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mercoledì 23 settembre 2009

ISOLAMENTO alla Torre Civica di Cisternino (BR)














Si inaugura venerdì 25 settembre alle ore 19:00, presso la Torre Civica di Cisternino (BR), la mostra d’arte contemporanea “Isolamento”, organizzata dall’Associazione Culturale “NoDryDance”, con la direzione artistica di Marco Moreggia e il patrocinio della Regione Puglia (Assessorato al Mediterraneo), della Provincia di Brindisi e del Comune di Cisternino (Uno dei 100 borghi più belli d’Italia). La mostra, che gode della collaborazione del critico e storico dell’arte Francesca Pietracci e dell’artista Franco Silvestro, presenta una produzione complessa e articolata di produzioni di artisti contemporanei, distinta in due diverse sezioni: La stanza di dentro e Passaggio Segreto. La prima sezione, allestita nelle tre stanze del secondo piano della Torre Civica e curata da Franco Silvestro, raccoglie una rassegna di video di giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, mentre la sezione Passaggio Segreto, allestita al primo piano, riunisce una serie di sculture installative di artisti locali. Nelle installazioni e nei video gli artisti cercano di affrontare un argomento apparentemente ambiguo, un tema controverso che evoca l’immagine del distacco volontario e allo stesso tempo l’idea dell’emarginazione o ancora l’impossibilità di uscire dal proprio perimetro: l’ISOLAMENTO. Anni fa Kevin Martin scriveva: ''La musica isolazionista ricorda ai suoi che esiste ancora una vita interna aliena con cui fare i conti e che congela il sangue …” Ma noi oggi ci chiediamo da dove ha origine questa /vita interna/ che implode? Cosa ha generato la sindrome di Hikikomori, la piccola città spettrale, la camera dentro la quale molti ragazzi si chiudono per anni? Le risposte sono fin troppo facili. Difficile risulta invece percepire che si tratta di una condizione comune e condivisibile che riguarda persone e società differenti. Le opere in mostra svelano alcuni di questi mondi, come pianeti che non collidono, ma che possono coesistere, guardarsi e ascoltarsi. Universi del dolore, del distacco, del compiacimento o ancora della consapevolezza, nel tentativo di rendere visibile la porta dell’invisibile. (…)
Francesca Pietracci

Franco Silvestro ha una comunicazione diretta, capace di presentare con una sincerità spiazzante le degradanti situazioni quotidiane che ci circondano. Sono realtà marginali, spesso incentrate sulle situazioni presenti nella sua città natale: Napoli. Questa nitidezza, “senza peli”, degli avvenimenti è riportata nelle sue opere, come sulle sculture candidamente bianche, chiare, che anche visivamente lanciano il loro messaggio senza mezzi termini. Autore di cronache marginali e rappresentazioni del degrado sociale e ambientale, Franco Silvestro elabora continuamente - tra un crudo realismo e un candore disarmante - una sorta di autobiografia pubblica e collettiva a partire dal racconto dell'hinterland napoletano come proprio luogo d'origine ma anche come realtà che da fenomeno locale diviene sempre più metafora globale. Tra le sue opere, Bombola di gas, scultura in gesso del 1992, attraverso la quale Silvestro denuncia la vendita abusiva di gas nella sua città e Nel fresco orinatoio alla stazione, video del 1999 ispirato dall’omonima poesia di Sandro Penna. Nato a Napoli nel 1960, vive e lavora tra Milano e Napoli. Espone con il Ponte Contemporanea (1995, 200, 2003, 2006) nelle principali città italiane, ma anche in Inghilterra, Francia e Germania.
Curatori: Marco Moreggia (project), Francesca Pietracci (testo critico), Fabrizio Detommaso e Paulo Del Gaudio (organizzazione), Franco Silvestro (sezione video)
Artisti:
Video Arte: Franco Silvestro, DDM &Pugliese, Shoga, Carmen Provitera, Valentina Fortunato, Rosalia Di Maggio, Vittorio Abbate, M. Rescigno, A. Di Martino, Giulio Mirabella, Giulio Del Vè, Pier Francesco Solimene
Sculture installative: Giuseppe Nisticò, Donatello Fumarola, Valentina Iacovelli, Walter Loparco

ISOLAMENTO, mostra collettiva Torre Civica di Cisternino (BR)
25 Settembre – 4 Ottobre 2009

Baarìa di Giuseppe Tornatore (Sellerio editore)

«Una sceneggiatura può forse regalare l’illusione di percorrere il viaggio di un altro viaggiatore, emozionandoci con le sue stesse emozioni, dubitando i suoi stessi dubbi, amando i suoi stessi amori, tormentandoci dei suoi stessi tormenti, sognando il suo stesso sogno».
Giuseppe Tornatore

"Baarìa" è il nome dialettale di Bagheria, cittadina alle porte di Palermo, ricca di storia e di ville settecentesche, paese natale di Giuseppe Tornatore, il quale ha così intitolato il suo ultimo film, in concorso alla 66^ Mostra del cinema di Venezia, la cui sceneggiatura questo libro proporrà in contemporanea all’uscita della pellicola nelle sale cinematografiche.
Attraverso le vicende di tre generazioni di una famiglia di Bagheria, - Giuseppe e Mennina, i loro padri, i loro figli - il libro racconta un secolo di storia italiana, le guerre mondiali e l’avvicendarsi di fascismo e comunismo, democrazia cristiana e socialisti. I luoghi che più hanno segnato l’infanzia del regista sono la casa dei nonni e il cinema. “Al tempo del fascismo la sala di Bagheria si chiamava ‘Cinematografo Littorio’ – racconta Tornatore –. Dopo la guerra si dovette cambiarne il nome. Ma era scolpito a caratteri cubitali sul frontespizio dell’edificio. Costava un occhio della testa. Così, il proprietario, per risparmiare, aguzzò l’ingegno e modificò solo la prima e l’ultima lettera: Littorio diventò Vittoria”. “Si potrebbe definire un affresco corale, io preferisco dire che "Baarìa" è una commedia, piena di ironia… Come nella migliore tradizione, la risata è l’anticamera per una riflessione più seria. Per esempio sulla politica, all’epoca in cui suscitava entusiasmi e simpatie. A Bagheria, poi, la politica aveva la dimensione del villaggio. Bastava passeggiare per il corso e sapevi tutto ciò che succedeva al mondo. Incontravi gli assessori, i sindaci, discutevi con loro. Era un rapporto direttissimo. «Baarìa è un suono antico, una formula magica, unachiave, il nome di un paese siciliano dove la vita degli uomini si dipana lungo il corso principale. Pochecentinaia di metri in cui imparare ciò che il mondointero non saprà mai insegnarti». Il nome di Giuseppe Tornatore è legato soprattutto al film "Nuovo Cinema Paradiso", di cui in questa collana è stata pubblicata la sceneggiatura. Ma è regista di tanti altri film tra i quali ricordiamo "L’uomo delle stelle", "Una pura formalità", "La leggenda del pianista sull’oceano", "Malèna", "La sconosciuta".

martedì 22 settembre 2009

Absolute Poetry a Monfalcone il 9 ottobre 2009

Absolute Poetry, il festival internazionale di poesia, giunto alla quarta edizione, quest’anno si apre al multiculturalismo e alle lingue minori.
Venerdì 9 ottobre alle ore 17.30 presso la Biblioteca Comunale di Monfalcone si terrà l’incontro sulla poesia in dialetto e nelle lingue minori europee con i poeti Rut Bernardi (ladino), Domenico Brancale (lucano), Yolanda Castaño (gagliego), Hedoi Etxarte (basco), Claudio Recalcati (milanese), Eurig Salisbury (gallese), Giacomo Sandron (veneto) e Marilisa Trevisan (bisiaco). In apertura Lello Voce incontra Federico Razzini (consigliere regionale).

I poeti:

Rut Bernardi è nata a Ortisei, in Val Gardena, nel 1962, vive attualmente a Chiusa ed è di madrelingua ladina. Ha collaborato al manuale del retoromanico ed alla SPELL. Ha conseguito incarichi di docenza all’Università di Zurigo, Innsbruck e Monaco (corsi di lingua ladina e traduzioni in ladino dolomitan). Ha scritto testi letterari e radiodrammi in lingua ladina. Nel 2003 la Gherlandes de sunëc / Sonettenkränze è stata premiata dal "Bundeskanzleramt der Republik Österreich - Franz Morak" come migliore opera prima di una casa editrice austriaca e nel 2004 ha vinto il premio di per giovani talenti "Walther von der Vogelweide" del Südtiroler Kulturinstitut di Bolzano.

Domenico Brancale è nato in Lucania. Ha pubblicato Cani e porci (Ripostes, 2001); Canti affilati (Franco Masoero Edizioni d’arte, 2003) e Frantoi di luce (Mavida, 2006) con inchiostri di Hervé Bordas; L’ossario del sole (Passigli editori, 2007) e la plaquette La cenere della voce (associazione La luna, 2009). Ha tradotto le poesie di John Giorno in La saggezza delle streghe (Stampa alternativa, 2006). Tra le performances si ricordano: John Giorno e Domenico Brancale (Bari, 2006); Frantoi di luce nera con il regista Michele Schiavino (Salerno 2006); Nessun sole sorge senza l’uomo - suoni per una voce a corda con i Fratelli Mancuso (Sant’Arcangelo, 2007); Cataletto per Aristakisyan con il regista Artur Aristakisyan (Potenza, 2008), Questa deposizione rischiara la tua assenza (Fano/Bologna 2009).

Yolanda Castaño è nata a Santiago de Compostela nel 1977. E’ laureata in Filologia. Poetessa e videomaker, partecipa spesso a convegni, è collaboratrice di vari giornali e riviste della Galizia ed è co-conduttrice di un quiz culturale giornaliero nella televisione galiziana. E’ stata segretaria generale dell’Associazione di scrittori in lingua galiziana, direttrice della Galleria Sargadelos di La Coruña e fondatrice di una casa editrice di poesia per autori emergenti. Ha dato luogo a diverse esperienze di fusione tra poesia e mezzi plastici, audiovisivi e musicali. Ha pubblicato Elevar as pálpebras (1995), Delicia (1998, seconda edizione: 2006), Vivimos no ciclo das Erofanías (1998, + un’edizione bilingue gallego/castigliano nel 2000. Premio della Critica Spagnola 1999), Edénica (2000), O libro da egoísta (2003, seconda edizione: 2004), Libro de la egoísta (edizione bilingue g./c., Visor, 2006) e Profundidade de campo (2007. XV Premio Espiral Maior).

