In mostra ancora per poco le tavole originali del maestro Milo Manara, a Maglie presso il secondo piano di Candido fino al 21 maggio. Da “Viaggio a Tulum” a “Tutto ricominciò con un’estate indiana”, si tratta di un evento eccezionale, anche se magari, per passione, abbiamo seguito con meticolosità tutte le fasi e i cambiamenti di un’artista che si è rivelato senza svelare. Come in alcuni episodi de “Il gioco”, i cui capitoli finali celebrano un’evidente disillusione nella giustizia, una cupezza nel osservare la morbosità che è nell’essere umano. Una caratteristica non riscontrata nell’opera “canonica” di Manara, dove esiste un senso spiccato del ludico, in particolare in quelle storie che traggono ispirazione dai classici della letteratura, come “I viaggi di Gulliver”, divenuto dalla sua matita “Gulliveriana”, e “L’asino d’oro” di Apuleio, tradotto in immagini per certi versi di gusto felliniano, con una fedeltà quasi devota al mondo che la latinità di matrice fescemnina tramanda. Al vernissage, che si è tenuto lo scorso 25 aprile, Manara ha raccontato della sua vita e soprattutto della sua opera. “Sono tante le collaborazioni che ricordo con affetto – ha raccontato – ma in cima c’è sicuramente quella con Hugo Pratt. Mentre quella che ricordo con più gratitudine è quella con Fellini, che per me è stata un’ottima scuola. Ma se si parla di affetto, io e Pratt eravamo un po’ come due fratellastri”. L’arte di Manara presenta dei modelli femminili dalla grande personalità, molto indipendenti ed emancipati, ma senza essere seriali, se escludiamo l’esperienza con il personaggio maggiormente caratterizzato, quello di Miele. “Non ho personaggi seriali – ha commentato - perché la serialità non mi attrae, ma il personaggio fisso diviene una gabbia da cui l’autore non riesce ad uscire. Ciò che mi affascina maggiormente del mio lavoro è la possibilità di viaggiare nel tempo e nello spazio, una delle libertà più grandi che ci siano. In certi casi, il personaggio fisso può aiutare la figura del suo creatore, ma non sempre, è accaduto, com’è naturale ad esempio a Corto Maltese, Valentina o Zanardi”.
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mercoledì 19 maggio 2010
Tutte le donne di Manara. Intervento di Angela Leucci
martedì 18 maggio 2010
Il libro del giorno: La dea cieca di Ann Holt (Einaudi)
“Anche a Buddha piace il blues” di Mauro Righi (Perrone Lab). Recensione di Mary Nicole
Se anche a Buddha il Blues non piacesse chissenefrega. A noi piace. Ogni nota risuona nell’esofago mentre deglutisco saliva e mi appassiono alle vicende di Claudia e Giuliano, Alberto e Simona. Vi sono tanti piccoli personaggi che fanno da sfondo, creano la cornice appropriata per un innamoramento lampo degno dell’omuncolo sognatore, Giuliano. E assistono alla delusione più sfrenata operata dalla più cinica e stronza, la finta alternativa, banchiera e carrierista Claudia.
Lo sfondo è Milano, una Milano pregna di lavoro nero, falso misticismo, nevrosi, alcool e solitudine. Una Milano che inghiotte persone come Simona venuta da Messina, che per amore di Giuliano perde il suo sorriso, ma non la sua bontà e ingenuità. Milano che ospita individui con scopi diversi, ma li accomuna tutti sotto la pallida stella del Blues, con il suo malinconico narrare la vita.
Un libro a tratti comico, a tratti divertente e dissacratore, in cui il serio si mescola al grottesco e al faceto, in cui impera il poster con il faccione del Che e la pila di cd e vinili. Tra fiumi di birra, cocktail pazzeschi e atmosfere notturne Giuliano decide di andare, di partire per altri luoghi. Il viaggio come via per ritrovare se stessi e, nel momento in cui si trova nuovamente di fronte Claudia, scappare di nuovo. Ma sarà davvero una fuga?
