“Sysco is the global leader in selling,
marketing and distributing food products to restaurants, healthcare and
educational facilities, lodging establishments and other customers who prepare
meals away from home. Its family of products also includes equipment and
supplies for the food service and hospitality industries.”
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sabato 18 febbraio 2012
SEATTLE TO SAN FRANCISCO
“Hi, I'm Brandi. I am a Social media specialist
with 10 years overall customer service experience, and 3 years of post-graduate
experience at a Fortune 500 company on a major national account, T-Mobile. I
have proven strengths in digital media, multitasking and building enduring
customer relationships. I am an experienced blogger and with basic HTML and
data analysis skills and am seeking to leverage my MA in Digital Marketing with
my experience in a social media marketing position in the Bay Area. You can
find my resume and other information on my website, http://www.brandimcole.com/
A little more info, just for fun:
I just moved to San
Francisco for grad school and am loving everything about my new city.
I want to travel the world one day soon, and am
in the process of making that happen.
I'm honest. I know exactly who I am and the
person I aspire to become.
I will always be a city girl. Bright lights,
crazy driving and loud, bustling streets beat the quiet countryside any day.
My life motto: Work hard, play hard.
I have a (probably unhealthy) co-dependent
relationship with my Droid Bionic.
I love small, fluffy animals and have a habit
of pointing out every time I see a cute dog on the street.
Sometimes I laugh so hard my stomach hurts and
I can't breathe.
I have an amazing family who love and support
me unconditionally.
I love to dress up, even for no reason.
I like reading thought provoking books.
I am a Jason Webley fanatic. Almost 10 years of
being a fan and I still go to every show that I can make it to.
I love meeting new people.
I can work a room like nobody's business. One
of my friends calls me "our group's personal PR campaign."
I enjoy life and all that it brings.”
THE SWERVE: How the World Became Modern by Stephen Greenblatt. (Norton)
“One of the world's most celebrated scholars,
Stephen Greenblatt has crafted both an innovative work of history and a
thrilling story of discovery, in which one manuscript, plucked from a thousand
years of neglect, changed the course of human thought and made possible the
world as we know it. Nearly six hundred years ago, a short, genial, cannily
alert man in his late thirties took a very old manuscript off a library shelf,
saw with excitement what he had discovered, and ordered that it be copied. That
book was the last surviving manuscript of an ancient Roman philosophical epic,
On the Nature of Things, by Lucretius—a beautiful poem of the most dangerous
ideas: that the universe functioned without the aid of gods, that religious
fear was damaging to human life, and that matter was made up of very small
particles in eternal motion, colliding and swerving in new directions. The
copying and translation of this ancient book-the greatest discovery of the
greatest book-hunter of his age-fueled the Renaissance, inspiring artists such
as Botticelli and thinkers such as Giordano Bruno; shaped the thought of
Galileo and Freud, Darwin and Einstein; and had a revolutionary influence on
writers such as Montaigne and Shakespeare and even Thomas Jefferson. 16 pages
full-color illustrations”
TOP FILM
“Il sole inonda i vostri spazi,
siete in piena luce. Ma non siete abbagliati, i raggi del sole non scaldano
troppo. State bene, perché avete appena installato una pellicola schermante
Topfilm. E in più, con le vernici antisolari risparmiate anche energia. Da anni
Topfilm si dedica a sviluppare sempre nuove soluzioni tecniche per la migliore
protezione delle superfici vetrate, per esaltare l’estetica della moderna
architettura urbana e per aumentare il livello di privacy senza dover ricorrere
a tende o simili. Con i migliori prodotti esistenti sul mercato internazionale,
forniti da partner come 3M e Hanita Coatings, che vengono installati
esclusivamente da nostri tecnici qualificati, per garantire la perfetta
adesione agli standard imposti dai produttori, di cui rilasciamo la Garanzia ufficiale. Per
questo siamo diventati leader in Italia nelle pellicole per vetri e nelle
vernici antisolari ad alto risparmio energetico. Mettetevi comodi e godetevi
una pellicola, che per anni, vi regalerà una buona e bella visione.”
In libreria Le ombre del demone di Eve Silver (Leggereditore)
L’antropologa forense Vivien
Cairn teme di aver perso la testa per sempre. La sua libido è fuori controllo e
il desiderio la rende cieca, tanto da provocarle una sorta di amnesia
temporanea. Sarà l’intervento di un estraneo terribilmente sexy a farle
realizzare che in gioco c’è molto di più della sua sanità mentale. E mentre un
killer spietato miete una vittima dopo l’altra, e Dain Hawkins si fa strada tra
piste indecifrabili e coincidenze troppo evidenti per essere ignorate, i due
capiranno che forse i crimini che imperversano sono collegati agli strani
comportamenti della donna. Ma questo non scoraggia Dain, che vorrebbe spingersi
oltre con Vivien, e così lei dovrà confrontarsi con il peggiore dei suoi
incubi, ma anche con una passione sconosciuta e senza limiti che riscriverà per
sempre il suo destino. Cos’è più insidioso, l’oscurità di un demone o il terrore
di perdersi fra le braccia dell’amore privo di freni?
Breve estratto: “Si sentiva
soverchiata, esausta, nonostante la notte di sonno, e spaventata. Tutto quello
che aveva nella sua vita era andato, le sue convinzioni sul mondo, la
sensazione di sicurezza e di successo, la sua casa, forse persino la sua sanità
mentale. In qualche modo, fra la sua casa rasa al suolo dalle fiamme e la
sconvolgente notizia che una parte del mondo era popolata di demoni e stregoni,
le era stata somministrata una doppia dose della cosa che le sfuggiva da mesi.
Il suo problemino non era scomparso, anzi, peggiorava. La terribile verità era
che, due notti prima, si era estraniata per dodici ore e le era successo di
nuovo il giorno precedente, mentre Dain era fuori. Le ore antecedenti la
mezzanotte erano per lei il buio completo. Quando si era ripresa si era
ritrovata nel foyer dell’attico di Dain, con il portone spalancato e un graffio
lungo e profondo sul braccio. Aveva i piedi nudi e gelati come se avesse
camminato sulla neve senza scarpe.
