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giovedì 16 febbraio 2012

SEVES GLASSBLOCK


“Seves glassblock è la divisione mattone in vetro del Gruppo Seves, leader mondiale in due mercati di nicchia: l’isolamento elettrico nel processo di generazione, trasporto e distribuzione dell’energia elettrica e nel segmento del mattone in vetro per l’architettura e l’arredamento.
Seves glassblock produce e distribuisce oltre il 36% dei mattoni in vetro prodotti e distribuiti in tutto il mondo, in 9 colori oltre al neutro e più di 200 diverse decorazioni, con una quota a valore di oltre il 40% del mercato mondiale.
Convivono e sono valorizzati in Seves glassblock la ricca tradizione ed il prezioso know how dei marchi più prestigiosi che hanno fatto la storia del mattone in vetro, come Vetroarredo, Vitrablok, Weck, Vidromatone, Sindoco.
Seves glassblock offre oggi un prodotto dai contenuti qualitativi, tecnologici e formali di altissimo profilo, nel totale rispetto dell'ambiente e della persona umana.
Le ragioni di un successo - Il successo di Seves glassblock si spiega con una visione ed un obiettivo ben definiti: affrancare il mattone di vetro dalla logica marginale del “vetrocemento”, liberandone le grandi potenzialità. L'azienda si è posta, infatti, sin dalla sua costituzione, il fine di cambiare le regole della produzione e destinazione di un materiale, il mattone di vetro, sino a pochi anni fa considerato “povero”, complementare all'industria edilizia, utilizzabile solo in situazioni di carenza di luce. Seves ha trasferito nell'umile mattone vetroso tutta l'esperienza e le tecnologie più avanzate, intervenendo su purezza, brillantezza, trasparenza, resistenza, considerate come singole componenti del prodotto, e vi ha aggiunto una caratteristica esclusiva, riservata in precedenza solo ai vetri più sofisticati: il colore. Un attento processo di razionalizzazione produttiva ha modificato ed ampliato l'intera gamma di modelli e moduli complementari, e reso possibile soluzioni personalizzate.
L'attività di R&D ha consentito infine lo sviluppo di nuovi procedimenti di installazione delle pareti, di nuove malte speciali per la posa e la finitura, e inoltre la riduzione progressiva delle dimensioni della "fuga" tra mattone e mattone a soli 2mm.
Il mattone in vetro ad alto profilo estetico - Grazie all'utilizzo di materie prime della più alta qualità, all'inserimento nelle linee produttive di macchinari studiati appositamente, all'applicazione di antiche e sperimentate tecniche di colorazione e di trattamento e a rigorose procedure di controllo sistematico, Seves glassblock ha trasformato il vecchio “vetrocemento” in mattone di vetro, un nuovo e raffinato oggetto d'arredo architettonico per interni e per esterni, per la casa e la città, da fabbricarsi anche “su misura”, secondo le esigenze e la destinazione. Oggi il mattone in vetro è prodotto destinato al mercato alto, non più oggetto di servizio, ma soggetto autonomo, che esprime e valorizza in pieno tutte le sue potenzialità anche come oggetto d'arredo, necessario alleato della creatività e delle realizzazioni ad alto profilo estetico-formale di architetti, progettisti e interior design.”


Dipendenze, abbandoni e strane forme di sopravvivenza, di LORENZO PEZZATO (Faloppio, LietoColle). Intervento di Alessandra Peluso