Sconsigliato: a chi ha smesso di bere e fumare da poco, a chi ha pensieri suicidi, a chi cerca delle risposte nella vita.
“Il cuore dei briganti” di Flavio Soriga. 3 Giorni di presentazioni nel Salento
L’Associazione Culturale “Trilli di blu” e la casa editrice Lupo editore organizzano per Salento del libro un ciclo di presentazioni de
"Il cuore dei briganti" di Flavio Soriga (Bompiani, 2010). Incontro con l’autore Flavio Soriga. Introduce Roberto Vetrugno
Cavaliere errante, brigante di passo, filosofo innamorato degli ideali di libertà che sconvolgono il “secolo dei lumi”, Aurelio Cabrè di Rosacroce è nato nobile, ma adesso corre l’Isola di Hermosa a raddrizzare i torti e punire l’arroganza dei baroni. Tra gelosie invincibili, amori traditi, traffici di contrabbando, attacchi dei pirati, intrighi di palazzo e battaglie contro l’invasore, Aurelio vive, corre, lotta, desideroso di costruirsi un destino e farsi giustiziere, sulla scorta delle attese utopiche innestate dalla Rivoluzione francese. Flavio Soriga ripropone la magia del romanzo storico e di quello picaresco, connettendosi all’immaginario avventuroso che si annida in tutti noi, e che viene da lontano, dal profondo favoleggiare della narrativa moderna, e ci consegna un piccolo gioiello narrativo, un libro tutto racchiuso in una lingua ricca e fantastica e in uno stile nervoso e scattante. Una grande avventura fuori dal tempo, un variopinto, trascinante atto d’amore alla forza inarrestabile della storia e della ragione.
Flavio Soriga è nato a Uta, in provincia di Cagliari, nel 1975. Vive a Roma.
Ha pubblicato:
Diavoli di Nuraiò (Il Maestrale , 2000, Premio Italo Calvino); Neropioggia (Garzanti, 2002 Premio Grazia Deledda Giovani); Sardinia Blues (Bompiani, 2008, Premio Mondello Città di Palermo); L´amore a Londra e in altri luoghi (Bompiani, 2009, finalista Premio Pen Club, vincitore Premio Piero Chiara); Il cuore dei briganti (Bompiani, 2010).
Le date:
venerdì 21 maggio 2010, ore 19, 30 a Maglie (LE),
Libreria “Universal Service”, via Ospedale 28
Info: 0836 428768
libreriauniversal@alice.it, annauniversal@gmail.com
sabato 22 maggio 2010, ore 20,00 ad Alessano (LE)
Libreria “Idrusa”, palazzo Legari
Info: 0833 781747
www.libreriaidrusa.it, libreriaidrusa@libero.it
domenica 23 maggio 2010, ore 20,00 a Lecce
Manifatture KNOS, via vecchia Frigole 34
Info: 0832 394873
www.manifattureknos.org, info@manifattureknos.org,
Info: Tel. 0832 931743 – info@lupoeditore.com; redazione@lupoeditore.com
domenica 16 maggio 2010
Il libro del giorno: Chronic City di Jonathan Lethem (Il Saggiatore)
Mam nonga Afrique di Federica Iezzi (Onirica edizioni)
“Mam nonga Afrique” è un infuocato viaggio nella rossastra terra africana. Teli variopinti, odori astri e pungenti, grida di bambini, case di fango e paglia, zuppe di miglio, fanno da contorno alla disperata ricerca di allontanare la malattia. Ero ancora imprigionata nella facoltà di Medicina, quando presi quell’aereo che mi condusse in Burkina Faso. Un nuovo orizzonte: terra arida, aria secca, poca acqua e poco cibo. Zanzare che come feroci bestie assetate si posavano sulla pelle, senza distinguerne il colore, e in cambio lasciavano prurito, gonfiore e rossore per giorni. L’anticamera alla malaria. I bambini piangevano e le loro lacrime bagnavano la polvere asciutta. Le donne barcollanti portavano grosse e pesanti otri d’acqua sulla testa. Ho lavorato per mesi, perdendomi nella vita africana, nei dispensari (quelli che noi conosciamo come reparti di pronto soccorso), nei centri materno-infantili, nei lebbrosari, negli ambulatori chirurgici, nelle carceri. L’Africa ti permette di avere per un attimo la sensazione di aver contribuito a salvare la vita incerta di un bambino, la famiglia sospesa di una donna, e l’attimo dopo ti permette di pensare che ogni cosa tu possa essere in grado di fare, sia vana. Racconto cosa significa per gli africani avere davanti agli occhi una “nassara”, una bianca. Racconto cosa significa veder crescere di peso i bambini malnutriti, bambini che a cinque anni pesano poco più di dieci chili. Racconto le estenuanti trattative per i permessi alle vaccinazioni. Parole delicate e dure che portano il lettore su una jeep, tra i villaggi solitari del continente africano, negli ingressi chirurgici, tra i bambini guariti dalla malaria, tra le mamme inesperte e coraggiose. (F.I.)
