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sabato 11 maggio 2013
venerdì 10 maggio 2013
La Pòlis che non c’è di Ennio Abate, prefazione di Massimiliano Tortora (Cfr). Intervento di Nunzio Festa
“La Pòlis che non c’è” è il
libro che raccoglie le poesie scritte dal poeta-operaio d’origini campane,
Ennio Abate, dal 1978; vincitore della terza edizione del Premio “Fortini”, si
tratta d’un’opera insieme complessa e semplice allo stesso tempo. Difficile
nella sua struttura, di facile lettura. Perché, e il prefatore del volume sarà
ancora più chiaro e decisivo del sottoscritto (ma a suo modo vorrà spiegarcelo
il poeta nella sua nota accompagnatoria dei testi), la poesia civile d’Abate –
al di là di cosa pensino delle definizione sostenuta gli stessi Ennio Abate e
Tortora – s’occupa proprio della scomparsa del “noi” politico, arrivando a incidere
con lo scalpello del poeta l’Io oramai in stato di emarginazione e, perfino,
resa. Reagendo nel disincanto, in una qualche maniera. Quindi dal punto di
vista dell’intonazione contenutistica, posso confermare che l’obiettivo è
raggiunto: Abate versifica dandoci la decomposizione assoluta delle comunità,
nello specifico quella politica – di protesta. Come, d’altronde, l’altro grande
risultato è stato ottenuto. Insomma non conoscevo il poeta Abate ma adesso so
bene che dovrei stare molto più attento a un autore e lottatore che vissuta
l’esperienza d’Avanguardia Operaia, non è sereno nell’essersi pensionato. Anzi
il calore della sua rabbia porta persino aggressioni alle acque chete dei tanti
ex compagni che si sono arresi oppure, peggio ancora, han fatto il salto che li
condusse già tempo fa dall’altra parte. Facendo scompiglio, innanzitutto, nelle
certezze assolute in mano a fondoschiena benpensanti e ben torniti. Se
all’inizio la partitura è più ampia, nella seconda parte dell’opera infatti,
proprio dove le artigliate diventano più forti, la scrittura viene a chi legge
in veste più computa. Eppure la forza è sempre la stessa. Abate sente il mondo
cadere. I problemi diventare “crisi”. Tutte le sconfitte. E, su tutto, la
classe operaia lasciata in un deserto dove a volte prova ancora a lottare. Mentre,
per dire, i giornali più diffusi cosa diffondono? “Controllo / nel più smaltato
vasino / a sinistra / la cacca di Arbasino.” Le pattuglie degli ex combattivi,
invece, come lavorano e/o lottano adesso? “I più lesti finiti in massmedia / il
grosso eliminato tra storia / filosofia o economia / altri per il rotto della
cuffia / accucciati in poesia / e qualcuno solo in scuole di periferia.” Dice
il poeta-operaio. Pronto al riscatto. E coraggio dona la sua poesia civile e
sociale.
giovedì 9 maggio 2013
GLI AEDO A COPERTINO DOMANI 10 MAGGIO 2013
Non si
può non ascoltare la musica degli Aedo, si rischia di perdere un'occasione
necessaria per il cuore. Non mancate!
Venerdì 10 maggio 2013, ore 22:00 - Atrio Palazzo Briganti (municipio) - via
Malta - Copertino (LECCE).
Molto più che interessante, anzi
intrigante e molto bello questo lavoro degli AEDO.
L'album si apre con “Acqua” e si chiude con “Penelope”, come se nell'andirivieni delle onde nel tessere e disfare una tela ci sia un attesa di qualcosa di positivo l'arrivo anche solo di una immagine benigna. Tra il brano di apertura e quello di chiusura splendidi brani sono Le orecchie del Re e La pancia del mostro. Bellissima anche “Le tue mani”. Le sonorità sono a volte rarefatte a volte forsennate come gli stati d'animo di una società in travaglio.
L'album si apre con “Acqua” e si chiude con “Penelope”, come se nell'andirivieni delle onde nel tessere e disfare una tela ci sia un attesa di qualcosa di positivo l'arrivo anche solo di una immagine benigna. Tra il brano di apertura e quello di chiusura splendidi brani sono Le orecchie del Re e La pancia del mostro. Bellissima anche “Le tue mani”. Le sonorità sono a volte rarefatte a volte forsennate come gli stati d'animo di una società in travaglio.
Belli i testi con sfumature
agrodolci e le sonorità che vanno dalla ballada a brani più potenti intersecati
da un'etnicità mai banale.
Un disco da non perdere per
nessun motivo: un disco che fa pensare sognare viaggiare sperare attraverso le
splendide voci dei cantanti. (Oliviero Malaspina)
Nato nell’agosto del 2010, il
progetto AEDO delinea un percorso lirico che si nutre delle radici del suono
piegando il canto popolare alla riproduzione della natura. Dalla ricerca e
riconsiderazione di antichi miti fino a giungere a testi di natura
contemporanea, lo spettacolo proposto restituisce un ricercato immaginario
arcaico che si distingue in contesti molto diversi dimostrando di possedere
quella natura poliedrica tipica del Teatro Canzone. Nel 2011 e 2012 gli AEDO si
esibiscono in numerosi concerti, dividono il palco con artisti di fama
internazionale come i RADIODERVISH e LUCA MORINO, realizzano una tournee
nazionale che li porta a suonare a ROMA e BARI, vincono il Concorso OFFICINE DELLA MUSICA in
occasione del quale viene prodotto un videoclip professionale del brano “MACARIA” realizzato dalla
PUNTO EXE con la regia di GIANNI DE
BLASI e sostenuto da diversi partner quali: UNIONE EUROPEA, PUGLIA SOUNDS,
REGIONE PUGLIA, TEATRO PUBBLICO PUGLIESE, PUGLIA PER TUTTE LE STAGIONI.
