In qualità di Affiliato Amazon io ricevo un guadagno dagli acquisti idonei - As an Amazon Associate I earn from qualifying purchases - Als Amazon-Partner bekomme ich Geld, wenn ihr über meinen Link etwas kauft - Soy Afiliado de Amazon, así que me llevo una parte si compras algo usando mis links - アマゾンで紹介した商品を買ってもらえると、私にも少しおこずりがもらえる仕組みなんです - 아마존 애소시에이트로서 적격 구매 시 수익을 얻습니다.
Cerca nel blog
sabato 20 luglio 2013
Domani 21 luglio 2013 a Lecce Mino De Santis e Lupo Editore presentano al Ministro Cécile Kyenge il video “Pezzenti”
La Puglia terra di pace e
frontiera di accoglienza o terra di sfruttamento e di caporali? È questo uno
degli interrogativi, quello più emblematico, da cui ha preso le mosse il
sondaggio che il Centro Servizi Volontariato Salento in collaborazione con
Eurispes Puglia sta effettuando in questi giorni, in occasione
dell’aggiornamento del dossier “Uomini, o no?” pubblicato nel 2012 e dedicato
ai temi dell’immigrazione nel Salento. Un dossier che racconterà della nostra
terra e della nostra cultura, svelando il vero volto dei salentini e dei
pugliesi sui temi più vicini al rapporto con l’altro. Il Ministro per l’Integrazione
Cécile Kyenge sarà presente al
laboratorio di democrazia domenica 21 luglio dalle ore 16,00 alle ore
18,00 presso l’Hotel Hilton Garden Inn
di Lecce in via Cosimo De Giorgi 62. All’incontro, organizzato dal CSV Salento
con il patrocinio di CSV Puglia Net, Forum Terzo Settore, CSV Poiesis e Caritas
Puglia, parteciperanno: Luigi Russo del CSV Salento che presenterà il “Dossier
immigrazione Salento e sondaggio sul razzismo”, don Maurizio Tarantino della
Caritas Puglia, Daniele Ferrocino (Comunità Emmanuel) Portavoce del Forum
provinciale, Luigi Conte (Agesci) portavoce vicario, e l’ospite d’eccezione il ministro per
l’Integrazione Cécile Kyenge.
Nel corso dell’appuntamento Mino
De Santis presenterà al ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge e al pubblico del Laboratorio di democrazia
il videoclip “Pezzenti” (Muddhriche-Ululati, Lupo Editore) nato
dal genio artistico di Gianni De Blasi alla regia, e che ha visto la
straordinaria partecipazione di Alessandro Haber e di Nandu Popu dei Sud Sound
System. Si tratta di un omaggio che l’artista salentino intende fare come
frutto di un lavoro di ricerca da sempre incentrato sul dialogo e
sull’autenticità del vivere, ma soprattutto emblema fortissimo di quella carica
di solidarietà che il popolo salentino ha sempre e da sempre dimostrato nei
confronti di altri popoli e altre geografie di vissuti.
Muddhriche - Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno
ben chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti
al juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma anche l'impegno di
Stefano Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili
semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play. Mino De Santis è
a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora
raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un
pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel
riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche”
prodotto dall'etichetta Ululati (Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di
vita quotidiana, come fossero proprio molliche minute ed essenziali, messe
insieme per farne pane e nutrimento. Ci sono le "macchiette", i
personaggi del paese: “Lu prete” scaltro e smaliziato o la “La bizoca
e la svergognata”, apparentemente diverse ma "le stesse e l'hanno
sempre saputo".
C'è la bellezza e la malinconia degli "Anni"
passati tra casa, chiesa e sogni di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti”
(feat Nando Popu/Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra
“patruni e capurali”, senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla
giornata me definiti lo stesso invasori.
E tra mandolino e fisarmonica, si
continua a raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare
definizioni, che hanno così poco da dire ma tanto da parlare.
A poco a poco le
“Muddhriche” compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato
dalla copertina del disco, dall'alto, osserva, riconosce, cerca di individuare
quelle briciole, le piccole cose che continuano a dargli godimento. È un
carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira a pieni polmoni l'aria
scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone perché è il suo modo di
continuare a credere al sogno di anarchia.
Il Salento trova nuove parole, quelle
puntute, del graffio autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo
e l'occhio allo sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino
De Santis è così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)
Mino De Santis è un ascolto che
il tempo e la pratica portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che
arriva e resta. Ma un ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella
memoria e libera l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e
Francesco Aprile)
Mino ha scritto una pagina di
canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida
prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un
linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato,
rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con
il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la
chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un
materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca).