Il libro del giorno: Non esiste saggezza di Gianrico Carofiglio (Rizzoli)
Corpo Mistico (Lab - Giulio Perrone editore): un estratto
Wewelsburg, 24 dicembre 1933
Leopold Haushofer, ordinario di Scienze Mistiche e Religiose all’Università di Heidelberg e allievo del leggendario Franz Anton Mesmer, ha delineato nella sala dei Dodici, gli aspetti teorici propri della nostra ricerca. Secondo quanto da lui sostenuto, citando inoltre fonti abbastanza accreditate in questi ambiti, esiste una bio/energia trans-psichica, scaturente da una materia sottilissima che si sprigiona sul piano karmico individuale. E’ come se le anime di tutti gli abitanti del nostro pianeta, siano in grado, se adeguatamente canalizzate, di confluire in uno o più soggetti prescelti, dotandoli di poteri e facoltà straordinarie tra cui la criptomnesia, il Ganzfeld, la psicometria, la pirobazia, la precognizione, la xenoglossia, nonché la bilocazione e il viaggio nello spazio e nel tempo. Lo strumento, sempre secondo Haushofer, in grado di scatenare un potere del genere, è già dentro ciascuno di noi. Si tratta di una forza latente chiamata Volontà Mesmerica in grado di lavorare in maniera manipolativa non solo sulle cause e gli effetti nella realtà, ma anche su dimensioni parallele a quella che agiamo, fino ad oggi da tutti ignorate. Per attivare una risorsa interiore di tal sorta, la nostra squadra verrà istruita attraverso delle pratiche di meditazione indù e tibetana, in grado di ampliare cognizione e percezione, e in più ci verranno somministrate per via orale dei composti a base idro-salinica potenziati da un componente alchemico da poco creato nei nostri laboratori, in grado di sostenere prolungati sforzi fisici e mentali anche in condizioni di assoluta tensione sia psichica che organica. Domani intanto giungerà dall’India al nostro quartier generale, il maestro di realtà e illuminato Gopi Yogananda, il quale ha ricevuto l’incarico formale di essere nostro mentore per alcune sedute di addestramento speciale, direttamente da Her Himmler. Mio caro Karl, l’uomo è oramai giunto a un giro di boa: l’uomo nuovo sta sorgendo condannando la vecchia tipologia di specie ad un’esistenza minore. L’intera e indivisibile energia creatrice sarà concentrata nell’uomo nuovo. Presto i due tipi si separeranno. Uno diverrà sub-umano l’altro diverrà un dio in terra. Una nuova era di interpretazione magica del cosmo sta per cominciare. Dio è con noi: un solo Regno, un solo Popolo, un solo Condottiero!