Hedoi Etxarte è nato a Pamplona nel 1986. Sta per laurearsi in Traduzione e Interpretariato e diplomarsi in violino. Suzko Lilia (Giglio di fuoco) è il suo primo libro di poesie in lingua basca, pubblicato dall’editore Susa. Il libro è suddiviso in due parti (Présence e Absence) che hanno come tema i rapporti di coppia e la distanza imposta. L’incompatibilità tra i valori borghesi della coppia e la distanza che il mercato, ai nostri giorni, impone, facendo notare la mancanza di un modello di famiglia alternativo a quello del XIX secolo. L’introduzione del libro è a cura di Harkaitz Cano, che evidenzia il surrealismo e la mancanza di cinismo dei versi e l’attenzione per la città. Il libro dipinge paesaggi urbani di Berlino, Gasteiz, Gaza o Rostock, e parla della mescolanza tra amore e politica. Ha in cantiere un progetto ibrido tra poesia, fotografia e disegno. Ha tradotto in basco un comic di Gaston Lagaffe (Franquin).

Claudio Recalcati è nato a Milano, dove vive, nel 1960. Ha pubblicato le raccolte poetiche Riti di passaggio (1995), Senza più regno (1998) e Un altrove qualunque (Moretti & Vitali, 2001) supervincitore del Premio Internazionale Eugenio Montale 2002. Ha curato, con Carlo Maria Bajetta e Edoardo Zuccato, il testo universitario Amore che ti fermi alla terra – Antologia di voci del petrarchismo europeo (I.S.U. Università Cattolica, 2004). Ha tradotto poeti per “Testo a Fronte” e gran parte dell’ opera poetica di François Villon, in dialetto milanese, in collaborazione con Edoardo Zuccato, Biss, lüsert e alter galantomm (Effigie 2005). E’ apparso sulle maggiori riviste letterarie e sull’Almanacco dello Specchio (Mondadori 2006).

Eurig Salisbury è nato a Cardiff per poi trasferirsi con la sua famiglia nel villaggio di Llangynog, vicino Carmarthen, in Galles. Ha appreso da autodidatta lo cynghanedd, arte poetica, basata su un complesso modello di allitterazioni e consonanze, antica almeno sei secoli ed ancora diffusa in Galles oggi. Ha vinto premi in molti Eisteddfods (festival culturali gallesi). Il suo primo volume di versi, Llyfr Glas Eurig (Il libro blu di Eurig), è stato edito nel 2008. E’ stato inoltre uno dei giovani poeti gallesi a cui è stata dedicata una trasmissione dal programma ‘Saith Bardd’ (‘Sette Soeti) . E’ ricercatore presso il Centre for Advanced Welsh and Celtic Studies a Aberystwyth, dove si sta occupando dell’opera di un celebre poeta gallese del XV secolo, Guto’r Glyn.

Giacomo Sandron è nato a Portogruaro (Ve) verso la fine dell’estate del 1979. Si è laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Trieste. Fa parte dei Poeti Benandanti, progetto sorto in seno all’associazione culturale "Porto dei Benandanti" che ha sede a Portogruaro. Negli ultimi anni, tra Veneto e Friuli, ha partecipato a diverse serate di lettura e ad alcuni poetry slam. Sulla carta ha pubblicato una poesia, nella raccolta Notturni Diversi (ediciclo 2006), e un racconto, sulla rivista "Indobia", pubblicata dall’associazione culturale Gruppo Area di Ricerca con sede a Dobbia (Go). Alcuni suoi vecchi testi sono leggibili sul sito www.radiosilenzio.it.

Marilisa Trevisan vive da sempre a San Canzian d’Isonzo (Go) dove è nata, nella località di Begliano, nel 1964. Ha prestato opera di volontariato presso il Consorzio Culturale del Monfalconese e dal 1984 lavora alle dipendenze del Comune di San Canzian d’Isonzo, presso l’Ufficio Urbanistica ed Edilizia Privata. Dagli anni ’80 scrive poesia in dialetto bisiac comparendo in varie riviste e ottenendo diversi riconoscimenti, locali e nazionali. Alla poesia affianca la passione per il canto e la recitazione.

Biblioteca Comunale di Monfalcone, Via Ceriani, 10

Anteprima: La casa di Angela Bubba (Elliot Edizioni, 2009). Recensione di Nunzio Festa

La casa, dell’appena ventenne ed esordiente Angela Bubba, è la fotografia d’una famiglia. La narrazione di vite che vivono il grembo assoluto della Calabria. Dal dorso d’un piccolo paese, Petronà, che però allo stesso tempo potrebbe essere molti altri suoi luoghi fratelli e affratellati. Siamo in una goccia di marginalità. La giovanissima autrice del romanzo sceglie d’utilizzare il suo stile baroccheggiante e profumato al sapore del pane dolce e salato, al servizio della famiglia d’Anselmo e Lia; gli scossoni, per la verità, non sono molti. L’opera nasce con l’obiettivo di dare ricordi e testimonianze, specialmente di donne (ma questo si dirà più avanti) – ed è l’elemento con molta probabilità più significativo – frasi estratte dalla stessa normalità d’una delle famiglie numerose del Sud in special modo fatto di passato. La trama passa animi e situazioni di tutte e tutti: Anselmo, Lia, Maria, Pina, Mina, Aurora, Benio. Come d’altri prossimi e non solo. Al di là degli aspetti che i maschi e gli uomini mostrano e/o manifestano, dall’avvinazzarsi e il bersi la malattia d’un marito tutto ‘d’un pezzo’, fino alla maturazione d’un figlio che passa dall’isolamento della prima fase della sua vita alla presa d’un ruolo in seguito alla morte del ‘capofamiglia’, il valore che con prepotenza viene fuori è quello della donna. Innanzitutto Lia. Moglie che è costretta da quello che accade, tanto per cominciare per i comportamenti del marito ma non solamente per quelli, ad assumere il ruolo principale. Nonostante sembri che debba sempre essere il primato del padre a gestire “la casa”. Lia, che non di rado si scontra con le figlie, è la vera protagonista del romanzo di Angela Bubba come della verità contenuta in molti pezzi del Meridione nel quale la storia è ambientata. Bubba spiega perfettamente, grazie a descrizioni e dialoghi, in virtù d’una buona padronanza della lingua e delle stesse vicende, in che maniera la famiglia di questo libro, molto gradevole e sicuramente importante anche se a tratti di difficile lettura per momenti di stallo, sia il posto stesso dove le donne soffrono e spesso decidono, dove le donne conoscono tutto e sanno nella maggior parte dei casi quali sono i bisogni e quali i desideri. Il pregio più grande cresciuto nella “casa” è il dire di nuovo della dignità della donna che in tante vicende e per tante situazioni nel terzo millennio si vuole ancora calpestare con foga.

La casa di Angela Bubba, Elliot Edizioni (Roma, 2009), pag. 365, euro 16.50

Il libro del giorno: Io volevo Ringo Starr di Daniele Pasquini (Intermezzi editore)

Una volta la musica era per i musicisti. Studiavi musica, avevi talento e poi campavi di quello. Nelle orchestre, nelle bande. Negli eserciti, addirittura. Dal rock in poi la musica diventò di tutti, chiunque poteva farla, bastava fare tre accordi alla chitarra, attaccarsi ad un amplificatore e far cantare un amico, mentre un altro batteva su un tamburo. Più veloce lo fai, più fai ballare. Più pesante sei, più impersoni la rabbia.Vanni da grande voleva essere David Gilmour ma poi si è rassegnato. Ora ha la fissa per le date degli eventi storici e per Schopenhauer. Suona in una band insieme a Mejer, Gabo e Tommy Boyler, cercando di riordinare il flusso caotico degli eventi e di dargli un senso.

Daniele Pasquini è nato nel 1988 in provincia di Firenze, dove studia "Media e Giornalismo" presso la facoltà di Scienze Politiche. Collabora come redattore con la rivista fiorentina "Testimonianze". Il suo primo romanzo, Storia in mi minore, è disponibile sul blog www.entropia88.splinder.com assieme ad altri racconti, dialoghi, idee.

casa editrice Intermezzi: http://www.intermezzieditore.it/

lunedì 21 settembre 2009

Diego Iaia - Le Brigate Rosse hanno ucciso Alighiero Noschese

The Gallery Apart apre la stagione 2009-2010 con la prima mostra personale di Diego Iaia. È anzi l'esordio assoluto di un artista che per molti anni ha prodotto molti cicli di opere di cui il progetto "Le Brigate rosse hanno ucciso Alighiero Noschese" è solo il più recente e maturo esempio. Tutto nasce da una fascinazione, l'irresistibile attrazione verso una figura che, moltiplicandosi in innumerevoli rappresentazioni dell'altro, è riuscito paradossalmente ad interpretare un unicum, l'Imitatore per eccellenza, senza confronti e condivisioni. Alle trame ancora oscure che segnano la tragica fine dell'attore, Iaia sovrappone una suggestiva interpretazione che travalica il limite della fantapolitica. Dopo quattro anni di inspiegabile assenza dagli schermi televisivi, nel 1978 Noschese partecipa al programma “Ma che sera”, condotto da Raffaella Carrà, che però va in onda durante i giorni del rapimento Moro. Tra gli sketch preparati vi è anche l’imitazione dello statista democristiano, che ovviamente non può andare in onda. Il declino di Noschese si acuisce e sconfina nella depressione e il 3 dicembre 1979, a soli 47 anni, si suicida con un colpo di pistola alla tempia nella cappella della clinica romana Villa Stuart, dove è ricoverato. Da qui, la fantasiosa interpretazione di Iaia che, in virtù della proprietà transitiva, attribuisce alle Brigate Rosse la responsabilità della morte di Alighiero Noschese. La vita dell’imitatore Noschese si sovrappone a quella dell’imitato Moro: “Ora l’immagine non può più immaginare il reale, poiché coincide con esso.” (J. Baudrillard, Il delitto perfetto).
Nel progetto dedicato ad Alighiero Noschese giunge a sublimazione la ricerca che Diego Iaia conduce da sempre, in questo caso finendo per deviare verso l’imitazione di un imitatore o il ritratto di un ritrattista, oppure il ritratto di un simulacro, attraverso la pittura, che è di per sé già un simulacro. Iaia tenta di generare un intreccio storico, televisivo e iconografico, nell'assunto che Noschese, grande imitatore, nello stesso tempo sia stato anche un grande ritrattista, dunque forse un pittore.

