Non ho mai dovuto aspettare così a lungo, dopo averlo
prenotato, un libro! Oltre un mese! E il buon Marco voleva portarmelo lui, di
persona. Ché di quel libro avrei avuto il piacere di parlarne, poi. Ho
declinato l’offerta di Marco: i libri si comprano, gli ho detto! Ma, intanto,
la data della presentazione si avvicinava e del libro ancora niente. Ci siamo
sentiti. Con Marco. Ripetutamente. È sempre un piacere. Quando accade. Sempre
nulla di già detto... E quella voce, la sua, un po’ tremula, in divenire, a
tradurre in lemmi il pensiero che scorre… Mi ha mandato il PDF e così ho
iniziato a leggerlo il suo ultimo libro. Poi, finalmente, è arrivato in
libreria. L’ho ritirato. Ho ricominciato a leggere. Dall’inizio. Sino
all’ultima parola: “anch’io”. Ho metabolizzato. E ho cominciato a pensare, come
sempre mi succede in simili occasioni, a quel che avrei detto… Il ventuno a
sera, alla libreria Ergot, cosa dirò? Sì, perché, in fine, stasera farò parole
de “Il corpo estraneo (Una tragedia on the road)”, (Caratteri Mobili Edizioni,
Collana Molecole, pagine 111, € 12,00), insieme all’Autore, Marco Montanaro, e
Ennio Ciotta. Cosa dirò? Andrò a braccio. Improvviserò. Tanto per cambiare. Ché
non riesco mai a preparare nulla, in circostanze del “genere”. Ma la “specie”,
stavolta, è diversa. E quando dico “specie” intendo la scrittura e, ovviamente,
lo scrittore (che l’ha resa, ché dire generata aprirebbe un altro capitolo). La
scrittura è nuova, siccome può essere nuova una scrittura che contiene la “cifra”
del suo Autore. Voglio dire che in questo libro Marco Montanaro ha lasciato un
segno del suo intendere “scrivere”: niente di preconfezionato, nulla di
preordinato, nessuno spazio al rapimento del lettore e/o alle aspettative del
lettore stesso, e –paradossalmente- sangue e sudore che sgorgano a fiumi da
ogni pagina, da ogni frase, da ogni parola, ché Marco Montanaro ha dato corpo
(diventato tangibile) a un racconto lungo (ch’era sconosciuto dentro di lui)
sudando e sanguinando ogni singola parola de “Il corpo estraneo”. Si può
scrivere soltanto quel che si è attraversato nell’esistenza. E allora scrittura
e scrittore, in questo caso, coincidono, ché questo libro e il suo Autore sono
(a me sembra) così: rifiuto di ogni regola nota, rigetto di qualsiasi ruffianeria
letteraria, reiezione di qualunque canone acquisito, in nome di una legge
superiore: quella dell’onestà intellettuale e del rispetto del prossimo. Che
possono realizzarsi davvero esclusivamente rendendo di sé quel che si è! Marco
Montanaro mette in atto se stesso e quel che lo circonda traverso parole che
formano periodi che starebbero in piedi anche se isolati e letti di per sé
soli. Il monco e il rimando sono contenuti diffusamente in questo libro. Sembra
un mare aperto dove la narrazione sdonda s’un surf toccando acqua e cielo e
dove nessuna terra è in vista. Ho pensato a cosa dire di questo libro e come
cominciare a parlarne stasera. Mi sono passati per gli occhi almeno sei diversi
incipit. 1) Corpo estraneo è il ventinovesimo album de “I Nomadi” ed è uno dei
tre singoli estratto da quel lavoro musicale del 2004. Musica. Assente quasi
del tutto nel libro, quanto a riferimenti. Più che presente per ogni scena. Per
ogni movimento. Per ogni stare e andare. 2) Alla fine della lettura m’è venuta
voglia di masturbarmi… la pornografia non c’entra niente; certo erotismo sì. Un
certo eros disperato, che fa venire in mente l’atmosfera di quella canzone di
Lucio Dalla tanto nota ch’è inutile ricordarne il titolo. E non mi riferisco
all’erotomane Danilo, ovvio… penso a tutto quel che volete e a niente in
particolare. 3) La sensazione che ho avuto, giunto all’ultima pagina del libro,
è stata di bagnato, d’umidore diffuso sulla pelle e dentro, fradicio nei
capelli… No, qui l’erotismo non c’entra. Mi sentivo proprio come un panno
appena tirato fuori da una vaschetta colma d’acqua. Mi si sarebbe potuto
strizzare ogni braccio, ogni mano, le gambe e i piedi, il petto e no, l’uccello
no (Danilo docet), ma persino l’anima. Tutto avrebbe grondato acqua. Ché questo
libro mi ha fatto avvertire tutta l’umidità del mondo e m’è venuto desiderio di
sole, di deserto, di terra spaccata dalla siccità… 4) Il titolo del libro evoca
immediatamente una brutta sensazione di blocco, di asfissia, di alterazione… Il
corpo paralizzato da un elemento esterno, sconosciuto, ignoto, tinto di nero,
la gola serrata da mani invisibili, l’impossibilità di respirare, l’aria già
incamerata sta finendo, l’affanno sta vincendo, ogni parte del corpo è in
estrema tensione, gli occhi strabuzzano fino a esplodere, voglia disperata di
gridare ma la voce non esce, un urlo, ci vorrebbe un urlo, ma le mani
invisibili stringono sempre più, perché nessuno presta aiuto? Nessuno può!
L’unica è cercare l’ultimo sforzo sovrumano, riprendere senso e sputare via l’estraneo
ch’è di traverso in groppo. Ché tenerlo dentro uccide! 5) Il sottotitolo
suggerisce una certa pietà e un sentimento di paura… Che, poi, rinvengo nei
personaggi che animano questa storia “sulla strada” e nella storia stessa… 6)
“Corpo Estraneo” è il titolo di un romanzo di Robin Cook. L’avrà letto Marco
Montanaro? 7) “Il corpo estraneo” è anche un poemetto (di trentasei pagine) di
Vilma Costantini. Non ho letto neppure questo! E Marco? 8) E, poi, c’è anche
“Un corpo estraneo”, testo teatrale di Renzo Rosso… 9) Questo libro è il terzo
di Marco Montanaro e (avendo io letto il primo e non ancora il secondo) mi
verrebbe da dire ch’è il più Dannoso, ma potrò affermarlo soltanto quando avrò
colmato la lacuna della lettura del suo secondo libro. Ecco, avevo pensato ben più di sei modi per
cominciare a dire de “Il corpo estraneo” e me li sono giocati tutti qui. Mi
toccherà inventarmene un altro. Stasera. Sarà facile. Perché questo libro
fornisce spunti infiniti su qualcosa che non finisce mai d’accadere e quella
cosa la viviamo ogni maledetto-benedetto giorno. Vorreste sapere cosa, vero?
Beh, vi toccherà venire alla libreria Ergot, questa sera! E non fatemi pensare,
ché “è in questi momenti che avverto una certa solitudine. La solitudine è una
grande balla, come la religione, la musica, l’incontro; ma val bene crederci
per non sentirsi soli davvero”. E questo è soltanto un piccolo assaggio della
scrittura di Marco Montanaro, che ha il colore dell’avorio perché ridotta
all’osso; la consistenza di quella terra spaccata di cui sopra è parola; il
ritmo di una ballata per sola voce, tipo: “As Yet Untitled” di Terence Trent
D’Arby; la melodia della pioggia nel mentre ci cammini sotto senza proteggerti,
ché lavarti così è purificarti; l’incedere del ramingo, ché per ricominciare
tutto deve finire; il mistero di una valigia chiusa che tale deve restare prima
di disfarsene. Poi, chissà!?!