Tuo
Jorg
sabato 15 maggio 2010
Il libro del giorno: Il piacere degli occhi di François Truffaut (Minimum Fax)
Mi piacerebbe adesso di Valentina Terlato (Robin edizioni)
La grande produzione (o meglio sovraproduzione) editoriale italiana, sovente non permette di prendere in considerazione una serie di lavori nell’ambito della narrativa, della poesia, e della saggistica, che meritebbero maggiore attenzione. A volte la cortocircuitazione avviene vuoi per carente distribuzione del prodotto editoriale, o per miopia della stessa casa editrice che non si cimenta nemmeno nella promozione. Soprattutto se si pensa alle nefaste tariffe editoriali di spedizione di un libro, che il nostro governo ha fortemente voluto, forse per “favorire” la piccola e media editoria italiana. Valentina Terlato (torinese per una metà, siciliana per l’altra), vive facendo la psicologa a Roma e ha scelto la scrittura, la letteratura, come sua inseparabile compagna di viaggio. “Mi piacerebbe adesso” è la sua seconda opera letteraria che arriva dopo“Viaggi”, un titolo pre-dittivo dei contenuti di questa sua ultima fatica. “Mi piacerebbe adesso” (Robin edizioni) è un libro mobile nello spaziare da tracciati biografici in transito a storie che abbracciano luoghi, visi, emozioni. L’unica cosa certa è che il libro custodisce il segreto meraviglioso (perché pieno di vita come tutte le pagine di questo libro) di un viaggio da Roma a Vittoria (città del padre di Valentina).
“Giri l'angolo e fai un incontro che può cambiare la vita. Può essere un amore, oppure qualcuno che ti taglia la gola. Certe altre volte è un paesaggio. Questo libro è una storia di incontri. Quasi tutti in movimento”. Un libro assolutamente dedicato alla donna, dove tra le righe si muovono tante storie femminili appartenenti a un “campionario” del “gentil sesso” che si svela al lettore senza censura, senza la paura di confessare il proprio inconfessabile. Valentina Terlato racconta di donne che soffrono, ridono, piangono, sognano, amano, fanno l'amore, e ti fanno pure “fuori”. L’autrice non si limita soltanto alle descrizioni di “costume” ma scandaglia l’animo delle protagoniste e dei loro contesti, con rara finezza ed eleganza scritturale. Spirito fondante quest’opera è l’idea che la nostra vita non sia altro che un’avventura, dove talvolta scegliamo consapevolmente di non voler conoscere la destinazione del nostro vagare, in poche battute un’eterna transizione oscillante tra scoperte e fughe, a volte anche da se stessi. Pagine fitte di incontri reali, fantastici, umani o bestiali. Incontri fatti di profonde estasi e segreti pesantissimi che sarebbe meglio tacere. Storie di amore senza sesso e di sesso senza amore. Storie di premesse che non si realizzano perché, quando meno te l’aspetti, ritorni indietro e ricominci tutto di nuovo.
giovedì 13 maggio 2010
Il libro del giorno: "Hanna e Violka" (dvd, Kurummuny edizioni)
Hanna Korszla è una delle 1.700.000 badanti presenti in Italia, vive in Salento da tre anni insieme a Gina e Antonio, un anziano ultraottantenne malato di Alzheimer, di cui si occupa costantemente. Violka è sua figlia, diciannovenne polacca senza lavoro. Le vite di Hanna e Violka si incontrano come in uno specchio scambiando i propri ruoli nella cura di ‘Ntoni. E’ così che Hanna può finalmente ritornare in Polonia a riabbracciare il resto della sua famiglia confrontandosi con un presente e con un passato difficile, mentre Violka, badante-bambina, fa i conti con un soggiorno che non si rivela essere proprio “una vacanza”. “Hanna e Violka” è un film sulla trasformazione, quella privata delle protagoniste a confronto con differenti ruoli, e quella sociale dell’Italia che invecchia, della famiglia che cambia, delle straniere venute dall’Est per diventare quasi “di famiglia” . E’ un film sulla migrazione di oggi e sulla straordinaria capacità delle donne di affrontare con forza e ironia le dure sfide del quotidiano. Dice Rossella Piccinno: “Avvicinandomi a questo tema con il mio precedente lavoro “Voci di donne native e migranti” ho sentito l’esigenza di fare un ulteriore passo in questa direzione spostando la mia ricerca dal documentario corale al film privato, dalla realtà detta alla realtà mostrata. Per questo motivo ho scelto di raccontare la vita di Gina e ‘Ntoni, miei nonni materni, e di Hanna, la loro badante polacca, avventurandomi personalmente in una riflessione che non è solo antropologica e sociale ma prima di tutto intima e personale.”
