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mercoledì 29 dicembre 2010

Signora Ava, di Francesco Jovine, prefazione di Goffredo Fofi, postfazione di Francesco D'Episcopo (Donzelli). Intervento di Nunzio Festa












Sicuramente farà bene attendere i 'festeggiamenti' ufficiali del 150° anniversario dell'unificazione italiota, attraversando il romanzo e le “tematiche” espresse dal romanzo Signora Ava, dello scrittore molisano Francesco Jovine; intanto, finalmente, siamo davanti a una ripubblicazione d'uno dei capolavori del Novecento italiano che si rischiava di far troppo invecchiare. Accompagnata da due saggi imperdibili: quello di Fofi che rinnova un suo scritto per la precedente edizione dell'opera – 1990 - , quello di D'Episcopo che entra direttamente in almeno un paio di fattori determinanti l'importanza assoluta di questo libro di Jovine (anche in relazione a Le Terre del Sacramento). Per cominciare, non c'è che da suddividere il romanzo storico di Jovine in argomenti. Intanto, l'amore. La storia d'amore, anzi, che fa da sottofondo a tutta l'epica del testo, fra il protagonista per eccellenza, Pietro Veleno e la signorina Antonietta dei De Risio. Un legame, prima solamente platonico, che spingerà i due giovani sia in direzione oltremodo diverse sia a calamitare le loro più sincere voglie nel corpo a corpo del rapporto realmente di coppia. Ma, intanto, i personaggi. Chiaramente a partire da don Matteo. Curato di campagna, sempre in stato d'ambasce con moneta e cibo, e, soprattutto nella prima parte - che il romanzo è diviso in due tempi - , grande truffatore dei più poveri. Un don Matteo che poco alla volta, però, inseguirà una redenzione agognata. E che, però, ha una mente costantemente soggetta all'asservimento dei bisogni della gente di rango oltre che del suo stesso stomaco. Pietro Veleno, allievo di don Matteo, fortunatamente e fortunosamente scampato alle celle religiose deve poi arrendersi alla provvidenza che lo fa divenire brigante per non esser messo sotto sale dai nuovi conquistatori dell'Italia. E nobili e cafoni. Mentre, chiaramente, siamo nei moti e nelle battaglie che segnano gli anni fruttuosi di lutti che furono i soli, appunto, d'un processo che mirava a unificare l'Italia sotto il piede forte, soprattutto, di Guardia Nazionale e garibaldini. Dove gli altri, va specificato, prima sono solamente le truppe borboniche, con francesi per il traverso, poi saranno in misura più seria briganti. E Pietro Veleno, anche se non lo si capirà da subito, proprio brigante si fa. Appunto per non essere imprigionato. In queste terre di Molise, a parte naturalmente il terreno fertile di Guardialfiera vissuto, per esempio, da un lobotomo in pratica rigorosamente ubriaco, nel contempo si sviluppano i miscugli di lingue e le credenze del mondo contadino vanno di bocca in bocca. Francesco Jovine, per questa ragione, non può che provvedere a stabilire l'equilibrio vigente fra leggende che non muoiono e sopraffazione che i nobili, i tanti “don”, continuano a garantire al popolo. Pure quando fingono d'avere idee 'liberali'. Quasi egualitarie. Che ovviamente alla possibilità concreta di riscatto per i poveri mai infine guardano. Jovine molto si nutre dalla fonte del patrimonio del suo Molise. Da testi scritti e tradizione orale. Studia per anni, prima di consegnare la prima stesura del romanzo. Ma lo scrittore trova la chiave perfetta per inserisi, utilizzando i termini psicologici delle sue creature, nello stretto varco che esiste fra questioni di paese e questioni del Paese. Marcando con l'inchiostro della storia territori e soggetti attivi come passivi. Nulla abbiamo, qui, del realismo magico. Siamo invece, nella spirale delle vicende individuali e collettive che hanno condizionato generazioni di braccianti, questi a morire di fame, e generazioni di proprietari terrieri, queste ad arricchirsi a dismisura al di là di chi governa. La borghesia è in pace con il potere. Trova accordi con il dominio. Eppure Signora Ava neppure può essere considerato solamente la testimonianza d'un'epoca o poco più del testamento morale e civile d'una famiglia perbene fatta per osservare al piano inferiore. E nemmeno le pagine che possono chiudere i conti con le tante malattie della povera gente. La trama di Signora Ava, invece, ci fa vagare insieme alle tribolazione d'una, anzi più, comunità in difetto con il presente storico. E se il don Matteo fa tantissimo ridere, insomma, fa anche tanta tristezza. Al pari del lobotomo e più avanti dello scrivano. Ma tutti questi personaggi, ovviamente queste personalità raccontano le sommosse collettive dal punto di vista dell'originalità d'alcuni avvenimenti: il Veleno, il Sergentello, Antonietta e così via. La letteratura che non si dovrebbe scordare. Ci s'augura, dunque, che i critici più schizzinosi permettano a lettrici e lettori di trovare Signora Ava fra i libri del Novecento da sentire in prima fila.
Signora Ava, di Francesco Jovine, prefazione di Goffredo Fofi, postfazione di Francesco D'Episcopo, Palermo (Donzelli, 2010), pag. 223, euro 23.00.

martedì 28 dicembre 2010

Il libro del giorno: Natuzza Evolo. Il miracolo della vita di Luciano Regolo (Mondadori)




















Questa è la storia di Natuzza Evolo, una donna calabrese semplice, coraggiosa, piena d'amore, diventata senza volerlo la più grande mistica cattolica dei nostri tempi. "Santa subito!" invocava la folla, immensa, radunata per i suoi funerali lo scorso novembre. E in attesa che la Chiesa concluda il suo percorso di valutazione, rimane certo che si è trattato di una persona unica, straordinaria, estremamente affascinante, chiaramente accomunabile ad altre figure eccezionali, una su tutte Padre Pio. Con il frate di Pietralcina Natuzza ha condiviso le iniziali difficoltà e incomprensioni col mondo ufficiale, contrapposte a un immenso affetto popolare. Ma anche carismi come le stigmate, la bilocazione, l'emografia, la preveggenza, le guarigioni inspiegabili e altri piccoli grandi miracoli. Questo libro è la prima importante biografia, scrupolosa, completa, riconosciuta, di "mamma Natuzza", come amano chiamarla i suoi moltissimi seguaci. Il suo autore, Luciano Regolo, oltre a essere un giornalista e uno scrittore di grande esperienza, l'ha incontrata la prima volta quasi trent'anni fa, l'ultima poco tempo prima che lei morisse.