Eve Silver ha letto il suo primo
romanzo rosa quando era appena adolescente. Da allora è rimasta affascinata
dalle storie d’amore piene di passione, forza, perseveranza e onore, storie che
l’hanno accompagnata durante tutto il suo percorso. Ora insegna microbiologia e
anatomia umana in un istituto superiore. Quando esce da scuola torna ai romanzi
rosa, e alla vita familiare, coronata anch’essa da un lieto fine, come tutte le
più belle storie romantiche. Nel 2011 Leggereditore ha pubblicato con grande
successo Il bacio del demone, primo romanzo della serie Demon.
venerdì 17 febbraio 2012
Oggi mangio da … n. 158: Ristorante Osteria L’E’ MAISTESS
“Là dove la campagna si libera
della morsa soffocante del cemento di Milano, Gaggiano. Qui in una frazione,
Fagnano, situata nel Parco Sud del Ticino a 8 Km da Abbiategrasso e 15 Km da Milano, nel cuore di
un antico borgo medievale tra grandi cascine e una manciata di case si trova
una piazzetta romantica e silenziosa dove è situata L'Osteria L'è Maistess
ovvero non è mai lo stesso. L'ambiente...beh l'ambiente è formato da una
saletta intima e riservata con il camino (rifugio ideale per le sere d'inverno),
una sala più ampia con un pianoforte e un piacevole dehors (provvidenziale
della bella stagione). Insomma L'Osteria L'è Maistess è un oasi di quiete e
tranquillità tra sapori antichi e gusti odierni.”
GIUSEPPE DE ANGELIS in arte DAG
“Giuseppe De Angelis ,in arte
Dag, nasce a Caserta il 17 Giugno del ‘1980. Terminata la scuola dell’obbligo
si iscrive,all’età di quattordici anni,all’Istituto Statale d’Arte di San.
Leucio ( Caserta ),dove consegue da prima la qualifica professionale di
“Maestro d’Arte”e inseguito il Diploma Superiore di “ Architetto e Arredatore”.
Nel ‘2000 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli,nella sezione di
pittura, con la Docente
Prof. ssa Loredana Filomena D’Argenio dopo quattro anni
ottiene il Diploma di Laurea con il massimo dei voti (110 e lode su 110).
Già all’età di sedici anni
partecipa alla mostra collettiva al Circolo Nazionale sito in Piazza Dante a
Caserta, dove presenta due opere,riscuotendo un notevole successo;da qui’
partecipa a numerose mostre collettive e diverse personali, sia in Associazioni
Culturali che Club privati che in Assessorati Comunali e Provinciali,e anche
gallerie private. La sua massima espressione la otterrà tramite l’incontro
dell’Astrazione Informale e la ricerca di materiali poveri,tramite l’uso
dell’istallazione e della performances. Attualmente,dopo alcune mostre in
gallerie private dislocate sul territorio nazionale,collabora con tre eminenti
gallerie,la Parthenia
di Palermo,la Emmediarte
di Cuneo e la Cassiopea
di Roma. Vive e lavora tra Caserta,Napoli e Roma.” (l’opera qui riprodotta è di
Giuseppe De Angelis)
Il libro del giorno: Gli ultimi saranno i primi. La mia vita accanto ai dimenticati della Terra di Dominique Lapierre (Rizzoli)
Parigi 1944. Dominique Lapierre
ha tredici anni e ogni notte, insieme agli eroi dei suoi libri, scappa dalla
città occupata dai nazisti per andare alla scoperta del mondo: Costantinopoli,
Gerusalemme, Damasco, i deserti della Siria e dell'Iraq, gli altipiani
dell'Afghanistan... Da sotto le coperte prega il dio della guerra perché
nessuna allerta lo costringa a interrompere i suoi sogni. Che si avvereranno
tutti, ma ancora non lo sa. L'anno dopo scopre gli spazi sconfinati
dell'America, dove tornerà per frequentare l'università, e sarà solo l'inizio. Si
sposa e si imbarca per una luna di miele intorno al mondo; parte per la Corea insieme alle Nazioni
Unite. Da inviato di "Paris Match" viaggia sui fronti più caldi
dell'attualità: attraversa la
Russia in piena Guerra Fredda, a Napoli si presenta a Lucky Luciano,
in un kibbutz nel deserto del Negev, Ben Gurion gli racconta le settimane
cruciali della nascita di Israele. Poi l'incontro con l'India, e niente sarà
più lo stesso: "Tutto quello che non viene donato va perduto" gli
insegna Madre Teresa. Comincia per Dominique una seconda vita immerso nella
realtà incredibile della "Città della gioia": ogni sua giornata, ogni
sua parola, tutta l'esperienza e la capacità di scrittore e di comunicatore che
ha accumulato nei suoi anni di successi vengono poste al servizio degli ultimi
della terra. In questo libro abbraccia l'intera avventura della sua vita, e
riflette sui paradossi del mondo contemporaneo con l'umiltà di chi pensa di non
avere nulla da insegnare.
