“From "Britain's finest military
historian" (The Economist) comes a magisterial new history of World War II
and the flawed axis strategy that led to their defeat. The Second World War
lasted for 2,174 days, cost $1.5 trillion, and claimed the lives of more than
50 million people. What were the factors that affected the war's outcome? Why
did the Axis lose? And could they, with a different strategy, have won? Andrew
Roberts's acclaimed new history has been hailed as the finest single-volume
account of this epic conflict. From the western front to North Africa, from the
Baltic to the Far East, he tells the story of
the war—the grand strategy and the individual experience, the cruelty and the
heroism—as never before. In researching this magnificently vivid history,
Roberts walked many of the key battlefields and wartime sites in Russia,
France, Italy, Germany, and the Far East, and drew on a number of
never-before-published documents, such as a letter from Hitler's director of
military operations explaining the reasoning behind the FÜhrer's order to halt
the Panzers outside Dunkirk—a delay that enabled British forces to evacuate.
Roberts illuminates the principal actors on both sides and analyzes how they
reached critical decisions. He also presents the tales of many little-known
individuals whose experiences form a panoply of the extraordinary courage and
self-sacrifice, as well as the terrible depravity and cruelty, of the Second
World War. Meticulously researched and masterfully written, The Storm of War
gives a dramatic account of this momentous event and shows in remarkable detail
why the war took the course it did..”
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venerdì 17 febbraio 2012
SIKA
“Nel 2010 Sika festeggia il suo
centenario. Sviluppare prodotti innovativi, soluzioni ed essere coerenti con i
nostri committenti ha dato a Sika l’opportunità di crescita per cento anni. Ad
oggi siamo presenti in 70 Paesi, con più di 12.000 impiegati. Il principio di
Sviluppo Sostenibile gioca un ruolo decisivo in Sika, perché è la risposta alle
domande principali delle sfide di oggi e del domani. Queste sfide, come la
gestione delle risorse idriche, il risparmio energetico e la protezione del
clima, daranno forma alle future condizioni economiche e di crescita. Il
successo imprenditoriale dipende della coerenza tra soluzioni intelligenti e
cambiamenti in atto..”
LUNA NERA DI ANDREA COSTANTIN (YOUCANPRINT)
"Luna Nera" è una
raccolta di racconti interessante e atipica nello stesso tempo, le storie che
contiene ruotano attorno alla figura dell'ex-commissario Leonardo Savelli, una
"sorta di investigatore" che non lavora più in polizia, gestisce un
negozio di orologi insieme al suo aiutante Maurino e, in realtà, non ha mai
abbandonato l'ambiente dal quale proviene. Il denominatore comune delle storie,
assieme alla presenza costante e risolutiva del protagonista, è quello di
vicende che nascono al margine della crisi economica che sta attraversando il
nostro paese, una crisi che in determinate situazioni è capace di tirar fuori
il peggio dagli animi di alcune persone che costruiscono piani criminali per
arricchirsi alle spalle dei deboli e che si trovano a incrociare,
sfortunatamente per loro, l'excommissario Savelli. Un personaggio atipico,
difficilmente assimilabile ai commissari onniscienti e supertecnologici cui ci
hanno abituato le serie televisive d'oltreoceano "un tipo strano, Savelli.
Con quello spolverino nero, la barba incolta e l’aria misteriosa, dà l’idea di
un tipo da cui stare alla larga. Ma è anche simpatico, ricorda un po’ le
vecchie rockstar degli anni ’80." Ecco tratteggiato l'aspetto 'vintage' di
Savelli, con la viva voce delle protagoniste di uno dei racconti, quello dal
titolo "I ricordi vivranno per sempre".
giovedì 16 febbraio 2012
Oggi mangio da … n. 157: Ristorante Innocenti Evasioni
“Entrambi frequentiamo l’Istituto
Alberghiero "CARLO PORTA", dove professori come M. Bosotti e C.
Sadler riescono a trasmetterci la passione e le basi di questa professione
antica. Contemporaneamente, gli stages estivi, che hanno accompagnato il
percorso scolastico, ci hanno aiutano a muovere i primi passi tra cucine e
fornelli di ristoranti nelle più rinomate località turistiche. Questo è solo
l’inizio del nostro viaggio alla ricerca del gusto. Nel ’91, in un ristorante
della provincia di Milano, condividiamo il piccolo bagaglio di conoscenze; ci
confrontiamo decidendo che per sviluppare i nostri sogni e appagare le nostre
aspettative abbiamo bisogno di plasmarci entrando a far parte di una brigata di
cucina nella ristorazione d’élite. Decidiamo così di separaci, mantenendo però
i contatti e scambiandoci le esperienze. Iniziamo, così a collaborare per
ristoranti come "Sadler" di Milano, l'Antica Osteria del Teatro di
Piacenza e alcuni tra i migliori Relais & Chateaux francesi del calibro di:
"Le Jardin des Sens" di Montpellier, "La Cote Saint-Jacques"
a Joigny e "Jean Bardet" a Tours, che rafforzano la nostra padronanza
tecnica ed abilità nel trasformare prodotti. I periodi trascorsi negli Stati Uniti
d'America migliorano il nostro approccio in fatto di grande organizzazione;
mentre i viaggi in Oriente, in particolar modo la permanenza in Giappone, ci
consentono di scoprire l’utilizzo di nuove materie prime e tentare nuovi
abbinamenti, che risultano interessanti anche per i nostri palati. Nel 1998
rileviamo Innocenti Evasioni, allora gestito in modo familiare e iniziamo la
nostra avventura. Dopo un anno, arrivano i primi risultati, “pubblico” e
critica ci invogliano a continuare a volte ad iniziare il nostro viaggio alla
ricerca del gusto e del piacere a tutto tondo.Cerchiamo di unire ad una cucina
genuina e curata negli in gradienti e nella forma, il calore di un ambiente
rilassante, dove il servizio vuole essere attento, ma non invadente. Ci auguriamo
di avervi in parte trasmesso il piacere di una sera a cena con noi.”