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mercoledì 25 luglio 2012
Sofia Schito con il suo lavoro La B Capovolta al Premio Kallistos
L'Amministrazione Comunale di
Alliste ha deciso di conferire il "Premio Kallistos - Sezione Giovani
Eccellenze 2012" a Sofia Schito, autrice de LA B CAPOVOLTA (Lupo
Editore). TALE RICONOSCIMENTO MIRA A VALORIZZARE LA SUA ATTIVITA', CON
L'AUSPICIO CHE POSSA CONSOLIDARSI NEGLI ANNI E DARE LUSTRO AD ALLISTE E
FELLINE. Consapevole di quanta strada ci sia ancora da percorrere, mi auguro
che così possa essere. Intanto ringrazio di vero cuore chi ha creduto in me sin
dall'inizio e ha voluto fortemente che mi fosse conferito questo premio: il
Sindaco del Comune di Alliste, Avv. Antonio E. Renna, il Presidente del
Consiglio Comunale, Dott. Angelo Catamo e il Dirigente Comunale, Avv. Luca
Leone. Lupo Editore, L’appuntamento è previsto per giovedì 26 luglio 2012 ore
21,00 presso Piazza San Quintino ad Alliste (Lecce)
Si può parlare della Shoah in
tanti modi. In "Se questo è un uomo" Primo Levi lo ha fatto con
poesia, coinvolgendo l'umanità intera in un capolavoro che tocca l'emozione di
tutti, nel suo unire la bellezza della parola all'orrore umano. E in questa
storia proprio "Se questo è un uomo" e Primo Levi guidano un bambino
che vivrà con la grazia propria della sua età un evento che ancora gli uomini
non si riescono a spiegare. L'infanzia entra nella Storia più cupa ed
aberrante, provando a sfiorare il mistero del buio della coscienza dell'uomo
europeo. Levi la accompagna nei luoghi del degrado della nostra civiltà, e lo
fa con la sua prosa immortale come intermezzo, che cerca di spiegare
l'inspiegabile all'innocenza di chi non ha ancora saputo tutto dell'Uomo.
Questo romanzo ci condurrà per mano in un incubo che non può essere lasciato
solo al passato. Una storia che ci porterà a sentire l'inesorabilità del male
ammantato dall'ingenuità dell'infanzia e dalla profondità della letteratura. Un
libro che fa della semplicità lo strumento di narrazione per rispettare quei
fatti senza rinunciare all'immaginazione e alla speranza. Riuscirà l'ingenuità
dell'infanzia a lenire la drammaticità della realtà? O nulla si può al cospetto
di quello che l'uomo è capace di fare quando conosce l'inverno della sua
coscienza? Un libro scritto senza artifizi intellettuali, che parla con la
lingua dei ragazzi di quello che i ragazzi non dovranno mai conoscere.
Sofia Schito vive a Felline, in provincia di Lecce. Da anni
impegnata in attività che vedono coinvolti ragazzi delle scuole elementari e
medie, trae da loro continua ispirazione. Ama scrivere da sempre, sin da quando
a scuola ha sentito parlare per la prima volta di soggetto, verbo e
complemento. Lo testimoniano le scatole sull'armadio della sua stanza piene di
diari che ha cominciato a scarabocchiare quando era poco più che bambina. La
storia invece è una passione che le è venuta negli anni. Lo testimoniano i
voti, poco lusinghieri, che ai suoi compiti dava il professore del liceo. Ogni
volta che le restituiva un compito corretto, la domanda era sempre la stessa:
"Sofia, a che serve copiare?". Per lei allora aveva un senso,
significava evitare di trascorrere interi pomeriggi a memorizzare date, luoghi
e avvenimenti. Col passare del tempo, per fortuna, si è resa conto che la
storia è ben altro. Dopo la maturità scientifica, si iscrive alla facoltà di
Lettere dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e al terzo anno, al
momento della scelta dell'indirizzo, forse per una sorta di legge del
contrappasso, sceglie proprio l'indirizzo storico. La B capovolta è il suo primo
romanzo per ragazzi. Nella scelta dell'argomento, ci sono buone probabilità che
si sia ispirata alle iniziali del suo nome.
Info . http://www.lupoeditore.it/lupo/ -
0832949510
martedì 24 luglio 2012
SENTIERI A SUD 2012 ... si parte con il primo sentiero!
Anche per questo 2012 si rinnova
l’appuntamento con la rassegna “SENTIERI A SUD”, dedicata alle produzioni e
agli attraversamenti culturali, tra musica e poesia, tra documentario e
racconto, tra cultura antica ed evoluzioni moderne: uno spazio di confronto su
vari temi in un luogo ricco di storia e di storie. “SENTIERI A SUD” nasce con
l’idea di condividere in uno spazio fisico e mentale, un luogo dell’anima che è
stato fulcro della vita di una comunità, impressioni utili a favorire una
maggiore conoscenza della cultura orale salentina e di coloro che sono oggi le
nuove voci narranti in questa “isola sonante”. Si parte con il primo sentiero
mercoledì 25 luglio 2012 alle ore 21,00 nelle campagne di Kurumuny a Martano
con "Ricci i tuoi capelli, arie e canti popolari di Cannole" edito da
Kurumuny con contributi critici di LUIGI CHIRIATTI, CIRO DE ROSA, SALVATORE
ESPOSITO, RAFFAELE CRISTIAN PALANO, ADRIANA BENEDETTA PETRACHI. E’ previsto
l’intervento musicale delle Cantrici di Cannole
"Ricci i tuoi capelli - Arie
e canti popolari di Cannole" aggiunge un ulteriore tassello nel percorso
di ricerca musicale al quale la casa editrice salentina Kurumuny, con
assiduità, dedica parte del suo ricco catalogo; basti pensare ad uscite recenti
come "Corimondo", "Canti e suoni della tradizione di
Carpino", "Uccio Aloisi il Canto della Terra", "Uccio
Bandello la Voce
della Tradizione", dove la formula del booklet+cd reinventa la
trasmissione della tradizione. "Ricci i tuoi capelli" dà voce a un
canto tutto al femminile. La maggior parte del repertorio presente in questo
lavoro è rappresentato dai canti diffusi in tutta la Penisola e questo
elemento conferma, ancora una volta, come la poesia popolare e la sua musica,
che toccano corde del sentire comune, sono conosciute ovunque, appartengono a
tutti e suscitano uguali sentimenti anche se il "modo" di esecuzione
assume caratteristiche diverse e le fanno appartenere al luogo e al tempo in
cui vengono eseguiti. Al centro dell'indagine che ha dato vita a questa
pubblicazione è la voce che è corporeità, spessore, timbro, calore
comunicativo, e che si fa mezzo per riannodare i fili della memoria, per
narrare, testimoniare. I canti a sole voci di questa raccolta possiedono una
marcata valenza emozionale: sono storie più o meno conosciute, che raccontano
dell'amore, della fatica del lavoro, delle relazioni sociali, della
quotidianità, dell'emigrazione, della lontananza. Il cantare di queste donne è
giocoso e nudo, senza orpelli e senza palchi e riflettori, un cantare distante
dai codici spettacolari che è il segno di quanto l'analisi della pluralità
sonora salentina non possa darsi del tutto completata e riveli ancora tesori,
al di là del mare, sole, mieru (vino) e pizzica, giustamente celebrati, ma più
spesso spacciati e consumati con superficialità. Il volume è corredato da due
Cd che contengono un'antologia di brani scelti, per un totale di 42 tracce. Il
Cd "Ricci i tuoi capelli, arie e canti popolari di Cannole" è
promosso con il sostegno di PUGLIA SOUNDS - PO FESR PUGLIA 2007/2013 ASSE
IV" ed è patrocinato dalla Provincia di Lecce, dall'Istituto Diego
Carpitella e dal Comune di Cannole.