Autoironico e impietoso… lo
definirei un “verista” per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella
di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla
in versi. È un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a
qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta
anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità,
un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità
“popolare” oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De
Santis).
INFO
NESSUNO SA DI NOI – Simona Sparaco (Giunti Editore). Intervento di Vittoria Coppola
Pare che il fulcro della vicenda
si esaurisca entro le prime cento pagine. Il fatto accade presto e da lettrice
sono stata scossa da un brivido lungo la schiena. Così, immediato, fulmineo. Perché
sono una donna e posso diventare anch’io una mamma? Può darsi. Già, perché
“Nessuno sa di noi” di Simona Sparaco (finalista al Premio Strega 2013) è un
romanzo che tutte le donne dovrebbero leggere. Non sostengo mai l’idea che un
libro possa avere un pubblico pre-determinato. Da ogni romanzo – donne e uomini
– possono arricchirsi. È vero però, che
se a leggere il libro della Sparaco è una donna, le riflessioni possono
diventare infinite, perché il tema trattato da questa straordinaria scrittrice
entra nell’intimo femminile come una spada affilata. Sono ancora turbata dalla
lettura delle pagine. Mi ritrovo davanti al computer a scrivere, ma la mente è
lì con Luce, Pietro e Lorenzo: tre fari che possono illuminare le coscienze di
tutti noi. Veramente un gran libro. Da assorbire, direi. Sì, è la parola
giusta. In realtà è lui stesso che ti assorbe. È come se ti facesse delle
continue domande. Ma tu non ne sei infastidita, anzi: ne senti quasi il
bisogno. Vuoi rispondere ad ogni singolo interrogativo. Lo vuoi fare. Nessuno
sa di noi è per me una nuova prova della forza delle parole. Che hanno bisogno
di semplicità e non di fronzoli inutili. Ne consiglio la lettura.
venerdì 19 luglio 2013
giovedì 18 luglio 2013
mercoledì 17 luglio 2013
martedì 16 luglio 2013
Fratture di Massimiliano Nuzzolo (Italic Pequod)
Fratture è un romanzo che narra,
tra realtà e sogno, una strana e avvolgente storia d’amore tra un ragazzo e una
ragazza attraverso il telefono. I personaggi osservano ciò che accade loro
intorno e raccontano di questo e di sé, in una vera e propria parade
dell’assurdo. Da una parte, una sorta di crisi, generata da un incidente in cui
il protagonista perde la memoria e il suo habitat, mette davanti ai suoi occhi
un mondo crudelmente reale ma senza le “protezioni” affi nate negli anni
attraverso la crescita e la cultura: il subconscio riemerge, provocando ferite
e fratture, mentre i sogni lasciano senza risposta le domande più atroci , in
una totale assenza di emozioni. La protagonista femminile, invece, giovane fi
lmaker, procede in parallelo nei vari gradi di consapevolezza, in un inferno
privato alla ricerca di una nuova dimensione dell’esistere e di ciò che gli
uomini chiamano anima, anche se non l’hanno mai vista né sanno come essa sia
fatta. Un testo letterario e “filosofico”, in cui l’ironia, la drammaticità
degli eventi, la volontà nuova e fanciullesca dei protagonisti in un mondo che
non piace loro, conferiscono alla narrazione un’aura di sospensione nel tempo e
nel sogno, o forse nell’incubo, con una soluzione e un fi nale estremamente
anomali ma decisamente ottimisti.
Massimiliano Nuzzolo è nato a
Mestre nel 1971. Ha
esordito nel 2004 con il romanzo L’ultimo disco dei Cure. Nel 2007 ha pubblicato la
raccolta di poesie Tre metri sotto terra (Coniglio editore). Esperto di musica
e di culture giovanili, ha curato la raccolta di racconti La musica è il mio
radar (Mursia 2010).
DAMULI N'AUTRA BOTTA ovvero ANTOLOGIA LICENZIOSA DI TRENTA CANTI E PIZZICHE DAL SALENTO a cura di Daniele Durante (KURUMUNY).