In Our Prime: The Invention of Middle Age by Patricia Cohen (Scribner). Intervento di Mariangela Notaro
La Signora Cohen,
giornalista per il New York Times, ha scritto un libro affascinante sull’idea della
mezza età, ovvero “ una storia che ci raccontiamo su noi stessi, un orizzonte a
cui miriamo con l’intento di strappar via la sua linea…”. Oggi, più che mai,
quella storia vuole agghindare di poesia l’idea che la mezza età racchiuda in
sé un enorme potere, mentre nello stesso
tempo mira a rivestire la giovinezza con
l’abito dell’ idolatria. Ella ritiene che quest’età sia una “finzione
culturale”, un concetto elastico ricreato da ogni generazione. Gli accademici
stanno ancora definendo l’età che va dai 55 ai 75 come una categoria a sé
stante, abbellendola con etichette come “ generazione del bis”, “ terza età”, o
“passaggio medio”. Considerato il modo consistente in cui la vita dei salutisti
americani si sia prolungata e la rivoluzione indotta dalla procreazione, la
gente oggi, può permettersi di avere più tempo per crescere e ancora di più per
morire, come se la morte fosse manipolabile. Superba ed irrefrenabile
presunzione umana! La signora Cohen ci rende noto che lei potrebbe ritardare il
matrimonio fino ai 39 anni, scegliere di farsi madre sui 40 e pensare ancora a
cosa voler fare una volta divenuta adulta, quasi in un fantastico gareggiar col
tempo. Magari accettassimo che il tempo, questo grande coordinatore delle
nostre esistenze, invece crea e disfa realtà in un baleno a suo unico
piacimento! Ciò si presenta come un richiamo personale raro all’interno di
un’opera che poggia su solide e diverse ricerche e che trova i suoi esempi
universalmente riconosciuti nelle opere dei poeti romantici, Trollope e Arthur
Miller, così come anche Bernice Neugarten, un pionere nello studio dello sviluppo
adulto. Prima della metà del ‘900, la Cohen proferisce “ l’età non
fu un ingrediente essenziale della dignità di un individuo”. Fu l’influenza di
“elementi condizionanti”- matrimonio, parentele, malattie- a plasmare la
narrativa adulta. Nel 1800 le donne furono praticamente spinte a trasformarsi
in madri e quindi ad accudire prole per 17 anni, mettendo al mondo una media di
sette figli. Più tardi fu la volta delle suffragette, la cui vocazione per i
diritti delle donne sul voto contribuì anche ad espandere le opportunità di
carriera per le donne di mezza età. La
Cohen descrive anche la sbalorditiva liberazione sessuale da
parte di Edith Wharton. Dopo aver vissuto un matrimonio disgiunto dal sesso per
più di due decenni, la Wharton
riscoprì le gioie di questo piacere a 45 anni, con un “ baffuto mascalzone”. E
con le suffragette, forse, l’anima ha iniziato ad avverare il suo potenziale,
le sue incommensurabili, sorprendenti conquiste di infinito…
All’alba del
1900, gli americani iniziarono a prender coscienza dell’umana, lecita
possibilità di “abbracciare” i 50 anni. I resoconti del censimento rivelano che
puntualmente strappavano via, come foglie marce da una pianta nel suo abituale
fiorire, un decennio quando venivano intervistati. L’età media scivolò nell’essere un gioco
crudele. Ci fu bisogno di una sommossa del pensiero da parte di Erik Erikson,
un rifugiato tedesco, per vestire di dignità ed importanza la mezza età. Negli
anni 50 Erikson ribaltò la dottrina freudiana- la corazzata teoria secondo
cui la nostra personalità si delinea all’età di 5 anni- descrivendo la vita
come un ciclo di otto fasi. Egli parlò di “ stadio adulto medio” dai 45 ai 55
anni, quando la forza ci viene elargita attraverso la cura degli altri e
contribuendo al miglioramento della società, che egli denominò “ generatività”.
L’età meramente cronologica è chiaramente riconosciuta oggigiorno come un rivelatore
menzognero della crescita adulta o dell’autenticità dell’identità per tutti
coloro che hanno toccato i 50. Prendiamo in esame il comportamento di due o
della maggior parte delle nostre figure culturali più prominenti. Donald Trump
a 65 anni si mostra e agisce come se si adagiasse ancora sui suoi turbolenti
nove anni. Bill Clinton, alla stessa età, è gioca a voler retrocedere
all’adolescenza . Ma allora per quale motivo le nostre mani si ostinano ad
innalzare il muro dell’ansia della mezza età? I primi incriminati, afferma la Cohen, sono i venditori di bellezza.
In quanto imprenditori di cosmetici, pubblicità ed industrie di
intrattenimento, hanno vestito i panni di avidi collaboratori nell’impresa lucrativa
di restituire all’immagine della mezza età la sua cornice più bella, perfetta, ma
non perfettibile. Ma sul finir del giorno, quando ci si rende conto di non
essersi alzati in tempo per la lezione di fitness ed esser così mancati a quel
“noi” di noi stessi che crediamo di generare, proprio come l’alter ego in grado
di starsene sicuro al mondo, s’ode per caso una voce molesta che facendo
capolino negli antri più reconditi di noi ci sussurra, “non sarai mai così
magro come Jane Fonda?” La signora Cohen, utilizza Oprah Winfrey come un primo
esempio di questa contraddizione dell’Io. In una forte nota editoriale in O, il
Giornale di Oprah, la 57enne Signora Winfrey, con tono provocatorio annunciò
che lei non avrebbe permesso alla “ cultura dell’ossessione per la giovinezza”
di dirle di non preoccuparsi. Ella ammonì coloro che mentono sulla loro età per
“la malattia di voler essere ciò che non si è”.Perché, in effetti, come possiamo
cambiar di rotta nel navigar della vita come fossimo vascelli senza comando al
timone? Quale disumana presunzione è mai questa? Dobbiamo far nostra l’idea che
Oprah si stia ora confortevolmente sdraiando sulle sue notevoli risorse
finanziarie e fisiche?
LA VERA ESSENZA DELLA VITA DI TAGORE RABINDRANATH (GUANDA)
Tra il 1912 e il 1913 Rabindranath Tagore
pronunciò per gli studenti di Harvard, rappresentanti ideali dell'Occidente, le
otto conferenze basate sugli insegnamenti della sua scuola di Santiniketan qui
presentate nella traduzione di Brunilde Neroni dall'originale bengali. Questo
libro ha il significato di un incontro: il grande poeta indiano si fa
interprete della propria civiltà e della propria cultura, isolando alcuni temi
fondamentali ed eterni (l'amore, il lavoro, la bellezza) ed esplorando
l'importanza che essi hanno avuto per i due mondi: quello in cui è nato e
quello a cui si presenta.