Info - http://www.kurumuny.it
Cell.. 3299886391
HOLLOW MMIX – indipendent clothing
“Hollow was
founded in 2009 by three lifelong friends, Dan, George & Joel based out of
their love for surfing and the urban lifestyle. Since Hollow began we've
released over 25 designs and sold to 19 countries on a regular basis, including
United States, Cananda, Germany, Australia, Switzerland and of course the
mighty United Kingdom to name a few. We pride ourselves on delivering the best
quality product (every way we possibly can) to our consumers. All of our items
are limited edition, once they're sold out - they're gone! Thanks for
supporting Hollow :)”
Io viaggio da sola di Maria Perosino (Einaudi)
Questa è la storia di una donna la cui vita ha sterzato
all'improvviso. Ma è anche molto altro. Un kit di sopravvivenza per cavarsela
da sole, tra alberghi, treni, piazze deserte, amici, amori e agguati di malinconia.
Una guida gioiosa, eccentrica, ricca di consigli pratici ed esistenziali: da
come infilare l'intera vita in valigia a come gustarsi una città acchiappando i
piaceri, le emozioni, l'altrove e se stessi. Un libro che fa bene al cuore, al
cervello e a numerosi altri organi, perché mescola con naturalezza intelligenza
e ironia. Queste pagine sfuggono a una semplice definizione: sono un corso di
autostima, un racconto divertente, un diario involontario, un manuale
intemperante. Soprattutto sono vive, effervescenti, e fanno meglio - molto
meglio - di una seduta dall'analista. Fanno quello che farebbe una cara amica.
Se sei giú, ti fanno venire voglia di metterti in ghingheri e uscire. Se sei
incline a guardarti l'ombelico, ti fanno venire il sospetto che là fuori, in
mezzo alla gente e alle cose che ancora non conosci, si giochi una parte
importante della partita.
Viaggiare da sole significa buttarsi con curiosità nei
luoghi in cui capita di trovarsi per scelta, per lavoro, per fuga. Significa
cambiare valigia («è il trolley l'invenzione che piú di ogni altra, pillola
anticoncezionale inclusa, ha contribuito alla liberazione delle donne»);
scegliere l'albergo giusto, mangiare a un tavolo per uno senza sentirsi tristi.
Anche da sole si può prendere un aperitivo sulla terrazza di un bar di Istanbul
guardando il Bosforo. E dirsi che, certo, per mangiare le ostriche sarebbe
meglio essere in due, ma in fondo la scelta peggiore è non mangiarle affatto. E
a poco a poco, grazie alla forza dei pensieri e della scrittura, le pagine di
questo libro trasmettono un'energia davvero contagiosa, ti spingono a partire
anche da fermo, preoccupandoti di aprire delle porte e non di chiudere casa.
lunedì 23 luglio 2012
Paola Scialpi al Joli Park Hotel di Gallipoli
Paola Scialpi presenta dal 25
luglio al 10 agosto 2012 presso il Joli Park Hotel di Gallipoli (Lecce) in via
Lecce 2, le sue opere dedicate al Tango. «Il tango non è maschio; è coppia:
cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante,
l' "otto", che è come il cuore del tango, lo fa la donna. Nessuna
danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi:
emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. Un circolo virtuoso
che consente poi l'improvvisazione. (Miguel Ángel Zotto)»
Il tango trova la sua origine in
Argentina e Uruguay come espressione di una cultura popolare, per poi divenire
vera e propria forma d’arte , che comprende nella sua fenomenologia musica,
danza, testo e canzone. Danza sensuale, di grande fisicità e seduzione che vive
nella simbiosi performativa ed esistenziale della coppia.
In questo momento di profonda
crisi sociale a livello mondiale, l’artista Paola Scialpi presenta un progetto
pittorico, bello, ludico, sensuale, gioioso e giocoso. “Tango” è dunque il titolo di questa mostra che Paola Scialpi
presenta al pubblico al Joli Park Hotel di Gallipoli. Nelle sue opere non c’è
posto per l’essere maschile spesso relegato in secondo piano, proprio mentre
risuonano le note della danza e mentre una donna archetipo della leggendaria
Eva si serve del tango per sfoderare le sue “armi” migliori in fatto di
seduzione. Una gamba tornita che fa capolino tra le balze di una gonna rossa o
una scollatura ardita e generosa, la fanno diventare vera e assoluta protagonista
di un percorso di seduzione che rifuggendo da baluardi di fumose rivendicazioni,
ammalia l’uomo che si lascia morbidamente trascinare nel vortice ritmato della
passione. L’artista torna alla leggerezza con i suoi colori che da anni la
caratterizzano, il bianco, rosso e nero che sembrano rappresentare
perfettamente le atmosfere del tango argentino
Palazzo Jannuzzi Relais
“Sorrento has an
incomparable geographical and political position, and that is why since ancient
times has been a popular destination for many people, who, with their passages
have influenced the culture and traditions of this charming place kissed by God
and the sun . The etymology of the name “Sorrento” is not entirely certain,
some scholars state it is attributable to the myth of the Sirens (Sirentum)
while others argue that the term derives from the greek word which means surreal
“contribute“, “flows” and in this case would relate to the hydrological and
morphological conformation of the Sorrento peninsula, marked by two rivers that
flow into the sea by defining both the old boundaries of the city. Some
archaeologists state that in the hilly areas an origin of the first settlements
actually date back to Neolithic times, and can be seen partly in the Museum
Correale of Sorrento, partly in Vallet Gorge Museum of Villa Fondi in Piano di
Sorrento (tombs of the civilization of Gavdos). Among the famous and
illustrious people visiting Sorrento
are: Lord Byron, John Keats, Walter Scott and Goethe. Sorrento is the birthplace of the famous poet
Torquato Tasso (1544-1595), and the city’s main square is dedicated to him. A
statue stands in his honor. Tasso, is the author of the famous Gerusalemme
Liberata and he is considered the most famous and influential Italian poet of
the sixteenth century. The famous tenor Enrico Caruso loved Sorrento, and visited many times, especially
during his convalescence after his surgery. The great singer-songwriter Lucio
Dalla, dedicated a song to Enrico Caruso . Dalla,enjoys Sorrento and has become an honorary citizen .”
