Alla Conferenza Rio +20 (Rio de
Janeiro 13- 22 giugno 2012), cui ho partecipato con Sea Marconi Technologies su
invito del Ministero dell’Ambiente italiano, i leader mondiali, insieme a
migliaia di partecipanti provenienti da diversi governi, dal settore privato,
dalle ONG e da altri gruppi, si sono riuniti
nelle scorse settimane per definire come si possa ridurre la povertà,
promuovere l'equità sociale e garantire la tutela dell'ambiente su un pianeta sempre
più affollato e arrivare ad un futuro condivisibile e desiderabile.
La Conferenza delle
Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (UNCSD) è stata organizzata in
applicazione della Risoluzione dell'Assemblea Generale 64/236 (A/RES/64/236). Tale
conferenza si è basata fondamentalmente su due temi: obiettivi e possibilità
della green economy nel contesto di sradicamento della povertà e dello sviluppo
sostenibile, e quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile. Le premesse di
Rio 20+ erano la possibilità di offrire posti di lavoro dignitosi, energia,
città e agricoltura sostenibili, sicurezza alimentare, accesso all’acqua, salvaguardia
degli oceani e prontezza di risposta ad eventuali bio-disastri. Definito da molti,
tra cui il direttore di Greenpeace Kumi
Naidoo, “Epic failure” ovvero fallimento epocale, Rio 20 è stato il frutto di uno
sforzo congiunto di tutto il Sistema delle Nazioni Unite e in particolar modo
della Segretaria di Rio 20+ con sede presso il Dipartimento delle Nazioni Unite
degli Affari Economici e Sociali.
Al di là degli esiti di questo
incontro devo dire che per me, essere lì quale imprenditore a capo di un’impresa
chiamata a testimoniare l’innovatività delle piccole e medie imprese italiane è
stata un’esperienza straordinaria. Il mio lavoro mi porta spesso a girare il
mondo per partecipare a convegni e dibattiti o a gruppi di lavoro per la protezione
ambientale di interi Paesi e quindi ho una discreta familiarità con i summit
internazionali. Eppure, ciò che ho provato in alcuni momenti dei lavori, quando
hanno preso la parola alcuni leader mondiali come ad esempio Hillary Clinton,
può essere definito solo in un modo: “pura emozione”. Così forte era la
sensazione di trovarmi improvvisamente proiettato, insieme a migliaia di altre
persone, in uno scenario nel quale si decidevano i destini dell’intera umanità!
Filo conduttore del vertice, la definizione di cosa s’intende per sviluppo
sostenibile e delle linee programmatico progettuali capaci di renderlo
esecutivo. Ma che cos'è lo sviluppo
sostenibile? Fondamentalmente è la capacità di soddisfare i bisogni presenti
senza compromettere la possibilità, per le generazioni future, di soddisfare i
propri. Visto come il principio guida a lungo termine dello sviluppo globale, esso
poggia su tre pilastri: sviluppo economico, sviluppo sociale e protezione
ambientale. Ambiente, imprese, governi e società: questioni salienti e
fondamentali per il summit 2012 sulla Terra Rio 20+. Parliamoci chiaro: le aziende devono
necessariamente perseguire il profitto, ma ormai si avverte sempre di più la necessità
di una maggiore sensibilità per le esigenze della società in campo ambientale. Indipendentemente
da come lo si giudichi, a mio parere quello di
Rio è stato uno degli eventi più significativi degli ultimi anni sulle
questioni riguardanti la Terra
e il Clima. Anche se non è riuscito il tentativo in extremis di varare, vicino
al documento dal titolo «Il futuro che vogliamo», una dichiarazione finale dal
carattere più operativo e cogente. Ci si è dovuti fermare ai 283 paragrafi cui
mancano però riferimenti ad alcuni temi basilari, come la difesa degli oceani
dall’overfishing, il taglio dei sussidi ai combustibili fossili che assommano a
molto più di quanto ricevono le fonti rinnovabili. Ma a Rio si è parlato per la
prima volta di «green economy», anche se non si è riusciti a definire un
insieme di regole imperative, lasciandone l’interpretazione alla sensibilità
dei singoli Paesi. A detta di alcuni analisti non si sono fatti progressi
affinché la diplomazia ambientale possa a breve passare dalle parole ai fatti. E
c’è chi, come la direttrice internazionale del Wwf, Yolanda Kakabadse, sostiene
addirittura che i 150 milioni di dollari spesi negli ultimi due anni per la
macchina di Rio+20 potevano più proficuamente essere usati «per azioni di
sviluppo sostenibile concrete». Ma diverso
è il parere di chi questo documento lo ha approvato. Tra questi il segretario
generale dell’Onu Ban Ki-moon, dapprima tiepido nei confronti del summit, poi più
positivo. A suo avviso, da questa conferenza emergono proposte e soluzioni «che
rappresentano un significativo progresso e un grande successo per la comunità
internazionale». D’accordo con lui anche i rappresentanti dei 193 Stati. Anche
il ministro dell’Ambiente Clini si è detto ottimista: «in un momento di crisi
economica così profonda, che la comunità internazionale si ritrovi su un unico
documento è davvero un fatto storico, non capisco come possano continuare a
girare commenti delusi e negativi. Non c’era un accordo migliore di questo». Sulla
stessa lunghezza d’onda, anche se meno positivo, il giudizio del neoeletto
presidente francese Hollande: «Ci rendiamo contro che l’esito è inferiore alle
aspettative - ha detto - ma non potevamo andare oltre se volevamo evitare un
fallimento della conferenza».