La cultura orale di un
territorio, che trova nei canti una raffinata sintesi poetica e sonora per
esprimere la propria visione del mondo, non poteva non cantare la sessualità,
attraverso stornelli a dispetto o una delicatissima poetica in rima. Lo fa ricorrendo
a metafore e ammiccamenti; inventando nomi e significati al sesso femminile e
maschile; alzando un velo trapuntato di versi e parole poetiche che nascondono
l’atto sessuale. È molto vasto il repertorio dei canti licenziosi salentini con
punte allusive, maliziose, talvolta oscenamente in chiaro, talaltra di
difficile comprensione, almeno ad una prima analisi. Non riconoscere questa
vena significherebbe negare una delle fonti più vivaci, ispiratrici e
accattivanti di tutto il corpus sonoro. I grandi cantori o affabulatori
ricorrevano ad eleganti infiocchettature poetiche anche per aggirare
l’onnipresente e opprimente dottrina religiosa, che condannava ogni riferimento
e pratica della sessualità; l’allusione mirava a non offendere il collettivo
senso del pudore e a non turbare le anime dei fanciulli e delle fanciulle, che
d’altronde, convivendo e lavorando con gli animali, nella vita di tutti i
giorni assistevano in maniera naturale ai loro accoppiamenti. Ci piace pensare
che questa difficilissima arte di poetare e cantare potesse essere un veicolo
di conoscenza dei comportamenti sessuali e quindi una specie di trasmissione
etica sessuale. Nei canti proposti da Daniele, ricorre il ricco vocabolario con
cui sono indicati gli organi sessuali; i termini variano di paese in paese e
fanno riferimento ora ad oggetti di uso quotidiano (taeddha, farzura,
pastinaca, trapanaturu), ora ad immagini attinte ai grandi riti e miti che
sostanziano questa terra, ora a figure archetipiche come il monaco,
l’aggiustacofane, il cardararu, il giardiniere. Le tracce sonore offrono un
ampio ventaglio di arie e testi che – nel doppio senso, nell’ammiccamento,
nell’esplicito riferimento alla sessualità, ai suoi organi, al loro uso e
consumo – ci testimonia di una poetica musicale che arricchisce di nuovi
stimoli il panorama sonoro salentino. (Luigi Chiriatti)
Info sull’autore/curatore
Daniele Durante
Kurumuny
Telefono: 0832801528
Cellulare: 3299886391
lunedì 15 luglio 2013
Ada Fiore con il suo Vota Socrate (Lupo editore) alla Feltrinelli Point di Lecce
Ti insegna a vivere. Smaschera l'ignoranza e promuove l'amore per il
sapere. Si prende cura dell'educazione dei giovani. Ricava ricchezze dalla
virtù e non virtù dalle ricchezze. Rispetta le Leggi e onora la giustizia.
Costruisce un mondo di valori.
“Vota Socrate” di Ada Fiore (Lupo
editore) nasce mettendo a frutto un'esperienza unica nel suo genere, su un
territorio ad alta vocazione filosofica, il libro e l'intera operazione
editoriale cerca di realizzare il sogno di costruire una nuova umanità,
un'umanità che “Smaschera l'ignoranza e promuove l'amore per la ricerca e il
sapere, si prende cura dei giovani, rispetta le leggi e onora la giustizia, ricava
ricchezza dalle virtù, ricostruisce un mondo di veri valori”. Tutto questo è “Vota Socrate”, un libro che
propone un pensiero innovativo, con radici salde che affondano nel pensiero
antico, per aiutare nel popolo dei lettori la maturazione di una svolta
'ethos'-compatibile.
Il libro - E se un giorno Socrate
si fermasse davanti ai cancelli del Paradiso per discorrere di vizi privati e
pubbliche virtù con San Pietro? Ada Fiore, filosofa dell'era 2.0, immagina
questo curioso e particolare siparietto, alle soglie del terzo millennio, che
vede coinvolti due dei massimi protagonisti, involontari, della controversa
querelle tra fede e ragione che anima il dibattito culturale e filosofico da
millenni. Socrate, dopo la morte, ottiene il premio della vita eterna tra i
meritevoli, ma un disguido gli impedisce di varcare la soglia dell'Empireo e
deve attendere più di 2400 anni perché qualcuno si accorga di lui. E quel
qualcuno, naturalmente, è proprio il custode delle chiavi, il santo a cui il
Cristo ha affidato la custodia del Regno dei Cieli. Da quell'incontro casuale
scaturisce un intenso e fitto dialogo sulla società dei nostri giorni, sui mali
di cui essa si alimenta quotidianamente e sull'incapacità del genere umano di
sfuggire al lento declino a cui sembra destinato. Con un'agile e fruibile prosa
l'autrice prende per mano il lettore e lo avvicina all'affascinante mondo
dell'arte del pensiero. La filosofia diventa così scienza alla portata di
tutti, che si apre alla verifica della quotidianità e diventa strumento per la
sua comprensione. Alternando alla narrazione estratti dei testi originali, Ada
Fiore ci introduce nel mondo e nel pensiero di Socrate, filosofo tra i più
significativi dell'Occidente e figura attualissima che si distingue per
l'integrità morale della sua vita. Il pensatore ateniese, più vivo che mai,
sembra avere una risposta a ogni preoccupazione di San Pietro, comprese quelle
inerenti le pericolose derive della politica nostrana. E se in mezzo a proclami
elettorali e promesse di ogni sorta, i politici contemporanei appaiono privi di
proposte convincenti, il "manifesto" di Socrate si caratterizza per
la riscoperta di ideali a lungo sopiti, che mettono in comunione, per una
volta, i credi più disparati. Arriverà, forse, dalla filosofia il germoglio di
speranza per un futuro roseo? Ai posteri, anzi agli avi, l'ardua sentenza.