Guida rapida agli addii di Anne Tyler (Guanda)
Aaron, giovane vedovo ancora sconvolto dalla perdita della
moglie Dorothy, comincia a riceverne le visite. Per strada, al mercato, al
lavoro, Dorothy lo affianca silenziosa nei mesi del lutto. Per Aaron,
balbuziente, leggermente zoppicante, soffocato per tutta la vita dalle
attenzioni di donne troppo premurose - dalla madre apprensiva alla sorella
invadente, alle fidanzate votate più ad assisterlo che ad amarlo - l'incontro
con Dorothy era stato una liberazione. Finalmente una donna diretta, pratica,
quasi asociale ma per nulla sentimentale e soprattutto refrattaria a ogni
pietismo, una donna che lo trattava come un uomo e non come un bambino da
accudire. Insieme si erano costruiti un rifugio, vivendo in una simbiosi
assoluta che portava ciascuno a coltivare le proprie idiosincrasie e ad
amplificare quelle dell'altro. Ma ora che lei non c'è più, tranne che nelle sue
brevi apparizioni, Aaron è costretto ad avventurarsi di nuovo in un mondo dove
i vicini di casa lo foraggiano ogni giorno con abbondanti provviste di cibo; la
sorella insiste per ospitarlo; i colleghi fanno di tutto per rendergli la vita
più facile e qualcuno già cerca di combinargli un incontro con una giovane
vedova altrettanto sola e bisognosa d'affetto. Con tono leggero e divertito, e
la consueta capacità di tratteggiare i personaggi, Anne Tyler descrive il
percorso tortuoso che dallo smarrimento della perdita conduce alla scoperta di
nuove, infinite possibilità, sfociando in un inno alla vita e alla sua
stupefacente varietà.
DERREN BROWN
“Dubbed a
‘psychological illusionist’ by the Press, Derren Brown is a performer who
combines magic, suggestion, psychology, misdirection and showmanship in order
to seemingly predict and control human behaviour, as well as performing
mind-bending feats of mentalism. For the past ten years Derren has created TV
and stage performances that have stunned audiences, debunked the paranormal and
encouraged many to improve and enhance their own mental abilities. His first
show appeared in 2000, Derren Brown: Mind Control, and followed with Trick of
the Mind, Trick or Treat and a series of Specials including the controversial
Russian Roulette and the hugely popular Events. (…)
Derren is a
keen writer and has penned four books to date. Whilst his first two books,
Absolute Magic and Pure Effect, are both out of print his third release Tricks
of the Mind spent over 30 weeks on the Amazon best-seller list. His fourth
release Confessions of a Conjurer was released in.(…)
Derren has
consistently stunned audiences across the nation with his live stage shows,
earning him a string of award nominations. He has won both the Laurence Olivier
Award for Best Entertainment Show, and a Silver Rose d’Or for Variety. A 2011
tour is planned as well as a possible broadway run. While his performances
create the illusion that he has some kind of paranormal powers, Derren is a
prominent sceptic and a pronounced atheist. The Blog is a repository of news
items that explore these facets of Derren’s persona. The articles are submitted
by visitors to the Blog and discussed in the comments sections. A diverse range
of topics are covered, encompassing Science, Technology, Art, Magic, Religion
and some good old-fashioned silliness. In addition to his award-winning
performances on stage and television, Derren is also an accomplished artist.
Specialising in a unique style of caricatured portraiture, Derren’s work has
been exhibited at the prestigious Rebecca Hossack Gallery in central London as
well as being published in a collected volume of works in which Derren also
writes about his passion for the medium and his development as an artist.”
domenica 22 luglio 2012
CHI E' E.M.? L'autore misterioso di "La regina del catrame"
“Settembre 2011. Alla nostra
redazione di Corbaccio arriva una mail della Signora B, agente letterario, in
cui si propone la lettura di tre romanzi polizieschi di un autore sconosciuto:
Emilio Martini. Si tratta delle avventure di un commissario di polizia con la
segreta aspirazione di diventare scrittore. Editor e redattrice, decidono di
leggere il manoscritto. Sono affascinate: i sapori delle gustose cene che il
commissario si concede durante le indagini, il realismo dell’ambientazione e
l’atmosfera sono gli elementi che le conquistano. Incuriosite, decidono
chiedere qualche informazione in più sull’autore: chi è, cosa fa nella vita. La Signora B ignora chi sia
Emilio Martini, ha ricevuto l’incarico di occuparsi della ricerca di un editore
e così ha proceduto. L’unica notizia è che si tratta di uno pseudonimo: il nome
proprio è un omaggio a Salgari e il cognome è stato scelto perché ricorda un
prodotto italiano di valore. In casa editrice si scatena la ricerca online a
“Emilio Martini”: Facebook, Google e tutti i mezzi di Internet vengono
utilizzati, ma senza risultati. Alcuni ‘Emilio Martini’ esistono, ma cascano
dal pero quando vengono interpellati, non sanno assolutamente nulla del
commissario Bertè né sono scrittori. Le supposizioni si fanno sempre più
numerose: perché un autore dovrebbe celarsi? È timido? Refrattario a comparire?
Può essere un autore già famoso per altre opere che non vuole ‘contaminare’ la
sua carriera con un semplice poliziesco… magari un professore di filosofia, un
saggista, uno storico? Può essere un abile simulatore di stile…
Il giallo nel giallo, il mistero
nel mistero… Ma, dall’analisi del testo emergono alcuni indizi: non può essere
giovanissimo, è di certo un assiduo, frequentatore della Liguria ma molto
probabilmente è milanese, visto l’amore con cui parla di Milano, e soprattutto
dimostra di conoscere a fondo l’ambiente della Questura… quindi, logicamente,
un poliziotto che per ovvi motivi ha deciso di celarsi sotto falso nome. Oppure
per converso la scelta di non comparire può essere dettata da un’altra
impossibilità: è un malavitoso, un latitante, qualcuno che conosce l’ambiente
poliziesco ma sta dall’altra parte della barricata…
E allora? Allora Corbaccio ha
deciso di accettare la sfida del misterioso Emilio Martini e di pubblicare le
indagini del commissario Gigi Berté, una nuova, agile serie per chi ama
indagini, ambientazioni, situazioni e noir tutti italiani raccontate in tre
romanzi, di cui il primo è “La regina del catrame”.
CHI È E. M.? - Comunque non ci daremo per
vinti e la figura misteriosa che si cela dietro lo pseudonimo di Emilio
Martini. Pubblicheremo tutti gli indizi su
http://www.facebook.com/CommissarioGigiBerte”
IL DIARIO DELLA SIGNORINA SNOB DI FRANCA VALERI (LINDAU EDIZIONI)
“Lindau ripropone ai lettori italiani «Il diario della
signorina Snob» uno dei più bei volumi di Franca Valeri, pubblicato alla fine
degli anni ’50 da Mondadori, in una edizione arricchita dalle deliziose
illustrazioni di Colette Rosselli (la «Donna Letizia» della posta femminile di
«Grazia», poi moglie di Indro Montanelli). «Il diario della signorina Snob»
rappresenta da un certo punto di vista la quintessenza della comicità di Franca
Valeri: una comicità colta, ironica e nutrita di una instancabile osservazione
del costume nazionale. I tic, le manie, le ossessioni (anche linguistiche)
dell’Italia negli anni del miracolo economico sono raffigurati con una acutezza
e una precisione assolutamente inesorabili. Ciò che però è assolutamente
sorprendente è che, nell’Italia di allora, è prefigurata molta dell’Italia di
oggi e la «signorina Snob» sembra tolta dalle pagine di certi rotocalchi di
cronaca rosa e mondana. Di fronte alla prosa della Valeri molta produzione di
comici (e comiche) recenti anche di grande successo sembra declassarsi al rango
che forse le compete: quello di innocenti goliardate, tanto «trasgressive»
quanto davvero poco graffianti.
