Esperienze di viaggio, esperienze
di vita. Con questi racconti l'autore non vuole descrivere luoghi o paesi fin
troppo conosciuti e nemmeno raccontare le vite degli altri. Raccontare
esperienze vissute e persone incontrate nei tanti viaggi che lo hanno portato
in giro per il mondo per condividere emozioni di viaggio. Un percorso a tappe
attraverso i continenti mantenendo intatta nel tempo l'idea che viaggiare non
significhi solo andare da un posto all'altro, fuori e nel mondo, ma anche, e
soprattutto, lasciare che l'andare ci cambi, dentro e nell'animo.
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martedì 27 dicembre 2011
KATE ASKEGAARD – blog
“Kate Askegaard received her BFA in Sculpture
in 2002 from Southern Illinois University, Carbondale. After graduating, she worked
creating patterns and molds for planters and fountains and helped create the
ash urns in front of the Waldorf Astoria in New York City
, and planters at the Shedd Aquarium in Chicago
Illinois. She then went abroad,
living in Ireland
. Upon return, she searched for a small town that had foundries and a strong
art scene and found Dixon ,
IL. She also found her husband,
Brad, in Dixon
and now has 2 step children and a son of thier own. Kate's work has been shown
at The Next Picture Show Art Gallery and won an honorable mention for a
pointillism drawing of John Lennon. Although True Love did not win in
ArtPrize2011 it was sold to Ripley's Believe it or Not Museum. Since then She
has been busy with interviews, taping a T.V. episode for PBS, spending time
with her family. and working on great new art creations.”
Video: Creation
of the first panel of "True Love" a life sized pointillism drawing of
Michelangelo's "Pieta" by Kate Askegaard.
SE.TE.C
“SE.TE.C. fondata nel 1989 vanta
ormai 20 anni di esperienza nella fornitura di servizi e soluzioni CAD. Negli
anni SE.TE.C. è diventata partner tecnologico delle aziende e professionisti
che hanno deciso di investire nella soluzione CAD offrendo le migliori
tecnologie informatiche, assistenza specializzata e formazione personalizzata.
La capacità di interpretare l’evoluzione del mercato e di conseguenza il mutare
delle esigenze, ha spinto SE.TE.C. a migliorare nel tempo la propria offerta di
servizi diventando anche Partner HP e Autodesk Reseller. La costante ricerca di
soluzioni tecnologiche ha portato allo sviluppo di applicazioni software in
ambiente AutoCAD. Oggi SE.TE.C . è in
grado di offrire soluzioni professionali nei settori dell'Ingegneria Civile ed
Idraulica.
La vasta gamma di servizi che
SE.TE.C. offre sono rivolti agli uffici tecnici di quelle aziende che non si
limitano al solo acquisto del software ma che necessitano di attività di
supporto come formazione del personale, consulenza per l'ottimizzazione dei
cicli produttivi del progetto, installazioni, personalizzazioni,
digitalizzazioni, recupero materiale cartaceo, scanner service, plotter
service, rendering service. Scegliere SE.TE.C. vuol dire scegliere un partner
tecnologico a cui affidare la ricerca delle soluzioni più adatte alle proprie
esigenze.”
DON BACKY: QUANDO TENNE UN CONCERTO NEL CILENTO. E IN OGNI ALTRO LUOGO. L’INTERVISTA A CURA DI MICHELA E ALESSIA ORLANDO
"...io posso arrampicarmi
sui rami scaldare i pettirossi con le mani/pregare il dio degli alberi per far
che io veda nascere un lillà.” Don Backy, Fantasia.
Il “fil rouge” che lega i grandi
artisti italiani è la qualità delle loro intuizioni, che non hanno spazio, non
hanno tempo. Sono tutti legati agli altri, in qualsiasi epoca e ovunque siano
nati. Percorrerlo significa avvicinarsi alla cruna dell’ago, superarla e
sporgersi nello spazio infinito che abbraccia e contiene le loro note, le loro
pennellate, le loro parole. Si potrebbe utilizzare l’approccio consueto: dare
rilevanza a coloro i quali abbiano avuto successo planetario, divenendo noti
dappertutto. Ti imbatti, così, facendo torto a tanti ma non a moltissimi altri,
in nomi come Giotto, Cimabue, Dante, Michelangelo, Leonardo, Bernini,
Caravaggio, Raffaello, il Dürer, Goya, Renoir, Louis Armstrong, Vittorio De
Sica, Charlie Chaplin, Totò, Mina.
Seguendo quel filo rosso ci siamo
imbattute in un altro immenso artista che ha prodotto e produce utilizzando sia
le parole, che la musica e l’immagine: Don Backy (al secolo Aldo Caponi,
origini toscane, di Santa Croce sull'Arno) che, tra l’altro, recitò anche con
Totò in Il monaco di Monza. Ci è
accaduto di sentire il parere di chi c’era, tra il pubblico, in un concerto di
piazza: era il 18 agosto 1978, nel Cilento, a Laurino. Un successo strepitoso.
Ci è sembrato giusto anticipare l’intervista con una specie di nota spedita a
personalità delle quali ci interessa molto il parere. Anche se si immagina si
sia tutti isolati, durante questo periodo di festa, comunica Monica Palozzi (http://www.pragmata.info/ ): “Sì, davvero una brava persona. Non si è mai
arricchito quanto avrebbe potuto né speculato su altri come altri hanno fatto
su di lui.