Gli AEDO sono:
Giovanni Saccomanno
voce e chitarra acustica
Eleonora Pascarelli voce
Mauro Pispico chitarra classica
Chiara Arcadi violino
Francesco Spada organetto
Giuseppe Donadei percussioni
Giorgio Kwiatkoswski basso
Giovanni Saccomanno
voce e chitarra acustica
Eleonora Pascarelli voce
Mauro Pispico chitarra classica
Chiara Arcadi violino
Francesco Spada organetto
Giuseppe Donadei percussioni
Giorgio Kwiatkoswski basso
INFO
mercoledì 8 maggio 2013
martedì 7 maggio 2013
lunedì 6 maggio 2013
Fausto Bertinottti alla Feltrinelli Point Lecce con Alternative per il socialismo Il sindacato c’è ancora?
Domani (martedì 7 maggio), alle ore
17.30, alla Feltrinelli Point di Lecce in via Cavallotti 7/a, Fausto Bertinotti
presenterà il n. 25 di “Alternative per il socialismo”: “Il sindacato c’è
ancora?”.
Numero
monografico sul movimento sindacale italiano e internazionale, pone al pubblico
un tema decisivo per la sinistra e, più in generale, per la stessa democrazia:
quello del sindacato. L’approfondimento contiene un’analisi dello stato del
“sindacato reale” in Europa (Germania, Spagna, Francia, Paesi dell’Est
europeo), Stati Uniti e Cina, e l’esperienza italiana della Cgil con
particolare attenzione al caso Fiat e al ‘marchionnismo’.
In
questo numero sono raccolti gli articoli di Bertinotti, Garibaldo, Telljohann,
Bulla, Merlo, Meardi, Sivini, Chan, Ngai, Baldissara, Pizzinato, T. Rinaldini,
Agostinelli, Leonardi, Sai, Bonadonna, Campetti, Romagnoli, Terzi, Russo,
Gianni, Cremaschi, Raparelli.
La
rivista in questione, edita da Edizioni Alternative Lapis, nasce dalle ceneri
di "Alternative. Rivista per il socialismo" (edita fra il 2004 e il
2006) con un nuovo progetto che si propone di ricercare un'alternativa al
neoliberismo.
Nell'editoriale
del primo numero, uscito il primo giugno 2007, Fausto Bertinotti sottolinea le
linee guida della rivista:
"Alternative: ciò che è maturato nel nuovo
secolo, nella critica della globalizzazione capitalista. La trasformazione (e
l'autotrasformazione) delle soggettività come leva di un altro mondo possibile".
"Per il socialismo: una scelta che rimotiva
questo percorso e questo possibile approdo sulla base di un'idea di società
liberata e aperta. Liberata dallo sfruttamento e dall'alienazione
capitalistica, aperta nella possibilità che offre a ciascuno e a ciascuna di
vivere la libertà e la propria irriducibile differenza".
"Noi: ciò che è cresciuto nel cammino della
rifondazione, vincendo le resistenze e operando le rotture necessarie, nel
nuovo rapporto costruito con e nei movimenti".
domenica 5 maggio 2013
sabato 4 maggio 2013
venerdì 3 maggio 2013
giovedì 2 maggio 2013
Due fettine di salame, poesie, di Giovanni Previdi (Quodlibet). Intervento di Nunzio Festa
Tra
Baldini e Bukowski, il giovane autore carpitano (perché nato nell’- infuocato -
anno ’77), Giovanni Previdi, esordisce con un libro di poesie chiesto e
ottenuto, niente poco di me che, da Jean Talon ed Ermanno Cavazzoni, ovvero i
curatori della selettiva collana Compagnia Extra dell’editore maceratese, e
felicemente titolato “Due fettine di salame, poesie”; e, inutile ricordarlo,
quando incontriamo un brillante e promettente esordio, tanto ne gioiamo. Specie
in poesia. Ma detto ciò, entriamo nel testo. Che, occorre premettere, è diviso in
due parti: ovvero inizialmente scritto nel dialetto della bassa mantovana
s’apre con la “traduzione” in lingua dei versi – dalla quale onestamente abbiam
davvero attinto. E’ evidente, quindi, che in un certo senso la lettura sarà
ancora più ‘parziale’ del solito. Eppure soprattutto in componimenti come “Ti
ricordi?”, “Intanto”, “Valeria”, “Ho notato” e qualche altra sentiamo il
sorriso di Chinaski che si leva. Mentre, per dire, nei versi di: “Appena
appena”, “La Dina”
e qualche altra poesia vediamo il compianto Raffaello Baldini sospirar di
piccolo piacere. Questo il retroterra. Eppure la forza dei versi non sta
nell’attimo di piacere che ogni testo ci da, nonostante sia pure questo
importante nella poesia di Previdi. L’energia, è proprio il caso di dire, sta
stipata nella zona franca fra meraviglia dell’autore e facilità del
suggestionare. Tramite, prima di tutto, quel metro libero saltato nella
genuinità vera e nella purezza d’un canto propriamente anti-lirico. Per via,
s’aggiunga, d’intercessione d’occasionali assonanze e rime. Ed è il momento
d’analizzare, diciamo, la poesia che più m’è piaciuta (resa in italiano e non
dunque in mantovano): “Morto”. “Al piano di sopra / girano gli zoccoli / e
corrono di là / a spostare il divano. / Giù in cantina / è partita la
centrifuga / e la finestrina / sbatte per il vento. / Io, disteso sul
pavimento, / sto fermo immobile / e chiudo gli occhi / che sembro morto. /
Faccio uno scherzo al gatto”. Dove, fregandosene altamente d’ogni regola,
Previdi spia l’intimità d’alcune dimore associate al focolare non focolarino,
facendo con la sua storia personale un atto di verità e affezione al fratello
animale. Niente di meno, osiamo sottolineare, della penna d’un C.B. che sente
il lato amichevole quanto rinfrancante della sua solitudine. Lo seguiremo,
Giovanni Previdi.