Franca Valeri si è imposta nella rivista da camera a partire
dagli inizi degli anni ’50 quando ha esordito anche nel cinema dove ha lavorato
con i più grandi registi della commedia all’italiana. È un personaggio
televisivo di grande popolarità, ha fatto cinema e teatro e ha scritto numerosi
volumi.”
sabato 21 luglio 2012
HUVAFEN FUSHI
“Huvafen Fushi is currently closed for
refurbishment from May 20th and will reopen on July 28th, 2012. After eight
years of delivering dreams in true Huvafen Fushi style, we will reopen to
fulfil even bigger ones. For any enquiries or information, please email
reservations@huvafenfushi.com or call +960 6644222. Underwater spa rooms.
Underground wine. Pristine waters below your ocean bungalow's glass floor.
Immersed in surreal beauty in a private courtyard onshore. "Rooms" at
sea - 68-foot sleek designer yacht or a traditional Maldivian dhoni, fitted
with modern indulgences. Cuisine in the raw. Private dining experiences. A
stretch of private beach or 1001 nights boudoir chic. Bespoke cruises. Reef
journeys. Floating at infinity's edge. Thousands of bottles in the Maldives' most
impressively stocked cave, guided by global chefs. Spa treatments that invite
you to come out of your shell - in a LIME Light - Crystal Ritual or a Turquoise
Explosion.
Per Aquum - The signature company of Universal
Enterprises, Per AQUUM Retreats • Resorts • Residences is a specialist luxury
retreat, resort, spa and residence management company that offers a different
kind of company ethos: one that is passionate, visionary, imaginative and
naturally modern. Each property embodies regional traditions and combines luxurious
fittings and furnishings in a culturally
sensitive way. No two properties are alike. Literally translated, Per AQUUM
means ‘through water', and the vision of the company is to develop and manage
properties in desirable locations using naturally modern, ecologically
responsible design. Per AQUUM currently manages properties in the Maldives and
the UAE.”
Vittoria Coppola con il suo GLI OCCHI DI MIA FIGLIA (Lupo Editore/EdizioniAnordest) e Nicoletta Bortolotti con il suo E QUALCOSA RIMANE (Sperling&Kupfer) in un unico incontro
Lupo Editore incontra
Sperling&Kupfer. Imperdibile incontro organizzato dal Salotto Letterario di
Porto Cesareo. Importante occasione per partecipare ad una doppia
presentazione. In una sola occasione due autrici protagoniste delle cronache
nazionali della cultura di questi ultimi mesi: Vittoria Coppola con il suo GLI
OCCHI DI MIA FIGLIA (Lupo Editore) e
Nicoletta Bortolotti con il suo E QUALCOSA RIMANE (Sperling&Kupfer).
L’appuntamento è previsto per domenica 22 Luglio alle ore 19:00 presso il LIDO
BASSA MAREA in VIA 2 a
PORTO CESAREO (LE). Modera l’incontro e coordina le autrici Stefano Donno
Gli occhi di mia figlia di
Vittoria Coppola (Lupo editore)
- “L’amore è unico: a volte nasce dal niente, cresce con niente, si spezza per
niente”, è questa la frase che compare sulla quarta di copertina del mio
romanzo, “Gli occhi di mia figlia”, uscito nell’autunno del 2011 con Lupo
Editore e ripubblicato, nel gennaio 2012 da Edizioni A Nord Est e Lupo Editore.
“Gli occhi di mia figlia”, nel Natale 2011, è
stato premiato dalla Redazione di Billy il vizio di leggere, rubrica del
TG1 Focus, come “Miglior Libro sotto l’albero”. In seguito ha partecipato al
concorso che lo avrebbe letto “Libro dell’Anno 2011 per il TG1″, riportando più
di 162.000 preferenze, espresse direttamente sul sito della rubrica “Billy, il
vizio di Leggere”. In seguito al conseguimento di questo riconoscimento il
libro è stato ristampato nella sua seconda edizione e distribuito in tutta
Italia.
E qualcosa rimane di
Nicoletta Bortolotti (Sperling e Kupfer)- Non ho bisogno del tuo amore. Sembra dire questo Viola,
con gli undici anni di silenzio che l'hanno divisa dalla sorella Margherita,
compagna di un'infanzia ormai troppo lontana. Un'infanzia di ginocchia
sbucciate, risate e mille giochi inventati insieme per non vedere la tristezza
della mamma e le assenze del papà, nella Milano dei concerti di Vecchioni,
delle canzoni di Ornella Vanoni e delle Feste dell'Unità, dove mamma e papà si
baciavano, cantavano, litigavano e si baciavano ancora.
Ma
oggi, dopo tutti questi anni, Viola ritorna: la sorella più piccola, quella che
non aveva mai paura del buio, che baciava gli sconosciuti e si innamorava del
vento, libera e generosa di sé come Bocca di Rosa, è tornata per chiedere alla
sorella più grande di passare un giorno al mare, loro due sole. Per raccontarle
finalmente il segreto che l'ha tenuta così a lungo lontana. E dimostrarle che
un amore da lontano non è un amore da meno.
Con
una scrittura cristallina, Nicoletta Bortolotti racconta una storia di famiglia
agrodolce e delicatissima. La storia di un amore assoluto, e di un'infanzia che
se n'è andata in punta di piedi, senza voltarsi ad aspettare. Un romanzo di
un'intensità straordinaria, ma lieve e incantato come una bolla di sapone.
Info:
tel.
0832-949510
LA FESTA DEL CINEMA DEL REALE DAL 25 al 28 LUGLIO 2012
Dal 25 al 28 luglio torna a
Specchia (provincia di Lecce) la
Festa di Cinema del reale: giunto alla sua nona edizione,
l’appuntamento propone quattro giorni
all’insegna del cinema più spericolato, curioso e inventivo. Più che una
rassegna, una originale “festa di sguardi” che promuove le narrazioni del reale
e il documentario e fa dialogare film e musica, fotografia e scrittura, cucina
e grafica, coinvolgendo il territorio e trasformando uno dei borghi più
suggestivi d’Italia – e in particolare la “sala en plein air” allestita nella
corte del Castello Risolo – in una vera Cittadella del Cinema del reale,
abitata (oltre che dai cittadini di Specchia) da autori, produttori, studenti,
turisti e appassionati.
Autori invitati: oltre all’ospite
d’onore Alexander J. Seiler ci saranno Daniele Vicari, Stefano Savona, Franco
Arminio, Gustav Hofer e Luca Ragazzi, Mariangela Barbanente, Benoit Felici,
Valentina Pedicini, Mario Perrotta, Chiara Idrusa Scrimieri, Christian
Sabatelli, Pippo Cariglia, Sophie e Annalisa Chiarello. Inoltre, a presentare i
film di Riccardo Napolitano (1928-1993), la montatrice Carla Simoncelli,
compagna del regista. Il Premio Cinema del reale, conferito ad autori,
produttori, distributori, e operatori culturali che danno impulso alla creazione,
realizzazione e diffusione del cinema del reale in Italia, sarà consegnato
quest’anno dal Governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola e dalla
Presidente della Apulia Film Commission Antonella Gaeta.
Cinema del reale è un cinema
“ambulante”, senza botteghino (tutte le proiezioni sono a ingresso libero) e
senza effetti speciali. È il cinema che attraversa periferie, fabbriche,
deserti, mari, isole, metropoli, fiumi, terremoti, televisioni; che “si fa
fuori”, per strada e ovunque, e invita le persone ad incontrarsi, a guardare i
luoghi dove viviamo, le cose che succedono, raccogliendo memorie e amnesie per
attraversare luci e ombre del presente, del passato, del futuro. Un cinema che
dispone di limitate risorse economiche ma è dotato di grandi capacità inventive.