Ebbi modo di conoscerlo a
Trevignano (lago di Bracciano) di persona tantissimi anni fa, una trentina
forse, avevo accompagnato un mio carissimo amico e compagno-flirt di scuola con
cui mi frequento ancora, tal Carlo D'Alatri (cugino del regista Sandro D'Alatri
e oggi autore a radio-rai), che per un periodo di tournée estiva doveva
accompagnarlo con le tastiere. Mi fece l'impressione di un uomo molto timido e
umile nel proporsi, lontanissimo dall'immagine preconcetta del divo. (…)
Sarò felicissima di leggervi...”.
Paolo Franchini
(http://www.paolofranchini.tk/ ): “Ho incontrato Aldo un paio di anni a fa a
Varese, quando venne a presentare un libro. Tra l'altro, da queste parti vive
un tizio che suonava con lui ai tempi del Piper”. E, per finire Marcello
Bellacicco-Ass. FILONIDE di Taranto ( http://www.filonidetaranto.it/ ): “Don
Backy lo ebbi a Taranto e gli feci anche un'intervista che dovrebbe stare in
qualche angolo della rete…”.
Don Backy, dunque, come artista
di successo, che l’Italia l’ha percorsa tutta, ma a lui saremmo giunte
comunque, giacché ci interessa anche il suo valore di uomo, aderendo a ciò che
ci insegna Albert Einstein:
“Non cercare di diventare un uomo
di successo, ma piuttosto un uomo di valore”. Lui lo ha fatto.
Ne proponiamo una stringatissima
selezione effettuata su youtube, segnalando anche la sua volontà di aver voluto
affrontare temi duri (la follia) o altri superficialmente censurati, ma comunque giunti al successo grazie a altri
artisti, come Mina.
Per una veduta di assieme sulle
sue molteplici attività si consiglia di navigare leggendo le pagine di
Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Don_Backy e, soprattutto, il suo sito:http://www.donbacky.it/
Tra i tantissimi film dove si è
disimpegnato: Il monaco di Monza, di Sergio Corbucci, Barbagia (la società del
malessere), di Carlo Lizzani, Cani arrabbiati, di Mario Bava, Pane e tulipani
di Silvio Soldini.
DON BACKY: LA SUA ARTE – L’UOMO
D – Scrivere: parole per musica
da consumare in tre minuti o poco più … E per i libri? Differenze superabili
con le scuole di scrittura creativa, l’Università, le instancabili letture?
R – No, credo proprio no, se non
c’è una istintività naturale, una propensione che si avverte inevitabile, non
c’è università che tenga. Ci si accorge di poterlo fare, cominciando a scrivere
fin dalla tenera età, poi, se son rose fioriranno, ma l’imprinting è precoce.
D – Lo anticipiamo: riteniamo le
parole siano pezzi di cuore, non i figli. È giusta, o almeno vicino alla sua
sensibilità, la nostra convinzione? C’è una canzone che sia per lei un pezzo di
cuore, sincera fino a far odiare chi volesse appropriarsene?
R – Assolutamente sì, ma non
posso citarne una senza far torto a tutti gli altri pezzi che compongono il
cuore, che non si completa mai in un artista e può diventare immenso grazie
alle cose che fa. Io non sono capace di odiare che per folate reattive a torti.
Ma vorrei che la giustizia provasse le ragioni di chi le ha e questo invece
accade raramente purtroppo.
D – Pensieri che prendono forma
sul foglio bianco con varie modalità. Ci sono segreti tecnici inconfessabili? È
richiesta una sensibilità speciale per comunicare attraverso il fumetto?
R – Sì, ho raccontato nei miei
libri della prima volta, quando a sera constatai che da un foglio bianco erano
saltate fuori delle creature, che per me erano vive e potevano parlare, cantare
e muoversi così come avevo immaginato che dovessero fare. La sensibilità
speciale non esiste, importante è avere un concetto preciso da esprimere e
tanta volontà (cosa di cui sono dotato)
oltre a una buona mano tecnica (cosa che io non ho).
D – La Scuola italiana di fumetto:
ci dice qualche nome irrinunciabile?
R – Al di là della scuola, di
irrinunciabili cito semplicemente nell’ordine di preferenza: Hugo Pratt – Milo
Manara.
D – E nel mondo?
R – Mi piace il francese Lauzier
e poi Alex Raymond e Milton Cannif,
anche se ci sono altri straordinari
disegnatori.
D – Lei cantò, era il 1978, nel
Cilento, a Laurino. È rimasta nella mente traccia di quell’evento?
R – Proprio in questo periodo sto scrivendo e pubblicando la mia
storia fotografica in 4 volumi. Vi ho raccontato momenti anche di concerti
tenuti qua e là, ma sono talmente tanti ormai che difficile ricordarne
specificamente qualcuno. Laurino mi è tornato in mente perché – sfogliando le
agende sulle quali mi consulto e confronto – ho letto il nome, ma la
circostanza è troppo lontana anche per me.
D – Don Backy attore: è utile
andare a bottega o basta la mano di un regista di vaglia?
R – Questa risposta può essere
simile a quella data per i fumetti. Qualcuno dice “Faccio l’attore perché avrò
modo di arricchirmi o di avere auto, belle case, donne”. Altri non sanno perché,
ma il trasporto verso quella professione lo avvertono precocemente e
istintivamente Non pensano al risultato
pratico. E sono quelli più bravi.
