Angelo Semeraro pubblica con i tipi di Besa “Hypomnémata”, un libro completo, vasto, di ampio respiro e soprattutto gradevole sia per i palati meno smaliziati rispetto a determinate questioni e approfondimenti sociologici, psicologici, pedagogici e filosofici o di storia del pensiero e delle idee, sia per quelli che masticano complessità tematiche dalla mattina alla sera. Il primo e ahimè per me, unico riferimento leggendo questo lavoro è stato il lavoro della maturità ( e in questo caso l’autore di esperienza sul suo tracciato biografico e speculativo ne ha veramente tanta) di Voltaire, ovvero il "Dizionario filosofico” che all’epoca dei fatti riprendeva lo spirito antisistematico e divulgativo dell'Encyclopédie affrontando con stile polemico e aneddotico i capisaldi del pensiero illuminista. In parole povere una critica alle religioni rivelate, l'insolubilità del problema del male, la ridicolizzazione di ogni dogmatismo, la dissociazione della morale dalla fede, l'elevazione della ragione a unico strumento di indagine e comprensione, l'elogio della tolleranza, dello stato laico e della libertà. Un’opera che fondalmente ha rivelato con che spirito sottile e ampiezza di visione critica Voltaire aveva ripercorso i grandi temi del suo orizzonte culturale consegnandoci una sintesi che riluce, allora come oggi, per il suo provocatorio gusto della verità. E il sentiero percorso da Angelo Semeraro in questa sua ultima fatica vuole, come novello Voltaire, prendere in esame, e lettera per lettera, le diverse sfaccettature di come lo spirito del tempo (o meglio sarebbe un sano wolkgeist?!) si trovi a combattere per far emergere la verità veramente in una tetra notte dove tutte le vacche sono nere. Per meglio intenderci, in una discesa agli inferi verso il centro dell’ipercomplessità della nostra epoca (di turbocapitalismo direbbero i Wu Ming) dove i contorni scompaiono, Dio è morto e al suo posto ci si affanna tentando di resuscitarlo cercando paranoicamente il Bosone, ecco che occorre fare ordine e capire la destinalità della sociologia delle comunicazioni di massa, della filosofia, dell’etica, della letteratura, della pedagogia e chi più ne ha più ne metta. In questo libro sarete soddisfatti dell’acquisto fatto perché ci ritroverete tutto (quasi si procedesse per corollari spinoziani e si va dunque da Adorno sino a Zavattini, passando per identità, immaginario, neoumanesimo etc, etc) e tutti (da Platone ad Heidegger) secondo una modalità di procedere in maniera puntuale e rigorosa. Il sottotitolo dell’opera è lessico di comunicazione sensibile e dentro sono raccolte i monologhi/dialoghi dell’autore sviluppati lungo la circonferenza della sua memoria. Un colloquio umano con il lettore compassionevole certo, terapeutico nel non appesantire mai oltre il dovuto problemi di grande portata. Le “voci” raccolte ruotano attorno a concetti-chiave della nostra vita, che migrano dalle forme dell’umanesimo classico alle nuove forme dell’umanesimo classico alle nuove forme(e ai nuovi doveri) dell’umanesimo di frontiera. Un libro insomma da gustare sino in fondo
ANGELO SEMERARO insegna nel corso di Scienze della comunicazione dell’Università del Salento. Tra i suoi lavori più recenti: Omero a Baghdad, Roma 2005 (premio internazionale “lo stile d’oro” di Pedagogia 2006); Del sensibile e dell’immaginale, Lecce 2006; Pedagogia e comunicazione. Paradigmi e intersezioni, Roma 2007. Dirige dal 2000 il “Quaderno di Comunicazione” (www.quadernodicomunicazione.com)
questo mio articolo è uscito ieri su Paese Nuovo nella pagina cultura curata da Mauro Marino
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domenica 14 dicembre 2008
venerdì 12 dicembre 2008
Una nuova poetessa dal Brasile: Jaqueline Nascimento
EU INABITADA
A minha lucidez é assustadora
Reviro meus pertences
outrora enterrados com minha alma
encontro as tais palavras,
aquelas nas quais um dia me perdi
Prefiro estar vazia
o desconhecido não provoca tanto medo
encontrar-me seria insuportável
Por ora aceito andar nas trevas,
a luz queimaria os meus olhos
Os signos, vocábulos ou qualquer coisa pronunciável
ainda me causam inexplicável prazer
E estes rabiscos livram-me das correntes
Desejo ser um mistério
que nem mesmo a pena possa explicar.
NO TEU MAR
Afoga-me neste mar cheio de provas
fazendo com que eu sufoque minha alma
e em delírio me perca nas direções
Prende-me às ondas de intempérie insana
matando-me para poderes viver
e confundir o rumo das tempestades
Naufraga as minhas ilusões incômodas
com teu barco repleto daquilo que
um dia chamou-se saudade
Amordaça as minhas palavras em ímpeto
para mais tarde dá-las aos peixes
e deliciar-se com o mal estar
Atormenta-me com teus olhos falantes
fatigando a correnteza de minhas entranhas
perturbando-me com tua maresia
Não há de me enlouquecer
porque já não sei mais quem sou
e não se enlouquece o que não se define
Ainda que me falte o ar
e que se imobilizem os desejos
Eu hei de lutar contra o tormento
O teu oceano de incalculável extensão
dá vazão aos meus pensamentos
que oscilantes encontram um farol
Toca-me a pele fria e morta
com a eloqüência do teu silêncio
nas variadas definições do amor
Entrego-me, elevo-me, desfaleço
deixando afundar o meu corpo
morto pela tua indiferença
Afoga-me em teus sonhos miraculosos
imploram os meus membros a se debater
mata-me agora, eu quero viver.
Jaqueline Nascimento è nata a Timbó, Santa Catarina, nel sud del Brasile. Si appassiona per la letteratura all’età di 12 anni leggendo qualche romanzo della letteratura brasiliana.
È laureata in Lettere per la “Pontifícia Universidade Católica do Paraná” (PUCPR), dove ha studiato oltre la língua portoghese, l’inglese. Nella sua laurea ha vinto il Premio Marcelino Champagnat, merito accademico per il suo studio durante il corso. Nel 2007 ha ottenuto menzione d’onore nel “18º Concurso de Contos Paulo Leminski”, realizzato per L’Università Estadual do Oeste do Paraná (UNIOESTE), con il racconto “A mulher do Peixeiro”. Attualmente partecipa dell’Oficina di Letteratura a Curitiba con lo studio della teoria. Studia anche l’italiano nel Centro di Cultura Italiana. Scrive poesie e racconti. Tra gli scrittori che le hanno influenzato, sono Clarice Lispector, Machado de Assis, Dostojevski e Florbela Espanca.
giovedì 11 dicembre 2008
mercoledì 10 dicembre 2008
Paolo Vincenti con il suo Danze Moderne (I Tempi cambiano) - Agave edizioni - a Sannicola
Il nuovo libro di Paolo Vincenti, Danze moderne (I tempi cambiano) ( Agave Edizoni 2008 ), verrà presentato sabato 13 dicembre, presso il Centro Culturale di Via Oberdan, a Sannicola, nell’ambito della manifestazione nazionale “Ottobre piovono libri”. Questo libro si caratterizza come una sorta di parte 2 de L’orologio a cucù, pubblicato da Vincenti circa un anno fa. A giudicare dai sottotitoli dei due libri in questione, sembra proprio che l’autore stia compiendo un cammino umano ed artistico, con quella evoluzione-involuzione che ogni mutamento porta con sé. Infatti, se quelli de L’orologio a cucù erano good times, “bei tempi”, con Danze moderne, invece, i tempi cambiano, come il titolo di una famosa folk song di Bob Dylan, “times they are a’ changing”, posta in apertura del libro, ci ricorda. Anche Danze moderne si può considerare una specie di blob cartaceo, dove alle citazioni dai cantautori italiani più amati dall’autore, si uniscono i testi, alcuni in prosa e altri in versi, in una magma verbo-visivo apparentemente informe. Un filo conduttore però c’è, e viene individuato da Antonio Errico che firma la Prefazione: “Il tempo di Narciso” ( mentre a Maurizio Nocera sono affidate le conclusioni, nella sua Postfazione : “Danze di parole”). Il libro verrà distribuito gratuitamente a tutti i partecipanti alla serata, che si potrebbe definire come una performance totale, che comprenderà parole, musica, intrattenimento e recitazione. Infatti, mentre a relazionare sul libro, alla presenza dell’autore, saranno Stefano Donno e Carmen De Stasio, gli Amistade (ai quali si unirà lo stesso Vincenti) offriranno della raffinata musica dal vivo , mentre l’attore Antonio Calò leggerà dei brani tratti dal libro. E’ previsto un intervento dell’Assessore alla Cultura del Comune di Sannicola, Danilo Scorrano.
Coordinerà i lavori Elisa Rizzo.
Coordinerà i lavori Elisa Rizzo.
martedì 9 dicembre 2008
Maurizio Nocera, Il labirinto metrico e altri scritti, Edizioni Rovello, Milano, 2008, pp.162 (esemplari in n. di 275)
Maurizio Nocera, come sempre tenta di stupire sia per la singolarità delle sue proposte editoriali, sia per i contenuti delle opere che sovente in prima persone redige e cura. Come in questo caso il suo ultimo lavoro, per le edizioni Rovello di Milano in ben 275 copie numerate, Il Labirinto Metrico e altri scritti di Bibliofilia con una splendida prefazione di Oliviero Diliberto. Maurizio Nocera è persona degna di considerazione non solo per la mole gigantesca di libri prodotti e curati, ma anche per una lunghissima carriera di operatore culturale portata avanti con dedizione da tempo. Il libro in oggetto parla di un Sud, del Mezzogiorno d’Italia, del Salento, il nostro orizzonte in parole povere, quello dei labirinti letterari nei quali si sono perse le parole magiche di Comi, Bodini, Pagano, Toma, Verri, Ruggeri, delle librerie di testi antichi non solo musei della storia dell’editoria con la loro collezione di tomi impolverati e consunti, ma centri di studio del prodotto editoriale, amore infinito per questo oggetto, dedizione ancestrale al particolare e alla sua fenomenologia. Penso a Il Manuale Tipografico di Alberto Tallone. Un opera quella di Nocera, generosissima sia nella trattazione delle vicende narrate, in cui si incontreranno personaggi del calibro, di Neruda e Zigaina, Tallone ed Eco, Rafael Alberti e Moravia, sia nei multiversi che appariranno al lettore come tangibili, praticabili, assumibili come parte di una Storia, che è la stessa che accomuna quanti tra le pagine dei libri amano sognare e riscoprire nuove narrazioni. Un esempio all’interno del volume è il Il "Labirinto metrico di O. P. Macrì" che si riferisce all’artificio letterario del Nostro, che si serve dell'arte combinatoria per costruire un testo che deve dar vita ad una figura. Un divertissement, creato dalla fervida fantasia di un giovane ventunenne, che lo compose al termine dei suoi studi liceali in onore del suo precettore, il sacerdote Paolino Piccinno, prima di fare ingresso anche lui nel seminario di Otranto, dove, divenuto sacerdote, esplicò per un certo periodo l’attività di insegnante, attività che continuò in seguito nel seminario di Gallipoli.
foto di Toni Pecoraro
foto di Toni Pecoraro
giovedì 4 dicembre 2008
I neri e i rossi di Mirco Dondi a Bologna
ISTITUTO STORICO REGIONALE FERRUCCIO PARRI
ISREBO – (Istituto della Resistenza e dell’età contemporanea – Bologna)
Presentano
l’11 dicembre 2008 a BOLOGNA VIA S. ISAIA, 18, ore 21
il libro
I NERI E I ROSSI
TERRORISMO, VIOLENZA E INFORMAZIONE
NEGLI ANNI SETTANTA
a cura di Mirco Dondi
© Edizioni Controluce
PARTECIPANO:
LUCA ALESSANDRINI
(direttore Istituto storico regionale Ferruccio Parri)
FULVIO CAMMARANO
(docente di Storia Contemporanea, Università di Bologna)
GIUSEPPE GIAMPAOLO
(presidente Istituto storico regionale Ferruccio Parri e avvocato difensore delle parti civili nei processi per le stragi del treno Italicus e della Stazione di Bologna)
MIRCO DONDI
(curatore del volume, docente di Storia Contemporanea, Università di Bologna)
ALDO GIANNULI
(un autore, consulente delle Commissioni parlamentari stragi e Mitrokhin, docente di Storia contemporanea, Università di Milano)
Saranno presenti in sala anche altri autori:
Marilù Oliva, Luca Pastore, Marika Tolomelli
ISREBO – (Istituto della Resistenza e dell’età contemporanea – Bologna)
Presentano
l’11 dicembre 2008 a BOLOGNA VIA S. ISAIA, 18, ore 21
il libro
I NERI E I ROSSI
TERRORISMO, VIOLENZA E INFORMAZIONE
NEGLI ANNI SETTANTA
a cura di Mirco Dondi
© Edizioni Controluce
PARTECIPANO:
LUCA ALESSANDRINI
(direttore Istituto storico regionale Ferruccio Parri)
FULVIO CAMMARANO
(docente di Storia Contemporanea, Università di Bologna)
GIUSEPPE GIAMPAOLO
(presidente Istituto storico regionale Ferruccio Parri e avvocato difensore delle parti civili nei processi per le stragi del treno Italicus e della Stazione di Bologna)
MIRCO DONDI
(curatore del volume, docente di Storia Contemporanea, Università di Bologna)
ALDO GIANNULI
(un autore, consulente delle Commissioni parlamentari stragi e Mitrokhin, docente di Storia contemporanea, Università di Milano)
Saranno presenti in sala anche altri autori:
Marilù Oliva, Luca Pastore, Marika Tolomelli
mercoledì 3 dicembre 2008
Luisa Ruggio a Più Libri Più Liberi presenta La nuca
Sabato 6 dicembre 2008
Roma - "Piu' Libri piu' Liberi"
Luisa Ruggio
Presenta
La Nuca (Edizioni Controluce)
Palazzo dei Congressi Eur
Start h.20
Sala Ametista
Intervento di Annamaria Ferramosca
Medioevo. Terra di Hydrunte. Una bellissima adolescente, sospettata di stregoneria perché innamorata delle parole, si traveste da uomo per diventare l'allievo di uno Scriptorium particolare.
