Sono 70 le opere che mercoledì 25 marzo, dalle ore 19.00 saranno battute in un’Asta a favore di ADISCO nella sede milanese di Sotheby’s, che anche per questa quarta edizione offre i suoi Spazi in via Broggi 19.
E’ grazie alla generosità di giovani artisti, di maestri già affermati, di numerosi galleristi di tendenza e dello staff di Sotheby's, capitanato da Filippo Lotti che batterà la seduta d'asta, che aderendo con entusiasmo all'iniziativa hanno reso possibile questa manifestazione benefica.
L'idea è quella di fare di questa asta in favore di ADISCO anche una interessante occasione per esplorare il panorama attuale dell’arte contemporanea, unendo opere di maestri come Gabrilele Basilico, Ugo La Pietra e Maria Mulas a quelle di giovani artisti come - tra gli altri – Marco Belfiore, Massimo Gurnari, Marcella Vanzo.
Tendenze post-pop e new folk, ricerche liriche e concettuali si allineano in una selezione energica e intrigante, che comprende Pittura e Fotografia, ma anche Disegno.
Non saranno richiesti i diritti d’Asta.
MISSIONE
I fondi raccolti dalla vendita delle opere d'arte saranno destinati ad ADISCO Lombardia per istituire borse di studio per biologi o tecnici che si occuperanno della messa a punto di nuove metodiche per il frazionamento del sangue placentare e della crioconservazione presso la Milano Cord Blood Bank e per l’acquisto di contenitori dedicati: tank ad azoto liquido dove le cellule sono conservate a –196 gradi per un tempo illimitato.
BREVE STORIA DI ADISCO
Il sangue “normale” a volte non basta: quando si parla di gravi malattie ematologiche, quali leucemie, linfomi, malattie ereditarie, la speranza di guarigione arriva dal sangue placentare, quello contenuto nel cordone ombelicale e nella placenta, ricchi di cellule staminali compatibili con un maggior numero di pazienti rispetto al trapianto del midollo osseo.
Per questa ragione nel 1995 è nata l’Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale che ha come scopo principale quella di promuovere la donazione del cordone ombelicale, normalmente gettato dopo il parto.
Raccoglierlo significa invece avere la possibilità di ricostruire il midollo danneggiato attraverso l’utilizzo delle cellule staminali del cordone ombelicale, capaci di generare globuli rossi, bianchi e piastrine.
Una scoperta rivoluzionaria che ha dato origine in tutto il mondo alle banche di sangue placentare, tra le quali la Milano Cord Blood Bank, con circa 6.100 unità disponibili e 310 trapianti eseguiti sino ad ora, è una delle piu'importanti a livello mondiale.
ARTISTI
Piero Addis, Gabriele Amadori, Gabriele Basilico, Andy, Marco Belfiore, Berse, Sergio Borrino, Danilo Buccella, Daniela Cavallo, Mauro Ceolin, Marco Cerutti, Nicola Cioni, Martino Coppes, Giordano Curreri, Massimo Dalla Pola, Sabine Delafon, Raffaella Della Olga, Antonio De Luca, Lucio Del Pezzo, Florence Di Benedetto, Alexander Djikia, Nathalie Du Pasquier, El Rana, Eron, Jo Fabbri, Barbara Fässler, Enzo Forese, Giovanni Franzi, Gatto tdk, Giuliano Guatta, Massimo Gurnari, Eloisa Gobbo, Patrizia Guerresi Maimouna, Alberto Guidato, Debora Hirsch, Bobo Ivancich, Ugo La Pietra, Marco Lodola, Cesare Maestrelli Michot, Amedeo Martegani, Andrea Mastrovito, Antonella Mazzoni, Fulvia Mendini, Marzia Migliora, Valentina Morandi, Maria Mulas, Michela Muserra, Anna Muzi Falconi, Nadia Nava, Stéphanie Nava, Jorge Pedro Nunez, Tommaso Ottieri, Tom Porta, Luigi Presicce, Adele Prosdocimi, Elena Rapa, Antonio Riello, Michael Rotondi, Roberta Savelli, Samuel Sanfilippo, Massimo Soldati, Philippe Terrier-Hermann, Michele Tocca, TV BOY, Marcella Vanzo, Pieter von Balthasar, Lawrence Weiner, Andrea Zucchi
LE GALLERIE:
ALLEGRA RAVIZZA ART PROJECT, ANTONIO COLOMBO ARTE CONTEMPORANEA, AREA B , ARTOPIA, CA DI FRA’, GALLERIA PAOLA COLOMBARI, RICCARDO CRESPI, GALLERIA MASSIMO DE CARLO, STUDIO GUENZANI, FOTOGRAFIA ITALIANA ARTE CONTEMPORANEA, LE CASE D’ARTE, LITTLE ITALY ART GALLERY, GALLERIA NINA LUMER, N.O. GALLERY, NOWHERE GALLERY, OTTO ZOO, GALLERIA RUBIN, GALLERIA LIA RUMMA, GALLERIA SPAZIO ARTE DUE, GALLERIA SPAZIOINMOSTRA, ZERO…
SI RINGRAZIANO:
Sotheby’s e Fiilppo Lotti
StartMilano e Pasquale Leccese
Apstudio e Aldo Premoli
Giancarlo Politi Editore e lo staff di Flash Art
Exibart e Massimiliano Tonelli
Germana Breda
Federica Ghizzoni
Silvia Ferri
Ginevra Benvenuti
Valentina Scuero
Livia Tavallini
Info:
Organizzatore:: Sotheby's
da martedì 24 marzo 2009 a mercoledì 25 marzo 2009
Luogo: Sotheby's
Indirizzo: Via Broggi 19, Milano
Telefono: 0270120481
E-mail: averna@apstudio.net
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martedì 24 marzo 2009
FEM DOM di Giorgio Santucci (Coniglio editore)
Due cari amici mi hanno regalato per il mio compleanno due splendidi regali, e quando dico splendidi parlo ovviamente di libri. Il primo è stato Howard Jacobson, Kallooki Nights, per i tipi di Cargo, e il secondo Fem Dom di Giorgio Santucci edito da Coniglio, uno dei più interessanti esponenti del fumetto italiano. Fem Dom, si presenta senza troppi peli sulla lingua, per farla breve è molto pulp, pure troppo. Di cosa si parla? A caratteri cubitali sull’ultima di copertina è scritto SESSO! ORRORE! MOTOCICLETTE! E tutto ciò ve lo assicuro viene mantenuto dalla prima all’ultima pagina. Al di là di considerazioni estetiche sul segno e la resa iconografica che l’arte di Santucci presenta al suo pubblico, decisa, mai banale, ricercata quando si tratta di lavorare sul corpo, visionaria quanto alla strutturazione e composizione delle sceneggiature, passa in rassegna una serie di personaggi femminili, quasi post-atomici, dotati dell’eccesso in fatto di dominazione sul sesso qualche millennio fa definito forte, amazzoni, poliziotte maschie, dotate di un appettito smisurato … anzi cannibalico! Una vera e propria enciclopedia in miniatura di cultura pulp, politicamente scorretta, radicale nel messaggio e nei tratti! Imperdibile!!!
FEM DOM
di Giorgio Santucci, Coniglio editore
ISBN 978-88-6063-145-9
17×24, B, 72 pp. € 12,00
FEM DOM
di Giorgio Santucci, Coniglio editore
ISBN 978-88-6063-145-9
17×24, B, 72 pp. € 12,00
Annamaria Ferramosca e il suo Curve di Livello a Lecce per Itinerario Rosa 09
Nell’ambito della rassegna
Itinerario rosa 2009 – percorsi al femminile
Città di Lecce, Assessorato alla cultura
Sala conferenze ex Conservatorio S. Anna ( Lecce)
giovedì 2 aprile 2009, ore 18
sarà ospite
Curve di livello,
MARSILIO editore, collana Elleffe, Lingue di poesia
di Annamaria Ferramosca
Letture dell’autrice - Interventi di Elisabetta Liguori e Bianca Madeccia
Al violoncello Antonio Cavallo, all’arpa Carmela Cataldo
“Perché i segni realizzino il processo di traghettare il tempo, a non arrendersi di fronte alla storia dicendola impossibile o finita, occorre che la parola poetica recuperi questo suo compito attraverso la componente mitica; occorre che la poesia non smetta una sua tensione anche utopica a farsi mitopoiesi, a isolare cioè i personaggi che schiude, le dimensioni che rappresenta, presentandole con quel nitore che è proprio del mito, come figure che in qualche modo si consegnano alla nostra memoria. E questa mitopoiesi, come attraversamento e confronto con le culture e con la tradizione, è un tratto distintivo della poesia di Annamaria Ferramosca.”
(Marcello Carlino, “poiein.it”)
“Annamaria Ferramosca ha saputo proporre con questa sua nuova, convincente opera poetica, “Curve di livello” uno scandaglio ampio e incisivo del mondo. Ha saputo oscillare con moto isocrono tra la concretezza dei dati di fatto dell’essere e quell’aspirazione, ugualmente solida, a crearsi una “mitologia del quotidiano Questo libro è un utile e ispirato “manuale di volo” da leggere prima, dopo e durante i tentativi di decollo e di atterraggio sui suoli sassosi del nostro tempo.”
(Ivano Mugnaini, vicoacitillo.net )
“Chiudiamo il libro avendo attraversato la densità di un'esperienza certamente adulta, pagine nelle quali si assume su di sé il tempo e il suo portato di scenari con energia e leggerezza e che hanno dietro l'eco della grande poesia, da Leopardi a Saffo al già citato Rilke.” ( Maria Grazia Calandrone, “La Mosca di Milano” )
“In questa raccolta i suggestivi graffiti di ipotetiche grotte di Lascaux “traghettano” il tempo come sulle pagine la scrittura, in un abbattimento di barriere spazio-temporali come solo la magica forza del poiein sa operare.
(Valeria Serofilli , motivazione Premio Astrolabio)
Curve di livello è finalista al Premio Camaiore 2007, è Primo Premio Astrolabio,
Città di Castrovillari-Pollino , Violetta di Soragna, finalista ai Premi Lerici Pea e Pascoli.
Itinerario rosa 2009 – percorsi al femminile
Città di Lecce, Assessorato alla cultura
Sala conferenze ex Conservatorio S. Anna ( Lecce)
giovedì 2 aprile 2009, ore 18
sarà ospite
Curve di livello,
MARSILIO editore, collana Elleffe, Lingue di poesia
di Annamaria Ferramosca
Letture dell’autrice - Interventi di Elisabetta Liguori e Bianca Madeccia
Al violoncello Antonio Cavallo, all’arpa Carmela Cataldo
“Perché i segni realizzino il processo di traghettare il tempo, a non arrendersi di fronte alla storia dicendola impossibile o finita, occorre che la parola poetica recuperi questo suo compito attraverso la componente mitica; occorre che la poesia non smetta una sua tensione anche utopica a farsi mitopoiesi, a isolare cioè i personaggi che schiude, le dimensioni che rappresenta, presentandole con quel nitore che è proprio del mito, come figure che in qualche modo si consegnano alla nostra memoria. E questa mitopoiesi, come attraversamento e confronto con le culture e con la tradizione, è un tratto distintivo della poesia di Annamaria Ferramosca.”
(Marcello Carlino, “poiein.it”)
“Annamaria Ferramosca ha saputo proporre con questa sua nuova, convincente opera poetica, “Curve di livello” uno scandaglio ampio e incisivo del mondo. Ha saputo oscillare con moto isocrono tra la concretezza dei dati di fatto dell’essere e quell’aspirazione, ugualmente solida, a crearsi una “mitologia del quotidiano Questo libro è un utile e ispirato “manuale di volo” da leggere prima, dopo e durante i tentativi di decollo e di atterraggio sui suoli sassosi del nostro tempo.”
(Ivano Mugnaini, vicoacitillo.net )
“Chiudiamo il libro avendo attraversato la densità di un'esperienza certamente adulta, pagine nelle quali si assume su di sé il tempo e il suo portato di scenari con energia e leggerezza e che hanno dietro l'eco della grande poesia, da Leopardi a Saffo al già citato Rilke.” ( Maria Grazia Calandrone, “La Mosca di Milano” )
“In questa raccolta i suggestivi graffiti di ipotetiche grotte di Lascaux “traghettano” il tempo come sulle pagine la scrittura, in un abbattimento di barriere spazio-temporali come solo la magica forza del poiein sa operare.
(Valeria Serofilli , motivazione Premio Astrolabio)
Curve di livello è finalista al Premio Camaiore 2007, è Primo Premio Astrolabio,
Città di Castrovillari-Pollino , Violetta di Soragna, finalista ai Premi Lerici Pea e Pascoli.
lunedì 23 marzo 2009
Dalla A allo Zammù :: alfabeto letterario a Bologna dal 24 al 27 marzo 09
Dalla A allo Zammù :: alfabeto letterario
a cura di Zammù Libreria e Casa Lettrice Malicuvata
Via Saragozza 32/a - Bologna
24 Marzo 2009 :: h. 21.30
Enduring Poetry, Simone Molinaroli e David Napolitano.
ENDURING POETRY di Simone Molinari, David Napolitano e Jacopo Andreini è un atto performativo nato tra il 2002 e il 2003 in cui la protagonista principale è la parola. La parola con il suo suono, il suo carico semantico, i suoi vuoti e le sue mancanze. Un reading dove i lettori più che agire sono agiti dalla parola e dal suo ritmo. Dove alla parola è restituita la dignità del respiro.
25 Marzo 2009 :: h. 19.30
Jacopo Andreini, Macabre danze di sagome bianche, Miraviglia editore – introduce Marco Nardini e Alessandra Maestrini
Un campo da tennis illuminato dalla luna, un uomo senza testa e uno scambio infinito al quale non ci si può sottrarre: è l’inizio fulminante di un romanzo e della sua genesi, di una costruzione incessante che batte più rapida dell’intenzione, più frastornante dei tasti e delle dita. È la storia di uno scrittore che vorrebbe governare la propria arte e rischia di caderne vittima, di una ragazza che scavalca i confini del racconto per salvare l’uomo nato dalle sue pagine, di una minaccia con il cappotto nero che li insegue alla ricerca di qualcosa che non è lecito svelare.
26 Marzo 2009 :: h. 19.30
Piero Pieri, Vaporidis in carcere, Fernandel – introduce Aurora Scudieri, letture di Alice Keller
Ben lontano dall'essere un libro sulla delinquenza e il disagio giovanile, Vaporidis in carcere è un romanzo di formazione in cui la sfida alla morte è una costante, sia in moto sia attraverso lo scarso rispetto della legge, fino alle estreme conseguenze dell'omicidio.
27 Marzo 2009 :: h. 21.30
Valentina Gaglione, Sul viso tutte le parole del tempo (Parole Sparse Edizoni)
Video Performance & Letture dal volume Sul viso tutte le parole del tempo
Info
sito web: myspace.com/zammu - malicuvata.wordpress.com
e-mail: zammu@tiscali.it – malicuvata@gmail.com
a cura di Zammù Libreria e Casa Lettrice Malicuvata
Via Saragozza 32/a - Bologna
24 Marzo 2009 :: h. 21.30
Enduring Poetry, Simone Molinaroli e David Napolitano.
ENDURING POETRY di Simone Molinari, David Napolitano e Jacopo Andreini è un atto performativo nato tra il 2002 e il 2003 in cui la protagonista principale è la parola. La parola con il suo suono, il suo carico semantico, i suoi vuoti e le sue mancanze. Un reading dove i lettori più che agire sono agiti dalla parola e dal suo ritmo. Dove alla parola è restituita la dignità del respiro.
25 Marzo 2009 :: h. 19.30
Jacopo Andreini, Macabre danze di sagome bianche, Miraviglia editore – introduce Marco Nardini e Alessandra Maestrini
Un campo da tennis illuminato dalla luna, un uomo senza testa e uno scambio infinito al quale non ci si può sottrarre: è l’inizio fulminante di un romanzo e della sua genesi, di una costruzione incessante che batte più rapida dell’intenzione, più frastornante dei tasti e delle dita. È la storia di uno scrittore che vorrebbe governare la propria arte e rischia di caderne vittima, di una ragazza che scavalca i confini del racconto per salvare l’uomo nato dalle sue pagine, di una minaccia con il cappotto nero che li insegue alla ricerca di qualcosa che non è lecito svelare.