“W Zappatore”, il Salento suona il rock. Intervento di Angela Leucci




Stanchi della pizzica salentina, idolatrata senza averne coscienza, inflazionata e deformata? Attenti a quello che il sottobosco delle sonorità rock del nostro territorio? “W Zappatore” è il film che fa per voi. Ispirato a un personaggio molto noto nella scena underground della musica rock salentina, Marcello Zappatore, il film racconta una strana storia di satanismo e fede cristiana. Marcello, omonimo dell'attore che interpreta il protagonista della storia, è il chitarrista di una metal band satanica, che un giorno si sveglia con degli strani segni sulle mani e sul resto del corpo. Il passo per credere che siano delle stimmate è breve. La band non può più avere un chitarrista del genere: un satanista con le stimmate non è esattamente credibile, così Marcello è costretto a lasciare il gruppo e a tornare dalla madre bigotta (Guia Jelo) e dalla nonna (Sandra Milo) che invece ha il rock nelle vene. Nella storia ci sono un Marcello buono e uno cattivo, spesso contraddistinti dal costume (una maglietta bianca o nera, con la croce nel verso giusto o al rovescio), ma chi può dire cosa sceglierà di seguire? E soprattutto, come la teoria dello yin yang insegna, le due cose sono esattamente divisibili? Il film, girato interamente nel Salento, ha terminato la postproduzione e dovrebbe uscire a breve. In un Salento che viene percepito bidimensionale, in cui la musica appare solo folk, o quella che viene diffusa dai differenti talent show, “W Zappatore” ci mostra un sottobosco di musica di qualità, avulsa dagli interessi della musica commerciale, quella di chi si esibisce anche nei nostri locali e riesce a darci qualcosa di diverso, di diversamente tecnico e di diversamente emozionante.

lunedì 27 dicembre 2010

La scomparsa del corpo di Antonio Porta (Manni editori)



















La scomparsa del corpo è la raccolta (preparata dall’autore e pubblicata solo ora) di tutti i racconti di Antonio Porta (alcuni inediti, la maggior parte comparsi su rivista, altri pubblicati in volume); ventidue racconti composti nell’arco di un decennio, tra il 1978 e il 1987, in una scrittura che coniuga il surreale e l’onirico delle situazioni con il realismo delle descrizioni. Porta focalizza una ampia gamma di vicende e temi nodali della contemporaneità, letti nell’ottica delle condizioni personali, esistenziali. Il registro dell’impegno civile è sempre presente e chiarisce le contrapposizioni e le contraddizioni del nostro tempo contro le quali l’autore esprime rabbia e rivolta.

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domenica 26 dicembre 2010

Il libro del giorno: Il regalo di Daniel Nesquens e Valerio Vidali (Topipittori)




















Esiste un dono abbastanza grande per il proprio papà? Nella scatola che tiene nascosta sotto il proprio letto, il protagonista di questa storia ha trovato la risposta a questa difficile domanda. Un dono grande come il cielo, luminoso come le stelle, misterioso come i pianeti, per guardare insieme attraverso l’universo e viaggiare senza paura di costellazione in costellazione, in quella terra di nessuno che è lo spazio aperto del pensiero, del gioco, del sogno, della conoscenza e dell’immaginazione. Una storia delicata per raccontare un sentimento grande e importante come quello che lega un bambino al suo papà.

Lo spazio sfinito di Tommaso Pincio (Minimum Fax)





















"Sono stato io a fare tutto, sono stato io ad andare e tornare, sono stato io che mi sono addolorato e lamentato. Un giorno di inizio estate del 1956 Jack Kerouac, dopo aver detto a se stesso queste parole, stabilì che era finalmente giunto il momento di trovarsi faccia a faccia con il Vuoto. In quello stesso giorno il prezzo medio di un hamburger sfondò il tetto dei novantanove centesimi e un’insolita perturbazione proveniente dall’Europa mediterranea minò seriamente la credibilità dei meteorologi. Molti anni dopo, convinti di poter raccontare il passato una volta per tutte, gli storici avrebbero ricostruito gli eventi di quel giorno lontano dando vita alla figura di un Jack Kerouac che, dopo aver tanto divagato intorno al tema della solitudine, si accingeva a trascorrere nove settimane come controllore di orbite per conto della Coca-Cola Enterprise. Quel Jack Kerouac avrebbe vissuto per sessantatré giorni a bordo di una delle minuscole navette che perlustravano gli spazi orbitali delle grandi compagnie, girando intorno al pianeta Terra a un’altezza di circa trentaseimila chilometri. Tutto questo non lo avrebbe però aiutato a trovare quel senso della vita che andava cercando".
In un mondo alternativo terribilmente bello e malinconico, Jack Kerouac si prepara a passare nove settimane nello spazio per conto della Coca-Cola Enterprise. Marilyn Monroe fa la commessa in una libreria. Il tirannico Arthur Miller si è comprato una casa sulla cascata dove vive con sua moglie, la triste e bellissima Norma Jeane. Qualche conto sembra in effetti non tornare. Norma e Marilyn non dovrebbero ad esempio essere la stessa meravigliosa ragazza, colei che illuminò i desideri di milioni di persone accendendo una luce nelle stanze più buie degli animi maschili?
Ambientato durante gli anni Cinquanta - reinventati in modo da diventare tra i più veri e struggenti mai raccontati - Lo spazio sfinito è popolato dai personaggi del nostro immaginario collettivo (oltre a Kerouac, Marilyn e Miller c'è Neal Cassady, e il giovane Holden...), i quali però, attraverso le loro vicende di solitudine, desiderio, amicizie infrante, cuori spezzati e vite da ritrovare, si rivelano paurosamente simili a noi.
Questo di Pincio è uno dei romanzi più intensi e commoventi degli ultimi anni, nelle pagine del quale tutto ciò che credevamo di conoscere mostra il suo lato più intimo e nascosto e ci parla più vicino di quanto non sia mai accaduto: date una maschera a uno scrittore, a un'attrice di Hollywood, al mondo intero, e finalmente vi dirà la verità.

sabato 25 dicembre 2010

Il libro del giorno: FENOMENOLOGIE SERIALI / SERIAL PHENOMENOLOGIES di Caterina Davinio (Campanotto editore)





















recito morte
nell’anima cristallina
come un diamante freddo
che canta,
voce d’allodola, grido di bambina.

***

I recite death
in the crystal clear soul
like a cold diamond
that sings,
lark voice, girl shout.

Caterina Davinio (Foggia, 1957). Ha vissuto a Roma dal 1961 al 1996, dove dopo la laurea in Lettere si è occupata d’arte contemporanea e poesia dei nuovi media come autrice, curatrice e teorica. Tra i pionieri della poesia digitale nel 1990, è stata l’iniziatrice della Net-poetry in Italia nel 1998. Fra le sue pubblicazioni: Còlor còlor (romanzo, Campanotto, 1998), Tecno-Poesia e realtà virtuali (saggio, Sometti, Mantova 2002, con prefazione di Eugenio Miccini. Nella collana Archivio della poesia del 900). Il suo lavoro multimediale è stato esposto in molti paesi in Europa, Nord e Sud America, Asia, Australia, sei volte in progetti nella Biennale di Venezia ed eventi collaterali dal 1997. Tra le biennali internazionali: Atene (2007), Sidney (on line, 2008), Biennales de Lyon (1999, 2007), Liverpool (Indipendents, 2006, 2008), Biennale dei nuovi media (Merida, Messico 2003) e altre. Vive a Monza e a Lecco.



Caterina Davinio (Foggia, 1957). She lived in Rome since 1961 until 1996, where, after graduating in Italian Literature, she devoted herself to contemporary art and new media poetry as author, curator and theoretician. Among the pioneers of digital poetry in 1990, she was the initiator of Net-poetry in Italy in 1998. Among her publications: Color Color (novel, Campanotto, 1998), Tecno-Poesia e realtà virtuali (Techno-Poetry and Virtual Realities, essay, Sometti, Mantua 2002, with foreward by Eugenio Miccini. In the series Archivio della poesia del 900). Her multimedia work was featured in many countries in Europe, North and South America, Asia, Australia, six times in projects in the Venice Biennial and Collateral Events since 1997. Among the international biennials: Athens (2007), Sidney (on line, 2008), Biennales de Lyon (1999, 2007), Liverpool (Indipendents, 2006, 2008), New Media Art Biennial (Merida, Mexico 2003) and others. She lives in Monza and Lecco.