Un luogo pieno di libri e inchiostri dove i maestri sono due fratelli. Un alchimista eremita e un arabo che colleziona nuche femminili, alla continua ricerca di quella perfetta per la stesura di un codice fatto di puro erotismo.
Insieme scopriranno la mistica della sensualità. E la forma più spirituale dell'amore.
Dopo le calde atmosfere di Afra, Luisa Ruggio torna a incantare i lettori con una favola gotica sul potere del desiderio. Una storia che è anche un commovente omaggio alla Scrittura, un tributo alla potenza incantatoria della Parola, sull'osmosi tra Filosofia occidentale e Favola orientale e un falso storico sulla vita immaginaria dell'alchimista di Soleto Matteo Tafuri.
Con una prosa poetica che batte un ritmo profondo, La nuca è l'analisi in forma di racconto dell'alchimia segreta che anima tutte le relazioni umane: la fascinazione, qualunque essa sia.
Un magnetismo ingovernabile che da secoli feconda la letteratura.
Luisa Ruggio, giornalista e scrittrice, vive e lavora a Lecce.
Ha scritto saggi sul cinema e la psicanalisi. Il suo romanzo d'esordio, Afra (Besa, 2006), ha vinto tre premi letterari.
È autrice del blog dedicato alla scrittura "Dentro Luisa" (www.luisaruggio.blogs.it). La nuca è il suo secondo romanzo.
lunedì 1 dicembre 2008
domenica 30 novembre 2008
GRAND GUIGNOL DIABOLIQUE
Questo è il loro profilo:
Benvenuti a bordo del GRAND GUIGNOL DIABOLIQUE!!!
Questo progetto ha origine approssimativamente tra il 2004 e il 2005 dalle ceneri di un altra band di culto, i BEAT BABOL. Tutte le canzoni di questo album sono gli inediti DEMOS che servivano alla band per preparare i concerti live. Nel Giugno del 2008 il compositore originale riprese a mano i masters originali per completarli tutti, cercando però sempre di mantenere intatto il "sound originale" e le atmosfere. Queste 10 canzoni tolgono il respiro ora come allora. Anche i testi sono incredibilmente attuali, in quanto mettono l'essere umano nel bel mezzo del suo piccolo/grande universo, faccia a faccia coi suoi enormi problemi e contraddizioni amplificate. Apparentemente 100% pessimista è invece 99% ottimista in quanto scherza con tutto questo pazzo circo umano, si prende gioco di lui, con grande umorismo "drammatico". Le registrazioni sono grezze, le vibrazioni, le sensazioni no. Ecco perchè amiamo così tanto questo nuovo progetto targato Pedale Baroque. E ora che la musica cominci, entri il GRAND GUIGNOL DIABOLIQUE!
li trovate qui...
http://www.myspace.com/grandguignoldiabolique
Benvenuti a bordo del GRAND GUIGNOL DIABOLIQUE!!!
Questo progetto ha origine approssimativamente tra il 2004 e il 2005 dalle ceneri di un altra band di culto, i BEAT BABOL. Tutte le canzoni di questo album sono gli inediti DEMOS che servivano alla band per preparare i concerti live. Nel Giugno del 2008 il compositore originale riprese a mano i masters originali per completarli tutti, cercando però sempre di mantenere intatto il "sound originale" e le atmosfere. Queste 10 canzoni tolgono il respiro ora come allora. Anche i testi sono incredibilmente attuali, in quanto mettono l'essere umano nel bel mezzo del suo piccolo/grande universo, faccia a faccia coi suoi enormi problemi e contraddizioni amplificate. Apparentemente 100% pessimista è invece 99% ottimista in quanto scherza con tutto questo pazzo circo umano, si prende gioco di lui, con grande umorismo "drammatico". Le registrazioni sono grezze, le vibrazioni, le sensazioni no. Ecco perchè amiamo così tanto questo nuovo progetto targato Pedale Baroque. E ora che la musica cominci, entri il GRAND GUIGNOL DIABOLIQUE!
li trovate qui...
http://www.myspace.com/grandguignoldiabolique
venerdì 28 novembre 2008
Tra le pagine chiare e le pagine scure
XIV Rassegna nazionale degli autori e degli editori
Città del Libro di Campi 2008
Tra le pagine chiare e le pagine scure
II edizione
Domenica 30 novembre 2008 h. 19.30 Salone - Centro Servizi
Anche per quest’anno torna la seconda edizione preparata appositamente per la Città del Libro di Campi, della rassegna poetica dal titolo Tra le pagine chiare e le pagine scure. Organizzata da Besa editrice. La rassegna che comincia ad avere una sua tradizione all’interno della kermesse salentina diventa oltre ad un incontro poetico-performativo, anche un modo per rendere omaggio alla Poesia
Vito Antonio Conte, Giovanni Santese, Margherita Macrì, Irene Leo, Alessandra Nicita, Elio Coriano, Luciano Pagano, Stefano Donno, Gloria De Vitis, Maria Pia Romano, Gioia Perrone, Simone Giorgino, Elena Cantarone, Angelo Petrelli, Caterina Stasi, Marthia Carrozzo, Stefano Cristante, Giuseppe Cristaldi, Luisa Ruggio, Walter Spennato, Cristel Caccetta, Luca Nicolì, Massimiliano Manieri.
giovedì 27 novembre 2008
Ecologia ed evoluzione della religione di Ferdinando Boero a Campi
XIV Rassegna nazionale degli autori e degli editori
Città del Libro di Campi 2008
Sabato 29 novembre 2008- - Auditorium h. 8,30 a.m.
Ferdinando Boero
Ecologia ed evoluzione della religione
Controluce edizioni (www.edizionicontroluce.it)
Introduce Stefano Donno
La religione da sempre ha trattato di scienza, con ingerenze spesso dirompenti. La scienza, dal canto suo, tratta la religione come un prodotto della mente umana, non riconoscendole alcun nesso con il mondo fisico. In Ecologia ed evoluzione della religione, emblematici episodi autobiografici dalle "forti connotazioni extranaturali" diventano il pretesto per analizzare la genesi della religione come elaborazione culturale di "qualcosa" che forse esiste davvero. Ecologia e biologia evoluzionistica ci mostrano un carattere prettamente "funzionalista" della religione: da sempre conferisce vantaggi agli uomini per cooperare, per preservare e conservare l'ambiente naturale e sociale. Molte le variabili "ambientali" prese in considerazione: dall'antropologia alla cinematografia di Terminator e Robocop, dall'epistemologia al genio di Frank Zappa, con un risultato divertente e intelligente. A dimostrazione che non è un ossimoro un agnostico che parla di religione, o lo è tanto quanto un religioso che parla di scienza.
Ferdinando Boero ha lavorato e vissuto in molte parti del mondo, studiando la vita marina. Nel 2006 ha ricevuto la Médaille Albert Ier, Prince de Monaco per l'oceanografia dall'Institut Océanographique di Parigi. Ha pubblicato Ecologia della bellezza (Besa, 2006), oltre a centinaia di lavori scientifici e monografie.
mercoledì 26 novembre 2008
Dopo lunga e penosa malattia, di Andrea Vitali, Garzanti (Milano, 2008). Recensione di Nunzio Festa
Il nuovo romanzo di Andrea Vitali, Dopo lunga e penosa malattia, è l’ennesima consacrazione di un grande scrittore italiano. E nonostante quel che ne dicano o vogliano dirne critici e finti tali, in Italia esempi di bravura – tra l’altro così fatta di costanza – di tale spessore ci sono ma non si pesano in milioni. In questa ultima e fresca opera, addirittura (ma inteso non in senso dispregiativo e per sminuire), Vitali si confronta e vince la partita/confronto con il giallo. Innanzitutto, lo scrittore rendere perfettamente vivi e vivibili personaggi e luoghi, luoghi reali e personaggi realistici. Ogni persona tratteggiata da Andrea Vitali è un mondo, un'umanità compiuta e interessante. Dalle tante e diverse donne, ai maschi professionisti e, per esempio il protagonista del romanzo, spesso accaldati da piccoli o grandi timori. Racconta, Vitali, grazie per giunta a una scorrevolezza bellissima e suadente temi universali e umani. Partendo dal sentimento del dolore, passando comunque dalla tremenda e saltellante paura della morte. Il dottor Lonati in una notte piovosa deve correre a prendere atto della morte del suo amico notaio, libero professionista con il quale per anni ha condiviso tempo libero. Galimberti Luciano, notaio, è morto per un infarto. Per puro caso, però, l'amico scopre tracce che lo faranno praticamente diventare come un detective. Dunque Carlo Lonati si pone la grande domanda: perché Luciano è morto? E il testo strano del manifesto funebre arriva a dare maggiori problemi di chiarezza, anzi fa da benzina che accende il motore della ricerca. Tanti saranno, durante la narrazione a dir poco avvincente, i colpi di scena. In un'ambientazione che aiuta ed è aiutata a essere tema essa stessa importante del volume. La verità è oltre la già nota Bellano, si trova dalle parti della Dongo d'oltre lago. Quando però il ragno dell'angina mette in pericolo la persona del Lonati. Galimberti e Lonati condividevano anche quel problema fisico, quella malattia che tanti guai e subbugli vitali porta. La moglie del medico, sin dall'inizio dell'opera, è in tensione proprio per questo. Vede, Elsa, una morte che potrebbe colpire vicino a lei. Come forse potrebbe veramente capitare o succederà. La tensione è un filo lungo e teso che A. Vitali mai fa spezzare. I brividi tengono, a tratti, per mano. Nel frattempo ci si può arrabbiare, tanto per citare temi utilissimi alla valorizzazione complessiva di Dopo lunga e penosa malattia, per una serie di bugie e finzioni che la vita quotidiana può nascondere. Donne e uomini sono anche questo. E allorché le vicende rappresentano alcune scene possiamo chiederci quanto comportamenti e atteggiamenti già stanno in casi riconosciuti dalle cronache vere. Vitali, con quella attenzione verso la lingua – di nuovo semplice eppure infallibile – sperimenta un genere per lui nuovo. Ma il carattere giallo non è che un elemento secondario. Andrea Vitali assegna alle pagine il ruolo dell'avventura, qualcosa che allo stesso tempo racconta dei tempi. La lettura è piacevolissima, nonostante i grigi necessari. L'autore, in certi casi per dare momenti di ripresa, invita a sorridere. La magia è quella di tenere tutto insieme. Comunque Vitali non è un mago. E' molto di più. Vitali è un grande scrittore. Andrea Vitali è il narratore che puntualmente convince. Che tiene gli occhi vigili e li agita bene.
Dopo lunga e penosa malattia, di Andrea Vitali, Garzanti (Milano, 2008), pag. 176, euro 14.60.
foto da bookswebtv
Dopo lunga e penosa malattia, di Andrea Vitali, Garzanti (Milano, 2008), pag. 176, euro 14.60.
foto da bookswebtv
martedì 25 novembre 2008
Bepress... start now!