Vittoria Coppola con il suo Immagina la gioia (Lupo editore) alla Mondadori di Lecce
Nel cuore della città la Libreria
Mondadori di Lecce festeggia la primavera con Vittoria Coppola e il suo romanzo
“Immagina la gioia” (Lupo Editore) presentato da Stefano Donno (poeta-critico
letterario-giornalista) e Alessandra
Peluso (poeta-critico letterario). Venerdì 3 maggio 2013, ore 18.30 - Libreria
Mondadori in Piazza S.Oronzo a LECCE.
L’inquietudine fa di Eva una
giovane donna schiva ma curiosa del mondo, abituata ad esprimere la propria creatività
nella scrittura e a mascherare la fragilità sotto l’abbigliamento colorato che
sceglie con attenzione quasi maniacale. Cresciuta nella adorata Mira e nel
calore di una famiglia siciliana, tra le marmellate di nonna Annina ed
esperienze di viaggio, a dispetto di tali certezze Eva nutre un’intima lesione
affettiva che la rende gelosa di Pietro, il fratello minore che - dieci anni
dopo di lei - ha allietato i genitori con la sua attesissima
nascita.Contrariamente alla sorella, il ragazzo ha un carattere solare,
sostenuto da una sfrenata passione per il calcio e arricchito dal primo amore
adolescenziale. Forse è anche la percezione di questa sua forza interiore a
suscitare in Eva un bisogno quasi competitivo di riscatto, il desiderio di
riuscire a completare il suo romanzo, a trovare il colpo di scena, il finale
perfetto che convinca un editore a pubblicarlo. È nella casa avita di Sciacca,
su suggerimento di nonna Annina, che la ragazza cerca la giusta ispirazione per
portare a termine la sua fatica.Ma la vita spariglia le carte e nel giro di
pochi mesi la realtà si impone sulle fantasie e sul tranquillo scorrere del
tempo, mentre nuove presenze e vecchi segreti spuntati da cassetti polverosi
aprono gli occhi e il cuore di Eva.
Vittoria Coppola, ha 26 anni,
vive a Taviano (Le). Laureata in Lingue e Letterature Straniere, Comunicazione
Linguistica Interculturale - Università del Salento. Attualmente lavora come
receptionist presso un albergo di Gallipoli (Le). La passione assoluta che
muove le sue giornate è la scrittura.
INFO - www.lupoeditore.it
mercoledì 1 maggio 2013
martedì 30 aprile 2013
lunedì 29 aprile 2013
Azimuth (LietoColle) di Maria Grazia Palazzo alla Feltrinelli Point di Lecce oggi 29 aprile 2013
La libreria "Feltrinelli
Point" di Lecce presenta al pubblico che non può peredere l'occasione di
una serata in compagnia di poesia e musica - un binomio perfetto - Maria Grazia
Palazzo e la raccolta di poesie "Azimuth" (LietoColle) che verrà
introdotta dallo scrittore Antonio Errico, da Ambra Biscuso (Associazione
"Le Ali di Pandora") e con Salvatore Gervasi e il suono coinvolgente
del tamburello. Lunedì 29 aprile 2013, ore 20.00 - "Feltrinelli
Point" - via Cavallotti 7/a - 73100 - LECCE.
«Con questa Opera Prima, Maria
Grazia Palazzo sembra emanciparsi da gran parte della produzione
poetico-femminile degli ultimi anni, dandoci una prova di buono spessore -
afferma Michelangelo Zizzi -. Non che manchi nell’opera una condizione
femminoide e talvolta gorgonica di rappresentazione della pulsione in itinere
(pulsione che va letta persino nelle sue condizioni fisiologiche e
biografiche); tuttavia le caratteristiche di omogeneità della struttura
poematica, di ritmicità, di esiti e chiuse talvolta sorprendenti, organizzano
il magma di una femminilità furibonda e scossa verso un esito di forma
convincente, deposito potente e risultato apprezzabile.
Azimuth è la prova che ogni opera
smussa le discordanze, ogni struttura espressiva ricompone i poli».
INFO
Feltrinelli Point
via Cavallotti 7/a,
tel. 0832/331999
www.lafeltrinelli.it
domenica 28 aprile 2013
“ENZO SOZZO: LA LOTTA PARTIGIANA, LA POESIA E I PAESAGGI DI GARCIA LORCA E LE CANZONI DI TITO SCHIPA “
Il prof. Maurizio Nocera e Carlo
Sozzo saranno i relatori d’eccezione per l’interessante appuntamento che si
terrà oggi 28 aprile 2013 alla Società Operaia in via Vittorio Emanuele II a
Lecce a partire dalle 17,30 e sino alle 19,30, durante la retrospettiva dedicata
allo straordinario pittore Enzo Sozzo. Il Maestro Massimo (Max) Mura effettuerà
una performance musicale con la sua Suite "Ultimi" sul tema dei
diritti umani per i caduti partigiani e dedicata allo stesso Enzo Sozzo che fu
partigiano e presidente dell'ANPI di Lecce.
