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mercoledì 10 luglio 2013

L'AUTENTICA STORIA DI OTRANTO NELLA GUERRA CONTRO I TURCHI. DI DANIELE PALMA (EDIZIONI KURUMUNY) IL 12 LUGLIO A ZOLLINO




Verrà presentato il libro di Daniele Palma edito da Kurumuny dal titolo “L'AUTENTICA STORIA DI OTRANTO NELLA GUERRA CONTRO I TURCHI. NUOVA LUCE SUGLI EVENTI DEL 1480-81. DALLE LETTERE CIFRATE TRA ERCOLE D’ESTE E I SUOI DIPLOMATICI”  venerdì  12 luglio alle ore 19,30 presso Palazzo Raho a Zollino in via Vittorio Veneto. Interverranno Antonio Chiga (Assessore alla cultura), Luigi Manni (Ricercatore), Luigi Chiriatti (Kurumuny), Daniele Palma (Autore). L’appuntamento ha il Patrocinio del Comune di Zollino


Più di trecento lettere originali presenti nell’Archivio di Stato di Modena – scritte nei giorni del conflitto e in parte codificate con un alfabeto segreto per comunicare in modo riservato le informazioni più delicate sui rapporti tra varie entità statuali, europee e mediterranee – costituiscono la struttura fondamentale di questo volume sulla guerra turca contro la Terra d’Otranto. Le risultanze che scaturiscono da tali documenti sono confrontate con altri già editi, con la storiografia posteriore e con la saggistica sull'argomento. Sul più vasto scenario della guerra che i turchi portarono in Terra d’Otranto, se da un lato è stato scritto molto, dall’altro sono rimaste molte questioni aperte. Lo stesso discorso vale, naturalmente, per altre questioni, quali l’esatta cronologia dei vari episodi in cui si dispiegò l’invasione turca o lo sterminio di centinaia di otrantini: perché fu voluto e precisamente da chi, con quale criterio  furono scelte le vittime, se ebbero la possibilità di scampare alla morte riscattandosi o abiurando la loro fede, se  questo fu loro richiesto, e altro ancora.

Daniele Palma - Daniele Palma, nato a Calimera (LE) nel 1952, forse perché impaziente di dedicarsi alla neonata passione per l’astrofisica, nel 1970 conclude brillantemente gli studi classici saltando l’ultimo anno di liceo. Negli anni seguenti, in effetti, studia fisica prima a Lecce e poi a Roma, laureandosi nel 1975 con una tesi nella quale introduce un nuovo parametro per lo studio di alcune caratteristiche degli ammassi globulari, grandi concentrazioni di stelle intorno alla nostra galassia. Tra un esame e l’altro trova il tempo di esprimere le sue opinioni – sulla politica, sull’economia e sul costume – in vari giornali locali, spesso da lui stesso fondati, diretti ecc.: forse, crede, per un residuo gusto per il componimento. Intanto pubblica su riviste specialistiche i risultati dei suoi studi: da solo (Evidence and properties of double shell burning stars in globular clusters), con il relatore della tesi (A parametric approach to the slope of the globular clusters giant branches) e con un gruppo di docenti e ricercatori dell’Università di Lecce (‘Mutual relationships between ice mantle and silicate core properties of interstellar grains’). La scoperta, non solo del parametro δ0.6, ma anche del fatto che la ricerca scientifica è bella quanto avara con i suoi amanti, specialmente se questi pretendono di dare uno sbocco concreto ai propri studi in un lasso ragionevole di tempo, lo induce a correggere la propria rotta, quanto basta per approdare ai lidi dell’informatica, scienza e tecnica allora pionieristica. Così, mentre passa attraverso cinque diverse aziende tra Roma e Lecce, riascolta il seducente canto delle sirene che gli rammentano come la sua anima – attratta fino a quel momento un po’ dall’umanesimo e un po’ dalla scienza – può trovare un buon equilibrio affiancando, ad un’attività lavorativa nel segno della logica e dell’elettronica, uno spazio di tempo libero dedicato alla ricerca storica e linguistica, con lo spunto di un’identità peculiare propria di una terra d’origine sospesa tra Oriente e Occidente. Credendo, quindi, di voler conoscere nomi, cognomi e date importanti di tutti i suoi antenati (e delle antenate), intraprende una ricostruzione sistematica delle migliaia di famiglie che sono vissute a Calimera dal Seicento all’Ottocento. Non solo: inseguendo le radici proprie e della moglie Dolores Greco (che sa bene quali attrattive lo tengono molte ore fuori di casa, immerso in fondi archivistici o agricoli), finisce per interessarsi anche del territorio circostante e dei suoi antichi abitanti. Lungi dal cercare improbabili quarti di nobiltà, scopre che i suoi figli, Giuseppe, Maria Veronica e Luigi Matteo, hanno inattesi antenati tra arcipreti di rito greco, mercanti genovesi, scultori, ecc.; e, strada facendo, raccoglie tante altre notizie – forse riportate come curiosità da alcuni benemeriti parroci antichi – che si rivelano particolarmente interessanti per la filopatria. Comincia così a pubblicare questi ritrovamenti, prima connettendoli con una trama narrativa (A metà del guado – Vicende religiose nella Calimera del Seicento [Calimera 1988]; Alba di luna sul mare – Tragedia di Roca tramandata oralmente sull’altra sponda [Galatina 2000]), poi all’interno di saggi lunghi (I Castriota a Calimera, sul Bollettino storico di Terra d’Otranto 10 [2000]; A nord di Kunta Kinte: incursioni e rapimenti in Terra d’Otranto intorno al secolo dei lumi sul Bollettino 11 [2001]) e anche in forma divulgativa (‘Donde Vrani’, Il Campanile di Borgagne; ‘Belloluogo, un nome che viene da lontano’, Quotidiano 29/1/2001, 14; ‘Roca, covo di pirati distrutto da Carlo V’, Quotidiano 4/6/2001, 17). Nel 2002 vedono la luce la monografia Roca – La diaspora unita nel culto di Maria e il saggio Un buon Lagetto inedito sugli eventi del 1480-81 in Otranto sul Bollettino 12, su cui continua, negli anni successivi, la pubblicazione delle risultanze scaturite indirettamente dagli studi genealogici: Cronache di altri tempi: tutti i particolari nei registri; Speranza nell’Essere e certezza del divenire in antichi documenti parrocchiali; Lingua e rito greco a Calimera e negli altri centri dell’area rocana. Nel frattempo, si dà corpo allo studio sulla feroce guerra turca, che colpisce le genti salentine mentre altrove il buio medievale è rischiarato dagli splendori rinascimentali, dando inizio a incubi plurisecolari che accomunano ancora una volta questo lembo d’Italia ai destini della Grecia, in un sincronismo perfetto di morte e resurrezione, fino all’inizio dell’Ottocento. In questo modo, Daniele Palma si ricollega agli studi iniziali sulle affinità culturali in senso lato della propria terra con il mondo ellenico.