26 Marzo 2009 :: h. 19.30
Piero Pieri, Vaporidis in carcere, Fernandel – introduce Aurora Scudieri, letture di Alice Keller
Ben lontano dall'essere un libro sulla delinquenza e il disagio giovanile, Vaporidis in carcere è un romanzo di formazione in cui la sfida alla morte è una costante, sia in moto sia attraverso lo scarso rispetto della legge, fino alle estreme conseguenze dell'omicidio.
27 Marzo 2009 :: h. 21.30
Valentina Gaglione, Sul viso tutte le parole del tempo (Parole Sparse Edizoni)
Video Performance & Letture dal volume Sul viso tutte le parole del tempo
Info
sito web: myspace.com/zammu - malicuvata.wordpress.com
e-mail: zammu@tiscali.it – malicuvata@gmail.com
Per volontà di sinergia di Orodè
L’ass. cult. Fondo Verri di Lecce ospiterà una selezione di disegni e pitture di Orodè.
A proposito della pittura di Orodè scrive l’artista e critico Gian Ruggero Manzoni:
"Orodè si pone con un segno disperatamente poetico, testimone della fine di un’epoca. In un Occidente che precipita, stordendosi, danzando, avvelenandosi e guerreggiando, verso la catastrofe, il pittore e performer pugliese introduce una nota di tragico presagio e insieme ci regala il desiderio di eros, di vita, di passione, seppure le sue rasoiate e il suo continuo rapporto con l’oscuro, con la tenebra, con l’abisso. Quindi la sua diventa una drammatica avventura interpretata con lucida partecipazione al nostro tempo. La caduta è evidente, ma il rappresentato si muove in senso contrario rispetto a una decadenza estetizzante o a un freddo distacco, come possiamo vedere in molta pittura giovane. L’originalità di Orodè sta in tali componenti, in modo che il simbolo diventa parte integrante della figura e la malattia e la morte sono spesso trattate con una visione polarizzante. Nelle sue raffigurazioni, espressioniste e di getto, l’artista non vuole mostrare ciò che appare, infatti per lui è importante ciò che è lo "sguardo verso l’interno". Nei numerosi ritratti da lui eseguiti, Orodè riflette, in modo molto pregnante, una visione delle abitudini socio-culturali che alienano il mondo."
Da sabato 4 aprile 2009 a sabato 18 aprile 2009
Fondo Verri
via Santa Maria del Paradiso, 8
Lecce, Italy
A proposito della pittura di Orodè scrive l’artista e critico Gian Ruggero Manzoni:
"Orodè si pone con un segno disperatamente poetico, testimone della fine di un’epoca. In un Occidente che precipita, stordendosi, danzando, avvelenandosi e guerreggiando, verso la catastrofe, il pittore e performer pugliese introduce una nota di tragico presagio e insieme ci regala il desiderio di eros, di vita, di passione, seppure le sue rasoiate e il suo continuo rapporto con l’oscuro, con la tenebra, con l’abisso. Quindi la sua diventa una drammatica avventura interpretata con lucida partecipazione al nostro tempo. La caduta è evidente, ma il rappresentato si muove in senso contrario rispetto a una decadenza estetizzante o a un freddo distacco, come possiamo vedere in molta pittura giovane. L’originalità di Orodè sta in tali componenti, in modo che il simbolo diventa parte integrante della figura e la malattia e la morte sono spesso trattate con una visione polarizzante. Nelle sue raffigurazioni, espressioniste e di getto, l’artista non vuole mostrare ciò che appare, infatti per lui è importante ciò che è lo "sguardo verso l’interno". Nei numerosi ritratti da lui eseguiti, Orodè riflette, in modo molto pregnante, una visione delle abitudini socio-culturali che alienano il mondo."
Da sabato 4 aprile 2009 a sabato 18 aprile 2009
Fondo Verri
via Santa Maria del Paradiso, 8
Lecce, Italy
TO/LET
Buscart nasce e cresce per invadere e stravolgere.
Apparizioni, laboratori d’atmosfera, incursioni aliene, occupazioni ludiche.
Buscart è un’idea di Marcella Loconte e Federica Patti intorno alle situazioni di fruizione culturale ed ai momenti di socialità. Riorganizzare e proporre l’arte in tutte le sue forme attraverso luoghi, modalità e tempi alieni ed insoliti,creando cortocircuiti che coinvolgano operatori culturali, spettatori ed organizzatori stessi.
Esperienze di arte sensuale, happening d’atmosfera, creazioni ambientali.
Microeventi in cui tutto e tutti sono invitati ad interagire con l’ambiente ospitante attraverso multiformi sollecitazioni sinestetiche.
Invasioni estetiche capaci di proporre azioni che prendono forma in luoghi e contesti non convenzionali, irrompendo in spazi quotidiani dove, solitamente, non è prevista alcuna presenza di produzioni artistiche.
Caroselli e carovane colorate, fragorose, caotiche, strampalate, circensi; talmente variegate che ognuno potrà trovarci qualcosa di interessante.
Effetto Barnum: tendenza di alcuni individui di credere che qualcosa sia stata fatta proprio su misura per loro.
Gli spazi bianchi e neutri del “Mood” ospiteranno le atmosfere create appositamente dagli artisti, invitati a presentare le proprie opere ed a confrontarsi con la creazione di allestimenti site specific volti a solleticare i 5 sensi umani: sconfinamento dell'atto creativo nel flusso della vita quotidiana, in nome dell’arte totale.
In the mood for art!
TO/LET [marinangeli/placucci] è nato nel 2005.
TO/LET è un gruppo che sperimenta, gioca e progetta senza limiti, dalle installazioni agli interventi pubblici, dalla fotografia al video, dalla grafica all'illustrazione, fino ad arrivare al fumetto.
TO /LET disegna e realizza grafiche e serigrafie per t-shirt, abbigliamento, gadgets, oggetti di design di piccole e grandi dimensioni, per ambienti pubblici e privati.
TO/LET è fondatore e collabora alla gestione dello spazio espositivo polifunzionale FRAGILECONTINUO, che organizza mostre e eventi, promuovendo l’autoproduzione in in tutte le sue forme.
Diverse grafiche, illustrazioni, e storie a fumetti sono state pubblicate su riviste e libri in Italia, Francia, Brasile e Austria.
Da due anni TO/LET lavora frequentemente con MP5, con la quale realizza installazioni site-specific di public-art, oltre che Design&Wearing elements.
Sapori, colori e odori dell’evento saranno enfatizzati dalle composizioni gastroartistiche di Chiara Sapiente.
Buscart
Data: domenica 5 aprile 2009
Ora: 19.00 - 23.30
Mood via arienti 25
Bologna, Sudan
E-mail: buscart@gmail.com
Apparizioni, laboratori d’atmosfera, incursioni aliene, occupazioni ludiche.
Buscart è un’idea di Marcella Loconte e Federica Patti intorno alle situazioni di fruizione culturale ed ai momenti di socialità. Riorganizzare e proporre l’arte in tutte le sue forme attraverso luoghi, modalità e tempi alieni ed insoliti,creando cortocircuiti che coinvolgano operatori culturali, spettatori ed organizzatori stessi.
Esperienze di arte sensuale, happening d’atmosfera, creazioni ambientali.
Microeventi in cui tutto e tutti sono invitati ad interagire con l’ambiente ospitante attraverso multiformi sollecitazioni sinestetiche.
Invasioni estetiche capaci di proporre azioni che prendono forma in luoghi e contesti non convenzionali, irrompendo in spazi quotidiani dove, solitamente, non è prevista alcuna presenza di produzioni artistiche.
Caroselli e carovane colorate, fragorose, caotiche, strampalate, circensi; talmente variegate che ognuno potrà trovarci qualcosa di interessante.
Effetto Barnum: tendenza di alcuni individui di credere che qualcosa sia stata fatta proprio su misura per loro.
Gli spazi bianchi e neutri del “Mood” ospiteranno le atmosfere create appositamente dagli artisti, invitati a presentare le proprie opere ed a confrontarsi con la creazione di allestimenti site specific volti a solleticare i 5 sensi umani: sconfinamento dell'atto creativo nel flusso della vita quotidiana, in nome dell’arte totale.
In the mood for art!
TO/LET [marinangeli/placucci] è nato nel 2005.
TO/LET è un gruppo che sperimenta, gioca e progetta senza limiti, dalle installazioni agli interventi pubblici, dalla fotografia al video, dalla grafica all'illustrazione, fino ad arrivare al fumetto.
TO /LET disegna e realizza grafiche e serigrafie per t-shirt, abbigliamento, gadgets, oggetti di design di piccole e grandi dimensioni, per ambienti pubblici e privati.
TO/LET è fondatore e collabora alla gestione dello spazio espositivo polifunzionale FRAGILECONTINUO, che organizza mostre e eventi, promuovendo l’autoproduzione in in tutte le sue forme.
Diverse grafiche, illustrazioni, e storie a fumetti sono state pubblicate su riviste e libri in Italia, Francia, Brasile e Austria.
Da due anni TO/LET lavora frequentemente con MP5, con la quale realizza installazioni site-specific di public-art, oltre che Design&Wearing elements.
Sapori, colori e odori dell’evento saranno enfatizzati dalle composizioni gastroartistiche di Chiara Sapiente.
Buscart
Data: domenica 5 aprile 2009
Ora: 19.00 - 23.30
Mood via arienti 25
Bologna, Sudan
E-mail: buscart@gmail.com
domenica 22 marzo 2009
La Biennale del Mediterraneo a Taviano
l'opera qui riprodotta è di un'artista partecipante all'evento: Ma Lin
Avila Pedro | Pablo Diaz | Balsebre Vittorio | Barcelò Roberto | Basso Gianluca | Belik Anatoli Nikolaevich | Biwu Luo | Bondarenko Nikolai Nikiforovich | Bostokov | Botamanenko Oleg Ivanovich | Brahim Achir | Bourguet Mario | Valbuena Eduardo Nunez | Camejos Noammes Rosellò | Caputo Tonino | Chiesa Renato | Cobo Catalina | Coni Roberta | Corallo Giovanni | Dall’Olio Luca | D’Amore Tonino | DE Carvalho Andrea | De Lauri Maria Teresa | D’Elena Giuliano | Dell’Anna Giovanni | De Micco Simone, D’Orazio Fausto, Economidau M., Fiore Riccardo, Frassi G., Galeano Raimondo | Guido Rita | Guzman Cristobal Gonzales | Hagyea | Iatruli Lila | Iorizzo Michelino | Khokhlov Feder Ivanovich | Koka Idlir | Kosin Yakovlev M.N. | Kutorskoi Semen | Abramovic | Dekhis Amor | Labrada Alexis Rosellò | Leroy Alain | Lilanga Gorge | Lupattelli Giorgio | Ma Lin | Maggio Bruno | Malinovski Viktor Petrovich | Mantegazza Flaminia | Mirza Mameldzija | Topcic Sandra | Massari Antonio | Meda Pierluigi | Mura Carla | Nadereau Maceo Efrain | Nazareno Aleksandr Grigorevich | Napduk M. | Nesimovic Samir | Osipenko Andrei Ivanovich | Pagliacci Mirko | Panich Igor Vasilevich | Pavlyuk Georgi Nikolaevich | Pelipenko Nina Kornelevna | Petrik Mikhail Petrovich | Piaccione Gianluca | Polo Osvaldo | Pmokmlov Fedor Ivanovic | Rinaldi Oreste | Russo Vito, Sakarov T. | Scialpi Paola | Sciame Marco | Sergi Luigi | Sergi Milena | Sokolov Artur Mikhailovich | Somoza Abel | Soulè Ariel | Specchia Gigi | Spedicato Salvatore | Stanislavski NMikolai Matveevich | Starostin Aleksei Mikhailovich | Malarico Gabriele | Tarasenko Aleksandr Petrovich | Tomasetti Giampaolo | Tondo Rita | Valido Rino | Veggetti Kanum | Luigi Christopher | Vergas Desmanis Gonzales | Vintenko Boris Mikhailovich | Wang Yu | Wei Chen | Zacero Andrjano | Zappino Eugenio | Zaruba Berlyavskaya | Zguro Fani | Cermaria Claudio | Palomino Yasiel | Vostokov | Guo Lian Yie.
La rassegna di arti figurative inaugurata ieri a Taviano si protrarrà sino al 4 aprile. Più di 150 opere, scultoree e pittoriche, sono esposte nelle sale di Palazzo Marchesale ed in altri siti culturali comunali. Grazie al coinvolgimento delle ambasciate italiane all’estero e dei consolati, è stato possibile portare alla biennale diversi paesi europei, del Medio Oriente, dell’Asia e del Centro America, tra cui: Russia, Georgia, Ucraina, Cina, Cuba, Brasile, Messico, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Corazia, Albania, Grecia, Germania, Tanzania, Argentina, Australia, ecc... Espongono artisti internazionali del calibro di Arie Soule, Andriano Zacero, Ponomareko, Vostokov, Panov, Fani Zguro ed altri appartenenti ai vari filoni artistici nazionali e stranieri, quali: il Realismo socialista, l’Impressionismo, l’Avanguardia, l’Astrattismo, ecc… Tra gli italiani: Mirko Pagliacci, Vito Russo, Lupattelli, Tonino Caputo, Talarico, ecc… La direzione artistica della Biennale è stata affidata al dott. Corrado Calò, direttore del Cen.Int. Italia; supervisore della rassegna è la dott.ssa Reghini, professoressa di antropologia culturale e storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, che ha curato nel ’94 la sezione Bulgaria della Biennale di Venezia. Il lavoro per questa manifestazione è stato davvero eccellente, sia per la qualità dei lavori partecipanti sia per la selezione delle opere effettuata. Organizzatore della rassegna è stato il Comune di Taviano, con il contributo della Regione Puglia, il patrocinio della Provincia di Lecce e di Confindustria Lecce. La Biennale ha l’obiettivo precipuo di far conoscere, al grande pubblico, artisti salentini, nazionali ed internazionali che operano nel campo figurativo e che sono interpreti delle tensioni coscienziali della nostra epoca.
Biennale del Mediterraneo
Dal sabato 21 marzo 2009
al sabato 04 aprile 2009
Palazzo Marchesale De Franchis
Citta dei Fiori, Taviano
Avila Pedro | Pablo Diaz | Balsebre Vittorio | Barcelò Roberto | Basso Gianluca | Belik Anatoli Nikolaevich | Biwu Luo | Bondarenko Nikolai Nikiforovich | Bostokov | Botamanenko Oleg Ivanovich | Brahim Achir | Bourguet Mario | Valbuena Eduardo Nunez | Camejos Noammes Rosellò | Caputo Tonino | Chiesa Renato | Cobo Catalina | Coni Roberta | Corallo Giovanni | Dall’Olio Luca | D’Amore Tonino | DE Carvalho Andrea | De Lauri Maria Teresa | D’Elena Giuliano | Dell’Anna Giovanni | De Micco Simone, D’Orazio Fausto, Economidau M., Fiore Riccardo, Frassi G., Galeano Raimondo | Guido Rita | Guzman Cristobal Gonzales | Hagyea | Iatruli Lila | Iorizzo Michelino | Khokhlov Feder Ivanovich | Koka Idlir | Kosin Yakovlev M.N. | Kutorskoi Semen | Abramovic | Dekhis Amor | Labrada Alexis Rosellò | Leroy Alain | Lilanga Gorge | Lupattelli Giorgio | Ma Lin | Maggio Bruno | Malinovski Viktor Petrovich | Mantegazza Flaminia | Mirza Mameldzija | Topcic Sandra | Massari Antonio | Meda Pierluigi | Mura Carla | Nadereau Maceo Efrain | Nazareno Aleksandr Grigorevich | Napduk M. | Nesimovic Samir | Osipenko Andrei Ivanovich | Pagliacci Mirko | Panich Igor Vasilevich | Pavlyuk Georgi Nikolaevich | Pelipenko Nina Kornelevna | Petrik Mikhail Petrovich | Piaccione Gianluca | Polo Osvaldo | Pmokmlov Fedor Ivanovic | Rinaldi Oreste | Russo Vito, Sakarov T. | Scialpi Paola | Sciame Marco | Sergi Luigi | Sergi Milena | Sokolov Artur Mikhailovich | Somoza Abel | Soulè Ariel | Specchia Gigi | Spedicato Salvatore | Stanislavski NMikolai Matveevich | Starostin Aleksei Mikhailovich | Malarico Gabriele | Tarasenko Aleksandr Petrovich | Tomasetti Giampaolo | Tondo Rita | Valido Rino | Veggetti Kanum | Luigi Christopher | Vergas Desmanis Gonzales | Vintenko Boris Mikhailovich | Wang Yu | Wei Chen | Zacero Andrjano | Zappino Eugenio | Zaruba Berlyavskaya | Zguro Fani | Cermaria Claudio | Palomino Yasiel | Vostokov | Guo Lian Yie.
