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giovedì 6 marzo 2014
mercoledì 5 marzo 2014
martedì 4 marzo 2014
Zibaldone norvegico, di Luigi Di Ruscio, prefazione di Angelo Ferracuti, postfazione di Mauro Francesco Minervino (Pellegrini Editore). Intervento di Nunzio Festa
C’è un
poeta nella Scandinavia norvegica. Le ultime parole del poeta Luigi Di Ruscio,
nato nel 1953 in Italia e morto nel 2011 in Norvegia, aggrediscono come fecero
i primi versi del scrittore-operaio. Una lunga, e a tratti volutamente
ripetitiva, confessione nella prosa lirica anti-letteraria per la quale il
poeta-operaio od operaio-poeta viveva. Dalla sua lingua, con la sua irriverente
lingua. (solamente in questo caso, è possibile specificare in merito, Nori
Paolo arriva secondo). "La mia prima raccolta del 1953, avevo 23 anni, è
una raccolta delle miserie del primo dopoguerra di un vicolo di Fermo.
Immaginavo che le mie poesie di quella miseria non avrebbero resistito,
verranno tempi migliori quella prima raccolta sarà l'illustrazione di tempi
passati e dimenticati. Il tragico è che ripubblico una buona parte di quelle
poesie nel 2007, 54 anni dopo e sono ancora attuali". I temi: la scrittura
e il mondo letterario, la fabbrica e la famiglia, l’opposizione intransigente
al leccaculismo e al consumismo. Insomma contro il capitalismo. Ma dal
privilegio dell’indigenza, dal margine non marginale d’una quasi povertà.
Sicuramente tutta dignità. Da un comunista nostalgico, certo. Che fu pure
nostalgico di qualcosa che i comunisti non sempre fecero: la pratica inarrestabile
e affaticabile del contrasto assoluto e senza mezzi termini a ogni forma di
contrattazione al ribasso e compromessi rivelatisi in definitiva solo svendita
dei valori. Tanto che già quando pure parte della sinistra baciava i piedi e
l’anello della potentissima Chiesa fermana al fine d’ottenere un lavoro
salariato, Di Ruscio salì nella Norvegia della neve d’Oslo che lo accompagnò,
con tanto di moglie Mary e figli, al pensionamento. Le parole di Minervino
poste in calce al testo, sono troppo amicali per riportarle. E quelle
d’apertura del “giovane” Ferracuti son troppo di parte – Angelo Ferracuti è
stato tra i maggiori sostenitori del poco considerato Luigi Di Ruscio. Ma
affidandoci, appunto, soltanto alle parole del poeta, scopriamo e/o riscopriamo
il suo mondo. A cominciare dai contenuti che ha sempre vissuto. E dettato ai
posteri. Bellissima, comunque, l’irriverenza nei confronti del sistema
editoriale, comunque portata con colpi di spada, fendenti indimenticabili. Ché
Di Ruscio fa i nomi. Non per irridere, appunto, quelle persone (W. Siti in
primis). Perché il poeta si scaglia, con questa aggressione e usando tali
critici a emblema, ai ragionamenti celati sotto il materasso della stima agli
autori. E se siam sicuri che un giorno la Mondadori dedicherà uno dei suoi
libro al Di Riuscio, siamo altrettanto certi di come si tratterà della seconda
mancanza di rispetto. Tipo quel Sanremo odiato da Fabrizio De Andrè pronto a
permettersi di celebrarlo da morto. Per tornaconti di marketing, punto. In
“Zibaldone norvegico”, libro che intanto raccoglie non tutti gli scritti in
versi e di prosa inediti di Luigi Di Ruscio, vediamo l’accanimento terapeutico
su e per se stesso che il poeta italiano dona alla fine al proprio luogo di
nascita, l’Italietta, l’ex Belpaese che segue per cronaca grazie agli
abbonamenti a Corriere e Repubblica on-line. Nei passaggi meglio riusciti, per
esempio, il poeta italiano e scandinavo, amante della lingua scritta (tradotta
pure) che lo ospita e da riscrivere (solo pochi libri in italiano e forse
sempre quelli, premesso che diversi poeti anche della sua generazione non ‘riusciva’
più a leggerli) gioca coi nomi di politici fra i quali del ducetto d’Arcore e
del sommo di Bologna. Oppure sperimenta un catapultarsi in un’ossessione per il
passato sorpassato, vedi il secondo Dopoguerra. Riletto e, certamente,
rimembrato in quanto troppo simile, per problemi e peso specifico della gente
povera, al presente dell’oltre Terzo millennio. Sempre meno del “Palmiro”,
eppur la farina è la stessa. Il materiale lasciato da Di Ruscio è materia viva.
Chi l’ha amato, l’amerà. Il resto farà finta.