Info

MUTI SONI CON AEDO, MASSIMO DONNO E CICCIO ZABINI ALLA MASSERIA SANT’ANGELO



Si esibiscono nella suggestiva Masseria Sant'Angelo di Corigliano gli Aedo con la loro musica in poesia, i ritmi  suadenti  di Massimo Donno con la sinergia di Ciccio Zabini. Muti Soni questo il nome del suggestivo appuntamento musicale che vedrà tre grandi realtà artistiche e musicali suonare magicamente insieme.
Evento imperdibile: Venerdì 12 luglio 2013, ore 22.00 - Masseria Sant'Angelo - via Case Sparse - Corigliano (Lecce).

SALUTO AL NEMICO (ULULATI, LUPO EDITORE) DEGLI AEDO - Molto più che interessante, anzi intrigante e molto bello questo lavoro degli AEDO. L'album si apre con “Acqua” e si chiude con “Penelope”, come se nell'andirivieni delle onde nel tessere e disfare una tela ci sia un attesa di qualcosa di positivo l'arrivo anche solo di una immagine benigna. Tra il brano di apertura e quello di chiusura splendidi brani sono Le orecchie del Re e La pancia del mostro. Bellissima anche “Le tue mani”. Le sonorità sono a volte rarefatte a volte forsennate come gli stati d'animo di una società in travaglio.
Belli i testi con sfumature agrodolci e le sonorità che vanno dalla ballada a brani più potenti intersecati da un'etnicità mai banale.

Nato nell’agosto del 2010, il progetto AEDO delinea un percorso lirico che si nutre delle radici del suono piegando il canto popolare alla riproduzione della natura. Dalla ricerca e riconsiderazione di antichi miti fino a giungere a testi di natura contemporanea, lo spettacolo proposto restituisce un ricercato immaginario arcaico che si distingue in contesti molto diversi dimostrando di possedere quella natura poliedrica tipica del Teatro Canzone. Nel 2011 e 2012 gli AEDO si esibiscono in numerosi concerti, dividono il palco con artisti di fama internazionale come i RADIODERVISH e LUCA MORINO, realizzano una tournee nazionale che li porta a suonare a ROMA e BARI, vincono il Concorso OFFICINE DELLA MUSICA in occasione del quale viene prodotto un videoclip professionale del brano “MACARIA” realizzato dalla PUNTO EXE con la regia di GIANNI DE BLASI e sostenuto da diversi partner quali: UNIONE EUROPEA, PUGLIA SOUNDS, REGIONE PUGLIA, TEATRO PUBBLICO PUGLIESE, PUGLIA PER TUTTE LE STAGIONI.

Gli AEDO sono:
Giovanni Saccomanno
voce e chitarra acustica
Eleonora Pascarelli voce
Mauro Pispico chitarra classica
Chiara Arcadi violino
Francesco Spada organetto
Giuseppe Donadei percussioni
Giorgio Kwiatkoswski basso


AMORE E MARCHETTE (ULULATI, LUPO EDITORE) DI MASSIMO DONNO. Nelle undici tracce che compongono l'esordio di Massimo Donno c'è il segno di un cantautore che conosce la materia umana, e che ama mescolare l'ironia e la poesia alla quotidianità surreale dell'amore, fino a includere non solo le atmosfere - in un dialogo costante - ma anche le voci del passato prossimo di Pier Paolo Pasolini (nel brano "Tango") o del grande Alberto Sordi (in "Bologna A.D. 2012"), mescolandole al presente delle sue suggestioni autobiografiche, come fa ad esempio nella traccia dal titolo "Il mio compleanno". Un cantautore, Massimo Donno, che non ha paura di guardarsi e, soprattutto, guardarci dentro con il ritmo di una musica leggera e ironica. "Amore e marchette", nuova produzione dell'etichetta Ululati, vanta, tra le collaborazioni di eccellenza, quelle con Massimo Geri (presente anche nel video del singolo "Amore e Marchette", realizzato dal talentuoso regista Gianni De Blasi), Nilza Costa (nel brano "Il bianco ed il nero") e Guido Sodo, nel brano intitolato "La colpa".

Inizia lo studio della chitarra a tredici anni. Tra il 2000 – 2001, insieme a Luca Barrotta e ad altri musicisti, avvia il suo primo progetto di folk d'autore, "Allegra brigata Bodhran", ensemble che, ai testi di Massimo, unisce i suoni tradizionali del sud Italia, dei Balcani, del klezmer. I lavori realizzati sono "Memorie" (2001), "In cerca d'autore" (2003), "Demo" (2006), (demo-cd autoprodotti), con una semifinale al "Premio De Andrè" dentro questo percorso.
Dal 2005 ad oggi, realizza diversi spettacoli tra cui "Ti saluto dai paesi di domani..." sulla vita di Fabrizio de Andrè; "Le Otto ore" ispirato alle musiche tradizionali di lavoro e immigrazione di tutta Italia; "One hand Jack", tratto da un monologo di Stefano Benni, con musiche di Fred Buscaglione.
Negli anni Donno è ospite di progetti altrui, in cui opera da turnista. Collabora con l'attore Simone Franco, con Alberto Bertoli (figlio di Pierangelo), con l'osservatorio astronomico di Bologna e l'associazione per la Divulgazione delle Scienze Sofos, per la realizzazione dello spettacolo di osservazione astronomica/divulgazione scientifica dal titolo Racconti di cielo – Armonie tra mito e scienza. 
Insieme al cantautore Gigi Marras, guadagna la finale al premio Bindi 2011 e la finale al Premio Musicultura 2012 (Ex Premio Città di Recanati), entrando nel cd ufficiale con i brani dei 16 finalisti. A giugno, con un suo brano "Amore e Marchette", vince "Promo", mini-concorso su Ciao Radio, radio Emiliana, ricevendo il maggior numero di voti. A luglio 2012 è stato finalista al Premio Bindi riscuotendo ottimi risultati di pubblico e critica. A settembre 2012 è stato finalista al Festival delle Arti di Bologna, contest organizzato da Andrea Mingardi.
È stato finalista alla 14esima edizione di Biella Festival autori e cantautori 2012, classificandosi tra i primi cinque. È stato semifinalista al Tour Music Fest, il più grande festival europeo dedicato alla musica emergente, con la commissione artistica presieduta da Mogol.
Scrive di lui Oliviero Malaspina: "Massimo Donno è un gatto che salta sui tetti della canzone d'autore italiana prendendosene la parte più nobile. Come un gatto ci fa le fusa, ci conquista per poi graffiarci quando meno ce lo aspettiamo. Come un prestigiatore muove le parole tra surrealismo e neorealismo. Ci concede una musica tra sogno e realtà. Il disco in ogni traccia è una capriola, una giostra un pugno e uno sberleffo un bacio e uno schiaffo. Cartina tornasole delle nostre vite imbarcate su fragili vascelli. Semantica del testo e sintassi musicale si armonizzano perfettamente nel suo creato di opposizioni binarie. Dalle quali scaturisce una bellissima opera, un'opera aperta. Un'opera che perdere è come fare peccato".