Crisi, amori, follie - Sono le
tre parole chiave della nona edizione della Festa di Cinema del reale. Parole
che esprimono ciò che viviamo: crisi di identità, di economia, di lavoro, di
abitazione, di democrazia e crisi di amori; amori di persone, luoghi,
territori, immagini; follie creative e follie di violenze, speculazioni, leggi
e reclusioni. Parole che, insieme a molte altre, risuonano nelle immagini (non
solo cinematografiche) che animano questa ‘festa di sguardi’ e che fanno di
“Cinema del reale” un corpo a corpo con le realtà possibili.
Alexander J. Seiler - Agnès Varda, grande protagonista della
scorsa edizione, passa il testimone all’ospite d’onore di quest’anno, uno dei
grandi autori del documentario europeo, lo svizzero Alexander J. Seiler, Palma
d’oro nel 1963 con il cortometraggio A fleur d’eau e autore legato a filo
doppio al nostro Paese. Risale infatti al 1964 uno dei suoi capolavori, Siamo
italiani, autentico “resoconto etnografico” sulla grande comunità di emigranti
nostri connazionali, costretti a fare i conti con la discriminazione svizzera. Un
film intenso e importante, che a Specchia si vedrà insieme al suo “seguito
ideale”: quel Vento di Settembre che, realizzato nel 2002, indaga la cosiddetta
“emigrazione di ritorno” vissuta quarant’anni dopo da chi ha deciso di lasciare
la Svizzera
per tornare ad Acquarica del Capo, nel Salento. Storie di anziani rientrati a
casa dopo decenni di duro lavoro, che aspettano per tutto l’anno la visita dei
figli rimasti in Svizzera, vivendo sulla propria pelle un nuovo, costante
sradicamento. Perché lì come qui, spiega Tonuccio, «la distanza e il desiderio
ti spezzano il cuore».
Quattro grandi del documentario
italiano - A dialogare con Seiler, una “pioniera” del documentario europeo,
l’italiana Cecilia Mangini, amica e grande promotrice della Festa, che
quest’anno presenterà Ring Sardegna, un estratto da Domani vincerò e
parteciperà all’incontro Raccontare il territorio. Oltre al film della Mangini,
anche due brevi opere firmate da due maestri, amici e sostenitori di “Cinema
del reale”, da poco scomparsi: Vittorio De Seta (il cui Isole di fuoco sarà
musicato dal vivo dal compositore Gabriele Panico) e Ansano Giannarelli (con
una straordinaria indagine del 1972 su ritmi e visioni in fabbrica: Analisi del
lavoro). Un tributo particolare sarà dedicato a Riccardo Napolitano,
eccezionale cineasta e instancabile promotore dei circoli del cinema FICE. Due
i titoli scelti per questo omaggio: 1904, N. 36 racconta attraverso immagini
drammatiche la vita (meglio: la “non” vita) all'interno di un ospedale
psichiatrico del 1967. La legge che regola l'organizzazione degli ospedali
psichiatrici è ancora la numero 36 del 1904: si basa sul concetto di
pericolosità e inguaribilità del malato e sul ricovero coattivo che assomiglia
più a una detenzione in carcere. Il film, oltre a mostrare le immagini dei
ricoverati, ripresi senza volto (anche se i primi piani delle mani sono
altrettanto indicativi nel testimoniarne la sofferenza) all'interno
dell'ospedale, lancia proposte alternative già all'esame di esperti psicologi e
chiede l'abrogazione della legge vigente ormai superata dalle nuove teorie
della psicologia.
L’altro film è Funerali verdi
(1971), documentario di denuncia contro gli sprechi legati al mercato ortofrutticolo
le cui spietate logiche di profitto impongono la distruzione di enormi quantità
di prodotto per mantenere alti i prezzi.
Visioni doc - Accanto a questi grandi, una selezione del
meglio della produzione italiana dell’ultima stagione: dal viaggio in Italia,
alla ricerca dei buoni motivi per amarla o lasciarla, compiuto da Gustav Hofer
e Luca Ragazzi in Italy: Love It or Leave It, al viaggio a Teora, un piccolo
paese dell’Irpinia colpito dal terremoto dell’80, intrapreso da Franco Arminio;
dal campo di calcio abbandonato de L’altra città, che a Lecce ospita un torneo
antirazzista che diventa un vero laboratorio sociale (come raccontano Cristian
Sabatelli e Pippo Cariglia) a My Marlboro City di Valentina Pedicini, che
attraverso 4 storie e altrettante generazioni ci fa scoprire cosa è rimasto
della Brindisi che fu capitale del contrabbando di sigarette. E ancora:
Unfinished Italy di Benoit Felici, che con amara ironia punta gli occhi
sull’incompiuto, lo stile architettonico più praticato nel Belpaese dal
dopoguerra ad oggi; Ferrhotel di Mariangela Barbanente, microcosmo somalo in un
piccolo albergo dismesso a due passi dalla stazione di Bari; Ritals – Domani me
ne vado di Sophie e Annalise Chiarello, curiosamente vicino al cinema di Seiler
nel raccontare l’emigrazione di Maria e Vincenzo negli anni ’50 dal Basso
Salento in Francia (e ritorno, all’insegna di un nuovo spaesamento).
Filmare eventi collettivi, raccontare il territorio e storie di migranti
- Due incontri e un seminario vengono
proposti in quest’edizione: CRISI / AMORI / FOLLIE: FILMARE STORIE DI MIGRANTI,
con Alexander J. Seiler, Mariangela Barbanente, Christian Sabatelli, Pippo
Cariglia, Sophie e Annalisa Chiarello, Daniele Vicari; RACCONTARE IL TERRITORIO con Franco
Arminio, Giuseppe Cristaldi, Benoit Felici, Cecilia Mangini, Alessia Rollo,
Maira Marzioni, Valentina Pedicini, Mauro Marino, Stefano Cristante, Luigi
Russo; Il seminario FILMARE EVENTI COLLETTIVI, che fa il punto su cosa vuol dire
essere testimoni di momenti di partecipazione che – in piccolo o in grande, in
positivo o in negativo – sono destinati a entrare nella memoria collettiva: tra
i partecipanti, il critico cinematografico Antonio Medici, il direttore
artistico della Festa Paolo Pisanelli (che in Ju tarramutu ha filmato la
rivolta delle carriole de L’Aquila); Stefano Savona, che con Tahrir Square
(Premio David di Donatello 2012,
in programma al festival) ha offerto all’Occidente un
eccezionale documento in presa diretta sulle proteste che infiammarono Il Cairo
durante la primavera (araba) dello scorso anno; e Daniele Vicari, che in Diaz
(anche questo in programma) ha ricostruito – tra fiction e materiali d’archivio
– i fatti del G8 di Genova.
Italia-Grecia - La
Festa di cinema del reale vuole illuminare quest’anno il
ponte linguistico e culturale che congiunge l’Italia e la Grecia: per farlo ha scelto
Encardia, il film di Angelos Kovotsos che – attraverso l’omonimo gruppo
musicale, che si ispira alle forme musicali e alle canzoni della ricca
tradizione del nostro sud – va alla ricerca delle tracce di questo inscindibile
legame. Una su tutte, il Griko, antico idioma ellenico ancora oggi parlato in
alcune zone della Calabria e della Grecia salentina. Prima della proiezione, la
musica degli Encardia dal vivo.