Lo fa con una prosa che ha la semplicità dei
suoi versi, e che ci offre considerazioni di straordinaria attualità, affidate
indifferentemente a una citazione di sant'Agostino o a un versetto delle
Upanisad.
La sua voce è quella di una civiltà antica e
affascinante, che si è posta le stesse eterne domande dell'Occidente e ha dato
risposte complesse e suggestive: nessuno poteva illustrarcele con più suadente
autorità di Tagore.
Paola Scialpi con una sua opera nel progetto di Vitaldo Conte (Vitaldix) Eros Art in Electronic Tango Bondage
Vitaldo Conte: Eros Art in Electronic Tango
Bondage. Rosa rossa fetish mask painting bdsm
in 'Pulsional Gender Art' (Avanguardia 21). Cyber Sex Art: Vitaldix, Laika
Facsimile. Bondage Tango Art: Tiziana Pertoso, DolcissimaBastarda,
Valentina Forcisi, Maristella Petrolo, Paola Scialpi. Video montaggio: Laura Baldieri.
Ri-interpretazini sonore: Stefano Balice.
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VIACOM
“Viacom connects with our diverse audiences
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television, motion pictures and a wide range of digital media. Media networks
includes favorites like BET, MTV, VH1, Nickelodeon, Nick at Nite, COMEDY
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around the world. In addition, digital assets such as Neopets, Addicting Games,
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even deeper connection with our devoted and focused demographics. Paramount
Pictures Corporation offers audiences access to a huge library of top films
through brands like Paramount Pictures, Paramount Vantage, MTV Films,
Nickelodeon Movies and Paramount Home Entertainment. Fueled by our world-class
brands, Viacom serves an ever-growing population of kids, tweens, teens and
adults who want their favorite media and entertainment, 24/7.”
ECHURCH CHRISTIAN BLOG
“Echoes of God - Many of us dream of a world
filled with justice, peace, equality, harmony, beauty, tranquility, security,
permanence, plenty and sometimes we may glimpse for a moment, a world at one,
put to rights, where societies function healthily and where we know what to do
and do it. This is an echo in our hearts, minds, imaginations and subconscious.
This is an echo of a voice whispering what might be. The perception that we
humans are far more than what we see about us, has led to a growth and
rediscovery of ‘sprituality’ in the West, which may be viewed as an attempt to
reconnect with that echo. Relationships and love is another major human
preoccupation and we all intuitively know that we belong in relationship with
other humans. We are to find ‘meaning’ in and through our relationships and
these relationships may form another echo of that voice. The Old Testament
speaks of human beings as made, irreducibly, for relationship: for relationship
with one another, with the rest of created order and above all, with the
creator. And yet, within the story of creation, all things within the present
world are transient. They are not designed to be permanent. The impermanence
which we see all around us in the form of death and decay resonates within us a
dark note of tragedy. It is bound up with human rebellion against the creator,
with a rejection of that deepest of relationships and a consequential souring
of all relationships. We shouldn’t be surprised that, when we think of human
relationships, we find ourselves hearing the echo of a voice once more. Human
beings are glorious creatures in so many ways and the biblical Creation story
offers a powerful and pregnant picture: humans are made in God’s image. So
whose glory is it?
The Christian tradition has said, that the glory
belongs to God the creator. It is his voice we hear echoing off the crags,
murmuring in the sunset. It is his power we feel in the crashing of the waves
and the roar of a lion. It is his beauty we see reflected in a thousand faces
and forms.
The most complex and fascinating thing in all
creation is the human brain, including the mind, imagination, will, personality
and the thousand other things which we think of as separate faculties but which
all interlock, as functions of that brain and its relation to the rest of our
lives, our complex personal identity. We should expect the world and our
relation to it to be at least as complex as we are. If there is a God, we
should expect such a being to be at least as complex again. The more we learn,
the more we discover that we humans are fantastically complicated creatures.
This complexity is the world to which the
Christian story is addressed, the world of which it claims to make sense. Over
the last generation in western culture, truth has been like the rope in a
tug-of-war contest. On the one hand, some want to reduce all truth to ‘facts’,
things which can be proved in the way you can prove oil is lighter than water.
On the other hand, some believe that all ‘truth’ is relative, and that all
claims to truth are coded claims to power. To ‘know’ the deeper kinds of
‘truth’, Christianity relates this as akin to ‘knowing’ a person, something
which takes a long time, a lot of trust, and a good deal of trial and error. It
will be a kind of ‘knowing’ in which the subject and the object are
intertwined, so that you could never say that it was either ‘purely subjective’
or purely objective’. This type of deeper and richer kind of ‘knowing’ is
‘love’…..who is God. Where is God? Ancient biblical writers did not imagine
that if they had the ability to travel through space, they would sooner or
later come to the place where God lived. They understood ‘heaven’ as simply
meaning ‘where God dwells’, that is referring to a different sort of location,
God’s space as opposed to our space, not God’s location within our spacetime
universe. So the question is whether God’s space and our space intersect. God’s
space and ours (Heaven and earth) are two interwoven and interconnected
dimensions. The Scriptures are replete with examples of this overlap, whereby
God makes his presence known within our sphere. The Israelite’s had the ‘Ark of
the Covenant’ and later the Temple,
which were two places of overlap between heaven and earth. God made a world
that was other than himself, because that is what love delights to do. And
having made such a world, he has remained in a close, dynamic and intimate
relationship with it. To speak of God’s action in the world – of heaven’s
action on earth – is to speak of a loving creator acting within the creation
which has never lacked signs of his presence. It is to speak, in fact, of such
actions as might be expected to leave echoes. Echoes of his voice. There is an
echo which seems to tell us that this creation has become corrupt and unwell,
with humans choosing their own path – to be their own god – and suffering
dreadfully as a consequence. God appears to take this very seriously and within
the Jewish and Christian narrative has himself mounted the rescue operation. This
Jewish God gave himself the name YHWH (Yahweh) which seems to have meant ‘I am
who I am’. This God cannot be defined in terms of anything or anyone else. He
is his own category. This is why we cannot expect to mount a ladder of
arguments from our world to his, or mount a ladder of moral achievement and end
up making ourselves good enough to stand in his presence. The Biblical story in
Genesis goes from bad to worse: from rebellion in the garden (chapter 3) to the
first murder (chapter 4) to widespread violence (chapter 6) and on to the crazy
idea of building a tower to reach into heaven. Those who were supposed to be
reflecting God’s image in the world – that is, humans – are instead looking
into mirrors of their own reflection; and they both like and are frightened by
what they see. Arrogant and insecure, they have become self-important. Put
simply and with utmost brevity, the key theme, which flows from the Old
Testament, to the astonished delight of the New Testament, is the renewal of
the entire cosmos, of heaven and earth together, and the promise that in this
new world all shall be well. The theme of a new Eden picks up one of the main subtexts of the
whole biblical story. Ultimately, the real exile, was the expulsion of
humankind from the garden. One of the main themes echoing around the ancient
prophecy as it echoes around the human heart, is the beauty of the new
creation, of an entire creation put back to rights. The kingdom of God
is at hand.’ This announcement was the centre of Jesus’ public proclamation. He
was addressing our corrupt world and the gospels tell the story in such a way
as to hold together the ancient prophecies. God would usher in a new reign of
justice and peace. God would vindicate his people to set everything straight.