La rassegna di arti figurative inaugurata ieri a Taviano si protrarrà sino al 4 aprile. Più di 150 opere, scultoree e pittoriche, sono esposte nelle sale di Palazzo Marchesale ed in altri siti culturali comunali. Grazie al coinvolgimento delle ambasciate italiane all’estero e dei consolati, è stato possibile portare alla biennale diversi paesi europei, del Medio Oriente, dell’Asia e del Centro America, tra cui: Russia, Georgia, Ucraina, Cina, Cuba, Brasile, Messico, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Corazia, Albania, Grecia, Germania, Tanzania, Argentina, Australia, ecc... Espongono artisti internazionali del calibro di Arie Soule, Andriano Zacero, Ponomareko, Vostokov, Panov, Fani Zguro ed altri appartenenti ai vari filoni artistici nazionali e stranieri, quali: il Realismo socialista, l’Impressionismo, l’Avanguardia, l’Astrattismo, ecc… Tra gli italiani: Mirko Pagliacci, Vito Russo, Lupattelli, Tonino Caputo, Talarico, ecc… La direzione artistica della Biennale è stata affidata al dott. Corrado Calò, direttore del Cen.Int. Italia; supervisore della rassegna è la dott.ssa Reghini, professoressa di antropologia culturale e storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, che ha curato nel ’94 la sezione Bulgaria della Biennale di Venezia. Il lavoro per questa manifestazione è stato davvero eccellente, sia per la qualità dei lavori partecipanti sia per la selezione delle opere effettuata. Organizzatore della rassegna è stato il Comune di Taviano, con il contributo della Regione Puglia, il patrocinio della Provincia di Lecce e di Confindustria Lecce. La Biennale ha l’obiettivo precipuo di far conoscere, al grande pubblico, artisti salentini, nazionali ed internazionali che operano nel campo figurativo e che sono interpreti delle tensioni coscienziali della nostra epoca.
Biennale del Mediterraneo
Dal sabato 21 marzo 2009
al sabato 04 aprile 2009
Palazzo Marchesale De Franchis
Citta dei Fiori, Taviano
Oh stella di Dio di Michele Caccamo
"oh stella di Dio
punta di pugnale
che scuci il cielo
lascia passare gli angeli
e le anime armate
lascia che sciolgano la terra
come una matassa
e che siano trebbiatrici
tritolo acqua chimica
che siano un gran vento
o un risucchio
lasciali piantare un altare
o una botola
escludi la misericordia
per mille eternità
e affossa la genesi
così andremo via
da questo elenco
da questo avvenire
è nel cielo di fronte
la stanza cristiana
l’opera finita
mentre qui e in tutto il gas
c’è un filamento
una miccia infiammata
e le dita infilate a terra
come granchi come serpenti
sono un traino un acido
un tiro verso quel cielo di Lucifero
che spruzza dalle vene
dal petto rotondo
a chiocciola
e io in tutti i fuochi
i metalli i furori
in tutte le ebbrezze dei gas
come unguento io scivolo
per l’estremo
nell’artificio
e così mortale
e lì vedo Dio piegato
nelle sue leggi inferiori
mentre questa terra santa cede
nello strapiombo
spugna fradicia
da un polo all’altro
perché è così la metamorfosi
si ribaltano le onde
e terra è sulla terra
inondati di detriti
ovunque
sopra la linea delle cime
nella pressione dell’aria
siamo un unico corpo nella lebbra
e allora tu Cristo abbassati leggero
come il sughero o un aviatore
o un uccello
apri le mani e prendi forza
poi schiantati
senza errore
come una calamita
schiaccia questi anelli
questi gironi nella terra
così atrocemente
oscilleremo come una scoria
una materia irriconoscibile
come rimasugli nel cielo"
da: chi mi spazierà il mare (Zona editrice)
punta di pugnale
che scuci il cielo
lascia passare gli angeli
e le anime armate
lascia che sciolgano la terra
come una matassa
e che siano trebbiatrici
tritolo acqua chimica
che siano un gran vento
o un risucchio
lasciali piantare un altare
o una botola
escludi la misericordia
per mille eternità
e affossa la genesi
così andremo via
da questo elenco
da questo avvenire
è nel cielo di fronte
la stanza cristiana
l’opera finita
mentre qui e in tutto il gas
c’è un filamento
una miccia infiammata
e le dita infilate a terra
come granchi come serpenti
sono un traino un acido
un tiro verso quel cielo di Lucifero
che spruzza dalle vene
dal petto rotondo
a chiocciola
e io in tutti i fuochi
i metalli i furori
in tutte le ebbrezze dei gas
come unguento io scivolo
per l’estremo
nell’artificio
e così mortale
e lì vedo Dio piegato
nelle sue leggi inferiori
mentre questa terra santa cede
nello strapiombo
spugna fradicia
da un polo all’altro
perché è così la metamorfosi
si ribaltano le onde
e terra è sulla terra
inondati di detriti
ovunque
sopra la linea delle cime
nella pressione dell’aria
siamo un unico corpo nella lebbra
e allora tu Cristo abbassati leggero
come il sughero o un aviatore
o un uccello
apri le mani e prendi forza
poi schiantati
senza errore
come una calamita
schiaccia questi anelli
questi gironi nella terra
così atrocemente
oscilleremo come una scoria
una materia irriconoscibile
come rimasugli nel cielo"
da: chi mi spazierà il mare (Zona editrice)
sabato 21 marzo 2009
Domani su Ombra, la domenica del Riformista
Ricevo e pubblico volenieri da Stefano Ciavatta
Domani su Ombra, la domenica del Riformista
Giancarlo Siani, milite ignoto anticamorra di Fabrizio D'esposito
Ritratto di Cass Sunstein di Mario Ricciardi
La fedeltà intatta di Yoko Ono di John Vignola
Un'ossessione chiamata corpo maschile di Walter Siti
Che il vizio sia almeno capitale di Filippo La Porta
e le rubriche
Fulvia La Riformata di Fulvio Abbate
La Zona Cieca di Chiara Gamberale
Le strisce di Stefano Disegni
Il Riformista
Ideato da Claudio Velardi, ex consigliere politico di Massimo D'Alema, nasce il 23 ottobre del 2002 con un accordo con Emanuele Macaluso, che ne diventa editorialista quotidiano e lo lega alle Ragioni del Socialismo. Inizialmente consta di quattro pagine di analisi e commenti concentrati su politica ed economia. Passa presto a otto pagine e sviluppa inserti dedicati al mondo dell'attualità, affermandosi presto nel panorama editoriale nazionale come uno dei principali quotidiani di opinione. Tra le cariche che ricoprono un ruolo importante nella redazione troviamo quella dei due vicedirettori Ubaldo Casotto e Massimiliano Gallo, di Stefano Cappellini, responsabile della cronaca parlamentare e politica e Luigi Spinola, responsabile Esteri, nonché giornalista di Radio 3 Mondo. La sede della redazione è situata a Roma. Per il rilancio del proprio quotidiano che dal 20 ottobre 2008 ha rinnovato la propria veste passando a 36 pagine, Antonio Polito ha portato a Il Riformista Tariq Ramadan, Guia Soncini, Ritanna Armeni, Giampaolo Pansa, Andrea Romano e Marco Ferrante, quest'ultimo proveniente da Il Foglio e nominato vicedirettore economico. La testata annovera tra i columnist e collaboratori anche Peppino Caldarola (direttore dell'Unità dal 1996 al 1998), Maurizio Costanzo, Filippo Facci, Giuliano Da Empoli, Lucetta Scaraffia, Claudia Mancina, Luciano Violante, Alberto Mingardi, Antonello Piroso, Chicco Testa.
Antonio Polito ne è il direttore fin dalla nascita. Nel 2006 candidato e poi eletto Senatore nelle liste della Margherita. Gli succede per alcuni mesi Stefano Cingolani, poi Paolo Franchi, cui subentra nuovamente, il 7 marzo 2008, Antonio Polito, che ne rinnova la veste e la grafica; il 20 ottobre 2008, infatti, il giornale esce non più con otto pagine ma con 32, abbandonando il caratteristico colore arancione per il full color[1].
Giampaolo Angelucci ne è l'editore (lo è anche della testata Libero), lo stesso è indagato ed attualmente posto agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta della procura di Bari su presunte tangenti nella sanità pugliese.
fonte www.wikipedia.org
Carne in scatola
Ancora un incontro tra arte, musica e letteratura: una serie di suggestioni video a cura del Progetto Steadycam dell’ASL albese e di Beppe Masengo e Daniela Scavino. La scelta dei pezzi ha come tema il corpo, declinato in un percorso non strettamente narrativo, una sorta di blob cineletterario, per fornire spunti di visione e di lettura, far scaturire collegamenti e connessioni. I brani saranno tratti dai film, pubblicità, programmi televisivi, intervallati da letture di pagine di romanzi, racconti e saggi. E tra queste letture, non mancherà Bruce Sterling, pietra miliare dle genere cyberpunk, che sarà presente a Collisioni il prossimo 2-3 maggio.
Progetto Steadycam dell’ASL albese e di Beppe Masengo e Daniela Scavino
venerdì 27 marzo 2009 alle ore 21.00
sabato 28 marzo 2009 alle ore 23.00
Stanza dei Mondi, cortile della Maddalena, Alba
Info - 3383865001
E-mail: presidiolibroalba@gmail.com
Progetto Steadycam dell’ASL albese e di Beppe Masengo e Daniela Scavino
venerdì 27 marzo 2009 alle ore 21.00
sabato 28 marzo 2009 alle ore 23.00
Stanza dei Mondi, cortile della Maddalena, Alba
Info - 3383865001
E-mail: presidiolibroalba@gmail.com
venerdì 20 marzo 2009
In libreria per Sellerio l'ultimo libro di Camilleri
«Ho pensato ad una trilogia di romanzi fantastici. Il primo della serie è "Maruzza Musumeci"; dopo la storia della donna sirena, quella di una donna che tenta di trasformarsi in albero, raccontata ne "Il casellante" e un terzo romanzo su una donna-capra: una trilogia delle metamorfosi».
«Il meglio di me risiede in questa trilogia fantastica».
Andrea Camilleri
Sicilia, primi anni del 1900. Una epidemia svuota le miniere di zolfo e c’è bisogno di manodopera fresca. Vengono ingaggiati i carusi della provincia di Montelusa, allettando i genitori con il “soccorso morto”, una somma a fondo perduto in cambio del figlio.
Ma il padre di Giurlà, tredicenne di Vigàta, non ci sta, sa che chi estrae zolfo si consuma sottoterra e preferisce mandare il figlio a pascolare capre nei feudi di un nobile dall’altro lato della Sicilia.
A Giurlà la vita della mànnara piace, gli odori e i colori della campagna, ma anche la capanna col focolare in pietra, il lago, profondo e taciturno, la solitudine, le capre. Ce ne è una in particolare che non lo lascia mai: è Beba.
Nel trascorrere delle stagioni Giurlà il pastorello si fa uomo e sempre più ama stare da solo tra le montagne. Le sere alla mungitura le donne cantano e raccontano storie; ce ne è una soprattutto che conosce storie dell’antichità, quando gli dei potevano trasformarsi in alberi o animali. Giove che si muta in cigno per amore di Leda, Pasifae presa da passione per il toro con cui concepisce il Minotauro.
Storie di metamorfosi e miti che colpiscono Giurlà che guarda a Beba con occhi nuovi. Soprattutto dopo che il caso avrà messo sulla sua strada Anita, la giovane marchesa di Santa Brigida che ama sostare sulle rive del lago.
Gli eventi precipitano e qualcosa succede in fondo al lago.
«Il meglio di me risiede in questa trilogia fantastica».
Andrea Camilleri
Sicilia, primi anni del 1900. Una epidemia svuota le miniere di zolfo e c’è bisogno di manodopera fresca. Vengono ingaggiati i carusi della provincia di Montelusa, allettando i genitori con il “soccorso morto”, una somma a fondo perduto in cambio del figlio.
Ma il padre di Giurlà, tredicenne di Vigàta, non ci sta, sa che chi estrae zolfo si consuma sottoterra e preferisce mandare il figlio a pascolare capre nei feudi di un nobile dall’altro lato della Sicilia.
A Giurlà la vita della mànnara piace, gli odori e i colori della campagna, ma anche la capanna col focolare in pietra, il lago, profondo e taciturno, la solitudine, le capre. Ce ne è una in particolare che non lo lascia mai: è Beba.
Nel trascorrere delle stagioni Giurlà il pastorello si fa uomo e sempre più ama stare da solo tra le montagne. Le sere alla mungitura le donne cantano e raccontano storie; ce ne è una soprattutto che conosce storie dell’antichità, quando gli dei potevano trasformarsi in alberi o animali. Giove che si muta in cigno per amore di Leda, Pasifae presa da passione per il toro con cui concepisce il Minotauro.
Storie di metamorfosi e miti che colpiscono Giurlà che guarda a Beba con occhi nuovi. Soprattutto dopo che il caso avrà messo sulla sua strada Anita, la giovane marchesa di Santa Brigida che ama sostare sulle rive del lago.
Gli eventi precipitano e qualcosa succede in fondo al lago.
Marco Battista, L'amore è una persona" (LibertàEdizioni)
Martedì 24 marzo alle ore 21,00 presso l’ “Antico Caffè Centrale...Il Sogno” in Via della Repubblica a Fornaci di Barga (LU), Marco Battista, autore ed editore lucchese, presenta la sua ultima fatica: una raccolta di racconti e poesie dal titolo “L’amore è una persona. Frammenti di esistenza umana e riflessioni sul bene, sul male e sulla felicità” edita da LibertàEdizioni.
Saranno inoltre presenti alla serata, la giornalista Sofia Riccaboni e l’attore Francesco Bargi. Parte del ricavato andrà devoluto all’iniziativa “Adozione bambini Rio Branco–Brasile” promossa dall’Associazione Culturale Città Libera.
L’evento, organizzato da Venti d’Arte in collaborazione con la Casa editrice Libertà Edizioni, intende coniugare appuntamenti culturali con la voglia di stare assieme utilizzando luoghi di ritrovo già esistenti.
Il bar, da sempre luogo di aggregazione, punto di ritrovo della gente comune, di scrittori e artisti di ogni epoca, torna ad essere centro di condivisione attraverso il piacere di incontrarsi e chiacchierare, ma non solo, fare cultura al bar diventa possibilità insolita di conoscenza.
martedì 24 marzo 2009
Start h.21.00
ANTICO CAFFE' CENTRALE IL SOGNO
VIA DELLA REPUBBLICA
Fornaci di Barga, Italy
Il realismo drammatico di Andy Warhol. Di Maria Beatrice Protino
Oggigiorno sei considerato anche se sei un imbroglione: puoi scrivere libri, andare in tv, concedere interviste. Sei una grande celebrità e nessuno ti disprezza per questo anche se sei un imbroglione. Sei sempre una star. Questo avviene perché la gente ha bisogno delle star più di ogni altra cosa.
Scriveva questo Andy Warhol nel suo libro The Philosophy of Andy Warhol, la cui prima pubblicazione risale al 1975.
Warhol sapeva bene che i nuovi media stavano cambiando il modo di pensare degli americani e determinando una trasformazione antropologica della società: come altri artisti suoi contemporanei, anche lui aveva lavorato nel mondo della pubblicità e della comunicazione di massa a sufficienza per intuire questo stato di cose.