Le tre scimmiette di Annalisa Ferruzzi (Aisara)











“Giacomo preme INVIO e sorride soddisfatto. E’ certo che il suo post provocherà una piccola reazione a catena con la quale trastullarsi per giorni. Nel forum “ I problemi dell’amore” si è fatto una certa reputazione, un misto di maschilista e corteggiatore all’antica, rispettoso delle donne ma impietoso nel sottolinearne i difetti. E la cosa più buffa è che riscuote il maggior successo con le giovani, mentre con le cinquantenni lo attaccano acide e incazzate. La psico-sessuologa che modera il forum è dovuta intervenire più volte per sedare i toni, ma lui ne esce sempre come un angioletto, visto che sono le stesse forumiste a prendere le sue difese. Rilegge un paio di interventi, indeciso se rispondere. Ci sono argomenti stuzzicanti, ma sin dall’inizio si è riproposto di non esagerare e la scelta si è rivelata giusta”.
La realtà virtuale s’intreccia e si confonde con la quella reale. Gloria, insicura e frustrata, Giacomo, mediocre e superficiale, e la loro figlia Niki, adolescente complicata e anticonformista, cercano in Internet, nascosti dietro un nickname, la collocazione nel mondo che la società nega loro. Ma proprio attraverso la fuga dalla vita reale, con un compesso gioco di maschere, si svela inaspettata la verità che non volevano vedere, sentire, dire. Con una leggerezza solo apparente, Annalisa Ferruzzi smaschera le nostre piccole nevrosi quotidiane.

venerdì 24 dicembre 2010

Il libro del giorno: Solar di Ian McEwan (Einaudi)





















Pochi altri autori riescono come McEwan a far appassionare il lettore ai destini di personaggi quantomeno discutibili, "eroi" che attraggono in misura proporzionale al disgusto che suscitano. È il caso di Michael Beard: basso, grasso, inverosimile seduttore, fedifrago patentato e marito seriale al quinto matrimonio, a poco più di cinquant'anni è ormai uno svogliato e dispotico burocrate della scienza da quando la genialità, che pure in gioventù gli valse il Nobel per la Fisica, lo ha abbandonato. Da successore di Einstein ad almanacco vivente dei sette peccati capitali (con una certa predilezione per gola e lussuria): la parabola esistenziale di Beard sembra condurlo inesorabilmente verso la malinconica contemplazione della propria decadenza. Almeno fino al giorno in cui gli viene affidato il Centro nazionale per le energie rinnovabili: tra i suoi sottoposti non tarda a mettersi in luce un giovane, Tom Aldous, tanto brillante quanto ingenuo (almeno agli occhi del cinico Beard) nella sua aspirazione a "salvare il mondo". Eppure il progetto di Tom non è cosi campato per aria se, come dice, la sua scoperta è in grado di risolvere una volta per tutte i problemi energetici del pianeta. L'incontro tra il giovane ricercatore e il maturo scienziato avrà sviluppi inaspettati: un intreccio che, lungi dall'essere fine a se stesso, è l'occasione per un confronto spietato con una morale collettiva indifferente, al di là degli slogan, ai rischi del riscaldamento globale.

"Messapia. Terra tra due Mari” di Lory Larva (Paolo Pagliaro Editore)











Interessante il volume “Messapia. Terra tra due Mari”, a cura dell’archeologa e giornalista Lory Larva, edito da Paolo Pagliaro Editore. La casa editrice salentina, “fresca di stampa”, esce con tale pubblicazione proprio mentre serpeggia a queste latitudini un sentimento di necessità per un’idea di autonomia locale, volta alla creazione di una Regione Salento. Ma non è politico l’obiettivo del volume … forse!? Ad ogni modo si tratta di un lavoro piuttosto corposo, circa 366 pagine, ricco di numerose fotografie a colori, che nell’intenzione dell’autrice vuole essere un esaustivo compendio sull’antica civiltà dei Messapi, popolo misterioso che abitò quello che oggi è il Salento tra il IX e la metà del III secolo a.C. Ma chi erano veramente i Messapi? Lory Larva scandaglia in profondità le innumerevoli fonti storiche sui Messapi pervenuteci ad oggi, non trascurando analisi concernenti il sistema insediativo messapico, il sistema cultuale rappresentato prodromicamente dal “culto aniconico del pilastro-stele”, e in seguito da cippi iscritti associati a depositi votivi, il sistema della produzione e di quello commerciale tra la Messapia e il mondo greco, balcanico e italiota.

continua qui

giovedì 23 dicembre 2010

Il libro del giorno: Notte buia, niente stelle di Stephen King (Sperling e Kupfer)





















Un agricoltore uccide la moglie e la getta in un pozzo. La sua colpa? Voler vendere un lotto di terra ricevuto in eredità. "La terra è affare dell'uomo, non della donna." Siamo in Nebraska nel 1922. Tess scrive gialli "rassicuranti", popolati da vecchiette che giocano ai detective. Una sera, viene aggredita e stuprata da un misterioso "gigante". Creduta morta e lasciata in un canale di scolo, sopravvive e medita vendetta. Streeter, bancario malato di cancro, incontra il Diavolo nelle fattezze di un venditore ambulante. L'affare che conclude decide la sorte del suo migliore amico, colpevole di avergli rubato la ragazza tanti anni prima. Due anni dopo le nozze d'argento, Darcy scopre che suo marito custodisce in garage un segreto. Un fiume di pazzia scorre sotto il prato fiorito del loro matrimonio. Che fare? Tirare avanti come prima o cercare una via d'uscita? I quattro nerissimi romanzi brevi raccolti in questo libro parlano di donne uccise, seviziate o comunque "rimesse al loro posto". E in corso, nel nostro Occidente, una guerra contro "l'altra metà del cielo". La combattono maschi frustrati, impauriti, resi folli dalla perdita del loro potere. Come in Dolores Claiborne, Stephen King esplora la psiche di donne forti che non accettano i soprusi e, quasi sempre, trovano la propria rivalsa. Che non coincide per forza con un "lieto fine".

Alessandro Agostinelli , "Un mondo perfetto. Gli otto comandamenti dei fratelli Cohen" (Edizioni Controluce). Di Michele Lupo




















Il saggio di Alessandro Agostinelli affronta, prima che il cinema dei fratelli Coen, un ampio regesto di opinioni, letture e interpretazioni che quel cinema ha suscitato: in esso infatti sembrano coincidere tutte le condizioni perché la critica (decente o farlocca) si eserciti a piene mani. E qui la parentesi è lunga ma necessaria. Negli ultimi decenni, accanto alla critica addestrata, ossia avvezza a crearsi gli strumenti di una conoscenza minima della storia tout court e della storia letteraria – senza le quali il cinema è mero spettacolo - si è beatamente affiancato un esercito di sedicenti cinephiles a digiuno di tutto tranne che di festival – basta farsi un giro in rete per imbattersi in schiere di coglioni che non sanno chi siano Jean Renoir o René Clair o Pabst ma sanno tutto sull’ultimo guitto che durante le riprese dell’unico film del solito stronzetto figlio del papà imprenditore di mortadella datosi al cinema si è scopato “quella che aveva pure lavorato in televisione ma poi non se n’è saputo più niente”. Sui loro profili facebook di pischelli fabbricati in Dams, leggi “critico cinematografico” - quando noi in Italia avremmo bisogno di agronomi, geologi, genetisti.
Ora, leggendo il volume di Agostinelli quest’aria ammiccante che imperversa nel cicaleccio cinematografaro, che gioca con una lingua da “addetti ai lavori”, farebbe capolino da subito essendo il cinema dei Coen ricco di “storia del cinema”, dunque idoneo come pochi altri a essere interpretato. Così, il libro è ingolfato di citazioni, articoli apparsi su riviste specializzate, testimonianze, autorecensioni beffarde degli stessi irriverenti fratellini…
Fortuna che Agostinelli il loro cinema se l’è sciroppato a lungo e sa quel che dice. Il suo punto di vista è onestamente schierato a favore di una lettura entusiastica tesa a smentire l’assunto di un cinema autoreferenziale, cosa che piace molto agli ambienti di cui sopra. Contro l’idea che i fiim dei Coen possano ridursi a mero gioco intertestuale e postmoderno con la tradizione filmica, Agostinelli vede bene che il gioco se c’è è serio, dato che investe, attraverso il cinema, l’immaginario stesso dell’America – il che, una lettura delle cose attraverso il filtro delle forme usate per raccontarle, è un modo per un artista legittimo quanto forse obbligato di pronunciarsi.