D – Da dove nascono le sue
competenze, la così potente voglia di comunicare, l’urgenza di farlo con molteplici
forme d’Arte?
R – Credo che la mia sia una forma di creatività istintiva, oltre al
desiderio di confrontarmi con me stesso. C’è una massima che ho sempre tenuto
presente ed è la mia stella polare, recita così: “Gli antichi non sapevano che
quella cosa era impossibile da fare, pertanto … La fecero!”. Ecco spiegata la
spinta che mi muove. Ho attraversato le
varie esperienze (praticamente tutte), cinema, teatro, canzoni, letteratura,
fumetti, unicamente con lo scopo di divertirmi e smentire tutti coloro che
dicevano che quella cosa era impossibile
da farsi. E penso di essermela cavata bene in tutte.
D – Vuole dire altro di sé, del
Don Backy di oggi, che avrebbe voluto avessimo chiesto?
R - Niente di particolare.
Solo un cenno alle mie nuove produzioni:
Ho appena pubblicato il terzo volume
“Storia di altre strade” (1980/1990), della serie “Memorie di un Juke
box”, che comprende “Questa è la storia… (1955/1969) “Storia di altre storie…”
(1970(1980) Una vera e propria avventura
attraverso 50 anni di musica leggera e non solo, corredata da fotografie,
articoli, lettere, testi di canzoni, che completano questa piccola
enciclopedia, che si legge come una favola. Oltre al mio nuovo cofanetto con
video e CD, intitolato “50 anni di mestiere delle canzoni”. Il tutto ordinabile
via web, attraverso il mio sito www.donbacky.it
o www.ciliegiabianca.it
Visto che siamo nel periodo
natalizio, faccio tanti auguri a tutti. Ciao, Don.
lunedì 26 dicembre 2011
“Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio (Rizzoli Editore). Intervento di Vito Antonio Conte
Non so se saprò dire quel che
sento contando le battute. Ché tra le novità della rinnovata veste editoriale
di questo quotidiano (refusi a parte, lunga vita!) c’è anche questa: i pezzi
devono essere contenuti in tot battute. Io non so neppure contarle. Le battute.
E, comunque, ho dimenticato il tot. La notizia è di quelle informali o, se
preferite, ufficiose. Cercherò di non essere prolisso. Dovrei farcela: la
prolissità non m’è mai piaciuta. Tot battute… Vabbé, facciamo una cartella.
Allincirca. TuttoUnitoESenzaInterpunzioneCosìRisparmioBat. Vabbé… Mi affido
alla mia incapacità (fosse una sola!), che, comunque, deve scorrere libera… Mi attraversano
un’infinità di flash durante il giorno e volano via. Non riesco a fermarli. Mi
accade specialmente la mattina. In auto, in particolare. Mentre vado a
lavorare. Qualcuno, di quei flash, meriterebbe di essere fermato. Ripetuto. A
voce alta. A me stesso. Vedere se regge alla parola detta. Annotato.
Eventualmente, approfondito. E, invece, il più delle volte va perduto. Storia
vecchia… Perché questa solfa? Vi chiederete! R/ c’è che mi giravano dentro le
parole per dire della mia ultima lettura, ché ne volevo fare un pezzo. E
fluivano bene. Pertinenti. Una accanto all’altra. Armoniche. E, nell’insieme,
pensavo, ho reso bene quel che quella lettura mi ha lasciato. Poi, accade di
tutto. Come sempre. E non sempre è quel che avrei voluto. C’è che siamo complessi.
Nella testa, intendo. Tanto è noto. Della testa. Di quello che c’è dentro. Dei
meccanismi che ci fanno agire. O non agire. L’ignoto è certo di più. Ma
purtroppo (quasi sempre) ci fottono entrambi, noto e non. Un amico musicista mi
ha detto che siamo complicati. Dissentivo, replicando che siamo complessi, non
complicati. Siamo così complessi che complichiamo le cose della vita. La
differenza non è solo terminologica. Ne ho già scritto. E, è noto, non amo
ripetermi. Cosa c’entra tutto questo con la mia ultima lettura? R/ abbastanza!
Ché l’ultimo libro che ho letto (meglio: che ho finito di leggere intanto che
leggo anche altro) è “Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio (Rizzoli
Editore). Sì, Carofiglio. Ancora lui. Li ho letti tutti i suoi libri. Credo di
aver speso qualche parola per ognuno. E, ogni volta, specialmente per gli
ultimi titoli, prima d’iniziare a leggere, anche per aver letto alcune
recensioni “sospettose”, mi sono chiesto: sarà ch’è diventato uno sc rittore
che… (in una parola) vende? Il suo editore starà cavalcando l’onda? No! L’onda
è silente, parafrasando il titolo del libro. È silente l’onda se ti c’immergi
dentro. Il mondo dell’onda è silenzioso se ti rapisce. Il silenzio dell’onda è
quello che trovi nell’esatto luogo di confine tra il caos più assordante –dove
tutti fanno rumore e nessuno dice niente- e il fluire naturale dell’acqua –dove
il suono dà significato e senso a ogni movimento come a qualunque stare-, tra
omologazione e riflessione, tra l’ingranaggio della macchina della vita imposta
e il tempo del conoscersi e del conoscere l’altro. Quel luogo è nella mente e
nel cuore di ognuno. Quel confine è poco conosciuto. Non riconoscerlo può
portare alla pazzia. A perdere per sempre il proprio sé. A non comprendere
l’altro da sé. A navigare trascinati dai flutti, in continue derive. È quel che
è accaduto a Roberto, carabiniere che ha operato per una vita sotto copertura,
infiltrato nel mondo del crimine, sino a farne parte e a amare quel ruolo e
quel mondo… No, tranquilli, lo sapete, non parlo mai della trama della storia,
né svelo alcunché! Aggiungo soltanto, se non fosse ancora chiaro, che ho amato
il personaggio di Roberto. Non meno di Emma e del loro comune psichiatra (è la
prima volta che “mi piace” uno strizzacervelli…). E, poi, Giacomo e Ginevra… E
Estela… E tutti gli intrecci, le storie nella storia, una narrazione densa di
atmosfere e (anche) di citazioni (mai staccate dal contesto) che (come e più di
sempre) intriga e scorre come un film Francis Ford Coppola, con la colonna
sonora di Ennio Morricone (che incontra i grandi del rock, tra tutti i Led
Zeppelin…), che spiegare oltre non voglio ché “se una cosa importante hai biso
gno che ti venga spiegata, probabilmente non la capirai mai”. Mi ha sorpreso,
una volta ancora, Carofiglio. Ovviamente, mentre va “Stairway to heaven”.