Alix Lefief-Delcourt L'Aglio Tuttofare - Libro
Alessio Roberti Le Parole per Crescere Tuo Figlio - Libro
Marina Ferrara L'Orto Sinergico - Libro
Luc Bodin, Nathalie Bodin, Jean Graciet Il Grande Libro di Ho'Oponopono - Libro
Leanne Campbell The China Study - Le Ricette - Libro
Haylie Pomroy, Eve Adamson La Dieta del Super Metabolismo - Libro
Fomenko Anatolji 400 Anni d'Inganni - Libro
sabato 1 marzo 2014
giovedì 27 febbraio 2014
VERSO LEVANTE - Un secolo di poesia pugliese (1913-2013) a cura di Salvatore Francesco Lattarulo (Stilo editrice). Oggi da Icaro Bookstore
IL COMUNICATO STAMPA DIFFUSO - Stilo
Editrice in collaborazione con Arcadia Lecce, Salento in Progress, e Fondo
Verri di Lecce presentano oggi giovedì 27 febbraio ore 19,30 a Icaro
Bookstore in Viale Cavallotti Felice 7/A
a Lecce il volume VERSO LEVANTE Un
secolo di poesia pugliese (1913-2013) a cura di Salvatore Francesco Lattarulo (Stilo
editrice). Interverranno il curatore Salvatore
Francesco Lattarulo, Alessandra Peluso (critica letteraria e collaboratrice di
Affari Italiani) e Stefano Donno (autore antologizzato)
Questa antologia della poesia
pugliese in lingua attraversa nell’arco di cento anni tre assi
macro-generazionali (1890-1922; 1923-1956; 1957-1989), rubricati per comodità
definitoria con un lessico parentale (padri, figli, nipoti), quasi che la
conterraneità anagrafica sia l’altra faccia di una consanguineità ideale.
Rappresentative della canonica partizione della regione adriatica in tre aree
geostoriche (Capitanata, Terra di Bari, Salento), le trenta voci qui
selezionate, dai progenitori novecenteschi agli eredi più recenti, esprimono un
canto che, a partire da una latitudine comune ma da orizzonti di ricerca
distinti, modula, sulle corde ora della tradizione ora del neo-sperimentalismo,
bisogni, irrequietezze, utopie. Nella consapevolezza, a partire dall’ultimo
trentennio del secolo scorso, di poter dialogare – forti di una parola propria
e originale – con il centro dalla periferia, al netto di un atavico complesso
di inferiorità, di una cronica sindrome di sudditanza psicologica. Un levarsi
della poesia del Sud verso il Sud.
Salvatore Francesco Lattarulo insegna italiano e latino nei licei.
Dottore di ricerca in Filologia classica, è cultore della materia presso la
cattedra di Sociologia della letteratura all’Università di Bari. È giornalista
professionista. Direttore responsabile delle riviste «Marsia» e «incroci»,
collabora con vari periodici letterari («l’immaginazione», «Pagine»,
«Capoverso», «Atelier») e con il «Corriere del Mezzogiorno», edizione regionale
del «Corriere della Sera». Gli è stato attribuito nel 2012 il premio di
giornalismo ‘Franco Sorrentino’. Dirige con Lino Angiuli e Carlo Alberto
Augieri la neonata collana di testi ‘nidiandoli’ per l’editrice Milella. Ha
curato La voce del gabbiano. Omaggio a Cristanziano Serricchio, numero speciale
di «Marsia» (Progedit 2012); ha pubblicato Dialoghi Murattiani (Adda 2013) ed è
curatore di Cristanziano Serricchio, la regina Giovanna. Dramma incompiuto in
tre atti (Schena 2013) e di Le pietre sopra le ali. Vent’anni senza Antonio
Verri, nuovo fascicolo monografico di «Marsia».
I poeti antologizzati sono: Carlo Alberto Augieri, Girolamo Comi,
Enzo Mansueto, Claudia Ruggeri, Salvatore Toma, Daniele Giancane, Lino Angiuli,
Vittorio Bodini, Nadia Cavalera, Raffaele Carrieri, Emilio Coco, Sergio
D’Amaro, Giovanni Dotoli, Luigi Fallacara, Enrico Fraccacreta, Umberto
Fraccacreta, Francesco Giannoccaro, Giuseppe Goffredo, Giacomo Leronni,
Raffaele Niro, Vittorio Pagano, Anita Piscazzi, Salvatore Ritrovato,
Cristanziano Serricchio, Grazia Stella Elia, Antonio Leonardo Verri, Stefano
Donno.
Collana di antologie poetiche Ciliegie
ISBN 978-88-6479-103-6
Illustrazione di copertina di Giuseppe Magnifico
Gennaio 2014 • pp. 232 • € 14,00
Info
Stilo Editrice
Arcadia Lecce
Salento in Progress
mercoledì 26 febbraio 2014
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