INES DE LEUCIO
“INES DE LEUCIO nasce in Australia
nel 1969, si traferisce in provincia di Benevento ancora bambina, ma non
dimentica le sue origini native, tanto da coniugare la leggenda delle Streghe
di Benevento e la cultura Aborigena, creando il personaggio de LA STREGA ABORIGENA.
INES, consegue il diploma di licenza dal corso di pittura nel 1993 presso
l’Accademia delle Belle Arti di Napoli con il maestro Carmine Di Ruggiero. Dal
1994 al 1999 vive a Perugia dove approfondisce le tecniche per la lavorazione
della ceramica e della scultura in vari laboratori fra cui quello del maestro
Edgardo Abbozzo. Nel 1995 al Premio Internazionale Art and World di Melbourne
in Australia ottiene un prestigioso riconoscimento dal critico Marcello Palma
per l’opera “Specchio” .
Nel 1997 si specializza come
ceramista, esperta in restauro di dipinti su tela e materiali fittili
antichi,per diversi anni è stata impegnata in lavori di decorazione su tessuto
e nella realizzazione di pitture murali.
Nel 1999 partecipa a varie
collettive portando la sua “arte contemporanea” in giro per l’Europa, dalla
Spagna alla Grecia afferma attraverso il puntinato aborigeno e la “body art”
uno stile unico.
Nel 2001 tiene una personale
sulla “body art sull’arte aborigena” al Chiostro di Santa Sofia di Benevento e
la ripete al Teatro Romano nel 2003.
Nel 2003 nasce al “Museo della
Gente Senza Storia” di Altavilla (AV) il suo “alter ego”, la Strega Aborigena,
un personaggio che combatte con pennelli e colori le ingiustizie di sempre.
Animatrice di attività
laboratoriali presso istituti scolastici di ogni ordine e grado, ha promosso
corsi di disegno e ceramica per bambini e adulti, collaborando anche con centri
medici per la rieducazione di disabili e soprattutto per il recupero dei minori
a rischio nell'ambito di progetti organizzati da enti locali e regionali.
Durante la sua residenza nel
capoluogo umbro ha curato, come designer, la produzione di maioliche per alcune
aziende perugine, prima di ritornare nel Sannio ed avviare la sua attività
artistico-artigianale presso il suo laboratorio IDL, attivato in via San Rocco
a Montesarchio, dove attualmente crea forme vascolari originali, sculture in
maiolica, riproduce pavimenti antichi, restaura oggetti ceramici.
Ha partecipato a fiere di
artigianato artistico nell'ambito di prestigiose manifestazioni culturali
(Benevento, San Lorenzello, Lauro, Atripalda, Gaeta, Bari, Pompei,
Montesarchio, Cerreto Sannita), mentre diverse sono state le mostre personali e
collettive cui ha preso parte.
Espone a Napoli in "Appunti
di viaggio nell'immaginario" presso la Sala Gemito (1990),
durante l'Omaggio a Rusciano" Casina Pompeiana (1992) ed alla "Polis
Ars" dei Maschio Angioino (1992).
A Maddaloni è presente durante la
manifestazione artistica "Meno Sette' (1993) ed a Foggia è sia alla Fiera
Internazionale dell'Arte (1994) sia alla collettiva "Identità Sovrapposte
invasive-intrusìve" svoltasi nella Dogana dell'antico capoluogo dauno.
Altre sue opere sono state presentate durante collettive che si sono tenute nel
decennio 1989-1999 tra Sannio e Irpinia (Arpaise, Benevento, Campolattaro,
Cerreto Sannita, Pietrelcina, Sant'Agata de'Goti, Avellino, Lauro di Noia,
Altavilla Irpina). Ha ricevuto diversi riconoscimenti artistici, tra cui quello
dei critico Marcello De Palma per la sua opera "Specchio" durante il premio
"Arts and words" svoltosi nel novembre 1995 a Melbourne
(Australia)..” (l’opera qui riprodotta è di Ines De Leucio)
Il libro del giorno: La criatura di Tiziana Prontera (Youcanprint)
Così cominciò la storia di
Fabiola. Non una persona qualunque ma una che ha vissuto senza alcune abilità
mentali che tutti gli altri, in casa Bellisanti e fuori, possedevano. Non aveva
le stesse capacità ricettive e i loro adeguamenti psicologici alla realtà
esterna. Non concepiva i loro stessi pensieri, non aveva tutte quelle emozioni
e, soprattutto, tutte quelle parole. La sua mente non generava il loro concetto
di diversità, eppure lei era diversa. Una deficienza che presumibilmente
avrebbe alterato in qualche modo il quadro regolare della famiglia, ma lei
questo non poteva saperlo. Una persona straordinaria che ha visto il mondo con
occhi piccolissimi, scorgendo appena gli aspetti essenziali e ignorando che un
mondo grande e complesso le stava addosso e la toccava ogni giorno, in ogni
momento. Una persona che non verrà mai dimenticata.
Tiziana Prontera è nata a Sava
(Taranto) nel 1963. Appassionata narratrice ha partecipato con successo a
concorsi letterari e ha collaborato al giornale Voce del Popolo di Taranto. Il
suo primo romanzo è Il drago e il mare, pubblicato nel 2008 (Horizon Editrice).
CVS CAREMARK
“At CVS Caremark, our culture is shaped by the
customers we serve; by the efforts of our more than 200,000 talented, dedicated
colleagues; and by the contributions we make to the thousands of communities we
serve across the country every day. At CVS Caremark, we understand how much a
company's culture impacts its people and ultimately its performance. That's
why, soon after our merger in 2007, we quickly established a unifying Vision,
Mission and set of Values that defines our company and serves as a guiding
beacon for how we conduct our business every day. In our stores and mail
service pharmacies, in our distribution centers and corporate facilities, and
in the thousands of communities we serve, these principles inspire us to go
above and beyond for our customers, our clients and our colleagues.”