STONE ARABIA by Dana Spiotta (Scribner)
“Stone Arabia, Dana Spiotta’s moving and
intrepid third novel, is about family, obsession, memory, and the urge to
create—in isolation, at the margins of our winner-take-all culture. In the
sibling relationship, “there are no first impressions, no seductions, no
getting to know each other,” says Denise Kranis. For her and her brother, Nik,
now in their forties, no relationship is more significant. They grew up in Los Angeles in the late
seventies and early eighties. Nik was always the artist, always wrote music,
always had a band. Now he makes his art in private, obsessively documenting the
work, but never testing it in the world. Denise remains Nik’s most passionate
and acute audience, sometimes his only audience. She is also her family’s first
defense against the world’s fragility. Friends die, their mother’s memory and
mind unravel, and the news of global catastrophe and individual tragedy haunts
Denise. When her daughter, Ada,
decides to make a film about Nik, everyone’s vulnerabilities seem to escalate. Dana
Spiotta has established herself as a “singularly powerful and provocative
writer” (The Boston Globe) whose work is fiercely original. Stone
Arabia—riveting, unnerving, and strangely beautiful—reexamines what it means to
be an artist and redefines the ties that bind.”
OGGI MANGIO DA … 107: ANTICA OSTERIA DEL TEATRO (Piacenza)
“FILIPPO CHIATTINI DATTILO - "Fin
da bambino la cucina è stato il mio Paese delle Meraviglie. Per dedicarmi alla
cucina ho abbandonato gli studi di ingegneria, agli inizi degli anni '80. Il
mio primo modello è stato lo chef Georges Cogny qui a Piacenza, poi in Francia
ho avuto maestri come Blanc, Jung, Haeberlin... Dicono che una mia
caratteristica è il rigore, la precisione. Forse qualcosa dell'ingegnere mi è
rimasto appiccicato addosso...colori, forme, sapori e profumi compongono
sequenze precise in cui i sensi possono cogliere ritmo e bellezza."
"Mi ha sempre affascinato
questo palazzo del '400, con la vecchia mescita di vini a pochi passi dal
Teatro Municipale, dal quale una volta, finito lo spettacolo, la gente arrivava
per discutere e fare commenti su opere e cantanti. Il posto si chiamava allora
Bottiglieria del Teatro. Oggi la mia Osteria offre quaranta coperti comodamente
collocati in tre sale. C'è anche la taverna dove trovano posto fino a sessanta
persone per degustazioni, meeting e banchetti. Ho fatto restaurare e arredare i
locali in modo da non collocare la
Storia in un museo, ma farne qualcosa che arricchisce le ore
passate qui. Un ponte tra storia e presente: la dimensione temporale della
buona cucina. Ma l'ospitalità no, quella vive fuori dal tempo, di cui si
vorrebbe sospendere il corso ”
RUE ST. DENIS in New York
“Named after one of the oldest and lustful
streets in Paris, RUE ST DENIS first open on the
upper west side of Manhattan
in the early 1990s. since then has relocated downtown in the trendy East Village.
The new address is now 170 AVENUE B, between 10th and 11th STREETs. The store
is well furnished and organized with superb collections of AUTHENTIC VINTAGE
CLOTHING for men and women that range fom the 1940s to the 1980s.
MOST ITEMS ARE FROM NEVER WORN COLLECTIONS FROM
PAST DECADES THAT HAVE BEEN STORAGED AND PRESERVED STILL WITH THEIR ORIGINAL
TAGS ATTACHED. EACH PIECE IS INDIVIDUALLY SELECTED TO EXPRESS THE LATEST
PROPORTIONS IN FASHION THEN LAUNDERED AND TENDED WITH ARTISAN SKILL.
Twice a year owner and buyer Jean-Paul travels
to Europe to research and purchase for the
business. All leather jackets are imported from there including TWO-TONE
BIKER'S JKTS AND PANTS with all the padding. LEATHER IS THE ONLY CATEGORY THAT
IS USUALLY LIGHTLY WORN and also of 1st QUALITY. Considerable attention goes to
1960s and 1970s MEN'S SUITS. Some are from TOP EUROPEAN AND AMERICAN DESIGNERS,
others have never been labeled. MOST OF THESE SUITS HAVE A SLIM-FIT AND ALL
HAVE NEVER BEEN WORN, Largely known as "DEAD-STOCK".