Credits
Soggetto: Rossella Piccinno | Sceneggiatura: Rossella Piccinno, Nicolas Gray, Maggie Armstrong | Regia: Rossella Piccinno | Camera: Rossella Piccinno | Cast: Antonio Cacciatore, Hanna Korszla, Violka Korszla, Giovanna Margarito | Montaggio: Rossella Piccinno | Assistenza al montaggio: Tommaso del Signore | Musica: Marco Mattei, Marco Pierini| Produzione: Rossella Piccinno, DakhlaVision, Variemani | Co-produzione e distribuzione: Kurumuny, Anima Mundi edizioni | Con il sostegno di: Apulia Film commission | In collaborazione con: Naemi, forum di donne native e Migranti | durata:
Rossella Piccinno, si laurea in Cinematografia Documentaria e Sperimentale al DAMS di Bologna, per diplomarsi successivamente come Tecnico di produzione video. Debutta alla regia con il corto Intenso sei nel
Kurumuny
Del nostro sangue di Paolo Farina (Palomar)
In apparenza nulla di nulla: niente movente, nessuna progettualità delittuosa, niente indizi. La scia di sangue che va da Cosenza a Bellona, è la firma di un killer che in una sorta di delirio di onnipotenza si immedesima nel ruolo di burattinaio delle vite altrui, in grado di deciderne le sorti in maniera totale e destinale. Un caso controverso dunque per il vicecommissario romano Mario Petrone, di stanza a Cosenza, soprattutto se oltre a tutti gli innumerevoli grattacapi del caso deve anche difendersi dalla boria e tracotanza del suo superiore il commissario napoletano Crocillo, figura che potrebbe non incontrare il favore dei lettori per come Paolo Farina è stato abile a renderlo vicino alla soglia dell’insopportabilità. La trama del romanzo si infittisce ancora di più quando le indagini portano da un lato verso la criminalità organizzata, la ‘Ndrangheta,
Il libro del giorno: Il libro delle anime di Glenn Cooper (Nord editrice)
"Manuale di Storia – Poesie 1980/2009" di Simone Pasko (Campanotto)
Satrapi
Il burattinaio globale
ha mente lucida e pronta
incravattato e puntuale
si muove servizievole
tra New York e Mosca,
con zelo poliziesco
con metodo collaudato:
addosso agli indifesi
ad unico vantaggio
dei potenti di turno,
che solo in lui confidano,
che solo di lui si servono
quando la loro stella
per un poco s'incrina
nel buio fitto della
quotidiana rapina
(da pag. 103)
"Manuale di Storia – Poesie 1980/2009" di Simone Pasko edito da Campanotto, è un lavoro poetico in cui emergono quasi casualmente indizi, che non hanno alcunché di metafisico o esistenziale, ma che appartengono alla Storia e alla sua fenomenologia, attraverso una prosa poetica che quasi diviene un torrenziale sciabordare di parole, situazioni, accenni, rimandi che si concretizzano in un canto di lotta contro il nulla del nostro tempo, contro l’inessenziale. Una poesia - quella di Pasko – dotata di una lingua che diviene facilmente un «territorio» fra poesia e prosa, fra dicibilità e «altrove», fra riflettere e far riflettere. Manuale di Storia è una sorta di affresco, forse post-moderno, che ha una forte dimensione teatrale, sia nel tono complessivo sia nella continua realizzazione di narrazioni, visioni, che sembrano urgere e chiedere spazio. L’autore realizza così un interessante (in più punti emozionante) raccolta di versi, che prende il lettore e lo coinvolge sino in fondo.