Quando Warhol riporta sulla tela l’immagine della bottiglia di Coca-Cola o delle lattine Campbell’s, se ritrae i divi del cinema e lo fa in maniera reiterata (si pensi alle sue produzioni in serie), questo avviene perché vuole rapportarsi al sociale in maniera tutt’altro che inconsapevole o ingenua: egli rivendica un rapporto morale con la società americana dell’epoca. Questo spiega anche il perché di certi suoi atteggiamenti provocatori e apparentemente frivoli: aderendo al dettato dadaista per cui “arte uguale vita”, rispecchia i fenomeni della società a lui contemporanea e li studia dall’interno, perché ciò che gli interessa è recepire e registrare sulla sua tela tutto quello che gli sta attorno.
Si appropria di foto trovate su cui interviene non semplicemente ritoccandole o agendo sui volumi, ma alterandone addirittura la percezione attraverso l’utilizzo di ampie fasce di colore a tinte piatte, riuscendo nell’intento di dar vita ad un evidente conflitto percettivo dell’opera nel suo insieme. Il suo realismo non mira alla riproduzione quanto più fedele possibile del paesaggio urbano o della fauna umana: Warhol vuole dare solo delle informazioni sul soggetto ritratto, in modo da lasciare un messaggio oggettivo, che nulla ha più a che vedere col punto di partenza, ma attua quella cd eliminazione del soggetto per cui si verifica il paradosso di un’arte che, pur guardando alla realtà, vuole rappresentarne una metafora.
I colori accattivanti mostrano un unico soggetto alla volta e non lasciano spazio alla narrazione, riportano sguardi freddi e quasi privi di sentimenti, tanto da risultare finalmente visione di una società che, condizionata dal modo in cui i media sovrappongono la verità e la menzogna, la finzione e la realtà, perde di vista la coscienza e crede si possa nascondere addirittura miseria e sconfitta esistenziale dietro un velo di apparente felicità.
Warhol ha seguito strade battute da altri, ma l’ha fatto con una genialità tale da conferire all’insieme un aspetto assolutamente nuovo, al punto da poter essere preso come modello per l’arte a venire.
<Quel che c’è di veramente grande nell’America è che si è dato il via al costume per cui il consumatore più ricco compra essenzialmente le stesse cose del più povero. Mentre guardi in tv la pubblicità della Coca-Cola, sai che anche il Presidente beve Coca-Cola, Liz Taylor beve Coca-Cola e anche tu puoi berla. Una Coca è una Coca e nessuna somma di denaro ti può permettere di comprare una Coca migliore di quella che beve il barbone all’angolo della strada. Tutte le Coche sono uguali e tutte le Coche sono buone. Liz Taylor lo sa, lo sa il Presidente, lo sa il barbone, lo sai tu> . Andy Warhol, The Philosophy of Andy Warhol, 1975.
Cenni biografici
Andy Warhol, nome d'arte di Andrew Warhola (Pittsburgh, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987), è stato un pittore, scultore e regista statunitense.
Fu figura predominante del movimento pop art americano.
Dopo la laurea, ottenuta nel 1949, si trasferì a New York.
La grande mela gli offrì subito molteplici possibilità di affermarsi nel mondo della pubblicità, lavorando per riviste come Vogue e Glamour.
Morì a New York il 22 febbraio 1987.
giovedì 19 marzo 2009
Alessandro Baricco alla presidenza della Rai
In più di quattrocento, via FaceBook, chiedono la nomina di Alessandro Baricco alla presidenza della Rai. Su iniziativa di Giulio Mozzi
Sono più di quattrocento. Tra loro ci sono Guido Michelone, saggista e docente di Storia del jazz; le scrittrici Sandra Petrignani, Maria Pia Quintavalla, Elisabetta Liguori, Carla Menaldo, Silvia Torrealta, Evelina Santangelo; gli scrittori Giuseppe Genna, Christian Frascella, Matteo Galiazzo, Giorgio Nisini, Marco Bettini, Massimo Cassani, Michele Governatori, Roberto Tossani, Federico Platania; la poetessa Giovanna Frene; l’editore Luca Sossella; l’editrice Chiara Fattori; l’editor Paolo Repetti; il gruppo letterario Sparajurij; l’anima del Premio Chiara Bambi Lazzati; il fotografo Luigi Tirittico; l’editor Alessia Polli; il copywriter Giacomo Brunoro; il gallerista Massimo Arioli; la linguista Francesca Serafini; l’italianista Alberto Bertoni; il blogger Bloggo Intestinale; Maria Luisa Venuta responsabile dell’area di ricerca Contabilità ambientale e flussi di materiali del Crasl dell’Università Cattolica; l’architetto Fausto Carmelo Nigrelli; il sacerdote Fabrizio Centofanti, fondatore del blog «La poesia e lo spirito»; e poi semplici lettori & teleutenti, librerie, associazioni culturali, compagnie teatrali, e chi più ne ha più ne metta.
Tanti professionisti della cultura, e tanti «consumatori» di cultura, hanno aderito all’appello donchisciottesco lanciato via FaceBook dallo scrittore (e consulente editoriale, e curatore in rete del bollettino cult vibrisse) Giulio Mozzi per chiedere la nomina di Alessandro Baricco alla presidenza della Rai. «Alessandro Baricco è un intellettuale di fama nazionale e internazionale», dice il brevissimo testo dell’appello; «i suoi libri sono molto amati, ha lavorato con successo nel e per il teatro e il cinema, ha notevoli competenze musicali, ha curato uno dei programmi televisivi culturali più belli e seguiti. Perché non chiamarlo alla presidenza della Rai?».
Nel gruppo in FaceBook non mancano, ovviamente, gli scetticismi, i distinguo, le frecciatine e le indignazioni. «Visto che De Bortoli ha rifiutato quando ha capito che non avrebbe contato nulla, quale posto migliore per Baricco?», scrive nella bacheca Rodolfo Marotta, dirigente di movimento in Rete ferroviaria italiana nonché appassionato jazzista. «Mozzi e compagnia brutta, dovreste vergognarvi! Siete così miseramente ridicoli in questa proposta da minus habens che non posso che insultarvi tutti», tuona l’attore Orlando Cinque; e Saverio Fattori giudica addirittura «scorretta» la recente presa di posizione di Baricco proprio a proposito della distribuzione di risorse tra televisione e altre attività culturali tradizionalmente considerate più “nobili”. D’altra parte Pino Mercuri, pur non condividendo del tutto quella presa di posizione, conclude: «Credo che alla Rai, almeno finché ci sarà bisogno di una televisione pubblica, Baricco farebbe molto bene».
Claudia Casolaro si dice preoccupata che anche Baricco «come autore, pensatore, insomma pensiero “libero”, vada a impantanarsi», essendo quello della Rai «un terreno sconnesso e pieno di insidie»; e Valentina Pigmei si domanda: «Ma con quale coraggio uno potrebbe accettare di finire in un tale groviglio politico?». Alberto Bertoni: «Ma Baricco merita un incastro del genere?». Stella Brandini: «L’iniziativa è da condividere, ma Baricco merita questo uso?». D’altra parte, scrive Alessio Iarrera, deve pur cambiare, prima o poi, la «rosa culturale» italiana.
Sono più di quattrocento. Tra loro ci sono Guido Michelone, saggista e docente di Storia del jazz; le scrittrici Sandra Petrignani, Maria Pia Quintavalla, Elisabetta Liguori, Carla Menaldo, Silvia Torrealta, Evelina Santangelo; gli scrittori Giuseppe Genna, Christian Frascella, Matteo Galiazzo, Giorgio Nisini, Marco Bettini, Massimo Cassani, Michele Governatori, Roberto Tossani, Federico Platania; la poetessa Giovanna Frene; l’editore Luca Sossella; l’editrice Chiara Fattori; l’editor Paolo Repetti; il gruppo letterario Sparajurij; l’anima del Premio Chiara Bambi Lazzati; il fotografo Luigi Tirittico; l’editor Alessia Polli; il copywriter Giacomo Brunoro; il gallerista Massimo Arioli; la linguista Francesca Serafini; l’italianista Alberto Bertoni; il blogger Bloggo Intestinale; Maria Luisa Venuta responsabile dell’area di ricerca Contabilità ambientale e flussi di materiali del Crasl dell’Università Cattolica; l’architetto Fausto Carmelo Nigrelli; il sacerdote Fabrizio Centofanti, fondatore del blog «La poesia e lo spirito»; e poi semplici lettori & teleutenti, librerie, associazioni culturali, compagnie teatrali, e chi più ne ha più ne metta.
Tanti professionisti della cultura, e tanti «consumatori» di cultura, hanno aderito all’appello donchisciottesco lanciato via FaceBook dallo scrittore (e consulente editoriale, e curatore in rete del bollettino cult vibrisse) Giulio Mozzi per chiedere la nomina di Alessandro Baricco alla presidenza della Rai. «Alessandro Baricco è un intellettuale di fama nazionale e internazionale», dice il brevissimo testo dell’appello; «i suoi libri sono molto amati, ha lavorato con successo nel e per il teatro e il cinema, ha notevoli competenze musicali, ha curato uno dei programmi televisivi culturali più belli e seguiti. Perché non chiamarlo alla presidenza della Rai?».
Nel gruppo in FaceBook non mancano, ovviamente, gli scetticismi, i distinguo, le frecciatine e le indignazioni. «Visto che De Bortoli ha rifiutato quando ha capito che non avrebbe contato nulla, quale posto migliore per Baricco?», scrive nella bacheca Rodolfo Marotta, dirigente di movimento in Rete ferroviaria italiana nonché appassionato jazzista. «Mozzi e compagnia brutta, dovreste vergognarvi! Siete così miseramente ridicoli in questa proposta da minus habens che non posso che insultarvi tutti», tuona l’attore Orlando Cinque; e Saverio Fattori giudica addirittura «scorretta» la recente presa di posizione di Baricco proprio a proposito della distribuzione di risorse tra televisione e altre attività culturali tradizionalmente considerate più “nobili”. D’altra parte Pino Mercuri, pur non condividendo del tutto quella presa di posizione, conclude: «Credo che alla Rai, almeno finché ci sarà bisogno di una televisione pubblica, Baricco farebbe molto bene».
Claudia Casolaro si dice preoccupata che anche Baricco «come autore, pensatore, insomma pensiero “libero”, vada a impantanarsi», essendo quello della Rai «un terreno sconnesso e pieno di insidie»; e Valentina Pigmei si domanda: «Ma con quale coraggio uno potrebbe accettare di finire in un tale groviglio politico?». Alberto Bertoni: «Ma Baricco merita un incastro del genere?». Stella Brandini: «L’iniziativa è da condividere, ma Baricco merita questo uso?». D’altra parte, scrive Alessio Iarrera, deve pur cambiare, prima o poi, la «rosa culturale» italiana.
Andy Design e Paintings ... New Radical Design
Si accende il design in Zona Tortona.Ancor prima che l'area si trasformi, in occasione del Fuori Salone, nella vetrina più importante del design mondiale, Andy infiamma il quartiere con il suo design eccentrico e glamour.
In vetrina l'ultima produzione di oggetti e dipinti dell' artista_designer:
dipinti, manichini, radio, chaiselongue, slot machine, sedute, tavoli e inediti puff.
Quello di Andy è un design che richiama le esperienze radical da Mendini agli Archizoom.
Andy ripropone con toni originalissimi il tema del make-up unendo l'esperienza delle avanguardie degli anni '70 con accese tonalità new pop.
Il passaggio dalla pittura al design è immediato.
I colori fluon donano doppia vita agli oggetti, di giorno eclettici e bizzarri di notte fluorescenze che dominano lo spazio.
Un barocco mai scontato ed effervescente, glamour e dai toni vintage.
Nella "società dello spettacolo" gli oggetti divengono oggetti del desiderio e il designer star. Il design si discosta da una concezione minimale e puritana e si allinea alle ben più interessanti esperienze del new radical design.
Quello di Andy è un viaggio visionario e senza paracadute in una realtà parallela che somiglia a quella conosciuta.
Il giovane artista briantese parte da elementi del paesaggio quotidiano, da oggetti dell'arredo urbano, da angoli frequentati di continuo e perfettamente conosciuti, da volti di amici e personaggi fin troppo noti, laccati e a volte indigesti, che arrivano in presa diretta dal mondo dello star system e da quello gommoso dei cartoons, per approdare ben presto in un universo acido, deformato, psichedelico dove panorami e presenze hanno carattere allucinatorio, dove la vibrazione e la vertigine hanno preso il posto della tranquillità , dell'azione reiterante e della sicurezza.
Nelle sue opere Andy comincia con una ricerca certosina sulle forme e le iconografie di un soggetto, sui significati e gli atteggiamenti di un personaggio, sui caratteri e comportamenti di una figura storica, mistica, leggendaria.
Poi inizia a comporre, come fosse una musica.
Andy fotografa un istante, un flash back e lo ridispone in un'ottica surreale. Emozioni, esperienze e colori vivono in una dimensione al tempo stesso lucida e caotica. Un collage neopop (con un occhio a Warhol e l'altro a Haring), un enorme patchwork in salsa acida, una poetica fatta di frammenti, di storie cominciate e mai finite, di flash che arrivano in presa diretta dagli anni Ottanta e dl vissuto dell'artista trentacinquenne.
Nato a Monza nel 1971 Andy si specilizza nel ramo della grafica pubblicitaria e dell'illustrazione a Milano e contemporaneamente sviluppa la sua attenzione nei confronti della musica, studiando il saxofono e i sintetizzatori, fino a collaborare ad un progetto musicale chiamato Bluvertigo.
Dopo anni di turnee, apparizioni televisive e implicazioni discografiche, Andy si propone oggi in diversi ruoli, cercando di unire diverse forme di espressione artistica.
Organizzatore:: VOGHERA11 GALLERY, via voghera, 11 MILANO
da giovedì 2 aprile 2009 alle ore 19.00 a giovedì 16 aprile 2009 alle ore 19.00
Luogo: VOGHERA11 ARTGALLERY
Indirizzo: via voghera, 11
Telefono: 390239811630
E-mail: info@voghera11.com
VOGHERA11 ARTGALLERY
www.voghera11.com
presenta:
ANDY
DESIGN & PAINTINGS
"NEW RADICAL DESIGN:
SI ACCENDE IL DESIGN IN ZONA TORTONA"
02 - 16 APRILE '09 vernissage: giovedi' 02 Aprile ore 19.00
c/o VOGHERA11 ARTGALLERY
via voghera, 11 Milano
orario:
lunedì_sabato: 15.00/20.00
Ufficio Stampa:
VOGHERA11 ARTGALLERY
via voghera, 11 20144 Milano
tel/fax: 02 39811630
info@voghera11.com
www.voghera11.com
In vetrina l'ultima produzione di oggetti e dipinti dell' artista_designer:
dipinti, manichini, radio, chaiselongue, slot machine, sedute, tavoli e inediti puff.
Quello di Andy è un design che richiama le esperienze radical da Mendini agli Archizoom.
Andy ripropone con toni originalissimi il tema del make-up unendo l'esperienza delle avanguardie degli anni '70 con accese tonalità new pop.
Il passaggio dalla pittura al design è immediato.
I colori fluon donano doppia vita agli oggetti, di giorno eclettici e bizzarri di notte fluorescenze che dominano lo spazio.
Un barocco mai scontato ed effervescente, glamour e dai toni vintage.
Nella "società dello spettacolo" gli oggetti divengono oggetti del desiderio e il designer star. Il design si discosta da una concezione minimale e puritana e si allinea alle ben più interessanti esperienze del new radical design.
Quello di Andy è un viaggio visionario e senza paracadute in una realtà parallela che somiglia a quella conosciuta.
Il giovane artista briantese parte da elementi del paesaggio quotidiano, da oggetti dell'arredo urbano, da angoli frequentati di continuo e perfettamente conosciuti, da volti di amici e personaggi fin troppo noti, laccati e a volte indigesti, che arrivano in presa diretta dal mondo dello star system e da quello gommoso dei cartoons, per approdare ben presto in un universo acido, deformato, psichedelico dove panorami e presenze hanno carattere allucinatorio, dove la vibrazione e la vertigine hanno preso il posto della tranquillità , dell'azione reiterante e della sicurezza.
Nelle sue opere Andy comincia con una ricerca certosina sulle forme e le iconografie di un soggetto, sui significati e gli atteggiamenti di un personaggio, sui caratteri e comportamenti di una figura storica, mistica, leggendaria.