EXTRA-LONG AND EXTRA-SMALL SUITS are also in
stock. Some small sizes are 3 PIECE TEEN SUITS FROM THE 1970s BY PIERRE CARDIN
AND YVES ST. LAURENT, also ideal women sizes.
DESIGNER'S DRESSES from the 1960s and A970s,
light weight JERSEY AND FINE POLYESTER DRESSES from 1960s, 70s and 80s are a
favorite as WOMEN'S OUTERWEAR like FANCY 1960s, 1970s LADIES COATS, 3/4 JACKETS
AND SKIRTS EXCLUSIVELY IMPORTED FROM EUROPE.
Always in stock are FLARE PANTS for all genders
and MEN'S 60s SLACKS with the narrow leg. Also FOOTWEAR for both men and women
ARE FROM PREVIOUSLY UNSOLD INVENTORIES.
RUE ST DENIS IS ONE OF THE BEST VINTAGE FASHION
SOURCE FOR MEN, IT IS ALSO A SOURCE FOR MOVIE WARDROBES AND AN INSPIRATION FOR
FASHION DESIGNERS AROUND THE GLOBE.
Every week there is a new selection of items
arriving from some parts of world.At present only a part of our inventory is
availabe for purchase online, however soon a greater selection will be
available. WE ARE NOW ADDING ITEMS TO OUR SITE ON A WEEKLY BASIS.
PLEASE E-MAIL US FOR ANY REQUEST ON SPECIFIC
SIZES AND MERCHANDISE
BRINGING LIFE BACK TO FORMER STYLES IS A WAY TO SATISFY
THE ONGOING CRAVE FOR THE UNIQUE IN TODAYS GLOBAL CULTURE.”.
Il libro del giorno: Misteri di Venezia di Alberto Toso Fei (Studio L12)
Un viaggio in sette notti - ma
pienamente godibile anche di giorno, alla scoperta di una Venezia diversa,
segreta e misteriosa, fatta di segni levigati dal tempo, ma ancora
riconoscibili e tutti da scoprire; ed ecco che fantasmi e demoni, dogi e
cortigiane, personaggi storici e creature leggendarie, ricompaiono là dove il
reale e l'immaginario si intrecciano nella storia dei luoghi.
"Misteri di Venezia" è
il primo libro del suo genere arricchito dalla novità del Codice QR (che
rimanda a contenuti multimediali grazie alla lettura ottica), che permette
attraverso dei video di vivere alcune delle storie, narrate nei luoghi
dall'autore; una maniera di sposare la tecnologia più moderna all'antica
dimensione del racconto. "Misteri di Venezia" inaugura una nuova
collana dedicata alla storia segreta delle città più preziose d'Italia.
Prefazione di Carlo Lucarelli.
LEONARD METCALF – site
"Creating artworks by producing unique
photographs enables me to express my belief that wildness is an intimate
friend. As a conservationist I believe that mother nature is the creative and
controlling primary force in the universe. While creating my art in magical
locations I am reminded of the interconnectedness of our world. Society is
dependent on the natural environment for peace and well-being. It is my goal to
communicate this belief so that we can build stronger / healthier communities
with a greater understanding and sense of connection with our fragile
ecosystem. Among the aspirations and motivations for my art work is a strong
drive to save this beautiful planet for our children. The word photography
means ‘drawing with light’ (from the Greek), this is exactly what I strive for
when attempting to achieve a unique vision in my search for significant form.
My exploration of form has grown from the pallet of landscape photography, and
now includes intimate landscapes, human forms and creations. My earliest
artworks were drawings and paintings of natural objects and the Australian
landscape. The rendering of light and form with the pencil and paintbrush have
evolved to the use of lens, camera and film. I prefer to use intuitive
photographic methods over highly technical or scientific approaches. I find
myself using all manor of cameras to capture the natural forms as my primary
subject matter. Doing so allows me to keep in touch with my feelings and my
relationship with nature. I consciously choose rag paper as the medium for my
prints, as a natural medium; a traditional renewable resource. I work with
pigment inks on paper as I know that the artwork will remain stable to ensure
its longevity. It will always be magical to touch and beautiful to behold.
Paper enables me to stay in touch with drawing and printmaking skills which
were the foundations of my experience in art. I believe art on paper also
evokes the connection to the plant the paper originated from, and represents
the interconnections within the ecosystem. Currently the direction of my work
strives to move away from the current ‘landscape photographer’ status quo, in
an attempt to discover a Modern Australian Landscape Style. One where the
artwork is timeless, unique and the photographs illustrate the spiritual within
nature. My subject matter has expanded to include interpretations of the human
figure and the viewer will begin to see the figure being included in my
landscape photography as I experiment with our interrelationships with the
earth. (Len)”
Image:
Minni Ha Ha Creek, Katoomba by Leonard Metcalf
SENINI
“Abbiamo conquistato una solida
posizione di leadership nella produzione di pavimenti autobloccanti, cordoli e
blocchi per murature, dedicando particolare attenzione alla qualità di ogni
singolo prodotto e al rispetto AMBIENTALE del territorio (ISO 14001). Eleganza,
design accurato, colorazioni esclusive e affidabilità sono il risultato di
costanti ricerche tecnologiche ed estetiche volte a soddisfare le crescenti
esigenze di un mercato in continua evoluzione. Il nostro servizio di assistenza
è strutturato per affiancare ed assistere il cliente in modo capillare ed
efficiente, con risultati che oggi rappresentano la più concreta garanzia della
qualità Senini.”
sabato 24 dicembre 2011
SPACE, IN CHAINS by Laura Kasischke (Copper Canyon)
“Kasischke's intelligence is most apparent in
her syntactic control and pace, the way she gauges just when to make free verse
speed up, or stop short, or slow down." (The New York Times Book Review)
"Kasischke's poems are powered by a
skillful use of imagery and the subtle, ingenious way she turns a phrase."