The Gallery Apart dal 30 settembre 2009 al 30 novembre 2009
Via Della Barchetta 11, Roma

RASSEGNA D’AUTORI QUASI INTERESSANTI
















CARI CORTIGIANI, dopo una più o meno fertile pausa di riflessione riapre ufficialmente le danze Cortenumero9 a Lecce associazione (già "Curte Noscia") dedita alla creatività e al buon vino.
L' IDENTITA' non è opera che si risolve in una stagione, RELAX è l'unica parola da portare nel taschino una volta valicato l'ingresso di CORTE ANGELO MIALI. Vi segnaliamo la nostra allucinata rassegna letteraria che parte da VENERDI 25 SETTEMBRE. Ecco il programma di RASSEGNA D’AUTORI QUASI INTERESSANTI 2009a cura di Angelo Petrelli e Gioia Perrone.
Venerdì 25 settembre – corte numero 9, ore 21.00. Serata “Amare et Bene Velle”. Le Declinazioni Affettive, lupo editore, romanzo di Alfredo Annicchiarico. Presenta Angelo Petrelli intervista all’editore Cosimo Lupo.
Venerdì 2 ottobre – corte numero 9, ore 21. Serata “Parvum Parva Decent”. Le vicende notevoli di don Fefè, nobile sciupafemmine e grandissimo figlio di mammaggiusta, e del suo fidato servitore Ciccillo, Libri di Icaro, raccolta di racconti di Giuse Alemanno.Presenta Angelo Petrelli.
Sabato 10 ottobre – corte numero 9, ore 21. Serata “Pro Domo Sua”. Il ritorno dell’Ofisauro, Libri di Icaro, raccolta poetica di Gioia Perrone. Presenta Angelo Petrelli, special guest Jack Palma.

Il libro del giorno: Quando verrai di Laura Pugno (Minimum Fax)

Eva è cresciuta senza padre, vive in roulotte con sua madre Leila, e affronta l’adolescenza aggirandosi in un mondo ai limiti della legalità fatto di ambulanti, immigrati clandestini e nessuna sicurezza tipica della vita borghese. Come se non bastassero le attenzioni morbose di Stasi – il compagno di sua madre – Eva viene a contatto per qualche giorno con un misterioso vagabondo che (esattamente come lei) ha il corpo afflitto da misteriose macchie a cui non sembra esserci rimedio. L’incontro con l’uomo la rende definitivamente consapevole delle facoltà che si nascondono dietro il suo apparente problema fisico: un terribile potere con cui dovrà imparare a convivere e, nello stesso tempo, il delicato e devastante strumento attraverso cui conoscerà il mondo e se stessa.
Appassionante, crudele, elegante, Quando verrai è una stupefacente prova narrativa in cui il fascino struggente del romanzo di formazione si unisce alla potenza visionaria della letteratura fantastica, sorretti da una scrittura incalzante, viva e modernissima. Il secondo romanzo di Laura Pugno – una delle migliori voci dell’ultima generazione letteraria – sceglie insomma una prospettiva totalmente nuova attraverso cui raccontare i temi universali dei riti di passaggio e della scoperta di sé.

"Una storia che c'è ed è originale, bella. Bella come una fiaba cattiva. Come solo le fiabe sanno essere."

di Ade Zeno - L'Altro

casa editrice Minimum Fax: http://www.minimumfax.com/home.asp

Edward Hopper: inquadrature di tipo fotografico e studio della luce . Di Maria Beatrice Protino















Era capace di cogliere la bellezza nei soggetti più comuni e ancora oggi è possibile riconoscere quel taglio particolare con cui il pittore plasmava i paesaggi sterminati o le strade solitarie, le pompe di benzina o i binari della ferrovia della sua America. Tra le figure più originali dell’arte del Novecento, Edward Hopper – pittore statunitense nato a Nyack nel 1882 e morto a New York nel 1967 - è divenuto popolare in tutto il mondo per la sua pittura austera, insensibile alla modernità che pure le avanguardie europee di inizio secolo prospettavano.
Hopper aveva il gusto per una pittura ordinata, dal tratto nitido e lineare. Questa impostazione, che ad un primo esame poteva apparire accademica, in realtà era coniugata da un rapporto critico con le regole e veniva filtrata dalla sua forte sensibilità. Fin dagli esordi della sua carriera artistica, Hopper è interessato alla composizione figurativa urbana e architettonica in cui inserire un unico personaggio, solo e distaccato psicologicamente, come se vivesse in una dimensione isolata. Il suo genio artistico gli ha permesso di costruire una tavolozza coloristica del tutto originale e riconoscibile, un uso della luce teatrale - grazie anche allo studio degli impressionisti e in particolare di Degas – che poi faceva sposare con inquadrature di tipo fotografico.
Le sue opere sono dominate da un senso di attesa, dal silenzio, forse anche dalla malinconia e dalla noia o dall’inquietudine: infinite le possibili interpretazioni, stando l’impenetrabilità dei suoi personaggi - semplice gente comune accampata in scene che sembrano fotogrammi scelti a caso.
Quella che può sembrare una pittura realista, in realtà nasconde una componente di forte complessità, frutto di una sintesi di più immagini, colte in tempi e luoghi diversi e poi lì riportate così come la mente dell’artista era capace di trattenerle e rivederle nella sua memoria, senza dettagli rilevanti se non quelli che effettivamente risultavano necessari, urgenti.
Nascono, così, composizioni che sembrano effettive sceneggiature dipinte, storie raccontate in un fotogramma in cui Hopper ha voluto bloccare i protagonisti, come subito prima o subito dopo qualche evento importante.
Non stupisce, quindi, che le sue opere abbiano influenzato registi del calibro di Hitchock e dei fratelli Coen, di Ridley Scott e di Dario Argento.

domenica 20 settembre 2009

La Poesia nei jukebox

Massimo Zamboni, Pierfrancesco Pacoda, Marco Philopat, Gianluca Morozzi, Vincenzo Santoro, Alessandro Portelli sono alcuni degli ospiti della rassegna di musica e libri “La Poesia nei jukebox”, che si terrà dal 21 settembre al 30 ottobre a Lecce. La poesia nei jukebox si propone di tracciare un percorso nella storia della musica attraverso la voce degli autori, la ricerca musicale, i romanzi che trasudano musica, il costume e lo stile che la musica ha marchiato, e anche attraverso la musica stessa e le canzoni. Sette incontri capaci di spaziare tra generi (letterari e musicali), con l’intento di raccontare il secolo appena trascorso e quello appena cominciato proprio attraverso la musica e le parole. La rassegna, a cura di Coolclub in collaborazione con Officine Cantelmo, Fondo Verri, Libreria Ergot e Il Giardino delle Nuvole, rientra nell’ambito del progetto Ottobre, piovono libri: i luoghi della lettura promosso dal Centro per il libro del Ministero per i Beni e le attività culturali in collaborazione con la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, l’Unione delle Province d’Italia e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani. La poesia nei jukebox è la frase che il poeta Allen Ginsberg pronunciò ascoltando la musica di Bob Dylan. Sintesi perfetta di un rapporto, quello tra musica e letteratura, da sempre molto forte che nel tempo si è espresso in modi diversi. Il viaggio parte dal Salento e dalla sua musica lunedì 21 settembre presso le Officine Cantelmo attraverso le parole di Vincenzo Santoro che nel suo “Il ritorno della taranta. Storia della rinascita della musica popolare salentina” ricostruisce dagli anni 70 a oggi il “rinascimento della pizzica”. A seguire spazio alla musica di Anna Cinzia Villani e Suoni Rurali.
Venerdì 2 ottobre sempre alle Officine Cantelmo si proseguirà con uno dei protagonisti della musica rock indipendente Massimo Zamboni, storico chitarrista dei CCCP - Fedeli alla linea e dei CSI Consorzio Suonatori Indipendenti, che incontrerà il pubblico per raccontare la nascita berlinese del suo storico gruppo; una storia "tra Padania e punk" dal titolo Live in Punkow. Dalla Berlino del Muro a CCCP-Fedeli alla linea - Istruzioni per fare qualcosa.
Venerdì 9 ottobre il Fondo Verri ospita un interessante cambio di prospettiva sulla musica e sulle sue influenze con la presentazione del libro “La rivolta dello stile” che il giornalista Pierfrancesco Pacoda ha scritto con il sociologo e antropologo Ted Polhemus. Una guida alle modificazioni che solcano i codici del lifestyle e della società, ricostruendo una geografia fatta di luoghi, club, stelle del rock e dj di successo che, inconsapevolmente, hanno messo in relazione la strada e i consumi, l’underground e l’alta moda. A seguire concerto dei pugliesi Radicanto e dj set di Popolous.
Sabato 10 ottobre sempre al Fondo Verri spazio alla presentazione del romanzo Ghiaccio di Alessio Viola, scrittore, editorialista del Corriere del Mezzogiorno. È un romanzo generazionale, on the road tra la Puglia e l’Olanda. Intrecci tra terrorismo, amicizia e amore, è il secondo capitolo di una trilogia cominciata nel 2006 con Closin’time per le Edizioni della Libreria, Laterza. Neil Young, i Beatles, il rugby, inseguimenti alla Serpico, il testamento di Easy rider, Guccini, la lotta politica, la focaccia “nella carta color marrone” di San Nicola, gli addii alla Bogart.
Domenica 18 ottobre presso la Libreria Ergot un tuffo negli anni 70 e 80 italiani con una figura simbolo della controcultura: Marco Philopat. Ha aderito nel 1977 al movimento punk italiano diventandone uno dei più profondi conoscitori e animatori. È uno dei fondatori del Virus di Milano, uno dei primi centri sociali italiani attraverso i suoi romanzi intrisi di musica racconta un’altra storia del nostro paese, quella sotterranea.
Sabato 24 ottobre le Officine Cantelmo ospitano Gianluca Morozzi, una della voci più interessanti della nuova letteratura italiana. Lo scrittore bolognese racconterà come e quanto è affascinato dalla musica che vive nei suoi romanzi attraverso le sue storie e i suoi personaggi che hanno il suono dei nostri giorni. Subito dopo l’incontro, Morozzi si esibirà con la sua band Street Legal.
Venerdì 30 ottobre la serie di incontri si concluderà alla Libreria Ergot con un incontro dedicato alla vita e alla ricerca di Georges Lapassade, una delle figure più importanti della psicosociologia, dell'etnologia e della pedagogia. Autore di numerose opere sugli stati modificati di coscienza con particolare interesse per i temi della trance. Anche per questo fu studioso della nostra terra e della nostra musica. Questa giornata di studi partirà dalla nostra musica tradizionale per arrivare fino al rap.
Oltre a questa sezione dedicata al pubblico “adulto” il progetto ne prevede anche un’altra dedicata ai più piccoli che coinvolgerà Calimera (venerdì 16 ottobre - ore 17.00) e Martano (sabato 17 ottobre - ore 17.00). Un Librobus trasporterà libri di ogni genere offrendo ai bambini anche spettacoli e laboratori. L’organizzazione è a cura della libreria Il Giardino delle Nuvole di Calimera in collaborazione con Associazione Il Dado, Comune di Calimera, Comune di Martano, Presìdi del libro.