Nel corso della serata verranno presentati i due volumi “MARIA TERESA
SPARASCIO”, staffetta partigiana salentina, a cura di Francesco Accogli e
Massimo Mura, Edizioni Dell’Iride, Tricase (LE), “PARTIGIANI ANTIFASCISTI E DEPORTATI di LECCE
E PROVINCIA”, di Pati Luceri, Giorgiani Editore, Castiglione (LE) e “DAL CANTE JONDO DI GARCIA LORCA ALLE CANZONI
SPAGNOLE DI TITO SCHIPA” con allegato DVD, a cura di
Massimo Mura, Edizioni Milella, Lecce.
(Da un’idea di Massimo Mura, direttore
artistico della “COMPAGNIA MURA DI
FLAMENCO ANDALUSO).
sabato 27 aprile 2013
Si chiude domani 28 aprile 2013 “INIQUOTOUR – perché un’altra Italia è possibile” il tour di Giuseppe Cristaldi con il suo Macelleria Equitalia (Lupo editore)
Si
chiama “INIQUOTOUR – perché un’altra
Italia è possibile” la tournée dello scrittore Giuseppe Cristaldi in Puglia
e si chiude domani 28 aprile 2013 con il suo nuovo lavoro edito da Lupo dal
titolo “Macelleria Equitalia”. Ecco gli ultimi due appuntamenti previsti per
domani: 28/04/2013 Giuseppe Cristaldi
sarà a RACALE (LE) all’Associazione APE “Gabriele Toma” alle ore 18.00 in Piazza Feltrano e
sempre il 28/04/2013 a LECCE
all’Ammirato Culture House (Via di Pettorano, 3 - Lecce) alle ore 21.00 dove
coordinerà gli interventi Stefano Donno, di OverecoAgenzia, e dialogheranno con
l’autore la scrittrice Simona Cleopazzo, l'artista Paola Scialpi (leggerà
alcuni brani la poetessa Marta Toraldo).
"Recensire
un libro che parla di sofferenze umane è come scorticare con una lama quella
stessa ferita per farla sanguinare ancora, qualsiasi cosa si vuol dire si cerca
di farlo sommessamente per non urtare la sensibilità di nessuno. Ecco sì, di
sensibilità si tratta nel libro Macelleria Equitalia (Lupo Editore), di
un’acuta sensibilità che hanno i protagonisti delle storie raccontate con acume
intellettuale da Giuseppe Cristaldi, ma di questa singolare caratteristica
umana non è certo provvista la spregiudicata macchina esattoriale italiana
chiamata “Equitalia”. È un mostro gigantesco, simile alle Arpie raccontate da
Omero, Virgilio e Dante o ai tanti mostri mitologici dalle sembianze umane e
animali che uccidono senza pietà.
È
l’incubo di moltissimi italiani del presente. E in queste pagine si tocca con
mano la realtà di gente povera, semplice, contadini, imprenditori agricoli,
operai che per non aver pagato le fatidiche tasse si ritrovano con l’incombenza
Equitalia e le visite di ufficiali giudiziari che sembrano spregiudicati come
racconta Paolino, mentre in realtà eseguono solo il loro lavoro, una
professione come tante che a ben dire non devi possedere certo sensibilità nè
un briciolo di cuore altrimenti sei fregato, altrimenti il lavoro non puoi
eseguirlo, non puoi essere spietato contro chi disarmato si presenta nudo
davanti “senza arte né parte”: nudo - disarmato. Paolino, giovane protagonista
di una storia, cova rabbia parimenti determinazione per diventare un giorno
anche lui funzionario Equitalia e riscattare la povera madre che si occupava di
cucire le suole presso un calzaturificio salentino e il padre che distrutto dal
vino e dalla miseria trascinava ogni giorno a stento il suo corpo.
Nel
silenzio di questa famiglia povera ma ricca di dignità e coraggio di vivere si
perpetua l’amore: un grande amore e riconoscenza che Paolino ha nei riguardi
della madre che vorrebbe un giorno far vivere e non sopravvivere e attendere
magari il proprio turno per diventare carne da macello.
È un
libro straordinariamente reale questo Macelleria Equitalia (Lupo Editore): una
metafora e un accostamento quasi simbiotico che identifica la drammatica
quotidianità che vive moltissima gente attualmente in Italia.
Un’Italia
misera sotto ogni punto di vista. È acuto il linguaggio utilizzato dall’autore
per raccontare storie che ci appartengono, insomma chiunque prima o poi si
imbatte in Equitalia, basta non pagare una tassa. È certo che le tasse è dovere
di tutti i cittadini pagarle per fare andare avanti la macchina dello Stato,
questo Stato però che siamo noi stessi, non dimentichiamolo, membra di un corpo
che spesso tradisce e non perdona. È un libro di denuncia, come anche di
testimonianza, è un libro che racconta le vite di gente sola e dimenticata e
quindi vuole essere anche un modo generoso per dare voce a chi voce non ha.