Poi inizia a comporre, come fosse una musica.
Andy fotografa un istante, un flash back e lo ridispone in un'ottica surreale. Emozioni, esperienze e colori vivono in una dimensione al tempo stesso lucida e caotica. Un collage neopop (con un occhio a Warhol e l'altro a Haring), un enorme patchwork in salsa acida, una poetica fatta di frammenti, di storie cominciate e mai finite, di flash che arrivano in presa diretta dagli anni Ottanta e dl vissuto dell'artista trentacinquenne.
Nato a Monza nel 1971 Andy si specilizza nel ramo della grafica pubblicitaria e dell'illustrazione a Milano e contemporaneamente sviluppa la sua attenzione nei confronti della musica, studiando il saxofono e i sintetizzatori, fino a collaborare ad un progetto musicale chiamato Bluvertigo.
Dopo anni di turnee, apparizioni televisive e implicazioni discografiche, Andy si propone oggi in diversi ruoli, cercando di unire diverse forme di espressione artistica.
Organizzatore:: VOGHERA11 GALLERY, via voghera, 11 MILANO
da giovedì 2 aprile 2009 alle ore 19.00 a giovedì 16 aprile 2009 alle ore 19.00
Luogo: VOGHERA11 ARTGALLERY
Indirizzo: via voghera, 11
Telefono: 390239811630
E-mail: info@voghera11.com
VOGHERA11 ARTGALLERY
www.voghera11.com
presenta:
ANDY
DESIGN & PAINTINGS
"NEW RADICAL DESIGN:
SI ACCENDE IL DESIGN IN ZONA TORTONA"
02 - 16 APRILE '09 vernissage: giovedi' 02 Aprile ore 19.00
c/o VOGHERA11 ARTGALLERY
via voghera, 11 Milano
orario:
lunedì_sabato: 15.00/20.00
Ufficio Stampa:
VOGHERA11 ARTGALLERY
via voghera, 11 20144 Milano
tel/fax: 02 39811630
info@voghera11.com
www.voghera11.com
mercoledì 18 marzo 2009
Psycho Reading
Noci (BA)
21 Marzo 2009
Palazzo della Corte
h 20.00
In concomitanza con la Giornata Mondiale della Poesia e con il centenario della nascita del Manifesto Futurista, l'Amministrazione Comunale di Noci, in collaborazione con l' “Archivio della Poesia Pugliese – Biblioteca Mons. Amatulli”, propone: “Psycho Reading - meccanica dell'ascolto in condizioni inusuali”, a cura di Massimiliano Manieri autore/performer dall'originale mood espressivo.
Una serata futurista-connettivista all’insegna della vitalità creativa che pone l’accento sulle nuove forme di sperimentazione poetica.
La direzione artistica è affidata al giovane autore Antonio Natile, già noto per la riuscitissima manifestazione poetica estiva “Sempre nuova è l’alba”.
21 Marzo 2009
Palazzo della Corte
h 20.00
In concomitanza con la Giornata Mondiale della Poesia e con il centenario della nascita del Manifesto Futurista, l'Amministrazione Comunale di Noci, in collaborazione con l' “Archivio della Poesia Pugliese – Biblioteca Mons. Amatulli”, propone: “Psycho Reading - meccanica dell'ascolto in condizioni inusuali”, a cura di Massimiliano Manieri autore/performer dall'originale mood espressivo.
Una serata futurista-connettivista all’insegna della vitalità creativa che pone l’accento sulle nuove forme di sperimentazione poetica.
La direzione artistica è affidata al giovane autore Antonio Natile, già noto per la riuscitissima manifestazione poetica estiva “Sempre nuova è l’alba”.
Intreccio fra arte e tecnologia: il Tate Media di M. Beatrice Protino
Intreccio fra arte e Il sito della galleria londinese Tate è il più grande museo virtuale del mondo, con 1,5 milioni di click al giorno e con tempi medi di visione che sono passati in un solo anno dai 6 ai 20 minuti.
Tutto inizia quando, a metà del 2005, un atto del Parlamento Britannico definisce ufficialmente come missione della celebre galleria - fondata da Sir Henry Tate nel 1897 - quella di incrementare la conoscenza, la comprensione e il coinvolgimento del pubblico internazionale nell’arte. Nel settembre del 2006, quindi, nasce Tate Media, in grado di aiutare a servire il pubblico e attirare nuovi spettatori, fornendo l’accesso a materiale che Tate non era in grado di offrire prima.
Will Gompertz, media director del Tate Media in un’intervista pubblicata su ‘Il maschile de Il Sole 24 Ore’ dice: < La nostra strategia è stata quella di non considerare il Tate semplicemente un museo. Siamo passati a un’idea molto più contemporanea: fare dell’arte il soggetto chiave di un business, sulla stessa linea di altri settori, come l’editoria, il cinema e la televisione>.
Navigando su Tate Online si vive un’esperienza multimediale: l’intreccio tra arte e tecnologia si dipana tra forum, video (più di 300) e formazione interattiva grazie ad un vero canale tv sull’arte, il tutto realizzato in stretta collaborazione con una serie di partner (come Bbc, il quotidiano Guardian, Bloomberg, Myspace e Flicker – con cui, per la prima volta nella storia dell’arte, il Tate ha già curato la prima mostra fotografica internazionale virtuale), inclusi gli artisti stessi. In linea di massima, il Tate Media spende quasi due milioni di sterline l’anno per garantire i suoi servizi alla comunità virtuale, ma ne ha un ritorno economico colossale: basti pensare che, ad esempio, i film che il Tate produce possono essere visti in tv e in dvd o usati per corsi on-line e che, se il costo del film per il Tate è di mille sterline, il ritorno economico dopo vent’anni è dieci volte superiore.
Dice Gompertz sempre nella stessa intervista:
D’altro canto, oltre ad attirare i privati, la galleria londinese ha alle spalle anche l’appoggio delle istituzioni: il governo di Gordon Brown – nonostante i tempi di recessione – ha deciso di stanziare 50 milioni di sterline come contributo alla costruzione della nuova ala di Tate Modern (il cui costo complessivo si aggirerà intorno ai 215 milioni di sterline), con l’obiettivo dichiarato di fare della Gran Bretagna il fulcro mondiale della creatività. Il Tate Modern 2 (come appunto si chiamerà) dovrebbe vedere la luce nel 2012 e promette - con uno spazio di 5 mila metri quadrati - di diventare il quartier generale della comunità culturale internazionale.
Sommarietto
La galleria londinese punta a rendere la collezione del Tate meno esclusiva, più accessibile e interattiva e a migliorare la comprensione e il godimento della stessa.
martedì 17 marzo 2009
Il Gioco della verità di Andrea Carraro (Hacca edizioni)
Il libro
Nessuno scrittore come Andrea Carraro sa inginocchiarsi, in quanto scrittore, davanti al male di una maturità frustrata e disamorata. La violenza dei suoi personaggi è spesso inesplosa; e, quando esplode, trova le sue vittime già esauste, con gli occhi rossi e la voce strozzata. Questi racconti ci dicono qualcosa di definitivo sul "male oscuro" della piccola-borghesia italiana, incarcerata in reticenze e rabbie covate troppo a lungo, e in tristi ritualità di un benessere di facciata. Ecco, dopo le prove magistrali de Il branco, La lucertola e Il sorcio, a cosa si sono ridotti i borgatari di Pasolini e i borghesi di Moravia. Eccoli, aggressivi e taciturni, aggirarsi in una enorme zona grigia di malessere, dove il borghese quartiere Trieste equivale al litorale romano "senza mare"; eccoli, infelici e senza sogni, sopravvivere "a reddito fisso", trascinandosi da un silenzio all´altro, sfuggendo a ogni vera sociologia. Perché il "realismo" di Carraro - un realismo che mai utilizza gli "effetti speciali" del realismo estremo: il sangue, la violenza gratuita, il "basso" ideologico - è anzitutto un realismo psicologico, di chi conosce i miseri segreti della maturità, gli abissi calmi del disamore e i gesti compulsivi privi di sentimenti. Anche il tremendo "gioco della verità" che Carraro mette in scena, svelando miserie e tradimenti dei suoi personaggi, porta sempre la narrazione nei territori del silenzio: un silenzio vile e angoscioso, infine esausto. Con Carraro, proprio nel mentre i suoi uomini crollano a terra, la vita diventa ancora sopportabile, perché la grigia esistenza viene d´improvviso illuminata dall´apertura - a ventaglio, come uno squarcio di luce - della verità della scrittura. Proprio quest´assenza di infingimenti, questa lingua grigia e solida come il ferro, questo sguardo impudico e fermo, rendono ancora chiare e possibili, nell´opera di Carraro, parole difficili come "realtà" e "verità". (Andrea Di Consoli)
L'autore
Andrea Carraro (Roma, 1959) è autore di A denti stretti (1990), Il branco (1994; inizialmente pubblicato per intero, unico caso dopo Le parrocchie di Regalpetra di Leonardo Sciascia, sulla rivista "Nuovi Argomenti"), L´erba cattiva (1996), La ragione del più forte (1999), La lucertola (2001), Non c´è più tempo (2002) e Il sorcio (2007). Da Il branco, nel 1994, Marco Risi ha tratto l´omonimo film. Carraro scrive anche per il cinema, la radio e i giornali, tra cui "Il Messaggero" e "Repubblica".
www.andreacarraro.com
IL LIBRO E' STATO ANTICIPATO A PAGINA INTERA SU "IL MESSAGGERO" IN DATA 11 MARZO CON QUESTO RACCONTO, CHE VI RIPROPONIAMO.
L´intervista
Un vecchio amico, Lucio. Per un lungo periodo, non
c´era giorno che non ci si vedeva. Si comprava il fumo
e giù a discorrere per ore o ad ascoltare musica strafatti,
in macchina, dove capitava. Voleva iscriversi ad
Architettura, il talento non gli mancava. Dopo il diploma,
fece il grafico pubblicitario per un po´. Ancora
stava bene. Uno spinellaro d´eccezione, un tiro di coca
ogni tanto, ma nient´altro. Almeno fino a quel viaggio
in Pakistan.
Sapevo come se la passava, lo sapevo bene. Rimbalzava
da una clinica all´altra dove lo imbottivano di
psicofarmaci. E ne usciva stracco, abbrutito. Un relitto.
E poi tempo un mese ricominciava peggio. Sapevo
di scosse nervose che lo squassavano, di estenuanti
liti familiari, di una bambola di porcellana scagliata
contro la madre, di notti trascorse all´addiaccio sotto
il cavalcavia della stazione Tiburtina e altro ancora.
Sapevo tutto, ma non lo vedevo più: c´erano amici comuni,
meno fifoni di me, che mi tenevano informato.
Se compariva all´orizzonte mi defilavo. Non ne volevo
sapere più niente di lui. Mi faceva pensare alla morte,
al dolore, alla malattia.
- Bè, come va?
E di là una voce catarrosa.
- Ma chi è?
- Come chi è? Non mi riconosci più!?
- Cesare!... Come stai, quanto tempo è passato,
che razza di fine hai fatto?
- Tu, piuttosto.
- Io?... io me la cavo. Ho qualche problema, ma
me la cavo. Cerco un lavoro. Sai che facevo il grafico?
Bè, ho mollato. E così momentaneamente sono disoccupato.
E tu?
- Ho lasciato l´università. Cerco di fare il giornalista.
Qualche articoletto per la cronaca di Roma.
- Ah, bene. Non ti ci facevo proprio, giornalista.
- Ma tanto non dura mica. Prendo tempo, ecco
tutto. Gioco. Ma prima o poi bisognerà cominciare a
fare sul serio. Cercarsi un lavoro vero. Guadagnare dei
soldi. Ci si vede, allora?
- Certo, quando vuoi.
- Potremmo far due passi a Vill´Ada domattina.
Come ai vecchi tempi. Ci hai ancora il cane? Rosalia
si chiamava, o sbaglio?
- È morta, Rosalia.
Era con Rosalia, quel giorno, di ritorno dal viaggio
in Pakistan. Doveva starci un mese. Tornò dopo un
anno già spacciato, glielo leggevi in faccia.
- No, Vill´Ada preferisco di no. C´è della gente
che non ho voglia di vedere. Per te è lo stesso se andiamo
da un´altra parte... Allora, passi tu?
- Ma come, perché?
- Perché cosa?
- Perché Vill´Ada no? È comoda per tutti e due.
E poi...
- No, Vill´Ada proprio no, abbi pazienza.
Maledizione. Le polemiche sulla Villa, vecchie
inchieste sulle siringhe disseminate dappertutto, sui
drogati molesti. C´era un passato: anche per questo la
redattrice aveva accettato subito entusiasta.
È importante che la foto sia in un punto della villa
riconoscibile immediatamente... Non fatemi il solito alberello
col prato dietro che potrebbe essere dovunque...
- Veramente preferirei Vill´Ada. È tanto che non
ci vado.
- Bè, io no. Scusami, eh...
- Ma perché? Che ti frega? Non passiamo dall´ingresso
principale.
- No, sul serio, preferisco di no, non insistere.
Niente da fare, non molla. Mi propone altri posti.
Deve dei soldi, forse. Oppure si vergogna di quelli con
me: quell´infilata di spettri intabarrati, ansiosi che avevo
visto tante volte nel vialetto d´ingresso.
- Senti, facciamo una cosa, io arrivo un po´ prima
e tu mi aspetti fuori e...
- Ma che t´è preso? T´ho detto di no, non voglio.
Mi ci vuole ancora del bello e del buono per
convincerlo. È ostinato come un mulo.
- Va bene, va bene, allora. Andiamo pure a
Vill´Ada. Se è questione di vita o di morte.
- Ma no, è solo che ci andavamo sempre. Mi
farebbe piacere.
- Sei diventato nostalgico.
- Ma vaffanculo!
Dunque ce lo porto. Lui è in uno stato! Si trascina
come un vecchietto. È pallido e smagrito, ha perso una
quantità di capelli e altri particolari cui cerco invano
di non far caso.
(...)
Ma lui adesso tace o risponde a monosillabi, concentrato
solo sulla fatica dei suoi passi che avanzano.
Allora mi fermo, tanto più che siamo in anticipo ed è
bene arrivare a destinazione che il fotografo è già lì,
altrimenti, hai visto mai che questo impiastro si tira
indietro o mi trascina via! Riprendiamo il cammino
ed io riattacco coi ricordi. Adesso è la volta della sua
prima scopata. Un troione all´Acqua Acetosa. C´era la
fila di macchine, e lui smaniava di andarsene. Si vergognava
come un ladro. Aveva il sospetto che fosse un
finocchio. E poi temeva che non gli si rizzasse, per via
della ciucca da hascisc. Niente, ride appena. Non ricorda
neppure questo. O meglio lo confonde con altri episodi,
la memoria gli fa acqua da tutte le parti. Io sì invece.
Ho una montagna di ricordi con lui. Mi si ingolfano
in testa e lottano uno con l´altro per uscire fuori.
Continuo a parlare. Il silenzio mi angoscia. Parlo
di me adesso: i miei studi abbandonati, il giornalismo.
E intanto lo conduco al luogo deputato, dove ci aspetta
il fotografo.
- Un´intervista!?
- Sì.
- Ma a me?
- Sì, te l´ho detto.
Sorride impacciato.
- E perché?
Cerco le parole. Guardo da un´altra parte, anche
per non imbattermi nello scempio di carie che gli castiga
il sorriso.
- Per la tua esperienza, sai.
Continua a fissarmi, e il sorriso lentamente lo
abbandona:
- So che non te la passi bene. Potrebbe esserti
d´aiuto. A te e ai tuoi amici. Se si fa un po´ di rumore...
È una parte sgradevole la mia, te lo puoi senz´altro
immaginare. Ma pensaci, può giovarti veramente.
- Allora per questo hai voluto portarmi qui. Per
questo insistevi tanto.
Inspira l´odore di resina di cui è satura l´aria umida
del viale, mi chiede una sigaretta.
- Sei solo una persona che ha bisogno d´aiuto.
Ce ne sono tanti come te. Potrei stare anch´io al tuo
posto.
- Non so cosa dire.
- Devi solo rispondere a qualche domanda.