Bepress
edizioni in movimento
Le edizioni Bepress nascono nel 2008 da una collaborazione sinergica tra l'agenzia Bfake, le Officine Ergot di Lecce e la Mimesis edizioni di Milano.
Bepress si appoggia sulla forte esperienza dei fondatori che da diversi anni lavorano nel campo delle culture e della produzione di eventi sull'asse Lecce Milano.
Il progetto Bepress parte dalla ricerca sociologica legata al filone critico delle culture alternative, si estende attraverso l'estetica, la letteratura, la saggistica, nella prospettiva di dare voce editoriale ai fenomeni sommersi, alle diversità, ai giovani ricercatori che come Bepress amano mordere le parole ed i libri estraendone linfa vitale e socio culturale.
Grazie all'esperienza ed ai rapporti internazionali intessuti negli anni precedenti la nascita delle edizioni bepress, presto saranno disponibili sul mercato italiano numerosi testi di fondamentale importanza ma mai tradotti nella nostra lingua.
La prima collana in ordine di nascita è ACIDE REALTA', un abecedario delle sostanze psicotrope, un'enciclopedia minore delle droghe, un punto di riferimento per chi lavora, ricerca o sperimenta nel variegato mondo quasi del tutto da alfabetizzare, delle sostanze psicoattive.
La collana UNKNOWN come già indicato dal titolo conterrà i testi stranieri mai pubblicati in italia che con lavoro meticoloso di traslazione saranno finalmente resi disponibili nella nostra lingua.
La collana ATOMI in formato tascabile 12x17 dal prezzo di copertina contenuto, ospiterà la narrativa giovane da una selezione tra i più bravi e creativi narratori che ogni anno ci faranno pervenire i propri lavori con il concorso perenne COGLI L'ATOMO.
La collana ANTROPOS attraverso i circuiti universitari elaborerà le migliori ricerche nel campo delle scienze sociali per dare vita a prodotti editoriali di approfondimenti sociologici e filosofici di elevato spessore culturale.
Bepress è distribuita in libreria su tutto il territorio nazionale tramite il circuito pde con promozione pea. I libri pubblicati con licenza creative commons sono resi disponibili sul nostro sito (www.bepress.it) in formato pdf.
lunedì 24 novembre 2008
domenica 23 novembre 2008
10 racconti in Noir per Stampa Alternativa. Consiglio caldamente!!!
Questa antologia è il risultato di due passioni: quella, diffusa, per la letteratura definita "di genere" ma che spesso valica i confini del noir per diventare rappresentazione della vita e della società; e quella per la condivisione della cultura, una passione che rifiuta l'imposizione del "tutti i diritti riservati" per restituire (e restituirsi) il diritto di essere autori, lettori ed eco della cultura, e non semplici fruitori, consumatori passivi di "prodotti".
Ecco com'è nata l'idea di un concorso letterario che è stato poi battezzato "Creative Commons in Noir". E alle due passioni di cui sopra - raccontare e condividere - se n'è aggiunta un'altra, che a Stampa Alternativa è piaciuta perché fa parte del tessuto connettivo di questa casa editrice: andare alla ricerca di voci, scandagliare tra chi scrive e trovare narrazioni nuove.
Quest'ottica, una volta che è stata condivisa all'interno di Stampa Alternativa, è stata presentata alle persone a cui si è chiesto di far parte della giuria: Maurizio Matrone, che ha accettato di diventarne presidente, Juan Carlos De Martin, responsabile di Creative Commons Italia, Loredana Lipperini, scrittrice e critica letteraria, Monica Mazzitelli, scrittrice e coordinatrice de iQuindici, Edi Pernici, lettore, Luciano Comida, giornalista e scrittore, e Carla Melli, consigliere della Provincia di Trieste.
Gli autori: Davide Bacchilega, Euro Carrello, Luciano Pagano, Alberto Prunetti, Alberto Giorgi, Michele Frisia, Karim Mangino, Angela Venuti, Antonio Pagliaro, Paolo Ferrari
fonte iconografica di Jonas Dagar
Ecco com'è nata l'idea di un concorso letterario che è stato poi battezzato "Creative Commons in Noir". E alle due passioni di cui sopra - raccontare e condividere - se n'è aggiunta un'altra, che a Stampa Alternativa è piaciuta perché fa parte del tessuto connettivo di questa casa editrice: andare alla ricerca di voci, scandagliare tra chi scrive e trovare narrazioni nuove.
Quest'ottica, una volta che è stata condivisa all'interno di Stampa Alternativa, è stata presentata alle persone a cui si è chiesto di far parte della giuria: Maurizio Matrone, che ha accettato di diventarne presidente, Juan Carlos De Martin, responsabile di Creative Commons Italia, Loredana Lipperini, scrittrice e critica letteraria, Monica Mazzitelli, scrittrice e coordinatrice de iQuindici, Edi Pernici, lettore, Luciano Comida, giornalista e scrittore, e Carla Melli, consigliere della Provincia di Trieste.
Gli autori: Davide Bacchilega, Euro Carrello, Luciano Pagano, Alberto Prunetti, Alberto Giorgi, Michele Frisia, Karim Mangino, Angela Venuti, Antonio Pagliaro, Paolo Ferrari
fonte iconografica di Jonas Dagar
martedì 18 novembre 2008
Maria Beatrice Protino in arte Almadressa parla Street Art Sweet Art edito da Skira
DALLA CULTURA HIP POP ALLA GENERAZIONE POP UP: STREET ART SWEET ART
“La street art è indomabile, sexy e caustica.” (Jacopo Perfetti)
“Quando di tratta di rivolta nessuno di noi ha antenati.” (Andrè Breton)
Pubblicato da Skira editore nel 2007, il volume - uscito per suggellare anche su la carta stampata il successo della mostra tenuta al PAC di Milano nel marzo 2007, sotto la supervisione di Alessandro Riva e il benestare dell’assessore alla cultura del Comune di Milano Vittorio Sgarbi - dal titolo “Street Art Sweet Art”, raccoglie i lavori e le interviste di oltre trenta fra i talenti più interessanti della street art italiana, oltre ad approfondite introduzioni critiche di Alessandro Riva e Jacopo Perfetti su quella che si riconosce come nuova e acclamata corrente artistica.
I cd graffitari sono artisti la cui arte si nutre di un'estetica diffusa - che trova le sue radici nel writing storico e nell'estetica della bomboletta spray, ma anche in linguaggi e tecniche più nuove, dagli stikers agli stencil alle tante forme di "disordinazione urbana" presenti ormai ovunque nelle città di oggi – ma, soprattutto, di quella psicologia della "guerrilla marketing" o guerriglia comunicazionale, per cui l’utilizzo di tecniche di comunicazione non convenzionale consentono di ottenere il massimo della visibilità con un minimo degli investimenti.
Come sottolinea Riva, si tratta della generazione cresciuta a spot televisivi, a forum e chat su Internet; la generazione che convive con un concetto di trash ormai sempre meno ristretto, che mangia e partecipa reality e che capisce bene che per arrivare a colpire l’immaginario collettivo occorre usare i mezzi più semplici: la strada o qualsiasi posto in cui capiti, appunto. È la generazione “sospesa tra hip pop e iperpop”: la generazione pop up, che appare e scompare all’improvviso e in modo inaspettato. Ma, oltre a questo, si tratta di giovani artisti lontani dagli schemi dell’arte snob e colta, che recupera, invece, una genuinità e una spontaneità aperta alla condivisione. “Ogni artista è parte di un’opera collettiva che si frantuma tra le vie della polis creando significati molteplici di un significato unico” (Jacopo Perfetti).
Il contesto popolare e anonimo della città - spesso umiliata da un’edilizia selvaggia - viene decostruito per divenire finalmente un luogo nuovo con un significato nuovo, in cui la strada è essa stessa non solo luogo ideale, ma l’unico per operare.
Nelle interviste pubblicate gli artisti rivelano uno sguardo attento alla realtà, uno sguardo che “parte dal basso”, che quasi studia un paese che si muove spesso “attraverso rotte di mode importate dall’estero” e lo fa con passione, col semplice desiderio di comunicare qualcosa, magari proprio in disaccordo con ciò che accade spesso nel “sistema dell’arte”. Gli strumenti non sono solo le bombolette spray, ma “la carta, la colla.. il tutto condito con una buona dose di ironia, dissacrazione mistica, masochismo, pornografia, ..cronaca contemporanea e gossip.. la critica sociale e politica” (tratto dall’intervista di Chiara Canali a Abbominevole) e rabbia, la stessa che li spinge alla ri-conquista di quegli spazi urbani – metafora di spazi mentali – resi oggettivamente indisponibili da un concetto di illegalità che, invece, spesso significa indifferenza: “il racconto del writer si genera nella coscienza e nell’immaginazione dell’artista liberato e liberatore nel momento in cui occupa uno spazio strappandolo all’inerzia. I graffitisti producono energia” (Vittorio Sgarbi).
“La street art è indomabile, sexy e caustica.” (Jacopo Perfetti)
“Quando di tratta di rivolta nessuno di noi ha antenati.” (Andrè Breton)
Pubblicato da Skira editore nel 2007, il volume - uscito per suggellare anche su la carta stampata il successo della mostra tenuta al PAC di Milano nel marzo 2007, sotto la supervisione di Alessandro Riva e il benestare dell’assessore alla cultura del Comune di Milano Vittorio Sgarbi - dal titolo “Street Art Sweet Art”, raccoglie i lavori e le interviste di oltre trenta fra i talenti più interessanti della street art italiana, oltre ad approfondite introduzioni critiche di Alessandro Riva e Jacopo Perfetti su quella che si riconosce come nuova e acclamata corrente artistica.
I cd graffitari sono artisti la cui arte si nutre di un'estetica diffusa - che trova le sue radici nel writing storico e nell'estetica della bomboletta spray, ma anche in linguaggi e tecniche più nuove, dagli stikers agli stencil alle tante forme di "disordinazione urbana" presenti ormai ovunque nelle città di oggi – ma, soprattutto, di quella psicologia della "guerrilla marketing" o guerriglia comunicazionale, per cui l’utilizzo di tecniche di comunicazione non convenzionale consentono di ottenere il massimo della visibilità con un minimo degli investimenti.
Come sottolinea Riva, si tratta della generazione cresciuta a spot televisivi, a forum e chat su Internet; la generazione che convive con un concetto di trash ormai sempre meno ristretto, che mangia e partecipa reality e che capisce bene che per arrivare a colpire l’immaginario collettivo occorre usare i mezzi più semplici: la strada o qualsiasi posto in cui capiti, appunto. È la generazione “sospesa tra hip pop e iperpop”: la generazione pop up, che appare e scompare all’improvviso e in modo inaspettato. Ma, oltre a questo, si tratta di giovani artisti lontani dagli schemi dell’arte snob e colta, che recupera, invece, una genuinità e una spontaneità aperta alla condivisione. “Ogni artista è parte di un’opera collettiva che si frantuma tra le vie della polis creando significati molteplici di un significato unico” (Jacopo Perfetti).
Il contesto popolare e anonimo della città - spesso umiliata da un’edilizia selvaggia - viene decostruito per divenire finalmente un luogo nuovo con un significato nuovo, in cui la strada è essa stessa non solo luogo ideale, ma l’unico per operare.
Nelle interviste pubblicate gli artisti rivelano uno sguardo attento alla realtà, uno sguardo che “parte dal basso”, che quasi studia un paese che si muove spesso “attraverso rotte di mode importate dall’estero” e lo fa con passione, col semplice desiderio di comunicare qualcosa, magari proprio in disaccordo con ciò che accade spesso nel “sistema dell’arte”. Gli strumenti non sono solo le bombolette spray, ma “la carta, la colla.. il tutto condito con una buona dose di ironia, dissacrazione mistica, masochismo, pornografia, ..cronaca contemporanea e gossip.. la critica sociale e politica” (tratto dall’intervista di Chiara Canali a Abbominevole) e rabbia, la stessa che li spinge alla ri-conquista di quegli spazi urbani – metafora di spazi mentali – resi oggettivamente indisponibili da un concetto di illegalità che, invece, spesso significa indifferenza: “il racconto del writer si genera nella coscienza e nell’immaginazione dell’artista liberato e liberatore nel momento in cui occupa uno spazio strappandolo all’inerzia. I graffitisti producono energia” (Vittorio Sgarbi).