Accostatami alla lettura del libro di Lorenzo Pezzato, Dipendenze, abbandoni e strane forme di sopravvivenza, la prefazione mi ha esplicitato il tema principale, la spira dell’intera matassa poetica, ossia la crisi, la decadenza del mondo occidentale, dove l’unico valore, preferisco definirlo pittosto che “entità parassitaria”, è la poesia.
La poesia è vita, necessità di esserci: una necessaria illusione per sopravvivere all’orrore del nulla. «La verità è brutta: abbiamo l’arte per perire a causa della verità». (Nietzsche).
E qual’è questa verità? Può essere quella descritta da Lorenzo Pezzato nelle sue quantomai realistche poesie. Si legge infatti: «Posso accettare la laurea / ad onore la pensione statale / per gli artisti, quel che si vuole / purchè sia un riconoscimento / al talento e non una montagna / da scalare un percorso da compiere / con fatica e applicazione / ... Una poesia si cancella, non si riscrive». (p. 19). Sublime il valore che vien dato alla poesia com’è opportuno, indispensabile per l’essere umano. Ed emerge la “questione dei talenti”, dei meriti, che non rappresentano il metro di valutazione nella società odierna, ma a sostituirli è ben altro, a primeggiare è altro, è quell’“aliud” che non oso specificare, taccio. Così si legge Nella parabola dei talenti: «Scagliano versi con fionde rudimentali / come ciottoli da tavole di legge frantumate / nel passaggio al nuovo millennio, / contemporanei poeti a corta gittatata / stelle filanti / talenti in parabola discendente». (p. 20).
   Pertanto, intravedo la lotta a cacciare la preda migliore, a raggiungere la meta prefissata senza scrupoli, nè rimorsi, a puntare dritto l’obiettivo lasciando a terra sfiancate le proprie vittime, questo vedo, colgo con gli occhi dell’anima, lasciando un’amara sensazione di immobilismo, incapacità di cambiare la realtà che si rispecchia nel consumismo, nel “dio” denaro, nell’individualismo, nell’inquinamento, nella comunicazione virtuale. Proprio questo tipo di comunicazione che aiuta a relazionarsi, a comunicare in qualche modo, comporta alle volte il mutamento della propria identità, perciò l’individuo è portato ad assumere maschere proprio come in teatro, l’individuo si spersonalizza.
Si legge: «Contatti umani / nella rubrica, amici / lontani o s-conosciuti / epistolari muti virtuali / frammenti di conservazioni / rimaste in sospeso relazioni / a tempo determinato che a volte / ho segnalato come “importanti”». (p. 31). E ancora: «Aspettano bavosi un pertugio in cui infilarsi / per brillare un attimo solo di celebrità mediatica / d’immortalità istantanea / poi essere interrati per sempre dimenticati / sotto milioni di clic isterici». (p. 35). L’Io individuo si aliena nelle relazioni sociali, lo sa bene Pezzato che avverte la necessità di essere diversi: «L’guaglianza è una follia / la differenza è guardiana / dell’imperfezione il tassello / che manca alla finitezza per farsi sferica completa / e condannarsi all’implosione». (Diverso è bello) e necessario, p. 64.
Ma come si può fare a salvare l’identità personale dell’individuo in un mondo siffatto, caratterizzato dalla logica ferrea e implacabile dell’omologazione degli stili di vita. L’individuo contemporaneo, ricorrendo al pensiero simmeliano, è il prodotto raffinato di un’articolata differenziazione sociale, si tratta di esserne consapevoli e di non lasciarsi invadere da una razionalità a-coscienziale, sfruttando le proprie capacità e quelle che il mondo offre. Senza dubbio Lorenzo Pezzato possiede questa consapevolezza. Le sue poesie hanno chiara la condizione dell’individuo quanto mai disorientato in un mondo dominato dalla specializzazione delle professioni e dalla razionalizzazione.
   Nell’era della globalizzazione si assiste alla distanza spazio-temporale, alla spersonalizzazione per cui i sentimenti e i valori sono oggetto di relazioni economiche e la comunicazione verbale tende ad essere assorbita dalla comunicazione virtuale. È questa la condizione dell’uomo contemporaneo: arrogante e pieno di sè, che non è più disposto ad accettare i modelli del passato e vive accontentandosi della sua “medietas” come uno “specialista senza cultura” (Weber). Mentre, il razionalismo esasperato promuove un crescente irrazionalismo che Nietzsche configura appunto nell’uso incontrastato delle tecniche, in una cultura dominata della regione e dal calcolo, nel lavoro che la società esalta (se pur in questo momento epocale indispensabile), tralasciando la riflessione filosofica, e quello spirito dionisiaco, creativo, vitale, necessario nella tragedia greca quanto nella vita moderna, che implode nella poesia.  Da questa amara e distaccata analisi, emerge una speranza nelle poesie di Pezzato, ossia che la nascita della consapevolezza di questo “status quo” porterà alla rinascita per le future generazioni. Eppur tuttavia, mi piace concludere con questi versi, se pur non gli ultimi dell’intera raccolta, «Figlio mio / tutto questo un giorno sarà tuo / maledirai la madre bestemierai il padre per la croce / cui il gesto candido ti ha inchiodato / ma durerà tre giorni appena / risorgerai a nuova comprensione e sarà luce / sarà vita vera». (p. 46). Il dolore profondo dell’autore probabilmente condivisibile da molti lettori, il timore per le future generazioni contiene la speranza di salvezza, pur intuendo personalmente, una velata ironia. È come la fine di un amore, sei certo che lui ti ami e tu ami lui, ma poi si conclude con la rottura del rapporto.


SVASTICA E SOLE ARTICO


mercoledì 15 febbraio 2012

Oggi mangio da … n. 156: Ristorante Al Porto


“Il ristorante Al Porto è aperto dal 1966 a Milano. Diretto fin dalla sua nascita dal proprietario Domenico Buonamici, vede ai fornelli la moglie Anna e, da quasi tre decenni, lo chef Emilio Mola, contornato da collaboratori da lui selezionati e con lui cresciuti "insieme". Il locale è situato in un vecchio casello daziario ed è composto da due salette interne e da una veranda chiusa da vetrate. L'arredamento è in stile marinaresco e la cucina è a base di specialità di mare, con radici versiliesi.
Il pesce è il grande protagonista delle cene del ristorante Al Porto: pesce freschissimo e di prima qualità, acquistato ogni giorno da fornitori scelti e di comprovata affidabilità. Dai frutti di mare ai filetti più carnosi, sulla nostra tavola potrete trovare piatti di mare elaborati, gustosi e creativi. Il ristorante Al Porto dispone di un ampio parcheggio privato e ospita cene aziendali..”


Fernando Masi


“Nato in Irpinia - (Campania) - Italy, quarto di cinque figli, il padre era un artigiano del legno - costruiva i carretti, con intarsio e dipinti. Ha frequentato qualche anno del Liceo/ginnasio ed a 18 anni si è arruolato nella Guardia di Finanza, ma dopo solo tre anni contrasse matrimonio e si congedò per passare ad impiego civile presso il Ministero del Tesoro, cercando di conciliare arte ed impiego. Non durò a lungo neanche questa permanenza, in quanto dopo circa dieci anni si dimise per dedicarsi completamente alla sua 'Arte'. La moglie ,originaria di Volterra (Toscana) proviene da famiglia di artisti, suo discendente era il famoso pittore-scultore Lorenzo Bartolini, gli è sempre stata di valido aiuto ed incoraggiamento nella sua pittura, divenendone la musa ispiratrice e dandogli quattro figli .Fu durante un soggiorno a Siena, nei primi anni di fidanzamento con la moglie che, un cugino pittore/decoratore gli regalò la sua tavolozza, notando le doti artistiche del Masi ed augurandogli un valido prosieguo.Con il valido aiuto del fratello Michele apre uno studio di pittura a Modena che diventa la sua città di adozione pittorica. Da allora iniziò ufficialmente la carriera artistica di Fernando Masi. Il suo successo arrivò presto con partecipazione a mostre di rilievo e allestendo mostre personali in tutt'Italia ed all'estero ; firma il manifesto della 47° Fiera Internazionale di Bologna (Campania e Basilicata) per poi approdare a New York (USA) nel 1998, con una grande mostra alla New York University. Artista dinamico e poliedrico, il mondo della 'formula 1' lo affascina e dipinge la Ferrari ed i 'Grand Prix'; approda con una grande mostra antologica nei saloni della 'Galleria Ferrari' in Maranello nel 1990 e da qui lo pseudonimo de 'Il pittore della Ferrari'. La sua arte abbraccia tutte le tecniche, ma egli non trascura la scultura.
La fama di grande artista di 'murales' trova la sua affermazione a partire dalle presenze alla Biennale del 'Muro Dipinto' di Dozza Imolese (Bologna).
Noncurante del danaro, ma interessato particolarmente ad averlo per poter provvedere alla sua famiglia numerosa ed essere agevolato nelle realizzazioni delle manifestazioni artistiche.....
'... I sentimenti umani si collegano a quelli artistici, quando sono a contatto diretto con il creato.La mia è un'attività che mi consente di comunicare con il mondo che mi circonda. Con le mie opere trasmetto all'osservatore ciò che ho dentro di me, quello che mi ha lasciato una determinata situazione, immagine o sgomento, il dramma umano.
Mi affascina anche una cucciolata indifesa, lo sguardo di un randagio con i suoi grandi occhi tristi, fino all'immensità del mare, oppure davanti ad una cascata dove trovo la grandezza di Dio!
Mi piace ricordare un pensiero scritto sulla mia persona da Augusto Daolio (cantante de 'I Nomadi', nonché pittore ): '''nei cosmi che i tuoi occhi di pittore indagano, il cosmo pittorico creato dalle tue mani d'artista, è popolato di tempeste. Nelle tue figure vive la tempesta dentro e tutt'intorno.” (l’opera qui riprodotta è di Fernando Masi)