[SIC]: A Memoir by Joshua Cody (Norton)
“Joshua Cody, a brilliant young composer, was
about to receive his PhD when he was diagnosed with an aggressive cancer.
Facing a bone-marrow transplant and full radiation, he charts his struggle: the
fury, the tendency to self-destruction, and the ruthless grasping for life and
sensation; the encounter with a strange woman on Canal Street that leads to sex
at his apartment; the detailed morphine fantasy complete with a bride called
Valentina while, in reality, hospital staff are pinning him to his bed. Moving
effortlessly between references to Don Giovanni and the Rolling Stones, Ezra
Pound and Buffalo Bill, and facsimiles of his own diaries and hospital
notebooks, [sic] is a cross between Susan Sontag's Illness as Metaphor and Jay
McInerny's Bright Lights, Big City: a mesmerizing, hallucinatory glimpse into a
young man's battle against disease and a celebration of art, language, music,
and life. 30 black-and-white illustrations.”
SEVES GLASSBLOCK
“Seves glassblock è la divisione
mattone in vetro del Gruppo Seves, leader mondiale in due mercati di nicchia:
l’isolamento elettrico nel processo di generazione, trasporto e distribuzione
dell’energia elettrica e nel segmento del mattone in vetro per l’architettura e
l’arredamento.
Seves glassblock produce e
distribuisce oltre il 36% dei mattoni in vetro prodotti e distribuiti in tutto
il mondo, in 9 colori oltre al neutro e più di 200 diverse decorazioni, con una
quota a valore di oltre il 40% del mercato mondiale.
Convivono e sono valorizzati in
Seves glassblock la ricca tradizione ed il prezioso know how dei marchi più
prestigiosi che hanno fatto la storia del mattone in vetro, come Vetroarredo,
Vitrablok, Weck, Vidromatone, Sindoco.
Seves glassblock offre oggi un
prodotto dai contenuti qualitativi, tecnologici e formali di altissimo profilo,
nel totale rispetto dell'ambiente e della persona umana.
Le ragioni di un successo - Il
successo di Seves glassblock si spiega con una visione ed un obiettivo ben
definiti: affrancare il mattone di vetro dalla logica marginale del
“vetrocemento”, liberandone le grandi potenzialità. L'azienda si è posta,
infatti, sin dalla sua costituzione, il fine di cambiare le regole della
produzione e destinazione di un materiale, il mattone di vetro, sino a pochi
anni fa considerato “povero”, complementare all'industria edilizia,
utilizzabile solo in situazioni di carenza di luce. Seves ha trasferito
nell'umile mattone vetroso tutta l'esperienza e le tecnologie più avanzate,
intervenendo su purezza, brillantezza, trasparenza, resistenza, considerate
come singole componenti del prodotto, e vi ha aggiunto una caratteristica
esclusiva, riservata in precedenza solo ai vetri più sofisticati: il colore. Un
attento processo di razionalizzazione produttiva ha modificato ed ampliato
l'intera gamma di modelli e moduli complementari, e reso possibile soluzioni
personalizzate.
L'attività di R&D ha consentito
infine lo sviluppo di nuovi procedimenti di installazione delle pareti, di
nuove malte speciali per la posa e la finitura, e inoltre la riduzione
progressiva delle dimensioni della "fuga" tra mattone e mattone a
soli 2mm.
Il mattone in vetro ad alto
profilo estetico - Grazie all'utilizzo di materie prime della più alta qualità,
all'inserimento nelle linee produttive di macchinari studiati appositamente,
all'applicazione di antiche e sperimentate tecniche di colorazione e di
trattamento e a rigorose procedure di controllo sistematico, Seves glassblock
ha trasformato il vecchio “vetrocemento” in mattone di vetro, un nuovo e
raffinato oggetto d'arredo architettonico per interni e per esterni, per la
casa e la città, da fabbricarsi anche “su misura”, secondo le esigenze e la
destinazione. Oggi il mattone in vetro è prodotto destinato al mercato alto,
non più oggetto di servizio, ma soggetto autonomo, che esprime e valorizza in
pieno tutte le sue potenzialità anche come oggetto d'arredo, necessario alleato
della creatività e delle realizzazioni ad alto profilo estetico-formale di
architetti, progettisti e interior design.”
Dipendenze, abbandoni e strane forme di sopravvivenza, di LORENZO PEZZATO (Faloppio, LietoColle). Intervento di Alessandra Peluso
Accostatami alla lettura del libro
di Lorenzo Pezzato, Dipendenze, abbandoni e strane forme di sopravvivenza, la
prefazione mi ha esplicitato il tema principale, la spira dell’intera matassa
poetica, ossia la crisi, la decadenza del mondo occidentale, dove l’unico
valore, preferisco definirlo pittosto che “entità parassitaria”, è la poesia.
La poesia è vita, necessità di
esserci: una necessaria illusione per sopravvivere all’orrore del nulla. «La
verità è brutta: abbiamo l’arte per perire a causa della verità». (Nietzsche).
E qual’è questa verità? Può
essere quella descritta da Lorenzo Pezzato nelle sue quantomai realistche
poesie. Si legge infatti: «Posso accettare la laurea / ad onore la pensione
statale / per gli artisti, quel che si vuole / purchè sia un riconoscimento /
al talento e non una montagna / da scalare un percorso da compiere / con fatica
e applicazione / ... Una poesia si cancella, non si riscrive». (p. 19). Sublime
il valore che vien dato alla poesia com’è opportuno, indispensabile per
l’essere umano. Ed emerge la “questione dei talenti”, dei meriti, che non
rappresentano il metro di valutazione nella società odierna, ma a sostituirli è
ben altro, a primeggiare è altro, è quell’“aliud” che non oso specificare,
taccio. Così si legge Nella parabola dei talenti: «Scagliano versi con fionde
rudimentali / come ciottoli da tavole di legge frantumate / nel passaggio al
nuovo millennio, / contemporanei poeti a corta gittatata / stelle filanti /
talenti in parabola discendente». (p. 20).