Quarantanove pagine e 283 articoli: questa la dichiarazione finale del
vertice di Rio+20 sottoposta alla ratifica dei capi di Stato e di governo. Vi
si stabilisce di promuovere una governance mondiale, di creare un «forum
intergovernativo ad alto livello», di rafforzare il ruolo dell’Onu con risorse
finanziarie «sicure» e la rappresentanza di tutti gli Stati membri. Tra le
iniziative ritenute urgenti: lotta alla povertà, sicurezza alimentare,
distribuzione di acqua ed energia, trasporti, occupazione. Ai fini dello
sviluppo sostenibile, onde cercare di superare le difficoltà incontrate in
passato, si è deciso di individuare un numero limitato di obiettivi, in modo
conciso e orientato all’azione, una specie di massimo comun denominatore
applicabile a tutti i Paesi, ma nel rispetto delle « circostanze nazionali». Altri
aspetti molto importanti su cui si trovato l’accordo riguardano il sostegno
finanziario dei progetti, la ricerca di «nuovi partenariati e fonti innovative
di finanziamento», la necessità di praticare un «ricorso congiunto
all’assistenza allo sviluppo e agli investimenti privati» e il trasferimento di
tecnologie ai Paesi in via di sviluppo.
E’ emersa con forza una questione
basilare: ovvero la necessità di un punto da cui partire concretamente. Diversi
interventi hanno sottolineato infatti come alcune aziende nel mondo stiano
cercando di muoversi verso il futuro con una maggiore regolamentazione in
ambito ambientale, cosa che determinerà gli standard di comportamento aziendale
e che favorirà tutte quelle imprese più
vicine e attive in settori sensibili,
come ad esempio l'acqua. Si avverte dovunque una forte necessità di regole e di
strutture che scoraggino, sia nel mercato, sia nella società l’egoismo imperante,
evitando però di mortificante l'innovazione o l'attività imprenditoriale. Nella
mia veste di imprenditore non posso che accogliere con piacere questa spinta
normativa che in prospettiva dovrebbe conseguire l’effetto di rendere più
“etico” il mercato dell’energia. Ma mi piace evidenziare anche un altro
aspetto, emerso proprio dal summit brasiliano: la spinta propositiva e
progettuale che può provenire dalle piccole e medie imprese operanti
nell’ambito della Green economy attraverso le loro attività di ricerca e
innovazione. Sono convinto infatti che, proprio per le sue particolari
caratteristiche l’economia “verde” sia un campo in cui non è necessariamente premiante
la grande
dimensione, ma piuttosto l’innovatività allo stato puro, l’agilità operativa e la
capacità di operare in partnership con altre aziende e con gli istituti
universitari. Consentitemi a questo proposito di citare un’innovazione recente
in campo agricolo e ambientale, di cui è stata capofila proprio Sea Marconi
Technologies, le “nanospugne funzionalizzate”. Realizzata in collaborazione con
Green Has Italia e la Facoltà
di Agraria dell’Università degli Studi di Torino, questa invenzione permette di migliorare la crescita delle piante
attraverso un dosaggio ottimale dei micronutrienti e principi attivi necessari
per uno sviluppo equilibrato e sano delle colture. Le nanospugne sono
macromolecole porose in grado di incapsulare elementi nutritivi e altre
sostanze attive, che presentano il
grande vantaggio di dosare in modo ottimale i principi attivi e
nutrienti sia a livello radicale che fogliare, riducendo considerevolmente
l'impatto ambientale.
Questo per dire che gli sviluppi
della Green economy possono essere estremamente interessanti per il mondo
occidentale, incluso il nostro Paese. Nei prossimi anni assisteremo a un
riassetto degli equilibri economici e strategici mondiali dettati proprio da
questa nuova forza produttiva a matrice ambientale. Stati particolarmente
avanzati nell’applicazione delle nuove tecnologie agricole, quale storicamente
è il Brasile, hanno stipulato o stanno stipulando accordi con alcuni Paesi
africani per la realizzazione di produzioni agricole su vasta scala che
potrebbero favorire, da una parte la soluzione di problemi alimentari locali,
dall’altra quella della necessità di nuove fonti energetiche per i Paesi più
progrediti. Ma anche di generare, accrescendo il reddito dei Paesi coinvolti,
opportunità commerciali per Oriente, Occidente
e anche per il Sud del pianeta. Il vertice di Rio + 20 può essere
interpretato, come sempre accade, come un’occasione perduta oppure visto come
un’opportunità importante, capace di produrre un effettivo progresso nella consapevolezza
dei mali che affliggono la nostra Terra. Quale che sia la nostra valutazione,
l’importante è non stare passivamente a guardare ma cercare di capire e,
conseguentemente, di agire. In tempi di globalizzazione, il peggiore errore che
possiamo fare è pensare che si possa ancora essere spettatori, mentre il mondo
ci chiede pressantemente di essere protagonisti sempre più attivi, sempre meno
irresponsabili.
(intervento apparso su Paese Nuovo del 5 luglio 2012)