Domenico Protino a Milano
MONDADORI MULTICENTER
C.SO VITTORIO EMANUELE II - MILANO
GIOVEDÌ 20/11 2008 ORE 18.00
DOMENICO PROTINO
INCONTRA IL PUBBLICO E PRESENTA ALCUNI BRANI DEL SUO ALBUM OMONIMO DISTRIBUITO DA WARNER
Presenterà MASSIMO COTTO
Domenico Protino si appassiona alla musica all'età di cinque anni per poi scoprire il suo amore per la chitarra, la musica cantautoriale italiana e il pop internazionale.
A partire dal 2000 si esibisce con diverse cover band e partecipa, in qualità di cantautore, a concorsi canori nazionali che gli permettono di prendere confidenza con dei palcoscenici sempre più importanti,. Domenico viene premiato insieme a grandi esponenti del panorama musicale italiano quali Laura Pausini, Nek, Francesco Baccini, Fabio Concato, Antonella Ruggiero, Avion Travel e tanti altri.
Questo premio gli apre le porte a importanti Festival come il Premio Mia Martini, il Solarolo Song Festival, il M.E.I., Sanremoff e Premio Bindi.
Sempre nel luglio 2007, Domenico si aggiudica il Premio Salentino con il brano "La nuova aurora", scritto per una produzione televisiva che in seguito andrà in onda su emittenti RAI.
Nel 2008 viene selezionato per rappresentare l’Italia al Festival Internazionale della Canzone di Viña del Mar del Cile (il più importante festival dell’intera America Latina); vince con il brano "La guerra dei trent'anni” aggiudicandosi due “gaviotas de plata” ovvero i premi come migliore autore e migliore interprete.
lunedì 17 novembre 2008
Agostino Palmisano: estratto da "Una volta ero strafatto" EC (Edizioni Clandestine)
PREFAZIONE
IL PAGLIACCIO E’ IN PENSIONE
Una piccola spiegazione.
Tutto ciò che segue è atto di ribellione inutile -ma onesto- di un individuo alle prese con un esame di coscienza. Egli non si guarda dentro per giudicarsi e darsi delle punizioni da scontare, bensì scava per trovare le tracce che il passato a lasciato nel presente e che il presente stesso potrebbe regalare al futuro. Dico regalare perché l’istante perpetuo del presente è condotto sempre con un po’ d’avventatezza, senza reale cognizione di causa. Si rallenta la mente per paura di andare troppo avanti rischiando di rimanere per sempre indietro rispetto ad una quotidianità che girà vorticosamente su se stessa. E la propria storia viene scritta di conseguenza.
Siamo un disco graffiato senza rimedio. Bisognerebbe lasciarsi fluire completamente nella propria mente.
Tutte queste poesie contengono tutto quello che volete: amore, sangue, morte, dolcezza, sesso, cattiveria, pietà, fratellanza, rabbia, ecc. Tutto il bene ed il male si uniformano all’esigenze dell’individuo che cerca la sua pienezza, anche a costo di diventare scontato, ipocrita, qualunquista, ecc. Voglio essere di tutto perché non voglio essere nessuno. Voglio solo vedermi dentro come un qualsiasi spettatore, magari più interessato del normale.
Ma l’atteggiamento introspettivo non è quello tipico d’un vecchio ormai giunto alla fine che cerca di trovare scuse atte all’apertura delle porte del paradiso dopo la morte fisica. L’introspezione è condotta razionalmente e con tutta la lucidità possibile perché priva d’un fine ultimo. Dopo la morte c’è qualcosa che non ci riguarda. Inoltre l’introspezione assume forme più dilatate che comprendono anche l’humus sociale dell’individuo. Egli ghigna contro il mal di vivere, ride senza ritegno dell’angoscia e dei dolori universali, si fa beffe perfino di se stesso. Ma subito dopo è capace di scoppiare in un pianto infantile chiedendo amore ed affetto, conscio di non meritarne.
In fondo ciò che un uomo chiede è comprensione, soprattutto negli sbagli. Bisogna capire la propria umanità.
Chi scrive ama, anche con rabbia. E se mostra violenza è perché l’oggetto del proprio amore lo delude.
UNA VOLTA ERO STRAFATTO
1
DICHIARAZIONE D’INDIPENDENZA
Finalmente abbiamo finito di campare
hanno spento la nostra musica e ce ne siamo accorti
-acqua nel serbatoio dei nostri motori-
sappiamo che è finita e che la banda è crepata
non più autostrade ma strade soltanto
niente più bar dove farci ripulire dalla nostra ignoranza
niente più noia del troppo tempo da vivere
ma solo noia aspettando di sognare
in letti riscaldati dalle nostre famiglie.
Abbiamo raggiunto un altro livello di percezione
abbiamo assaporato le nostre mancanze
non abbiamo vergogna delle nostre amputazioni sociali
-la stanchezza non sarà bandita dai nostri occhi-
e avremo i ritmi che ci meritiamo
avremo la musica che ci rispetta
assaggeremo solo quello che ci inebria
-quello che gli altri credono fa schifo-
avremo sguardi furtivi che chiederanno salive
avremo posture degne dei migliori falsari
niente grandezza altrui
niente banchetti dal vino guasto
niente strade che ci portino ad altre strade
sempre più vuote e cariche di carne fredda
ci meritiamo la saggezza col disprezzo degli amici
vogliamo il fallimento della personalità
e la vogliamo con la nostra grandezza
e niente giudizi.
Prendiamoci tutto ciò che vogliamo
prendiamoci tutti i banchetti del cazzo
prendiamoci tutti gli sguardi che arrapano
prendiamoci il diritto a non dover prendere a tutti i costi
vogliamo la voglia della grandezza
vogliamo girare senza essere visti
senza che qualcuno s’agganci e vampirizzi
-senza dover dire bè che si dice tutto bene ciao-
vogliamo vedere un bel culo
e non desiderare di papparcelo
vogliamo poter dire che siamo delle teste vuote
senza dover fare la faccia dei bravi bimbi
non vogliamo salvare la situazione
perché nessuno farebbe altrettanto
non vogliamo conoscere ragazze per farci amicizia
noi vogliamo scopare
e sogniamo di scopare
fin anche il mondo balordo che va in malora
grazie a noi.
2
Le torri sono spacciate
crolleranno per rinascere sabbia
e le distese finiranno
tranciate dalle reti elettriche
come ragnatele della società
e tutto sarà attirato
verso le correnti potenti
peggio dei gorghi d’oceano
pressurizzando verso l’abisso
pieno di timpani esplosi
-flusso di povertà
-flusso di ricchezza
-flusso infinito
limite che tende a zero
equazioni impossibili
logaritmi statici
ergonomia
matrice vuota
saturazione non dimostrabile.
Tutto sarà dimostrato
tutto morto
tutto nuovo
tutto spento
il passato spiegato dal sesso
il futuro castrato
il presente ignoranza
il presente indifferenziato.
in foto l'autore
domenica 16 novembre 2008
Con Brisingr Christopher Paolini erede di Tolkien!
Christopher Paolini, autore di Eragon ed Eldest, ora esce con un nuovo lavoro dal titolo Brisingr edito da Rizzoli. Esordisce giovanissimo e diviene un caso letterario, anche se con una certa lentezza rispetto alle esplosioni letterarie di scrittori un pò più maturi come Dan Brown e il Codice Da Vinci. Da subito si intuisce leggendo tutte e tre i suoi lavori che dentro c'è il succo letterario assorbito da frequentazioni con il mondo de Il Signore degli Anelli di Tolkien, ma anche una profonda conoscenza delle atmosfere proprie delle categorie iconografiche del gotico internazionale (vedasi la resa di ambienti architettonici e paesaggi) e di certa letteratura magica di provenienza celtica, soprattutto nel riferimento a certe figure mostruose mitologiche come i Troll. Ma la figura forse più bella e interessante nelle storie raccontate da Paolini, rimane Saphira simbolo seppur mostruoso del legame tra fantastico e realtà, dove l'unione mentale tra il drago ed Eragon, rappresenta la chiave di volta per leggere tutto questo come un legame di crescita spirituale e affettiva tra due esseri che vengono da mondi e dimensioni differenti: altro che interculturalità!
Daniela Pispico
La trama:
Eragon, Roran, e Saphira sono in viaggio verso l'Helgrind, la dimora dei Ra'zac, dove la promessa sposa di Roran, Katrina, è stata tenuta prigioniera. Eragon cura la ferita che è stata inflitta a Roran da un Ra'zac nell'accampamento a Carvahall. Insieme, si infiltrano nella fortezza e vengono attaccati dai Ra'zac. Roran uccide uno dei due Ra'zac e salva Katrina. Eragon trova Sloan, il padre di Katrina e traditore a Carvahall, imprigionato. Eragon decide di rimanere nell'Helgrind per uccidere il restante Ra'zac e trattare con Sloan. Egli dice a Saphira di tornare dai Varden con Roran e Katrina. Poi trova e uccide l'ultimo Ra'zac con facilità. Eragon poi lascia l'Helgrind con Sloan e, utilizzando il vero nome di Sloan, gli ordina di viaggiare verso la terra degli Elfi, e Eragon ritorna dai Varden. Nel frattempo, Saphira arriva al campo dei Varden senza Eragon, così Arya parte per trovarlo. Arya trova Eragon e tornano dai Varden insieme. Al campo dei Varden, Eragon corregge la maledizione che ha accidentalmente imposto a Elva, ma solo parzialmente. Ora può scegliere se ignorare la maledizione o meno. Egli paga inoltre il suo debito verso Gedric, dal quale ha rubato le pelli per la sella di Saphira, e poi fa visita a Jeod e dà alla moglie un regalo. Murtagh e il suo drago, Castigo, attaccano i Varden poco dopo il ritorno di Eragon. Gli Elfi aiutano Eragon nella sua lotta contro Murtagh, costringendo lui e Castigo a fuggire. Dopo la lotta, Eragon sposa Roran e Katrina. Nasuada ordina a Eragon di partecipare all'elezione del nuovo re dei nani senza Saphira, ed Eragon accetta di malavoglia. Tra i nani, Eragon è a favore di Orik, il capo del clan del Dûrgrimst Ingeitum. Un tentativo di uccidere Eragon viene effettuato dal clan del Dûrgrimst Az Sweldn rak Anhûin, che è ostile nei confronti di Eragon. Orik presenta elementi di prova per i capi-clan, che bandiscono l'Az Sweldn rak Anhuin. Dopo aver ricevuto la fiducia dei nani, Orik viene eletto come nuovo re dei nani. All'incoronazione di Orik, Saphira aggiusta Isidar Mithrim, che Arya aveva frantumato nel tentativo di salvare Eragon dallo Spettro, Durza. Eragon e Saphira decidono di tornare a Ellesméra per continuare il loro addestramento. Eragon viene a conoscenza da Oromis e Glaedr che Morzan non è suo padre e che è Brom. Il giorno successivo, Eragon capisce la fonte del potere di Galbatorix; un Eldunarí, o un cuore dei cuori, è un cuore di drago, che contiene la loro coscienza ed esiste in eterno. Glaedr spiega che Galbatorix controlla centinaia di questi, che sono la fonte del suo potere. Essi discutono con Eragon della necessità di avere una nuova spada. Eragon fa visita a Rhunön, l'elfa fabbro, e le chiede di forgiare una nuova lama per lui. Lei accetta, solo dopo che egli recupera il materiale necessario, l'acciaioluce, ed Eragon chiama la spada "Brisingr". Quando Eragon decide di tornare dai Varden, scopre che anche Oromis e Glaedr sono in partenza. Oromis spiega che è giunto il momento di opporsi a Galbatorix accanto a Islanzadí e Glaedr dà il suo Eldunarí a Eragon e Saphira prima della loro partenza. Eragon e Saphira tornano dai Varden, che sono impegnati in un assedio alla città di Feinster, e si ricongiunge con Arya. Eragon e Arya trovano la Signora della città, Lady Lorana, ma scoprono che i suoi tre maghi stanno tentando di creare uno Spettro. Eragon e Arya corrono a uccidere i maghi, che però riescono a trasformare un uomo in uno Spettro. Tuttavia, Eragon vede attraverso l'Eldunarí di Glaedr lo scontro fra Oromis e Murtagh; Galbatorix prende il controllo di Murtagh e tiene bloccati i due Cavalieri. Oromis si irrigidisce a causa della sua malattia e viene trafitto dalla spada di Murtagh che uccide anche Glaedr. Appena Eragon riacquista coscienza, lui e Arya lottano con lo Spettro, Varaug, che viene ucciso dall'elfa. Dopo il successo dell'assedio, Nasuada informa Eragon che il piano dei Varden è di marciare verso Belatona, quindi a Dras-Leona e da lì a Uru'baen, dove cercheranno di uccidere Galbatorix.
