” di Vitagliano. E si legge: «Mi vedo senza più fiato / nelle parole, vedo / l’addome che vibra, la vena/ nel collo risuona di cose / non dette e tenute a morire / nel ristagno dei saluti che/ ti devo giorno dopo giorno. / ... / Attendo al terremoto / buono, buono, / immobile ed esausto, / in lista d’attesa». (p. 41). Ed ancora si legge: «I rintocchi dei secondi / non risuonano mai all’unisono ma / piovono ognuno per sè / sulle ore che passano zitte. /... / Ed invece vorresti essere tu / ad aggiustare con gli occhi il tempo / che non suona assieme a quello / che senti dentro questo dentro questo punto angusto, senza un’ora che sia giusta». (p. 34). Infine, mi piace vedere il disascondimento dell’essere nel linguaggio, autentico della poesia come afferma Heidgger: «Il linguaggio è la casa dell’essere. In questa dimora. I pensatori e i poeti sono i guardiani di questa dimora». Per tal motivo, concludo richiamando i versi di Pasquale Vitagliano: «Anche se mi parli, tu taci / il silenzio che hai dentro, / tu taci il vuoto prima del verbo, / tu taci il pugno cieco del rumore. / Anche se mi parli, tu taci / il lessico dei tuoi occhi, / tu taci le sillabe traverse, / tu taci i battiti podalici del sangue. /Tu taci, anche se mi guardi. / Anche se taci, io ti ascolto. (p. 38). Idilliaco e portentoso il potere della poesia nell’animo dell’umano.

PRATICHE OCCULTE



martedì 14 febbraio 2012

Oggi mangio da … n. 155: Ristorante Il lIberty


“Il liberty è la mia casa, il mio sogno che si avvera. Un luogo dove poter esprimere la mia filosofia: rispetto della tradizione, attaccamento alla terra ed al territorio. Un ambiente dove condividere questi valori autentici, la mia passione per la cucina, con i miei ospiti, miei amici . Il mio sogno si è realizzato con l’apertura de Illiberty ma questo è diventato per me un nuovo punto di partenza. Con passione, curiosità e stupore mi accosto a nuove tecniche culinarie, sperimento nuovi sapori e nuovi accostamenti. Ma il traguardo più importante è l'aver creato un unico armonico ambiente, nato dalla fusione della cucina, della sala e della cantina. Per questo il complimento più gradito è sentirmi dire che al Illiberty si respira un’atmosfera di casa, familiare.” (Andrea Provenzali)


Tina Sgro


“Il mio sguardo indaga continuamente, riuscendo ad individuare dietro l’insignificante, una grande dimensione emozionale, oltre…
L’insignificanza costruttiva è la capacità di portare il proprio sguardo a raggiungere obiettivi irraggiungibili e nascosti, superando l’immediato impatto che si ha osservando un oggetto o comprendendo un luogo. La consacrazione dell’oggetto di uso quotidiano è un traguardo importante e possibile. E’ significativo trovare e lodare la poesia dietro la semplicità dell’uso giornaliero di un oggetto o all’interno di un vivere apparentemente monotono. I miei dipinti vivono di soggetti fermi, dopo l’immediato movimento. La figura, assente, ha compiuto l’azione, scomparendo repentinamente. Io racconto il dopo-azione. La successione di attimi vitali. Una poetica dell’insignificante, questa è la mia arte... guardare oltre, questo è il mio scopo.” (l’opera qui riprodotta è di Tina Sgro)


LA MAGNIFICA STRONZA DI SHERRY ARGOV (PIEMME)


La Magnifica Stronza


Le brave ragazze sono la prova che avremo anche conquistato lo spazio, ma in fatto di relazioni uomo/donna siamo ancora nelle caverne. E così ci sono ragazze, e donne, indotte a credere che per conquistare e tenersi l'uomo dei sogni devono: sacrificarsi, essere accondiscendenti, mostrarsi sempre d'accordo con lui, annullare i propri interessi e stare un passo indietro. Queste donne hanno avuto le informazioni sbagliate - d'altra parte, la fiaba di Cenerentola è sempre in circolazione. Quello che le fiabe non dicono è che agli uomini le brave ragazze non piacciono. E appena incontrano una magnifica stronza, le mollano. La magnifica stronza è una che ha capito tutto. Una che ha capito che se non ti senti all'altezza senza un uomo, non sarà un uomo a farti sentire all'altezza. Che una relazione può farti felice solo se sei già felice. Perché gli uomini sono attratti dalle donne che sprigionano gioia di vivere e autonomia, che si fanno rispettare e che non si sminuiscono per loro. Anzi che li fanno penare un pò, che sanno quello che vogliono e come ottenerlo.

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