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venerdì 27 dicembre 2013
Forza Italia, Berlusconi vuole facce nuove. Solo Brunetta resiste alla rivoluzione - Il Fatto Quotidiano
giovedì 26 dicembre 2013
No alle mafie: Donno (M5S) commemora gli eroi di Capaci in un Senato des...
mercoledì 25 dicembre 2013
martedì 24 dicembre 2013
Lavoro, Giovannini: "Il contratto unico non è la sola via" - Sky TG24 - Sky
lunedì 23 dicembre 2013
Giorgio Corallo presenta le sue Radici di vino al Punto Vendita Cantine Due Palme di Lecce in via del Mare 5/a
Presso il Punto Vendita Cantine
Due Palme di Lecce in via del Mare 5/a a Lecce sarà visitabile l’esposizione
fotografica di Giorgio Corallo dedicata al vino dal titolo “Radici di vino”. Il
vino è stato sempre protagonista assoluto nella nostra civiltà, compagno di
bevute di grandi personaggi della storia del mondo ai tavoli delle trattative
più delicate, ispiratore di storici articoli come “Squinzano, vino a Milano”
del grande Vittorio Bodini (oggi pubblicato da Besa editrice) o di immense
composizioni in versi in più di qualche opera dell’immenso William Shakespeare.
Ma il vino nelle sue diverse fasi produttive, nella raccolta, nelle fasi
pre/commerciali ha una sua poesia intrinseca, fatta di terra e lavoro, passione
e dedizione che Giorgio Corallo è riuscito elegantemente a tracciare in
splendidi scatti in bianco e nero. L’esposizione sarà visitabile da domani 24
dicembre 2013 al 9 gennaio 2014. Ingresso gratuito
Giorgio Corallo - Il fotografo Giorgio Corallo nasce a Copertino il
25/06/1977. Frequenta il liceo Artistico di Lecce diplomandosi nel 1995,per poi
concludere gli studi all’Accademia di belle Arti di Lecce nella scuola di
Scenografia nel 2001. Lavora per brevi periodi a Milano per affermarsi come
fotografo nello studio di Jean Bernard Aegerter; rientra a Lecce nel 2003,
opera per diversi anni sempre come fotografo nello studio fotografico “Bianco e
Nero”, contemporaneamente collabora con
diverse testate giornalistiche locali tra cui il Quotidiano,la Gazzetta del
Mezzogiorno e con alcune etichette indipendenti. Negli ultimi anni lavoro con
la Casting Production di Roma per Rita Statte, come Responsabile Casting e
Fotografo di Scena per la produzione di alcune pellicole cinematografiche e
televisive, realizzando il film “il Sole Nero” di Cristof Zanussi, “Puglia
Terra Madre” di Leandro Castellani.
Vive e lavora attualmente a
Lecce.
Info
sabato 21 dicembre 2013
Sei libri (e sei facce) sotto l’albero Rarità vintage e consigli per lo spirito - Corriere.it
venerdì 20 dicembre 2013
BRODO DI NATALE - Una commedia da gustare
Il cortometraggio scritto dal
galatinese Fausto Romano e diretto dallo stesso insieme a Luca Joe Cucci
promette bene già dal titolo: Brodo di Natale.
Una famiglia salentina si
riunisce a casa della nonna per trascorrere la notte di Natale rispettando
quello che, come dice lo stesso Romano, è il solito copione. Grandi e piccini,
ognuno recita la sua parte capitanati dalla severissima nonna Lillina, che
delle tradizioni fa il suo stendardo. Ma in questa vigilia il copione cambia,
viene bruciato e ognuno fa di testa sua. Così, davanti ad un brodo freddo che
nessuno vuol mangiare, si alternano imprevisti e colpi di scena come la perdita
del Gesù Bambino da portare al presepe.
Una commedia che esce fuori dagli schemi ai quali siamo stati (ahimè)
abituati dai vari cinepanettoni. In “Brodo di Natale” non vi è il minimo
accenno alla volgarità e come nelle migliori commedie all’italiana, la famiglia
serba in se già tutti i presupposti per una genuina e grottesca risata. Il
cortometraggio (che è un progetto low budget) è stato realizzato con l’aiuto di
LUPO editore, paladino già nell’ambito editoriale e da poco in quello musicale
con l’etichetta discografica ULULATI. Ma la Lupo continua a voler stupire con
le sue idee e voglia di fare e come dice il suo creatore Cosimo: “Chissà se non
riusciremo a farci conoscere anche nel cinema”. Cosimo Lupo è anche uno dei
personaggi del corto: un figlio ritardato che corteggia la cognata e da quello
che sostengono i due registi, Cosimo, è stato una rivelazione.