fonte Wikipedia
Daniela Pispico
La trama:
Eragon, Roran, e Saphira sono in viaggio verso l'Helgrind, la dimora dei Ra'zac, dove la promessa sposa di Roran, Katrina, è stata tenuta prigioniera. Eragon cura la ferita che è stata inflitta a Roran da un Ra'zac nell'accampamento a Carvahall. Insieme, si infiltrano nella fortezza e vengono attaccati dai Ra'zac. Roran uccide uno dei due Ra'zac e salva Katrina. Eragon trova Sloan, il padre di Katrina e traditore a Carvahall, imprigionato. Eragon decide di rimanere nell'Helgrind per uccidere il restante Ra'zac e trattare con Sloan. Egli dice a Saphira di tornare dai Varden con Roran e Katrina. Poi trova e uccide l'ultimo Ra'zac con facilità. Eragon poi lascia l'Helgrind con Sloan e, utilizzando il vero nome di Sloan, gli ordina di viaggiare verso la terra degli Elfi, e Eragon ritorna dai Varden. Nel frattempo, Saphira arriva al campo dei Varden senza Eragon, così Arya parte per trovarlo. Arya trova Eragon e tornano dai Varden insieme. Al campo dei Varden, Eragon corregge la maledizione che ha accidentalmente imposto a Elva, ma solo parzialmente. Ora può scegliere se ignorare la maledizione o meno. Egli paga inoltre il suo debito verso Gedric, dal quale ha rubato le pelli per la sella di Saphira, e poi fa visita a Jeod e dà alla moglie un regalo. Murtagh e il suo drago, Castigo, attaccano i Varden poco dopo il ritorno di Eragon. Gli Elfi aiutano Eragon nella sua lotta contro Murtagh, costringendo lui e Castigo a fuggire. Dopo la lotta, Eragon sposa Roran e Katrina. Nasuada ordina a Eragon di partecipare all'elezione del nuovo re dei nani senza Saphira, ed Eragon accetta di malavoglia. Tra i nani, Eragon è a favore di Orik, il capo del clan del Dûrgrimst Ingeitum. Un tentativo di uccidere Eragon viene effettuato dal clan del Dûrgrimst Az Sweldn rak Anhûin, che è ostile nei confronti di Eragon. Orik presenta elementi di prova per i capi-clan, che bandiscono l'Az Sweldn rak Anhuin. Dopo aver ricevuto la fiducia dei nani, Orik viene eletto come nuovo re dei nani. All'incoronazione di Orik, Saphira aggiusta Isidar Mithrim, che Arya aveva frantumato nel tentativo di salvare Eragon dallo Spettro, Durza. Eragon e Saphira decidono di tornare a Ellesméra per continuare il loro addestramento. Eragon viene a conoscenza da Oromis e Glaedr che Morzan non è suo padre e che è Brom. Il giorno successivo, Eragon capisce la fonte del potere di Galbatorix; un Eldunarí, o un cuore dei cuori, è un cuore di drago, che contiene la loro coscienza ed esiste in eterno. Glaedr spiega che Galbatorix controlla centinaia di questi, che sono la fonte del suo potere. Essi discutono con Eragon della necessità di avere una nuova spada. Eragon fa visita a Rhunön, l'elfa fabbro, e le chiede di forgiare una nuova lama per lui. Lei accetta, solo dopo che egli recupera il materiale necessario, l'acciaioluce, ed Eragon chiama la spada "Brisingr". Quando Eragon decide di tornare dai Varden, scopre che anche Oromis e Glaedr sono in partenza. Oromis spiega che è giunto il momento di opporsi a Galbatorix accanto a Islanzadí e Glaedr dà il suo Eldunarí a Eragon e Saphira prima della loro partenza. Eragon e Saphira tornano dai Varden, che sono impegnati in un assedio alla città di Feinster, e si ricongiunge con Arya. Eragon e Arya trovano la Signora della città, Lady Lorana, ma scoprono che i suoi tre maghi stanno tentando di creare uno Spettro. Eragon e Arya corrono a uccidere i maghi, che però riescono a trasformare un uomo in uno Spettro. Tuttavia, Eragon vede attraverso l'Eldunarí di Glaedr lo scontro fra Oromis e Murtagh; Galbatorix prende il controllo di Murtagh e tiene bloccati i due Cavalieri. Oromis si irrigidisce a causa della sua malattia e viene trafitto dalla spada di Murtagh che uccide anche Glaedr. Appena Eragon riacquista coscienza, lui e Arya lottano con lo Spettro, Varaug, che viene ucciso dall'elfa. Dopo il successo dell'assedio, Nasuada informa Eragon che il piano dei Varden è di marciare verso Belatona, quindi a Dras-Leona e da lì a Uru'baen, dove cercheranno di uccidere Galbatorix.
fonte Wikipedia
giovedì 13 novembre 2008
martedì 11 novembre 2008
lunedì 10 novembre 2008
domenica 9 novembre 2008
mercoledì 5 novembre 2008
Barack Obama è il nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America
Tralasciando entusiasmi e facili paragoni (come ha fatto un’emittente radiofonica italiana che ha idealmente affiancato Barack Obama a Papa Giovanni Paolo II) con illustri personaggi della storia dell’umanità confondendo generi e ambiti di azione, la vittoria di Barack Obama, è sintomo di un cambiamento epocale non solo per gli U.S.A. ma per tutto il mondo. Il presidente di colore, vince in Virginia, California, in Pennsylvania. Il neo-eletto presidente, davanti a una folla acclamante il suo imperativo categorico “Yes, We Can!”, dichiara di voler costruire una nuova America, con l’aiuto di tutti (dalle comunità ispano-americane, afro-americane, alle comunità – impensabile sotto un’amministrazione Bush – gay che lo hanno sostenuto) mattone per mattone. Questo significa un impegno che non sarà solo unilaterale e dogmaticamente verticalistico dall’alto verso il basso (le amministrazioni Reagan, Bush senior, Bush Jr), ma un nuovo modo di intendere la politica sul piano interno fatta su un reale dialogo tra le diverse componenti la società civile (quella che deve scegliere a causa di un sistema sanitario gestito dalle compagnie di assicurazione se mangiare o curarsi) e la leadership della White House. Sul piano internazionale maggiore apertura verso la Russia, e paesi hot come Corea e Cina, pianificazione costruttiva di progetti regolamentativi per una maggiore stabilizzazione del sistema ecologico mondiale oramai ai limiti del collasso. Ora non ci resta che sperare che Obama ( Il Presidente nero, come il titolo dell’opera di Lobato edito da Controluce) dichiari al mondo cosa si nasconde nell’Area 51 e attendere una splendida analisi di Noam Chomsky sul nuovo democratico ordine mondiale
martedì 4 novembre 2008
Le larve, di Claudio Morandini, Pendragon, (Bologna, 2008). Di Nunzio Festa
Peggio, per bruttezza, delle larve. Il protagonista del romanzo di Morandini, quello principale e non il ritratto che fa da cornice a tutta la storia, che è un ricco abominevole, dovrebbe essere mangiato dagli insetti; mentre, per esempio, tratta male le sue serve, esattamente o forse solo idealmente come suo nonno-padre da lui vorrebbe. Che, per dirla tutta, il ragazzo è figlio del nonno. E non del padre. A volte (sembrerebbe) le cose non sono nella maniera esatta di come te le raccontano quando sei un bambino. La trama nebulosa, ma non per insufficienza di doti bensì per scelta, è impregnata del clima ampiamente asfittico del palazzaccio nel quale i fatti succedono. In qualche passaggio, Claudio Morandini somiglia alla Chiara Cretella di Annunciazione in metropolitana; principalmente per alcune scene e piccoli risvolti psicologici di alcuni personaggi. La storia, la quale si svolge in vite rurali e perfettamente borghesi, è zeppa della terra più melmosa che esista. Siamo di fronte, addirittura, a più generazioni di larve. D’esseri, anzi, ripugnanti come e molto più delle larve. Le larve non proprio astrali. Forse, più esattamente il male annidato in cellule di uomini persi. La trama ci fa sentire tutto quel profumo, a volte claustrofobico, delle temperature gotiche. Gli eventi sono carichi, ancora, di male. Una donna è fatta impazzire. Un omicidio. Una vita a stare perfettamente e di continuo contro gli altri. Il dominio del padrone. Una serie di elementi ficcati nel corpo della narrazione, narrazione di un io-narrante scrupoloso e duro. Il protagonista, a tratti, è sospeso tra sogno-incubo e realtà. Il fattore salvifico, invece, è rappresentato appunto dalla terra. Quella iniziale e vitale, nonostante sempre le larve. Claudio Morandini riesce nell'operazione di scrivere con cautela e ricchezza, chiaramente funzionali ai luoghi. Morandini, però, capisce persino che deve permettere a lettrici e lettori d'entrare meglio e di più nelle menti dei personaggi, ed è capace allo stesso tempo del “lavoro”. Con questo romanzo si può dunque giungere nel territorio delle miserie umane, delle bassezze, leggendo facce di uomini orribili. Le larve è un romanzo fitto di contenuti. Parte dell'umanità, e delle sue 'passioni' è tenuta in vita con la forza delle parole.
Le larve, di Claudio Morandini, Pendragon, (Bologna, 2008), pag. 227, euro 14,00.
Le larve, di Claudio Morandini, Pendragon, (Bologna, 2008), pag. 227, euro 14,00.
lunedì 3 novembre 2008
sabato 1 novembre 2008
Enrico Rava Quartet Standards
Giovedì 20 novembre
doppio set: 20,00 (primo) – 22,00 (secondo)
Enrico Rava Quartet Standards
Enrico Rava, tromba
Luca Mannutza, pianoforte
Dario Deidda, basso
Roberto Gatto, batteria
Secondo prestigioso appuntamento per il Jazz Club Ueffilo – Cantina a Sud (Via Donato Boscia 21 – Gioia del Colle), in collaborazione con Jazzitalia e con MPS Banca Personale (Gruppo Montepaschi).
Giovedì 20 novembre le mura rinascimentali del Ueffilo ospiteranno – in un esclusivo doppio set ( 20,00/22,00) uno tra i più grandi musicisti del jazz mondiale: Enrico Rava.
Rava è, senza dubbio, uno dei più eleganti e creativi musicisti europei, dall’innato senso melodico. Da sempre impegnato nelle esperienze più diverse e più stimolanti, è apparso sulla scena jazzistica a metà degli anni sessanta, segnando il suo percorso con collaborazioni prestigiose come quelle con Gato Barbieri, Cecil Taylor, Jack de Johnette, Pat Metheny, Miroslav Vitous, John Abercrombie, Richard Galliano, Steve Lacy, Joe Henderson, Michel Petrucciani.
Il trombettista triestino sarà accompagnato, in questo inconsueto percorso musicale, dalle invenzioni pianistiche di Luca Mannutza nonché da una solida e scoppiettante sezione ritmica formata dall’impareggiabile drumming di Roberto Gatto alla batteria e dalle pulsanti vibrazioni di Dario Deidda al basso elettrico.
L’ appuntamento sarà arricchito dalla degustazione di prodotti tipici, frutto della rinnovata offerta enogastronomica del Ueffilo.
Food and Music: 30 euro.
Il Ueffilo – Cantina a Sud è in Gioia del Colle(Ba)-via Donato Boscia 21.
Info e prevendite: 339/8613434 – 080/3430946 - Centro Musica : 080 - 521.17.77
web: www.ueffilo.com. info@ueffilo.com
Grazie infinite per la collaborazione.
