È
stato pubblicato in questi giorni il quarantunesimo numero (n. 40,
Gennaio 2012), della rivista di poesia e
filosofia Kamen’ con le sezioni di Poesia, di Filosofia e di Materiali. Il
numero è dedicato alla memoria della grande poetessa svedese Birgitta Trotzig
(1929 – 2011), redattrice della rivista,
scomparsa il 14 maggio.
La sezione di Poesia curata da
Karen Mirzoian è dedicata al poeta
armeno Parouir Sevak. Oltre ad una selezione di poesie è presente la nota di
Amedeo Anelli, “Piccola nota per Sevak”.
Paruir Sevak (in realtà Paruir Rafaelovic Kazarian) nacque
il 26 gennaio del 1924 in
Armenia nel villaggio di Sovetashen
nella regione dell’Ararat. Si laureò
nel 1945 in
Filologia all’università di Erevan. Dal 1951 al 1959 Sevak studiò e lavorò a
Mosca presso l’Istituto di Letteratura Maksim Gorkij. Il capolavoro che lo ha
reso famoso e premiato è il poema lirico-narrativo scritto nel 1959 Il
campanile che non tace mai. È un testo dedicato al genocidio e al compositore
Komitas. Debuttò in letteratura negli anni ’40 e scrisse per circa 30 anni
scavando nelle radici della poesia armena multisecolare e in quella mondiale.
Creò un suo mondo poetico irripetibile conquistandosi un posto di rilievo nella
letteratura classica armena. Dopo una vita travagliata, e anche di ricerche
sulla letteratura del passato e del presente, morì a soli 47 anni con la
moglie, in un incidente stradale, il 17 giugno del 1971. Le sue opere sono
state tradotte in molte lingue fra cui
inglese, russo, ungherese, tedesco,
polacco, estone e georgiano.
La sezione di Filosofia è la
sesta selezione di Scritti sull’Umorismo dal 1860 al 1930. Questo numero è
interamente dedicato alla caricatura. Oltre al saggio introduttivo di Daniela
Marcheschi contiene scritti di Paul Gaultier, scelta da“Le rire et la
caricature (1906)”, di Ettore Allodoli, da “La caricatura inglese (1929)”, di
Lucien Refort, Préface da “La caricature littéraire (1932).
La sezione di Materiali contiene
lo scritto di Paolo Rossi del 1944, di cui avevamo già pubblicato il
Guicciardini criminalista, dal titolo I Partiti contro la democrazia.
Paolo Rossi nasce a Bordighera il
15 settembre del 1900, figlio di Iride Bagnara e del noto avvocato penalista
Francesco Rossi. Nel 1918 si iscrive a Giurisprudenza a Genova, ma frequenta
anche le lezioni di Giuseppe Rensi alla facoltà di Filosofia, rimanendone
affascinato. In quel periodo inizia a collaborare con «Il Lavoro» e, non ancora
ventenne, è picchiato per la prima volta dai fascisti. Nel 1923, laureato in
Giurisprudenza e iscritto d’ufficio all’Ordine degli avvocati, diventa il più
giovane avvocato d’Italia. Subito dopo il padre lo manda a far pratica per un
anno da un amico avvocato di Liverpool, dove conosce Mario Praz. In Inghilterra
prende con il servizio segreto inglese contatti che mantiene per tutta la
durata del Fascismo. Tornato in Italia si dichiara apertamente antifascista e
alla fine del 1926 squadristi fascisti distruggono lo studio e l’abitazione
suoi e di suo padre. Nel 1927 collabora alla rivista «Pietre», con gli amici
Francesco Manritti, Giuseppe Rensi e il libraio Mario Bozzi; in quel periodo
conosce Carlo Rosselli che all’Università di Genova sostituisce il prof. Arias
nel corso di Economia Politica. Rosselli influenza molto i giovani universitari
antifascisti di Genova, con la sua visione antitotalitaria, ma non
marxista-comunista. Nell’aprile del 1929 Rossi scrive per «Il Foro ligure –
Temi genovesi» il suo primo saggio di Diritto Penale dal titolo “Ingiuria e
diffamazione nel progetto di codice penale”. Nel 1932 esce il primo libro, La
pena di morte e la sua critica, che è sequestrato e dato alle fiamme perché in
concomitanza con la reintroduzione della pena capitale. Nel frattempo si sposa
con Giuseppina (Giugi) Bagnara. Nel 1937 scrive il suo secondo libro,
Scetticismo e dogmatica nel diritto penale, che seguirà la stessa sorte del
primo. Nel 1938 esce Il Manifesto della Razza e ne resta profondamente ferito;
intanto non può far sentire la sua voce, avere nessuna cattedra a causa
dell’obbligo di giuramento di fedeltà al fascismo. Nel 1939 scrive La riforma
penale inglese, e poiché Genova è troppo pericolosa con la moglie Giuseppina
decide di andarsene in Toscana, a Lucca, dove acquista la villa Burlamacchi di
Gattaiola. Qui si trasferisce nel 1940 quando l’Italia entra in guerra. Durante
il conflitto, si rifugiano a Gattaiola molti amici e conoscenti, tra cui
Giuseppe Rensi, Enrico De Negri ed alcuni amici ebrei. Nel 1943 scrive
Guicciardini criminalista. Nel periodo dal 1934 al 1943, ha però scritto
tutta una serie di saggi innovativi su questioni di carattere penalistico e
criminologico, collaborando a riviste come «Criminalia», diretta all’epoca da
Eugenio Florian. Dopo il 1943 i coniugi Rossi aiutano molti giovani a sfuggire
ai rastrellamenti; andato a Barga (Lucca), Rossi entra in contatto con la Resistenza e a far
parte del gruppo del CLN XI zona. Nel 1945 pubblica I partiti contro la
democrazia, e alla fine della guerra è incaricato di Diritto Penale
all’Università di Pisa; nel 1946 viene eletto nell’Assemblea Costituente dei
75, nei ranghi del Partito Socialista. Il 15 ottobre del 1947 è chiamato a far
parte della Commissione dei 18 redattori per la messa a punto definitiva del
testo costituzionale. In quello stesso anno gli è affidata la cattedra di
Diritto Penale all’Università di Genova. Nel 1948 è rieletto alla Camera dei
Deputati nel collegio di Genova. Nel 1950 per la Mondadori cura una
antologia di scritti su Carlo Cattaneo dal titolo La società umana; nel 1951
pubblica L’insurrezione di Milano nel 1848. Dal 1955 al 1957 è Ministro della
Pubblica Istruzione nel governo Segni e il 12 giugno 1958 assume la
vice-presidenza della Camera dei Deputati (riaccadrà negli anni avvenire). Il primo settembre del 1961 è
nominato dal Ministro degli Interni Scelba Presidente della Commissione di
studio sui problemi dell’Alto Adige, detta dei «19»: il rapporto conclusivo
sarà pubblicato sulla rivista «Relazioni internazionali» nel 1964. Il 2 maggio
1969 è nominato Giudice Costituzionale; ma trova il tempo di studiare e dal
1970 al 1973 pubblica i quattro volumi della sua Storia d’Italia dal 476 ai
giorni nostri, ricca di informazioni e testimonianze importanti. Dal 18
dicembre 1975 al 9 maggio 1978 (con proroga al 2 agosto 1979) è Presidente
della Corte Costituzionale. Il 24 maggio 1985 muore a Lucca e viene sepolto nel
piccolo cimitero di Gattaiola.
Kamen' n. 40 - Gennaio 2012
pp. 128 - € 10,00
Editrice Vicolo del Pavone