Macelleria
Equitalia (Lupo Editore) di Giuseppe Cristaldi lascia il segno, come un solco
percorso dal letto del fiume. Così il figlio alla madre dice: «Ascolta, mamma
mia beddra, ci sono cose che uno vive mentre un fiume lo passa dal buco del
culo al cuore. Fiume e ommini sono due cose diverse: ci sono volte in cui lu
fiume cangia ma l’uomo no. Se pure un fiume decidesse di cambiare il corso, di
scorrere da un’altra parte, tralasciando ‘u bucu t’u culu e lu core, l’uomo non
cambierebbe una minchia, si comporterebbe come se quel fiume lo avesse dentro.
Mi capisci, ma’? Ci sono cose che segnano. L’acqua si asciuga, ma il segno
rimane». (pp. 116-117).
Cosa si può dire di fronte a questa lezione
di vita?
Nessuna
parola sublime, eufemismo, enjambement, raffinatezza letteraria avrebbe
senso e potrebbe parlare al lettore meglio della saggezza popolare. Quella sana
saggezza che forse soltanto Aristotele conosce bene, una virtù che sembra
appartenere ai nostri avi che hanno vissuto lasciandoci un’eredità abbondante con
sacrifici anche umani e noi ahimè la stiamo sperperando. Poco è rimasto di una
saggezza che insegna se pur purtroppo nel dolore, perchè è quando c’è il
bisogno e si conosce la sofferenza - come dice anche il protagonista di un
racconto del libro - che si aguzza l’ingegno e si impara a vivere. Leggere
Macelleria Equitalia è necessario, perchè fa rivivere quei diritti e valori che
appartengono ad ogni essere umano, ma che cadono nel dimenticatoio della
macchina maledetta della burocrazia, della finanza e delle banche che uccidono
come carne da macello e dove dignità e lavoro - chiaramente scritti nella
Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo e nella cara Costituzione
italiana - non esistono più e restano voci mute o peggio azzittite.
(Alessandra Peluso su “Affari Italiani”)
Giuseppe
CRISTALDI
Nato
nel 1983 a
Parabita. Vive nelle campagne di Sassari. Ha pubblicato “Storia di un metronomo
capovolto” (2007), con nota di Franco Battiato; Un rumore di gabbiani -
Orazione per i martiri dei petrolchimici (2008), con cameo filmico di Franco
Battiato e prefazione di Caparezza; Belli di papillon verso il sacrificio
(2010), con nota di Teresa De Sio; Nefrhotel. Mi hanno venduto un rene (2011).
Ha ricevuto il “Premio Kallistos – 2009” e il “Primo premio al concorso nazionale
di drammaturgia contemporanea Under 30 di Roma – 2012”
Info:
Lupo Editore
Tel. 0832.94.95.10
venerdì 26 aprile 2013
FUR EWIG 3 di Elio CORIANO (Lupo editore)
È stata sufficiente la lettura di
alcuni versi, appena oltre l’incipit di questo poderoso poema – Für Ewig 3 – di Elio Coriano, perché
tutt’intera divenisse coscienza viva la dimensione politico-letteraria di
Antonio Gramsci. Personalmente non pensavo, e di ciò chiedo venia, che nel già
tanto fertile pensiero del poeta di Martignano, ci fosse anche lo spazio per
una visione così ampia e profonda del vissuto di una stagione politica quale fu
quella della triste pagina della storia italiana macchiata dal fascismo. Pagina
che il popolo italiano subì con conseguenze inenarrabili e che il poeta ha
inscritto nella vicenda politica e umana di Antonio Gramsci, incarcerato da
Mussolini affinché non pensasse e non agisse per un bel po’ di tempo. (Maurizio
Nocera)
Elio CORIANO - Nato a Martignano (Salento) nel 1955. Poeta ed
operatore culturale, insegna italiano e storia presso l’Istituto Professionale
“Egidio Lanoce” di Maglie. Con Conte Editore ha pubblicato “A tre deserti
dall’ombra dell’ultimo sorriso” (Three deserts from the shadow of the last
mechhanical smile – Premio Venezia Poesia 1996), nella collana Internet Poetry,
fondata da Francesco Saverio Dodaro. Con le“Pianure del silenzio” tradotto in
cinque lingue, ha inaugurato sempre per Conte Editore E 800 – European
literature, collana diretta e ideata da Francesco Saverio Dodaro. Nel 2005 ha pubblicato per “I Quaderni
del Bardo”, “Dolorosa Impotenza” e “Il Mestiere delle Parole”con dieci disegni
di Maurizio Leo e la prefazione di Antonio Errico. Nel 2006 per Luca Pensa
Editore, nella collana Alfaomega, ha pubblicato “Scitture Randagie”con la
prefazione del filosofo cileno Sergio Vuskovic Rojo. Del 2007 è “H Letture
Pubbliche (poesie 1996-2001)” Icaro editore. Nel 2004 fonda assieme a Stella Grande e Francesco
Saverio Dodaro il gruppo di musica popolare Stella Grande e Anime Bianche di
cui è curatore dei testi e direttore artistico. Inoltre, negli ultimi due anni,
ha curato e messo in scena una sua orazione su Gramsci, chiamata FUR EWIG,
accompagnato dal pianista Vito Aloisi.
Festa del Primo Maggio a Kurumuny | Martano – XII edizione – 2013
FOTO VINCITRICE DEL CONCORSO UNO
SCATTO PER IL PRIMO MAGGIO;
TEMA DEL CONCORSO: RACCONTA IL
LAVORO OGGI.
“Prima del fischio di inizio” di
Roberto Quaranta è stata premiata per la sua straordinaria forza iconica,
perché per il suo contenuto e il suo potere visivo si imprime nella coscienza,
simbolo delle speranze e delle paure di milioni di persone. L’immagine riassume e riproduce la
contraddizione fra un mondo a sempre minore indice di umanità e l’urgenza
dell’uomo stesso di tornare al centro del mondo.