Info
domenica 14 luglio 2013
sabato 13 luglio 2013
venerdì 12 luglio 2013
UNA FRISELLA SUL MARE - Canzoni, ricordi e ricette da spiaggia a cura di Pierpaolo Lala (Fornelli Indecisi e Lupo editore). Dal 15 luglio 2013
Lunedì 15 luglio in ebook nei
digital store e lunedì 22 luglio in tutte le librerie d'Italia (distribuzione
Messaggerie Libri) esce "Una frisella sul mare. Canzoni, ricordi e ricette
da spiaggia" (Lupo Editore). Dopo "50 sfumature di fritto. Piccolo
Manuale Untologico" la crew gastronomica di Fornelli Indecisi, guidata dal
patron del concorso di cucina dozzinale, giornalista ed ex chitarrista di falò
Pierpaolo Lala, torna con un libro ideale da cantare, leggere e
"consumare" sotto l'ombrellone.
Il libro, un’idea a due menti e
quattro mani del patron e del giornalista, scrittore e musicista Osvaldo
Piliego, nasce dalla consapevolezza di un assurdo paradosso. In quale posto e
in quale stagione si mangiano, fino allo sfinimento, cose pesantissime e dure
da digerire? La risposta è drammatica: in spiaggia, d’estate. L’estate, nel
Salento, è sinonimo di “stanato”. La traduzione è molto semplice: tegame o
teglia da forno in acciaio. Ovviamente può essere anche in altro materiale o
usa e getta ma il concetto resta invariato. Anche perché lo stanato ha bisogno
sempre, per essere infornato, di un complemento di specificazione. Ossia uno
stanato di parmigiana, uno stanato di pasta al forno, uno stanato di
cannelloni, uno stanato di melanzane ripiene, uno stanato di focaccia, uno
stanato di pizza di patate. Lo stanato da solo non esiste, è come dire
"bottiglia". Di cosa: di acqua? di birra? di vino? di succo di
frutta? di olio extravergine d'oliva?
Ognuno di noi ha molti ricordi
“ambientati” in spiaggia o al mare. Tutti abbiamo una colonna sonora,
soprattutto quella dei falò, ormai vietati. Le spiagge dove abbiamo passato le
nostre infanzie ci fanno sempre sorridere e tornare alla mente le corse pinnate
o le prime fidanzatine. E come dimenticare le ricette e le giornate passate a
sfornare e trangugiare “stanati” carichi di parmigiane, paste al forno,
cannelloni, peperoni ripieni, cozze gratinate.
Il libro è diviso, dunque, in tre
sezioni: canzoni, ricordi e ricette. Tra le canzoni "Una frisella sul
mare" accoglie un piccolo repertorio di brani tipici soprattutto degli
anni ’80 e ‘90, che sono gli anni (terribili per alcuni, meravigliosi per
altri) nei quali è cresciuta la maggior parte dei membri della crew, da Albano
e Romina agli 883 passando per Vasco Rossi, Lucio Battisti, Marco Ferradini,
Francesco De Gregori, Antonello Venditti, i Cure, The Smiths, i Beatles, Amedeo
Minghi, il Gruppo Italiano, Bruno Martino, Fred Bongusto, Claudia Mori, Paul
Anka, Francesco Guccini, Vanessa Paradis, Gianni Pettenati, Peppino di Capri e
i brani popolari da cantare a squarciagola.