Le presentazioni avranno inizio alle ore 21.00. Ingresso gratuito

fonte iconografica: MANIFESTO BEAT a cura di Ursus, Juke Box All'idrogeno – Torino, 1990

È online il #25 di inutile. opuscolo letterario

È online il #25 di inutile. opuscolo letterario. In questo numero presentiamo un racconto e un disegno di Daniel Wallace, autore del romanzo BIG FISH: il racconto si chiama UNA NOTTE COSÌ ed è inedito in Italia, e: sì, siamo proprio fieri di ospitarlo nel nuovo numero dell’opuscolo. La versione in lingua originale è disponibile sul nostro sito, accompagnata dalla colonna sonora scelta da Enzo e la Fagotta di Polaroid – un blog a"a radio. Il numero 25 è scaricabile (che ve lo diciamo a fare!) da
www.rivistainutile.it

Info
Marco Montanaro {metà ufficio stampa}- press@rivistainutile.it
www.rivistainutile.it | info@rivistainutile.it

Il libro del giorno: Ufo verità nascoste di Alfredo Lissoni

Per oltre mezzo secolo le Aeronautiche ed i Governi dei Paesi più in dustrializzati del mondo hanno negato o minimizzato l'esistenza del fenomeno Ufo. Con il Terzo Millennio e l'avvento di Internet, questa bugia di Stato è stata smascherata e si è scoperto che non solo America, Europa, Asia, Paesi Arabi e persino il Vaticano hanno investigato sui dischi volanti, provandone paura, ma che Uffici per gli 'X-files-Ufo' sono segretamente tuttora operativi. Ma questo studio va ben oltre, frugando negli archivi più segreti del Vaticano. Si passa poi dall'analisi dei testi biblici, tutti celanti tracce di visitazioni extraterrestri, sino all'enigma dei rapimenti Ufo. Un capitolo sui Potenziati, vale a dire su quei soggetti che a seguito di un sequestro alieno hanno sviluppato facoltà artistiche e paranormali.

"Quest'ultima fatica dell'instancabile ufologo milanese che legato nel CUN il suo nome a Roberto Pinotti nelle ondagini sui Files Fascisti sugli Ufo, spazia nel sottotitolo dai Dossier dei Servizi Segreti al Papa e gli E.T. fino all'enigma dei potenziati, i soggetti che in seguito a un sequestro da Ufo hanno sviluppato capacità e facoltà particolari."

di Roberto Pinotti tratto da Ufo Notiziario n.171, p. 81

casa editrice M.I.R.: http://www.miredizioni.it/home/home.php

LA VITA NON È UN GIOCO - QUEL CHE RESTA DELLA POLVERE DI VITO ANTONIO CONTE, letto da Silla Hicks (Luca Pensa editore)

















No, non è un gioco, questo quadernetto che davvero spero non ce ne siano 188 copie soltanto sparse per il mondo, perché la vita non è un gioco, l’amore non è un gioco, e nemmeno il dolore che si prova a respirare ogni giorno. Piuttosto, è un labirinto, quel maledetto castello dei destini incrociati in cui tutti prima o poi ci siamo persi, senza che nessun corpo dei Marines si ricordasse di venire a salvarci e spesso senza nemmeno la speranza, come i Russi dentro al teatro ostaggio dei Ceceni, la loro rassegnata mancanza di attesa della cavalleria più straziante dello schianto degli aerei contro le torri. Tutti ci siamo addormentati in un treno vuoto su un binario morto, per svegliarci e scoprire che non c’era nessun posto dove andare, e vaffanculo se era il nostro letto e la nostra stanza e tutto il resto, vaffanculo se era estate o inverno, eravamo noi, fermi lì, eravamo noi e attorno non c’era più niente, nemmeno il ricordo di una ragazza cui avevamo lasciato un foglietto azzurro con i versi di qualcuno, a farci compagnia. E certo che, cazzo, altre volte era servito, rileggere quelle righe e ricordare l’emozione di quei cocci di tempo in cui era sembrato possibile, perché se c’è una cosa che sta dentro all’amore è la speranza, e anche se non era amore c’assomigliava, e si trascinava come un aquilone una coda di speranze, di sogni adolescenti e di euforia, e vaffanculo se è durato un pomeriggio, se è svanito prima che potessimo imprimerci il colore di occhi e capelli: a vita non lo scorderemo, il suo odore. E a ciascuna abbiamo dato quello che potevamo, per quello che eravamo in quell’istante, e pazienza se era solo qualche brandello di quello che saremmo stati, se la vita avesse avuto un senso. Se non ci portassimo i nostri errori nello zaino, e una ferita purulenta che ci fa tremare di febbre sotto al sole di questo agosto che non vuol finire, che l’unica volta che ho fatto il bagno era notte, ed ero così ubriaco da non ricordarmi più nemmeno come si nuota a stile, e mi sono solo lasciato galleggiare, per chilometri, cetaceo morente che lotta per non spiaggiarsi, gli occhi sbarrati nell’acqua nera, e poi tornare indietro ed odiare il mondo che esisteva ancora. Avrei fatto qualsiasi cosa per cancellare l’incancellabile, la gomma in inglese si chiama eraser, perché cancella, to erase, appunto vuol dire cancellare, ma non ci sono gomme in una vita – in tante vite – che vorremmo riscrivere. In cui stiamo inchiodati a sputare bestemmie nel vento.
In cui siamo a pezzi, broken into a thousand pieces, rotti in mille pezzi, e nessuno può ricomporli, o – il che è uguale – chi potrebbe non vuole. E la musica fa male come aghi dentro agli occhi, lancinante come il ricordo, e neanche perdere la memoria servirebbe, il dolore è nell’aria che respiriamo, e senza non potremmo esistere. Così, ci abituiamo e lo teniamo per la mano, questo blues che gronda sangue marcio e assieme fiori, senza il quale di noi non rimarrebbe niente, perché il resto – il lavoro, i soldi, i libri e i film, tutti i traguardi che abbiamo provato a tagliare e quelli che ci sono sfuggiti – è squallido palliativo, serve solo a riempire il tempo che hai vuotato. E non possiamo non accorgercene, illuderci che basti, girarci dall’altra parte, rimetterci a dormire, come se non fossi mai esistita, come se questo ammasso di cose bastasse ad essere il mondo. No, davvero non è un gioco, questo quadernetto che condensa quel che rimane della polvere che è stato il giorno, Ishiguro consapevole o meno, con dentro quel pensiero triste che si balla che è stato il tango di Borges. E davvero spero che non ce ne siano solo 188 copie, quando che ne stanno 188 mila di cazzate che lasciano tutto come l’hanno trovato, Mc bestseller del cazzo con dentro il vuoto di Newton, ma su questo ho sempre detto come la penso, perciò sono accanito sostenitore dello streaming, the pirate bay (per adesso, purtroppo, fenomeno limitato alla musica) come metafora di quello che dovrebbe essere il mondo.
Se anche fosse, comunque, e non vi riuscisse di trovarlo, questo libricino che peraltro contiene testi a fronte in due lingue (spagnolo e inglese, disgraziatamente manca proprio il mio tedesco) e illustrazioni che hanno di Manara, fatevi vivi. In ufficio da mia sorella c’è una fotocopiatrice, male che vada, le chiederò un favore.

sabato 19 settembre 2009

Il libro del giorno (anteprima): Giulio Mozzi, Sono l'ultimo a scendere (Mondadori)

Apparentemente è un diario, un "diario pubblico". Protagonista un uomo che si alza presto la mattina, che prende un treno dopo l'altro e cerca, con tanta o poca difficoltà, di "mandare avanti una vita fatta di relazioni". Le sue avventure sono quotidiane. Possono sembrare ripetitive e banali: incontri in treno o al bar, telefonate da chiamanti sconosciuti, questioni con controllori, postini, poliziotti, commessi viaggiatori, pubblici ufficiali, persone che mai più incontrerà nella vita. Eppure, da questa odissea minore e circoscritta, da questo girare e rigirare su Eurostar e Regionali, dai dialoghi in cui l'insonne, autistico, causidico picaro chiamato Giulio Mozzi si lascia coinvolgere - e di dialoghi sono fitte queste storie credibili viene fuori, com'è appunto nella grande tradizione del romanzo picaresco, una comicità irresistibile, un divertimento assoluto. È una comicità alimentata da equivoci, ripetizioni, ostinazioni; un'ironia paradossale e feroce, figlia di una cronica impossibilità di capirsi, del solipsismo in cui ognuno è chiuso a doppia mandata, di una dialettica che, quando s'impegna a gettare ponti sull'incomunicabilità di fondo, serve soltanto a peggiorare le cose.

"Sono 406 storie credibili e paradossali a un tempo quelle che Giulio Mozzi propone in Sono l'ultimo a scendere. Conversazioni gestite da un protagonista che non accetta di essere ingabbiato nel conformismo di chi ci vuole sempre pronti a rispondere quello che l'altro ha in testa. Vizi, tic, e manie ci danno lo spaccato di una nuova psicopatologia della vita quotidiana"

di Antonella Fiori tratto da D La Repubblica delle donne, p. 76

casa editrice Mondadori:http://www.librimondadori.it/web/mondadori/home


in uscita il 22 settembre

Millennium Trilogy di Stieg Larsson: un boom planetario e inatteso. Di Maria Beatrice Protino

Si tratta della trilogia di romanzi polizieschi dello scrittore e giornalista svedese Stieg Larsson pubblicati postumi, dopo la prematura scomparsa dell'autore appena cinquantenne nel 2004 e apparsi per la prima volta in Svezia tra il 2005 e il 2007. I tre romanzi hanno venduto dieci milioni di copie nei cinque continenti e decine di traduzioni. Ma centinaia sono i fan club e sempre affollati i blog dedicati. Le vicende narrate nei romanzi della trilogia vertono principalmente intorno alle inchieste direttamente o indirettamente svolte dai redattori e dai collaboratori della rivista Millennium, un mensile specializzato in inchieste su grandi scandali sociali ed economici. I romanzi che la compongono sono: uomini che odiano le donne, la ragazza che giocava con il fuoco e la regina dei castelli di carta. Grande l’attesa per i films, sempre ispirati alle avventure di M. Blomqvist, il giornalista paladino della lotta alla corruzione e dell’impegno politico-sociale e L. Salander, la poco socievole e imprevedibile hacker. Sfondo della trilofia è Stoccolma, il suo arcipelago e gli estesi boschi e campagne che la circondano e in particolare il quartiere di Sodermalm, quartiere edificato su una delle 14 isole che costituiscono la città. La diffusione planetaria della Millennium-mania ha fatto di Sodermalm la meta di un pellegrinaggio letterario, al punto che il Museo della Città di Stoccolma ha ideato e pubblicato una mappa e un itinerario con guida. È guerra per i diritti d’autore sull’opera di Larsson tra il padre e il figlio dello scrittore e Eva Gabrielsson, compagna di vita e di tante battaglie politico-sociali dello stesso. I due si erano conosciuti ad un raduno contro la guerra in Vietnam nel 1972, ma non si erano mai sposati. Stieg Larsson - considerato uno dei massimi esperti mondiali di movimenti antidemocratici e neonazisti - era il fondatore della rivista anti-razzista “Expo”, consulente di Scotland Yard e corrispondente dal Regno Unito, consulente del ministero di Giustizia, inviato per l'OSCE, esperto di informatica, di armi e di spionaggio internazionale, eppure costretto a vivere sotto scorta da quando indagava e scriveva su una serie di omicidi accaduti nella sua Svezia. Come racconta la sua compagna, il suo sogno era continuare a finanziare la sua rivista e fondare un centro di accoglienza per le donne maltrattate, ma lo stress, le troppe sigarette e il troppo caffè glielo hanno impedito.