Pertanto, intravedo la lotta a cacciare la preda migliore, a raggiungere
la meta prefissata senza scrupoli, nè rimorsi, a puntare dritto l’obiettivo
lasciando a terra sfiancate le proprie vittime, questo vedo, colgo con gli
occhi dell’anima, lasciando un’amara sensazione di immobilismo, incapacità di
cambiare la realtà che si rispecchia nel consumismo, nel “dio” denaro,
nell’individualismo, nell’inquinamento, nella comunicazione virtuale. Proprio
questo tipo di comunicazione che aiuta a relazionarsi, a comunicare in qualche
modo, comporta alle volte il mutamento della propria identità, perciò
l’individuo è portato ad assumere maschere proprio come in teatro, l’individuo
si spersonalizza.
Si legge: «Contatti umani / nella
rubrica, amici / lontani o s-conosciuti / epistolari muti virtuali / frammenti
di conservazioni / rimaste in sospeso relazioni / a tempo determinato che a
volte / ho segnalato come “importanti”». (p. 31). E ancora: «Aspettano bavosi
un pertugio in cui infilarsi / per brillare un attimo solo di celebrità
mediatica / d’immortalità istantanea / poi essere interrati per sempre
dimenticati / sotto milioni di clic isterici». (p. 35). L’Io individuo si
aliena nelle relazioni sociali, lo sa bene Pezzato che avverte la necessità di
essere diversi: «L’guaglianza è una follia / la differenza è guardiana /
dell’imperfezione il tassello / che manca alla finitezza per farsi sferica
completa / e condannarsi all’implosione». (Diverso è bello) e necessario, p.
64.
Ma come si può fare a salvare
l’identità personale dell’individuo in un mondo siffatto, caratterizzato dalla
logica ferrea e implacabile dell’omologazione degli stili di vita. L’individuo
contemporaneo, ricorrendo al pensiero simmeliano, è il prodotto raffinato di
un’articolata differenziazione sociale, si tratta di esserne consapevoli e di
non lasciarsi invadere da una razionalità a-coscienziale, sfruttando le proprie
capacità e quelle che il mondo offre. Senza dubbio Lorenzo Pezzato possiede
questa consapevolezza. Le sue poesie hanno chiara la condizione dell’individuo
quanto mai disorientato in un mondo dominato dalla specializzazione delle
professioni e dalla razionalizzazione.
Nell’era della globalizzazione si assiste alla distanza
spazio-temporale, alla spersonalizzazione per cui i sentimenti e i valori sono
oggetto di relazioni economiche e la comunicazione verbale tende ad essere
assorbita dalla comunicazione virtuale. È questa la condizione dell’uomo
contemporaneo: arrogante e pieno di sè, che non è più disposto ad accettare i
modelli del passato e vive accontentandosi della sua “medietas” come uno
“specialista senza cultura” (Weber). Mentre, il razionalismo esasperato
promuove un crescente irrazionalismo che Nietzsche configura appunto nell’uso
incontrastato delle tecniche, in una cultura dominata della regione e dal
calcolo, nel lavoro che la società esalta (se pur in questo momento epocale
indispensabile), tralasciando la riflessione filosofica, e quello spirito
dionisiaco, creativo, vitale, necessario nella tragedia greca quanto nella vita
moderna, che implode nella poesia. Da questa
amara e distaccata analisi, emerge una speranza nelle poesie di Pezzato, ossia
che la nascita della consapevolezza di questo “status quo” porterà alla
rinascita per le future generazioni. Eppur tuttavia, mi piace concludere con
questi versi, se pur non gli ultimi dell’intera raccolta, «Figlio mio / tutto
questo un giorno sarà tuo / maledirai la madre bestemierai il padre per la
croce / cui il gesto candido ti ha inchiodato / ma durerà tre giorni appena /
risorgerai a nuova comprensione e sarà luce / sarà vita vera». (p. 46). Il
dolore profondo dell’autore probabilmente condivisibile da molti lettori, il
timore per le future generazioni contiene la speranza di salvezza, pur intuendo
personalmente, una velata ironia. È come la fine di un amore, sei certo che lui
ti ami e tu ami lui, ma poi si conclude con la rottura del rapporto.
mercoledì 15 febbraio 2012
Oggi mangio da … n. 156: Ristorante Al Porto
“Il ristorante Al Porto è aperto dal 1966 a Milano. Diretto fin dalla sua nascita dal proprietario Domenico Buonamici, vede ai fornelli la moglie Anna e, da quasi tre decenni, lo chef Emilio Mola, contornato da collaboratori da lui selezionati e con lui cresciuti "insieme". Il locale è situato in un vecchio casello daziario ed è composto da due salette interne e da una veranda chiusa da vetrate. L'arredamento è in stile marinaresco e la cucina è a base di specialità di mare, con radici versiliesi.
Il pesce è il grande protagonista
delle cene del ristorante Al Porto: pesce freschissimo e di prima qualità,
acquistato ogni giorno da fornitori scelti e di comprovata affidabilità. Dai
frutti di mare ai filetti più carnosi, sulla nostra tavola potrete trovare
piatti di mare elaborati, gustosi e creativi. Il ristorante Al Porto dispone di
un ampio parcheggio privato e ospita cene aziendali..”