CICCIO ZABINI - Ciccio Zabini, classe ’82, comincia a soffiare nell’armonica a bocca a 8 anni, e a prendere lezioni di tastiera interrotte per paura del saggio finale. A 15 imbraccia la chitarra e comincia a scrivere canzoni. Suona in due gruppi di musica popolare durante il liceo. Dal 2007 comincia a offrirsi al pubblico con il Duo Lemukù. Attualmente sta selezionando musicisti per collaborare agli arrangiamenti della sua più recente produzione artistica.

INFO

Per uscire dalla crisi VOTA SOCRATE e il suo programma ethos-compatibile! L’11 luglio 2013 al Palazzo della Cultura a Galatina si presenta Vota Socrate di Ada Fiore (Lupo editore)

Ti insegna a vivere. Smaschera l'ignoranza e promuove l'amore per il sapere. Si prende cura dell'educazione dei giovani. Ricava ricchezze dalla virtù e non virtù dalle ricchezze. Rispetta le Leggi e onora la giustizia. Costruisce un mondo di valori.

 L’11 luglio 2013 ore 19,30 presso il Palazzo della Cultura in piazza Alighieri 54 a Galatina ci sarà l’incontro con Ada Fiore autrice per Lupo editore del volume VOTA SOCRATE! Dialogano con l'autrice il Filosofo Mario Carparelli (Università del Salento) e Francesco Luceri ( Officine Filosofiche di Terra d'Otranto). Sarà presente l'assessore alla Cultura presso il Comune di Galatina Daniela Vantaggiato.

“Vota Socrate” di Ada Fiore (Lupo editore) nasce mettendo a frutto un'esperienza unica nel suo genere, su un territorio ad alta vocazione filosofica, il libro e l'intera operazione editoriale cerca di realizzare il sogno di costruire una nuova umanità, un'umanità che “Smaschera l'ignoranza e promuove l'amore per la ricerca e il sapere, si prende cura dei giovani, rispetta le leggi e onora la giustizia, ricava ricchezza dalle virtù, ricostruisce un mondo di veri valori”.  Tutto questo è “Vota Socrate”, un libro che propone un pensiero innovativo, con radici salde che affondano nel pensiero antico, per aiutare nel popolo dei lettori la maturazione di una svolta 'ethos'-compatibile.


Il libro - E se un giorno Socrate si fermasse davanti ai cancelli del Paradiso per discorrere di vizi privati e pubbliche virtù con San Pietro? Ada Fiore, filosofa dell'era 2.0, immagina questo curioso e particolare siparietto, alle soglie del terzo millennio, che vede coinvolti due dei massimi protagonisti, involontari, della controversa querelle tra fede e ragione che anima il dibattito culturale e filosofico da millenni. Socrate, dopo la morte, ottiene il premio della vita eterna tra i meritevoli, ma un disguido gli impedisce di varcare la soglia dell'Empireo e deve attendere più di 2400 anni perché qualcuno si accorga di lui. E quel qualcuno, naturalmente, è proprio il custode delle chiavi, il santo a cui il Cristo ha affidato la custodia del Regno dei Cieli. Da quell'incontro casuale scaturisce un intenso e fitto dialogo sulla società dei nostri giorni, sui mali di cui essa si alimenta quotidianamente e sull'incapacità del genere umano di sfuggire al lento declino a cui sembra destinato. Con un'agile e fruibile prosa l'autrice prende per mano il lettore e lo avvicina all'affascinante mondo dell'arte del pensiero. La filosofia diventa così scienza alla portata di tutti, che si apre alla verifica della quotidianità e diventa strumento per la sua comprensione. Alternando alla narrazione estratti dei testi originali, Ada Fiore ci introduce nel mondo e nel pensiero di Socrate, filosofo tra i più significativi dell'Occidente e figura attualissima che si distingue per l'integrità morale della sua vita. Il pensatore ateniese, più vivo che mai, sembra avere una risposta a ogni preoccupazione di San Pietro, comprese quelle inerenti le pericolose derive della politica nostrana. E se in mezzo a proclami elettorali e promesse di ogni sorta, i politici contemporanei appaiono privi di proposte convincenti, il "manifesto" di Socrate si caratterizza per la riscoperta di ideali a lungo sopiti, che mettono in comunione, per una volta, i credi più disparati. Arriverà, forse, dalla filosofia il germoglio di speranza per un futuro roseo? Ai posteri, anzi agli avi, l'ardua sentenza.


Info

martedì 9 luglio 2013

Istat: cresce la propensione al risparmio...

Intervista esclusiva di RaiNews24 al Ministro dell'Ambiente Andrea Orlando

Mino De Santis alla Feltrinelli Point di Lecce in occasione dell’uscita del suo ultimo lavoro Muddhriche (Ululati, Lupo editore)




Appuntamento imperdibile in questa calda estate alla Libreria Feltrinelli Point di Lecce con la presentazione del nuovo cd di Mino De Santis “Muddhriche” (Ululati-Lupo Editore). Giovedì 11 luglio 2013, ore 20.00 - Libreria Feltrinelli Point - via Felice Cavallotti, 7/A - LECCE.


Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno ben chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti al juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma anche l'impegno di Stefano Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play. Mino De Santis è a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche” prodotto dall'etichetta Ululati (Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di vita quotidiana, come fossero proprio molliche minute ed essenziali, messe insieme per farne pane e nutrimento. Ci sono le "macchiette", i personaggi del paese: “Lu prete” scaltro e smaliziato o la “La bizoca e la svergognata”, apparentemente diverse ma "le stesse e l'hanno sempre saputo". 
C'è la bellezza e la malinconia degli "Anni" passati tra casa, chiesa e sogni di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti” (feat Nando Popu/Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra “patruni e capurali”, senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla giornata me definiti lo stesso invasori. 
E tra mandolino e fisarmonica, si continua a raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare definizioni, che hanno così poco da dire ma tanto da parlare. 
A poco a poco le “Muddhriche” compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato dalla copertina del disco, dall'alto, osserva, riconosce, cerca di individuare quelle briciole, le piccole cose che continuano a dargli godimento. È un carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira a pieni polmoni l'aria scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone perché è il suo modo di continuare a credere al sogno di anarchia.