In viaggio contromano di Michael Zadoorian domenica ad Alghero

Dopo la tappa in Italia al Festival di Mantova, Michael Zadoorian proseguirà in Sardegna per un tour in diverse librerie dell'Isola. Domenica 20 settembre sarà ad Alghero, ospite della nostra libreria! Un appuntamento da non mancare: un autore diventato famoso in America grazie ai librai americani e come poche volte accade ora trasformatosi in un vero autore di culto. Anni di instancabile passaparola hanno fatto di Second Hand un successo a lungo termine. E Michael Zadoorian, che vive a Detroit in una casa sexy-vintage con la moglie Rita, bibliotecaria, un certo numero di gatti e migliaia di oggetti delle più svariate origini, da qualche anno ha deciso di buttarsi a corpo morto nella scrittura. Dopo aver letto e amato Carver, Toole e Brautigan, ha lavorato come un matto su questo The Leisure Seeker, ispirato al re dei camper anni Settanta. Storia semplice e straordinaria di due ottantenni che si tuffano sulle strade d’America a caccia di un finale non scontato per la propria vita.

IL LIBRO
Poche storie, Ella e John hanno deciso: partiranno. Chi se ne frega dei divieti e delle ansie dei figli, al diavolo medici, paramedici, rompiscatole che ti ammorbano a suon di esami prescrizioni precauzioni. Ella ha più problemi sanitari di un paese del Terzo mondo, John non ricorda come si chiama sua moglie, ma insieme “formano una persona intera”. Di cose grandiose, se ne possono fare anche all’ultimo round. Anche dopo una vita che non ha nulla di straordinario. E allora? Si parte e stop. In barba a ogni cautela, ogni pallosa ragionevolezza, a ottant’anni suonati Ella e John balzano sul loro camper – un vecchio Leisure Seeker – e attraversano l’America da Est a Ovest. Partendo da Detroit, puntano dritti a Disneyland, lungo la mitica Route 66. Un vero e proprio viaggio contromano a base di cocktail vietati, hippies irriducibili, diapositive all’alba, malviventi messi in fuga. Un inno alla Strada, un caleidoscopio di paesaggi strepitosi e cittadine fantasma, ansie sogni paure; quello che è stato, che si è amato, quel che è qui e ora e più non sarà… perché la vita è profondamente nostra, teneramente, drammaticamente grande, fino all’ultimo chilometro.

Libreria Il Labirinto Mondadori via Carlo Alberto 119, Alghero, Italy. Domenica 20 settembre 2009, h. 18.30 - 20.00. Presenta Mauro Pala, docente di Letteratura inglese all'Università di Cagliari.

venerdì 18 settembre 2009

I luoghi d'allerta (Scrivere i luoghi) fa tappa a Torre S. Susanna















Dopo la ricerca del 2008 che de-scriveva il Salento con la voce dei poeti dell’ultimo Novecento Salentino, quest’anno, è nostro desiderio far scrivere nella contemporaneità. Ogni luogo avrà un suo interprete, un osservatore, un cantore. Ed ogni luogo sarà interpretato e “cantato” in un racconto dedicato, traccia della visita di spettacolo, ma anche progetto editoriale, nella successiva raccolta e documentazione di quanto accaduto. La prima tappa in provincia di Brindisi della settima edizione de I Luoghi d’Allerta è a Torre S. Susanna, domenica 20 settembre, dalle ore 19.30 nella bellissima area archeologica della Chiesetta di Crepacore. San Pietro o Santa Maria di Crepacuore? Maschile e femminile insieme nel tentativo del nome e quel “crepacore” poi, sospeso! Toglie in fiato, intriga, fa poesia.
E’ ritenuto il più bel monumento bizantino che la Puglia possiede. Localizzato sulla provinciale per Mesagne a circa 4 Km., su un pianoro limitrofo ad un canalone, nel quale è attiva ancora oggi una polla d'acqua. La chiesetta, annessa alla Masseria le Torri, fu edificata nell'VIII secolo con materiali provenienti da resti di costruzione messapiche, ha l'aspetto di una fortezza. Guida della visita saranno Maurizio Nocera e Maria Pia Dapolito responsabile del Gruppo Guide Turistiche, che insieme all’associazione Auser e il sostegno del comune organizzano nello splendido scenario di Crepacore un concorso di poesia giunto alla 15° edizione. E la poesia sarà protagonista della visita con il recital: Qui se mai verrai… il Salento dei poeti con le voci di Piero Rapanà, Simone Giorgino, Angela De Gaetano, il canto di Maria Mazzotta e i suoni di Claudio Prima, Redi Hasa, Emanuele Coluccia.

Info e contatti:
Fondo Verri, via Santa Maria del Paradiso 8, 73100 Lecce tel. 0832 304522
Piero Rapanà, cellulare - 327 3246985
Uff. Stampa: Mauro Marino 333 3841113
e.mail: marinoma8@fondoverri.191.it
http://luoghidallerta.blogspot.com

Presunto colpevole di Luca Steffenoni (edizioni Chiarelettere)

"Io credo che prima di tutto sia bene non nuocere. È importante riconoscere i colpevoli ma prima vanno salvaguardati i bambini."
Massimo Ammaniti, La Repubblica.

Essere accusati ingiustamente. Può capitare a tutti. Difficile difendersi, quasi impossibile se il reato di cui si è accusati è quello più tremendo e infamante: abuso sessuale di adolescenti. L’emozione ci travolge quando si parla di bambini. Il mostro sembra essere ovunque: a fronte di molti casi accertati e puniti, ce ne sono troppi altri “sbagliati”, con soluzioni tardive e danni psicologici ed economici enormi.Questo libro prova a raccontare ciò che non vediamo. Una macchina burocratica che vale milioni di euro. Un affare per molti: associazioni, centri d’assistenza, consulenti, psicologi. E tante storie di affetti distrutti, di violenza psicologica (genitori divisi, bambini affidati, interrogatori infiniti). Se davvero l’interesse ultimo di tutti gli attori in causa è difendere i bambini, i fatti qui raccontati documentano il contrario. Allora è necessario fermarsi e bloccare la macchina. Basta errori. Costano troppo cari. Questo problema, sebbene scomodo, ci riguarda tutti.

...a pagina 106

Più conosci il sistema, più lo eviti… Ho visto troppi pareri richiesti a centri antiabuso finiti con i carabinieri sotto casa.”

Dalla testimonianza anonima di un pediatra.

...a pagina 260


“Io penso che tutelare davvero i bambini significhi anche proteggerli dagli abusi inventati… Vedo invece una cultura dell’abuso tutta fondata sulla denuncia.

Giovanni Battista Camerini, membro di Telefono Azzurro e consulente della difesa in un processo per abuso su minore.

Luca Steffenoni, criminologo milanese, svolge la sua attività di studioso e consulente in collaborazione con enti e istituzioni nazionali e comunitarie. Libero professionista, partecipa a ricerche della Comunità europea nel campo della prevenzione, della vittimologia, dei flussi migratori e della recidiva dei padri incestuosi. Si è occupato tra l’altro di linguaggio e di comunicazione del messaggio preventivo per campagne di sensibilizzazione sociale nei paesi europei ed è consulente per autori che si cimentano nell’ambito letterario a sfondo criminologico.
Ha diretto il Centro di ricerca e counseling Psicologia e Benessere ed è stato redattore della rivista «Delitti & Misteri»: insieme a molti dei più interessanti tra gli scrittori noir e giallisti italiani (tra gli altri Andrea G. Pinketts, Carlo Lucarelli e Massimo Carlotto), ha scritto di delitti classici e di numerosi temi di attualità criminale. Appassionato fotografo, compie qualche sporadica incursione nel mondo dell’immagine digitale. Al momento è molto fiero che un suo scatto sia stato scelto come foto ufficiale dei World Outgames 2009 di Copenaghen.

Ringrazio Giulia Civiletti di Chiarelettere per le sue puntuali segnalazioni

Il libro del giorno: Secret Invasion 8 (Marvel)

Ultimo capitolo della miniserie di Brian Bendis & Leinil Francis Yu! Gli invasori Skrull ricorrono alla loro arma definitiva per decidere le sorti della guerra. E a prescindere dall'esercito a cui arriderà la vittoria, per la Terra sarà l'inizio di un... Regno Oscuro! In appendice, Ben Urich scrive il reportage dell'Invasione Segreta nella parte finale di Front Line by Brian Reed & Marco Castiello. Inoltre, una ricca sezione di bozzetti, copertine e schizzi inediti del grande Yu.

