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lunedì 3 maggio 2021

The Bomber Mafia: A Dream, a Temptation, and the Longest Night of the Second World War by Malcolm Gladwell

 

 

An exploration of how technology and best intentions collide in the heat of war

New York Times Book Review Editors’ Choice

In The Bomber Mafia, Malcolm Gladwell weaves together the stories of a Dutch genius and his homemade computer, a band of brothers in central Alabama, a British psychopath, and pyromaniacal chemists at Harvard to examine one of the greatest moral challenges in modern American history.
 
Most military thinkers in the years leading up to World War II saw the airplane as an afterthought. But a small band of idealistic strategists, the “Bomber Mafia,” asked: What if precision bombing could cripple the enemy and make war far less lethal?  
 
In contrast, the bombing of Tokyo on the deadliest night of the war was the brainchild of General Curtis LeMay, whose brutal pragmatism and scorched-earth tactics in Japan cost thousands of civilian lives, but may have spared even more by averting a planned US invasion. In The Bomber Mafia, Gladwell asks, “Was it worth it?”
 
Things might have gone differently had LeMay’s predecessor, General Haywood Hansell, remained in charge. Hansell believed in precision bombing, but when he and Curtis LeMay squared off for a leadership handover in the jungles of Guam, LeMay emerged victorious, leading to the darkest night of World War II. The Bomber Mafia is a riveting tale of persistence, innovation, and the incalculable wages of war.

 

sabato 27 giugno 2009

Il libro del giorno: Frank Capra non era un mafioso di Francisco Moita Flores e António de Sousa Duarte (Cavallo di ferro)

Frank (Francesco) Capra, il famoso regista, è nato a Bisacquino, un luogo sperduto nelle montagne a pochi chilometri da Corleone, paese natale di Don Vito Cascio Ferro. Questi due conterranei si imbarcarono sulla nave «Germania» per raggiungere la terra promessa dell’immigrazione italiana: l’America. In questa nuova terra delle grandi occasioni le loro vite marcheranno, sebbene in modo molto diverso, la Storia. Don Vito diventerà il fondatore di Cosa Nostra, il capo dei capi, desideroso di lavare il suo denaro sporco attraverso l’industria cinematografica, e Capra, «l’uomo-bambino», si trasformerà nell’inventore dell’«happy end» e creatore del «sogno americano». Le loro vite si incroceranno con quella di un altro personaggio italiano molto famoso: l’agente Joe Petrosini, oriundo di Palermo e responsabile pubblico della brigata antimafia della Polizia di New York, che sarà assassinato da Don Vito. «Frank Capra non era un mafioso» è un romanzo storico che descrive fatti reali ispirandosi alle biografie di questi tre uomini tanto diversi tra loro, uomini che segnarono profondamente la Storia dell’America e del Mondo e le cui vite non fecero che incrociarsi. Una storia sull’Italia del XIX secolo e l’America del XX secolo.

"Frank Capra non era un mafioso è anche un romanzo sulla emigrazione, quella d'inizio secolo, quando la terra promessa erano gli Stati Uniti e i migranti eravamo noi: italiani miserabili pieni di fame e di energia"

di Rosella Simone tratto da D La Repubblica delle donne, n. 652, p.30


casa editrice Cavallo di Ferro: http://www.cavallodiferro.it/catalog/pags/spip.php


Frank Capra non era un mafioso
di Francisco Moita Flores e António de Sousa Duarte
Pagg.192, anno 2009 (Cavallo di Ferro)

martedì 16 giugno 2009

Il libro del giorno: Il cappio di Enrico Bellavia e Maurizio De Lucia Maurizio, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli (collana Futuropassato)

Senza il pizzo non ci sarebbe la mafia. L'analisi di un fenomeno eloquente, che racconta dall'interno come Cosa Nostra, con feroce competenza, muove i suoi tentacoli nella società civile. È la più antica attività della mafia. Ponte privilegiato con l'economia legale e la politica, sistema basato su un'eccezionale organizzazione sul territorio: è il racket, il "pizzo". Uno strumento di controllo criminoso, in cui sono coinvolti attori di tutti i livelli, dal piccolo commerciante che corre a "mettersi a posto" prima ancora di ricevere minacce, all'imprenditore del Nord che arriva in Sicilia, partecipa alla spartizione degli appalti pubblici e versa regolarmente la cosiddetta "tassa Riina". Ripercorrendo la storia di Maurizio de Lucia, il magistrato che più di ogni altro ha indagato il fenomeno, questo libro svela le strutture gerarchiche, il linguaggio e le prassi di un sistema delinquenziale di impressionante complessità; ma racconta anche i segnali di rivolta che arrivano dalla Sicilia, da Palermo, a dimostrazione del fatto che la lotta al racket può cominciare solo da lì, dalla terra in cui la mafia affonda le proprie radici e continua a esercitare quasi incontrastato il proprio potere.

"Palermo è qualcosa di molto speciale. Non è solo crimine e non è solo violenza. A volte è connivenza, a volte è convenienza. E' tassa, patto, è un impasto di utilità che alla fine diventa amicizia. I confini sono sempre labili, tutto è sfumato fra il carnefice e la sua vittima quando si mette a posto. Così si dice: mettersi a posto. E' il pizzo a Palermo. In una Sicilia che si tormenta con la sua voglia di mafia, un magistrato e un giornalista si sono addentrati in misteriosi sviluppi per scoprire cos'è l'Anonima Estorsioni"

di Attilio Bolzoni tratto da La Repubblica del 16/09/06, p. 51


casa editrice BUR: http://bur.rcslibri.corriere.it/bur/


Il cappio di Enrico Bellavia e Maurizio De Lucia Maurizio
2009, 264 p., BUR Biblioteca Univ. Rizzoli (collana Futuropassato)

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