(Austin American-Statesman)
Laura Kasischke's poems have the same haunting
qualities and truth as our most potent memories and dreams. Through ghostly
voices, fragmented narratives, overheard conversations, songs, and prayers in
language reminiscent of medieval lyrics converted into contemporary idiom, the
poems in Space, In Chains create a visceral strangeness true to its own music.
So we found ourselves in an ancient place, the
very
air around us bound by chains. There was
stagnant water in which lightning
was reflected, like desperation
in a dying eye. Like science. Like
a dull rock plummeting through space, tossing
off flowers and veils, like a bride. And
also the subway.
Speed under ground.
And the way each body in the room appeared to
be
a jar of wasps and flies that day—but,
enchanted,
like frightened children's laughter.
Laura Kasischke is the author of thirteen books
of poetry and fiction. Her novel Her Life Before Her Eyes was adapted for the
screen and starred”
OGGI MANGIO DA … 106: Ristorante Parizzi (Parma)
“Ambiente - Il minimalismo dello
spazio sottolinea la ricercatezza dei piatti senza mai diventare esasperato ed
asettico, e l’onestà dei materiali e delle forme non scende a compromessi da
design modaiolo. Lo sforzo progettuale in tutte le scale dell’intervento si concentra
nella ricercatezza della riduzione che si accentua per le contrapposizioni
evocative agenti sull’immaginario collettivo. Il risultato è di forte impatto
emotivo e prendendo a prestito immagini dalla memoria comunicano su differenti
livelli, da quello funzionale, a quello artistico. La memoria del fruitore è
stimolata da elementi, effetti e spazi emozionali e naturali presenti solo nel
subconscio. (Andrea Meirana)
Cucina - La mia cucina è cambiata
con me, ho imparato i fondamentali della cucina classica, ho ricercato le
tecniche più innovative, ho lavorato sulle materie prime scovando i fornitori
migliori, l'ho alleggerita per poi ritrovare il senso del gusto, complicata per
poi semplificarla, vestita per poi spogliarla. Perché la cucina è così: ti
entra dentro, ti consuma, ti esalta; niente al mondo mi da un senso di
grandezza e onnipotenza come un servizio ben fatto. Le comande ti scorrono in
testa una dopo l'altra e le mani sanno già cosa fare, si muovono da sole e tu,
vieni travolto come in uno stato di trance, come in un formicaio impazzito,
tutti corrono, il ristorante prende vita, la cucina è il cuore la sala la
mente, l’ambiente l'abito... il cliente la donna bellissima da conquistare...
quale altro lavoro può regalarti queste emozioni? (Marco Parizzi)”
NEW YORK VINTAGE CLUB
“As inspiration, a veritable joy to the eye for
any savvy fashionista, looking for innovative stylish vintage and Consignment
designer clothing. Priced at mostly affordable prices for any and all budgets.
It is most definitely hard for the consumer not to be really tempted by the
wonderful array of coats , gowns cocktail dresses and any and all the fabulous
accessories including shoes, bags , scarves, belts and exquisite jewelry not to
mentioned a loius vuitton traveling suitcase , in mint condition! NY Vintage
Club is fully committed to providing superior merchandise and service –
certifying every featured item to document authenticity”.
Il libro del giorno: Libia: sull’orlo del vulcano di Emilio Borrelli (Polaris edizioni)
La sempre maggior facilità di
spostarsi anche da un continente all'altro ha generato una vasta letteratura di
viaggio e ci ha offerto opere che restano spesso – seppur di pregio – isolati
ed emotivi cammei. Non è così per Emilio Borelli per il quale la abituale
definizione di scrittore non professionale va molto stretta. Emilio, come e
forse più di tanti altri figlio del suo tempo e delle contraddizioni di
un'epoca, ci avvicina ad una dimensione differente da quella cui siamo
abituati. Le sue stagioni sahariane gli hanno fatto calcare sempre più in
profondità la sabbia di quell'Africa che lo ha conquistato. La raccolta dal
titolo "Libia: sull'orlo del vulcano" è una ulteriore tappa del suo
ormai trentennale percorso durante il quale ha potuto via via acquisire un
esclusivo patrimonio di esperienze, incontri, amicizie, riflessioni, è stato
messo a parte di intimità e sogni inconfessabili. Nelle sue escursioni si
materializzano situazioni che sono la metafora del confronto di culture
diverse. Confronti che necessitano di un linguaggio comune, più particolare ed
antico. Come antico è quel confronto, oggi frainteso e malmenato tra i popoli
che si affacciano sul Mediterraneo, da nord come da sud. Forse Emilio, nel suo
percorso, ne ha trovato una chiave, che ci offre non solo per ricordare bei
luoghi e belle sensazioni ma anche per riflettere su molte cose che diamo per
risapute.