Kurumuny in collaborazione con
l’Associazione Ambrò e con il patrocino del Comune di Martano presenta la XII edizione del Primo Maggio
La festa si svolge a Martano, in
campagna, località Kurumuny, con una lunga giornata tra germogli di vino e
braci di canti selvatici e balli spargi-sale, artisti extra-vaganti giocolieri
di luce, diritti in mostra ai colori della primavera. Il lavoro dovrebbe essere
la festa di tutti perché “un uomo che vuol lavorare e non trova lavoro è forse
lo spettacolo più triste che l’ineguaglianza della fortuna possa offrire sulla
terra” (T. Carlyle).
PROGRAMMA
La giornata sarà scandita dalla musica, con la partecipazione di molti
artisti.
PARTECIPERANNO
ALMORAIMA – un viaggio gitano verso radici lontane
Gli Almoraima sono un gruppo
multietnico che dal 2007 si dedica alla ricerca della tradizione musicale
gitana ed in particolare alle varie connessioni musicali che si sono create con
essa in terra andalusa e araba. Il gruppo che ruota intorno alla figura del
chitarrista Massi Almoraima, autore delle musiche e dei testi, ha visto in
tempi più recenti l’ingresso nella formazione della talentuosa voce gitana di
Antonio Corba, che per la sua grande padronanza degli stili tradizionali e
moderni di canto flamenco e il suo interesse per la musica etno-world sta
riscontrando una grande affinità con l’estetica musicale del gruppo. Oltre a
loro la formazione è composta dal percussionista etnico Roberto Chiga, dal
violista di origini pakistane Saleem Anichini, dal contrabassista jazz Angelo
Urso e dal fisarmonicista Rocco Nigro. Di ritorno dal tour primaverile che gli
ha visti impegnati in una serie di concerti in Rajasthan, il gruppo presenta in
anteprima a Kurumuny il suo nuovo lavoro discografico – Banjara – realizzato
grazie al sostegno di Puglia sounds e dall’etichetta salentina Animamundi. Un
lavoro denso di suoni e tradizioni nomadi, di energia e spiritualità, di riti,
movenze e ritmi che richiamano mondi lontani. Sentieri d’Oriente tracciati
attraverso le orme lasciate nella sabbia da una carovana gypsy che dal deserto
dei Thar attraversa il Mediterraneo approdando in Andalucia; un viaggio gitano
verso radici lontane.
STRITTULI – suoni musica e canti popolari
Il gruppo “Li Strittuli” nasce
nell’inverno nel ’98 dal bisogno di riconoscersi in una identità di popolo, in
esso vi confluiscono giovani musicisti che si propongono di diffondere il patrimonio
musicale del Salento e della Grecìa salentina. L’impegno culturale è quello di
far veicolare la musica popolare non come mera comunicazione consumistica ma
come recupero ed inizio di un procedimento culturale ritrovato. I componenti,
che sono maturati nelle feste di “curte” a contatto diretto con i portatori,
nei raduni spontanei e gruppi di ricerca, iniziano a recuperare sonorità ormai
quasi dimenticate e a utilizzare gli strumenti tipici di questa musica:
violino, organetto, fisarmonica, chitarra e tamburo a cornice. L’obiettivo
principale del gruppo è quello di riproporre un viaggio nella musica popolare
salentina, fatto di pizzica pizzica, pizzica tarantata, stornelli d’amore,
canti di lavoro e di protesta. Il gruppo, inoltre, conduce una ricerca sulla
musica di tradizione orale, interessandosi soprattutto alla zona nord del
Salento, riscoprendo canti che vengono riproposti nei loro concerti.
SONAMIX – il nuovo progetto di Papa Ricky
È il nuovo progetto di Papa
Ricky, che propone un nuovo viaggio nel mondo della musica in una versione semi
acustica, con una formazione composta da Giada Giovanile al violoncello, Sasà
Spennato alla batteria e percussioni e Roberto Romano alla chitarra acustica e
basso.
RINO’S GARDEN – molto più di una cover band
Nati nell’estate del 2008, dalla
passione per le canzoni di Rino Gaetano, attratti dalla stravaganza e dalla
ecletticità trasversale del compianto artista calabrese, i Garden non si sono
affermati solo come una cover band ma hanno allargato il loro repertorio
perfezionandosi nello stile e potenzialità. Rino’s Garden con oltre 400 live
all’attivo, ha animato le piazze e i locali di tutto il Salento, esibendosi con
la sua musica anche oltre i confini provinciali e regionali, con molte tappe in
tutta Italia. La band è composta da Andrea Melileo alla voce, Matteo
Cannavacciuolo alla batteria, Francesco Fersini ai synth e ai cori, Giuseppe
Ciullo al basso, Giacomo Carlino alla chitarra e Francesco Verdicchia al
pianoforte. Da pochissimo è uscito il nuovo singolo “Resto in linea”, che
anticipa il nuovo album in lavorazione, che uscirà prima dell’estate.
Il programma può essere suscettibile di variazioni.