Fernando Masi
“Nato in Irpinia - (Campania) -
Italy, quarto di cinque figli, il padre era un artigiano del legno - costruiva
i carretti, con intarsio e dipinti. Ha frequentato qualche anno del
Liceo/ginnasio ed a 18 anni si è arruolato nella Guardia di Finanza, ma dopo
solo tre anni contrasse matrimonio e si congedò per passare ad impiego civile
presso il Ministero del Tesoro, cercando di conciliare arte ed impiego. Non
durò a lungo neanche questa permanenza, in quanto dopo circa dieci anni si
dimise per dedicarsi completamente alla sua 'Arte'. La moglie ,originaria di
Volterra (Toscana) proviene da famiglia di artisti, suo discendente era il
famoso pittore-scultore Lorenzo Bartolini, gli è sempre stata di valido aiuto
ed incoraggiamento nella sua pittura, divenendone la musa ispiratrice e dandogli
quattro figli .Fu durante un soggiorno a Siena, nei primi anni di fidanzamento
con la moglie che, un cugino pittore/decoratore gli regalò la sua tavolozza,
notando le doti artistiche del Masi ed augurandogli un valido prosieguo.Con il
valido aiuto del fratello Michele apre uno studio di pittura a Modena che
diventa la sua città di adozione pittorica. Da allora iniziò ufficialmente la
carriera artistica di Fernando Masi. Il suo successo arrivò presto con
partecipazione a mostre di rilievo e allestendo mostre personali in tutt'Italia
ed all'estero ; firma il manifesto della 47° Fiera Internazionale di Bologna
(Campania e Basilicata) per poi approdare a New York (USA) nel 1998, con una
grande mostra alla New York University. Artista dinamico e poliedrico, il mondo
della 'formula 1' lo affascina e dipinge la Ferrari ed i 'Grand Prix'; approda con una grande
mostra antologica nei saloni della 'Galleria Ferrari' in Maranello nel 1990 e
da qui lo pseudonimo de 'Il pittore della Ferrari'. La sua arte abbraccia tutte
le tecniche, ma egli non trascura la scultura.
La fama di grande artista di
'murales' trova la sua affermazione a partire dalle presenze alla Biennale del
'Muro Dipinto' di Dozza Imolese (Bologna).
Noncurante del danaro, ma
interessato particolarmente ad averlo per poter provvedere alla sua famiglia
numerosa ed essere agevolato nelle realizzazioni delle manifestazioni
artistiche.....
'... I sentimenti umani si
collegano a quelli artistici, quando sono a contatto diretto con il creato.La
mia è un'attività che mi consente di comunicare con il mondo che mi circonda.
Con le mie opere trasmetto all'osservatore ciò che ho dentro di me, quello che
mi ha lasciato una determinata situazione, immagine o sgomento, il dramma
umano.
Mi affascina anche una cucciolata
indifesa, lo sguardo di un randagio con i suoi grandi occhi tristi, fino
all'immensità del mare, oppure davanti ad una cascata dove trovo la grandezza
di Dio!
Mi piace ricordare un pensiero
scritto sulla mia persona da Augusto Daolio (cantante de 'I Nomadi', nonché
pittore ): '''nei cosmi che i tuoi occhi di pittore indagano, il cosmo
pittorico creato dalle tue mani d'artista, è popolato di tempeste. Nelle tue
figure vive la tempesta dentro e tutt'intorno.” (l’opera qui riprodotta è di
Fernando Masi)
L’UOMO CHE CREDEVA DI ESSERE MORTO DI VILAYANUR S. RAMACHANDRAN (MONDADORI)
PEPSICO
“Our Mission
and Vision - At PepsiCo, we believe being a responsible corporate citizen is
not only the right thing to do, but the right thing to do for our business.
Our Mission
- Our mission is to be the world's premier consumer products company focused on
convenient foods and beverages. We seek to produce financial rewards to
investors as we provide opportunities for growth and enrichment to our
employees, our business partners and the communities in which we operate. And
in everything we do, we strive for honesty, fairness and integrity.
Our Vision - "PepsiCo's responsibility is
to continually improve all aspects of the world in which we operate -
environment, social, economic - creating a better tomorrow than today." Our
vision is put into action through programs and a focus on environmental
stewardship, activities to benefit society, and a commitment to build
shareholder value by making PepsiCo a truly sustainable company.
Performance with Purpose - At PepsiCo, we're
committed to achieving business and financial success while leaving a positive
imprint on society - delivering what we call Performance with Purpose. Our
approach to superior financial performance is straightforward - drive
shareholder value. By addressing social and environmental issues, we also
deliver on our purpose agenda, which consists of human, environmental, and
talent sustainability.”
FARM GIRL FARE
“Welcome to the middle of nowhere. Are you sure
you've thought this through? When my (now former) husband and I started telling
people that we had traded our vintage Italian convertible for a '69 pickup
truck and intended to move from the Northern California wine country to the
wilds of Missouri, our announcement was met with various responses. These were
usually along the lines of, Are you completely out of your minds? That's east
of here isn't it? What will you do for culture? and I don't think they have an
ocean out there. The real pessimists stated flatly, You won't last a year.
The short version: I'm a 43-year-old former
cultured California chick happily turned
manure mucking Missouri
farmgirl. Seventeen years ago I moved sight unseen to the middle of nowhere and
have almost never looked back.
The extended version: At least once in their
lives, nearly everyone dreams of giving it all up and moving to the country.
Few people are crazy enough to actually do it. I'm one of those few. In 1994,
when I was 26, I sold my successful little bakery cafe, packed up numerous
boxes of books and vintage treasures acquired during years as a part time
antiques dealer, and waved goodbye to my native California. Armed with a very
basic knowledge of gardening, an overenthusiastic sense of adventure, lots of
naiveté, and a budget way too small to afford my quaint New England dream farm,
I dragged four cats, a large dog, and my equally greenhorn husband (who has since
escaped back to civilization) to a 280-acre, 140-year-old 'rustic' homestead in
the middle of nowhere. Within a few months we had acquired two cows, 33 sheep,
and a llama. We put in an orchard, and I planted 11,000 square feet
of organic heirloom vegetables, flowers, and herbs—all started from seed. I
became cook, gardener, shepherd, farmhand, vet, surrogate mom, wildlife expert,
sheep midwife, and animal undertaker. My prep school education and graphic
design background were useless. It was a complete lifestyle change as I went
from attending restaurant openings, wine tastings, and art gallery receptions
to working the rural fire dept's BBQ booth at the annual crafts fair and
munching fried pies at country auctions made by little old ladies from the church.