continua qui Il Paradiso degli Orchi

mercoledì 22 dicembre 2010

Il libro del giorno: L’America Latina tra sviluppo, dipendenza e diritti umani di Marta Vignola (Besa editrice)













Per ricostruire la genealogia dell’attualità era opportuno partire dal Cile come case study. La necessità di ripercorrere la biografia cilena nasce dalla possibilità di osservare l’attuale crisi neoliberista globale da lontano, fin dal suo esordio. Il Cile è stato il primo Paese a sperimentare sul corpo sociale il fallimento delle teorie friedmaniane e a sopportare una duplice forma di impunità: quella legata alla violazione dei diritti umani commessi dallo Stato terrorista del dittatore Augusto Pinochet e quella legata alle conseguenze delle politiche neoliberiste. Finora il continente latinoamericano è stato raramente considerato un possibile terreno di studio rispetto alle strategie politiche, economiche e sociali che sono state messe in campo tanto dagli attori istituzionali quanto dalla società civile, nonostante proprio nel cortile di casa nord americano la stessa crisi che sta attraversando oggi l’occidente sia passata quasi un decennio fa. La crisi capitalista e i processi di globalizzazione nel continente desaparecido si sono trasformati in una opportunità di ridisegnare una forma di economia e di politica non finalizzata alla massimalizzazione del profitto ma alla produzione di un’etica sociale alternativa a quella del mercato. Movimento Nazionale Imprese Recuperate, Indigeni, Piqueteros, Organizzazioni per i Diritti Umani, questo è lo specchio dove potremmo guardare, questo è ciò che il dopo neoliberismo ha prodotto, in parte, nella società latinoamericana. E lo potremmo fare iniziando anche a immaginare una decolonizzazione del pensiero, per imparare dal sud attraverso una epistemologia del sud. Un sud (o meglio una molteplicità di sud) non inteso come area geografica ma come metafora dei dominati e degli oppressi, come luogo in cui le conseguenze della globalizzazione sono state pagate in termini di povertà, arretratezza e sfruttamento. Un sud che però oggi è in grado di rovesciare un canone economico, politico, sociale ed epistemologico e ripartire verso forme di sviluppo indipendenti e autonome.

Marta Vignola si occupa da anni di tematiche relative alla tutela dei diritti umani con particolare riguardo all’America Latina oltre che di temi relativi alla sociologia politica e al diritto internazionale. Tra le sue pubblicazioni: A national way to international justice? International courts vs. national proceedings in Critical Review of Social and Juridical Sciences, Universidad Complutense de Madrid, n. 24, 2009; Situazione giuridica delle minoranze indigene in Cile in I diritti dei popoli indigeni, a cura di F. Marcelli, Aracne editrice, Roma 2009; Quale diritto nell’era della globalizzazione in Diritti dell’uomo – Cronache e battaglie (Organo dell’Unione Forense per la tutela dei diritti dell’uomo), n. 2, Roma 2008.

Avi tratto da "Ho provato a non somigliarti" di Pierluigi Mele (Lupo editore)





















Sono avi dal fare spicciolo,
oltre la vista, il cuore solo.
Sono gli avi
i manuali del civile.
M'indicano il fiore e la rivolta.
Non lucido dottrine come canne di fucile,
né so che sia ragione,
chi l'abbia, se averla importi,
ma vedo chi sparecchia dalla sera ogni pretesa.
E non c'è modo
di cambiare nome alla realtà

Lo stupore per le evidenze, la ricerca di un senso quotidiano, fugace e necessario. Là dove pulsano stagioni, un viso trattenuto, una voce dentro il caos. E poi i luoghi, vissuti e sublimati. Gli incontri, quelli reali e da venire. Le perdite, le scoperte, le illusioni. Tutto è reso con parole definite, leggere e nette insieme, attese come un ospite alla soglia. Per accordarsi in uno stile limpido, asciutto, dove il verso pare narrato e la voce conversa col tempo, ne estrae l’essenza fissandola in un’immagine, un segno. Una poesia che trova ragioni nell’uomo, nelle sue radici, nei suoi implacabili slanci. Dai fuochi giovanili alle occasioni del divenire, questo volume raccoglie poesie degli anni 1985-2010, anni di un passaggio negli intrecci della lingua, l’intima casa di Mele. Così ci accorgiamo di leggere i suoi versi come parte di un lucido viaggio sentimentale.

Pierluigi Mele, nato in Svizzera nel 1967, vive nella provincia di Lecce. Si occupa di formazione e pedagogia del teatro. Mette in scena spettacoli in accordo tra racconto, musica e danza. Ha aperto le ultime tre edizioni de La Notte della Taranta. Ha pubblicato i libri di poesia Lavare i fuochi (1995), Tramontalba (2003), Da qui tutto è lontano (2008). Suoi versi sono in I mestieri si rubano con gli occhi (2002), Lungomare (2008), nel calendario Salento (2009) e in diverse antologie. Premio poesia “Dario Bellezza” 1999.

Per contatti con l’autore: lelune@libero.it



martedì 21 dicembre 2010

Il libro del giorno: Nonostante il Vaticano di Gianluca Ferrara (Castelvecchi)

La storia degli uomini in abito nero che, dalla strada, vivono accanto a chi soffre denunciando con il loro esempio le ipocrisie e gli affari sporchi compiuti all’ombra della cupola di San Pietro Se, liberandosi del pregiudizio, si ha il coraggio di dirigere il proprio sguardo verso le sfarzose cattedrali del cattolicesimo, il panorama appare sconfortante. Perché nei luoghi teoricamente destinati alla diffusione del messaggio di Cristo non si aggirano molti pastori di anime ma, fin troppo spesso, banchieri in abito talare o politici ipocriti, pronti a partecipare alla messa soltanto per guadagnare credibilità nei confronti del proprio elettorato. Così, mentre i presunti cristiani eletti deputati al Parlamento non esitano a esibire le proprie amanti o ad abbandonarsi a festini dal gusto discutibile, all’ombra della cupola di San Pietro fiorisce il malaffare e spericolate operazioni finanziarie dettate dalla cupidigia vengono presentate come opere di beneficienza compiute nel nome della carità cristiana. Nonostante il Vaticano, però, esiste un modo diverso di vivere le proprie convinzioni religiose. Un modo che, fedele allo spirito del Vangelo, può essere riscoperto osservando le opere dei tanti preti scomodi attivi nelle drammatiche periferie delle capitali europee come nelle baraccopoli di tutto il mondo. Uomini in grado, con il loro esempio, di mettere in crisi le discutibili politiche varate dallo Stato della Chiesa in ambito non soltanto economico ma anche morale. Ed è proprio a loro che questa coraggiosa inchiesta di Gianluca Ferrara è dedicata.