The world was to be turned the right way up at last. To speak of the Kingdom
arriving now is to declare the future breaking in to the present and the
arrival of Heaven on earth.
How do you communicate a message as radical as
this?
Healings were especially dramatic as a sign of
the message itself. God, the world’s creator was at work through Jesus, to do
what he had promised, to open blind eyes and deaf ears, to rescue people, to
turn everything the right way up. Jesus’ parables were not, as has often been
supposed, ‘earthly stories with heavenly meanings’. The whole point of Jesus’
work was to bring heaven to earth and join them together for ever, to bring
God’s future into the present. The ‘religious right’ were scandalised by Jesus’
message and by him celebrating God’s kingdom with all the wrong people, the
poor, the tax collectors, the sinners, the outcasts, the sick, with anyone in
fact who wanted to join in. It was in response to his critics that Jesus told
some of the most poignant and powerful parables, which fueled their anger.
So what did Jesus intend by it all?
Nobody in this period would have supposed that
the Messiah would have to suffer, let alone die. Indeed, that was the very opposite
of normal expectations. The Messiah was supposed to be leading the triumphant
fight against Israel’s
enemies, not dying at their hands. This is why, having come to the view that
Jesus was indeed God’s anointed, the disciples could not imagine that he meant
it literally when he spoke of his coming death and resurrection. Resurrection
was something which, in Jewish belief, would happen to all God’s people at the
end of time, not to one person in the middle of history.
The early Christian belief in hope beyond death
belongs demonstrably on the Jewish, not Pagan, map. To begin with, the early
Christians did not simply believe in ‘life after death’; they virtually never
speak simply of ‘going to heaven when they died’, and when they do speak of
heaven as a post-mortem destination they seem to regard this ‘heavenly’ life as
a temporary stage on the way to the eventual resurrection of the body. When
Jesus tells the criminal that he will join him in paradise that very day,
‘paradise’ clearly cannot be their final destination, as Luke makes clear. ‘Paradise’ is, rather, the blissful garden where God’s
people rest prior to the resurrection. When Jesus declares that that there are
many dwelling-places in his father’s house, the word for ‘dwelling-place’,
denotes a temporary lodging. When Paul says that his desire is to ‘depart and
be with Christ, which is far better’, he is indeed thinking of a blissful life
with his Lord immediately after death, but this is only a prelude to the
resurrection itself. The early Christians held firmly to a two-step belief
about the future: first, death and whatever lies immediately beyond; second, a
new bodily existence in a newly made world.
Despite what many folk think, within the
Christian family and outside it, the point of it all is NOT ‘to go to heaven
when you die’.
The New Testament picks up from the Old the
theme that God intends in the end, to put the whole creation to rights. Earth
and heaven are made to overlap with one another, not fitfully, mysteriously and
partially as they do at the moment, but completely gloriously and utterly. ‘The
earth shall be filled with the glory of God as the waters cover the sea.’ That
is the promise which resonates throughout the Bible. The great drama will not
end with ‘saved souls’ being snatched up into heaven away from this wicked
earth and away from the mortal bodies which have dragged them down to sin, but
the new Jerusalem comes down from heaven to earth, so that ‘the dwelling of God
is with humans. (Revelation 21.3).
Death is the great enemy, but it has been
conquered and will at the last itself suffer death. Death is a beaten enemy.
Death shall be no more, is central to the New Testament belief: that at the
last, death will not simply be redefined, but defeated. God’s intention is not
to let death have its way with us. If the promised future is simply that
immortal souls will have left behind their mortal bodies, then death still
rules. Let me be clear on this, if we reject the Biblical belief of
resurrection, preferring the concept of the eternal existence of the soul, then
death is not conquered, but re-described, no longer an enemy, it is simply the
means by which we shuffle off this mortal coil. God’s plan to rescue the world
from evil would be put into effect by evil doing its worst to the Servant King,
to Jesus himself, and thereby exhausting its power. Jesus spoke of the passover
bread as his own body that would be given on behalf of his friends, as he went
out to take on himself the weight of evil so that they would not have to. He
spoke of the passover cup as his own blood. Like the sacrificial blood in the
temple, it would be poured out to establish the covenant. The time had now come
when, at last, God would rescue his people, and the whole world, not from mere
political enemies, but from evil itself, from the bondage of sin and death
which had enslaved them. I believe that Jesus did indeed suffer and die. I
believe that his tomb was found empty. I believe that the disciples really did
encounter the risen Jesus. I believe that the disciples were emphatically not
expecting Jesus to be raised from the dead. And this all best explains the rise
of Christianity in our world. Put simply, Jesus is the prototype, a firstborn
of the new creation. The one who redeems and rescues us. The resurrection of
Jesus Is principally the defining event of the new creation, the world which is
being born with Jesus. If we are even to glimpse this new world, let alone
enter it, we will need a different kind of knowing, a knowing which involves us
in new ways, an epistemology which draws out from us not just the cool
appraisal of detached quasi-scientific research, but that whole person
engagement and involvement for which the best shorthand is ‘love’, in the full
Johannine sense of Agape. The earliest Christian evaluation of Jesus as the
place where heaven and earth met, the replacement for the Temple, the embodiment of the living God, was
about as socially provocative, as well as theologically innovative, as it could
possibly be.