Come lo sono stati tutti gli
altri attori: Lillina Chirizzi, Mirella De Pascalis, Ivan Notaro, Maruska
Serra, Cosimo Trabacca, Fausto Romano e i piccoli Lorenzo Nicola Colizzi e
Aurora Notaro.
Il corto uscirà il 22 dicembre
sul web, ma per chi vuole avere un’anteprima l’appuntamento è per il 21
dicembre alle ore 19.30 presso il palazzo Marchesale di Galatone.
Per info:
Backstage
BRODO DI NATALE
Cortometraggio
GENERE: Commedia
PRODUZIONE: FAUST cinema-teatro-scrittura e LUPO EDITORE
REGIA: Luca Joe Cucci, Fausto Romano
SOGGETTO e SCENEGGIATURA: Fausto Romano
INTERPRETI: Lillina Ch’irizzi, Lorenzo Nicola Coalizzi, Mirella De
Pascalis, Cosimo Lupo
Aurora Notaro, Ivan Notaro, Fausto Romano, Maruska Serra, Cosimo
Trabacca
OPERATORE DI MACCHINA: Giovanni Invidia
SEGRETARIA D’EDIZIONE: Gloria Romano
ASSISTENTI ALLA REGIA: Andrea Cavaliera, Cosimo Lupo
MONTAGGIO: Stefano Tramacere
GRAFICA: Paolo Guido
MUSICHE: Ragtime Bubu Band
I REGISTI
FAUSTO ROMANO
Fausto Romano nasce a Galatina,
nel Salento, nell’A.D. 1988. Fin da bambino l’Arte lo affascina: studia
pianoforte per otto anni, canto per tre anni, danza per una settimana. Ma è
servendo messa che capisce che vuol far l’Attore. Dopo gli studi superiori
riesce a entrare nella prestigiosa Accademia N.le D’Arte Drammatica S.D’Amico
di Roma, dove si diploma in recitazione nel 2012.
Vive per sei anni nel quartiere
romano di san Lorenzo, dove dalla finestra della sua stanza vede solo la
tangenziale che lui definisce: la sua “siepe leopardiana”. Nel 2013 pubblica il
suo primo romanzo “GRAZIE PER AVER VIAGGIATO CON NOI” (Lupo Editore) dal quale
trae uno spettacolo teatrale che lo vede uscire da una valigia rossa. Fausto soffre di un disturbo bipolare: di
giorno fa l’attore e di notte scrive.
LUCA JOE CUCCI
Luca JoeCucci, di Tuturano
(Brindisi) vanta numerose esperienze lavorative nel cinema, reclutando attori e
comparse nei film di Ciprì, Brignano, Ozpetek e Veronesi. Attualmente lavora su
un film horror americano. Innamorato della regia e della fotografia ha
omaggiato il cinema di Ciprì e Maresco realizzando dei corti grotteschi con
uomini pelosi e dislessici. Nel 2013 incontra Fausto Romano, col quale si
chiude per delle domeniche in una casa di campagna per girare il cortometraggio
“BRODO DI NATALE”. Ha accettato tale progetto perché il brodo gli fa schifo.
DELLERA PELLICCE, IL LUSSO È A PORTATA DI MANO...
L'eleganza sottile e lo stile
inimitabile di una pelliccia artigianale "su misura", a scolpire il
fascino femminile di una silhouette lussuosa e armoniosa: Dellera
"firma" con una sensibilità assoluta una donna senza tempo, preziosa,
ricca di sottile charme e nobili emozioni. A far spazio alla pelliccia in
guardaroba e ad attrarre la freschezza di uno stile più trendy e glamour c'è la
nuova e sfiziosissima linea di accessori, tra cui spicca una collezione borse
davvero unica nel suo genere. Dalle mini alle shopping bag, ai portatablet e
smartphone, con manico rigido e con catena, in lapin, weasel, canguro, petit
gris, zibellino e perfino in visone, la "Bag Collection" di Dellera
impreziosisce e personalizza un look trasversale, giovane e meno giovane, da
lavoro e o da occasione speciale.
In un mix di "calde"
emozioni a portata di mano...