IL PESO DELLA CULTURA – Leggo per legittima difesa. (Woody Allen)
Per l’edizione 2013 Kurumuny
ripropone l’iniziativa “Il peso della cultura: libri al chilo”. In occasione
della festa del Primo Maggio sarà possibile acquistare una sporta di libri al
chilo. Per l’iniziativa sono state create dal marchio B22 delle sportine ad hoc
che saranno anche un simpatico gadget della festa. In questo momento di crisi
in cui più si avverte la necessità di sapere, in questo Paese in cui tutto è
effimero, Kurumuny vuol ripartire dal peso dei libri, da una certezza che è
quella fisica e materiale del peso della conoscenza e dell’informazione perché
chi legge ha un senso in più, perché leggere rendere liberi, perché vogliamo
che i libri siano compagni irrinunciabili.
PIZZICANDO IN BICICLETTA – un viaggio di sole, cielo, mare e musica.
Viaggio in bicicletta, di Nunzia
e Lucia, sul corridoio verde adriatico, partendo da Bologna, fino ad arrivare
il Primo Maggio a Kurumuny. Pizzicando in bicicletta, nasce in un piovoso
autunno bolognese alla periferia nord di Bologna, dove le strade di Lucia e
Nunzia si incontrano attorno ai corsi di riparazione biciclette
dell’associazione “L’Altra Babele”. Lucia e Nunzia hanno vite e temperamenti
diversi, ma molte cose in comune, in cima, la passione per la bicicletta.
Nessun posto è lontano in bicicletta, nessun ostacolo è insormontabile alla sua
leggerezza. Nunzia è affascinata dalla musica popolare, soprattutto dalla
pizzica pizzica e sogna l’energia del Salento e i suoi ritmi ipnotici. Lucia
pedala e sogna di aprirsi a pedali le vie delle lingue e delle culture del
Mediterraneo. Una sfida per entrambe, alla prima esperienza di cicloviaggio,
poca attrezzatura tecnica, pochi appigli logistici; molta carica di entusiasmo,
molta voglia di provarci, molta volontà di dimostrare il potenziale della bici
e della passione ciclistica. “La bicicletta è stata in primo piano, fin dalle
sue origini, nelle battaglie per la liberazione di comunità e categorie sociali
da oppressioni e ingiustizie. La troviamo protagonista nelle Quattro Giornate
milanesi (1898) e negli altri moti popolari, nei momenti cruciali della Grande
Guerra, nella Resistenza partigiana. Odiata e temuta dai dittatori e dalle
classi dominanti, la bici è l’unico mezzo di trasporto che non trasporta solo
persone o cose, ma anche ideali. Alfonsina Strada, la prima ed unica donna a
partecipare nel 1924 al Giro d’Italia (quello dei maschi), non era una
femminista né un’attivista politica. Era una ragazza che amava la bici e
pedalava come solo una campionessa sa fare. Eppure, grazie alla bici, è
diventata un’icona dell’emancipazione femminile. Ha infranto il più tenace dei
pregiudizi maschilistici, quello della superiorità fisica dell’uomo sulla
donna, del suo dominio muscolare, inteso come suggello naturale (e quindi
divino) dello squilibrio sociale, economico, familiare e culturale tra i due
sessi. Novant’anni dopo due ragazze, Nunzia e Lucia, affrontano il loro
personale Giro d’Italia, e senza saperlo mandano in frantumi altri tabù, altri
pregiudizi. Come Alfonsina, anche Lucia e Nunzia non pedalano per dimostrare
qualcosa o per rivendicare ideali femministi. Pedalano per passione. Impegnate
da sempre nell’attivismo sociale e ambientalista, hanno iniziato il loro
viaggio in bicicletta da Bologna a Martano (Lecce) per amore della bicicletta e
per amore della cultura popolare di cui anche la bicicletta fa parte.
Arriveranno a Martano per partecipare alla Festa dei Lavoratori di Kurumuny,
una giornata dedicata alla celebrazione della civiltà contadina e della
"fatìa" (lavoro, in dialetto salentino), nel momento in cui la
disoccupazione in questo martoriato paese tocca livelli drammatici come mai
prima d’ora. Come non associare la loro splendida follia a due ruote con le
imprese di Alfonsina, con la voglia di ribaltare i preconcetti sessistici, e
con l’impegno per restituire dignità e lavoro a cittadine e cittadini costrette
a sopportare per intero il peso di una crisi di cui non sono colpevoli? Come
non pensare che il loro viaggio è un po’ il viaggio di tutti noi verso
un’Italia migliore, in cui la leggerezza (bicicletta, femminilità, dignità del
lavoro) possa finalmente prevalere sulla pesantezza (dominio dei mezzi a
motore, maschilismo, privilegi e ingiustizie economiche)? Il viaggio di Nunzia
e Lucia è un semplice atto d’amore per una penisola straziata da avidità e
prepotenze. A Kurumuny danzeremo con loro.”
COME ARRIVARE
Kurumuny è sita nelle campagne di
Martano (nei pressi dell’uscita per Castrignano de’ Greci). Per trovarci
seguire le indicazioni presso tutti gli ingressi del paese.
Ingresso per tessera
sociale di 4,00 euro valida per la sola giornata del Primo Maggio. La colazione
è autogestita dai singoli partecipanti, l’organizzazione offre vino e pane
finché ce n’è. A disposizione di tutti bracieri per gli arrosti.