How can we make sense of this?
Easter demonstrates that heaven and earth are
neither the same thing nor a long way removed from one another, but they
overlap and interlock mysteriously in a number of ways; and that the God who
made both heaven and earth is at work from within the world as well as from
without, sharing the pain of the world, indeed taking its full weight upon his
own shoulders. From this point of view the Orthodox churches have always
emphasised, when Jesus rose again God’s whole new creation emerged from a tomb,
introducing a world full of new potential and possibilities. Indeed, precisely
because part of the possibility is for human beings themselves to be revived
and renewed, the resurrection of Jesus does not leave us passive, helpless spectators.
We find ourselves lifted up, set on our feet, given new breath in our lungs,
and commissioned to go and make new creation happen in the world. At the moment
the world appears as a place of suffering and sorrow as well as of beauty and
power. But God is reclaiming it. That is what Jesus’ death was all about. And
we are called to be part of that reclaiming. One day all creation will be
rescued from slavery, from corruption, decay and death which deface its beauty,
destroy its relationships, removes the sense of God’s presence from it, and
make it a place of injustice, violence and brutality. This is the message of
rescue and of ‘salvation’.
The earliest Christians believed, in fact, that
resurrection was what every human really needed – not just in the end, in the
new world that God will eventually make, but in the present life as well. God
intends in the end, to give us new life, in comparison with which the present
one is a mere thing of shadows. He intends to give us new life within his
ultimate new creation. But the new creation has already begun with the
resurrection of Jesus, and God want us to wake up now, in the present time, to
the new reality. We are to come through death and out the other side into a new
sort of life; to become daytime people, even though the rest of the world is
not yet awake. We are to live in the present darkness by the light of Christ,
so that when the sun comes up at last we will be ready for it. Or, to change
the image, we are already to be pencilling the sketches for the masterpiece
that God will one day call us to help him paint. That is what it means to
respond to the call of the Christian gospel. What the early Christians meant by
the word ‘belief’ included believing that God had done certain things and
believing in the God who had done them. This is not ‘belief that God exists’,
though clearly that is involved too, but loving grateful trust. When things
‘make sense’ in that way, you are left knowing that it isn’t a matter of you
figuring it all out and deciding to take a step or a stand. It’s a matter of
Someone calling you, calling with a voice that you dimly recognise, calling
with a message that is simultaneously and invitation of love and a summons to
obedience. The call to faith is both of these. It is the call to believe that
the true God, the world’s creator, has loved the whole world so much, you and
me included, that he has himself come in the person of his Son and has died and
risen again to exhaust the power of evil and create a new world in which everything
will be put to rights and joy will replace sorrow. The more conscious we are of
our own inability to get it right, perhaps even our flagrant disloyalty to the
call to live as genuine human beings, the more we will hear this call as what
it most deeply is. It is the offer of forgiveness. It is the summons to receive
God’s gift of a slate wiped clean, a totally new start. Even to glimpse that is
to catch your breath with awe and gratitude, and to find an answering, thankful
love welling up inside. When we start to glimpse that, we discover that the
echoes we have always heard, have indeed turned into a voice, It is, of course
the voice of Jesus, calling us to follow him into God’s new world, the world in
which the hints, signposts and echoes of the present world turn into the
reality of the next one. The ultimate goal is not a disembodied heaven, nor
simply the rearrangement of life on the present earth, but the redemption of
the whole creation, our calling to live in our bodies now in a way that
anticipates the life we shall live then. When you see the dawn breaking, you
think back to the darkness in a new way. ‘Sin’ is not simply the breaking of a
law. It is the missing of an opportunity. Having heard the echoes of a voice,
we are called to come to the Speaker. We are invited to be transformed by the
voice itself, the word of the gospel, the word which declares that evil has
been judged, that the world has been put to rights, that earth and heaven are
joined forever, and that new creation has begun. This is the opportunity that
stands before us, as a gift of possibility. Christian holiness is not (as
people often imagine) a matter of denying something good. It is a matter of
growing up and grasping something even better.
When Jesus emerged from the tomb, justice,
spirituality, relationship, love and beauty rose with him. Something has
happened in and through Jesus as a result of which the world is a different
place, a place where heaven and earth have been joined forever. God’s future
has arrived in the present. Instead of mere echoes, we hear the voice itself: a
voice which speaks of rescue from evil and death, and hence of a new creation.”
THE STORM OF WAR: A New History of the Second World War by Andrew Roberts (Harper/HarperCollins)
“From "Britain's finest military
historian" (The Economist) comes a magisterial new history of World War II
and the flawed axis strategy that led to their defeat. The Second World War
lasted for 2,174 days, cost $1.5 trillion, and claimed the lives of more than
50 million people. What were the factors that affected the war's outcome? Why
did the Axis lose? And could they, with a different strategy, have won? Andrew
Roberts's acclaimed new history has been hailed as the finest single-volume
account of this epic conflict. From the western front to North Africa, from the
Baltic to the Far East, he tells the story of
the war—the grand strategy and the individual experience, the cruelty and the
heroism—as never before. In researching this magnificently vivid history,
Roberts walked many of the key battlefields and wartime sites in Russia,
France, Italy, Germany, and the Far East, and drew on a number of
never-before-published documents, such as a letter from Hitler's director of
military operations explaining the reasoning behind the FÜhrer's order to halt
the Panzers outside Dunkirk—a delay that enabled British forces to evacuate.