Alceste Ayroldi
Responsabile dell’ Ufficio Relazioni Esterne
e Comunicazione Ueffilo Jazz Club
339/2986949
BIOGRAFIE
ENRICO RAVA
Enrico Rava, nato a Trieste nel '39, è indubbiamente il jazzista italiano più conosciuto a livello internazionale. In trent'anni di carriera, il trombettista, flicornista, compositore ha al proprio attivo oltre settanta incisioni, di cui sedici a proprio nome. Avvicinatosi alla tromba nel '57, grande ammiratore di Miles Davis e Chet Baker, Enrico Rava comincia a suonare giovanissimo nei club torinesi. Nel '63, conosce Gato Barbieri, al cui fianco due anni dopo incide la colonna sonora del film di Montaldo Una bella grinta. In quegli anni incontra Don Cherry, Mal Waldron e Steve Lacy, con il quale suona free jazz in quartetto tra Londra e Buenos Aires (ed è in Argentina, nel '66, che il quartetto registra l'album The Forest and The Zoo). Nel '67, Rava è a New York ed entra in contatto con l'avanguardia free, tra cui Roswell Rudd, Marion Brown, Rashid Ali, Cecil Taylor, Carla Bley. Dopo una parentesi italiana, che lo vede esibirsi con vari musicisti, tra cui Franco D'Andrea, e registrare a Roma con Lee Konitz e a Brema con Manfred Schoof, nel '69 riparte per New York, dove rimarrà per otto anni. I primi tempi suona soprattutto con Rudd, Bill Dixon e la Jazz Composer's Orchestra di Carla Bley, sotto la cui direzione partecipa all'incisione di Escalator Over the Hill. A partire dal '72, anno in cui pubblica Il giro del giorno in 80 mondi, il primo disco a suo nome, Rava dirige quartetti (sia nei club newyorkesi che in tournée in Europa e Argentina) quasi sempre privi di pianoforte. Le collaborazioni e le incisioni si susseguono, preziose, a ritmo serrato, al fianco di prestigiosi musicisti italiani, europei, americani: tra questi John Abercrombie, Joe Henderson, Roswell Rudd, Cecil Taylor, Ray Anderson, Dollar Brand, Franco D'Andrea, Urbani, Miroslav Vitous, Daniel Humair, Paul Motian, John Taylor, Archie Shepp, Misha Mengelberg, Richard Galliano, Lee Konitz, etc. etc. Musicista rigoroso e strumentista raffinato, questo poeta della tromba è anche un sensibile ed abile compositore, amante del jazz, ma capace di suonare nei più disparati contesti e di fondere nel suo personalissimo stile influenze musicali molteplici, dalla musica sudamericana al funk, al rock.
ROBERTO GATTO
Nato A Roma il 6 ottobre 1958. IL suo debutto professionale risale al 1975 con il Trio di Roma (Danilo Rea, Enzo Pietropaoli).
Ha suonato in tutta Europa e nel resto del mondo con i suoi gruppi ed insieme ad artisti internazionali. Le formazioni a suo nome sono caratterizzate, oltre che da un interessante ricerca timbrica, e un impeccabile tecnica esecutiva, da un grande calore tipico della cultura mediterranea. Questo fa sicuramente di Roberto Gatto uno dei più interessanti batteristi e compositori in Europa e nel Mondo.
Numerose sono le collaborazioni con Bob Berg, Steve Lacy, Johnny Griffin, George Coleman, Dave Liebman, Phil Woods, James Moody, Barney Wilen, Ronnie Cuber, Sal Nistico, Michael Brecker, Tony Scott, Paul Jeffrey, Bill Smith, Joe Lovano, Curtis Fuller, Kay Winding, Albert Mangelsdorff, Cedar Walton, Tommy Flanagan, Kenny Kirkland, Mal Waldron, Ben Sidran, Enrico Pieranunzi, Franco D'Andrea, John Scofield, John Abercrombie, Billy Cobham, Bobby Hutcherson, Didier Lockwood, Richard Galliano, Christian Escoudè , Joe Zawinul, Bireli Lagrene, Pat Metheny.
Come leader ha all'attivo nove album: Notes, Ask, Luna, Jungle Three, Improvvisi, Sing Sing Sing, Roberto Gatto Plays Rugantino.
Da anni si dedica anche alla composizione di musiche da film realizzando, insieme a Maurizio Giammarco, la colonna sonora di "Nudo di donna" per la regia di Nino Manfredi, ed insieme a Battista Lena quelle di "Mignon è partita" di Francesca Archibugi vincitore di cinque David di Donatello, di "Verso Sera" e "Il grande cocomero" della stessa Archibugi.
Nel 1983 vince il referendum del mensile Fare Musica come "miglior batterista italiano".
Nel 1985 e nel 1987 con il gruppo Lingomania si classifica al primo posto del referendum "Top jazz" indetto dalla rivista Musica Jazz nella categoria "Miglior gruppo".
Nel 1988, 1989, 1990, nell'ambito dell'inchiesta "i vostri preferiti" a cura del mensile Guitar Club, è al primo posto della categoria "2Batteristi". Nel 1993 realizza due Video didattici dal titolo "Batteria" vol. 1 e 2.
Si è esibito recentemente nella prestigiosa sala della Town Hall a New York.
E' stato direttore artistico del Teatro Dell'Angelo di Roma per la rassegna "Jazz in progess".
Collaborazioni come sideman con: Mina, Lucio Dalla, Pino Daniele, Gino Paoli, Ivano Fossati, Gianni Morandi, Riccardo Cocciante, Ron, Mango, Renzo Arbore, Teresa De Sio, Ornella Vanoni, Sergio Caputo, Gilberto Gil, Mimmo Locasciulli, Riz Ortolani, Piero Umiliani, Franco Piersanti, Lalo Schifrin, Armando Trovaioli, Ennio Morricone, Domenico Modugno.
La sua biografia è inserita nella prestigiosa "Biographical Encyclopedia of Jazz" di Leonard Feather & Ira Gitler.
LUCA MANNUTZA
Nato a Cagliari il 22.09.1968 si avvicina alla musica giovanissimo grazie al padre che gli impartisce i primi rudimenti musicali e pianistici all'età di soli quattro anni. Nel 1974 inizia privatamente lo studio del pianoforte classico per poi iscriversi nel 1979 al Conservatorio "G.P. da Palestrina" di Cagliari. A tredici anni partecipa al Concorso pianistico Internazionale "Ennio Porrino" aggiudicandosi il terzo posto ex aequo (non verranno assegnati i primi due). Si diploma in pianoforte al Conservatorio di Cagliari diciotto anni, con ottimi risultati. Nel frattempo matura esperienza musicale con vari gruppi di rock progressivo e fusion.
Conosce il jazz solo nel 1990 e l'intensità della sua attività musicale jazzistica inizia a crescere a partire dal 1992 quando viene chiamato dal sassofonista argentino Hector Costita con cui collaborerà per tre anni. Nello stesso anno conosce il trombettista newyorkese Andy Gravish che lo recluta per le sue serate in Italia.
Dal 1993 inizia ad esibirsi a fianco di alcuni dei migliori musicisti italiani tra i quali Paolo Fresu, Emanuele Cisi, Maurizio Giammarco, Bebo Ferra, Francesco Sotgiu, Steve Grossman.
Nel 1999 si trasferisce a Roma dove inizia a collaborare con la cantante Susanna Stivali con cui partecipa ai concorsi "Barga Jazz", "Viva il jazz" ed al "Festival Jazz di Malta".
Nell'estate del 2000 partecipa nuovamente al concorso "Barga Jazz" insieme al contrabbassista Piero di Rienzo ed al batterista Billy Sechi ricevendo dalla giuria una menzione speciale. Dal dicembre del 2000 diventa pianista accompagnatore del quartetto gospel "Vocintransito".
Nel giugno 2002 vince il Premio Massimo Urbani. Nello stesso anno, ad agosto, partecipa con il quartetto del sassofonista Max Ionata al concorso Tramplin Jazz di Avignone, Francia, vincendo il premio del pubblico e a ottobre arriva alla fase finale del terzo Concorso Internazionale di piano jazz Martial Solal a Parigi.
Nel gennaio 2003 inizia ad insegnare piano jazz al Seminario Invernale di Nuoro e successivamente piano jazz al Conservatorio di Cagliari.
Ha collaborato con i migliori musicisti della scena italiana, e non (Jeremy Pelt), ed ha partecipato ai più importanti festival internazionali di jazz tra i quali Umbria Jazz, Jazz Italiano a New York, Parc Floral di Parigi. Attualmente è membro degli High Five (Bosso – Scannapieco 5tt), del Roberto Gatto 4tt, delle Trombe del Re (Boltro – Bosso 5tt), del Fabrizio Bosso 4tt, Ada Montellanico 4tt e Max Ionata 4tt.
DARIO DEIDDA
Diplomato in contrabbasso e basso elettrico.
Principali collaborazioni nel circuito jazzistico:
M. Giammarco, R. Gatto, D. Rea, U. Fiorentino, E. Pierannunzi, P. Fresu, C. Mayer, R. Marcotulli, E. Rava, T. De Piscopo, M. Urbani, S. Di Battista, R. Giuliani, F. D’Andrea, P. Condorelli, R. Zifarelli, J. Girotto, M. De Vito, G. Amato,tra gli altri..
Tra i musicisti stranieri ha collaborato con:
G. Coleman, J. Bergonzi, J. Moody, M. Miller, K. Lightsey, G. Garzone, S. Turre, V. Colaiuta, R.Brecker, K. Wheleer, S. Grossman, D. Liebman, B. Sidran, A. Johnson, H. Hernandez, Ernesttico, J. Garrison, P. Sery, M. Petrucciani, J. Griffin, B. Golson, G. Coleman e altri ancora.
Ha fatto parte della band di Pino Daniele nel 1999 e della band della cantante Barbara Cola (1997).
Suona stabilmente nei tours italiani di Carl Anderson (Giuda nel film “Jesus Christ Superstar”).
Fa parte dei “Pure Funk Live”di Gegè Telesforo registrando anche il nuovo cd per la “Go Jazz” (We couldn’t be happier)
E’ il bassista dei “Cuban Stories”, band di Latin e Salsa Jazz del fratello Alfonso ed Ernestico Rodriguez (Jovanotti band), coi quali ha inciso il prossimo cd.
Ha appena registrato il primo cd a proprio nome per la “Go Jazz” (USA) con Julian Oliver Mazzariello, al piano e organo, e Stephane Huchard (Blue Note) alla batteria, piu importanti ospiti: S.DiBattista, Bob Malach, M. Rinalduzzi, G. Fasano, G. Telesforo, Sandro e Alfonso Deidda. Il cd uscirà in autunno.
Ha inoltre formato con i “colleghi”e amici Marco Siniscalco e Luca Pirozzi, un trio di soli bassi elettrici denominato “Bassic Istint”.
Ha fatto parte di numerose band televisive:con S. Palatresi e R. Arbore in “Il caso Sanremo”(1990), ”D.O.C.” (1988), ”M. Costanzo Show” con T. De Piscopo, ”Comici”, “Saranno Promossi”, ”L’ottavo nano”con S.Dandini,C.Guzzanti e Lele Marchitelli,” “Roxy Bar” con R.Gatto. Nei suddetti programmi televisivi ha collaborato con:Carmen Consoli, Marina Rei, Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Elisa, Max Gazzè, Niccolò Fabi, Samuele Bersani, Alex Britti, Luca Carboni.
Ha partecipato a circa 20 cd di vario genere con alcuni dei sopracitati artisti e svolge attività di insegnante in varie scuole. Dal 1999 è endorser delle corde “R.Cocco Strings” e dal 2001 endorser degli ampli per basso “Mark Bass”.
venerdì 31 ottobre 2008
Paolo Pacciolla e Anna Luisa Spagna e Lecce per parlare dell'India
PAOLO PACCIOLLA ANNA LUISA SPAGNA
LA GIOIA E IL POTERE (Besa editrice)
Lecce - 31 ottobre 2008 alle ore 19,00
presso il Convento dei Teatini.
Interverranno l'on. Adriana Poli Bortone e il prof. Roberto Perinù.
Un percorso storico nella musica e nella danza dell’organismo sociale indiano: la musica vedica della casta sacerdotale, che sottolineava e dava forza ai vari momenti dei riti sacrificali; le esecuzioni orchestrali e le danze nelle splendide corti dell’India – da quelle antiche, buddiste o indù, a quelle musulmane e poi inglesi – dove musica e danza erano affidate alle donne ma erano praticate anche dai re e dai guerrieri; musica e danza nei templi medioevali e moderni, i palazzi degli dei attorno ai quali ruotava la vita delle città; la scena cittadina, con le processioni sacre e regali e le varie forme di intrattenimento. Ma anche un’analisi delle idee estetiche che le arti dello spettacolo dovevano esprimere e veicolare: le ragioni e le finalità delle arti, il rapporto con le cosmogonie e l’analogia con i culti e le pratiche spirituali. E, ancora, il rapporto delle arti con le forme naturali, in particolare quelle della vita vegetale. Inoltre, un’esposizione degli elementi grammaticali fondamentali e delle principali forme musicali e coreutiche. Una ricerca sulla musica e la danza che restituisce a queste arti la centralità che avevano nel pensiero e nella società dell’India di tutte le epoche.
PAOLO PACCIOLLA inizia la ricerca sulla musica classica indiana (Dhrupad Pakhawaj) nel 1995. Ha pubblicato la monografia Il pensare musicale indiano (Besa, 2005). Suoi scritti sono apparsi sulle riviste “Melissi”, “In Corso d’Opera” e negli Atti del XI, XII e XIII Convegno Nazionale di Studi Sanscriti, tenutisi a Milano (2002), Parma (2004), Roma (2006).