Il Salento trova nuove parole, quelle puntute, del graffio autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo e l'occhio allo sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino De Santis è così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)
Mino De Santis è un ascolto che il tempo e la pratica portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che arriva e resta. Ma un ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella memoria e libera l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e Francesco Aprile)
Mino ha scritto una pagina di canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato, rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca).
Autoironico e impietoso… lo definirei un “verista” per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla in versi. È un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità, un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità “popolare” oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De Santis).


INFO

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lunedì 8 luglio 2013

PD, Epifani: "Congresso entro fine anno, primarie siano aperte"

L'omelia del Papa a Lampedusa

Don Giussani o Giovanni Paolo II? A Rimini si litiga sulla rotonda - Corriere di Bologna

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Primarie del Pd a dicembre, aperte ai non iscritti. Separati i ruoli di segretario e candidato. - Repubblica.it

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Zanonato: ridurre l'Imu su prima casa e capannoni. Squinzi: debiti Pa e cuneo fiscali più urgenti - Il Sole 24 ORE

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Autopubblicarsi è da sfigati? Ditelo a Whitman, Proust, Svevo, Moravia… | Criticalmastra

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Nuovo libro di Angelo Cavallo - Arte e libri Bari

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I libri raccontati dagli Editori. "Splendor. Storia (inconsueta) del cinema italiano" di Steve Della Casa

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Gianluigi Nuzzi, ''I libri devono diventare più popolari'' . libreriamo.it - recensioni libri

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domenica 7 luglio 2013

Rolling Stones a Londra in un trionfo di pubblico

San Francisco Boeing

Grillo al mare in Costa Smeralda - Corriere.it

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FlashNews : euronews : Le ultime notizie internazionali come video on demand

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I vendicatori, Pippo Civati e la sinistra che non si rassegna | l'Occidentale

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Expo 2015, per Maroni serve una deroga al patto di stabilità. Sala: il futuro è nelle nostre mani - Il Sole 24 ORE

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Rosae di Paestum, libri all�ombra dei templi: la rassegna letteraria pi� suggestiva dell�estate

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Tennis di John McPhee (Adelphi)





Se c'è un libro in grado di dividere i lettori fra chi rischia di contrarre in una forma o nell'altra il morbo del tennis, e chi invece ne risulta immune, è questo. Dove si rivive, un punto dopo l'altro, la semifinale di Forest Hills 1968 fra Arthur Ashe e Clark Graebner - la prima disputata da un tennista nero agli albori dell'era Open, ma anche e soprattutto la prima partita di tennis raccontata dall'interno del luogo enigmatico e fino ad allora inesplorato che il gioco abita, e spesso devasta: la mente del tennista. Guardandola per caso alla CBS, John McPhee era subito rimasto incantato dal magnifico arabesco che i colpi dei due protagonisti - diversi in tutto, e in primo luogo nello stile - disegnavano sull'erba. Ma rivedendo il match insieme a Ashe e Graebner ascoltandone i racconti, trascrivendone le reazioni - McPhee lo ha poi ricostruito, in Livelli di gioco, con due soli accorgimenti: la demoniaca accuratezza descrittiva che ha fatto di lui una leggenda della narrativa americana, e i veri ingredienti del tennis: collera, spavento, esaltazione, freddezza, sconforto, orgoglio. Gli stessi che qualche mese prima McPhee aveva scoperto vivendo per quindici giorni a pochi centimetri di distanza dal prato su cui il tennis moderno è nato, per ascoltare e poi ritrarre dal vero, nel secondo pezzo che compone questo libro, uno dei suoi personaggi più indimenticabili: Robert Twynam, giardiniere capo di Wimbledon.

sabato 6 luglio 2013

Egitto, si spara anche nel Sinai

Monica Maggioni intervista Matteo Renzi al Festival Popsofia di Pesaro

Traffico, Viminale: "Estate senza bollino nero" La crisi "elimina" le code per l'esodo - Cronaca - Tgcom24

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Censura o no? Secondo Grillo il ddl Torrisi (Pdl) è pensato per chiudere il suo blog - Il Sole 24 ORE

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Imu, nuovo scontro nel governo Brunetta attacca Grasso e Boldrini: «Lavorano per minoranze estremiste» - Il Messaggero

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L'AUTENTICA STORIA DI OTRANTO NELLA GUERRA CONTRO I TURCHI. NUOVA LUCE SUGLI EVENTI DEL 1480-81 DALLE LETTERE CIFRATE TRA ERCOLE D’ESTE E I SUOI DIPLOMATICI DI DANIELE PALMA (KURUMUNY EDIZIONI)

Più di trecento lettere originali presenti nell’Archivio di Stato di Modena – scritte nei giorni del conflitto e in parte codificate con un alfabeto segreto per comunicare in modo riservato le informazioni più delicate sui rapporti tra varie entità statuali, europee e mediterranee – costituiscono la struttura fondamentale di questo volume sulla guerra turca contro la Terra d’Otranto. Le risultanze che scaturiscono da tali documenti sono confrontate con altri già editi, con la storiografia posteriore e con la saggistica sull'argomento. Sul più vasto scenario della guerra che i turchi portarono in Terra d’Otranto, se da un lato è stato scritto molto, dall’altro sono rimaste molte questioni aperte. Lo stesso discorso vale, naturalmente, per altre questioni, quali l’esatta cronologia dei vari episodi in cui si dispiegò l’invasione turca o lo sterminio di centinaia di otrantini: perché fu voluto e precisamente da chi, con quale criterio  furono scelte le vittime, se ebbero la possibilità di scampare alla morte riscattandosi o abiurando la loro fede, se  questo fu loro richiesto, e altro ancora.