O definitive.
MARK YEARWOOD – blog and site
"A journey for the eyes and mind." That is how Oklahoma native, Mark Yearwood hopes viewers perceive his structural acrylic paintings. Largely a self-taught artist,Yearwood has utilized almost 30 years of experience in graphic arts to develop into a recognized creator of stand-out original artwork. The unique abstract pieces combine linear design with earthy influences. Yearwood's pieces hint at the patterns of rocks and other shapes found in nature. Vivid texture and designs are structured to convey the connection between nature and man-made items. Dimension is then created using a palette knife and other paint-application tools. His choice of color for each piece is deliberate and designed to convey a very specific reaction. Yearwood believes abstract art requires a viewer to ask themselves,"What am I feeling?," and enjoys being a part of that interactive experience. Yearwood creates in his studio located one hour West of Oklahoma City, OK
To contact Mark Yearwood about available works
or commissions, use the form on the contact page or call the studio at 580-772-1158”
SCRIGNO
“Scrigno was founded in 1989 thanks to the
brilliant intuition of the Rimini-born entrepreneur Giuseppe Berardi who added
an essential element to the traditional concept of “sliding doors”, making
Scrigno a unique product that differs from all others available on the market –
the innovative concealed door solution.
Mariacristina Berardi currently covers
the role of Sole Director in the company. Scrigno is based in Sant’Ermete, in
the municipality
of Santarcangelo di Romagna
(RN). Company premises cover a total surface area of 51,000 square meters
– of which 12,000
square meters of covered factory space and 1,200 square meters
of office space. In 2010, the company opened another new production factory,
covering a total surface area of 18,000 square meters,
in the town of Savignano
sul Rubicone (FC). France
is currently the overseas country where the Scrigno product has achieved the
highest level of presence, visibility and popularity. Scrigno France was
founded in January 2003; it is situated in the heart of the country, in
Montceau Les Mines. In 2009, Scrigno Spain was founded, Barcelona-based
The aim is to create a new network of agents on the entire Spanish territory,
increasing market share in the country.”
“Il cinico non è adatto a questo mestiere”, di Ryszard Kapuściński (Edizioni e/o a cura di Maria Nadotti). Intervento di Vito Antonio Conte
E accade che qualcuno che mi
conosce, nel presentarmi a qualcun altro che –invece- non mi conosce, dica: lo
scrittore Vito Antonio…, oppure: il poeta…, e (più recentemente) anche: il
giornalista… Io, sempre, provo qualcosa di molto simile all’imbarazzo e, non
senza pudore, a volte, dico: scrivo per necessità, mi piace farlo… Quando
accade che la scrittura spinge forte da dentro, le do corpo, inchiostro fogli
da “dilettante”, ossia “per diletto”. Ma definirmi scrittore, poeta o
giornalista non lo sento appropriato... E dovrei dire perché. Perché provo
imbarazzo… o perché avverto quell’altro stato indefinito… Forse perché i mezzi
di sostentamento non mi vengono dal mettere insieme lemmi… su quel che torce le
mie budella o su quel che mi fa sorridere di bellezza. Forse perché scrivere è
stata, è e continua a essere una passione. I cui frutti nessuno ha mai pensato
di comprare. E, prima ancora, io mai mi sono sognato di vendere. Forse è questa
libertà. E ogni libertà contiene in sé sempre un po’ di pudore. E un po’ di
rabbia. Pudore e rabbia pensando a chi non ce l’ha e/o a chi ce l’ha e ne fa
alcun uso o (peggio, ne fa) abuso... Sarà quel che è, quel che ho scritto e/o
altro, ma non ho voglia di restare sui pensieri, ché - l’ho già reiteratamente
esplicitato - restare sul pensiero, quando il pensiero diventa troppo, come
ogni troppo (…), fotte… C’è che –soprattutto- non sono un giornalista. Anche se
con quel “mestiere” mi cimento e so che potrei essere adatto a farlo
(parafrasando il libro di cui sto per dirvi). Ma questa vita –fin’ora- è andata
come è andata e ho fatto mille altre cose. Non serbo risentimenti, né rancori,
né insoddisfazioni. È andata –fin qui- come doveva, ossia come ho voluto e come
ha voluto qualcun altro (qui e nel cielo). Ma questa è materia del romanzo che
(prima o poi) pubblicherò. Per intanto, tra le altre cose, leggo. Meglio:
continuo a leggere. Meno onnivoro di un tempo, ma non so stare senza letture. Il
mio studio (a casa mia) è sempre una città impossibile. Devo muovermi con
cautela nei vicoli tra pile di riviste, giornali e libri a torreggiare ovunque…
In cima a una di quelle costruzioni (tra le mie preferite) c’è “Il cinico non è
adatto a questo mestiere”, di Ryszard Kapuściński (Edizioni e/o a cura di Maria
Nadotti). Il sottotitolo del libro, “Conversazioni sul buon giornalismo”, ne
chiarisce il contenuto: elementi fondamentali perché quello del giornalista sia
un mestiere capace di rendere al prossimo qualcosa di buono. Il libro
compendia, fornendone ampia documentazione, due incontri che Kapuściński ha
avuto in Italia negli anni novanta sui seguenti temi: “Di razza e di classe. Il
giornalismo tra voglia d’élite, coinvolgimento, indifferenza”, “Vedere, capire,