"Ma è in questo finale che lo sceneggiatore Brian Bendis scopre le carte e rivela il suo piano - diabolico è il caso di dirlo - per stravolgere l'universo Marvel. (...) Per scioccare i fan bisognava sovvertire, scambiare il sacro col profano"

di Diego Malara tratto da XL de La Repubblica settembre 09, p. 245

casa editrice Panini Comics: http://www.paninicomics.it/web/guest/home

Rughe di Paco Roca (Tunué) di Ilaria Ferramosca *

Chi non ha mai visto il film Pranzo di Ferragosto, del regista Gianni Di Gregorio, ha perso una bellissima storia sulla semplicità del quotidiano, in una Roma di periferia in cui un uomo adulto, ma pur sempre “figlio”, si ritrova suo malgrado a fare da badante all’anziana madre e ad altre tre arzille vecchiette. Ma mentre questa incantevole pellicola ci mostra un volto allegro e scanzonato della vecchiaia, Rughe, del valenciano Paco Roca, ci svela quello più realistico e consueto. La storia è infatti ambientata in un pensionato, dove un gruppo di anziani è stato alloggiato, o meglio, abbandonato dai propri familiari. Qui le giornate trascorrono monotone tra pranzi, cene e medicine, mentre nel mezzo c’è solo sonno, o ricordi più o meno inconsapevoli. Si possono incontrare personaggi incantevoli e nostalgici, dalla vecchietta convinta di essere ancora una giovane e bella donna, seduta in uno scompartimento dell’Orient Express, al soldato sempre pronto a scattare sull’attenti, dalla smemorata che è alla continua ricerca della cabina telefonica, alla coppietta innamorata, fino al vecchino scaltro e intento a lucrare da ogni situazione tragicomica che si presenti.
In tutto ciò ci sono ovviamente alcuni momenti di ilarità, perché è giusto sdrammatizzare su quello che ci fa paura e che rappresenta, in qualche modo, il “futuro dell’umanità”. È innegabile, per quanto ognuno cerchi di allontanarne il pensiero e osservarla con distacco, la vecchiaia è qualcosa che ci riguarda tutti, anche coloro che si sentono immortali. Così, tra quattro chiacchiere nella sala tv e qualche vano tentativo di sottrarsi al tempo che passa, con bravate adolescenziali, le giornate si susseguono, ma la minaccia è dietro l’angolo... o meglio al fatidico “piano superiore”, dove sono alloggiati coloro che non godono ormai di autonomia e sono sempre di più vittime dell’oblio, intrappolati nel passato: la mente immersa in ricordi di una lontana gioventù e il corpo divenuto decadente.
Paco Roca ci regala pagine a colori, con tonalità leggermente seppia come è normale sia un ricordo sbiadito; il tratto, sintetico e cartoonistico, aiuta a vedere con l’occhio del grottesco anche le situazioni meno felici. Ci prepara a qualcosa di normale e scontato con l’abilità di chi affabula e riesce a trascinare il lettore inconsapevole, verso una realtà, ammantata di nuvole di fumo delle quali all’improvviso squarcia il velo, lasciandocene osservare il volto impietoso.
Rughe non è una graphic novel allegra, è poetica, nostalgica, cruda, piena di malinconia; adatta a chi è capace di fare i conti con la vita. Chi non lo è, rinvii la lettura a tempi migliori!

Rughe, Paco Roca (Tunué), 2008, Pp. 112, Euro 12,50
*redazione Talkink

giovedì 17 settembre 2009

Adoperabili di Gabriele Corni all' Otredimore di Bologna




















Il futuro del sex game risiede in un corpo femminile metà icona erotica metà droide che ridisegna l'idea stessa del desiderio, attraverso una serie di suggestioni in grado di coinvolgere interattivamente più sensi. L'oggetto in questione è talmente evanescente, onirico, quasi fantasmatico che l'irrealtà pare divenire il nuovo elemento fondativo di una riflessione estetica sull'umano femmineo e le sue "interfacce". L'osservatore è continuamente disorientato dalla mimesi ibridante delle maschere dei soggetti ritratti da Gabriele Corni, che le trasforma in volti e fisicità dalla consistenza genetica incerta. Naturalmente i lavori presentati nella sua personale dal titolo "Adoperabili" alla galleria "Oltredimore" di Bologna, sono il frutto di interventi successivi alla realizzazione delle stesse, dove la maniacale attenzione sul corpo e sulla pelle sublima i soggetti (solo bambole giapponesi?)in qualcosa che di umano hanno ben poco e forse lontani anche dal virtuale e i suoi pluriversi. Fotografia certo, ri-elaborazione grafica senz'altro, ma anche contestualizzazione attenta e puntuale del senso di un'operazione come questa che Corni presenta al pubblico. Una critica quella lanciata da quest'artista, feroce e intransigente, ad una società che non riconosce non solo ormai l'omologazione, ma ripete in maniera sintetica, come se fosse in un continuo download con la vita che non appartiene più nemmeno a noi stessi, copie di emozioni, dove financo la sessualità può essere vissuta a contatto con un cyborg. Scrive Elisa Schiavina presentando il lavoro di Corni su Doll Story (http://www.dollstory.eu/dollstory.aspx?lang=IT): "Lo stare in bilico tra sensuale ed erotico e tra reale e immaginato pone ogni osservatore di fronte a domande intime, di ordine personale, sociale, morale ed etico. Nella società del bello la perfezione può abbagliare e la solitudine può portare a scelte estreme." Il disequilibrio voluto dunque tra finzione, costruzione artificiale, possibilità nel trasformare la bambola come fattore ludico-sessuale, come universo eidetico-erotico di massa.

Bio di Gabriele Corni - Nato nel 1972, vive e lavora a Bologna. Terminati gli studi e la formazione artistica ha perfezionato la tecnica della pittura ad olio nello studio di Norma Mascellani, con cui ha maturato il senso per l’equilibrio compositivo. Ha proseguito sperimentando la costruzione tridimensionale con materiali metallici e ha collaborato con la scultrice Silvia Zagni, orientandosi poi alla fotografia, strumento che lo ha riportato forzatamente al bidimensionale. Attraverso questo filtro e alle molteplici possibilità di intervenire con manipolazioni di post produzione, come la pittura digitale, Gabriele Corni è tornato alla sua esigenza primaria, quella dell’espressione pittorica, da cui non esclude, anzi accentua, la plasticità delle forme. È fotografo pubblicitario professionista dello studio Carlo Coppitz Fotografie di Bologna. (www.lelecorni.com) Dopo aver partecipato a numerose mostre collettive arriva, con il progetto “Adoperabili” alla sua prima personale presso la galleria Oltre Dimore.

Dal 18 settembre a Oltredimore di Bologna, in via d'Azeglio 35
fonte iconografica: http://www.oltredimore.it/

SUDAPEST di Irene Leo. Poet/bar 14.10, magazzino di poesia a cura di Mauro Marino (Besa editrice)

"E non l'afferri, tu che guardi, il senso dell'aspro limone appeso e dondolante sul ramo ossuto, e non lo comprendi il frutto del fico d'India che cerca vita tra le spine, e non lo sai perchè un gabbiano per morire si infrange sul mare anche se pesce non è."
Irene Leo


Torna il Poet Bar con questo Sudapest di Irene Leo, poeta che nella poesia vede e scopre una modalità espressiva capace di diverse andature, di più "scritture".
Certamente il verso, il verso lungo, qui. Una narrazione che sospende il paesaggio, la cruda natura delle cose, con la disillusione delle persone: tedio, malinconia, desiderio-pasta dei cuori di questa linea mediana- e il sorridere amaro. L'attesa. "I giorni qui portano sulle nocche i calli e le ferite di civiltà deserte, cugine di un'era grande che rivedi negli occhi e nelle curve generose, vere opere d'arte oltre le architetture d'azzardo mesciate a terra e sudore. Sono ricco. Ho qui con me sacchi interi di dignità in foglie ed olive e mani consunte che urlano e gemono nelle ore del giorno. Le osservo, me le guardo, le nascondo" questo ci dice Rodolfo- una delle voci che svolge la vicenda di Sudapest-presentandosi. "Sono sempre stato l'ultimo" e nello scarto sembra trovare risposta l'interrogazione di Bodini e insieme l'evasione possibile di un amore. Trovare le parole dell'altro e andare. "Sono io. Realmente me stesso. Ora che ho incominciato a camminare". Andare..."tra la dimenticanza e l'assenza" d'una bambina con le trecce che si chiama...Poesia.
Mauro Marino

Irene Leo, classe 1980, ha "esordito" ufficialmente nel 2006 con "Canto Blues alla Deriva" (Besa editrice). E' presente su "Tabula Rasa 05", rivista di letteratura invisbile, nella sezione Poesia e su alcune antologie, tra cui "Verba Agrestia " 2008, e "Il Segreto delle fragole" 2009, entrambe Lietocolle edizioni. Nel 2007 ha ricevuto dal teatro di musica e poesia "L'Arciliuto di Roma, il riconoscimento in "Kagolokatia". Collabora con "Il Paese nuovo " e cura un suo blog letterario: www.ireneleo.wordpress.com

mercoledì 16 settembre 2009

Il libro del giorno: Il nemico - Romanzo eretico di Emanuele Tonon (Isbn edizioni)

"Un romanzo eretico, disturbante e maledetto Tra vita quotidiana e invettiva spirituale, uno spaccato struggente e indimenticabile del Nordest italiano profondo". Un romanzo in due parti. Emanuele Tonon costruisce, con una padronanza assoluta dello stile, una sconvolgente, indimenticabile epica familiare. Con uno spietato alternarsi di alto e basso, di letterarietà e trivio, di preghiera e bestemmia, Tonon trasforma la scrittura in un complesso rituale esoterico per denunciare l’insopportabile ingiustizia dell’esistere. Vita di fabbrica, vino, un Benelli scassato, internet e le voci dei morti, tutto concorre a fare di questo libro una potente, macabra, stupenda eresia. Il nemico è il blasfemo, feroce atto d’accusa di un uomo contro dio: quel dio, assoluto e fallace, che anche se esistesse dovrebbe rispondere del crimine odioso di consentire la possibilità del dolore, della morte, del tradimento.

Emanuele Tonon è nato nel 1970 a Napoli. Vive in provincia di Gorizia. È teologo-operaio. Il Nemico vorrebbe essere la prima parte (conclusa) di un romanzo trinitario.