Grazie ai ricordi di numerosi
giornalisti, foodblogger e scrittori si ripercorre, poi, un lungo tratto della
costa pugliese da Bari sino alla provincia di Taranto. Non è un censimento ma
un viaggio casuale nei ricordi che passa da Capitolo, Spiaggia Bella, Torre
Chianca, San Cataldo, San Foca, Torre dell’Orso, Otranto, Santa Maria di Leuca,
Ugento, Porto Cesareo, Marina di Pulsano, Torre Ovo e tante altre località.
Donpasta, Osvaldo Piliego, Giuseppe Calogiuri, Raffaele Gorgoni, Alessio Viola,
Paola Sgobba, Francesa D’Agnano, Adolfo Maffei, Ennio Ciotta, Antonietta
Rosato, Salvatore De Simone, Fulvio Totaro, Maria Grazia Fasiello, Salvatore
Caracuta, Andrea Gabellone, Carlo Morelli, Daniela Sabato, Letizia Basile,
Danilo Siciliano, Dario Goffredo, Dario Quarta, Rossano Astremo, Paolo La
Peruta, Viviana Guadalupi e la misteriosa Senora Mia, ci raccontano una Puglia
diversa, vista da un’angolatura particolare: quella della tavola apparecchiata
in casa o improvvisata in una cabina, sugli scogli o sotto una pineta.
L’ultima parte è dedicata ad una
settantina di ricette, in rigoroso ordine alfabetico, perché in spiaggia non
esiste la differenza tra antipasto, primo, secondo, frutta, dolce. Tutto può
essere un pasto unico, perché c’è chi si mantiene leggero dissetandosi magari
con una granita o gustando un gelatino, c’è chi invece arriva in spiaggia
organizzato come fosse l’ultimo pranzo della sua vita. Le ricette sono
recuperate qua e là, rubacchiate on line, suggerite da amici e amiche,
tradizione di famiglia o selezionate tra i partecipanti alle precedenti
edizioni di Fornelli Indecisi. Infine Manila Benedetto ci spiega le sue teorie
sulle cose da bere (e da digerire) mentre a Pino De Luca (colonna di Fornelli
Indecisi) è affidato l’arduo compito di concludere con un “trattato” sulla
frisa. Quasi 200 pagine di note, parole e calorie.
Fornelli Indecisi è un concorso
di cucina dozzinale, nato dall’esperienza dell’omonimo gruppo su Facebook.
Casalinghe disperate, single buongustai, nonne con la frittura nel sangue,
mamme con la polpetta facile, zii con il vizio della crostata, nonni avvezzi
alla pasta con le cozze, quelli che dicono “non so chi sia Antonella Clerici”,
quelle che pensano che “la Parodi era meglio cotta e mangiata” sono i
concorrenti ideali di questo concorso dedicato a tutti. La quarta edizione,
anticipata dalle Primarie del Centrotavola, è attesa per la primavera 2014.
Il trentaseienne leccese
Pierpaolo Lala, socio-lavoratore della Cooperativa Coolclub, prova a fare il
giornalista sin dalla tenera età. Vive prettamente su Facebook (o retwittandosi
da solo) e quando ha tempo a San Cesario di Lecce, dove uccide piante e cerca
di sfamare gatti dai nomi strampalati. Sino al 2001 è stato un grande
chitarrista da falò proponendo cover demenziali e inediti tremendi. Da molti
anni prova a scrivere un libro sui neologismi della politica. Nel frattempo ha
ideato Fornelli Indecisi e ha pubblicato due libri di ricette (di altri). Prima
di entrare in acqua aspetta almeno quattro ore anche se ha mangiato solo una
fetta di melone. Dal 2012 è considerato un frittologo e un po’ si vergogna.
Quando gli chiedono che fai nella vita risponde serio: “Posto cose, taggo
gente”.
PROLOGO di Pierpaolo Lala
La cucina per me è fatta di
ricordi. La cucina per me è fatta di facce, dettagli, luoghi, situazioni,
canzoni, persone, donne amate e famiglie adorate, amici persi e amici trovati,
fanciullezza faticosa e adolescenza negata, chitarre e falò. La cucina per me è
mia madre che cerca la ricetta giusta per soddisfare le esigenze di tutti. La
cucina per me sono le mie nonne che ho perso troppo presto ma che ricordo alle
prese con i pranzi e le cene del giorno di festa, quelli in cui io mi sedevo
ancora al tavolo dei piccoli (de li piccinni) e recitavo la poesia in piedi
sulla sedia. La cucina per me sono le mie zie che ho osservato nelle lunghe
giornate passate con loro e i miei cugini. La cucina per me è una novità. Nel
2008 ho iniziato, per scherzo, un’avventura che si chiama Fornelli Indecisi.