Gianluca Ferrara Laureato in scienze politiche, è autore di opere di saggistica (Viaggio nella droga proibita, Dio non ha la barba, Incenerire i rifiuti? No, grazie) e di narrativa (Più forte del destino, Racconti transgenici). Nel 2005 ha fondato la casa editrice Edizioni Creativa e, da una collana della stessa, ha dato vita a Dissensi Edizioni di cui è direttore editoriale. É anche ideatore dello spazio solidale Con gli ultimi.

Ti presto un bacio di Guido Sodero (Libellula edizioni)












Libellula Edizioni è orgogliosa di presentare il volume di poesie Ti presto un bacio di Guido Sodero. Bisogna spogliarsi di qualsiasi sovrstruttura, essere spogli come dei rami secchi in inverno, è necessario spogliarsi delle quotidiane pressioni e leggere. Leggere o semplicemente posare lo sguardo sulle frasi e i significati che compongono le poesie di Guido Sodero, per percerpirne l’anima, sentirla urlare e lasciarsi raccontare un’Alba, un Silenzio o per scoprire Dove si cerca un figlio e tanto, tanto altro ancora.


IO E MIO FIGLIO (tratto dalla prefazione)

Non scorderò mai quella telefonata. Mai! Neanche nella vita che verrà.
Era la notte del 24 marzo 2001, ero andato a letto da quasi un’ora. Dormivo già quando squillò il telefono, erano le due di notte, non era mai successo prima. Era terribile, non volevo sollevare la cornetta, quello squillo non lasciava scampo. Quello squillo già parlava e faceva male.
Il poliziotto del Pronto Soccorso cercava proprio me…diceva che Adalberto era grave. “Grave?
Ma che significa? Sarà grave adesso, tra un po’ sarà meno grave, poi meno ancora…quando sarò in ospedale lo troverò fuori pericolo”.
Questo era ciò che pensavo mentre il poliziotto mi parlava al telefono.

Guido Sodero, Ti presto un bacio. 10,00 €.
Per acquistare il volume scrivere a info@libellulaedizioni.com

lunedì 20 dicembre 2010

Il libro del giorno: Splendida Lecce di Mario De Marco (Capone editore)





















La storia e le bellezze artistiche e architettoniche, narrate con agile sintesi, sostanziano questo volume, ricco di immagini che vieppiù documentano gli aspetti caratteristici della città, di una Splendida Lecce da tutti riconosciuta ineguagliabile per i suoi tanti monumenti civili e religiosi, ove nei secoli diverse civiltà (romana, medioevale, rinascimentale, barocca, rococò, neo-classica e liberty) hanno lasciato traccia indelebile.
Ancora una volta Mario De Marco, coniugando il rigore scientifico della ricerca con l'intento divulgativo, ha reso accattivante la lettura del testo, realizzato con metodo pluridisciplinare ed esposto con immediatezza linguistica, avendo inoltre saputo collegare le vicende leccesi con quelle più ampie della provincia, della regione e d'Italia.
Un altro contributo, quindi, per conoscere ed amare una città inequivocabilmente splendida, ricca di storia, di arte e di civiltà.

L'Autore: Nato a Novoli (Le) il 30 aprile del 1946, Mario De Marco risiede a Lecce da oltre cinquant'anni. Laureato in Filosofia, ha insegnato Filosofia e Storia nei Licei Classici. Giornalista pubblicista, ha diretto le riviste "Rassegna salentina", "Artigianarte", "Presenza e memoria" e "Lu Lampiune". Ha collaborato e collabora con diversi giornali e riviste. Noto critico d'arte, ha pubblicato vari saggi filosofici, dedicati, tra gli altri, a Platone, Aristotele, Jacopo Zabarella, Ortega y Gasset, Francesco Scarpa. Kierkegaard e Nietzsche. La sua produzione più nota riguarda gli studi storici inerenti le vicende pugliesi, salentine e leccesi in particolare, a cui ha dedicato numerosi volumi. Ha curato le riedizioni delle opere di Peregrino Scardino, Luigi Maggiulli, Martin Shaw Briggs e Giulio Cesare Infantino.

Mario De Marco, Splendida Lecce, Capone Editore, Lecce 2010.
Formato 21x29, 7 cm circa
cartonato con sovraccoperta, pagine 112, € 30,00.

Per info e prenotazioni:
caponeeditore@libero.it info@caponeditore.it
Tel e fax: 0832611877

Online:
www.caponeditore.blogspot.com
www.myspace.com/caponeditore
www.caponeditore.it

Lamento sulla politica economica di Weimar di Raffaele Gorgoni









Di Hilferding le Opere Complete
fu una lettura shocking
Gli parvero obsolete
Ipoteche di Weimar sulla Foresta Nera
la Ruhr, i tram, i treni ed ogni vaporiera
Da Wall Street i dollari
dalla City le sterline
per debiti stellari
E’ un buco senza fine
Con Parker Seymour Gilbert
finì all’istante il flirt
La Commissione delle Riparazioni
censurò le dilapidazioni
dei Lander e dei Comuni
gli acquisti di banani
spese per aeroplani
raffinatezze edilizie
Marxismi grotteschi
Residui ottocenteschi
Pignole impuntature
Certezze periture
Che fosse tendenziale
Forse provvidenziale
Del saggio di profitto
L’imminente caduta
Apparve idea arguta
Dalla contraddizione tra capitale e lavoro
si tornò al Gold Standard, al caro vecchio oro
I Piani Dawes e Young
prelusero al Big Bang
del Giovedì Nero
quando davvero irruppero
destrieri apocalittici
alla Notte dei Cristalli
futuri feldmarescialli
scandirono con foga
lo slogan più di moda
era lo Juden Raus
Chiudiamo la Bauhaus!
Bruciamo un po’ di libri
in cerimonie funebri

Dalle meditazioni
sulla Legge di Say
solo intossicazioni e guai
Das Finanzkapital

fonte iconografica da "Fatti sulla germania"

domenica 19 dicembre 2010

Per il 40° anniversario dalla scomparsa: Tutte le poesie di Vittorio Bodini (Besa editrice)













L’intera opera in versi del poeta leccese Vittorio Bodini, a cura di Oreste Macrì, viene qui presentata in testi editi e inediti, filologicamente stabiliti e ordinati, criticamente descritti nelle varie fasi esistenziali ed espressive. Dell’opera poetica si rilevano i due “libri” fondamentali. Il primo è costituito da La luna dei Borboni, dove realtà e simbolo si fondono nella “visione” dell’archetipo lunare-materno, irradiato nel paesaggio e nell’elementare animico. Il secondo libro
si condensa intorno al libricino di Metamor, multiplo emblema d’una passione trascesa e dimidiata, partecipe e interprete della crisi del mondo attuale, sino ai “frammenti di martirio” di Collage.

Vittorio Bodini (nato a Bari nel 1914, ma di famiglia e di formazione leccese, morto a Roma nel 1970) è considerato tra i maggiori interpreti e traduttori italiani della letteratura spagnola (Lorca, Cervantes, Salinas, Rafael Alberti, Quevedo). Fondamentali sono ancora oggi i suoi studi: I poeti surrealisti spagnoli (Torino 1963) e Sul Barocco di Góngora (Roma 1964). Bodini è stato
soprattutto un poeta che ha attraversato, con ironia quasi picaresca, tutte le avventure del Novecento europeo.

Oreste Macrì (Maglie 1913-Firenze 1998) dalla patria salentina si trasferì a Firenze
dove fu insigne ispanista presso l’Ateneo fiorentino. Critico e teorico delle letterature europee, ha attraversato nei suoi studi, con edizioni e traduzioni, i maggiori poeti dai classici ai contemporanei, da Valéry a Machado, Lorca, Guillen, ecc. Da italianista si è dedicato alla scoperta del Novecento a partire da Foscolo, in una produzione sterminata, tra cui sono di rilievo i saggi
su Ungaretti, Montale, Quasimodo.