- D´accordo. Però facciamo presto. Ho voglia di
tornare a casa.
- Sì, certo, presto, presto...
Cavo dalla tasca il taccuino, gli snocciolo tutte
le voci del questionario e aziono segretamente il registratore
tascabile.
Quando arriviamo, il fotografo è già pronto.
- Un ultimo sforzo, abbi pazienza.
- No, ti prego, la foto non voglio.
- È solo routine. Si fa con tutti.
- Non ti preoccupare, - insiste il fotografo, - ti
piglio da lontano. Nessun primo piano, promesso. Lì,
lì, sullo steccato. Vai, facciamo in un attimo.
Si siede mansueto sullo steccato, sotto a un pino
martoriato dalla processionaria nello sfondo riconoscibile
del laghetto artificiale.
Tre giorni dopo la sua foto sul giornale e sotto,
a tutta pagina, l´intervista e un breve corsivo di commento
"IL GIOCO DELLA VERITA'"
IL NUOVO LIBRO DI RACCONTI DI ANDREA CARRARO
HACCA EDIZIONI
215 PAGINE
14,00 EURO
www.hacca.it
Nessuno scrittore come Andrea Carraro sa inginocchiarsi, in quanto scrittore, davanti al male di una maturità frustrata e disamorata. La violenza dei suoi personaggi è spesso inesplosa; e, quando esplode, trova le sue vittime già esauste, con gli occhi rossi e la voce strozzata. Questi racconti ci dicono qualcosa di definitivo sul "male oscuro" della piccola-borghesia italiana, incarcerata in reticenze e rabbie covate troppo a lungo, e in tristi ritualità di un benessere di facciata. Ecco, dopo le prove magistrali de Il branco, La lucertola e Il sorcio, a cosa si sono ridotti i borgatari di Pasolini e i borghesi di Moravia. Eccoli, aggressivi e taciturni, aggirarsi in una enorme zona grigia di malessere, dove il borghese quartiere Trieste equivale al litorale romano "senza mare"; eccoli, infelici e senza sogni, sopravvivere "a reddito fisso", trascinandosi da un silenzio all´altro, sfuggendo a ogni vera sociologia. Perché il "realismo" di Carraro - un realismo che mai utilizza gli "effetti speciali" del realismo estremo: il sangue, la violenza gratuita, il "basso" ideologico - è anzitutto un realismo psicologico, di chi conosce i miseri segreti della maturità, gli abissi calmi del disamore e i gesti compulsivi privi di sentimenti. Anche il tremendo "gioco della verità" che Carraro mette in scena, svelando miserie e tradimenti dei suoi personaggi, porta sempre la narrazione nei territori del silenzio: un silenzio vile e angoscioso, infine esausto. Con Carraro, proprio nel mentre i suoi uomini crollano a terra, la vita diventa ancora sopportabile, perché la grigia esistenza viene d´improvviso illuminata dall´apertura - a ventaglio, come uno squarcio di luce - della verità della scrittura. Proprio quest´assenza di infingimenti, questa lingua grigia e solida come il ferro, questo sguardo impudico e fermo, rendono ancora chiare e possibili, nell´opera di Carraro, parole difficili come "realtà" e "verità". (Andrea Di Consoli)
L'autore
Andrea Carraro (Roma, 1959) è autore di A denti stretti (1990), Il branco (1994; inizialmente pubblicato per intero, unico caso dopo Le parrocchie di Regalpetra di Leonardo Sciascia, sulla rivista "Nuovi Argomenti"), L´erba cattiva (1996), La ragione del più forte (1999), La lucertola (2001), Non c´è più tempo (2002) e Il sorcio (2007). Da Il branco, nel 1994, Marco Risi ha tratto l´omonimo film. Carraro scrive anche per il cinema, la radio e i giornali, tra cui "Il Messaggero" e "Repubblica".
www.andreacarraro.com
IL LIBRO E' STATO ANTICIPATO A PAGINA INTERA SU "IL MESSAGGERO" IN DATA 11 MARZO CON QUESTO RACCONTO, CHE VI RIPROPONIAMO.
L´intervista
Un vecchio amico, Lucio. Per un lungo periodo, non
c´era giorno che non ci si vedeva. Si comprava il fumo
e giù a discorrere per ore o ad ascoltare musica strafatti,
in macchina, dove capitava. Voleva iscriversi ad
Architettura, il talento non gli mancava. Dopo il diploma,
fece il grafico pubblicitario per un po´. Ancora
stava bene. Uno spinellaro d´eccezione, un tiro di coca
ogni tanto, ma nient´altro. Almeno fino a quel viaggio
in Pakistan.
Sapevo come se la passava, lo sapevo bene. Rimbalzava
da una clinica all´altra dove lo imbottivano di
psicofarmaci. E ne usciva stracco, abbrutito. Un relitto.
E poi tempo un mese ricominciava peggio. Sapevo
di scosse nervose che lo squassavano, di estenuanti
liti familiari, di una bambola di porcellana scagliata
contro la madre, di notti trascorse all´addiaccio sotto
il cavalcavia della stazione Tiburtina e altro ancora.
Sapevo tutto, ma non lo vedevo più: c´erano amici comuni,
meno fifoni di me, che mi tenevano informato.
Se compariva all´orizzonte mi defilavo. Non ne volevo
sapere più niente di lui. Mi faceva pensare alla morte,
al dolore, alla malattia.
- Bè, come va?
E di là una voce catarrosa.
- Ma chi è?
- Come chi è? Non mi riconosci più!?
- Cesare!... Come stai, quanto tempo è passato,
che razza di fine hai fatto?
- Tu, piuttosto.
- Io?... io me la cavo. Ho qualche problema, ma
me la cavo. Cerco un lavoro. Sai che facevo il grafico?
Bè, ho mollato. E così momentaneamente sono disoccupato.
E tu?
- Ho lasciato l´università. Cerco di fare il giornalista.
Qualche articoletto per la cronaca di Roma.
- Ah, bene. Non ti ci facevo proprio, giornalista.
- Ma tanto non dura mica. Prendo tempo, ecco
tutto. Gioco. Ma prima o poi bisognerà cominciare a
fare sul serio. Cercarsi un lavoro vero. Guadagnare dei
soldi. Ci si vede, allora?
- Certo, quando vuoi.
- Potremmo far due passi a Vill´Ada domattina.
Come ai vecchi tempi. Ci hai ancora il cane? Rosalia
si chiamava, o sbaglio?
- È morta, Rosalia.
Era con Rosalia, quel giorno, di ritorno dal viaggio
in Pakistan. Doveva starci un mese. Tornò dopo un
anno già spacciato, glielo leggevi in faccia.
- No, Vill´Ada preferisco di no. C´è della gente
che non ho voglia di vedere. Per te è lo stesso se andiamo
da un´altra parte... Allora, passi tu?
- Ma come, perché?
- Perché cosa?
- Perché Vill´Ada no? È comoda per tutti e due.
E poi...
- No, Vill´Ada proprio no, abbi pazienza.
Maledizione. Le polemiche sulla Villa, vecchie
inchieste sulle siringhe disseminate dappertutto, sui
drogati molesti. C´era un passato: anche per questo la
redattrice aveva accettato subito entusiasta.
È importante che la foto sia in un punto della villa
riconoscibile immediatamente... Non fatemi il solito alberello
col prato dietro che potrebbe essere dovunque...
- Veramente preferirei Vill´Ada. È tanto che non
ci vado.
- Bè, io no. Scusami, eh...
- Ma perché? Che ti frega? Non passiamo dall´ingresso
principale.
- No, sul serio, preferisco di no, non insistere.
Niente da fare, non molla. Mi propone altri posti.
Deve dei soldi, forse. Oppure si vergogna di quelli con
me: quell´infilata di spettri intabarrati, ansiosi che avevo
visto tante volte nel vialetto d´ingresso.
- Senti, facciamo una cosa, io arrivo un po´ prima
e tu mi aspetti fuori e...
- Ma che t´è preso? T´ho detto di no, non voglio.
Mi ci vuole ancora del bello e del buono per
convincerlo. È ostinato come un mulo.
- Va bene, va bene, allora. Andiamo pure a
Vill´Ada. Se è questione di vita o di morte.
- Ma no, è solo che ci andavamo sempre. Mi
farebbe piacere.
- Sei diventato nostalgico.
- Ma vaffanculo!
Dunque ce lo porto. Lui è in uno stato! Si trascina
come un vecchietto. È pallido e smagrito, ha perso una
quantità di capelli e altri particolari cui cerco invano
di non far caso.
(...)
Ma lui adesso tace o risponde a monosillabi, concentrato
solo sulla fatica dei suoi passi che avanzano.
Allora mi fermo, tanto più che siamo in anticipo ed è
bene arrivare a destinazione che il fotografo è già lì,
altrimenti, hai visto mai che questo impiastro si tira
indietro o mi trascina via! Riprendiamo il cammino
ed io riattacco coi ricordi. Adesso è la volta della sua
prima scopata. Un troione all´Acqua Acetosa. C´era la
fila di macchine, e lui smaniava di andarsene. Si vergognava
come un ladro. Aveva il sospetto che fosse un
finocchio. E poi temeva che non gli si rizzasse, per via
della ciucca da hascisc. Niente, ride appena. Non ricorda
neppure questo. O meglio lo confonde con altri episodi,
la memoria gli fa acqua da tutte le parti. Io sì invece.
Ho una montagna di ricordi con lui. Mi si ingolfano
in testa e lottano uno con l´altro per uscire fuori.
Continuo a parlare. Il silenzio mi angoscia. Parlo
di me adesso: i miei studi abbandonati, il giornalismo.
E intanto lo conduco al luogo deputato, dove ci aspetta
il fotografo.
- Un´intervista!?
- Sì.
- Ma a me?
- Sì, te l´ho detto.
Sorride impacciato.
- E perché?
Cerco le parole. Guardo da un´altra parte, anche
per non imbattermi nello scempio di carie che gli castiga
il sorriso.
- Per la tua esperienza, sai.
Continua a fissarmi, e il sorriso lentamente lo
abbandona:
- So che non te la passi bene. Potrebbe esserti
d´aiuto. A te e ai tuoi amici. Se si fa un po´ di rumore...
È una parte sgradevole la mia, te lo puoi senz´altro
immaginare. Ma pensaci, può giovarti veramente.
- Allora per questo hai voluto portarmi qui. Per
questo insistevi tanto.
Inspira l´odore di resina di cui è satura l´aria umida
del viale, mi chiede una sigaretta.
- Sei solo una persona che ha bisogno d´aiuto.
Ce ne sono tanti come te. Potrei stare anch´io al tuo
posto.
- Non so cosa dire.
- Devi solo rispondere a qualche domanda.
- D´accordo. Però facciamo presto. Ho voglia di
tornare a casa.
- Sì, certo, presto, presto...
Cavo dalla tasca il taccuino, gli snocciolo tutte
le voci del questionario e aziono segretamente il registratore
tascabile.
Quando arriviamo, il fotografo è già pronto.
- Un ultimo sforzo, abbi pazienza.
- No, ti prego, la foto non voglio.
- È solo routine. Si fa con tutti.
- Non ti preoccupare, - insiste il fotografo, - ti
piglio da lontano. Nessun primo piano, promesso. Lì,
lì, sullo steccato. Vai, facciamo in un attimo.
Si siede mansueto sullo steccato, sotto a un pino
martoriato dalla processionaria nello sfondo riconoscibile
del laghetto artificiale.
Tre giorni dopo la sua foto sul giornale e sotto,
a tutta pagina, l´intervista e un breve corsivo di commento
"IL GIOCO DELLA VERITA'"
IL NUOVO LIBRO DI RACCONTI DI ANDREA CARRARO
HACCA EDIZIONI
215 PAGINE
14,00 EURO
www.hacca.it
lunedì 16 marzo 2009
Pornografica
"Pornografica - explicit art" è un libro dedicato al disegno erotico esplicito che raccoglie sedici autori appartenenti a diverso titolo all’ambito del fumetto, dell’illustrazione e del disegno. "Pornografica - explicit art" rappresenta una piccola e preziosa antologia dell´immagine pornografica, un album erotico di immaginari contrastanti, fantasie, frasi e forme esplicite, un tributo all´espressione disinvolta e spregiudicata. Gli autori di "Pornografica - explicit art" sono Armin Barducci, Cesko, Gianluca Costantini, DePica, Leonardo Guardigli, Jaime Lascimmia, Angelo Mennillo, Minimalab, Marino Neri, Nicoz Balboa, Paper Resistance, Claudio Parentela, Filippo Pirini, Thomas Ray, SS-Sunda, Niccolò Storai.
Mercoledi 18 marzo, dalle 19.30 alle 22
vernissage, aperitivo e proiezioni
Betty&Books
via Rialto 23/a
Bologna
http://www.betty-books.com
http://bettybooks.wordpress.com
mercoledì 18 marzo 2009
start 19.30
Luogo: Betty&Books
Indirizzo: via Rialto 23/a
Bologna, Italy
Mercoledi 18 marzo, dalle 19.30 alle 22
vernissage, aperitivo e proiezioni
Betty&Books
via Rialto 23/a
Bologna
http://www.betty-books.com
http://bettybooks.wordpress.com
mercoledì 18 marzo 2009
start 19.30
Luogo: Betty&Books
Indirizzo: via Rialto 23/a
Bologna, Italy
TELFENER, U. Le forme dell’addio (Castelvecchi, 2007). Di Mimmo Pesare
Diciamo subito che questo libro ha un sottotitolo che porterebbe quasi immediatamente a pensare si tratti dell’ennesimo saggio da ombrellone sui casi dell’amore. Sotto il più enigmatico Le forme dell’addio, leggiamo infatti Effetti collaterali dell’amore (locuzione che rimanderebbe alla premiata ditta Crepet-Alberoni). Del resto, si hanno più elementi per scommettere sulla lettura di questo libro: il titolo, stimolante; il sottotitolo, molto meno stimolante; una bella copertina fondo bianco su cui campeggia, minimalista, un doppio picciolo di ciliegia con un solo frutto invece che due; infine il nome dell’autrice, psicoterapeuta e docente a La Sapienza, che per Castelvecchi ha già pubblicato un testo tanto agile quanto fortunato (Ho sposato un narciso, 2006), ma che vanta una ricca produzione saggistica (per i tipi, tra gli altri, di Bollati Boringhieri).
Usando probabilmente le “scorciatoie delle sinapsi”, chi scrive si è lasciato sedurre dalla ciliegia prima, e dall’indice dopo, ma soprattutto da una telegrafica recensione sul domenicale del Sole 24 ore. Ebbene, credo si tratti di un esempio virtuoso di come sia possibile coniugare la ricerca teorica che sta alla base di ogni opera saggistica, a una scrittura che attraversa temi universali dell’esistenza umana in maniera assolutamente brillante e allo stesso tempo comprensibile non solo agli esperti di modelli psicodinamici.
Le forme dell’addio è fondamentalmente un’analisi sul fenomeno dell’abbandono, non solo e non necessariamente dal punto di vista amoroso della coppia – sebbene questa dimensione sia la più direttamente osservabile – ma come meta-condizione della psiche e delle pieghe emotive di essa. L’abbandono, allora, fuori dalle secche neghittose dei rotocalchi di psicologia femminile da edicola, viene analizzato come fenomeno che appartiene ai momenti di transizione dell’umanità occidentale, passando poi a esplicitarne le strutture antropologiche ed epistemologiche e le relative ricadute sulla collettività e sulle relazioni sociali e infine fornendo una legittimazione psicodinamica che, naturalmente, affonda le proprie radici in autori come Balint, Bowlby, Laing.
Le oltre trecento pagine di questo volume sono sempre attraversate da una armonia tra la narrazione di casi clinici e l’esplicazione scientifica, tale da toccare le corde emotive dei lettori su un tema che, in attivo o in passivo, appartiene agli archetipi dell’immaginario umano. Ma la Telfener fa di più. Questo saggio è sorretto, fondamentalmente, da una bella spinta di laicità scientifica, da un disincanto sullo scottante tabù del disamore che libera la mente degli stereotipi sulla coppia e costituisce un valido esercizio di analisi e affrancamento dalle pesantezze platonico-religiose sulla pervasività dell’amore. Innanzitutto con strumenti di scrittura: nelle (poche) storie di vita che corroborano la teoria proposta, compaiono improvvisamente ma fruttuosamente, accanto alle normotipiche palinodie della coppia etero, anche storie di amori omosessuali, di famiglie allargate, di forme familiari non convenzionali e non necessariamente facenti riferimento alla coppia-sposata-con-figli.