I made ludicrous attempts to maintain some semblance of a refined lifestyle in
a place where squirrel is considered food and newly acquainted dinner hosts
once remarked that they were, "thrilled to be able to serve you pork ribs,
since no one else we know has enough teeth to eat them."
There were Keith Haring serigraphs on the wall
and blackleg vaccines in the fridge. I think I still may be the only person in
three counties who grows arugula.
Twelve years ago I moved to an even more
remote, 240-acre farm that I share with several dozen sheep, a flock of 14
laying hens (headed by 12-year-old Whitey, who plans to become the World's
Oldest Chicken), two extremely loud roosters (that thing about them only
crowing at dawn is a lie), two livestock guardian dogs, one stock dog, one new
beagle pup, five farm cats, seven very entertaining donkeys, and one really
well fed hunky farmguy.
We live in an old falling down house that we
fondly refer to as The Shack (because it really is one) After 8½ years of
working on it, we've finally moved into our new house (which still isn't quite
done), and my life revolves around food. I write about my organic heirloom
garden and greenhouse at In My Kitchen Garden.
Oh, and as for eating squirrel, if you roll it
in flour and pan fry it—preferably in homemade lard—it's actually pretty darn
tasty. But just when I think I've finally crossed over, the local furniture
store runs an ad in the weekly paper for camo covered sofas and recliners. So
far I've resisted.
If you'd like to learn a little more about my
taste in things like music and movies, you can check out my Blogger profile.
And I talk more about farm life on my Frequently Asked Farmgirl Questions page.
Welcome to the farm! (Susan)”
RIN TIN TIN: The Life and the Legend by Susan Orlean (Simon and Schuster)
“So begins Susan Orlean’s sweeping, powerfully
moving account of Rin Tin Tin’s journey from orphaned puppy to movie star and
international icon. Orlean, a staff writer at The New Yorker who has been
hailed as “a national treasure” by The Washington Post, spent nearly ten years
researching and reporting her most captivating book to date: the story of a dog
who was born in 1918 and never died. It begins on a battlefield in France during
World War I, when a young American soldier, Lee Duncan, discovered a newborn
German shepherd in the ruins of a bombed-out dog kennel. To Duncan, who came of
age in an orphanage, the dog’s survival was a miracle. He saw something in Rin
Tin Tin that he felt compelled to share with the world. Duncan
brought Rinty home to California,
where the dog’s athleticism and acting ability drew the attention of Warner
Bros. Over the next ten years, Rinty starred in twenty-three blockbuster silent
films that saved the studio from bankruptcy and made him the most famous dog in
the world. At the height of his popularity, Rin Tin Tin was Hollywood’s number one box office star. During
the decades that followed, Rinty and his descendants rose and fell with the
times, making a tumultuous journey from silent films to talkies, from
black-and-white to color, from radio programs to one of the most popular
television shows of the baby boom era, The Adventures of Rin-Tin-Tin. The
canine hero’s legacy was cemented by Duncan and a small group of
others—including Bert Leonard, the producer of the TV series, and Daphne
Hereford, the owner of the current Rin Tin Tin—who have dedicated their lives
to making sure the dog’s legend will never die. At its core, Rin Tin Tin is a
poignant exploration of the enduring bond between humans and animals. It is
also a richly textured history of twentieth-century entertainment and
entrepreneurship. It spans ninety years and explores everything from the shift
in status of dogs from working farmhands to beloved family members, from the
birth of obedience training to the evolution of dog breeding, from the rise of Hollywood to the past and
present of dogs in war. Filled with humor and heart and moments that will move
you to tears, Susan Orlean’s first original book since The Orchid Thief is an
irresistible blend of history, human interest, and masterful storytelling—a
dazzling celebration of a great American dog by one of our most gifted writers.”
REHAU
“Nei settori Edilizia, Automotive
ed Industria, REHAU è un marchio leader su scala mondiale per innovazioni e
sistemi basati sull'impiego di materiali polimerici. In tutto il mondo, i
clienti di una molteplicità di settori associano il marchio REHAU a qualità,
forza innovativa, sistematicità e design. Dalla fondazione dell'azienda, uno
dei nostri obiettivi primari è quello di trovare nuovi campi applicativi
attraverso ricette su base polimerica studiate ad hoc per sostituire i
materiali tradizionali con i più idonei materiali polimerici ed offrire così,
tramite soluzioni creative, valore aggiunto a beneficio dei nostri clienti. Con
le nostre attuali competenze chiave nello sviluppo di materiali e sistemi,
nella produzione nonché nelle tecniche di lavorazione delle superfici, REHAU si
distingue dalla concorrenza grazie ad un maggiore know-how. Le innumerevoli
possibilità offerte dai materiali polimerici offrono a clienti e consumatori
finali un'infinità di potenziali vantaggi. In questo modo, utenti, architetti,
progettisti, committenti e rivenditori, ogni giorno traggono beneficio dalle
soluzioni complete rappresentate dai nostri sistemi per l'edilizia. Come
partner competente in sistemi per finestre e facciate, sistemi
idrotermosanitari e sistemi interrati, REHAU risponde a tematiche fondamentali
per il futuro, come ad esempio il risparmio energetico. In questo ambito
occupiamo una posizione di leadership grazie alla poliedricità senza eguali
della nostra gamma. Come partner di sviluppo creativo, REHAU supporta
l'industria automobilistica nell'ottimizzazione sistematica di design, comfort
e sicurezza. Che si tratti di componenti esterni come paraurti e parafanghi, di
sistemi sofisticati per la gestione dei liquidi e la diffusione dell’aria per
impianti tergicristallo e di condizionamento o di sistemi termoplastici di
guarnizioni. REHAU è presente già oggi come fornitore di sistemi in un veicolo
su tre prodotti in Europa ed in pressoché ogni automobile di segmento
medio-alto. Per quanto riguarda il settore Industria, nell'ambito di numerose
applicazioni, la nostra azienda si è affermata come produttore di idee
innovative e come fornitore affidabile di sistemi e prodotti di serie. Dal
settore del mobile all'elettrodomestico fino ad arrivare all’industria
aeronautica ed aerospaziale, offriamo pacchetti completi di prodotti e servizi.