"Leggetevi Tonon, teologo operaio quarantenne, napoletano di nascita, friulano di adozione. Racconta il puro orrore della fabbrica e rivolge a Dio un grido blasfemo-amoroso di protesta"

di Filippo La Porta tratto da XL di Repubblica settembre 09, p. 247

casa editrice ISBN: http://isbnedizioni.it/

Guy Patton e Robin Mackness "L’enigma dei templari, il mistero di Rennes-le-Château e il potere delle società segrete" (Newton Compton)

La storia come noi la conosciamo, quella che si studia sui libri di scuola, non rivela che solo una parte infinitesimale della verità o delle verità che si annidano nei coni d’ombra di vicende a volte poco chiare a volte misteriose, e che il più delle volte si rivelano sconcertanti. Prendiamo ad esempio la storia di Otto Rahn, che negli anni Trenta ripropose il mito del Graal, per lui una vera e propria ossessione. E non solo per lui ... Lo fu anche per la “Forschungsgemeinschaft Deutsches Ahnenerbe”, meglio conosciuta semplicemente come Ahnenerbe, la società fondata da Heinrich Himmler, Hermann Wirth, e Walter Darré che aveva lo scopo specifico di compiere ricerche nel campo della storia antica, studiando i fatti da un punto di vista scientifico, in maniera oggettiva e senza falsificazioni; il più delle volte ricorrendo anche a fonti legate in maniera assoluta alle antiche discipline magiche ed esoteriche. Alcuni dei suoi principali obiettivi erano la ricerca per l’appunto del Graal e della Lancia di Longino per il dominio della razza ariana sul mondo. Altro mistero che riposa sotto le ceneri di segreti ancora tutti da svelare è quello di Rennes-le-Château e la storia di Berenger Saunier, un povero curato di campagna che aveva insolite frequentazioni con alti esponenti del clero e della cultura francesi di fine ottocento, conoscitore di tradizioni massoniche ed esoteriche, possessore di un patrimonio economico stratosferico, che divenne detentore di un messaggio occulto legato al ritrovamento di una serie di pergamene all’interno di una trave della chiesa di quel luogo dove svolgeva le sue funzioni religiose e che ristrutturò senza badare a spese in pompa magna, il cui contenuto riguardava Templari, la discendenza di Gesù Cristo, il Graal,i Rosacroce, e ancora storie che vedevano direttamente coinvolte le dinastie dei Catari, Visigoti, e Merovingi e il tesoro del Tempio di Salomone. E ancora “I protocolli degli anziani di Sion” sono realmente un falso, o in qualche modo è stato diffuso intenzionalmente un documento poco attendibile e credibile, per far invece circolare un documento programmatico puntuale e rigoroso a livello sotterraneo, utile a tutte le società segrete, massoniche ed esoteriche per dirigere a proprio piacimento le sorti del mondo? Questo e molto di più lo si può trovare nello sconvolgente lavoro di Guy Patton e Robin Mackness dal titolo "L’enigma dei templari, il mistero di Rennes-le-Château e il potere delle società segrete" per i tipi di Newton Compton, i quali legano vicende apparentemente lontane nel tempo e nei contenuti come il sacco di Gerusalemme compiuto dai Romani nel 70 d.C., l’improvvisa ricchezza di un prete a Rennes-le-Château nell’Ottocento, le SS di Hitler, l’arresto di un uomo d’affari inglese negli anni Ottanta vicino Lione e il corpo di un banchiere italiano impiccato sotto il Blackfriars Bridge, forse (lo dicono alcune leggende metropolitane) in qualche modo legato ai livelli oscuri dell’Opus Dei. Secondo i due studiosi la leggenda vuole che il favoloso tesoro degli Ebrei (quello del tempio di Salomone)fosse portato nel Sud della Francia, dopo il sacco di Roma compiuto dai Visigoti. Gli autori ipotizzano che le “società segrete” del Medioevo e del Rinascimento, Templari e affini, siano state create per proteggere – o forse per acquisire – questa ricchezza nascosta. E dimostrano come nel corso dei secoli tale tesoro abbia continuato a essere uno strumento indispensabile per chi desiderava raggiungere il potere. Un esempio? Robin Mackness, uno degli autori, viene accusato di trasportare illegalmente oro in Svizzera, perché sospettato di un complotto finanziario di rilievo internazionale. Cosa ancora più sorprendente, rivela la campagna di “insabbiamento” organizzata da coloro che si considerano gli attuali “custodi” del tesoro: il misterioso Priorato di Sion che si trova al centro del classico Il Santo Graal. Dall’analisi di Patton e Mackness si evince, come forze associate a questo antico tesoro possano aver manipolato eventi come la fondazione dello Stato d’Israele o l’elezione di François Mitterrand. Un libro rigoroso per le innumerevoli fonti bibliografiche che costituiscono la fitta trama di riferimenti tutti puntualmente citati, che vale la pena di leggere con attenzione e riflettere su chi o cosa oggi possa considerarsi il "re del mondo".

martedì 15 settembre 2009

Warren Ellis "Con tanta benzina in vena" (Elliot edizioni, collana Scatti)

È in arrivo in Italia a partire dal 30 settembre il primo romanzo di Warren Ellis, uno dei più amati sceneggiatori di fumetti degli ultimi anni. Prolifico collaboratore dal 1994 della Marvel, alla notizia dell'acquisto da parte della Disney, ha dichiarato sul suo sito: "No, I am not going to be writing Disney comics. Fairly fucking obviously." Michael McGill. Detective alla deriva. Assoldato da una misteriosa organizzazione di politicanti eroinomani per recuperare la prima, vera Costituzione degli Stati Uniti, smarrita da Richard Nixon in una casa di tolleranza. Quella attualmente in vigore sarebbe solo un’eterna seconda, un doppione, quasi un falso. Con l’aiuto dell’arrapante e arrapata Trix Holmes, Michael si lancia in un’odissea on the road dall’Ohio alla California, tra adoratori di Godzilla, impensabili sette segrete, pratiche sessuali inedite e strani rituali custoditi nei meandri di internet, nel ventre oscuro e perverso di un’America nascosta, cattiva e demente. In un tour de force fulmineo, estremo, esilarante e agghiacciante, con un colpo di scena finale da maestro, Warren Ellis (l’astro indiscusso del fumetto anglosassone) firma non già una graphic novel su carta, ma “un proiettile a punta cava, un libro che spernacchia il politicamente corretto e fa a pezzi la santa morale a stelle e strisce” («Los Angeles Times Book Review»). “Scostai le palpebre per vedere un topo pisciare tranquillo dentro il mio tazzone di caffè. La giornata prometteva bene”.

«Può diventare il cult dei due o tre prossimi millenni» Wall Street Journal

«Leggete e non dimenticate. Se ne avete il coraggio» Seattle Times

«Un romanzo che ti sputa addosso e ti prende a calci in faccia, ma anche sorprendentemente umano» Booklist

«Prima di leggere Con tanta benzina in vena, non sapevo che certe cose potessero esistere sul suolo americano. Ellis non si è inventato quasi nulla, che Dio ce ne scampi» Publishers Weekly

”Per favore, Warren. Smetti di scrivere. Già solo questo libro mi sta facendo molto male” (William Gibson, autore di Monna Lisa Cyberpunk).

LEVEL 26 di Anthony E. Zuiker (Sperling & Kupfer) il 21 settembre a Milano

DAL CREATORE DI CSI ANTHONY E. ZUIKER UNA RIVOLUZIONE NEL MODO DI RACCONTARE UNA STORIA: IL PRIMO DIGI-THRILLER IN USCITA CONTEMPORANEA IN ITALIA E IN AMERICA CHE PROSEGUE SUL SITO INTERNET WWW.LEVEL26.COM CON VIDEO E STRUMENTI INTERATTIVI. Level 26 ha per protagonista l'agente speciale Steve Dark, il massimo esperto nell’analisi della scena del crimine in forza a un dipartimento segreto del Governo degli Stati Uniti, sulle tracce di un assassino talmente efferato che la polizia ha istituito un nuovo livello di classificazione appositamente per lui.
Questo è un digi-thriller, ossia una storia da leggere, guardare e cliccare, perché come tutti i libri si può leggere ovunque... ma oltre le pagine scritte ci si può immergere a un livello più profondo. Infatti, ogni venti pagine circa, il libro fornisce una password per accedere al sito Internet www.level26.com e sbloccare i «cyber-bridge»: filmati di tre minuti interpretati da attori di fama internazionale. I personaggi prenderanno vita e i particolari della scena del crimine balzeranno fuori dal monitor. Level 26 non è semplicemente un romanzo da leggere. È un’esperienza da vivere. L'evento di presentazione sarà ripreso e trasmesso on line dalle 18,30 sul sito Internet www.streading.it. Attraverso il Web tutti potranno assistere e partecipare in diretta e gratuitamente al reading organizzato dalla casa editrice e all'anteprima dei contenuti esclusivi. Il video della serata resterà disponibile successivamente all'evento nella sezione on demand del sito.
Lunedì 21 settembre 2009, h. 18.30 presso lo Spazio Eventi Mondadori Multicenter in Piazza Duomo 1 a Milano. Modera l'incontro Piero Colaprico. Con la partecipazione di Marco Zamperini

lunedì 14 settembre 2009

Il libro del giorno: Amore mio ti odio di Daniela Di Battista (Agra, collana Zines)

La coppia è il luogo in cui l’unione di un uomo e di una donna si dipana in un universo affascinante e variegato di gioie e difficoltà, piaceri e incomprensioni. La moglie che soffoca il marito di domande o accuse, l’uomo che manifesta smodatamente il proprio “machismo” sulla donna, i sensi di colpa instillati quotidianamente, i piccoli ricatti psicologici di tutti i giorni, lo sminuire il senso di capacità del proprio partner; questi sono solo alcuni dei segnali di un aggancio nevrotico. Quante volte abbiamo osservato questi segnali nelle coppie intorno a noi, o nella nostra stessa coppia? Il libro affronta questo fenomeno sulla base di numerose esperienze di psicoterapia, rendendone chiara la dinamica e fornendo un tracciato di suggerimenti e consigli per rompere l’aggancio nevrotico e uscire da una relazione di coppia dove l’amore è in trappola. L’autore Daniela Di Battista è psicologa e psicoterapeuta specializzata in terapia cognitivo comportamentale individuale e di coppia. Da oltre vent’anni opera nel settore pubblico e privato, ha effettuato docenze in comunicazione presso cliniche e ospedali ed è autrice di numerose pubblicazioni sulla riabilitazione motoria e funzionale.

"Questo libro è per tutti coloro ed è quindi dedicato, per espresso desiderio dell'autrice, a tutti coloro che hanno bisogno di sentirsi amati e hanno bisogno di amare incondizionatamente perchè sono i più esposti a trovare partners pericolosi, incapaci di dare affetto e potenzialmente portatori di un aggancio nevrotico"

di Antonella Colombo tratto da Leggere:tutti settembre 09, p. 44

casa editrice Agra: http://www.agraeditrice.com/ita/index.php

UN UN EBREO GARIBALDINO di Joseph Marcou-Baruch (BFS). Rec. di Angelo Petrelli

Il "garibaldinismo", fenomeno ampiamente studiato e analizzato, continua ad arricchirsi d’interessanti contributi critici basati sulla connessione tra i rapporti ideologici, religiosi e psicologici che ne hanno alimentato la storia. Edito dalla pisana BFS, “Un ebreo garibaldino” è una lodevole edizione degli “Appunti di un garibaldino” di Joseph Marcou-Baruch. Il testo, per la prima volta tradotto in italiano dall’originale in francese, è curato da Valentina Vantaggio, studiosa che collabora con le cattedre di Storia delle relazioni internazionali e Storia dell’ebraismo dell’Università del Salento. Marcou-Baruch, nato a Costantinopoli da famiglia ebraica nel 1872 e nipote di un rabbino ashkenazita, visse un’avventurosa quanto coraggiosa esistenza. Dotato di una personalità complessa e volubile (per non dire fragile), affascinato dai moti risorgimentali, partecipò alla lotta per la causa ebraica e alla cosiddetta “lotta per le nazioni” in nome di quello spirito di fratellanza internazione derivante dalla rivoluzione francese che mirava “all'autodeterminazione dei popoli”, pur con la particolare ambizione, come ebreo, dell’affermazione del movimento sionista. In occasione della guerra greco-turca, alla quale prese parte tra i volontari guidati da Ricciotti Garibaldi (secondogenito dell’Eroe dei Due Mondi), Marcou-Baruch scrisse gli “Appunti di un garibaldino”. Morto suicida a Firenze alla giovane età di ventisette anni (nel 1899), disperato a causa della fine del fidanzamento con l’italiana Maria Rabenazza, è considerato uno dei personaggi più interessanti apparsi sulla scena ebraica ottocentesca. L’edizione ora pubblicata è introdotta da Maurizio Antonioli, docente di Storia contemporanea dell’Università Statale di Milano. Con queste poche parole, Marcou-Baruch esprime i suoi ideali e le motivazioni che lo spinsero nel 1897 a recarsi ad Atene per combattere a favore dell’autodeterminazione ellenica della penisola: «Non si tratta ora della Grecia soltanto; si tratta piuttosto di un principio, quello della libertà dei popoli in oriente. Se anche morissi in Grecia, sarebbe per l’oriente libero e nell’oriente libero il giudaismo è compreso». Gli “Appunti di un garibaldino” narrano le vicende storiche, quelle personali e intime dell’autore accadute durante il soggiorno nel Pireo. L’agile volume (117 pagine, 10 euro) raccoglie i discorsi e le riflessioni del giovane ebreo concernenti la quotidianità della compagnia di garibaldini e il suo amore per gli ideali di libertà presenti nel giudaismo.