Compone ed esegue le musiche per gli spettacoli di Sutra - Arti Performative, presentati in diverse rassegne e festival in Italia e all’estero.
ANNA LUISA SPAGNA inizia la ricerca sulla danza classica indiana (Odissi e Chhau di Seraikella) nel 1995. Suoi scritti sono apparsi sulle riviste “Melissi” e “In Corso d’Opera”. Con il nome Racconti del Corpo sviluppa una ricerca fra danza e pedagogia legata al tema del femminino.
È coreografa e danzatrice negli spettacoli di Sutra - Arti Performative, presentati in diverse rassegne e festival in Italia e all’estero.
giovedì 30 ottobre 2008
Enzo Fileno Carabba - Le colline oscure - Armi da taglio 3 (Barbera editore)
IL LIBRO
Angelo di mestiere tenta di insegnare l’amore per i libri alla fauna studentesca che popola il labirintico Istituto ogni giorno più grande. Nel tempo libero ruba giocattoli ai bambini ricchi e li rivende. Sarebbe un’esistenza già abbastanza bizzarra se non fosse che la campagna attorno a lui comincia a popolarsi di Madonne: appaiono, marciano tra gli alberi e a volte si scontrano con ferocia. Da dove vengono? Che cosa vogliono?
In una realtà attraversata da misteri e da rivelazioni, da tafani e da tagliole, si intrecciano le vicende di turisti americani new age e bambini muti, vecchie zie e manager d’assalto, donne che Angelo ama e donne che dovrebbe amare. Ed è così che pagina dopo pagina la scrittura incantevole di Enzo Fileno Carabba ci trasporta in un mondo fantastico e ci porta a scoprire l’unica verità possibile: il Maligno si annida dappertutto, le colline incombono oscure e occorre organizzarsi per provare a resistere allargando spiragli di luce.
L’AUTORE
Enzo Fileno Carabba (Firenze, 1966) è autore di diversi libri, tra cui Jakob Pesciolini (Premio Calvino 1991), La regola del silenzio e La foresta finale, tutti editi da Einaudi. Il suo ultimo romanzo prima di Le colline oscure è stato Pessimi segnali, uscito in Francia nel 2003 nella prestigiosa Série Noire di Gallimard e l’anno dopo in Italia da Marsilio: lì compariva per la prima volta Angelo, protagonista anche di queste pagine.
martedì 28 ottobre 2008
Marcello Sacco parla del Presidente Nero di Lobato
Il motivo per presentare al lettore italiano Il presidente nero [...] sembrerebbe quasi ovvio, nell’anno della campagna elettorale di Barack Obama, John McCain, Hillary Clinton e Sarah Palin.
Diceva Aldous Huxley, nella prefazione del 1946 al suo Brave New World, che un libro sul futuro, qualunque sia la sua qualità artistica o filosofica, ci interessa solo nella misura in cui le profezie che contiene possono avverarsi o no. Ebbene Il presidente nero [...] fu scritto quando neanche l’egemonia mondiale degli USA si poteva considerare così ovvia [...] e già ci parla di una società futura in cui vige il telelavoro e il voto telematico, l’opinione pubblica si orienta leggendo giornali proiettati su schermi luminosi presenti in ogni casa, l’elettorato ha accantonato la lotta di classe e si identifica con i suoi leader secondo sesso, colore della pelle e fotogenia, mentre è in corso una campagna elettorale in cui, a contendersi la Casa Bianca, ci sono un conservatore bianco, un leader nero e una donna. [...] Ma Lobato non prevede solo questo. Prevede lo shopping e l’università a distanza, le ferie coniugali (cioè brevi separazioni periodiche in luogo del divorzio), i villaggi turistici, la dittatura sociale della moda e quella domestica del bambino. [...] E a proposito di capitalismo, Lobato vede nel fordismo e nell’industrialismo americano la fine dei contrasti fra capitale e lavoro; considerazione che oggi molti sottoscriverebbero e molti altri non riuscirebbero a leggere senza sorridere o inorridire. Ma tra il sorridere e l’inorridire si annida appunto una delle questioni cruciali che la lettura di questo libro solleva. Come valutare la distanza tra l’autore e la materia trattata? Fino a che punto il futuro descritto è auspicato e fino a che punto temuto? Questo è infatti un libro in cui il teorico della letteratura interroga il testo e domanda al suo autore empirico: “Ci fai o ci sei?”
Monteiro Lobato, va detto subito, con questo romanzo si guadagnò la fama di scrittore razzista, non tanto (o non solo) per la sua visione stereotipata delle razze, quanto per le teorie eugenetiche che circolano in queste pagine. Ma un libro sul futuro si fa leggere innanzitutto se propone profezie realizzabili (anche se dovessero far più paura ai lettori che al profeta) [...].
Sull’eugenetica, la dottrina formulata da Francis Galton per “migliorare” la razza umana, forse si sa molto e molto poco [...]. Quando alla fine degli anni ‘10 viene introdotta in Brasile, l’eugenetica sembra dare inizialmente voce, nella sua versione più moderata, alla necessità di migliorare le condizioni igieniche delle classi più povere, tanto nei suburbi come nelle campagne. Tuttavia, il suo côté razzialista, pur non provocando l’orrore dei campi di concentramento europei, genera un dibattito che oggi, se non scandalizza, fa quasi tenerezza. Nel paese meticcio per eccellenza [...] intellettuali e scienziati brasiliani si domandavano se la condizione creola del loro popolo non l’avesse per caso reso inadatto alle sfide della modernità [...].
L’incontro di Lobato con l’eugenetica avviene in questa fase. Più che un intellettuale “impegnato”, nel senso che si dà oggi al termine, lui è un intellettuale impresario. Per tutta la vita non farà che realizzare o teorizzare imprese, affari, linee guida economiche, investimenti [...], abbraccia e respinge con disinvoltura vari credi. Compare sulla scena letteraria con una polemica contro il caboclo, il contadino di ascendenza india che vive di un’arretrata agricoltura di sussistenza, descrivendolo come un fungo, un parassita, ma negli anni ci si affeziona e ci ripensa, scoprendo coi marxisti che è uno sfruttato; idolatra l’economia USA, ma ammira anche Lenin; apprezza il ruolo della donna nella rivoluzione sovietica, ma maschera di sarcasmo la sua antipatia per le suffragiste inglesi; critica gli artisti connazionali che imitano il Futurismo, ma tesse elogi marinettiani alla guerra igiene del mondo; spera che l’eugenetica possa effettivamente purificare il sangue brasiliano, ma non esita ad osannare Gilberto Freyre, il sociologo che a New York, con Franz Boas, aveva imparato a distinguere determinismo razziale da influsso culturale e ravvisò proprio nel meticciato l’identità del Brasile e del colonialismo lusitano. Teoria, questa, che se ha a sua volta rischiato di generare l’idea autoassolutoria di un colonialismo buono, ha anche avuto il merito, fra gli altri, di estrarre il Brasile dalle sabbie mobili di ridicoli complessi d’inferiorità, incamminandolo verso quell’orgoglio creolo che oggi si ritrova un po’ dappertutto, dal pensiero sociale alla musica popolare. È il Brasile sincretico e multirazziale cantato da Vinicius de Moraes (“bello come la pelle soffice di Oxum”, la venere mulatta del candomblé), ma anche quel microcosmo misto eppur rigorosamente gerarchizzato, con le sue balie ingenue e i negri da cortile, che ritroviamo proprio nella letteratura infantile di Monteiro Lobato.
Per lui il paradosso statunitense sta proprio in quella sorta di segregazionismo rigido e tuttavia fortemente egualitario, coerente e democratico fino ad affacciarsi sull’abisso di una nuova guerra civile. [...] Una visione del melting pot a stelle e strisce in bilico fra utopia agghiacciante e distopia involontaria, tra profezia catastrofistica e wishful thinking in agguato. Dunque a un delirio letterario come questo si può scavare una nicchia in quel subgenere della fantascienza che è il romanzo distopico, proprio accanto a Brave New World o 1984, con buona o cattiva pace del suo autore empirico e dei suoi coinquilini anglosassoni. Perché, quale che sia l’adesione della persona reale alle idee delle sue personae, certe affermazioni – che rappresentano oggi un curioso florilegio di dottrine protonaziste – poste in bocca a una perturbante Beatrice ariana, frullate in una trama romanzesca improbabile, punteggiate di svenevoli commenti amorosi di un timido travet carioca che ascolta basito aneddoti giunti direttamente dal futuro remoto, oggi suonano a “modeste proposte” swiftiane e sembra davvero impossibile, quando il climax narrativo porta il delirio ai suoi piani più alti, pensare che non si rida anche un po’ col (e non del) loro autore.
Marcello Sacco ha curato la post-fazione al volume
Il presidente nero, Controluce, Nardò 2008
Diceva Aldous Huxley, nella prefazione del 1946 al suo Brave New World, che un libro sul futuro, qualunque sia la sua qualità artistica o filosofica, ci interessa solo nella misura in cui le profezie che contiene possono avverarsi o no. Ebbene Il presidente nero [...] fu scritto quando neanche l’egemonia mondiale degli USA si poteva considerare così ovvia [...] e già ci parla di una società futura in cui vige il telelavoro e il voto telematico, l’opinione pubblica si orienta leggendo giornali proiettati su schermi luminosi presenti in ogni casa, l’elettorato ha accantonato la lotta di classe e si identifica con i suoi leader secondo sesso, colore della pelle e fotogenia, mentre è in corso una campagna elettorale in cui, a contendersi la Casa Bianca, ci sono un conservatore bianco, un leader nero e una donna. [...] Ma Lobato non prevede solo questo. Prevede lo shopping e l’università a distanza, le ferie coniugali (cioè brevi separazioni periodiche in luogo del divorzio), i villaggi turistici, la dittatura sociale della moda e quella domestica del bambino. [...] E a proposito di capitalismo, Lobato vede nel fordismo e nell’industrialismo americano la fine dei contrasti fra capitale e lavoro; considerazione che oggi molti sottoscriverebbero e molti altri non riuscirebbero a leggere senza sorridere o inorridire. Ma tra il sorridere e l’inorridire si annida appunto una delle questioni cruciali che la lettura di questo libro solleva. Come valutare la distanza tra l’autore e la materia trattata? Fino a che punto il futuro descritto è auspicato e fino a che punto temuto? Questo è infatti un libro in cui il teorico della letteratura interroga il testo e domanda al suo autore empirico: “Ci fai o ci sei?”
Monteiro Lobato, va detto subito, con questo romanzo si guadagnò la fama di scrittore razzista, non tanto (o non solo) per la sua visione stereotipata delle razze, quanto per le teorie eugenetiche che circolano in queste pagine. Ma un libro sul futuro si fa leggere innanzitutto se propone profezie realizzabili (anche se dovessero far più paura ai lettori che al profeta) [...].
Sull’eugenetica, la dottrina formulata da Francis Galton per “migliorare” la razza umana, forse si sa molto e molto poco [...]. Quando alla fine degli anni ‘10 viene introdotta in Brasile, l’eugenetica sembra dare inizialmente voce, nella sua versione più moderata, alla necessità di migliorare le condizioni igieniche delle classi più povere, tanto nei suburbi come nelle campagne. Tuttavia, il suo côté razzialista, pur non provocando l’orrore dei campi di concentramento europei, genera un dibattito che oggi, se non scandalizza, fa quasi tenerezza. Nel paese meticcio per eccellenza [...] intellettuali e scienziati brasiliani si domandavano se la condizione creola del loro popolo non l’avesse per caso reso inadatto alle sfide della modernità [...].
L’incontro di Lobato con l’eugenetica avviene in questa fase. Più che un intellettuale “impegnato”, nel senso che si dà oggi al termine, lui è un intellettuale impresario. Per tutta la vita non farà che realizzare o teorizzare imprese, affari, linee guida economiche, investimenti [...], abbraccia e respinge con disinvoltura vari credi. Compare sulla scena letteraria con una polemica contro il caboclo, il contadino di ascendenza india che vive di un’arretrata agricoltura di sussistenza, descrivendolo come un fungo, un parassita, ma negli anni ci si affeziona e ci ripensa, scoprendo coi marxisti che è uno sfruttato; idolatra l’economia USA, ma ammira anche Lenin; apprezza il ruolo della donna nella rivoluzione sovietica, ma maschera di sarcasmo la sua antipatia per le suffragiste inglesi; critica gli artisti connazionali che imitano il Futurismo, ma tesse elogi marinettiani alla guerra igiene del mondo; spera che l’eugenetica possa effettivamente purificare il sangue brasiliano, ma non esita ad osannare Gilberto Freyre, il sociologo che a New York, con Franz Boas, aveva imparato a distinguere determinismo razziale da influsso culturale e ravvisò proprio nel meticciato l’identità del Brasile e del colonialismo lusitano. Teoria, questa, che se ha a sua volta rischiato di generare l’idea autoassolutoria di un colonialismo buono, ha anche avuto il merito, fra gli altri, di estrarre il Brasile dalle sabbie mobili di ridicoli complessi d’inferiorità, incamminandolo verso quell’orgoglio creolo che oggi si ritrova un po’ dappertutto, dal pensiero sociale alla musica popolare. È il Brasile sincretico e multirazziale cantato da Vinicius de Moraes (“bello come la pelle soffice di Oxum”, la venere mulatta del candomblé), ma anche quel microcosmo misto eppur rigorosamente gerarchizzato, con le sue balie ingenue e i negri da cortile, che ritroviamo proprio nella letteratura infantile di Monteiro Lobato.