L’UOMO CHE CREDEVA DI ESSERE MORTO DI VILAYANUR S. RAMACHANDRAN (MONDADORI)


L'uomo che Credeva di
Essere Morto


Perché alcune persone ci attraggono sessualmente? Perché ci affascina una certa melodia, un quadro o un tramonto? Come è nato il linguaggio? Come fa il cervello a dare origine alla coscienza? Ognuno di noi, almeno una volta, si sarà posto qualcuna di queste domande, accontentandosi magari di risposte improvvisate, oppure rassegnandosi a ritenerle insolubili. Il famoso neuroscienziato Vilayanur S. Ramachandran le considera invece stimolanti per approfondire ulteriormente, con il suo inconfondibile stile intuitivo "alla Sherlock Holmes", lo studio di quell'affascinante enigma che sono ancor oggi le connessioni tra corpo, mente e cervello. Il metodo da lui adottato non si basa infatti su astruse categorie filosofiche, ma sull'osservazione concreta di pazienti che, a causa di difetti genetici o di lesioni cerebrali, presentano sintomi stravaganti e in apparenza inspiegabili: tra i casi più singolari, quelli di chi, pur avendo subito l'amputazione di un arto, continua ad avvertirne vividamente l'anomala presenza, di chi "vede" le note musicali o sente il sapore degli oggetti che tocca, fino all'uomo che viveva credendo di essere morto. Riuscire a decifrare fenomeni così bizzarri - sostiene l'autore - vuol dire scoprire sempre qualcosa di nuovo sul funzionamento del cervello umano, una strepitosa macchina che non finirà mai di stupire non solo per le sue "dotazioni" iniziali, ma soprattutto per la straordinaria evoluzione dei neuroni nell'incredibile viaggio che ha portato dai primati a Einstein

PEPSICO


“Our Mission and Vision - At PepsiCo, we believe being a responsible corporate citizen is not only the right thing to do, but the right thing to do for our business.
Our Mission - Our mission is to be the world's premier consumer products company focused on convenient foods and beverages. We seek to produce financial rewards to investors as we provide opportunities for growth and enrichment to our employees, our business partners and the communities in which we operate. And in everything we do, we strive for honesty, fairness and integrity.
Our Vision - "PepsiCo's responsibility is to continually improve all aspects of the world in which we operate - environment, social, economic - creating a better tomorrow than today." Our vision is put into action through programs and a focus on environmental stewardship, activities to benefit society, and a commitment to build shareholder value by making PepsiCo a truly sustainable company.
Performance with Purpose - At PepsiCo, we're committed to achieving business and financial success while leaving a positive imprint on society - delivering what we call Performance with Purpose. Our approach to superior financial performance is straightforward - drive shareholder value. By addressing social and environmental issues, we also deliver on our purpose agenda, which consists of human, environmental, and talent sustainability.”