Poi ci sono utili strumenti bibliografici complementari, come l’indice della “letteratura sul disamore”, divisa per romanzi, racconti, film e (addirittura) canzoni.
Ma soprattutto questa vis laica che permea le pagine di Le forme dell’addio, ha la sua più significativa interfaccia nella filosofia di fondo che l’autrice, in maniera sempre garbata ed elegante, propone con forma di rispettosa “pedagogia del distacco sentimentale”. L’autrice si chiede: “perché ci si lascia?” e “cosa si deve fare se ci si lascia?”, ma la risposta non deve necessariamente essere conciliante rispetto a alla ricostruzione del mito dell’ermafrodito platonico; ci si lascia perché il desiderio finisce e l’heideggeriano abbandono-Gelassenheit risulta l’unico atteggiamento che sia coerente con la finitezza dell’uomo e con il rispetto del suo desiderio. A pag. 274 del testo si legge un brano che sembra essere la scrematura di tutto il lavoro della Telfener: dovremmo liberarci – tutti quanti – da una pretesa che ci rende solamente infelici e ci condiziona da millenni: che l’amore sia salvifico, fantastico e per sempre. (...) Viviamo nell’epoca del cambiamento, il contesto risulta però ancora conservatore e sembra guidato da regole fisse, da idee difficili a morire. E giù con l’elenco di alcuni degli stereotipi/tabù sui rapporti d’amore, analizzati in altrettanti acribici paragrafi: credere che l’amore salvi la vita, credere che l’amore sia per sempre, credere che l’amore sia “fusione”, credere che esista una sola forma di rapporto, quello monogamico, credere che sesso e amore coincidano, credere che l’amore sia ordine, certezza e armonia; solo per citarne alcuni.
Un libro che di consolatorio ha poco, dunque, un libro sul disincanto nelle relazioni che il tempo spegne senza che sia ben visibile una qualche causa razionale. Ma è un libro fresco e intelligente sulla sperequazione, spesso ai limiti del gap, esistente tra strutture ancestrali e imperiture della psiche umana e, invece, la mutevolezza dei paradigmi sociali e relazionali che il tempo presente inchioda a una cornice di assoluta mancanza di definizioni.
TELFENER, U.
Le forme dell’addio
Roma, Castelvecchi, 2007, pp. 319, € 16.00
Usando probabilmente le “scorciatoie delle sinapsi”, chi scrive si è lasciato sedurre dalla ciliegia prima, e dall’indice dopo, ma soprattutto da una telegrafica recensione sul domenicale del Sole 24 ore. Ebbene, credo si tratti di un esempio virtuoso di come sia possibile coniugare la ricerca teorica che sta alla base di ogni opera saggistica, a una scrittura che attraversa temi universali dell’esistenza umana in maniera assolutamente brillante e allo stesso tempo comprensibile non solo agli esperti di modelli psicodinamici.
Le forme dell’addio è fondamentalmente un’analisi sul fenomeno dell’abbandono, non solo e non necessariamente dal punto di vista amoroso della coppia – sebbene questa dimensione sia la più direttamente osservabile – ma come meta-condizione della psiche e delle pieghe emotive di essa. L’abbandono, allora, fuori dalle secche neghittose dei rotocalchi di psicologia femminile da edicola, viene analizzato come fenomeno che appartiene ai momenti di transizione dell’umanità occidentale, passando poi a esplicitarne le strutture antropologiche ed epistemologiche e le relative ricadute sulla collettività e sulle relazioni sociali e infine fornendo una legittimazione psicodinamica che, naturalmente, affonda le proprie radici in autori come Balint, Bowlby, Laing.
Le oltre trecento pagine di questo volume sono sempre attraversate da una armonia tra la narrazione di casi clinici e l’esplicazione scientifica, tale da toccare le corde emotive dei lettori su un tema che, in attivo o in passivo, appartiene agli archetipi dell’immaginario umano. Ma la Telfener fa di più. Questo saggio è sorretto, fondamentalmente, da una bella spinta di laicità scientifica, da un disincanto sullo scottante tabù del disamore che libera la mente degli stereotipi sulla coppia e costituisce un valido esercizio di analisi e affrancamento dalle pesantezze platonico-religiose sulla pervasività dell’amore. Innanzitutto con strumenti di scrittura: nelle (poche) storie di vita che corroborano la teoria proposta, compaiono improvvisamente ma fruttuosamente, accanto alle normotipiche palinodie della coppia etero, anche storie di amori omosessuali, di famiglie allargate, di forme familiari non convenzionali e non necessariamente facenti riferimento alla coppia-sposata-con-figli.
Poi ci sono utili strumenti bibliografici complementari, come l’indice della “letteratura sul disamore”, divisa per romanzi, racconti, film e (addirittura) canzoni.
Ma soprattutto questa vis laica che permea le pagine di Le forme dell’addio, ha la sua più significativa interfaccia nella filosofia di fondo che l’autrice, in maniera sempre garbata ed elegante, propone con forma di rispettosa “pedagogia del distacco sentimentale”. L’autrice si chiede: “perché ci si lascia?” e “cosa si deve fare se ci si lascia?”, ma la risposta non deve necessariamente essere conciliante rispetto a alla ricostruzione del mito dell’ermafrodito platonico; ci si lascia perché il desiderio finisce e l’heideggeriano abbandono-Gelassenheit risulta l’unico atteggiamento che sia coerente con la finitezza dell’uomo e con il rispetto del suo desiderio. A pag. 274 del testo si legge un brano che sembra essere la scrematura di tutto il lavoro della Telfener: dovremmo liberarci – tutti quanti – da una pretesa che ci rende solamente infelici e ci condiziona da millenni: che l’amore sia salvifico, fantastico e per sempre. (...) Viviamo nell’epoca del cambiamento, il contesto risulta però ancora conservatore e sembra guidato da regole fisse, da idee difficili a morire. E giù con l’elenco di alcuni degli stereotipi/tabù sui rapporti d’amore, analizzati in altrettanti acribici paragrafi: credere che l’amore salvi la vita, credere che l’amore sia per sempre, credere che l’amore sia “fusione”, credere che esista una sola forma di rapporto, quello monogamico, credere che sesso e amore coincidano, credere che l’amore sia ordine, certezza e armonia; solo per citarne alcuni.
Un libro che di consolatorio ha poco, dunque, un libro sul disincanto nelle relazioni che il tempo spegne senza che sia ben visibile una qualche causa razionale. Ma è un libro fresco e intelligente sulla sperequazione, spesso ai limiti del gap, esistente tra strutture ancestrali e imperiture della psiche umana e, invece, la mutevolezza dei paradigmi sociali e relazionali che il tempo presente inchioda a una cornice di assoluta mancanza di definizioni.
TELFENER, U.
Le forme dell’addio
Roma, Castelvecchi, 2007, pp. 319, € 16.00
domenica 15 marzo 2009
Shoko Tendo, il Drago nel cuore, Garzanti (2009)
Quest'opera esce nel 2004 in Giappone. Esce in Italia per i tipi di Garzanti solo nel febbraio del 2009, questo splendido libro di Shoko Tendo dal titolo Il drago nel cuore. Splendido innanzitutto per come descrive dall'interno un mondo a parte, un sottomondo, una dimensione parallela come la si voglia definire questa realtà che ha un nome grande, importante, inquietante: Yakuza. Per chi non lo sapesse la Yakuza è la più grande organizzazione criminale giapponese, firmatataria di più di cinquecento omicidi l'anno per lotte intestine, infiltrata nel mondo degli affari legali e delle istituzioni in molti paesi dell'Asia come Corea del Sud, Cina, Mongolia, Filippine e Indonesia, narcotraffico e prostituzione: ma pur sempre ninkyō dantai, nome il cui significato è accostabile a quello di "onorata società". Splendido per il ritmo incalzante, che ti incolla pagina dopo pagina, in questo viaggio all'inferno, dall'adoloscenza vista sotto gli sballi di differenti tipologie di droghe, perverse dinamiche di gruppo, morbosi rapporti sessuali, e una deriva sempre più letale, sempre più psicotica. Splendido perchè non era mai accaduto che una donna raccontasse l' universo fallocentrico, virile, maschilista della yakuza, un pò troppo spesso e in maniera da sognatori romantici associataagli antichi samurai e a codici d' onore. Tendo, racconta in forma di romanzo la sua vita di figlia di un boss, poi di vittima e amante di boss, che diventa boss lei stessa. Un libro splendido insomma che racconta il b-side del Giappone, quello che è patria non solo di Go Nagai.
sabato 14 marzo 2009
Sonia Ceccotti, Facce riciclate
Inaugurazione sabato 28 marzo 2009 - ore 19,00
testo in catalogo: Barbara Meneghel
dal 28 marzo al 20 giugno 2009
catalogo edizioni GiaMaArt studio
direzione Gianfranco Matarazzo
http://www.giamaartstudio.it/
Alla sua prima personale presso la galleria GiaMaArt studio, Sonia Ceccotti presenta una serie di lavori a carboncino di varia dimensione, dedicati al tema del ritratto. Il titolo scelto per la mostra, “Facce riciclate”, fa innanzitutto riferimento alla volontà di proporre una serie di disegni i cui soggetti siano già stati utilizzati in precedenti lavori: l’artista stessa (il soggetto in cui riesce ad esprimersi meglio); il compagno; gli affetti famigliari, ma anche immagini femminili tratte da internet in base a scelte meramente estetiche. Nello stesso tempo, però, il concetto del “riciclaggio” rimanda anche alla scelta di inserire nel disegno elementi “poveri”. Si tratta di materiali tratti direttamente dalla vita quotidiana, e in particolare dal materiale da imballaggio: cartone ondulato (che funge da supporto al disegno), nastri adesivi da pacco, nastri isolanti, codici a barre. Elementi che vengono distribuiti sul supporto del disegno a inframmezzarne i tratti, a sottolineare particolari punti di luce e ombra, a dare intensità agli sguardi. Il tutto dà vita a un’estetica del recupero che da un lato interroga e illumina i tratti figurativi del carboncino, dall’altro intrattiene un dialogo con la vita quotidiana muovendosi in una precisa direzione: quella della riabilitazione del “basso”, di qualcosa che altrimenti verrebbe fisicamente scartato e svalutato. Il risultato è un interessante connubio di figurazione tradizionale e intervento materico, che contribuisce a suscitare interesse e attrazione nello spettatore. Con questa precisa scelta estetica, Sonia Ceccotti inaugura un nuovo filone di ricerca che si affianca alla pittura a olio fin qui utilizzata. Non una sostituzione, ma un modo alternativo di sentire e interpretare il proprio lavoro, nato da una circostanza puramente casuale: il continuo utilizzo del materiale da imballaggio per avvolgere le proprie tele (comune a tutti gli artisti). Da qui, la curiosità e l’urgenza di tradurre in opera la propria esperienza quotidiana, facendo passare i soggetti ritratti quasi in secondo piano rispetto alla modalità stessa del fare
giovedì 12 marzo 2009
Christian De Poorter e il suo Futurix
“Il presente non ci convince. Il futuro invece fa sognare. Futurix informerà gli spiriti curiosi (la curiosità è il primo segno dell'intelligenza) dando un anticipo di futuro a tutti gli appassionati, selezionando il meglio dei possibili scenari futuri: nuove tecnologie, internet, design, nuovi concept, nuove interfacce, architetture dei prossimi anni, con un occhio anche al meglio dell'attualità high-tech”. Con queste parole Christian De Poorter presenta il suo blog www.futurix.it
Christian De Poorter è designer e giornalista. Collabora con Nova del Sole 24 ore. Questa è l’auto-intervista integrale, di cui ho pubblicato un estratto per la quarta puntata di Hi-Pop su Salento Web Tv. La presento integralmente al mio pubblico
The Bastard Sons of Dioniso
L'appuntamento è per giovedì prossimo, 19 marzo 2009, alle ore 20 con ingresso libero
BASTARD IN CONCERTO AL PARCO DI PERGINE
L'assessore Panizza: "Dalla band trentina un messaggio positivo ai giovani"
Il concerto dei Bastard Sons of Dioniso, tanto atteso, ci sarà: il gruppo rivelazione dell'edizione 2009 della trasmissione Rai X Factor si terrà il prossimo giovedì, 19 marzo 2009, alle ore 20 presso il parco Tre Castagni di Pergine. La conferma è arrivata nel pomeriggio di oggi direttamente da Milano, dove la produzione Magnolia, in accordo con Rai2, ha deciso lo spostamento della trasmissione dalla prima serata del lunedì a quella del martedì. Di conseguenza è slittato di un giorno il programma organizzato per il ritorno a casa dei Bastard: la band muoverà da Milano alla volta della Valsugana nella giornata di mercoledì 18 marzo, quando sono previste le riprese televisive dei tre ragazzi con le famiglie e gli amici, nei luoghi dove sono nati.
"Vogliamo ricostruire la vita dei Bastard, così come quella degli altri finalisti dell'edizione 2009 di X Factor - ha spiegato Flavio Tallone, direttore di produzione del programma, presente oggi a Trento - Si tratta di un momento necessariamente privato, dove noi andremo a documentare i luoghi familiari di questi ragazzi". Il momento pubblico è rimandato al giorno successivo, giovedì 19 marzo, con il concerto al parco dei Tre Castagni di Pergine, organizzato dalla Provincia autonoma di Trento. Il cambio di programma sul rientro a casa dei Bastard Sons of Dioniso è dovuto alla spostamento della trasmissione X Factor nel palinsesto di Rai2: dalla prima serata del lunedì a quella del martedì. La comunicazione è arrivata direttamente da Milano nelle prime ore del pomeriggio di oggi, dopo che in conferenza stampa era stata annunciato il programma messo a punto dalla Provincia autonoma di Trento, organizzatrice del concerto. La nuova data del concerto dei Bastard è fissata per giovedì prossimo, 19 marzo 2009. Il programma iniziale fissava il concerto per la serata di mercoledì. Alle ore 20.30, la band trentina salirà sul palco allestito nella suggestiva cornice del Parco dei Tre Castagni di Pergine per il concerto tributo ai loro fans e a tutto il movimento musicale trentino. Il concerto è un'iniziativa fortemente voluta dall'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza: "Dai Bastard Sons of Dioniso arriva un messaggio positivo, di forza e originalità, per i giovani. E' compito delle istituzioni trentine supportare realtà che hanno trovato il successo della platea nazionale. Il successo dei Bastard - ha ricordato Panizza - deve essere l'occasione per offrire maggiore visibilità ad una realtà molto importante per il mondo giovanile, ovvero le decine di gruppi musicali trentini che da sempre animano la realtà locale. Il successo dei Bastard è anche il loro successo e noi non vogliamo dimenticare l'intero movimento".
L'occasione della conferenza stampa di oggi è servita da offrire i dati del successo che i Bastard stanno registrando in tutta Italia: il sito internet ufficiale del gruppo ( http://www.tbsod.com/ ha registrato nell'ultimo mese e mezzo un picco di accesso, oltre 600 mila, contro i 30 mila registrati negli ultimi due anni. In aumento sono anche i fans reali, fisici (che si affiancano a quelli virtuali del web): sono centinaia le richieste che arrivano di adesione ai vari fans club lcoali, mentre in molte zone d'Italia, si stanno organizzando l'apertura di nuovi fans club.
Dopo la due giorni trentina, i Bastard faranno ritorno a Milano per continuare la sfida che li vede tra i favoriti per la vittoria dell'edizione 2009 di X Factor.
Nella giornata di giovedì è prevista, presso la sala stampa della Provincia autonoma di Trento di piazza Dante, una conferenza stampa a cui prenderanno gli stessi Bastard, l'assessore Panizza e la produzione Magnolia.