Daniele Palma - Daniele Palma, nato a Calimera (LE) nel 1952, forse perché impaziente di dedicarsi alla neonata passione per l’astrofisica, nel 1970 conclude brillantemente gli studi classici saltando l’ultimo anno di liceo. Negli anni seguenti, in effetti, studia fisica prima a Lecce e poi a Roma, laureandosi nel 1975 con una tesi nella quale introduce un nuovo parametro per lo studio di alcune caratteristiche degli ammassi globulari, grandi concentrazioni di stelle intorno alla nostra galassia. Tra un esame e l’altro trova il tempo di esprimere le sue opinioni – sulla politica, sull’economia e sul costume – in vari giornali locali, spesso da lui stesso fondati, diretti ecc.: forse, crede, per un residuo gusto per il componimento. Intanto pubblica su riviste specialistiche i risultati dei suoi studi: da solo (Evidence and properties of double shell burning stars in globular clusters), con il relatore della tesi (A parametric approach to the slope of the globular clusters giant branches) e con un gruppo di docenti e ricercatori dell’Università di Lecce (‘Mutual relationships between ice mantle and silicate core properties of interstellar grains’). La scoperta, non solo del parametro δ0.6, ma anche del fatto che la ricerca scientifica è bella quanto avara con i suoi amanti, specialmente se questi pretendono di dare uno sbocco concreto ai propri studi in un lasso ragionevole di tempo, lo induce a correggere la propria rotta, quanto basta per approdare ai lidi dell’informatica, scienza e tecnica allora pionieristica. Così, mentre passa attraverso cinque diverse aziende tra Roma e Lecce, riascolta il seducente canto delle sirene che gli rammentano come la sua anima – attratta fino a quel momento un po’ dall’umanesimo e un po’ dalla scienza – può trovare un buon equilibrio affiancando, ad un’attività lavorativa nel segno della logica e dell’elettronica, uno spazio di tempo libero dedicato alla ricerca storica e linguistica, con lo spunto di un’identità peculiare propria di una terra d’origine sospesa tra Oriente e Occidente. Credendo, quindi, di voler conoscere nomi, cognomi e date importanti di tutti i suoi antenati (e delle antenate), intraprende una ricostruzione sistematica delle migliaia di famiglie che sono vissute a Calimera dal Seicento all’Ottocento. Non solo: inseguendo le radici proprie e della moglie Dolores Greco (che sa bene quali attrattive lo tengono molte ore fuori di casa, immerso in fondi archivistici o agricoli), finisce per interessarsi anche del territorio circostante e dei suoi antichi abitanti. Lungi dal cercare improbabili quarti di nobiltà, scopre che i suoi figli, Giuseppe, Maria Veronica e Luigi Matteo, hanno inattesi antenati tra arcipreti di rito greco, mercanti genovesi, scultori, ecc.; e, strada facendo, raccoglie tante altre notizie – forse riportate come curiosità da alcuni benemeriti parroci antichi – che si rivelano particolarmente interessanti per la filopatria. Comincia così a pubblicare questi ritrovamenti, prima connettendoli con una trama narrativa (A metà del guado – Vicende religiose nella Calimera del Seicento [Calimera 1988]; Alba di luna sul mare – Tragedia di Roca tramandata oralmente sull’altra sponda [Galatina 2000]), poi all’interno di saggi lunghi (I Castriota a Calimera, sul Bollettino storico di Terra d’Otranto 10 [2000]; A nord di Kunta Kinte: incursioni e rapimenti in Terra d’Otranto intorno al secolo dei lumi sul Bollettino 11 [2001]) e anche in forma divulgativa (‘Donde Vrani’, Il Campanile di Borgagne; ‘Belloluogo, un nome che viene da lontano’, Quotidiano 29/1/2001, 14; ‘Roca, covo di pirati distrutto da Carlo V’, Quotidiano 4/6/2001, 17). Nel 2002 vedono la luce la monografia Roca – La diaspora unita nel culto di Maria e il saggio Un buon Lagetto inedito sugli eventi del 1480-81 in Otranto sul Bollettino 12, su cui continua, negli anni successivi, la pubblicazione delle risultanze scaturite indirettamente dagli studi genealogici: Cronache di altri tempi: tutti i particolari nei registri; Speranza nell’Essere e certezza del divenire in antichi documenti parrocchiali; Lingua e rito greco a Calimera e negli altri centri dell’area rocana. Nel frattempo, si dà corpo allo studio sulla feroce guerra turca, che colpisce le genti salentine mentre altrove il buio medievale è rischiarato dagli splendori rinascimentali, dando inizio a incubi plurisecolari che accomunano ancora una volta questo lembo d’Italia ai destini della Grecia, in un sincronismo perfetto di morte e resurrezione, fino all’inizio dell’Ottocento. In questo modo, Daniele Palma si ricollega agli studi iniziali sulle affinità culturali in senso lato della propria terra con il mondo ellenico.

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venerdì 5 luglio 2013

Caso Snowden: il Sudamerica pretende che venga chiesto scusa a Morales (euronews)

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Intervista a Walter Siti vincitore dello Strega

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giovedì 4 luglio 2013

Quali morti sospette in psichiatria di Marialaura Carcano

Jack Vance , IL CICLO DELLA TERRA MORENTE ovvero La terra morente, Le avventure di Cugel l'Astuto, La saga di Cugel , Rhialto il meraviglioso (Fanucci)


Lo scrittore statunitense Jack Vance, è considerato uno dei re del fantastico. Autore pluripremiato, con traduzioni in ventisette lingue, ha scritto oltre sessanta libri, la maggior parte dei quali inseriti in saghe fantasy e fantascientifiche: i più famosi sono i quattro volumi del ''Ciclo della Terra morente'' che tornano finalmente in libreria. Il ciclo, ispirato ai lavori di C.A. Smith, comprende due collezioni di racconti e due romanzi. L’ambiente narrativo è sempre lo stesso, un’era futura lontana in cui il sole è ormai una debole fiaccola e la Terra gli rotola attorno, stanca e popolata da un’umanità cialtrona e violenta che si trascina sullo sfondo di città decadenti visitate di tanto in tanto da stregoni, demoni, avventurieri e altre figure fantastiche abilmente create dal genio dell’autore.

La terra morente (pp. 176 - € 9.90 - Traduzione di Maria Teresa Aquilano e Roberta Rambelli)

Il primo capitolo del ciclo La Terra morente è ambientato in un futuro remoto in cui il crepuscolo della Terra ormai giunta alla sua fine pervade ogni cosa, anche la mente degli uomini, condizionandone emozioni e sentimenti. In una realtà cupa e corrosa dal tempo, la popolazione umana si riduce ogni giorno sempre di più, sopravvivendo in strutture un tempo lussuose e ora decadenti. Strane figure ormai indistinguibili si muovono come zombie: avventurieri e stregoni, esseri umani e non umani, mostri grotteschi terreni e soprannaturali. La scienza è stata sostituita da un miscuglio di magia e tecnologia, con regole, formule e leggi tutte nuove. Il passato è un ricordo tenebroso che pochi cercano di riscoprire, occupati a vivere un tempo che scorre lento ma inesorabile.

Le avventure di Cugel l'Astuto  (pp. 224 - € 9.90 - Traduzione di Maria Teresa Aquilano e Roberta Rambelli)

La fine della Terra è vicina e gli abitanti ne sono perfettamente consapevoli: alcuni sono ormai rassegnati, altri, come Cugel
l’Astuto, cercano un riscatto, intraprendendo avventure pericolose spinti dal desiderio sfrenato di tentare il tutto per tutto per sfidare il tempo e la realtà, in vista di una fine imminente. Costretto dal Mago Beffardo Iucounu ad affrontare l’audace missione di appropriarsi di una lente magica che permette di vedere il Sopramondo, Cugel parte per il primo di una lunga serie di viaggi lontano da casa, durante il quale sfiderà il Mago Beffardo e gli strani e squallidi abitanti di un villaggio in cui ogni cosa sembra irreale... ma il ritorno alla Terra appare quasi impossibile e il tempo che resta è ormai agli sgoccioli.