FARM GIRL FARE




“Welcome to the middle of nowhere. Are you sure you've thought this through? When my (now former) husband and I started telling people that we had traded our vintage Italian convertible for a '69 pickup truck and intended to move from the Northern California wine country to the wilds of Missouri, our announcement was met with various responses. These were usually along the lines of, Are you completely out of your minds? That's east of here isn't it? What will you do for culture? and I don't think they have an ocean out there. The real pessimists stated flatly, You won't last a year.
The short version: I'm a 43-year-old former cultured California chick happily turned manure mucking Missouri farmgirl. Seventeen years ago I moved sight unseen to the middle of nowhere and have almost never looked back.
The extended version: At least once in their lives, nearly everyone dreams of giving it all up and moving to the country. Few people are crazy enough to actually do it. I'm one of those few. In 1994, when I was 26, I sold my successful little bakery cafe, packed up numerous boxes of books and vintage treasures acquired during years as a part time antiques dealer, and waved goodbye to my native California. Armed with a very basic knowledge of gardening, an overenthusiastic sense of adventure, lots of naiveté, and a budget way too small to afford my quaint New England dream farm, I dragged four cats, a large dog, and my equally greenhorn husband (who has since escaped back to civilization) to a 280-acre, 140-year-old 'rustic' homestead in the middle of nowhere. Within a few months we had acquired two cows, 33 sheep, and a llama. We put in an orchard, and I planted 11,000 square feet of organic heirloom vegetables, flowers, and herbs—all started from seed. I became cook, gardener, shepherd, farmhand, vet, surrogate mom, wildlife expert, sheep midwife, and animal undertaker. My prep school education and graphic design background were useless. It was a complete lifestyle change as I went from attending restaurant openings, wine tastings, and art gallery receptions to working the rural fire dept's BBQ booth at the annual crafts fair and munching fried pies at country auctions made by little old ladies from the church. I made ludicrous attempts to maintain some semblance of a refined lifestyle in a place where squirrel is considered food and newly acquainted dinner hosts once remarked that they were, "thrilled to be able to serve you pork ribs, since no one else we know has enough teeth to eat them."
There were Keith Haring serigraphs on the wall and blackleg vaccines in the fridge. I think I still may be the only person in three counties who grows arugula.
Twelve years ago I moved to an even more remote, 240-acre farm that I share with several dozen sheep, a flock of 14 laying hens (headed by 12-year-old Whitey, who plans to become the World's Oldest Chicken), two extremely loud roosters (that thing about them only crowing at dawn is a lie), two livestock guardian dogs, one stock dog, one new beagle pup, five farm cats, seven very entertaining donkeys, and one really well fed hunky farmguy.
We live in an old falling down house that we fondly refer to as The Shack (because it really is one) After 8½ years of working on it, we've finally moved into our new house (which still isn't quite done), and my life revolves around food. I write about my organic heirloom garden and greenhouse at In My Kitchen Garden.
Oh, and as for eating squirrel, if you roll it in flour and pan fry it—preferably in homemade lard—it's actually pretty darn tasty. But just when I think I've finally crossed over, the local furniture store runs an ad in the weekly paper for camo covered sofas and recliners. So far I've resisted.
If you'd like to learn a little more about my taste in things like music and movies, you can check out my Blogger profile. And I talk more about farm life on my Frequently Asked Farmgirl Questions page. Welcome to the farm! (Susan)”



RIN TIN TIN: The Life and the Legend by Susan Orlean (Simon and Schuster)


“So begins Susan Orlean’s sweeping, powerfully moving account of Rin Tin Tin’s journey from orphaned puppy to movie star and international icon. Orlean, a staff writer at The New Yorker who has been hailed as “a national treasure” by The Washington Post, spent nearly ten years researching and reporting her most captivating book to date: the story of a dog who was born in 1918 and never died. It begins on a battlefield in France during World War I, when a young American soldier, Lee Duncan, discovered a newborn German shepherd in the ruins of a bombed-out dog kennel. To Duncan, who came of age in an orphanage, the dog’s survival was a miracle. He saw something in Rin Tin Tin that he felt compelled to share with the world. Duncan brought Rinty home to California, where the dog’s athleticism and acting ability drew the attention of Warner Bros. Over the next ten years, Rinty starred in twenty-three blockbuster silent films that saved the studio from bankruptcy and made him the most famous dog in the world. At the height of his popularity, Rin Tin Tin was Hollywood’s number one box office star. During the decades that followed, Rinty and his descendants rose and fell with the times, making a tumultuous journey from silent films to talkies, from black-and-white to color, from radio programs to one of the most popular television shows of the baby boom era, The Adventures of Rin-Tin-Tin. The canine hero’s legacy was cemented by Duncan and a small group of others—including Bert Leonard, the producer of the TV series, and Daphne Hereford, the owner of the current Rin Tin Tin—who have dedicated their lives to making sure the dog’s legend will never die. At its core, Rin Tin Tin is a poignant exploration of the enduring bond between humans and animals. It is also a richly textured history of twentieth-century entertainment and entrepreneurship. It spans ninety years and explores everything from the shift in status of dogs from working farmhands to beloved family members, from the birth of obedience training to the evolution of dog breeding, from the rise of Hollywood to the past and present of dogs in war. Filled with humor and heart and moments that will move you to tears, Susan Orlean’s first original book since The Orchid Thief is an irresistible blend of history, human interest, and masterful storytelling—a dazzling celebration of a great American dog by one of our most gifted writers.”

REHAU


“Nei settori Edilizia, Automotive ed Industria, REHAU è un marchio leader su scala mondiale per innovazioni e sistemi basati sull'impiego di materiali polimerici. In tutto il mondo, i clienti di una molteplicità di settori associano il marchio REHAU a qualità, forza innovativa, sistematicità e design. Dalla fondazione dell'azienda, uno dei nostri obiettivi primari è quello di trovare nuovi campi applicativi attraverso ricette su base polimerica studiate ad hoc per sostituire i materiali tradizionali con i più idonei materiali polimerici ed offrire così, tramite soluzioni creative, valore aggiunto a beneficio dei nostri clienti. Con le nostre attuali competenze chiave nello sviluppo di materiali e sistemi, nella produzione nonché nelle tecniche di lavorazione delle superfici, REHAU si distingue dalla concorrenza grazie ad un maggiore know-how. Le innumerevoli possibilità offerte dai materiali polimerici offrono a clienti e consumatori finali un'infinità di potenziali vantaggi. In questo modo, utenti, architetti, progettisti, committenti e rivenditori, ogni giorno traggono beneficio dalle soluzioni complete rappresentate dai nostri sistemi per l'edilizia. Come partner competente in sistemi per finestre e facciate, sistemi idrotermosanitari e sistemi interrati, REHAU risponde a tematiche fondamentali per il futuro, come ad esempio il risparmio energetico. In questo ambito occupiamo una posizione di leadership grazie alla poliedricità senza eguali della nostra gamma. Come partner di sviluppo creativo, REHAU supporta l'industria automobilistica nell'ottimizzazione sistematica di design, comfort e sicurezza. Che si tratti di componenti esterni come paraurti e parafanghi, di sistemi sofisticati per la gestione dei liquidi e la diffusione dell’aria per impianti tergicristallo e di condizionamento o di sistemi termoplastici di guarnizioni. REHAU è presente già oggi come fornitore di sistemi in un veicolo su tre prodotti in Europa ed in pressoché ogni automobile di segmento medio-alto. Per quanto riguarda il settore Industria, nell'ambito di numerose applicazioni, la nostra azienda si è affermata come produttore di idee innovative e come fornitore affidabile di sistemi e prodotti di serie. Dal settore del mobile all'elettrodomestico fino ad arrivare all’industria aeronautica ed aerospaziale, offriamo pacchetti completi di prodotti e servizi.
La gamma di prodotti REHAU è composta da sviluppi specifici per i clienti e programmi standard che si integrano idealmente in un'unica gamma. Massima professionalità nella scelta e lavorazione dei materiali è per noi premessa fondamentale per poter continuare ad essere anche in futuro un marchio leader a livello mondiale. La combinazione tra sviluppo innovativo di prodotto e strutture decentralizzate di vendita e assistenza di alto livello, fa di REHAU un marchio di qualità leader su scala mondiale. Fin dalle sue origini nel 1948, la nostra azienda è cresciuta di forza propria diventando un gruppo di presenza mondiale. Oggi, in tutto il mondo, oltre 15.000 collaboratori in oltre 170 sedi contribuiscono alla crescita e al successo di REHAU.”