In caso di maltempo, il concerto si terrà al Palaghiaie di Trento, sempre giovedì 19 marzo e con lo stesso orario (ore 20).
mercoledì 11 marzo 2009
Pulp e spaghetti-western alla pugliese
Pulp e spaghetti-western alla pugliese
Conversazione sulla scrittura e gli scenari dell’opera di Omar Di Monopoli
nell'ambito di LE PORTE DELL'OCCIDENTE
progetto di residenza teatrale dei Radiodervish
Vi è un folto gruppo di nuovi scrittori pugliesi «disertori» che preferiscono raccontare il nostro territorio, abbandonando gli stereotipi da cartolina o i piagnistei di un meridionalismo vecchia maniera. Tra questi, Omar di Monopoli, che ha scelto le chiavi della pulp fiction e del fumettone western, per sovraccaricare pregi e, soprattutto, difetti di territori e umanità a noi assai familiari. Con due fortunati romanzi già pubblicati per i tipi di Isbn, un'etichetta cult della nuova editoria italiana, Di Monopoli racconterà la propria storia di scrittore, le ragioni del suo stile e lo sguardo particolare sul territorio, anticipando, in anteprima assoluta, parti del terzo romanzo della trilogia sull’attuale «far west» di Puglia.
Omar Di Monopoli (1971) vive e lavora in Puglia, a Manduria. Ha firmato la sceneggiatura di La caccia, prodotto da Edoardo Winspeare. Per Isbn Edizioni ha pubblicato i romanzi Uomini e cani (2007) e Ferro e fuoco (2008).
Organizzatori:OMAR DI MONOPOLI - Enzo Mansueto
Altro - Festival
Data: domenica 15 marzo 2009
Ora: 18.30 - 20.00
Luogo: Castello Normanno Svevo - Sannicandro di Bari, Italy
Conversazione sulla scrittura e gli scenari dell’opera di Omar Di Monopoli
nell'ambito di LE PORTE DELL'OCCIDENTE
progetto di residenza teatrale dei Radiodervish
Vi è un folto gruppo di nuovi scrittori pugliesi «disertori» che preferiscono raccontare il nostro territorio, abbandonando gli stereotipi da cartolina o i piagnistei di un meridionalismo vecchia maniera. Tra questi, Omar di Monopoli, che ha scelto le chiavi della pulp fiction e del fumettone western, per sovraccaricare pregi e, soprattutto, difetti di territori e umanità a noi assai familiari. Con due fortunati romanzi già pubblicati per i tipi di Isbn, un'etichetta cult della nuova editoria italiana, Di Monopoli racconterà la propria storia di scrittore, le ragioni del suo stile e lo sguardo particolare sul territorio, anticipando, in anteprima assoluta, parti del terzo romanzo della trilogia sull’attuale «far west» di Puglia.
Omar Di Monopoli (1971) vive e lavora in Puglia, a Manduria. Ha firmato la sceneggiatura di La caccia, prodotto da Edoardo Winspeare. Per Isbn Edizioni ha pubblicato i romanzi Uomini e cani (2007) e Ferro e fuoco (2008).
Organizzatori:OMAR DI MONOPOLI - Enzo Mansueto
Altro - Festival
Data: domenica 15 marzo 2009
Ora: 18.30 - 20.00
Luogo: Castello Normanno Svevo - Sannicandro di Bari, Italy
martedì 10 marzo 2009
Elettra Bianchi, Storie volte al senso (Libertà edizioni) a Torino
Il giorno 17 marzo alle ore 18 e 30 presso l'Hotel City di Torino (via Juvarra 25) Sofia Riccaboni presenterà la scrittrice Elettra Bianchi e le sue due raccolte di poesie : I suggelli spezzati e Storie Volte al senso, entrambe edite per Libertà Edizioni. La quota autrice delle copie vendute sarà donato all'associzione Cuore Fratello
LE VOCI
Da dove arrivano queste voci
che aprono le orecchie a suoni scomparsi
di esseri disfatti e case perdute
che aprono le porte alle parole dei nonni
o dei compagni d’infanzia sepolti nel tempo
che non è più,
e perché camuffate sotto suoni di primavera
o di flauti
ancora vigilano sui tempi morti della mia vita
e li scuotono
temporali imprevisti
rombi d’un flebile lamento
sottratto al mistero.
Voci abbandonate
di sterili steppe
povere e logore cantanti
d’impossibili messaggi
tornate all’entroterra
che spietato custodisce i vostri fiati.
Lasciatemi nella mia pace indisturbata.
Elettra Bianchi
LibertàEdizioni
martedì 17 marzo 2009
Ora: 18.30 - 21.30
Hotel City Via Juvarra 25 Torino
E-mail: ufficio.stampa@libertaedizioni.net
lunedì 9 marzo 2009
Giuseppe Cristaldi e il suo Un rumore di Gabbiani a Racale
GIUSEPPE CRISTALDI presenta
15 marzo 2009, Associazone APE-Gabriele Toma
Piazza Beltrano, 33 Racale (Lecce)
ore 19
Un rumore di gabbiani (libro +DVD)
prefazione di Caparezza
con un contributo di Franco Battiato
Besa editrice, Collana Cosmografie, Pagine 32, Euro 15,00
Introduce Stefano Donno
Un canto di lotta e denuncia per i martiri dei petrolchimici
La casa editrice salentina Besa, pubblica un libro di straordinaria attualità, con la splendida prefazione del cantautore Caparezza, che si conferma artista attento a importanti problematiche sociali. A scriverlo è Giuseppe Cristaldi. La vemente descrizione della vasta piaga petrolchimica nei territori italiani, la deriva degli operai e delle rispettive famiglie, le mutilazioni affettive connesse all’inalazione del cloruro di vinile monomero, i viaggi della speranza, l’ignominia, i pensieri notturni, i trepidi atti diurni, le emarginazioni, le vessazioni sugli operai alimentate da una ritrosia culturale, la natura ridotta a una carcassa do molosso. Questo il contenuto di un’opera filmica sperimentale sia a livello testuale che strutturale, costituita da un’orazione reggente, da frames documentaristici e da provocazioni scenografiche. La caustica concezione di una denuncia radicata nei canoni dell’odierno teatro civico che rasenta i livelli del macabro per giungere nelle viscere delle coscienze.
Il dvd in allegato al volume racconta la vita eroica di Gabriele Bortolozzo, ex-dipendente del petrolchimico di Porto Marghera, quale somma memoria da tramandare ai posteri. Le gesta esemplari raccontate da un suo simile, sodale, in terra brindisina, un operaio che all’epilogo esistenziale descrive minuziosamente il proprio retaggio ad un feto, presunto, insperato, affinché niente e nessuno annaspi più nell’oblio, nell’omertà. Il martirio di uomini barattati col polivinilcloruro. Le strazianti testimonianze delle vedove, dei figli, dei medici segnati dal tragico fenomeno. Questo il contenuto tematico del medio metraggio Un rumore di gabbiani che ha anche partecipato al LevanteFilmFest.
GIUSEPPE CRISTALDI (1983) vive e lavora a Parabita (Lecce). Dopo la sua prima opera Storia di un metronomo capovolto torna al pubblico con Un rumore di gabbiani, in cui traspare tutta la sua sensibilità verso problematiche di carattere civile
Per contatti: Ufficio stampa
ufficiostampa@besaeditrice.it
15 marzo 2009, Associazone APE-Gabriele Toma
Piazza Beltrano, 33 Racale (Lecce)
ore 19
Un rumore di gabbiani (libro +DVD)
prefazione di Caparezza
con un contributo di Franco Battiato
Besa editrice, Collana Cosmografie, Pagine 32, Euro 15,00
Introduce Stefano Donno
Un canto di lotta e denuncia per i martiri dei petrolchimici
La casa editrice salentina Besa, pubblica un libro di straordinaria attualità, con la splendida prefazione del cantautore Caparezza, che si conferma artista attento a importanti problematiche sociali. A scriverlo è Giuseppe Cristaldi. La vemente descrizione della vasta piaga petrolchimica nei territori italiani, la deriva degli operai e delle rispettive famiglie, le mutilazioni affettive connesse all’inalazione del cloruro di vinile monomero, i viaggi della speranza, l’ignominia, i pensieri notturni, i trepidi atti diurni, le emarginazioni, le vessazioni sugli operai alimentate da una ritrosia culturale, la natura ridotta a una carcassa do molosso. Questo il contenuto di un’opera filmica sperimentale sia a livello testuale che strutturale, costituita da un’orazione reggente, da frames documentaristici e da provocazioni scenografiche. La caustica concezione di una denuncia radicata nei canoni dell’odierno teatro civico che rasenta i livelli del macabro per giungere nelle viscere delle coscienze.
Il dvd in allegato al volume racconta la vita eroica di Gabriele Bortolozzo, ex-dipendente del petrolchimico di Porto Marghera, quale somma memoria da tramandare ai posteri. Le gesta esemplari raccontate da un suo simile, sodale, in terra brindisina, un operaio che all’epilogo esistenziale descrive minuziosamente il proprio retaggio ad un feto, presunto, insperato, affinché niente e nessuno annaspi più nell’oblio, nell’omertà. Il martirio di uomini barattati col polivinilcloruro. Le strazianti testimonianze delle vedove, dei figli, dei medici segnati dal tragico fenomeno. Questo il contenuto tematico del medio metraggio Un rumore di gabbiani che ha anche partecipato al LevanteFilmFest.
GIUSEPPE CRISTALDI (1983) vive e lavora a Parabita (Lecce). Dopo la sua prima opera Storia di un metronomo capovolto torna al pubblico con Un rumore di gabbiani, in cui traspare tutta la sua sensibilità verso problematiche di carattere civile
Per contatti: Ufficio stampa
ufficiostampa@besaeditrice.it
domenica 8 marzo 2009
ERWIN DE GREEF - Per il resto chiedete a Pennac (CONIGLIO EDITORE, 2008) a Bologna alla Zammù Libreria
Dalla A allo Zammù :: alfabeto letterario
a cura di Zammù Libreria e Casa Lettrice Malicuvata
Via Saragozza 32/a - Bologna
10 Marzo 2009, h. 19.30
Introducono Francesca Baroni e Giovanni Curreli
Una piccola epopea tragicomica sulla realtà (surreale) del lavoro giovanile. Il protagonista è alle prese con il mondo del precariato: da vendemmiatore a venditore di pubblicità, da scaricatore a pollo d'allevamento in un call center. Il tutto mentre cerca di arginare le aspettative dei genitori, che lo vorrebbero laureato, e insegue l'amore, che ha l'aspetto di una ragazza dagli occhi color pistacchio.
ERWIN DE GREEF - Per il resto chiedete a Pennac - CONIGLIO EDITORE - 2008
Info:
sito web: myspace.com/zammu
malicuvata.wordpress.com
e-mail: zammu@tiscali.it – malicuvata@gmail.com
telefono: 051-330303
a cura di Zammù Libreria e Casa Lettrice Malicuvata
Via Saragozza 32/a - Bologna
10 Marzo 2009, h. 19.30
Introducono Francesca Baroni e Giovanni Curreli
Una piccola epopea tragicomica sulla realtà (surreale) del lavoro giovanile. Il protagonista è alle prese con il mondo del precariato: da vendemmiatore a venditore di pubblicità, da scaricatore a pollo d'allevamento in un call center. Il tutto mentre cerca di arginare le aspettative dei genitori, che lo vorrebbero laureato, e insegue l'amore, che ha l'aspetto di una ragazza dagli occhi color pistacchio.
ERWIN DE GREEF - Per il resto chiedete a Pennac - CONIGLIO EDITORE - 2008
Info:
sito web: myspace.com/zammu
malicuvata.wordpress.com
e-mail: zammu@tiscali.it – malicuvata@gmail.com
telefono: 051-330303
sabato 7 marzo 2009
Da Cybersoviet di Carlo Formenti a Futurix di Christian de Poorter: apocalittici o integrati?
Per la quarta puntata di Hi-Pop su Salento Web Tv intervista a Carlo Formenti autore di Cyber Soviet per i tipi di Raffaello Cortina editore. La rivoluzione digitale non cessa di alimentare profezie sul futuro della politica. È in atto una vera e propria mutazione di civiltà. Il sogno di un Web che si autogoverna rischia di sortire un esito imprevisto: a schiacciare i “cybersoviet”, questa volta, non saranno le baionette bolsceviche ma il trionfo di un capitalismo rampante, ben incarnato oggi da Google. Ospite d’eccezione Christian De Poorter giornalista del supplemento Nova del Sole 24 Ore, che parlerà del suo blog Futurix (www.futurix.blogspot.com) e di cosa ci riserva il mondo della tecnologia pret-a-porter
Qui:
http://www.salentoweb.tv/index.php?option=com_seyret&task=videodirectlink&Itemid=2&id=365
Email:info@salentoweb.tv
Qui:
http://www.salentoweb.tv/index.php?option=com_seyret&task=videodirectlink&Itemid=2&id=365
Email:info@salentoweb.tv
venerdì 6 marzo 2009
Senza Corpo della Minimum Fax a Prato
"Senza corpo"
Intervengono Debora Pietrobono,
Oscar De Summa e Massimo Paganelli
Organizzatore:: minimum fax
Data: sabato 7 marzo 2009
Ora: 18.00 - 19.00
Luogo: Teatro Magnolfi
Indirizzo: Via Gobetti, 79
Città/Paese: Prato
La trama
Come ogni anno, minimum fax propone ai lettori un'antologia di ricerca delle nuove scritture che attraversano l'Italia. Per il 2009 il bacino di nuovi talenti dove siamo andati a pescare - sotto la guida di Debora Pietrobono - è quello degli scrittori per il teatro. Perché dietro i recenti successi di autori come Marco Paolini, Ascanio Celestini o Emma Dante, esiste una scena ricchissima di giovani drammaturghi capaci di creare un canone alternativo nella letteratura italiana contemporanea. Attraverso questi otto testi, spesso già premiati e riconosciuti come piccoli capolavori di scrittura, si delinea una panoramica che, tra differenze stilistiche e consonanze tematiche, in un passaggio continuo dalla lingua al dialetto, dà voce alla nostra società malata e crea una vicinanza con il lettore che, pagina dopo pagina, viene sempre più chiamato in causa.
Intervengono Debora Pietrobono,
Oscar De Summa e Massimo Paganelli
Organizzatore:: minimum fax
Data: sabato 7 marzo 2009
Ora: 18.00 - 19.00
Luogo: Teatro Magnolfi
Indirizzo: Via Gobetti, 79
Città/Paese: Prato
La trama
Come ogni anno, minimum fax propone ai lettori un'antologia di ricerca delle nuove scritture che attraversano l'Italia. Per il 2009 il bacino di nuovi talenti dove siamo andati a pescare - sotto la guida di Debora Pietrobono - è quello degli scrittori per il teatro. Perché dietro i recenti successi di autori come Marco Paolini, Ascanio Celestini o Emma Dante, esiste una scena ricchissima di giovani drammaturghi capaci di creare un canone alternativo nella letteratura italiana contemporanea. Attraverso questi otto testi, spesso già premiati e riconosciuti come piccoli capolavori di scrittura, si delinea una panoramica che, tra differenze stilistiche e consonanze tematiche, in un passaggio continuo dalla lingua al dialetto, dà voce alla nostra società malata e crea una vicinanza con il lettore che, pagina dopo pagina, viene sempre più chiamato in causa.
African Inferno di Piersandro Pallavicini a Pavia
La parabola ironica e grottesca di un uomo qualsiasi che all’improvviso scopre di essere straniero in casa propria. African Inferno mette in scena le difficoltà degli immigrati in una città di provincia e le contraddizioni di chi si schiera con loro nella quotidiana condivisione dell’esistenza, del lavoro, della vita sociale
Nel caffè-libreria Loft 10, Piersandro e il magnificentissimo Luca Malavasi chiacchiereranno di African Inferno.
Ingresso liberissimo, sezione caffè del Loft 10, e senza alcun obbligo di consumazione!
venerdì 6 marzo 2009
Ora: 18.30 - 20.00
Luogo: Loft 10 - Caffè Libreria
Indirizzo: Piazza Cavagneria
Nel caffè-libreria Loft 10, Piersandro e il magnificentissimo Luca Malavasi chiacchiereranno di African Inferno.
Ingresso liberissimo, sezione caffè del Loft 10, e senza alcun obbligo di consumazione!
venerdì 6 marzo 2009
Ora: 18.30 - 20.00
Luogo: Loft 10 - Caffè Libreria
Indirizzo: Piazza Cavagneria
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