La gamma di prodotti REHAU è
composta da sviluppi specifici per i clienti e programmi standard che si
integrano idealmente in un'unica gamma. Massima professionalità nella scelta e
lavorazione dei materiali è per noi premessa fondamentale per poter continuare
ad essere anche in futuro un marchio leader a livello mondiale. La combinazione
tra sviluppo innovativo di prodotto e strutture decentralizzate di vendita e
assistenza di alto livello, fa di REHAU un marchio di qualità leader su scala
mondiale. Fin dalle sue origini nel 1948, la nostra azienda è cresciuta di
forza propria diventando un gruppo di presenza mondiale. Oggi, in tutto il
mondo, oltre 15.000 collaboratori in oltre 170 sedi contribuiscono alla
crescita e al successo di REHAU.”
Ritorno all’Occidente con l’On. Alfredo Mantovano
Lunedì 20 febbraio alle ore 19,00
presso il Lounge Bar Manhattan in via Salandra 2 a Lecce (accanto all’Hotel
President) ci sarà l’incontro pubblico con l'On Alfredo Mantovano. Modera il
dott. Gianluca Pasca (Vice Presidente dell’Ass. Kalos Manfredi Pasca).
L'incontro avrà tra i temi previsti la crisi della Giustizia, la deriva della
società di oggi, l'attuale situazione di emergenze e crisi socio-economiche
nell’ottica della politica nazionale e locale. Si partirà da alcuni degli
argomenti affrontati dall’On . Mantovano in una delle sue opere più
interessanti che ha per titolo “Ritorno all'Occidente.” L'appuntamento sarà
inoltre occasione per presentare alla collettività salentina e regionale, il
progetto di conferenza permanente sul Salento, un contributo operativo che
nasce dalla società civile e che può divenire motore di sviluppo per il
territorio e non solo.
Scheda del volume - Il diario di
un conservatore con incarichi di governo e di partito, coinvolto in prima
persona nell’attualità politica. Questo libro tocca vari temi, dalla bioetica
al terrorismo, all’immigrazione alla libertà religiosa, dalle radici cristiane
dell’Europa alla dialettica fra politica e tecnocrazia, inoltre ha un preciso
filo conduttore: l’intenzione di mostrare il perché si sceglie di essere
conservatori, in Europa come negli Usa, evitando semplici scorciatoie.
«Se sia necessario o no elevare
il criterio e il livello del fare politica in Italia e in Europa, se sia utile
e importante lasciare il terreno della manovra chiusa e oligarchica per
sollecitare il pieno corso di guerre culturali che ci portino a vivere in un
mondo meno pacificato dal conformismo, giudicate voi. Per quanto mi riguarda
credo di poter dire che, se la risposta è positiva, se qualcosa bisogna fare
per dare radici alle libertà occidentali, è di questi materiali letterari e umani
che abbiamo bisogno». Giuliano Ferrara - Direttore del "il Foglio"
(dall'introduzione del libro)
Il cibo senza nome, di PASQUALE VITAGLIANO (Faloppio, Como, LietoColle). Intervento di Alessandra Peluso
Scevra volutamente da informazioni sull’autore, mi sono accostata con
semplicità e purezza allo studio dei versi prodotti da un talento poetico, da
uno spirito dionisiaco. Così nella raccolta di versi Il cibo senza nome la mia
attenzione è stata carpita dal titolo, insolito per un libro di poesie ma
azzeccato per sensazioni che l’autore pare comunicarci. Versi profondi, non
convenzionali: ecco appunto la non convenzionalità di dare un nome, di definire
ciò che è “valido” per convenzione, da ciò che è “valido” per natura. Pertanto, il “cibo” può essere inteso come
nutrimento del corpo o dell’anima o come metafora della vita. La vita che è
distinta da Pasquale Vitagliano in “Dentro” e “Fuori”, in un perfetto
parallelismo psico-fisico, in cui il mondo interiore dell’autore corrisponde
con il mondo esteriore, che affascina, coinvolge, tormenta. La musicalità dei versi alternata da
allitterazioni, assonanze, pause, segna lo scorrere del tempo come un metronomo
che segue il proprio ritmo lento, andante, adagiandosi alla vita: «I libri non
letti, / gli abiti gettati sui letti / sono corpi di pelle, / la polvere dei
cuscini, la posa del caffè / ... / Assomiglia a se stessa / la vta che
raccontiamo / per sentirci diversi dai libri, / ... ». (p. 13). Una vita che
esecra un duttile congedo per un abbandono non voluto, non cercato, ma vissuto
nella certezza di una vita apocrifa, che non tramanda la propria verità palese,
ma «resta pensile / dentro una docile rete che pure / i denti non squarciano».