Per lui il paradosso statunitense sta proprio in quella sorta di segregazionismo rigido e tuttavia fortemente egualitario, coerente e democratico fino ad affacciarsi sull’abisso di una nuova guerra civile. [...] Una visione del melting pot a stelle e strisce in bilico fra utopia agghiacciante e distopia involontaria, tra profezia catastrofistica e wishful thinking in agguato. Dunque a un delirio letterario come questo si può scavare una nicchia in quel subgenere della fantascienza che è il romanzo distopico, proprio accanto a Brave New World o 1984, con buona o cattiva pace del suo autore empirico e dei suoi coinquilini anglosassoni. Perché, quale che sia l’adesione della persona reale alle idee delle sue personae, certe affermazioni – che rappresentano oggi un curioso florilegio di dottrine protonaziste – poste in bocca a una perturbante Beatrice ariana, frullate in una trama romanzesca improbabile, punteggiate di svenevoli commenti amorosi di un timido travet carioca che ascolta basito aneddoti giunti direttamente dal futuro remoto, oggi suonano a “modeste proposte” swiftiane e sembra davvero impossibile, quando il climax narrativo porta il delirio ai suoi piani più alti, pensare che non si rida anche un po’ col (e non del) loro autore.
Marcello Sacco ha curato la post-fazione al volume
Il presidente nero, Controluce, Nardò 2008
domenica 26 ottobre 2008
mercoledì 22 ottobre 2008
Roberto Pazzi nel Salento
Roberto Pazzi torna nel Salento per presentare il suo sedicesimo romanzo
"Dopo primavera" - edito da Frassinelli
La vita di Aldo Mercalli, passata a scrivere libri di successo e a inseguire fantasmi amorosi, cambia la sera in cui, rientrato in casa, trova ad attenderlo un uomo identico a lui. La sorpresa iniziale si tramuta presto in fastidio e, alla fine, in apatica rassegnazione alla convivenza coatta, fino a quando il protagonista si lascia sedurre dalla tentazione di servirsi del misterioso gemello per emendare gli errori e le scelte di un’esistenza imperfetta, dominata dall’ansia di salvare gesti e parole dall’inevitabile decadimento della durata. La faustiana complicità con il diabolico servitore entra in crisi nel momento in cui, dal passato, riemerge una donna. Sveva non si accorge subito di ricevere, nell’amante, le attenzioni di due uomini diversi... Ma poi sarà lei a porgere ad Aldo il filo per uscire dallo sdoppiamento. L’autore di Vangelo di Giuda e di Conclave, calandosi in uno dei dualismi più sofferti – lo scarto fra quel che si è e quel che si sarebbe voluto essere – ritrova nelle finzioni della scrittura uno specchio tra i più limpidi per rappresentare e capire misteri e ambiguità della natura umana.
Roberto Pazzi, tradotto in 27 lingue, è stato collaboratore del C. della Sera ed ora del New York Times.
Due volte finalista al Premio Strega, ha vinto, tra gli altri, i premi Comisso, Montale, Superflaiano, Stresa e Scanno.
The OBSERVER ha scritto di lui: “E’ un fuoriclasse della scrittura. E’ il successore di Calvino”.
“Pazzi sa dare vita ad allegorie fantasiose che ricordano al lettore la magia e la forza immaginifica di Calvino” (The New York Times)
“Pazzi ha la stoffa del grande narratore” (L’Express)
“E’ un narratore raffinato e incantato di fatti che non accaddero o che si verificarono soltanto in quella storia che ha luogo al di là dello specchio di Alice”
(C. Sgorlon)
Gli appuntamenti con Roberto Pazzi:
Giovedì 23 ottobre 2008
Martignano : Palazzo Palmieri
ore 20,00
Presenta Elio Coriano, interviene Luigino Sergio
Venerdì 24 ottobre 2008
Università di Lecce
ore 17,00
conferenza nell’aula Ferrari dell’Ateneo. Patrocinio della Facoltà di Scienza della Formazione.
Conferenza: “Perché scrivere, perché leggere”.
Introduce il prof. Giovanni Invitto, presenta il prof. Carlo Alberto Augieri
III^ Circoscrizione Lecce
Leuca – Ferrovia - Stadio
ore 19;30
Quartiere in festa
Evento “Piovono libri”
Sede del IV Circolo
Via Cantobelli
Presenta Raffaele Polo
Sabato 25 ottobre 2008
Lecce
ore 18:00
c/o la Sala lettura Biblioteca Provinciale “N. Bernardini”.
Presenta M. G. De Judicibus, Presidente Pro loco di Lecce.
L'incontro è curato dalla Pro Loco e dalla FIDAPA di Lecce.
Seguirà degustazione
info: Alessandro Turco
lunedì 20 ottobre 2008
Immaginaria 08
La fabbrica dei gesti
riparte con
"IMMAGInARIA"
Laboratorio Coreografico/Teatrale
condotto da
Silvia Lodi e Stefania Mariano
Lezione Prova
Venerdì 31 ottobre 2008
Formazione e ricerca dove scoprire, apprendere, creare, lavorare sulla danza ed il teatro attraverso il training fisico e gli elementi fondamentali della dinamica, peso e respirazione. E ancora: l'improvvisazione personale e di gruppo, la composizione, il lavoro con il testo, gli elementi di base della danza contemporanea e l'uso della voce.
Il laboratorio è rivolto a danzatori, attori e musicisti provvisti di esperienza, e a chiunque abbia la curiosità e l'interesse a scoprire e risvegliare le proprie capacità sensoriali, espressive e creative. L'obiettivo del lavoro è espandere e coltivare la propria capacità di comunicazione con gli altri e con lo spazio. Il laboratorio intende, attraverso gli strumenti pratici e teorici, sviluppare una coscienza corporea con l'intento di far dialogare i due linguaggi: teatro e danza. Inoltre, si vuole approfondire il piacere della ricerca, concedendosi il giusto tempo per analizzare e scavare, svelando un percorso che va sempre più in profondità.
Sono previsti percorsi di studio per due livelli: principianti - avanzati. Il laboratorio si concluderà a giugno 2009, presentando al pubblico un primo studio sul lavoro svolto.
La lezione PROVA è fissata per venerdì 31 ottobre 2008, dalle 18.00 alle 20.00, con l'obbligo di prenotazione.
Max 12 partecipanti.
Non si può effettuare più di una lezione prova gratuita.
La frequenza è bisettimanale.
Per prenotarsi: chiamare il n. 347.5424126
fabbricadeigesti@gmail.com
domenica 19 ottobre 2008
giovedì 16 ottobre 2008
La città perfetta, di Angelo Petrella, Garzanti (Milano, 2008) di Nunzio Festa
La Napoli di Petrella va oltre Rea e La Capria. Con questo romanzo, oggi chiaramente, possiamo decisamente dire – e con tutto il rispetto che arriva da modestie antiche e giovani – che Angelo Petrella è uno degli scrittori al momento più importanti da leggere e ricordare; che Petrella – oggigiorno è salito più in alto di un Ermanno Rea della Dismissione come di tanti La Capria ugualmente significativi. E questo giusto per pensare a due compaesani, diciamo. Ma questo solamente per esempio (appunto…). I centri operativi mobili e immobili del narratore napoletano, quelli che sanno di divise a dir poco sporchissime e allo stesso tempo di anni stati di Pantera e occupazioni, sono bagnati nella Napoli che è mondo intero, immenso, per certi versi spropositato. Nella lettura più attenta, occorre ammettere subito, ci aiuterà un bravo Fattori e il super attento F. Forlani. Dal Napoli, ancora, allo stadio alla lotta armata. I protagonisti del romanzo sono creati per testimoniare con dettagli speciali una storia presente nutrita di qualche anno fa e della possibilità che molte cose descritte possano ripetersi o farsi. Sanguetta è un adolescente dei Quartieri Spagnoli e ha in carcere la grande scelta di diventare informatore dei servizi segreti. Chimicone è uno studente di liceo che farà la Barricata Silenziosa per azionare la lotta armata dopo la fine delle occupazioni studentesche ed è follemente innamorato di Betta. L’Americano è un cocainomane digossino in cerca d’una vendetta. Intanto la bella Napoli è di proprietà del camorrista Sarracino. Siamo, occorre preannunciare, in un periodo che inizia dal 1988 e termina nel 2003. L’autore è nato nel ’78 e con cura vuole occuparsi di un paio di decenni più avanti, di anni che saranno pure quasi completamente suoi. Con la Città perfetta Petrella, dopo i bellissimi noir creati con Meridiano zero, mette insieme un mare di documentazione e una fiction che ricorda il cinema, ma specialmente è capace di mescolare un linguaggio corposo e tagliente quanto denso di tante particolarità altre e uniche al magma che sono i cuori umani. Si corre il rischio, è anche vero, di farsi corteggiare da soldi e sangue, da vicende malavitose e scelte politiche le più varie. Dalle grandi svolte, come un pizzico di PCI e alcuni grammi di calcio maradonesco, alle certezze più crude. Una su tutte la fluida gestione delle questioni che alla medesima maniera Stato e camorra tante volte somministrano alle persone ignare. Con questo superbo libro molto si riesce a vivere. Le dinamiche che vengono fuori con suono delle bombe e gli altri colpi sparati sono le relazioni e le macchinazioni celebrali che stanno intorno e dentro a tanti corpi disegnati e persino facilmente da parallelo con la realtà. Però non basta. Infatti il libro ha la lingua scelta perché addirittura a pezzi inventata e il linguaggio originale di Angelo Petrella messa insieme ai ritmi voluti e assegnati dallo scrittore. La critica e il pubblico dovrebbero applaudire all’eccellente penna.
martedì 14 ottobre 2008
La poesia ... a distanza
In fondo, siamo un paese di santi, poeti e parlatori. Per questo e per tutti, la
rivista letteraria internazionale Storie e la casa editrice Leconte
presentano il primo
CORSO di POESIA a distanza
I metodi e lo stile dei grandi poeti contemporanei per scrivere e migliorare
le proprie poesie.
Lezioni, Interventi, interviste didattiche, poesie inedite di:
Raymond Carver, Tess Gallagher, Ariel Dorfman, Gerald Malanga,
Molly Peacock, James Ragan, Michael Hogan, Dario Bellezza,
Anne Winters, Ayse Lahur Kirtunc, Ira Cohen e Liliana Ursu, fra gli altri.
Dal verso libero alla poesia in prosa, fino all’haiku e alla poesia Slam.
30 lezioni a tema, 2 dispense didattiche, 2 libri-saggio di Gregory Corso e su
Charles Bukowski, 8 tutor a disposizione, 12 esercizi e 6 esercitazioni,
un Forum dedicato agli allievi e in più un Concorso a Premi (Premio Fatti Poetici
2009) riservato agli iscritti.
Diploma in 6 mesi con valore di credito formativo.
Scopo del Corso è quello di stimolare ogni iscritto a scoprire, esercitare
o perfezionare la propria attitudine alla scrittura in versi. Un esauriente compendio
della produzione poetica contemporanea italiana e internazionale che si avvale
di una quantità di nozioni, consigli, esempi, esercizi ed esercitazioni progettate
per incoraggiare la necessità quasi terapeutica di leggere e scrivere poesia.
Un programma studiato per illustrare gli aspetti fondamentali della materia
e che, al tempo stesso, si pone come punto di partenza per l'elaborazione di
uno stile poetico personale.
Le migliori poesie dei corsisti saranno pubblicate su Storie e su due antologie
a tema allegate alla stessa rivista.
Per saperne di più, questo il promo del Corso:
http://www.storie.it/promocorsodipoesia.htm
Per ulteriori informazioni: www.storie.it - 06.6148777
E che la poesia sia con voi.
in foto il poeta Gregory Corso
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