Ritorno all’Occidente con l’On. Alfredo Mantovano


Lunedì 20 febbraio alle ore 19,00 presso il Lounge Bar Manhattan in via Salandra 2 a Lecce (accanto all’Hotel President) ci sarà l’incontro pubblico con l'On Alfredo Mantovano. Modera il dott. Gianluca Pasca (Vice Presidente dell’Ass. Kalos Manfredi Pasca). L'incontro avrà tra i temi previsti la crisi della Giustizia, la deriva della società di oggi, l'attuale situazione di emergenze e crisi socio-economiche nell’ottica della politica nazionale e locale. Si partirà da alcuni degli argomenti affrontati dall’On . Mantovano in una delle sue opere più interessanti che ha per titolo “Ritorno all'Occidente.” L'appuntamento sarà inoltre occasione per presentare alla collettività salentina e regionale, il progetto di conferenza permanente sul Salento, un contributo operativo che nasce dalla società civile e che può divenire motore di sviluppo per il territorio e non solo.
Scheda del volume - Il diario di un conservatore con incarichi di governo e di partito, coinvolto in prima persona nell’attualità politica. Questo libro tocca vari temi, dalla bioetica al terrorismo, all’immigrazione alla libertà religiosa, dalle radici cristiane dell’Europa alla dialettica fra politica e tecnocrazia, inoltre ha un preciso filo conduttore: l’intenzione di mostrare il perché si sceglie di essere conservatori, in Europa come negli Usa, evitando semplici scorciatoie.
«Se sia necessario o no elevare il criterio e il livello del fare politica in Italia e in Europa, se sia utile e importante lasciare il terreno della manovra chiusa e oligarchica per sollecitare il pieno corso di guerre culturali che ci portino a vivere in un mondo meno pacificato dal conformismo, giudicate voi. Per quanto mi riguarda credo di poter dire che, se la risposta è positiva, se qualcosa bisogna fare per dare radici alle libertà occidentali, è di questi materiali letterari e umani che abbiamo bisogno». Giuliano Ferrara - Direttore del "il Foglio" (dall'introduzione del libro)

Il cibo senza nome, di PASQUALE VITAGLIANO (Faloppio, Como, LietoColle). Intervento di Alessandra Peluso


Scevra volutamente da informazioni sull’autore, mi sono accostata con semplicità e purezza allo studio dei versi prodotti da un talento poetico, da uno spirito dionisiaco. Così nella raccolta di versi Il cibo senza nome la mia attenzione è stata carpita dal titolo, insolito per un libro di poesie ma azzeccato per sensazioni che l’autore pare comunicarci. Versi profondi, non convenzionali: ecco appunto la non convenzionalità di dare un nome, di definire ciò che è “valido” per convenzione, da ciò che è “valido” per natura.  Pertanto, il “cibo” può essere inteso come nutrimento del corpo o dell’anima o come metafora della vita. La vita che è distinta da Pasquale Vitagliano in “Dentro” e “Fuori”, in un perfetto parallelismo psico-fisico, in cui il mondo interiore dell’autore corrisponde con il mondo esteriore, che affascina, coinvolge, tormenta.  La musicalità dei versi alternata da allitterazioni, assonanze, pause, segna lo scorrere del tempo come un metronomo che segue il proprio ritmo lento, andante, adagiandosi alla vita: «I libri non letti, / gli abiti gettati sui letti / sono corpi di pelle, / la polvere dei cuscini, la posa del caffè / ... / Assomiglia a se stessa / la vta che raccontiamo / per sentirci diversi dai libri, / ... ». (p. 13). Una vita che esecra un duttile congedo per un abbandono non voluto, non cercato, ma vissuto nella certezza di una vita apocrifa, che non tramanda la propria verità palese, ma «resta pensile / dentro una docile rete che pure / i denti non squarciano». (vv. 14-18, p. 14). E ancora si avverte il vuoto, la solitudine di un uomo senza la sua amata, così come il vuoto di una casa che non ha più odore, non produce suoni: «non si sentono passi, / una casa rimessa, i cartoni, le scatole di cibo senza nome». Nel cibo senza nome intravedo il deserto di un uomo senza amore, una landa che si tinge d’assurdo, un naufrago privo della sua rosa dei venti. Il vuoto incolmabile “Dentro” comporta un vivere, perpetuare la propria vita nel dolore, nella solitudine con l’esterno “Fuori”, nella necessità di raccontare, raccontarsi, comunicare all’altro con l’altro. Si imbatte nella descrizione di una villa moderna scontrandosi poi con la visione prospettica di un arco romano che va oltre il metafisico: «Che ci fa questa villa stagionale, / sembra una velina dentro il telegiornale, / a spezzare la visione prospettica di / questo arco romano più metafisico». (p. 31). Pertanto, appare delinearsi un senso di nausea di fronte alla gratuità delle cose, un uomo condannato ad essere libero, tipico dell’esistenzialismo.  E leggendo i versi dell’autore, la mia memoria non può non richiamare il pensiero sartriano. Sartre ribadisce che l’uomo una volta gettato nella vita, è responsabile di tutto ciò che fa del progetto fondamentale, cioè della sua vita. «E nessuno ha scuse: se si fallisce, si fallisce perchè si è scelto di fare fallimento».  La “nausea” di Sartre non è lontana dall’“angoscia” di Heidgger così come il “tormento” di Vitagliano. E si legge: «Mi vedo senza più fiato / nelle parole, vedo / l’addome che vibra, la vena/ nel collo risuona di cose / non dette e tenute a morire / nel ristagno dei saluti che/ ti devo giorno dopo giorno. / ... / Attendo al terremoto / buono, buono, / immobile ed esausto, / in lista d’attesa». (p. 41). Ed ancora si legge: «I rintocchi dei secondi / non risuonano mai all’unisono ma / piovono ognuno per sè / sulle ore che passano zitte. /... / Ed invece vorresti essere tu / ad aggiustare con gli occhi il tempo / che non suona assieme a quello / che senti dentro questo dentro questo punto angusto, senza un’ora che sia giusta». (p. 34). Infine, mi piace vedere il disascondimento dell’essere nel linguaggio, autentico della poesia come afferma Heidgger: «Il linguaggio è la casa dell’essere. In questa dimora. I pensatori e i poeti sono i guardiani di questa dimora». Per tal motivo, concludo richiamando i versi di Pasquale Vitagliano: «Anche se mi parli, tu taci / il silenzio che hai dentro, / tu taci il vuoto prima del verbo, / tu taci il pugno cieco del rumore. / Anche se mi parli, tu taci / il lessico dei tuoi occhi, / tu taci le sillabe traverse, / tu taci i battiti podalici del sangue. /Tu taci, anche se mi guardi. / Anche se taci, io ti ascolto. (p. 38). Idilliaco e portentoso il potere della poesia nell’animo dell’umano.

