Su questa dicotomia locale/nazionale si concentra le fil rouge dell’analisi complessa e articolata di Giannone sulla letteratura salentina del Novecento, che mette in evidenza come una regione periferica quale il Salento fosse in grado di recepire alcune delle correnti letterarie più innovative del secolo ventesimo. A tal proposito moltissimi sono gli esempi descritti con dovizia di particolari ed accurata documentazione filologica. Per citarne alcuni si pensi all’ultima raccolta poetica di Giuseppe De Dominicis Spudhiculature; allo scrittore e critico letterario Mimì Frassaniti. Si pensi ancora alla figura poliedrica di Michele Saponaro, recentemente ricordato in un convegno di studi internazionale, curato dallo stesso Giannone, che pone al centro della sua fervida attività di romanziere, molto nota nel panorama editoriale nazionale da Treves a Mondadori, il motivo del ritorno alla terra – che è naturalmente ispirato alla terra salentina- come avviene nei romanzi La vigilia, Peccato e Terra madre.
Interessante il paragrafo dedicato al parallelo tra Vittorio Bodini e Carmelo Bene, che individua nelle loro opere il tema dell’interpretazione della propria terra secondo alcune costanti storiche, antropologiche che hanno caratterizzato il Salento nei secoli quali: il Barocco e la figura di San Giuseppe da Copertino.
Giannone, invece, si discosta dalla categoria critica della triade salentina composta da Comi, Bodini e Pagano, al pari dello studioso Nicola Carducci, il quale ha dedicato allo scrittore Pagano la prima organica monografia.
L’analisi critica di Giannone, puntuale ed efficace, si sofferma ad analizzare anche gli aspetti meno indagati della letteratura salentina e delle sue vicende, individuandone il potenziale. Emblematico è a tal proposito, il caso Salvatore Paolo.
La parte prima del libro, che complessivamente si divide in tre parti, si conclude con l’analisi del panorama dell’attività letteraria del Salento degli ultimi tre decenni del Novecento attraverso l’esame delle principali riviste e dei suoi fondatori e collaboratori – di cui ricordiamo: la nuova pubblicazione nel 1970 dell’Albero a cura di Giuseppe Macrì e Donato Valli, le riviste sperimentali Gramma e Ghen, l’Incantiere trimestrale del Laboratorio di poesia dell’Università di Lecce, l’Immaginazione diretta da Piero Manni, il Pensionante dei Saraceni diretto da Antonio Verri, in campo musicale il Canzoniere grecanico salentino animato dalla scrittrice Rina Durante- e alcune figure di scrittori e critici tra cui ricordiamo il germanista e traduttore Gino Politi e gli studi novecenteschi di Gino Rizzo. La parte seconda indaga i rapporti tra letteratura e arte; da un’introduzione di carattere generale si passa ai profili di artisti di varie generazioni: Luigi Gabrieli, Mino delle Site; Cosimo Sponziello, Sandro Greco. Infine, nella terza parte si presentano singoli testi di critica, narrativa e poesia apparsi negli ultimi anni tra questi si ricordano il volume di Mario Marti Da Dante a Croce. Proposte consensi dissensi, Congedo 2005 che raccoglie tredici studi pubblicati negli ultimi dieci anni “alcuni di essi sono nati come omaggi a colleghi e amici in occasione del raggiungimento dei settanta anni e del “fuori ruolo”, altri come accurate recensioni, nelle quali Marti dibatte complesse questioni critiche, filologiche, variantistiche con italianisti del valore di Domenico De Robertis, Vittore Branca, Maurizio Vitale e Luigi Blasucci”. Tra gli scrittori per citarne alcuni: Giovanni Bernardini, Carlo Alberto Augieri, Raffaele Gorgoni, Giuseppe Minonne, Maddalena Castegnaro ecc. Non manca, infine, l’attenzione verso i giovani narratori che si sono affermati negli ultimi anni, modificando temi e strutture della narrativa meridionalistica, per citare i più giovani Livio Romano, Elisabetta Liguori, Antonio Errico e quella verso l’attività delle riviste on-line Muiscaos di Luciano Pagano e Stefano Donno e Vertigine a cura di Rossano Astremo
Il libro mira al recupero e alla valorizzazione dell’arte salentina, offrendo attraverso la presentazione di un quadro così esaustivo la sua maggiore conoscenza, soprattutto per i casi d’autori caduti ingiustamente trascurati dalla letteratura nazionale.
nella foto Antonio Verri ritratto da Fernando Bevilacqua