Non solo il fascino e il
prestigio della pelliccia d'autore. La storica griffe milanese strizza l'occhio
ai più giovani e propone una esclusiva collezione di "pellicciosi"
accessori. A 360°. Al lussuoso e pratico portatablet in volpe o petit gris
mosaico (con la possibilità di personalizzarlo su richiesta). Agli unici portacellulari
e portaocchiali a tracolla sempre in petitgris mosaico. Fino ai morbidosi e
divertenti bracciali o i polsini in pelliccia personalizzati con le iniziali,
originale idea regalo. Dai colori più classici fino alle tinte di tendenza. Tutto
made in Italy. Firmato: Dellera. Era il 1885 quando, nel cuore della città di
Pavia, la pellicceria Dellera prendeva vita dalla fortunata intuizione di
Mattia e Carlo Lanzani Dellera. Un fil rouge che lega, tra le pagine della sua
centenaria storia, i frammenti di un racconto lungo 127 anni. Una trama scritta
da tre distinte generazioni che hanno segnato un percorso e creato una
tradizione, dal pastrano di pelliccia brevettato per i soldati italiani
destinati al fronte russo all’esclusiva mantella di zibellino indossata da Liz
Taylor, dalla democratizzazione della pelliccia durante gli anni del boom
economico in Italia all’inedita collezione realizzata con Enrico Coveri.
Suggestioni, ricordi, ispirazioni e innovazioni che si rincorrono e si alternano
negli anni, che si adattano alla mutevolezza dei tempi e dei gusti, dando vita
a creazioni che parlano un linguaggio moderno intriso della ricca essenza della
tradizione. Le redini della storica Azienda di famiglia sono ora custodite
nelle mani di Andrea e Gigliola che, reinterpretando le classiche e sobrie
atmosfere della Boutique, propongono accanto ai capi iconici, presenti nei
punti vendita di Milano e Pavia, una collezione innovativa, immersa nel presente,
pronta ad assecondare le esigenze dei cambiamenti attingendo dall’esperienza
del passato.
DELLERA Via San Damiano 4 – Milano Tel. 02 796151
Strada Nuova 78 – Pavia Tel. 0382 24795
e in negozi selezionati nel mondo
Appalti a Panama: arrestato Lavitola per tentata estorsione a Impregilo. «Prostitute per Berlusconi, con video» - Il Sole 24 ORE
Lutto nel mondo dell’alta moda morto a Milano Sergio Loro Piana - Corriere.it
Catturato a Forlì il pentito di camorra Pietro Esposito. Era dalla sorella - Il Sole 24 ORE
La Stampa - Primo sì alla legge sul voto di scambio Si rischiano dai 7 a 12 anni di carcere
giovedì 19 dicembre 2013
Mo mama. Da chi vogliamo essere governati?, di Paolo Nori (Chiarelettere). Intervento di Nunzio Festa
“La
politica non è una cosa che si fa quando si va a votare, ma che la politica si
fa tutti i giorni, e che è politica il modo in cui si parla, il modo in cui ci
si muove, che è politica il grado di gentilezza con cui si parla coi propri
figli, e coi propri genitori”. A chi appartiene quest'asserzione definitiva,
assoluta? Verrebbe di rispondere: o a una persona perbene, come piace dire in
genere, oppure a un intellettuale serio
e puntuale. Invece è di Paolo Nori. E
non che Nori non sia un intellettuale: fa lo scrittore, il traduttore e il
“maestro” dei grandi. E, chiaramente, non che non sia una persona per bene. E
fa grandemente piacere scoprirlo, che sia di Paolo Nori. Dove un altro
scrittore in sostanza ci toglie dallo pseudo-qualunquismo dell'ultimo piccolissimo
Piccolo, che riesce invece a esser peggio d'altri e non “come tutti”. (Non come
tutti, certo). Fortunatamente. Nori col suo 'libretto', infatti, con la scusa
di raccontare “Parma ai tempi del Movimento 5 stelle”, espone la sua visione
del mondo, più che solamente la sua idea di 'politica' / idea-politica. Però
com'è giusto che sia è costretto a
ragionare, visti i tempi correnti, durante lo svolgimento d'un tema in
apparenza nuovo: l'ascesa sulla scena della gestione della cosa pubblica, per
quel che almeno riguarda Parma, d'una nuova forza politica – con il primo
sindaco ai cinque stelle; mentre insomma una nuova generazione, in genere,
avanza nella calca che il nulla d'oggi è. Non si capisce più un cazzo. Se,
tanto per cominciare, adesso che scriviamo dell'ultimo libro di Nori, narratore
di grande bravura e oramai di riconosciuta levatura, troviamo sulle strade, e
non per sentito dire o per modo di dire, una specie d'accenno di sommossa
dentro la quale i fascisti del terzo millennio degli ultimi resti di partiti
xenofobi e nazifascisti tentano d'esser germi, anzi batteri da lievito cattivo.