La saga di Cugel (pp. 352 - € 9.90 - Traduzione di Maria Agnese Grimaldi)

Cugel l’Astuto, personaggio ambiguo e nello stesso tempo attraente, siede sconsolato su una spiaggia lontanissima da casa, dall’altra parte del pianeta sulla costa di Shanglestone. Il suo unico obiettivo, anche questa volta, è tornare e vendicarsi del Mago Beffardo, unico responsabile del suo secondo esilio. Per farlo, però, sarà costretto ad affrontare ostacoli d’ogni genere e una serie straordinaria di avventure a bordo di una nave mercantile, come responsabile della manutenzione dei vermi marini giganti. Solo il ritorno nella terra di Almery potrà permettere a Cugel di mettere in atto la sua vendetta, ma la strada è lunga e la vita sulla nave riserva difficoltà e innumerevoli pericoli.

Rhialto il meraviglioso (pp. 256 - € 9.90 – Traduzione di Gianluigi Zuddas)

Il gruppo di maghi di cui fa parte Rhialto vive nel Ventunesimo Eone, nella Terra del lontanissimo futuro, quando il Sole è ormai alla fine del suo ciclo vitale. Dotati di enormi poteri, i maghi hanno fondato un’associazione per proteggere i loro interessi dagli attacchi esterni, in una realtà sempre più precaria e decadente. Il vanitoso e altezzoso Rhialto è vittima delle macchinazioni del collega Hache-Moncour, e deve darsi da fare per salvaguardare i rapporti con gli altri maghi ed evitare di perdere per sempre le pietre magiche fonti di molti dei suoi poteri. Per far ciò, intraprenderà un viaggio a ritroso nel tempo alla ricerca dei Principi originari che in passato hanno fondato il codice di condotta dei maghi, in una dimensione al limite tra sogno e incubo.


Jack Vance nasce in California nel 1916. Dopo aver svolto i lavori più disparati, si iscrive all’università di Berkeley, ma non termina gli studi. Si arruola nella marina mercantile all’inizio della Seconda guerra mondiale e in questo periodo inizia a scrivere i primi racconti che hanno poi composto il ciclo La Terra morente. Ha vinto numerosi premi, tra i quali: il Premio Hugo, per tre volte, il World Fantasy Award, per due volte, e il Premio Nebula.

Nota per il lettore - "Rhialto il meraviglioso" è un'opera indipendente da "La Terra morente" e può essere letta separatamente. "La saga di Cugel" è il seguito di "Cugel l'astuto" (la seconda parte di "La Terra morente") ed inizia nel punto preciso in cui quella terminava. Tuttavia anch'essa può essere letta autonomamente.

Traduzioni di Maria Teresa Aquilano e Roberta Rambelli e Gianluigi Zuddas € 9.90 ciascuno
In libreria – 11 luglio


mercoledì 3 luglio 2013

Intervista a Sinead O'Connor in concerto a Bollate

RUTULI’ DI DARIO MUCI (LUPO EDITORE) LIVE IN CONTRADA ARAGONA (TUGLIE) DOMENICA 7 LUGLIO 2013

L’Arci Tuglie, in occasione della ricorrenza di Santa Maria Goretti, anticipa una delle tappe del Festival “Chè ca canta storie”, ospitando Dario Muci e l’anteprima del suo nuovo lavoro discografico “Rutulì – Barberìa e canti del Salento” edito da Lupo Editore. L’evento si svolgerà in contrada Aragona (all’ingresso di Tuglie venendo da San Simone) con la cornice di uno dei luoghi più antichi e suggestivi della città, la masseria Aragona e la chiesetta di San Girolamo, eretta nel 1696 e ormai in uno stato di totale abbandono. Prima del concerto di Dario Muci, alle ore 21:00, ci sarà un omaggio a Don Dante Garzia che, con una petizione pubblica, bloccò la lottizzazione dell’area che ne avrebbe cancellato per sempre il sito storico. Un’analisi storica e più approfondita verrà esposta da Raimondo Rodia e la serata sarà presentata dalla giornalista Federica Sabato. Alle domenica 7 luglio 2013 ore 22:00 si apriranno “le danze” con  il concerto di Dario Muci che presenterà il suo ultimo progetto discografico. RUTULI’ Barberìa e canti del Salento, è un omaggio agli Ucci (cantori di Cutrofiano) e al repertorio suonato nelle sale da barba del Salento.


Rutulì  - Barberìa e canti del Salento  (Lupo editore).  Rutulì rappresenta solo una piccolissima parte del complesso e variegato patrimonio popolare e contadino. Una forma di riproposta in cui gli arrangiamenti originali e i testi tradizionali convivono perfettamente e rendono lo spettacolo dal vivo un’esperienza nuova e coinvolgente lontana dallo stereotipo musicale estivo e spettacolarizzato. I canti riproposti fanno parte di quel repertorio della tradizione orale che attraversa l’Italia, arriva nel Salento, punta a sud, e che raccoglie soprattutto un cospicuo repertorio di canti narrativi che proviene prevalentemente dal nord Italia, tipico delle zone alpine. Oltre ai canti hanno una loro forte presenza gli strumenti a corda, come un fado portoghese o un classico napoletano. Così come fondamentali nel contesto di questo nuovo progetto musicale la chitarra e il mandolino, che sono strumenti principi della barberìa, ovvero la musica delle sale da barba, saloni. Dei veri e propri salotti dove si potevano anche ascoltare le novità della musica colta, oltre al repertorio classico di ballabili e serenate.
Hanno suonato alcuni dei musicisti più raffinati del Salento che hanno accompagnato le voci maschili che più rappresentano l’identità canora di questa terra: Antonio Calsolaro (arrangiamenti chitarra e mandolino), Massimiliano de Marco (chitarra, voce), Vito de Lorenzi (tamburi del Salento), Roberta Mazzotta (violino), Marco Bardoscia (contrabbasso), Rocco Nigro (fisarmonica), Andrea Doremi (tuba), Antonio Castrignanò (voce), Giancarlo Paglialunga (voce), Claudio “Cavallo” Giagnotti (voce), Cosimo Giagnotti (voce). Il disco è interamente dedicato a Uccio Aloisi, Uccio Bandello e Leonardo Vergaro