Una rubrica di cucina dozzinale su Facebook che poi si è spostata nella vita
reale trasformandosi in un concorso. La cucina per me sono le oltre 200 persone
che in tre anni hanno partecipato, con lo spirito giusto, al concorso,
proponendo ricette da tutta Italia (e anche dall’estero) e provando a
raccontare la loro storia, il loro ricordo legato a quel piatto povero o ricco
che fosse. La cucina per me è un libro, nato per scherzo. “50 sfumature di fritto. Piccolo manuale
untologico”, uscito poco prima di Natale 2012. Una bella esperienza che mi ha
portato in giro per il Salento, la Puglia e l’Italia a raccontare Fornelli
Indecisi e parlare di frittura. Dalle biblioteche ai ristoranti, da
un’università per la terza età ad un festival sull’olio, dai pub alle cantine
di vino, dai negozi di design alle librerie, dalle enoteche all’Ikea di Bari ho
girato parecchio e ho conosciuto moltissime persone. Ognuno mi spiegava il suo
punto di vista dal quale osservare e praticare la cucina. La cucina per me sono
due modi di dire tipici di questa zona che hanno costellato tutta la mia vita e
quella di altre migliaia di persone. È difficile, complicato, ostico se non
impossibile riuscire ad estorcere le ricette alle proprie mamme per non parlare
delle nonne. La parola magica quando la descrizione non è esaustiva è una sola:
“règolati”. Cioè la ricetta c’è, le grammature anche ma ad un certo punto solo
l’esperienza può darti una mano. La regola del regolati vale per tutto (o
quasi). Nelle ricette è tradotto come q.b. ossia quanto basta, e vale per sale,
pepe, spezie in genere ma funziona a meraviglia con molti ingredienti
fondamentali. Quando prepara il polpettone, amalgamando la carne macinata con
l’uovo, il parmigiano, il pangrattato e un pizzico di sale (più altri
ingredienti a scelta), mia madre mi dice che ad un certo punto capisci che è
pronto perché lo senti. Senti tra le mani la consistenza che cambia e senti
anche l’odore della carne che man mano si fa meno intenso e prende i colori
della menta, dell’uovo, del formaggio. Nella vita io ho sempre cercato di
regolarmi, navigando a vista. In cucina c’è una quota di preparazione e di
meticolosa scienza e una quota (quella più affascinante, secondo me) che ti
porta a improvvisare, a regolarti e seguire il tuo istinto e il tuo gusto.
Il secondo modo di dire mi ha un
po’ rovinato la vita e mi ha portato ad ingrassare fin da piccolo. Oggi si
discute molto di indice di massa corporea, calorie, diete, cibi biologici.
Negli anni ’80, quando io ero piccolo, perché anche io sono stato piccolo,
questa “disciplina alimentare” era meno diffusa. Nelle mense ci servivano
quello che c’era e si poteva dare e anche in casa cercavamo di rubare le nuove merendine.
Insomma per un bambino corpulento (cicciottello, insomma ditela come solo i
piccoli sanno dire, con fare sprezzante) la frase di cui voglio parlarvi era la
pietra tombale su ogni velleità dietologica. Dopo pranzi luculliani, a base di
ogni ben di Dio, al minimo diniego, del tipo “basta, sono pieno”, la frase
tipica era “mena, ca verdura ete” (non fare lo schizzinoso, in fondo è solo
salutare verdura). Secondo questa corrente di pensiero, la parmigiana di
melanzane è verdura. E, in effetti, alla base del poderoso maniero sugoso c’è
una verdura, la melanzana, peccato sia pastellata e fritta. Se non è fritta, mi
spiace dirlo, non si tratta di parmigiana ma di un falso ideologico da
perseguire civilmente e (nei casi di reiterazione del reato) penalmente. Da
queste e altre riflessioni (che Gabriella, a furia di risentire, ha imparato a
memoria) scaturite da circa trenta presentazioni del libro è nata la
consapevolezza di un assurdo paradosso. In quale posto e in quale stagione
mangiamo fino allo sfinimento, cose pesantissime e dure da digerire? La
risposta è quasi surreale: in spiaggia d’estate. Sembra assurdo ma dalle mie
parti (nel profondo sud del Salento) e non stento a credere che sia lo stesso
in tutti i sud del mondo (ma secondo me anche al nord, certe cose sono uguali)
l’estate è sinonimo di “stanato”. La traduzione è molto semplice: teglia da
forno in acciaio. Ovviamente può essere anche in altro materiale o usa e getta
ma il concetto è sempre lo stesso. Anche perché lo stanato ha bisogno sempre di
un complemento di specificazione. Ossia uno stanato di parmigiana, uno stanato
di pasta al forno, uno stanato di cannelloni, uno stanato di melanzane ripiene.