Evento speciale “Formato ridotto”
- Tra gli eventi speciali della Festa, anche Formato ridotto, il film
collettivo che segna l’incontro tra Home Movies e gli scrittori Enrico Brizzi,
Ermanno Cavazzoni, Emidio Clementi, Ugo Cornia e Wu Ming 2, che hanno elaborato
dei testi originali trovando nelle immagini dell’Archivio Nazionale del Film di
Famiglia l’occasione di sperimentare nuove tecniche narrative. Grazie ad
approcci molto diversi tra loro, in un’opera unica convergono cinque episodi
dagli esiti sorprendenti, singoli episodi di breve durata, di volta in volta
trasfigurati in saggio, racconto, cronaca, divagazione. Forme del cinema
documentario accomunate da una matrice comune: il variegato universo
emiliano-romagnolo.
Sguardi e visioni - Non solo
cinema, alla Festa di Cinema del reale, ma anche una meravigliosa festa di
sguardi con allestimenti, performance, workshop fotografici,
videoinstallazioni, a cura di Big Sur Lab, che si dipanano nelle sale e sul
terrazzo del Castello Risolo, in Piazza del Popolo e tra i vicoli di Specchia.
Nella sezione “Sguardi e visioni”
ci si imbatte nei ritratti Pop&Brut di Marco Biffoli, singolare artista del
Centro di attività espressive La
Tinaia (ex ospedale psichiatrico di Firenze) autore di
coloratissime tele in cui l’inquietudine della contemporaneità emerge dai volti
dei personaggi noti del mondo della politica, dell’arte e della storia. Diariovisioni
è un fotoracconto ‘glocally’ in cui si susseguono le immagini della Festa
‘condivise’ in contemporanea nella piazza di Specchia e su Facebook, realizzate
da Alessia Rollo che cura anche Lou fai, una collettiva di fotografia esito del
workshop sul tema dell’autorappresentazione. Attra-verso, invece, è un lavoro
di scrittura documentaria realizzata a quattro mani da Franco Arminio e Maira
Marzioni che, andando a zonzo per i vicoli di Specchia, postano su manifesti e
locandine impressioni e scritture paesologiche sulla Cittadella. Dell'accudire
mette in mostra contenitori di umori stra-ordinari, piccole coppette in
cartapesta che accolgono il fare creativo dei laboratori espressivi del Centro
per la Cura e la Ricerca sui Disturbi del
Comportamento Alimentare (DSM ASL Le).
Come in una sorta di cineclub le
stanze del Castello Risolo diventano contenitori di visioni con quattro
videoinstallazioni: La follia di Zavattini, immagini e parole tratte dal film
di Ansano Giannarelli; Facce, opera video a cura di Paolo Pisanelli e Francesco
Maggiore di Big Sur realizzata con gli studenti del liceo artistico “Vincenzo
Ciardo” di Lecce; Paradossi italiani, ovvero l'Italia che resiste, cinque
racconti scritti e interpretati da Mario Perrotta e sonorizzati da Chiara
Idrusa Scrimieri; Terramossa una guida sentimentale all'Irpinia,
video-frammenti di territorio del paesologo Franco Arminio; SS 275 immagini sui
percorsi della strada che cambierà il volto di un territorio e la vita degli
abitanti del Sud Salento. Attra-verso è un viaggio di parole senza meta nei
contorni di Specchia, e dentro le sue pieghe, un corpo a corpo col paese a
scovare frammenti di poesia, dettagli insignificanti, gesti sprecati, residui
da raccogliere. Ad attraversare e ad essere attraversati da quei luoghi durante
i giorni della Festa per dare forma a racconti, frammenti da restituire con ‘parole
diffuse’ saranno gli scrittori Maira Marzioni e Franco Arminio.
Intrecci musicali - Anche
quest’anno la musica intreccia le visioni durante le quattro serate della Festa
di Cinema del reale. Dalla tradizione popolare dei greci Encardia
all’elettronica di Gabriele Panico che sonorizza dal vivo Isole di fuoco del
maestro Vittorio De Seta, dai suoni ancestrali provenienti dal frantoio ipogeo
dove l’artista Antonio De Luca farà suonare le sue sculture sonore, alla
schietta voce e chitarra del cantautore popolare salentino Mino De Santis
narratore di storie del reale come Vanne alla Svizzera cantata sulle immagini
di giovani e vecchi migranti. Il musicista Donatello Pisanello e lo scrittore
Giuseppe Cristaldi accompagnano le immagini di SS 275 viaggio sui percorsi
della strada che cambierà il volto del paesaggio e la storia degli abitanti del
Sud Salento. Il documentario musicale When you’re strange di Tom Di Cillo farà
riecheggiare le note dei Doors per tirare fino a tarda notte e concludere la
serata sul terrazzo del Castello con uno speciale Trip Cocktail. E sempre sul
terrazzo la performance voce e kalimba della musicista svizzera IOKOI e
l’atteso dj set della Festa finale sulle note di Dj Popolous che si conclude la
domenica mattina con la visione dell’alba.
Extra (eventi in/Contemporanea) - L’alchimia
dell’arte contemporanea invade le sale di Palazzo Risolo, prosegue nel convento
dei Francescani Neri, conquista gli ambienti dei frantoi ipogei di Specchia,
con installazioni e collettive capaci di coniugare il fascino arcaico dei
luoghi con i linguaggi più innovativi dell’arte. Sono eventi Extra, che
anticipano ed animano in/Contemporanea la Festa del Cinema del reale, abitando e
condividendo lo spirito dei luoghi. È il caso di Luminaria Essay, personale rivisitazione
di Flavio Favelli sul tema delle luminarie declinato nella forma di un site
specific negli ambienti di palazzo Risolo e dell’ex convento dei Francescani
Neri, promossa dall’associazione Spazio Cactus di Marina Senin Forni. Sempre
“in/Contemporanea”, si svolge Merica e le visioni, mostra dedicata all’artista
fiammingo Norman Mommens in cui si espongono, a dodici anni dalla sua
scomparsa, sculture mai uscite prima d’ora dalla sua casa-museo a Spigolizzi. La
mostra, a cura di Ada Martella, è allestita sempre presso le sale del maniero
cinquecentesco (ingresso da via Umberto I) e comprende anche le incisioni di
Andrea De Simeis.
Due dei numerosi frantoi ipogei
disseminati nel sottosuolo di Specchia aprono le porte per accogliere e farsi
teatro della ricerca artistica di Officina Minima, progetto sensibile ai temi
della sostenibilità ambientale, economica, culturale che allestisce negli
ambienti del frantoio ipogeo Scupola Petravolant, collezione di sculture e
oggetti luminosi creati in seno ad un laboratorio di riuso delle materie;
invece nelle viscere del frantoio Cicca l’artista viennese Ingrid Simon con i
salentini Antonio De Luca e Fernando Schiavano sono gli autori di Retrats,
sottotitolo “opere minute”, che abbraccia piccole sculture, collage e fotografie
in bianco e nero.