martedì 11 maggio 2010
Il libro del giorno: "I sogni fanno rima. Il primo diario di Amici" di Pierdavide Carone (Mondadori)
"La sposa barocca - sette saggi su Claudia Ruggeri" (LietoColle). Domani alla Libreria Gutenberg di Lecce
Africa Social Club di Gaile Parkin (Newton Compton)
Angel Tungaraza sfida il destino trasferendosi in Ruanda, un paese dell’Africa dove gli aiuti internazionali cancellano le ombre tetre della guerra civile facendo sperare in un futuro migliore. Ha un marito di nome Pius, cinque nipotini orfani “da sfamare” e molto, molto lavoro per tenere in piedi le fila di una vita piuttosto movimentata. Ma lei non rinuncia alla sua piccola impresa: Angel sa cucinare, dolci per la precisione, e adora preparare torte su ordinazione per le feste del vicinato e dei loro conoscenti. Una passione per i fornelli che soddisfa un bisogno forte, ma latente, che accomuna i protagonisti del romanzo “Africa social club” di Gaile Parkin (Newton Compton) : un desiderio di felicità e tanta voglia di festeggiare (anche l’evento più piccolo e insignificante magari) in una terra distrutta dal dolore. Un bisogno che quella gente può ancora soddisfare, e trovare tutti i motivi del mondo per farlo. Angel trasforma ogni torta in un’opera d'arte, la sustanziazione di un sentimento verso la persona cui il dolce è destinato, in un oggetto che solletica grandemente le papille gustative anche del lettore. Un vero e proprio atto d’amore, che è anche il far accomodare nel suo “atelier” i suoi clienti, offrire té e biscottini e farli rilassare perché si lascino andare al racconto delle loro esperienze: solo così lei riesce a essere creativa. Certe storie però non lasciano nell’indifferenza Angel, soprattutto quando sono attraversate dalla tragedia e sono così vicine alla propria. E mentre Angel ascolta e lenisce gli affanni degli altri, tra una glassa di cioccolato e una spolverata di zucchero a velo, le capita anche di dispensare “perle” di saggezza e di vita.
Il libro in questione non è minimamente da confondere con un chick lit, data la trama. Anzi la bravura della Parkin sta tutta nell’aver trovato un equilibrio narrativo per essere leggera da un lato e obiettiva sugli orrori del mondo che conosce dall’altro. Già, perché Gaile Parkin è stata per parecchio tempo a servizio di una ong in Ruanda (per la precisione tra il 2000 e il 2001), a diretto contatto con immani tragedie e proiettili in caduta libera. Un libro da non perdere perché insegna cosa significhi non girare la testa dall’altra parte quando davanti a te ci sono molti inferni, e soprattutto perché rivela come l’autrice abbia voluto restituire ai ruandesi un po’ della loro forza, e del loro calore umano.
"Gerico 1941. Storie di ghetto e dintorni" (Bollati Boringhieri) al Salone internazionale del libro di Torino 2010
Un racconto lungo, più quindici brevi storie dell'epoca della Shoah ricostruite da Argamante sul filo della memoria e della documentazione. Il luogo è la Lituania degli anni bellici, che nel 1940 aveva subito l'occupazione sovietica, per poi passare sotto il controllo tedesco nel 1941 e tornare infine sovietica nel 1944. In questi terribili frangenti, particolarmente drammatica è la sorte degli ebrei, tra umori antisemiti ampiamente diffusi nel paese, politica di sfruttamento e sterminio attuata dai nazisti e paura/speranza nei confronti dei «rossi». Cose che si conoscono, ma che qui rivivono in singoli fatti, in individui concreti ebrei e SS, lituani e tedeschi, resistenti e collaborazionisti, bambini, giovani e vecchi, uomini e donne nelle loro illusioni, nelle loro debolezze, nelle loro viltà, nella loro forza, nelle loro meschine ambizioni.
Le storie, tutte di grande interesse, sono raccontate con secchezza, con una cifra di sarcasmo ironico che fa risaltare ancora di più l'orrore. Argamante non si ritrae dinanzi agli episodi più ambigui, senza però alcun compiacimento; ci narra anche di comportamenti, nella comunità ebraica, squallidi e conniventi, certo biasimevoli da parte di noi spettatori al sicuro, ma la condanna per chi spinge l'uomo nel baratro è inesorabile.