Lo stanato da solo non esiste. è come dire una bottiglia. Di cosa? Di acqua, di
birra, di succo di frutta? E quindi da questa certezza è nata, insieme
all’amico, socio e collega, Osvaldo Piliego l’idea del libro che avete appena
acquistato o che state sfogliando (scroccando) in libreria o da qualche amico.
Ognuno di noi ha dei ricordi “ambientati” in spiaggia o al mare, legati alla
musica (soprattutto quella dei falò, ormai vietati), a luoghi precisi (le
spiagge dove abbiamo passato le nostre infanzie vi fanno sempre sorridere e
ricordare le corse pinnate o le prime fidanzatine) e ricette (perché in
spiaggia, comunque, bisogna pur mangiare). Il libro è dunque diviso in tre
parti: Canzoni, ricordi e ricette. Ogni sezione è aperta da una o più
introduzioni. Tra le canzoni troverete un piccolo elenco di brani tipici
soprattutto degli anni ’80 e ‘90, che sono gli anni (terribili per alcuni,
meravigliosi per altri) nei quali sono cresciuti la maggior parte degli autori
della seconda sezione. Grazie ai ricordi degli amici Donpasta (Daniele De
Michele), Pino De Luca, Osvaldo Piliego, Giuseppe Calogiuri, Raffaele Gorgoni,
Alessio Viola, Paola Sgobba, Francesa D’Agnano, Adolfo Maffei, Ennio Ciotta,
Antonietta Rosato, Salvatore De Simone, Fulvio Totaro, Maria Grazia Fasiello,
Salvatore Caracuta, Andrea Gabellone, Carlo Morelli, Daniela Sabato e Letizia
Basile, Danilo Siciliano, Dario Goffredo, Dario Quarta, Rossano Astremo, Paolo
La Peruta e Viviana Guadalupi ripercorriamo un lungo tratto della costa
pugliese da Bari sino alla provincia di Taranto. Non è un censimento ma un
viaggio casuale che passa da Capitolo, San Cataldo, Torre dell’Orso, Otranto,
Santa Maria di Leuca, Ugento, Porto Cesareo, Marina di Pulsano, Torre Ovo e
tante altre località che non ho mai visto e che non ho mai “assaggiato”.
L’ultima parte è dedicata alle
ricette, in ordine alfabetico, perché in spiaggia non esiste la differenza tra
antipasto, primo, secondo, frutta, dolce. Tutto può essere un pasto unico,
perché c’è chi si mantiene leggero dissetandosi magari con una granita o
gustando un gelatino, c’è chi invece arriva in spiaggia organizzato come fosse
l’ultimo pranzo della sua vita. Le ricette sono recuperate qua e là,
rubacchiate da facebook, suggerite da amici e amiche e selezionate tra i
partecipanti a Fornelli Indecisi (che ringrazio fino allo sfinimento). Manila Benedetto
ci spiega le sue teorie sulle cose da bere (e da digerire) mentre a Pino De
Luca (colonna di Fornelli Indecisi) è affidato l’arduo compito di concludere
con un “trattato” sulla frisa. Il titolo è nato da un brainstorming in ufficio
che alla fine ha messo insieme una canzone famosissima con uno dei simboli,
positivi e negativi, della cultura enogastronomica della mia regione. In alcuni
posti una frisa con il pomodoro costerà poco meno di questo libro,
controindicazione della crescita di presenze turistiche degli ultimi anni.
In chiusura tre consigli:
- ascoltate le canzoni (anche
quelle più brutte, e non sono poche)
- leggete i racconti (anche
quelli più tristi)
- provate le ricette che vi
suggeriamo (anche e soprattutto quelle più pesanti).