Dario Muci - Musicista di musica popolare e ricercatore di tradizioni orali, Dario Muci, ripropone la cultura musicale Salentina dal 1997, collaborando con i gruppi più rappresentativi della sua terra (Officina Zoè, Uccio Aloisi, Salentorkestra, ecc.). Discepolo del maestro Luigi Stifani di Nardò (barbiere violinista e massimo informatore sul “Tarantismo” in Puglia) continua a riproporre gli antichi canti acquisiti direttamente dagli anziani, dai testi etnomusicologici e dalla continua ricerca sul campo. Considerato una tra le voci giovani più interessanti del panorama tradizionale salentino, ha collaborato anche in progetti jazz, world ed elettronica cantando con: Paolo Fresu, Ernst Reijseger, Paolo Vinaccia, Raffaele Casarano, Tenores de Orosei, Marco Bardoscia, Giorgio Distante, Valerio Daniele, Justin Adams, Julde Camara, Paolo Rocca, Fiore Benigni, Andrea Stocchetti, Mirko Signorile.  Parallelamente alla riproposta è impegnato alla realizzazione di un secondo volume di materiale etnomusicologico, frutto di una lunga ricerca sul campo.

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La musica dei Negramaro pronta a conquistare il mondo – Parole e musica - Blog - Bari - Repubblica.it

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Madesimo Music Festival Festa a ritmo di musica - Il Giorno - Sondrio Valtellina

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martedì 2 luglio 2013

Ignazio Messina nuovo Segretario dell'Idv

Mogadiscio 20 anni dopo, incontro con il tenente colonnello Gianfranco P...

Zoo a due di Marino Magliani e Giacomi Sartori con prefazione di Beppe Sebaste (Perdisa Pop). Intervento Nunzio Festa



Andiamoci piano. Perché il pregiato libro che abbiamo sotto le mani va ‘descritto’ con meticolosità; almeno nella dose usata da chi l’ha fatto: dagli autori dei racconti che lo compongono, all’autore della prefazione ai professionisti tutti dell’editrice che l’ha portato in stampa. Intanto – appunto - la copertina, di “Zoo a due”, firmato da Marino Magliani e Giacomo Sartori. Perché è sviluppata su un disegno d’Andrea Pazienza. Dove due volatili in bianco e nero si coccolano appoggiati a un ramo. Evidentemente a simboleggiare l’amore. Ma potremmo (pure) allargarci indicando, quale emozione e sentimento, insomma un (po’) valore, persino l’amicizia. Mentre la prefazione dello scrittore Beppe Sebaste, competente e impeccabile come un riuscito saggio breve – a presentare la voglia di vivere del volume. E Sebaste, sia chiaro, indugia soprattutto su un elemento. Insomma ci tiene a spiegarci, precisare che il motivo del libro appartiene al catalogo delle forze storiche della letteratura. L’animale non è che uomo in sedicesimi. Oppure il contrario. O, detto in maniera più rozza, ogni vicissitudine che gli animali dimostrano di sopportare e portare a noi la conosciam bene in quanto fa parte delle nostre stesse vite. Non per niente, lo scrittore Beppe Sebaste parte citando scrittori che non sono “classici” per vezzo delle critica, ma sono considerati tali da chiunque apra un loro romanzo. Da Tolstoj a Kafka. L’antologia è formata da sedici racconti; quattordici brevi di Sartori e due più lunghi di Marino Magliani. Il libro è aperto da “Pipì”, di Giacomo Sartori, storia d’un cane che racconta il suo legame col padrone, un barbone che gli vuole tanto bene. Ma sono le due novelle di Magliani a fare da controcanto a tutti i personaggi, sempre del mondo animale, che passano nello scorrere della raccolta di voci. Dopo aver lasciato il canarino nella sua sicurissima gabbia, incontriamo, per fare solamente qualche esempio delle micro-storie di G. Sartori, una formica che un giorno esula dal compito di seguire tutte le indicazioni del collettivismo formichista. Per una volta si sposta dalla massa che esegue militarmente. Raccontandoci in prima persona che si prova nell’impresa. “Se fosse durata sarebbe stata la quinta estate sotto le palme. Ma il padrone teneva le bestie solo per un periodo e poi le abbandonava. E un giorno toccò anche a Cobre”, è l’incipit del primo dei racconti di Magliani. Quello del cane che tenta di tornare dal suo padrone, lungo la costa ligure madre dell’autore. Che troverà quello dell’altro cane, il figlio, in cammino nella risalita contraria. La penna è quella del Magliani in stato di grazia, che con “Quella notte a Dolcedo” aveva incantato. La scrittura di Giacomo Sartori deve invece fare i conti, giustamente, con la difficoltà di non cedere alla barzelletta: traguardo raggiunto grazie all’invenzione d’un orso polare freddoloso della stessa squadra dell’unicorno abitante d’un libro eccetera. Un libro, insomma, su paure, desideri e ambizioni tutte umane. Nel manifestarsi di sentimenti certamente animali.
      

Muddhriche di Mino De Santis (Ululati, Lupo editore) visto da Vittoria Coppola




Salento, voce e canto. Non solo parole, quelle di Mino De Santis. In lui sono racchiusi pezzi di cuore legato ad una terra rossa e carnosa. Il cantautore salentino è appena tornato con “Muddhriche”, album prodotto dalla giovane etichetta musicale Ululati, dopo Caminante (2012). Mino De Santis si fa ascoltare, con voce piena e puntuale quanto le sue idee, che si traducono in testi ricchi di significato, storia e senso di vita. In lui e grazie a lui, vive il Salento. Non quello che balla quando suona un tamburello, ma quello che danza al ritmo naturale della vita, che scorre attraverso gli anni, incontra preti, “pizzoche” e “sbergugnate”. Ed ha sempre tempo per l'amore, il cuore. Il corteggiamento. E c'è l'incanto della natura, degli ulivi pieni di nodi, dalle bellissime fronde. Ci sono i fichi e le mandorle. E nella bocca arriva il sapore della semplicità, quella sublime. Tanto di più viene nella mente, se si lascia aperta la porta del cuore e ci si lascia andare al canto. È un grande ritorno, quello di Mino De Santis. Il tempo danzerà assieme a lui e ci coinvolgerà uno per uno. Mino De Santis lo sa: siamo tutti - ma proprio tutti - sullo stesso palco. E briciola dopo briciola si assapora il pane, simbolo unico di dignità.

L'esordio nasce con l'e-book, la letteratura 2.0 di una casa editrice al femminile | DIRE.it

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Libri: tornano 'Le storie di Babar' di Jean De Brunhoff - Adnkronos Spettacolo

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lunedì 1 luglio 2013

Servizio Pubblico - SERVIZIO PUBBLICO PIU' - L'ETA' DELL'INNOCENZA 2 - P...