Milanabad, per le strade di Milano tra musica e paura (Castelvecchi). Intervento di Roberto Martalò












Milanabad è l'ultimo lavoro letterario di un camaleonte della scrittura come Michele Monina. Più che un romanzo generazionale, Milanabad è lo specchio esatto della Milano di oggi e dell'Italia in senso lato. Sfrattato nel cuore della notte da casa sua, Marco e sua madre trovano rifugio e conforto presso la casa della zia materna. Qui Marco si riavvicinerà al cugino Tarik, egiziano di origini ma assolutamente italiano di nascita e costumi, che lo introdurrà in un quartiere nuovo e lo presenterà alla sua “cumpa”. L'amore per l'hip-hop di Tarik contagerà anche il cugino che scoprirà di avere un bel talento per le “rime”. I due formeranno il duo Pluto (Marco) e La Rabbia (Tarik) e cominceranno a sognare di partecipare e vincere il 2theBeat finché episodi di violenza a sfondo razziale non cambieranno le loro vite. Il romanzo descrive perfettamente l'atmosfera delle periferie milanesi e Monina si dimostra profondo conoscitore della cultura underground dell'hip hop, degli slang e dei gerghi dei giovani rapper. Inoltre, viene descritta la mancanza di prospettive e di speranze per le nuove generazioni che, di fronte al futuro nero, sono smarrite. Monina affronta dunque temi scottanti come il disagio sociale che colpisce una società ormai multietnica che però ancora non allarga i propri orizzonti per migliorare la qualità della propria democrazia, il razzismo che si manifesta dinanzi allo sconosciuto ed estraneo, la mancanza di sostegno da parte delle istituzioni. Solo l'amore e la musica salveranno i due giovani dalle difficoltà della vita e dall'odio che il razzismo serpeggiante nelle nostre città provocherà come risposta. Lo stile del romanzo è molto discorsivo, lo scrittore usa poco la narrazione esterna per introdurre il lettore nel contesto della storia e lascia che questa si sviluppi principalmente tramite il dialogo dei personaggi. Un'idea azzeccata che fa scorrere il testo facendolo avvicinare molto alla forma di un testo rap. Ad impreziosire il romanzo, la partecipazione di molti cantanti e rapper, come Caparezza, Piotta Francesco Renga o Cristina Donà, che hanno creato testi di canzoni ispirate alla storia. Questi testi sono inseriti tra i capitoli del libro, chiamati tracks come le tracce del mixtape composto da Pluto e La Rabbia.

Milanabad di Michele Monina (Castelvecchi, 246 pag, 15 €)

sabato 18 dicembre 2010

Il libro del giorno: Metamor di Vittorio Bodini (Besa editrice)








Metamor (1967), ultimo libro poetico edito vivente l’autore, accentua, anche con scrittura automatica, il surrealismo della sua poesia. “E' un’inchiesta sulla materia e sull’essere”, e al titolo sono affidati “ben tre significati: metamorfosi, meta-amore e metà-morto”. Un anno prima di morire (1969), coinvolgendo altri inediti, egli aggiungeva trattarsi di “un libro traumatico, sostanzialmente e disperatamente teso a denunziare il totale smarrimento del reale o la sua ricerca senza fede”.

Vittorio Bodini (Bari 1914 - Roma 1970), oltre che poeta tra i più originali e significativi del Novecento, è stato anche narratore, critico, operatore culturale. È considerato inoltre uno tra i maggiori interpreti e traduttori italiani della letteratura spagnola.

Vittorio Bodini: un'edizione per il quarantennale della scomparsa. Intervento di Luciano Pagano (Musicaos.it)

Le spoglie di Vittorio Bodini, il 19 dicembre saranno nella città di Lecce. Lo stesso giorno ricorrerà il quarantesimo anniversario della morte del poeta. Salentino di nascita e spagnolo d’adozione, Vittorio Bodini figura tra i maggiori poeti del secolo scorso. Conosciuto a livello nazionale per il suo lavoro sulla letteratura spagnola (insegnamento di cui nel 1950 ricoprì la cattedra presso l'Università di Bari), apprezzato soprattutto come poeta. La sua traduzione del Don Chisciotte di Cervantes edita nel 1957 dall'editore Einaudi nella prestigiosa collana dei Millenni (poi ripresa negli Struzzi e infine nella collana dei Tascabili) ebbe diciotto edizioni. È grazie a questa traduzione, che restituisce la limpidezza dell'originale spagnolo e a quelle del teatro di Lorca o delle poesie di Rafael Alberti che Vittorio Bodini si impose sul panorama editoriale nazionale. Fino agli anni ottanta, tuttavia, i suoi versi non ebbero lo stesso tipo di riconoscimento. Da qualche anno il prof. Antonio Lucio Giannone, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università del Salento, dirige la collana “Bodiniana” con la Besa Editrice, e lavora per riportare Vittorio Bodini alla meritata notorietà. In questa collana, pubblicata dall’editore Besa di Nardò (Lecce), sono usciti i volumi Barocco del Sud, La luna dei Borboni (1952), a cura di Antonio Mangione; il Carteggio tra Vittorio Bodini e Luciano Erba, a cura di Maria Ginevra Barone, Dopo la luna, del 1956, sempre a cura di Mangione e il commento a Metamor, il terzo libro poetico edito vivente l’autore. Oggi dunque grazie al lavoro attento e puntuale di questa casa editrice esiste un progetto pubblicativo che recupera attraverso un forte lavoro editoriale e critico, il ritmo, il respiro della poesia di Bodini. In occasione del quarantennale della scomparsa di Vittorio Bodini, la casa editrice Besa, avendo tutti i diritti e l’esclusiva per la pubblicazione delle opere del poeta salentino, sta provvedendo a pubblicare l’opera omnia di quest’autore, incluse le opere pubblicate da altri editori. In un articolo comparso nel Marzo 1983, nella rivista Apulia, Donato Valli citava come fonte per le opere poetiche di Bodini, il volume comparso nella collana Oscar Mondadori proprio in quell'anno e intitolato "Tutte le poesie di Vittorio Bodini (1932-1970)", a cura di Oreste Macrì. Il volume edito da Mondadori era posteriore di tre anni all'edizione "Poesie 1939-1970" edita nel 1980 da Congedo. Oreste Macrì, curatore storico di Bodini nell'edizione mondadoriana, è anche il curatore del volume edito da Besa Editrice, detentrice esclusiva dei diritti di tutte le opere di Vittorio Bodini. Quest'edizione 'definitiva', ultima in ordine di tempo, oltre a essere la più completa è anche la più corretta dal punto di vista filologico e la più ricca dal punto di vista testuale, corredata da un cospicuo saggio introduttivo. A Macrì si deve la suddivisione dell'opera del poeta nei diversi periodi in cui è stata prodotta. Il volume "Vittorio Bodini - Tutte le poesie" curato da Macrì viene affiancato dall'opera-omnia suddivisa in diversi volumi curati da Lucio Antonio Giannone, edita da Besa Editrice, costituendo lo strumento imprescindibile per ogni studio su Vittorio Bodini. Conoscere e apprezzare la figura di Vittorio Bodini significa entrare in contatto con tutto il mondo e l'atmosfera culturale che negli anni sessanta si era animata, tra Lecce e Roma, grazie a autori come Carmelo Bene. Bodini fu autentico 'trait d'union' tra gli autori maggiori della poesia italiana di quegli anni, come Mario Luzi, Alessandro Parronchi, Piero Bigongiari e allo stesso tempo, in Salento, punto di riferimento per tanti intellettuali che nella seconda metà del secolo scorso avrebbero animato la scena culturale salentina, tra tutti il compianto Ennio Bonea, che proprio alla sua figura, assieme a quella di Girolamo Comi e Vittorio Pagano, dedicò un volume antologico edito da Manni. A quaranta anni dalla scomparsa di Vittorio Bodini, e a soli quattro anni dal centenario della sua nascita, l'opera di questo grande poeta viene finalmente restituita ai lettori in tutta la sua consistenza e, soprattutto, nella sua interezza.