Buona estate e chi è senza
peccato scagli la prima dieta.
giovedì 11 luglio 2013
Azimuth di Maria Grazia Palazzo (LietoColle) domani 12 luglio a Brindisi
Il volume AZIMUTH (Lieto Colle
Editore) di Maria Grazia PALAZZO sarà presentato da Stefano Donno il 12 luglio 2013 alle ore 19.30 a Brindisi, presso
l’ex Convento S.Chiara, nei pressi di P.zza Duomo. E’ prevista la
partecipazione del M° Francesco Palazzo che eseguirà alla fisarmonica brani di
musica classica contemporanea, scelti dal suo ultimo CD ‘Movimento Perpetuo’ ,
contenenti autori quali L. Andriessen, T. I. Lundquist, T. Hosokawa, F.
Palazzo, S.di Gesualdo, O. Schmidt, S. Gubaidulina, G. Tailleferre.
AZIMUTH- sua opera prima,
pubblicata dall'editore LietoColle, ha ricevuto buon esito di accoglienza, per
la sua incisiva cifra poetica, immaginifica e pensosa. La poesia di “Azimuth”
ha in sé una prorompente vis femminile, erotica e mistica, antropologica e
prometeica, che combatte in sé il sacro e il profano, come a celebrare o a
invocare una tregua dentro un'esistenza ossimorica, sempre in fieri. E
l'ossimoro è, infatti, spesso usato dalla poetessa, per esprimere
l'oscillazione spaesante, onnivora di ogni ragione o religione,
nell'attraversamento di luoghi geografici che si fanno orizzonte d'anima,
finestra interiore in cerca di Azimuth. Così ‘il fisico-corporeo-biologico’ si
fa sostanza poetante di una ‘metafisica trascendente, metaoggettiva’ di un
‘divenire accadente’ che è ‘storia individuale e collettiva’.
Contributi e recensioni sono
visionabili sul sito www.lietocolle.com
Maria Grazia Palazzo, nata a
Martina Franca nel 1968, è avvocato civilista.
Vive a Monopoli da pochi anni. Alla formazione umanistica e giuridica,
alla sua passione per la parola ha affiancato da qualche anno, studi di scienze
religiose. Da sempre affascinata dal linguaggio artistico ha esordito sul tema
del viaggio e della memoria in una mostra multimediale a Monopoli presso il
Castelli Carlo V.
Ha pubblicato nel 2009-10 per
l'incantiere, storico giornale salentino, a cura di Arrigo Colombo e Walter
Vergallo. Alcune sue poesie sono state pubblicate nella Antologia ‘Viaggi di Versi’
da Pagine Editore e in ‘Chiedici la Parola’ per la Stilo Editrice. Promuove e
partecipa ad eventi culturali e di poesia.
Francesco Palazzo (Martina Franca
1969) allievo di Salvatore di Gesualdo. Si è diplomato brillantemente in
Fisarmonica (primo in Italia) presso il Conservatorio “L. Cherubini” di
Firenze.
Dal 1993 è docente di Fisarmonica
presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari; parallelamente all’attività concertistica e di insegnante, svolge quella
di revisore e compositore con svariate pubblicazioni di trascrizioni,
adattamenti e proprie composizioni per fisarmonica oltre ad una importante
opera di carattere didattico intitolata “Fondamenti di Tecnica
Fisarmonicistica”, per la Berben edizioni musicali e per la Physa Ed. Musicali.
Ha inciso per la Sorriso Ed. Mus., Rugginenti e, in particolare come solista,
per Phoenix Classics e per Digressione Music.
Nel 2005 ha esordito come
compositore vincendo il primo premio all’Ottava Edizione del Concorso
Internazionale di Composizione “Franco Evangelisti”, indetto dall’Associazione
Nuova Consonanza, con “Movimento Perpetuo” - Studio da Concerto per fisarmonica,
pubblicato a cura dell’Edizioni Suvini Zerboni. Le sue esecuzioni e
composizioni sono state trasmesse da RadioTre, Radio Vaticana, Radio Classica
Network e svariate emittenti europee.
mercoledì 10 luglio 2013
Iscriviti a:
Post (Atom)
I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno
I prodotti qui in vendita sono per chi cerca di più della realtà
Cerca nel blog
Nightcrawler: Il Diavolo Blu degli X-Men
PUBBLICITA' / ADVERTISING Chi non ha mai ammirato le acrobazie e il teleporto di Nightcrawler, il diavolo blu degli X-Men? Con la sua ...
-
VIII Edizione de Le mani e l'ascolto a cura di Mauro Marino e Piero Rapanà Fondo Verri, via S. Maria del Paradiso 8, Lecce Show case di ...