Per info
Uff. 0832801528
Mob. 3299886391
Kurumuny è un luogo dell’anima,
un luogo di memoria e trasformazione, dove antichi valori umani e sociali
convivono con la realtà contemporanea. L’associazione Ernesto de
Martino-Salento e le Edizioni Kurumuny hanno cominciato a festeggiare il Primo
Maggio nella contrada Kurumuny a Martano nel 2002. L’idea di questa giornata di
festa nasce dal desiderio di riannodare i fili della memoria di un luogo
particolare, non molto distante dal paese, dove sono vissute persone
depositarie di saperi antichi e che svolgevano ruoli comunitari. Qui vivevano
alcune delle ultime repute di Martano e alcuni cantori già protagonisti delle
storiche ricerche etnomusicali realizzate da Alan Lomax nel 1954 e da Gianni
Bosio nel 1968 e da altri ricercatori dopo il 1970. L’intento è stato quello di
legare questo filo della memoria a un avvenimento che presenta tutti i
requisiti di una grande festa popolare in cui si festeggia la fatica quotidiana
dei lavoratori. Festa del lavoro e dei lavoratori che naturalmente si apre sino
a comprendere il tema della multiculturalità, dei diritti dell’altro, la
necessità della salvaguardia delle radici, in qualunque parte del mondo
affondino. Riferimento ideale per l’organizzazione della festa a Kurumuny sono
state le stesse modalità con cui inizialmente si svolgeva il Primo Maggio a
Bari. L’incontro per i festeggiamenti avveniva in qualche località fuori porta
con bandiere, formaggio, fave, vino e musica. Un incontro per festeggiare il
diritto al lavoro: la sicurezza e tutti i diritti garantiti dallo statuto dei
lavoratori. Altro obiettivo che inizialmente si sono posti gli organizzatori
del Primo Maggio a Kurumuny era quello di offrire un punto di incontro locale
in cui essere protagonisti: un luogo in cui diverse generazioni, anziani, giovani
e bambini, potessero incontrarsi e pacificamente e creativamente socializzare
non solo il companatico ma anche le idee, i desideri, i bisogni. E così la
festa del Primo Maggio a Kurumuny è diventata con il passare degli anni di
riferimento per tutto il territorio salentino e non solo. A ogni manifestazione
la partecipazione si è allargata e diversificata, ma restano caratteri salienti
la tolleranza, la condivisione della musica e delle idee, l’integrazione fra le
diverse fasce di età, il rispetto delle diversità, in una dinamica fatta di
maggiore consapevolezza del proprio background senza la quale non ci può essere
equo scambio. In una giornata di riflessione e di festa, come il Primo Maggio,
la pratica della multiculturalità assume i connotati di inclusione sociale
delle minoranze, siano esse linguistiche, religiose o etniche, e dunque si
concretizza nell’esercizio delle buone pratiche della condivisione, della
partecipazione e dello scambio.
giovedì 25 aprile 2013
CATTIVERÌA di Rosario Palazzolo (Perdisa Pop)
Una donna, maniaca dei rituali
sociali e dell'ordine domestico, costringe i figli a ripetere preghiere e
filastrocche rassicuranti, minaccia punizioni fantasiose, strepita di vite
immaginarie di santi, mischiandole a quelle dei personaggi della sua soap
preferita. In parallelo, un uomo rinchiuso in un ospedale psichiatrico impasta
episodi colmi di dislivelli di senso, di autoinganni, di esilaranti peripezie
lessicali che dettano i tempi di una follia inquietante. Chi sono costoro? Qual
è la loro storia? E perché Cattiverìa ha l'accento sulla i?
Un labirinto narrativo, in cui
l'irriverenza si mescola all'inquietudine in modo indissolubile, porta i
lettori verso un finale inatteso e potente come pochi.
Ciò che i personaggi raccontano è
il loro passato: la storia di una famiglia che nasconde un segreto, forse un
crimine, forse qualcos'altro. Intorno a questa oscura vicenda domestica,
prenderà forma ciò che infine si rivelerà come «la nuova tragedia greca», con
personaggi grotteschi che sembrano aver perso il senso stesso delle parole,
prediligendo il mascheramento, l'immobilismo del pasto garantito, l'iperbole
del buon senso.
A trascinare i lettori verso la
scoperta della verità c'è infatti anche il mistero delle loro voci, perché chi
parla fa dubitare della sua stessa narrazione, usando un linguaggio incoerente
e sgrammaticato, a tratti spinto verso una comicità irresistibile, ma anche
sintomo di un' epoca al collasso culturale: la nostra, l'epoca della
comunicazione televisiva inumana, autoreferenziale e malata.
Cattiverìa è senza dubbio l'opera
più matura e multiforme di Palazzolo: un romanzo intriso di umorismo ma nel
contempo violento e spietato, che esprime «l'impossibilità di essere» mettendo
in discussione anche le nostre certezze di lettori.
Rosario Palazzolo è nato a
Palermo nel 1972. Drammaturgo, scrittore, regista e attore, per il teatro ha
scritto e diretto: "Ciò che accadde all'improvviso", "I tempi
stanno per cambiare" (con Luigi Bernardi), i tre spettacoli che compongono
la Trilugia
dell'impossibilità: "Ouminicch'", "'A Cirimonia",
"Manichìni" e il Dittico Del Disincanto ("Visita guidata" e
"Tauromachia"). Vincitore del Fringe al 18° Festival Internazionale
del Teatro di Lugano, i suoi spettacoli sono stati rappresentati nei maggiori
teatri di ricerca nazionali. Ospitato a più riprese dall'Università di Liverpool
nell'ambito degli Studi di Italianistica, di recente al suo lavoro sono stati
dedicati studi monografici e tesi di laurea, in Italia e all'estero. Per la
narrativa ha scritto: "L'ammazzatore" (Perdisa Pop, 2007) e
"Concetto al buio" (Perdisa Pop, 2010)..
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