venerdì 17 dicembre 2010

Il libro del giorno: Il battello del delirio di George R.R. Martin (Gargoyle Books)
















Fiume Mississippi, 1857. Il ghiaccio di un gelido inverno ha appena distrutto la flotta commerciale del Capitano Abner Marsh. Privo di assicurazione, il vecchio armatore si ritrova solo, in bancarotta, disperato. Ma ecco che, inaspettatamente, un bizzarro straniero di nome Joshua York si offre di rilevare la meta' della sua compagnia di navigazione in rovina, mettendo sul piatto una cifra spropositata. Ma non e' tutto. York intende investire il proprio denaro nella costruzione del battello piu' lussuoso, piu' bello e soprattutto piu' veloce che abbia mai solcato le torbide acque del Mississippi, e per di piu' ne offre il comando al Capitano Marsh. L’unica condizione posta da York e' semplice: gli ordini da lui impartiti saranno pochi, ma per quanto strani o assurdi possano sembrare, ogni qual volta verranno emanati, Marsh dovra' assicurarsi che essi vengano eseguiti alla lettera, senza fare domande. E cosi' il nuovo gioiello del fiume, battezzato Fevre Dream, inizia il suo viaggio. Tuttavia, man mano che il battello discende il tortuoso corso del Mississippi, Marsh prende a insospettirsi sempre piu'. Perche' il misterioso York si fa vedere soltanto di notte? Come mai lui e i suoi amici si dissetano ogni sera col disgustoso vino nerastro della sua riserva privata? Quando la verita' sara' finalmente rivelata, il Capitano dovra' scegliere da che parte stare…

D/battiti di Acmelab con Lupo editore






















"D/battiti - fra le righe" è una rubrica letteraria prodotta da ACMElab da me curata. Novità, curiosità e recensioni dal mondo letterario. Ospite della quarta puntata è Cosimo Lupo di Lupo Editore che illustrerà le ultime novità prodotte dalla casa editrice tra cui "Parola di Dio - kalimath Allah" di Federico Ligotti. www.acmelab.it

qui

giovedì 16 dicembre 2010

Il libro del giorno: Apocalisse Z di Manel Loureiro (Nord editrice)



















Ha trent’anni. È un avvocato. Vive in una cittadina della Galizia, in Spagna. Come tutti, apprende la notizia dalla televisione: in una piccola repubblica del Caucaso, un gruppo di guerriglieri ha preso d’assalto una base militare russa. Un «normale» atto terroristico in una delle zone più turbolente e instabili del pianeta? Così sembra.
Ben presto, però, s’insinua il sospetto che sia successo qualcosa di più grave. Qualcosa che non può essere controllato. Un’esplosione atomica? Un virus? Poi, tra lo sconcerto generale, la Russia annuncia la chiusura delle proprie frontiere e, nel giro di pochi giorni, tutti i Paesi dell’Unione Europea fanno lo stesso. Poi intere città vengono isolate e messe in quarantena. Poi entra in vigore la legge marziale.
Ma è tutto inutile.
Ormai niente è più come prima. Non c’è elettricità, manca l’acqua potabile, la benzina è finita, gli scaffali dei negozi sono vuoti. Nessun uomo gira per le strade. Perché chi lo fa non è più un uomo. È diventato uno zombie.
Ha trent’anni. È un avvocato. Vive in una piccola città della Galizia, in Spagna. E forse è l’unico sopravvissuto all’Apocalisse Z…

25 gennaio, ore 18.38

C’era un silenzio sepolcrale, rotto unicamente dal rumore dei piedi trascinati sull’asfalto e da qualche sporadico gemito. Erano migliaia – maledizione! – e si sono diretti verso il centro della città. Instancabili. Imperterriti. Inarrestabili...
Alcuni mostri gironzolano ancora nei dintorni. Uno di loro continua a battere sul portone della casa qui accanto. È da ore che va avanti così. Finirò per impazzire.
Sta per scendere di nuovo la notte.
Spero di rivedere la luce del giorno.

Giungere a sera di Carlo Casciaro (LietoColle)










L’Autore, visitatore compulsivo delle proprie emozioni, è come “estra­neo” alla parte di se stesso che le ha vissute […] È una via spirituale quella che l’Autore per­corre: non mistica e devozionale, ma iniziatica ed eroica […] egli aspira ad una conoscenza che non è erudizione, ma Gnosi, la stessa gnosi cui aspiravano i compilatori dei testi di Nag Hammadi e per il conseguimento della quale, per i più, una vita non è sufficiente […] anche quando i riferimenti alla sua terra, ai suoi familiari, alla moglie, ai figli appaiono collocati in un tempo ed in un luogo preciso, come compagni preziosi del suo cammino terreno ed irrinunciabili pre­senze nella sua anima, si percepisce che l’Autore ne sublima l’essenza in un luogo metafisico, eternamente uguale a se stesso, dove egli si trova quando i picchi del suo cammino glielo consentono: ma in questo luo­go egli si trova anche ogni qualvolta crea una poesia.

Paolo De Faveri


IMPOTENTI GLI DEI MUOIONO


IL VIAGGIO

La tenue assenza di emozioni/al distacco rende pronti./ Doloroso appare il viaggio,/si è mai pronti al proprio andare?/Dolce penetra il consueto odore/del tempo che non è ancora./Sospeso l’attimo non si muove,/instabile fortezza tra cosa e cosa:/non dicano io sono gli imbelli/tra i meschini affratti del non essere./Ora il flusso può partire.

NAG HAMMADI CODEX

Rotoli che la coscienza avete violentato/inutile cercare il sé/che all’uomo non è dato trovare./Del sempre l’opera attende eroi/ma miseramente è vuoto il botteghino,/né valgono i libri al sapere./Ciascuno vaga fantasma/di quanto vorrebbe,/mentre Diogene fiocamente/illumina la via.


COMPAGNI FECONDI


LA MIA POLTRONA

Verruca sconcia il nodo del tuo bracciolo:/il nero si è formato nelle ferite infette/per unghie che su te si sono spezzate,/onirico effetto di pensieri ignoti/che urlano invano al sordo ascoltatore./Chi parla al legno consunto/che tante mani hanno stretto?/Il tempo passa sul tuo colore,/acidi grassi lo hanno cancellato/esibendo lo scheletro legnoso./Io ti guardo e il ricordo affiora./Abbandono il corpo stanco/al tuo abbraccio generoso.

LA COLONNA MIGRANTE

Colonna di bionda pietra salentina,/immota a lungo un tempo/guardasti esoterici riti/ammessa ai più riposti segreti dell’uomo;/ora tra piante odorose/e verde edera del mio giardino ti guardo./E come pilastro fosti del tempio,/reggi oggi dai semi nuovi fiori/della pausa compagni fecondi./Pace scorre nell’essere mio/e per te miro silenzioso l’artefice dio.