Roberts illuminates the principal actors on both sides and analyzes how they
reached critical decisions. He also presents the tales of many little-known
individuals whose experiences form a panoply of the extraordinary courage and
self-sacrifice, as well as the terrible depravity and cruelty, of the Second
World War. Meticulously researched and masterfully written, The Storm of War
gives a dramatic account of this momentous event and shows in remarkable detail
why the war took the course it did..”
SIKA
“Nel 2010 Sika festeggia il suo
centenario. Sviluppare prodotti innovativi, soluzioni ed essere coerenti con i
nostri committenti ha dato a Sika l’opportunità di crescita per cento anni. Ad
oggi siamo presenti in 70 Paesi, con più di 12.000 impiegati. Il principio di
Sviluppo Sostenibile gioca un ruolo decisivo in Sika, perché è la risposta alle
domande principali delle sfide di oggi e del domani. Queste sfide, come la
gestione delle risorse idriche, il risparmio energetico e la protezione del
clima, daranno forma alle future condizioni economiche e di crescita. Il
successo imprenditoriale dipende della coerenza tra soluzioni intelligenti e
cambiamenti in atto..”
LUNA NERA DI ANDREA COSTANTIN (YOUCANPRINT)
"Luna Nera" è una
raccolta di racconti interessante e atipica nello stesso tempo, le storie che
contiene ruotano attorno alla figura dell'ex-commissario Leonardo Savelli, una
"sorta di investigatore" che non lavora più in polizia, gestisce un
negozio di orologi insieme al suo aiutante Maurino e, in realtà, non ha mai
abbandonato l'ambiente dal quale proviene. Il denominatore comune delle storie,
assieme alla presenza costante e risolutiva del protagonista, è quello di
vicende che nascono al margine della crisi economica che sta attraversando il
nostro paese, una crisi che in determinate situazioni è capace di tirar fuori
il peggio dagli animi di alcune persone che costruiscono piani criminali per
arricchirsi alle spalle dei deboli e che si trovano a incrociare,
sfortunatamente per loro, l'excommissario Savelli. Un personaggio atipico,
difficilmente assimilabile ai commissari onniscienti e supertecnologici cui ci
hanno abituato le serie televisive d'oltreoceano "un tipo strano, Savelli.
Con quello spolverino nero, la barba incolta e l’aria misteriosa, dà l’idea di
un tipo da cui stare alla larga. Ma è anche simpatico, ricorda un po’ le
vecchie rockstar degli anni ’80." Ecco tratteggiato l'aspetto 'vintage' di
Savelli, con la viva voce delle protagoniste di uno dei racconti, quello dal
titolo "I ricordi vivranno per sempre".
giovedì 16 febbraio 2012
Oggi mangio da … n. 157: Ristorante Innocenti Evasioni
“Entrambi frequentiamo l’Istituto
Alberghiero "CARLO PORTA", dove professori come M. Bosotti e C.
Sadler riescono a trasmetterci la passione e le basi di questa professione
antica. Contemporaneamente, gli stages estivi, che hanno accompagnato il
percorso scolastico, ci hanno aiutano a muovere i primi passi tra cucine e
fornelli di ristoranti nelle più rinomate località turistiche. Questo è solo
l’inizio del nostro viaggio alla ricerca del gusto. Nel ’91, in un ristorante
della provincia di Milano, condividiamo il piccolo bagaglio di conoscenze; ci
confrontiamo decidendo che per sviluppare i nostri sogni e appagare le nostre
aspettative abbiamo bisogno di plasmarci entrando a far parte di una brigata di
cucina nella ristorazione d’élite. Decidiamo così di separaci, mantenendo però
i contatti e scambiandoci le esperienze. Iniziamo, così a collaborare per
ristoranti come "Sadler" di Milano, l'Antica Osteria del Teatro di
Piacenza e alcuni tra i migliori Relais & Chateaux francesi del calibro di:
"Le Jardin des Sens" di Montpellier, "La Cote Saint-Jacques"
a Joigny e "Jean Bardet" a Tours, che rafforzano la nostra padronanza
tecnica ed abilità nel trasformare prodotti. I periodi trascorsi negli Stati Uniti
d'America migliorano il nostro approccio in fatto di grande organizzazione;
mentre i viaggi in Oriente, in particolar modo la permanenza in Giappone, ci
consentono di scoprire l’utilizzo di nuove materie prime e tentare nuovi
abbinamenti, che risultano interessanti anche per i nostri palati. Nel 1998
rileviamo Innocenti Evasioni, allora gestito in modo familiare e iniziamo la
nostra avventura. Dopo un anno, arrivano i primi risultati, “pubblico” e
critica ci invogliano a continuare a volte ad iniziare il nostro viaggio alla
ricerca del gusto e del piacere a tutto tondo.Cerchiamo di unire ad una cucina
genuina e curata negli in gradienti e nella forma, il calore di un ambiente
rilassante, dove il servizio vuole essere attento, ma non invadente. Ci auguriamo
di avervi in parte trasmesso il piacere di una sera a cena con noi.”
INES DE LEUCIO
“INES DE LEUCIO nasce in Australia
nel 1969, si traferisce in provincia di Benevento ancora bambina, ma non
dimentica le sue origini native, tanto da coniugare la leggenda delle Streghe
di Benevento e la cultura Aborigena, creando il personaggio de LA STREGA ABORIGENA.
INES, consegue il diploma di licenza dal corso di pittura nel 1993 presso
l’Accademia delle Belle Arti di Napoli con il maestro Carmine Di Ruggiero. Dal
1994 al 1999 vive a Perugia dove approfondisce le tecniche per la lavorazione
della ceramica e della scultura in vari laboratori fra cui quello del maestro
Edgardo Abbozzo. Nel 1995 al Premio Internazionale Art and World di Melbourne
in Australia ottiene un prestigioso riconoscimento dal critico Marcello Palma
per l’opera “Specchio” .