(vv. 14-18, p. 14). E ancora si avverte il vuoto, la solitudine di un uomo
senza la sua amata, così come il vuoto di una casa che non ha più odore, non
produce suoni: «non si sentono passi, / una casa rimessa, i cartoni, le scatole
di cibo senza nome». Nel cibo senza nome intravedo il deserto di un uomo senza
amore, una landa che si tinge d’assurdo, un naufrago privo della sua rosa dei
venti. Il vuoto incolmabile “Dentro” comporta un vivere, perpetuare la propria
vita nel dolore, nella solitudine con l’esterno “Fuori”, nella necessità di
raccontare, raccontarsi, comunicare all’altro con l’altro. Si imbatte nella
descrizione di una villa moderna scontrandosi poi con la visione prospettica di
un arco romano che va oltre il metafisico: «Che ci fa questa villa stagionale,
/ sembra una velina dentro il telegiornale, / a spezzare la visione prospettica
di / questo arco romano più metafisico». (p. 31). Pertanto, appare delinearsi
un senso di nausea di fronte alla gratuità delle cose, un uomo condannato ad
essere libero, tipico dell’esistenzialismo.
E leggendo i versi dell’autore, la mia memoria non può non richiamare il
pensiero sartriano. Sartre ribadisce che l’uomo una volta gettato nella vita, è
responsabile di tutto ciò che fa del progetto fondamentale, cioè della sua
vita. «E nessuno ha scuse: se si fallisce, si fallisce perchè si è scelto di
fare fallimento». La “nausea” di Sartre
non è lontana dall’“angoscia” di Heidgger così come il “tormento” di
Vitagliano. E si legge: «Mi vedo senza più fiato / nelle parole, vedo /
l’addome che vibra, la vena/ nel collo risuona di cose / non dette e tenute a
morire / nel ristagno dei saluti che/ ti devo giorno dopo giorno. / ... /
Attendo al terremoto / buono, buono, / immobile ed esausto, / in lista
d’attesa». (p. 41). Ed ancora si legge: «I rintocchi dei secondi / non
risuonano mai all’unisono ma / piovono ognuno per sè / sulle ore che passano
zitte. /... / Ed invece vorresti essere tu / ad aggiustare con gli occhi il
tempo / che non suona assieme a quello / che senti dentro questo dentro questo
punto angusto, senza un’ora che sia giusta». (p. 34). Infine, mi piace vedere
il disascondimento dell’essere nel linguaggio, autentico della poesia come
afferma Heidgger: «Il linguaggio è la casa dell’essere. In questa dimora. I
pensatori e i poeti sono i guardiani di questa dimora». Per tal motivo,
concludo richiamando i versi di Pasquale Vitagliano: «Anche se mi parli, tu
taci / il silenzio che hai dentro, / tu taci il vuoto prima del verbo, / tu
taci il pugno cieco del rumore. / Anche se mi parli, tu taci / il lessico dei
tuoi occhi, / tu taci le sillabe traverse, / tu taci i battiti podalici del
sangue. /Tu taci, anche se mi guardi. / Anche se taci, io ti ascolto. (p. 38).
Idilliaco e portentoso il potere della poesia nell’animo dell’umano.
martedì 14 febbraio 2012
Oggi mangio da … n. 155: Ristorante Il lIberty
“Il liberty è la mia casa, il mio
sogno che si avvera. Un luogo dove poter esprimere la mia filosofia: rispetto
della tradizione, attaccamento alla terra ed al territorio. Un ambiente dove
condividere questi valori autentici, la mia passione per la cucina, con i miei
ospiti, miei amici . Il mio sogno si è realizzato con l’apertura de Illiberty
ma questo è diventato per me un nuovo punto di partenza. Con passione,
curiosità e stupore mi accosto a nuove tecniche culinarie, sperimento nuovi
sapori e nuovi accostamenti. Ma il traguardo più importante è l'aver creato un
unico armonico ambiente, nato dalla fusione della cucina, della sala e della
cantina. Per questo il complimento più gradito è sentirmi dire che al Illiberty
si respira un’atmosfera di casa, familiare.” (Andrea Provenzali)
Tina Sgro
“Il mio sguardo indaga
continuamente, riuscendo ad individuare dietro l’insignificante, una grande
dimensione emozionale, oltre…
L’insignificanza costruttiva è la
capacità di portare il proprio sguardo a raggiungere obiettivi irraggiungibili
e nascosti, superando l’immediato impatto che si ha osservando un oggetto o
comprendendo un luogo. La consacrazione dell’oggetto di uso quotidiano è un
traguardo importante e possibile. E’ significativo trovare e lodare la poesia
dietro la semplicità dell’uso giornaliero di un oggetto o all’interno di un
vivere apparentemente monotono. I miei dipinti vivono di soggetti fermi, dopo
l’immediato movimento. La figura, assente, ha compiuto l’azione, scomparendo
repentinamente. Io racconto il dopo-azione. La successione di attimi vitali.
Una poetica dell’insignificante, questa è la mia arte... guardare oltre, questo
è il mio scopo.” (l’opera qui riprodotta è di Tina Sgro)
LA MAGNIFICA STRONZA DI SHERRY ARGOV (PIEMME)
Le brave ragazze sono la prova che avremo
anche conquistato lo spazio, ma in fatto di relazioni uomo/donna siamo ancora
nelle caverne. E così ci sono ragazze, e donne, indotte a credere che per
conquistare e tenersi l'uomo dei sogni devono: sacrificarsi, essere
accondiscendenti, mostrarsi sempre d'accordo con lui, annullare i propri
interessi e stare un passo indietro. Queste donne hanno avuto le informazioni
sbagliate - d'altra parte, la fiaba di Cenerentola è sempre in circolazione.
Quello che le fiabe non dicono è che agli uomini le brave ragazze non
piacciono. E appena incontrano una magnifica stronza, le mollano. La magnifica
stronza è una che ha capito tutto. Una che ha capito che se non ti senti
all'altezza senza un uomo, non sarà un uomo a farti sentire all'altezza. Che
una relazione può farti felice solo se sei già felice. Perché gli uomini sono
attratti dalle donne che sprigionano gioia di vivere e autonomia, che si fanno
rispettare e che non si sminuiscono per loro. Anzi che li fanno penare un pò,
che sanno quello che vogliono e come ottenerlo.
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