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domenica 13 settembre 2009

Frammenti di un interno - romanzo anomalo di Vito Antonio Conte (Luca Pensa editore). Rec. di Silla Hicks



















Quando ti riesce di scrivere qualcosa di buono, non è perché la gente ne parla o vinci un fottutissimo premio. È perché quando lo leggono indovinano chi sei, o almeno ci provano: per questo, a parte Marcel, non credo ci siano persone che possano raccontare chiuse nella propria stanza di cose che non hanno mai visto, perché non le posseggono, e allora tutto suona stonato e falso, per quanto apparecchiato bene. Mi spiego: chi prova a scrivere, e lo fa seriamente – che ci riesca o no, è un discorso a parte – apre una finestra su di sé, prima che sulla storia. Se hai il tempo e la voglia di guardarci dentro, in controluce vedi l’autore com’è veramente, impietosamente, magari, come un cadavere livido sotto il neon dell’anatomopatologo. Vedi un gigante goffo e miope con la maglietta dei Red Sox, nelle pagine più riuscite di IT. Un signore straniero con una buffa barbetta a punta innamorato degli Uffizi, tra quelle dell’Incantatrice di Firenze. Una donna magra e disperata che vorrebbe un’altra vita e un altro corpo che non le siano entrambi prigione, straziata dietro l’ineffabile sorriso di fenice di Orlando.
In alcuni casi è più facile. Ci sono quelli come Hemingway, che raccontano la propria vita e le proprie storie – la guerra civile spagnola, la Parigi di Picasso e della regina Stein - per quelle che sono. Altri, come Roth, che ne prendono spunto e basta. Ma dietro c’è sempre qualcuno che scrive in quel modo e dice quelle cose perché sa di che sta parlando.
Altrimenti, è aria fritta. Non c’è immaginazione che tenga, se manca l’esperienza, se non si hanno i calli sulle dita. L’ immaginazione è solo un velo, e non può separarci dal nulla.
Per questo, questi frammenti di un romanzo mi restano impigliati, anche adesso che il libro l’ho chiuso.
Non è tanto la storia – a metà tra indagine e diario – ma il modo in cui è scritta, tra Herzog e Gadda, visionaria ma intrisa di tecnica esperienza, insieme Fitzcarraldo e la Meccanica, in cui il quotidiano si mescola inconsapevolmente alla storia che racconta, e ci sono canti in latino dentro cattedrali di pietra e termini come “anatocismo”, che sarebbe un sistema illegale di calcolo d’interesse, m’ha detto Luca, che fa il direttore di banca.
Non si leggono alla leggera, queste 114 pagine in pitch 12, come i racconti dell’Adalgisa che devi seguire il rigo per non perderti la parola chiave, non è il cut off di Burroughs – non ancora? - ma questo signore l’ha letto eccome, Burroughs, e si vede, come si vede che si suda ogni frase, che se la gira e rigira prima di lasciarla com’è.
Premetto: non è un giallo, non so se voleva esserlo, ma non è questo, questo libro, quanto piuttosto un train de vie, immaginifico e insieme concreto, perché questo signore non è uno che può permettersi di scrivere e basta, e se lo porta dietro, si porta dietro il suo lavoro normale, le sue giornate normali, e senza di questo non ci sarebbe storia.
E così vaffanculo se non tutto è credibile, vaffanculo se non si resta col fiato sospeso sulle tracce del serial killer e persino se l’impaginazione tirchia ha ridotto a sbarre gli a capo di pagina 90 e 91 ché la prosa poetica avrebbe meritato, perché io non capisco un cazzo di metrica, ho fatto 4 anni all’Istituto d’arte e mi guadagno da vivere con la patente, ma dentro queste righe c’è il ritmo di Capossela.
Può darsi che il 13 febbraio 2005 non sia successo niente, ma non ci credo, o forse è successo ma non in quella data, non lo so, in fondo uno scrittore s’inventa anche le cose che vive. Come so che “quella donna” c’è stata davvero, non avevi bisogno di precisarlo, c’è stata davvero e ci sarà a vita, ovunque andrai, perché nessuno che l’abbia incontrata può riuscire a scordarsela: al massimo, può sperare che l’ignori, e stare lontano dalle luci di Samarcanda.
Io, che non ho il tuo né nessun altro dio che mi abbracci, che l’ho incontrata a 17 anni e dopo cercata tante volte senza che si facesse trovare, ho smesso di crederci fino a degradarla ad interruttore, ma io sono un amante tradito che per sopravvivere deve smontare pezzo per pezzo lo sguardo in cui vorrebbe annegare, e anche se con una donna – per me, l’unica –non ci sono riuscito, con “quella donna” ho fatto un buon lavoro.
Ma questa è un’altra storia.
Quello che so, è che anche tu l’hai vista, e che ci sono cose che solo chi l’ha viste le può raccontare. Prima che vadano perdute, come lacrime, nella pioggia.

Quella donna e altre cose. FRAMMENTI DI UN INTERNO – ROMANZO ANOMALO DI VITO ANTONIO CONTE. Letto da Silla Hicks)

fonte iconografica: www.lucioangelini.splinder.com/archive/2007-11

Anteprima: Buio - My Land di Elena P. (Fazi editore) dal 2 ottobre 2009

Ciao. Il mio nome è Alma, ho diciassette anni. E queste sono le poche certezze che ho, in questa città velenosa che sembra impazzire. Un’altra certezza: sorrisi e lacrime possono essere molto pericolosi se lasciati fuori controllo. Me lo ripeto ogni mattina, quando esco di casa per affrontare la Città sotto il cielo grigio, con in spalla il mio zaino viola.
Tutto ciò che mi piace è viola. Come la copertina del quaderno che ho comprato in una strana cartoleria del centro, pochi giorni prima che tutto avesse inizio e che la mia vita cominciasse a scivolare in un assurdo incubo senza fine. E gli occhi di Morgan, anche quelli sono viola…
Gli eventi non sono mai coincidenze, i segni di cui è disseminata la nostra vita non devono mai essere ignorati. Anche la più piccola disattenzione presenta il suo conto, sempre. La mia storia ne è una prova.
Buio è il primo capitolo della trilogia My land, in libreria dal 2 ottobre 2009; ma vi avverto: non è una favola.

sabato 12 settembre 2009

Il libro del giorno: Il rosso e il blu di Marco Lodoli (Einaudi)

Marco Lodoli non è soltanto uno scrittore, ma anche un insegnante, un professore nelle scuole superiori. Ogni giorno, in presa diretta si incontra e scontra con la scuola, con gli studenti e con il difficile e appassionante mestiere di insegnante. In Il rosso e il blu abbandona la finzione narrativa e, attraverso brevi ma folgoranti osservazioni, affronta i molti «cuori ed errori» che sono disseminati nella scuola italiana, e di cui è testimone quotidiano, esprimendo cosí il suo punto di vista sui tanti temi che entrano nel dibattito pubblico sull'educazione scolastica e i giovani di oggi: dal momento topico dell'esame di maturità alla piaga emergente del bullismo; dalla straniante e defatigante esperienza delle gite di classe al problema della droga. Dall'angoscia degli studenti per il loro futuro, alla sintonia magica che talvolta si crea con il loro professore. Si delinea cosí un percorso mai scontato, dove la chiarezza espressiva è contemperata dalla profondità di giudizio. Gli errori della scuola sono solo un aspetto della questione. Non avrebbero senso e importanza, se dietro di essi non ci fosse la passione, insomma i cuori. «La scuola elementare Ugo Bartolomei di via Asmara a Roma, tra il 1962 e il 1967, una vita fa: e infatti quando provo a resuscitare nella memoria quel tempo trovo pochi frammenti che fatico a collegare. Ma la maestra Greco, prima e seconda, e il maestro Castelli, dalla terza alla quinta, me li ricordo bene, sono le prime persone che mi hanno insegnato a non piangere (non so perché, ma avevo la lacrima facilissima, tutto mi turbava), a tenere in ordine le mie cose, ad ascoltare, a fare fino in fondo il mio dovere. Era un mondo silenzioso, completamente diverso da quello dei bambini di oggi, smaniosi e strepitanti. La maestra Greco dettava e io scrivevo, cercando di non commettere il minimo errore perché non dovevo deluderla. Il maestro Castelli spiegava a lungo la matematica, e io stavo attento, incolonnavo, risolvevo tutti i problemi. Mi chiamavano Lodoli, erano severi, esigenti, malinconici: sapevano ogni cosa, tutti i fiumi d'Italia, tutte le capitali, tutta la storia romana, e io pensavo che fossero immortali».

"Il rosso e il blu raccoglie, amplia e integra una serie di interventi che Marco Lodoli ha fatto sulla carta stampata dal fronte della sua cattedra: compreso quello - famosissimo e ispiratore di una canzone dei Baustelle - sui pantaloni a vita bassa e sulla rassegnazione (oggi solo pochissimi possono permettersi di avere una personalità) della studentessa che li indossava"

di Loredana Lipperini tratto da Almanacco dei libri de La Repubblica del 12/09/09 p. 44

casa editrice Einaudi: http://www.einaudi.it/

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Nightcrawler: Il Diavolo Blu degli X-Men

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