In occasione del Salone Internazionale del Libro 2010, la casa editrice Bollati Boringhieri, presenta venerdì 14 maggio 2010, ore 15.00 al Caffè letterario, "LA DIFFICOLTÀ DI ESSERE EBREO. Gerico 1941. Storie di ghetto e dintorni" di Igor Argamante. Interverranno Igor Argamante, Roberto Cazzola, Elena Loewenthal
lunedì 10 maggio 2010
Il libro del giorno: Rosso Floyd di Michele Mari (Einaudi)
Gli Incendiati di Antonio Moresco (Mondadori)
Cosa dire dell’ultimo lavoro di Antonio Moresco. Intanto che è uscito, e da tempo sentivo una sorta di fibrillazione globale interconnessa nel mondo dei libri del nostro paese, che mi suggeriva di aspettare, pazientare silenziosamente perché il banchetto sarebbe stato molto più prelibato se gustato con lentezza. Ed eccolo dunque “Gli incendiati” che se fossi uno dei recensori accreditati di Amazon a livello internazionale, non esiterei a mettere subito cinque stelle! Il Nostro è di una grandezza ciclopica e nessuno, dico nessuno, potrebbe dire che non sia per potenza scritturale paragonabile ad un Dostoevskij, o ad un Don de Lillo. Ma naturalmente dire questo vuol dire assumere sulle proprie spalle il rischio, verificatosi anche per Moresco, di non essere debitamente valorizzati, di sentirsi non degni di annoverare il fulgore di una mente così brillante nel nostro variegato e strano mondo delle lettere. Partiamo per questo lavoro dal dire che si nota subito tra queste pagine, una sottile “liaison” ad altri suoi capolavori, ovvero “Gli esordi” poi i “Canti del caos”. Canto iperbolico interrotto all’apparenza ma completato nell’integrità di quest’opera in grado di essere sin dalle prime battute un incubatore di trans/valutazione dei valori. Siamo in un'estate molto calda, un uomo in preda ad un forte senso di disgusto verso i suoi simili e il resto del mondo, si infila in macchina e vaga senza meta. Sceglie un grande albergo in una località balneare, come zona temporaneamente autonoma dove fermarsi. Guardandosi attorno sente a pelle un elettrizzante forza derivante dal groviglio di passioni provenienti dalla marmaglia ontica che lo circonda: bambini urlanti, famiglie congestionate, e un mare impaludante che non dà refrigerio. Intanto sulle colline secche di macchia e stoppie, bruciano i fuochi estivi. Il protagonista, un killer, vive guardando gli altri contorcersi nell’autoerotismo di passioni incomprensibili, di trasporti effimeri. Poi è successo che si è materializzata vicino a lui una donna bellissima, una inaudita creatura che con accento straniero, sussurra una frase: "Vuoi bruciare con me?". Poi sparisce nel nulla proprio come nei noir anni ’60. Ritrovare la donna del mistero che gli sembra di vedere dappertutto e ogni volta gli sfugge, diventa il suo unico scopo nella vita. “Gli incendiati” di Antonio Moresco è una lettura che oscilla tra sublime e perdizione, dove in un mondo dominato dalla forza bruta, l’etica predominante scelta come bussola della narrazione, trasforma la “Filosofia nel boudoir” di De Sade in un’opera per educande.