235° Anniversario della scomparsa: Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen (Newton Compton)











Introduzione di Riccardo Reim - Edizione integrale

Pride and Prejudice è certamente l’opera più popolare e più famosa di Jane Austen, vero e proprio long-seller, ineccepibile per l’equilibrio della struttura narrativa e lo stile terso e smagliante, ed emblematica della «cristallina precisione» austeniana. Attraverso la storia delle cinque sorelle Bennet e dei loro corteggiatori, lo sguardo acuto della scrittrice, sorretto da un’ironia spietata e sottile, annota e analizza con suprema grazia fatti, incidenti, parole di un microcosmo popolato da struggenti personaggi femminili, sospesi tra l’ipocrisia dell’Inghilterra vittoriana e la voglia di un amore romantico e senza compromessi.

«È cosa ormai risaputa che a uno scapolo in possesso di un vistoso patrimonio manchi soltanto una moglie. Questa verità è così radicata nella mente della maggior parte delle famiglie che, quando un giovane scapolo viene a far parte del vicinato – prima ancora di avere il più lontano sentore di quelli che possono essere i suoi sentimenti in proposito – è subito considerato come legittima proprietà di una o dell’altra delle loro figlie.»

mercoledì 15 dicembre 2010

Il libro del giorno: Canto che amavi di Gabriela Mistral (Marcos y Marcos)





















Natura, passioni umane, perdita, conquista, tradimento: i grandi temi della vita nella poesia della più amata figura letteraria femminile del Sudamerica. Finalmente ricompare in Italia la voce della più grande poetessa sudamericana di tutti i tempi. La celebre Gabriela Mistral, popolare come Pablo Neruda, suo amico e corrispondente, o Isabel Allende. La vincitrice di uno storico Premio Nobel, nel 1945: il primo mai vinto da una autrice sudamericana. La sua è una poesia limpida e sferzante come l’acqua. Musicale e avvolgente. Ma anche di importanza politica. I temi ricorrenti nei suoi versi sono la morte, l’amore sconfinato per la madre, scomparsa quando era ancora molto giovane, il rapporto con la sua terra, con la Patagonia, i suoi ricordi più dolorosi.
E dalle sue parole trapela la speranza per un mondo più generoso, proprio come lei, e una fede autentica e commovente in un’entità spirituale misericordiosa, in grado di darle forza nonostante tutto. Il suo impegno politico a favore delle donne, affiché possano finalmente godere degli stessi diritti dell’uomo, è sintomo di un atteggiamento femminista sano, sincero, lontano dal fanatismo e dettato dalla mera fiducia e ammirazione per coloro che ancora devono lottare duramente per raggiungere la tanto agognata parità sessuale.

Gabriela Mistral nasce nel 1889 a Vicuña, magico paesino nel cuore delle Ande. Il cielo stellato più nitido del mondo, l’umile ricchezza del lavoro agricolo sono basi solide che nutrono il suo carattere forte e fantasioso. Gabriela mostra grandi doti organizzative, ed è ben presto insegnante amatissima. Quando pubblica la prima raccolta di poesie, è provveditore agli studi. Nel giro di un ventennio, si afferma come l’autorità culturale più amata e rispettata del suo paese. Console in Francia, negli Stati Uniti e in Italia, vive qualche anno a Napoli e Rapallo. Nel 1945 il re di Svezia le conferisce il
Premio Nobel. Crea una fondazione, tuttora attiva, per accogliere e educare gli orfani. Quando muore, nel 1957, non solo il Cile, ma il mondo intero saluta con grande rispetto la sua scomparsa.

La vita quotidiana in Italia ai tempi di Silvio, di Enrico Brizzi (Laterza ). Intervento di Nunzio Festa





















Senza remore, oggi, è possibile affermare che la più sconvolgente, graffiante, puntuale e originale collana editoriale presente in Italia è della meridionale Laterza, e giustamente si chiama Contromano; senza remore, a continuare, possiamo affermare, in più, che proprio e appunto questa collana ospita l'Imperdibile libro di Enrico Brizzi “La vita quotidiana in Italia ai tempi del Silvio”: pagine che narrano l'Italia. Quello che è stato, verso gli anni Ottanta, come si è trasformata questo martoriato paese, e persino cos'è diventato. Per fortuna, grazie ovviamente alla scelta di fondo, il racconto è dunque d'uno scrittore e non d'un giornalista o, addirittura, d'un saggista, magari uno storico. Altrimenti ci sarebbe stata la possibilità, ovviamente, d'avere tra gli arti superiori un ingombrante e vistosissimo tomo. Invece l'invettiva e l'inventiva, quindi l'ironia di Enrico Brizzi con il suo talento per riuscire a tenere legati alle pagine i lettori, ha consentito d'arrivare alla fine di trecento pagine, sì a tratti impegnative, ma pure molto godibili. In sostanza Brizzi, ragionando a periodi con se stesso in veste prima di bambino e cittadino e poi in panni di scrittore, ovvero chiudendosi anche lui nell'opera, spiega passaggi epocali della storia italiana degli ultimi trent'anni. Ideale prosecuzione d'un precedente libro, questo ultimo parte dal momento dove ancora si dice, a fregare il mondo, che la televisione è lo specchio della società, dunque della realtà. Ma dal libro si comprende, invece, come sempre di più si può giungere al contrario. L'attualità, non a caso, aiuta a sostenere appunto questa ipotesi. Partendo, insomma, da scenari che sanno di Cogne e Avetrana. Insomma l'Italia che diventa televisione. Tramutando quel che rimane dell'Italia pura e genuina nel contenitore che si sta dimostrando quale in più dannoso, per i più, che possa esserci. Davvero gustoso come un'ottima commedia, allora, questo libro 'purtroppo' ci dice di noi. Del reale. Ovvero dell'importa e delle colpe della televisione. A parte retroscena e dettagli d'alcune stesse trasmissioni da palinsesti quotidianamente proni al gossip. Semplicemente, Berlusconi ha vinto l'Italia, salvandosi dall'eventuale galera, utilizzando fortemente la televisione trash che tutti i santi e maledetti giorni comunque accendiamo. Tramite questa avventura del pungente, e fortunatamente ancora ottimista scrittore Enrico Brizzi, che tra l'altro è persona abituata a mettersi in cammino e non ha dunque paura del futuro, fra le altre cose, s'avranno una serie di particolari non proprio analizzati da tutti i libri e tutte le puntate televisive, non retroscena in forma di gossip, bensì delucidazioni che vengono direttamente dalla presa diretta del fatto.

martedì 14 dicembre 2010

Il libro del giorno: Come vedi ti penso di Caterina Gerardi (Milella edizioni)












Il volume si compone di 30 foto analogiche in bianco e nero scattate da Caterina Gerardi ad altrettante sculture femminili, accompagnate da testi brevi di 32 autrici.
Una sorta di Spoon River al femminile, un affascinante racconto per parole e immagini ispirato dal desiderio di dar voce a quelle figure di donne di pietra del primo Novecento, attraverso la meditazione di donne di oggi.
I testi che accompagnano le immagini sono di Chiara Zamboni, Marinilde Giannandrea, Bruna Morelli, Francesca Brezzi, Rosetta Stella, Renate Siebert, Fiorella Cagnoni, Cristina Morini, Françoise Collin, Lidia Ravera, Ilderosa Laudisa, Barbara Alberti, Letizia Paolozzi, Sylvie Coyaud, Suor Luciana Mirjam Mele, Marisa Forcina, Maria Luisa Boccia, Angela Cascone, Alina Marazzi, Mariolina Venezia, Luciana Percovich, Luisa Ruggio, Franca Chiaromonte, Diana Chuli, Ada Donno, Margherita Hack, Maria Cristina Crespo, Rosella Simone, Nella Condorelli, Giuliana Sgrena, Marina Senesi, Joumana Haddad

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My Hero Academia: Oltre l'eroismo, un'esplosione di poteri e valori

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