Ma torniamo a Parma. Anzi a Pizzarotti. Dove Federico Pizzarotti è l'esempio
d'una lingua da rigettare e dell'assenza di qualità nonché del mancato raggiungimento
di buoni propositi. “Mo mama”, in effetti, è prima di tutto un'espressione
linguistica parmiggiana della quotidianità. Sarebbe a dire “mamma mia” - epperò
è usata esclusivamente in senso negativo. Ma meglio allora parlare una lingua
di tutti i giorni, che quella dei Pizzarotti. E Nori, da anarchico, pur
stupendosi con poco aspira al massimo. Altrimenti meglio tenersi fuori. Tanto
che non vota da una ventina d'anni. Grazie al fatto che siamo incalliti
sostenitori – lo seguiamo tutti i giorni (andando sul sito con puntualità
maniacale) – molte pagine del Mo mama avevamo avuto il piacere di leggerle in
anteprima. Però tutte insieme sono una vera e propria riflessione, una
discussione sull'attualità. Praticamente un'opera di saggistica che chiede di
spaccare in mille pezzetti concetti obsoleti, falsi e, per di più, banali, che
i gesuiti di pd pdl sel e m5s vogliono farci passare per valori. Tra il nuovo,
fino a un certo punto, mito Renzi e il sempre fresco grillismo.
Nome al tavolo Blackjack, di Valter Binaghi, con una nota di Antonio Paolocci (Perdisa Pop). Intervento di Nunzio Festa
Molestie a parte, l'ultimo libro
di Valter Binaghi, pubblicato postumo perché l'autore è morto il 12 luglio
scorso - soltanto due giorni prima di compiere il suo cinquattottesimo
compleanno - dopo una lunga malattia, nella sua Busto Garofalo (dell'amata e odiata
Lombardia), l'ho letto in appena tre giorni; durante, tra l'altro, la
compulsiva e compressiva Fiera della Piccola e Media Editoria di Roma del
PalaEur. Ché, onestamente, provavo una curiosità immensa nel leggere questo
“Nome al tavolo Blackjack”. Intanto in quanto davvero non m'aspettavo Binaghi
riuscisse a calarsi così, pienamente, nel genere. Fino a scendere nelle pieghe
più difficili del thriller. E dato il fatto che di Binaghi, e ne faccio
ammenda, oltre a sue cose in rete niente avevo neppure sfogliato. Ma quando la
versatilità non è una dote accessoria, trovi uno scrittore che da alle stampe
prima un romanzo storico e poi una vera e propria testimonianza di fede, “Dieci
buoni motivi per esser cattolici (Laurana, con Mozzi). O al contrario, in senso
meramente editoriale. Senza trascurare quelle doti musicali: specie da
bluesman. E che ti lascia a bocca aperta, oltre che realmente incastrato nelle
sue pagine, dandoti innanzitutto una serie di personaggi ognuno dei quali
significativo e comprovante d'un pezzo di mondo. Il protagonista del romanzo,
infatti, Francesco Barca, come si vede solamente in coda all'opera, fa il
giocatore di carte per professione. Dunque servendosi dell'oramai titolo, più
che soprannome, di Blackjack. Mentre nella sua mente scorre l'assenza della
madre. Più spunta l'improvviso, ovviamente, colpo di fulmine. Quando suo padre,
di taglio, è un nostalgico comunista ortodosso e intransigente - che in vecchia
ancora è capace di credere nella buonafede di compagni d'un tempo svendutisi
tranquillamente al nemico, al potere (questione che i figli cercano di
nasconderli fino alla fine della sua vita pura). Pezzi dati in pasto a una
montagna d'altri pezzi. Vedi il cameriere rom... Uomo italiano. Vittima di
pregiudizi, ma meno dei suoi connazionali solo in virtù dello stato sociale che
veste adesso nell'ex Belpaese. Il pregiudizio razziale, punto primo. Che
sfianca la dignità umana, comunque resistente, specie dove il grasso della
pancia piena è leggermente intaccato dal calo del rendimento dell'economia. Il
pregiudizio sessuale, punto secondo. Quando l'amata di Blackjcak è maltrattata
e vessata dal suocero. Come altri pregiudizi e condizioni dell'Italia d'oggi.
La storia sfiora veramente il giallo. Di pretesto. Mentre scava nell'anima dei singoli
e scava, proprio, nell'anima della nazione. Un tumulto di suggestioni. Tutte e
ognuna a scorrere da nastro nella trama. La parte peggiore e la migliore
dell'umanità, scoppia sullo schermo istallato da Valter Binaghi.
mercoledì 18 dicembre 2013
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