PRATICHE OCCULTE



martedì 14 febbraio 2012

Oggi mangio da … n. 155: Ristorante Il lIberty


“Il liberty è la mia casa, il mio sogno che si avvera. Un luogo dove poter esprimere la mia filosofia: rispetto della tradizione, attaccamento alla terra ed al territorio. Un ambiente dove condividere questi valori autentici, la mia passione per la cucina, con i miei ospiti, miei amici . Il mio sogno si è realizzato con l’apertura de Illiberty ma questo è diventato per me un nuovo punto di partenza. Con passione, curiosità e stupore mi accosto a nuove tecniche culinarie, sperimento nuovi sapori e nuovi accostamenti. Ma il traguardo più importante è l'aver creato un unico armonico ambiente, nato dalla fusione della cucina, della sala e della cantina. Per questo il complimento più gradito è sentirmi dire che al Illiberty si respira un’atmosfera di casa, familiare.” (Andrea Provenzali)


Tina Sgro


“Il mio sguardo indaga continuamente, riuscendo ad individuare dietro l’insignificante, una grande dimensione emozionale, oltre…
L’insignificanza costruttiva è la capacità di portare il proprio sguardo a raggiungere obiettivi irraggiungibili e nascosti, superando l’immediato impatto che si ha osservando un oggetto o comprendendo un luogo. La consacrazione dell’oggetto di uso quotidiano è un traguardo importante e possibile. E’ significativo trovare e lodare la poesia dietro la semplicità dell’uso giornaliero di un oggetto o all’interno di un vivere apparentemente monotono. I miei dipinti vivono di soggetti fermi, dopo l’immediato movimento. La figura, assente, ha compiuto l’azione, scomparendo repentinamente. Io racconto il dopo-azione. La successione di attimi vitali. Una poetica dell’insignificante, questa è la mia arte... guardare oltre, questo è il mio scopo.” (l’opera qui riprodotta è di Tina Sgro)


LA MAGNIFICA STRONZA DI SHERRY ARGOV (PIEMME)


La Magnifica Stronza


Le brave ragazze sono la prova che avremo anche conquistato lo spazio, ma in fatto di relazioni uomo/donna siamo ancora nelle caverne. E così ci sono ragazze, e donne, indotte a credere che per conquistare e tenersi l'uomo dei sogni devono: sacrificarsi, essere accondiscendenti, mostrarsi sempre d'accordo con lui, annullare i propri interessi e stare un passo indietro. Queste donne hanno avuto le informazioni sbagliate - d'altra parte, la fiaba di Cenerentola è sempre in circolazione. Quello che le fiabe non dicono è che agli uomini le brave ragazze non piacciono. E appena incontrano una magnifica stronza, le mollano. La magnifica stronza è una che ha capito tutto. Una che ha capito che se non ti senti all'altezza senza un uomo, non sarà un uomo a farti sentire all'altezza. Che una relazione può farti felice solo se sei già felice. Perché gli uomini sono attratti dalle donne che sprigionano gioia di vivere e autonomia, che si fanno rispettare e che non si sminuiscono per loro. Anzi che li fanno penare un pò, che sanno quello che vogliono e come ottenerlo.