Nina Zilli e Fabrizio Bosso, un omaggio live alle grandi voci della musi...

Con ilGiornale.it il meglio della letteratura erotica Oggi gratis il primo ebook - IlGiornale.it

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Città di Venezia - RITORNA LIBRO CONTRO LIBRO 2013

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Pescara e Montesilvano, dall'8 luglio libri sotto l’ombrellone - PrimaDaNoi.it

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ll Libro Possibile, la letteratura sbarca in Puglia - Cultura - Tgcom24

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sabato 29 giugno 2013

“Vota Socrate” … per smascherare l'ignoranza e diffondere l'amore per la ricerca e il vero sapere. Il libro ethos/compatibile di Ada Fiore edito da Lupo



Nell’atrio del Castello di Corigliano d’Otranto il 30 giugno 2013 sarà presentato ore 20,30 il libro di Ada Fiore (Sindaco del Comune di Corigliano ) edito da Lupo editore dal titolo “Vota Socrate”. Interverranno insieme all’autrice il filosofo Mario Carparelli, il magistrato Roberto Tanisi, l’Avv. Gianluigi Pellegrino, l’assessore alla cultura Dott.ssa Dina Manti. Modera l’incontro il Dott. Rosario Tornesello (caposervizio cronaca del Nuovo Quotidiano di Puglia)

"Corigliano d’Otranto pensa di essere
il paese più filosofico d’Italia. Ergo, lo è."
John Hooper, The Guardian

"Scommettere sul pensiero
per superare la crisi"
Repubblica

Ecco quali sono i punti del programma al quale i lettori sono invitati ad aderire, liberamente, in occasione della prima nazionale di “Vota Socrate” di Ada Fiore, che si terrà il 30 giugno prossimo a Corigliano d'Otranto.
“Vota Socrate” nasce mettendo a frutto un'esperienza unica nel suo genere, su un territorio ad alta vocazione filosofica, “Vota Socrate” cerca di realizzare il sogno di costruire una nuova umanità, un'umanità che “Smaschera l'ignoranza e promuove l'amore per la ricerca e il sapere, si prende cura dei giovani, rispetta le leggi e onora la giustizia, ricava ricchezza dalle virtù, ricostruisce un mondo di veri valori”.
 Tutto questo è “Vota Socrate”, un libro che propone un pensiero innovativo, con radici salde che affondano nel pensiero antico, per aiutare nel popolo dei lettori la maturazione di una svolta 'ethos'-compatibile.

VOTA SOCRATE, Ada Fiore
E se un giorno Socrate si fermasse davanti ai cancelli del Paradiso per discorrere di vizi privati e pubbliche virtù con San Pietro? Ada Fiore, filosofa dell'era 2.0, immagina questo curioso e particolare siparietto, alle soglie del terzo millennio, che vede coinvolti due dei massimi protagonisti, involontari, della controversa querelle tra fede e ragione che anima il dibattito culturale e filosofico da millenni. Socrate, dopo la morte, ottiene il premio della vita eterna tra i meritevoli, ma un disguido gli impedisce di varcare la soglia dell'Empireo e deve attendere più di 2400 anni perché qualcuno si accorga di lui. E quel qualcuno, naturalmente, è proprio il custode delle chiavi, il santo a cui il Cristo ha affidato la custodia del Regno dei Cieli. Da quell'incontro casuale scaturisce un intenso e fitto dialogo sulla società dei nostri giorni, sui mali di cui essa si alimenta quotidianamente e sull'incapacità del genere umano di sfuggire al lento declino a cui sembra destinato. Con un'agile e fruibile prosa l'autrice prende per mano il lettore e lo avvicina all'affascinante mondo dell'arte del pensiero. La filosofia diventa così scienza alla portata di tutti, che si apre alla verifica della quotidianità e diventa strumento per la sua comprensione. Alternando alla narrazione estratti dei testi originali, Ada Fiore ci introduce nel mondo e nel pensiero di Socrate, filosofo tra i più significativi dell'Occidente e figura attualissima che si distingue per l'integrità morale della sua vita.
Il pensatore ateniese, più vivo che mai, sembra avere una risposta a ogni preoccupazione di San Pietro, comprese quelle inerenti le pericolose derive della politica nostrana. E se in mezzo a proclami elettorali e promesse di ogni sorta, i politici contemporanei appaiono privi di proposte convincenti, il "manifesto" di Socrate si caratterizza per la riscoperta di ideali a lungo sopiti, che mettono in comunione, per una volta, i credi più disparati.
Arriverà, forse, dalla filosofia il germoglio di speranza per un futuro roseo?
Ai posteri, anzi agli avi, l'ardua sentenza.

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Sergio Roic su Joyce e la letteratura del Novecento - Intervista di Francesco De Maria - Ticinolive

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venerdì 28 giugno 2013

MUDDHRICHE Di Mino De Santis (Ululati di Lupo Editore) ad Alezio domani 29 giugno 2013



La presentazione del nuovo album Muddhriche di Mino De Santis (Ululati, Lupo editore) è prevista domani 29 giugno 2013 alle 22,00 ad Alezio al Piazzale Santa Maria della Lizza. Introduce la scrittrice Vittoria Coppola.

Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno ben chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti al juke box. La voce e l’ironia amara di De Andrè, ma anche l’impegno di Stefano Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play.
Mino De Santis è a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche” prodotto dall’etichetta Ululati (Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di vita quotidiana, come fossero proprio molliche minute ed essenziali, messe insieme per farne pane e nutrimento. Ci sono le “macchiette”, i personaggi del paese: “Lu prete” scaltro e smaliziato o la “La bizoca e la svergognata”, apparentemente diverse ma “le stesse e l’hanno sempre saputo”. C’è la bellezza e la malinconia degli “Anni” passati tra casa, chiesa e sogni di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti”(feat. Nandu Popu / Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra “patruni e capurali”, senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla giornata me definiti lo stesso invasori. E tra mandolino e fisarmonica, si continua a raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare definizioni, che hanno così poco da dire ma tanto da parlare. A poco a poco le “Muddhriche” compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato dalla copertina del disco, dall’alto, osserva, riconosce, cerca di individuare quelle briciole, le piccole cose che continuano a dargli godimento. È un carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira a pieni polmoni l’aria scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone perché è il suo modo di continuare a credere al sogno di anarchia.

Mino De Santis

Il Salento trova nuove parole, quelle puntute, del graffio autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo e l'occhio allo sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino De Santis è così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)

Mino ha scritto una pagina di canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato, rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca)

Autoironico e impietoso … lo definirei un "verista" per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla in versi. E' un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità, un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità "popolare" oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De Santis)


Lavinia Dickinson Editore. Libri diversi per lettori diversi

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