raccontare: letteratura e giornalismo alla fine di un secolo”, e un’intervista
(rilasciata a Andrea Semplici). Ho amato la scrittura di Kapuściński, già ne ho
(a mia volta) scritto. Lo faccio ancora perché è stato e rimane una figura di
grande spessore nel panorama giornalistico e letterario del secolo passato. Intanto
che scrivo di questo libro, ne sto leggendo un altro suo: “Ebano”, di una b
ellezza sconvolgente! Mi piace di lui e della sua scrittura soprattutto quel
suo credo secondo cui, per avere il diritto di narrare, “si debba avere di ciò
di cui si parla un’esperienza diretta, fisica, emotiva, olfattiva, senza filtri
e schemi protettivi”. Mi piace “il suo disinteresse per i bianchi, i ricchi,
gli occidentali, per i potenti della terra”. Mi piace quella sua eterna
affermazione che “né la povertà né l’oppressione appartengono all’ordine
naturale delle cose” e quel suo continuo spendersi per la libera parola, ché
“la parola incontrollata, in libera circolazione, clandestina, ribelle, senza
uniforme, non certificata, terrore dei tiranni, è il catalizzatore
indispensabile” per ogni cambiamento reale, più di qualsiasi altro mezzo. Questo
libro mi ha insegnato (oltre tutto) perché non sono un giornalista e perché
questo mestiere sarebbe adatto a me. Perché suoi elementi specifici sono: a)
una certa attitudine ad accettare di sacrificare qualcosa di noi; b) un
costante approfondimento delle conoscenze; c) non è un semplice mezzo per
arricchirsi. Kapuściński ha vissuto empaticamente il suo mestiere,
confondendosi nei luoghi e con le persone dei paesi dov’era (di volta in volta)
inviato per il suo lavoro. Non c’è altro modo per vivere qualunque esistenza.
Pena: vivere un’esistenza qualunque. Segnalo questo libro a tutti quelli che,
prima ancora che scrivere per se stessi, scrivono per essere letti. Lo segnalo,
comunque, perché contiene verità molto spesso taciute dai media. E, in
particolare, segnalo l’ultima parte (“Il racconto in uno spicchio d’aglio”),
dove Kapuściński dialoga con John Berger. E, l’avrete compreso, il cinismo non
genera mai buon giornalismo. Meditate!
venerdì 23 dicembre 2011
SHARDS by Ismet Prcic (Black Cat/Grove/Atlantic)
“Ismet Prcic’s brilliant, provocative, and
propulsively energetic debut is about a young Bosnian, also named Ismet Prcic,
who has fled his war-torn homeland and is now struggling to reconcile his past
with his present life in California.
He is advised that in order to make peace with the corrosive guilt he harbors
over leaving behind his family behind, he must “write everything.” The result
is a great rattlebag of memories, confessions, and fictions: sweetly humorous
recollections of Ismet’s childhood in Tuzla
appear alongside anguished letters to his mother about the challenges of life
in this new world. As Ismet’s foothold in the present falls away, his writings
are further complicated by stories from the point of view of another young
man—real or imagined—named Mustafa, who joined a troop of elite soldiers and
stayed in Bosnia
to fight. When Mustafa’s story begins to overshadow Ismet’s new-world identity,
the reader is charged with piecing together the fragments of a life that has
become eerily unrecognizable, even to the one living it. Shards is a thrilling
read—a harrowing war story, a stunningly inventive coming of age, and a
heartbreaking saga of a splintered family.”
OGGI MANGIO DA … 105: LA CUCINA DI ROBERTO
“Roberto dopo aver creato nel
1991 insieme alla moglie Paola , a Felino, il paese che da il nome ad uno dei
più apprezzati salumi d’Italia, “La Cantinetta”, un laboratorio di gusto e di sapori,
pluripremiato da tutte le guide italiane, giovedì 23 settembre 2010, dopo una
attenta ed accurata ristrutturazione, apre “La cucina di Roberto”, un nuovo
stile per gustare il meglio dei prodotti della cucina parmigiana. La nuova
cucina di Roberto ruota attorno ad un'arte culinaria che segue l'alternanza
delle stagioni e rivisita ricette antiche e nuove legate al territorio. La
nostra scelta per venire incontro alle esigenze del mercato e alle dinamiche
dei consumi che ora prediligono un a gestione più snella e giovanile con
attenzione ai costi, pur sempre selezionando prodotti di alta qualità, ciò che
ci ha sempre contraddistinto negli anni, per cui possiamo proporre menù e
prodotti a prezzi altamente competitivi. Dalla metà di ottobre, la domenica
sera, per la prima volta a Parma, abbiamo creato la pizza gourmet, un nuovo
modo di degustare la pizza con prodotti al top, in cui la pasta viene lievitata
con lievito madre oltre 40 ore, mozzarella fiordilatte, pomodoro san marzano e
ingredienti super selezionati. Roberto, Paola, Francesca ed Eleonora, vi
aspettano a Felino nel nuovo universo del cibo.”
OTTO BROOKLYN
“Located in historic Park Slope, Brooklyn, OTTO is a store that for that last nineteen
years has featured an elegant selection of fine lingerie, swimwear, clothing,
accessories and OTTO exclusives. Now we want to bring our intimate store to you
online. We will offer some of our favorite lingerie, clothing, and jewelry as
well as our Otto handbags. Also, featured is the artwork of Annette Englander.”.
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