Nel 1997 si specializza come
ceramista, esperta in restauro di dipinti su tela e materiali fittili
antichi,per diversi anni è stata impegnata in lavori di decorazione su tessuto
e nella realizzazione di pitture murali.
Nel 1999 partecipa a varie
collettive portando la sua “arte contemporanea” in giro per l’Europa, dalla
Spagna alla Grecia afferma attraverso il puntinato aborigeno e la “body art”
uno stile unico.
Nel 2001 tiene una personale
sulla “body art sull’arte aborigena” al Chiostro di Santa Sofia di Benevento e
la ripete al Teatro Romano nel 2003.
Nel 2003 nasce al “Museo della
Gente Senza Storia” di Altavilla (AV) il suo “alter ego”, la Strega Aborigena,
un personaggio che combatte con pennelli e colori le ingiustizie di sempre.
Animatrice di attività
laboratoriali presso istituti scolastici di ogni ordine e grado, ha promosso
corsi di disegno e ceramica per bambini e adulti, collaborando anche con centri
medici per la rieducazione di disabili e soprattutto per il recupero dei minori
a rischio nell'ambito di progetti organizzati da enti locali e regionali.
Durante la sua residenza nel
capoluogo umbro ha curato, come designer, la produzione di maioliche per alcune
aziende perugine, prima di ritornare nel Sannio ed avviare la sua attività
artistico-artigianale presso il suo laboratorio IDL, attivato in via San Rocco
a Montesarchio, dove attualmente crea forme vascolari originali, sculture in
maiolica, riproduce pavimenti antichi, restaura oggetti ceramici.
Ha partecipato a fiere di
artigianato artistico nell'ambito di prestigiose manifestazioni culturali
(Benevento, San Lorenzello, Lauro, Atripalda, Gaeta, Bari, Pompei,
Montesarchio, Cerreto Sannita), mentre diverse sono state le mostre personali e
collettive cui ha preso parte.
Espone a Napoli in "Appunti
di viaggio nell'immaginario" presso la Sala Gemito (1990),
durante l'Omaggio a Rusciano" Casina Pompeiana (1992) ed alla "Polis
Ars" dei Maschio Angioino (1992).
A Maddaloni è presente durante la
manifestazione artistica "Meno Sette' (1993) ed a Foggia è sia alla Fiera
Internazionale dell'Arte (1994) sia alla collettiva "Identità Sovrapposte
invasive-intrusìve" svoltasi nella Dogana dell'antico capoluogo dauno.
Altre sue opere sono state presentate durante collettive che si sono tenute nel
decennio 1989-1999 tra Sannio e Irpinia (Arpaise, Benevento, Campolattaro,
Cerreto Sannita, Pietrelcina, Sant'Agata de'Goti, Avellino, Lauro di Noia,
Altavilla Irpina). Ha ricevuto diversi riconoscimenti artistici, tra cui quello
dei critico Marcello De Palma per la sua opera "Specchio" durante il premio
"Arts and words" svoltosi nel novembre 1995 a Melbourne
(Australia)..” (l’opera qui riprodotta è di Ines De Leucio)
Il libro del giorno: La criatura di Tiziana Prontera (Youcanprint)
Così cominciò la storia di
Fabiola. Non una persona qualunque ma una che ha vissuto senza alcune abilità
mentali che tutti gli altri, in casa Bellisanti e fuori, possedevano. Non aveva
le stesse capacità ricettive e i loro adeguamenti psicologici alla realtà
esterna. Non concepiva i loro stessi pensieri, non aveva tutte quelle emozioni
e, soprattutto, tutte quelle parole. La sua mente non generava il loro concetto
di diversità, eppure lei era diversa. Una deficienza che presumibilmente
avrebbe alterato in qualche modo il quadro regolare della famiglia, ma lei
questo non poteva saperlo. Una persona straordinaria che ha visto il mondo con
occhi piccolissimi, scorgendo appena gli aspetti essenziali e ignorando che un
mondo grande e complesso le stava addosso e la toccava ogni giorno, in ogni
momento. Una persona che non verrà mai dimenticata.
Tiziana Prontera è nata a Sava
(Taranto) nel 1963. Appassionata narratrice ha partecipato con successo a
concorsi letterari e ha collaborato al giornale Voce del Popolo di Taranto. Il
suo primo romanzo è Il drago e il mare, pubblicato nel 2008 (Horizon Editrice).
CVS CAREMARK
“At CVS Caremark, our culture is shaped by the
customers we serve; by the efforts of our more than 200,000 talented, dedicated
colleagues; and by the contributions we make to the thousands of communities we
serve across the country every day. At CVS Caremark, we understand how much a
company's culture impacts its people and ultimately its performance. That's
why, soon after our merger in 2007, we quickly established a unifying Vision,
Mission and set of Values that defines our company and serves as a guiding
beacon for how we conduct our business every day. In our stores and mail
service pharmacies, in our distribution centers and corporate facilities, and
in the thousands of communities we serve, these principles inspire us to go
above and beyond for our customers, our clients and our colleagues.”
[SIC]: A Memoir by Joshua Cody (Norton)
“Joshua Cody, a brilliant young composer, was
about to receive his PhD when he was diagnosed with an aggressive cancer.
Facing a bone-marrow transplant and full radiation, he charts his struggle: the
fury, the tendency to self-destruction, and the ruthless grasping for life and
sensation; the encounter with a strange woman on Canal Street that leads to sex
at his apartment; the detailed morphine fantasy complete with a bride called
Valentina while, in reality, hospital staff are pinning him to his bed. Moving
effortlessly between references to Don Giovanni and the Rolling Stones, Ezra
Pound and Buffalo Bill, and facsimiles of his own diaries and hospital
notebooks, [sic] is a cross between Susan Sontag's Illness as Metaphor and Jay
McInerny's Bright Lights, Big City: a mesmerizing, hallucinatory glimpse into a
young man's battle against disease and a celebration of art, language, music,
and life. 30 black-and-white illustrations.”
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