MERRILL LYNCH


“Bank of America is one of the world's largest financial institutions, serving individual consumers, small and middle market businesses and large corporations with a full range of banking, investing, asset management and other financial and risk-management products and services. The company provides unmatched convenience in the United States, serving more than 59 million consumer and small business relationships with more than 6,100 retail banking offices, more than 18,000 ATMs and award-winning online banking with more than 25 million active users. Bank of America offers industry leading support to more than 4 million small business owners through a suite of innovative, easy-to-use online products and services. The company serves clients in more than 150 countries and has relationships with 99 percent of the U.S. Fortune 500 companies and 83 percent of the Fortune Global 500. Bank of America Corporation stock (NYSE: BAC) is a component of the Dow Jones Industrial Average and is listed on the New York Stock Exchange.
Following the combination with Merrill Lynch, Bank of America has become:
The largest brokerage in the world, with more than 15,000 Financial Advisors and approximately $2.2 trillion in client assets.
A leading provider of global corporate and investment banking services, including commercial lending, global high-yield debt, global equity and global M&A.
A global leader in wealth management, private banking and retail brokerage.
Bank of America owns approximately 34% of the economic interest in BlackRock, an independent, publicly-traded investment management firm”


SUSAN WHITCOMB


“Susan Whitcomb is founder and president of The Academies, including Career Coach Academy, Job Search Academy & Leadership Coach Academy. She brings two decades of experience to her work as an author and speaker. People come away from Susan’s keynotes, trainings, and coaching encounters with an “I can do it!” perspective, helping them tap into the awareness, attitudes, and action plans that cause a life-changing shift from stagnant or stuck to unstoppable. Susan is the author of the best-selling “Magic Series” published by JIST, including Job Search Magic, Interview Magic, and Resume Magic, now in its 4th edition. Her book, 30-Day Job Promotion: Build a Powerful Promotion Plan in a Month, is part of JIST’s popular Help-in-a-Hurry series. Her recent book The Christian’s Career Journey marries her career experience with a Bibilical approach to careers and calling. And, coming 2010, Susan’s newest book, The Twitter Job Search Guide, promises to reveal how job seekers and careerists can leverage the power of social media to advance their careers. Susan is also coauthor of eResumes: Everything You Need To Know (McGraw-Hill) and author of a 400-page career coaching reference accompanying the Certified Career Management Coach program offered through Career Coach Academy. She has been a careers columnist and featured chat guest for Monster.com and America Online and, as an industry expert, has been cited in U.S. News & World Report, CBS Marketwatch.com, the Dow Jones’ National Business Employment Weekly, and numerous national publications. She serves on the board of, and was former Executive Director for, Career Management Alliance (formerly Career Masters Institute). Her designations include Professional Certified Coach (PCC) from International Coach Federation, Certified Career Management Coach, Certified Job Search Strategist, Certified Life Coach, Certified Professional Christian Coach, Master Resume Writer, Nationally Certified Resume Writer, and Credential Career Manager. Career Coach Academy’s Certified Career Management Coach (CCMC) program and Leadership Coach Academy’s Certified Leadership & Talent Management Coach (CLTMC) program have been designated as providers of 30 hours (each) of Approved Coach Specific Training Hours (“ACSTH”) through International Coach Federation..”





RIGHTS GONE WRONG: How Law Corrupts the Struggle for Equality by Richard Thompson Ford (Farrar, Straus and Giroux)


“Since the 1960s, ideas developed during the civil rights movement have been astonishingly successful in fighting overt discrimina­tion and prejudice. But how successful are they at combating the whole spectrum of social injustice—including conditions that aren’t directly caused by bigotry? How do they stand up to segregation, for instance—a legacy of racism, but not the direct result of ongoing discrimina­tion? It’s tempting to believe that civil rights litigation can combat these social ills as efficiently as it has fought blatant discrimination. In Rights Gone Wrong, Richard Thompson Ford, author of the New York Times Notable Book The Race Card, argues that this is seldom the case. Civil rights do too much and not enough: opportunists use them to get a competitive edge in schools and job markets, while special-interest groups use them to demand special privileges. Extremists on both the left and the right have hijacked civil rights for personal advantage. Worst of all, their theatrics have drawn attention away from more seri­ous social injustices. Ford, a professor of law at Stanford University, shows us the many ways in which civil rights can go terribly wrong. He examines newsworthy lawsuits with shrewdness and humor, proving that the distinction between civil rights and personal entitlements is often anything but clear. Finally, he reveals how many of today’s social injustices actually can’t be remedied by civil rights law, and demands more creative and nuanced solutions. In order to live up to the legacy of the civil rights movement, we must renew our commitment to civil rights, and move beyond them.”

POLIESPANSO SRL


“Il futuro dell’attività edile è ormai vincolato dalla pressante necessità di coniugare i fattori della produzione industriale con le istanze ambientali e le nuove esigenze di sostenibilità per l’ambiente. In quest’ottica, l’innovazione e la ricerca tecnologica applicata ai materiali da costruzione possono dare risultati sorprendenti come testimonia l’attività di Poliespanso, azienda leader nella produzione di sistemi costruttivi alternativi. L’azienda nasce dalla forza e dalla passione del Geom. Claudio Zacchè, fondatore di Poliespanso nel 1985, spinto già alla fine degli anni 70 a ricercare nuove soluzioni per l’isolamento termico in edilizia. La consapevolezza della gravità del problema energetico mosse il Geom. Claudio allo studio e alla ricerca di nuove soluzioni per farvi fronte. La famiglia Zacchè da allora e con la stessa determinazione porta avanti la felice intuizione del capostipite, incontrando nel lungo percorso aziendale ostacoli e difficoltà in un settore certo poco incline all’innovazione, che solo ora si sta affrancando da consolidate modalità attuative e applicative. Il trend positivo di crescita dell’azienda negli ultimi anni, dimostra come la famiglia Zacchè abbia creduto fortemente in un’idea, senza mai abbandonare la strada intrapresa, senza mai tralasciare il centro di tutto il loro progetto: l’uomo. Il merito di questa famiglia è quello di aver anticipato di oltre vent’anni le tendenze costruttive: infatti il problema degli edifici eco-sostenibili e del risparmio energetico sono oggi temi al centro di accese discussioni anche grazie alle nuove normative in merito.”