domenica 9 maggio 2010
Il libro del giorno: Strane cose, domani di Raul Montanari (Baldini e Castoldi Dalai)
Il Lato B di Alessandra Faiella (Fazi editore)
Volevo leggere questo libro da tempo, troppo tempo. Sono andato dalla mia amica libraria, l’ho visto messo in bella posa sullo scaffale, pagato cash, e in men che non si dica mi sono ritrovato a casa, “acciambellato” sul divano, a leggerlo, anzi a divorarlo, con tanto di faccia sospettosa della mia donna, dato il titolo obliquo, pure troppo. Alessandra Faiella è una grande in tutti i sensi e l’ho sempre seguita da “Pippo Chennedy show” a “Zelig” sino a “Mai dire domenica”: mai stato deluso da lei. E non mi delude nemmeno come narratrice con questo suo lavoro che definisco eccellente, ottimo per i “machos” in caduta libera di testosterone, che per la novelle educande che vorrebbero, ma non osano. Faiella esce con i tipi di Fazi in pompa magna, con un lavoro ammiccante e attualissimo (vi spiegherò il perché più in là) che ha per titolo “ Il lato B”. E’ la storia di una gran bella gnocca, che qualunque giovincello con un po’ di sale in zucca e grana in tasca vorrebbe incontrare, di nome Katia G. (altro che narrativa erogena), che la sua passera la dà via a destra e sinistra, con l’unico imperativo categorico (che riscriverebbe per intero la metafisica dei costumi di Kant) di fare carriera. Un susseguirsi di amplessi più o meno trascurabili (da superdotati a minus habens, a cocainomani e giù in una carrellata di tipologie umane aberranti) fino all’incontro immane con il Capo dei Capi, quello che gliela dai, lo fai divertire sino alla sincope e ti sei sistemata a vita. Alessandra Faiella è brava a ripercorrere le vicende dell’attuale “star system” televisivo abitato da infoiati palestrati e donzelle leggere come la carta velina. Ma che cattivo che sono!!! Attualità nell’analisi della Faiella che non scende mai a compromessi con se stessa e con un mondo come quello televisivo che andrebbe riscritto e riempito di senso. "Mi chiamo Katia G. e sono una che ce l'ha fatta: da semplice showgirl sono diventata la donna più ricca del paese. Per la carriera, non mi sono fermata davanti a nulla: (…). La politica è fondamentale se vuoi arrivare al top, se vuoi superare la massa di sgallettate che ti stanno attorno” . L'ascesa di Katia G., di politico in politico, è inarrestabile. Con un personaggio molto politicamente scorretto, l’autrice porta alle estreme conseguenze i comportamenti stereotipati di tante soubrette odierne e un tipo di femminilità al servizio di soldi e carriera. Un libro intimamente perfido, ma da leggere assolutamente.
Il libro del giorno: QUOTIDIANO DEI POETI di Antonio Leonardo Verri (Kurumuny)
Ma la figura di Antonio Verri non si circoscrive alla sola definizione di aurore. Tutte le testimonianze esaltano le sue capacità di catalizzatore, ideatore, esortatore di azioni, sconfinatore di rotte provinciali. Ora, la storia culturale universale ci insegna che movimenti, fermenti, situazioni di vera creatività nascono spesso proprio così:in fervorose azioni di gruppo, attorno a persone di tal sorta, con semi gettati nel cuore e nella terra, con stimoli lanciati dal sogno e dalla parola, con azioni brevi e intense capaci di scombussolare - anche con una risata di derisione, anche con deliri astrusi – il quieto sopore ufficiale. Figura come quelle di Antonio Verri confermano l’esistenza di un paradigma esistenziale e creativo che è valvola di sicurezza della poesia. Senza persone come loro la poesia morirebbe asfittica. Non a caso, parlando dei poeti pubblicati nella sua “babele di iniziative…, Antonio Verri, nel 1990, dichiarava: Si tratta di poeti che appartengono a una specie diversa a volte primitiva e barbara, a volte così fine, meticolosa, spigolosa. Facili a perdersi, a divorare a disperdersi. Insomma, di poeti che scuotono la sonnolenta pratica poetica. Quanto di questa vulnerabilità a perdersi e disperdersi si trova minacciata dalle difficoltà oggettive? Intervistato sulle difficoltà incontrate, Antonio Verri ammetteva: difficoltà a non finire, da non credere. Assessori che ti fanno perdere l’allegria, accademici spenti, lettori che puntualmente disertano le librerie. Di positivo c’è solo di poter operare in una terra vergine, come vecchi-giovani pionieri. Messaggio più chiaro non poteva esserci. (Toni Maraini)
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