CREDITS
La Festa di Cinema del reale è
ideata e organizzata da Big Sur,
Associazione Cinema del reale e OfficinaVisioni, con la direzione artistica di
Paolo Pisanelli È cofinanziata da Unione
Europea (Iniziativa cofinanziata con fondi P.O. FESR Puglia 2007-2013 Asse IV -
Linea d'intervento 4.3), Regione Puglia (Assessorato al Mediterraneo Settore
Attività Culturali) e Fondazione Apulia Film Commission, con il contributo di Comune di Specchia, Ambasciata Svizzera,
Consolato Svizzero a Bari con il
patrocinio di Provincia di Lecce (Assessorato alla Cultura) in collaborazione con Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e
Democratico, DOC IT – Associazione Documentaristi Italiani, Festival
International de Films de Femmes, Festival dei Popoli, Home Movies - Archivio
nazionale del film di famiglia, Cineteca della Calabria, Cineteca Lucana, Teca
del Mediterraneo, Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione – Università
del Salento, Centro Servizi Volontariato Salento, Associazione Culturale In
alto a sinistra, Associazione Culturale Damagegood, Pe(n)sa differente, Liceo
Artistico V. Ciardo - Lecce
Media partner - Il Paese nuovo, LeccePrima.it,
ildocumentario.it, quiSalento, Olivud, servizi cinematografici e televisivi,
RadioUéb.it – la radio in pillole, The BoxTV – Corso di Laurea in Scienze della
Comunicazione – Università del Salento
Partner - Martinucci srl, Cantine Merìca, Società
Agricola Merico Maria Rosa, Biosteria Agriostello Piccapane, Mirodìa
Laboratorio di cosmesi naturale artigianale, ArtB edizioni d’arte necessaria,
BigSurStore.it
venerdì 20 luglio 2012
The Chris Robinson Brotherhood - "Big Moon Ritual"
Chris Robinson - vocals, guitar Neal Casal - guitar, vocals Adam MacDougall - keyboards Mark "Muddy" Dutton - bass, vocals George Sluppick - drums
First Aid Kit - Emmylou
Music video by First Aid Kit performing their
new single "Emmylou" This is the second single taken from the new
First Aid Kit album, The Lion's Roar, available on Wichita Recordings.
Buy the album today!:
iTunes: http://www.smarturl.it/lionsroar
Raffaele Gorgoni (Rai TG3) su “Caminante” di Mino De Santis (Lupo Editore)
Ieri, nell’edizione delle 14.30 del Rai TG3 Puglia, è andato
in onda un servizio, firmato da Raffaele Gorgoni, su “Caminante”, il secondo cd
di Mino De Santis appena edito da Lupo Editore nella nuova collana “Ululati”. “È
tornato allo scadere dell’anno e dopo ‘Scarcagnizzu’, refolo vorticante di
vento che solleva gonne e polvere, siamo al secondo cd, “Caminante”. Mino De
Santis centellina le sue canzoni così, dialetto quanto basta e soprattutto un
passo di lato rispetto a tutto l’armamentario politicamente corretto delle
salentinità più o meno tamburellanti. Nulla sappiamo delle sue parentele
musicali, ma resta il sospetto che i rami del suo albero genealogico risalgano
verso George Brassens e soprattutto il cattivo carattere di Jacques Brel. Infatti
nei testi di De Santis non c’è traccia di cadute buoniste o furbette e, non a
caso ha trovato ospitalità nella nuova etichetta “Ululati” di Cosimo Lupo,
editore non certo arreso agli spiriti del tempo.
Insomma De Santis non c’entra con la ‘bandistica salentina’
e soprattutto finora si è salvato da musicologi, etno-musicologi e sociologi;
canta seduto, come un vecchio narratore di storie, sembra anche buono, ma i
suoi lampi di cattiveria scaldano il cuore.”
giovedì 19 luglio 2012
Gotland. L'isola di Dio di Håkan Östlundh (Fazi)
Il detective Fredrik Borman, alle
prese con una crisi di mezz'età, un matrimonio svigorito e una donna che
spariglia le carte della sua esistenza, lavora presso il dipartimento di
polizia di Visby, l'incantevole borgo medievale dell'isola di Gotland. Mancano
pochi giorni alla festa di inizio estate quando una mattina Borman viene
svegliato da una telefonata. Sul portico di una casa sul mare del Nord sono
state rinvenute due vittime, un ragazzo e una ragazza, di cui è impossibile
stabilire l'identità: i corpi sono stati brutalmente martoriati da numerosi
colpi d'una misteriosa arma da fuoco. Quale odio può giustificare un simile
bagno di sangue su questa terra di pace? Non appena si viene a sapere che le
due vittime sono di origine egiziana, il movente terroristico-razziale s'impone
prepotentemente. Ma è davvero pitto tanto semplice? O forse la verità, assieme
all'arma del duplice omicidio, va ricercata tra la gente del luogo, celata
nelle abitazioni dei miti cittadini dell'isola? Solo scavando nel profondo delle
loro coscienze Borman riuscirà a mettere insieme tutti gli indizi per
avvicinarsi all'agghiacciante segreto che la piccola comunità custodisce.
SALENTO FUOCO E FUMO DI NANDU POPU (LATERZA)
Strade antiche costrette da
muretti a secco. Strade volute dalle vigne e dagli ulivi. Strade colorate dal
rosso della terra arsa e dal bianco delle rocce calcaree.
Ne ho visti di ulivi strani in
vita mia, ma quelli di queste parti hanno forme fuori da qualsiasi logica
progettuale, come se la natura li avesse affidati a un artista strambo che con
le sue sculture vuole esprimere solo stupore. Gli ulivi sembrano l’istantanea
di un movimento convulsivo. Alberi autolesionisti che si squarciano il ventre
per creare caverne in cui vivono animali, insetti e folletti dai cappelli
rossi. Alberi che annodano i propri rami per ingannare le simmetrie, e che
anche quando il vento è assente e sono immobili appaiono fluidi e impetuosi
come dervisci roteanti. Gli ulivi di queste brulle e arse pianure posano come
divi esibizionisti che ostentano le proprie forme sicuri di essere unici.
OTTIN
“L'azienda Ottin nasce da una
passione. La passione di un giovane agricoltore per il vino e per la sua terra.
Una passione che viene da lontano, ereditata dalla famiglia, viticoltori di
montagna da generazioni. Conoscenze e savoir faire secolari che Elio Ottin ha
saputo mettere a frutto creando la sua azienda agricola agli inizi degli anni
Novanta, dopo gli studi all'Institut Agricole Régional e all'Istituto Agrario
di Verzuolo. Tecnico agrario presso l'Assessorato all'Agricoltura della Regione
Autonoma Valle d'Aosta, alla fine degli anni Novanta lascia il pubblico impiego
per dedicarsi interamente alla sua passione e alla sua azienda. Nel 2007 una
nuova sfida: decide di vinificare in proprio le uve sino ad allora conferite ad
una cooperativa locale. Nascono così i vini Ottin. Vini di grande personalità,
prodotti in gran parte da vitigni autoctoni, coltivati in territori
naturalmente vocati alla viticoltura, dove la vite prospera con equilibrio,
secondo tecniche di produzione rispettose dell'ambiente. Un'azienda giovane ma
già affermata. Il Vallée d'Aoste DOC Petite arvine 2008 di Ottin è stato
premiato con la menzione d'onore al concorso vini di montagna 2009 del CERVIM e
ha ottenuto quattro bottiglie (vino di alto livello) nella guida de L'espresso "I
vini d'Italia 2010". Per quanto riguarda i rossi, la guida de L'espresso
considera il Vallée d'Aoste Torrette superiore 2007 Ottin il miglior torrette
prodotto in Valle d'Aosta attribuendogli quattro bottiglie e un punteggio di
16.5/20”.
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