Un po’ di decoro … anche per le energie alternative. Intervento di Vander Tumiatti


La Giornata del Risparmio Energetico 2011 (a cui hanno aderito anche numerosi enti pubblici e privati in tutto il Salento), special edition per i 150 anni dall’unità d’Italia, è trascorsa da qualche giorno oramai, e anche quest’anno hanno aderito associazioni, scuole, aziende e case in tutt’Italia. Allo stadio attuale della ricerca tecnologica è già possibile produrre energia con il sole, il vento, il mare, la geotermia o con le biomasse. Forse, facendo appello all’inesauribile ingegno italico potremmo veramente cominciare a misurarci con la green economy adottando un sistema pulito per spegnere lo spreco e accendere un futuro eco/sostenibile. Ma prima di proseguire su questo tipo di tematiche che ci porterebbero lontano vorrei, come mio solito da qualche tempo a questa parte, segnalare due interessanti pubblicazioni che parlano in diversi modi di futuro sostenibile . Il primo libro è di Antonio Galdo, per i tipi di Einaudi, dal titolo “Basta poco”, che spiega quali sono i piccoli “trucchi del mestiere” coi quali nel nostro quotidiano possiamo incominciare a cambiare il nostro punto di vista e atteggiamento nei confronti dell’eco-sistema nel quale viviamo e che dobbiamo preservare. Ho memorizzato questo passaggio del lavoro di Galdo, che trovo particolarmente stimolante: “Lo spreco è stato il motore truccato di un capitalismo senza anima. Ma la grande crisi ci costringe a cambiare. Che fare? Basta poco per una nuova vita, ma può valere molto.” In questo caso, il riferimento all’anima non può non far ritornare alla mente Bergson e il suo “supplemento d’anima”, quello necessario a dominare le forze irrefrenabili dell’intelligenza umana e di cui forse avremmo maggiore bisogno per tentare di rimediare ai guasti prodotti da un’idea di sviluppo, non si sa se più irresponsabile o più inconsapevole. Seconda pubblicazione eco/compatibile è per la casa editrice di Tricase (Youcanprint) che ha dato alle stampe il volume L’Utopia verde di Giuseppe Gagliano. L’obiettivo del volume, agile nei contenuti e nello stile, è da rintracciare nella disamina delle principali scuole di pensiero strategico nell’ambito dell’attuale fenomeno “ecoterrorista” prendendo in considerazione, con rigore scientifico, i risultati delle analisi delle agenzie di intelligence europee e americane. Forse un troppo “complottistico”, ma vale la pena leggerlo. In effetti, il pericolo che gruppi organizzati di integralisti, islamici o no, entrino in possesso di sostanze proibite dotate di un potere distruttivo che vagamente riusciamo ad immaginare, è estremamente reale, moltiplicato dalla dissoluzione di tirannie o dei cosiddetti “stati canaglia” – elenchi che sostanzialmente coincidono - mette a disposizione dei terroristi, ma anche di sette di varia ispirazione (come accaduto qualche anno fa nella metropolitana di Tokio, invasa dal Sarin) enormi quantitativi di sostanze tossiche, radioattive o batteriologiche che prima o poi potrebbero essere impiegate con effetti devastanti nelle nostre città. Contrastare questo fenomeno è sicuramente uno degli obiettivi che dei servizi di “intelligence” dei Paesi avanzati e richiede un vigilanza attenta e il coordinamento dei diversi apparati di sicurezza. Certamente meno pericoloso, ma comunque assai deleterio sotto molti punti di vista, come ho avuto modo in altre occasioni di sottolineare, l’uso terroristico dell’informazione ambientale con il fine non di contribuire a salvare vite umane da pericoli ahimé palpabili e reali, ma solo allo scopo di trarne vantaggi di tipo economico e non solo.

Vander Tumiatti , esperto Unep e fondatore di Sea Marconi Technologies. Intervento apparso sul quotidiano Paese Nuovo


Il libro del giorno: Life is what we make it di Erlinda E. Ligsay (Youcanprint)


Usually the misery in life makes some persons dream with open eyes. Just like Katty, a young woman who did not stop imagining the realization of her dreams, dreams that became an ambition passing the years. Ambition that gave her the inspiration and courage to reach its fullfilment beside the difficulties and battle she encounter on her way. Journeys in life full of wishes and desire, to accomplish for her and for entire family. To take them out from poverty where they were trap for life. On her way cleverness led her to places she did not know but had given the experiences that had conducted her to the right one; lessons in life, which serve as a signal light whenever she makes a decision. In this book, you can find out how Katty cross the pedestrians of her life. How she won the battle beside all her sacrifices to assure her family a decent way of living, to defend her ideas from persons who wanted to destroy her, and from her love ones who try to abuse her trust. To those who read this book, I wish you good day.

Greenwitch Village Ice Tea di Costanza De Cillia (Youcanprint, Tricase)


“La poesia è morta, ed io ne sto ancora scrivendo.”. Qui il cuore non c’entra nulla, anzi … se non ci fosse sarebbe una sofferenza in meno! “Greenwitch Village Ice Tea” il nuovo lavoro poetico di Costanza De Cillia, non ha mezzi termini: o si odia o si ama, senza se e senza ma! Lei, poetessa e sacerdotessa che ama giocare con le invenzioni dell’ignoto, prende per mano il Caos e lo trasforma in Caso, trasforma i sentimenti vili in oro purissimo, gioca con l’Amore e la Morte, sorride agli angeli, diventa complice dei reietti … perché questa poetessa che sa quanto fango ricopre i fiori più belli, vuole essere poetessa, vuole lavorare la parola e le immagini che essa evoca per fare il passo più lungo della gamba e addirittura diventare veggente. Questa poetessa sa e lo dice con quanto fiato ha in gola, che la strada è lunga e impervia, e che le sofferenze sono enormi, a volte insostenibili, ma … sa, in cuor suo che bisogna essere forti, che bisogna essere consapevoli di essere nati poeti , e vati, e che talvolta per spiccare il volo occorre rinnegare anche se stessi e l’altra metà del cielo!

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