Il nostro agire è
sempre un agire e un esserci in un mondo, questo mondo, tangibile, incoerente,
meraviglioso. Questo mondo dinanzi ai nostri occhi, o meglio la versione dei
fatti che si presenta al nostro sguardo, è una delle possibili manifestazioni
tra infinite possibilità esistenti anche su diversi piani di esistenza. Almeno
secondo diverse e autorevoli opzioni teoriche presentate da illustri fisici
quantistici come Fred Alan Wolf o astrofisici come Stephen William Hawking. E
se dunque il nostro mondo non è leibnizianamente
il migliore tra i mondi possibili, e se forse si trattasse di uno dei migliori mondi
tra tutte le plausibili e diverse esistenze parallele, allora potremmo asserire
che i linguaggi e le grammatiche che permettono a tutti noi di comunicare nel
qui e ora non sono standardizzabili o definitivamente ascrivibili a regole che
potremmo definire convenzionalmente e universalmente valide, e che dunque ci
appartengono come attori pensanti e scriventi, in un modo o nell’altro. Anzi saremmo
(sempre per ipotesi ovviamente) dinanzi a processi linguistici che si auto/strutturano
consapevolmente e coscientemente rinnovandosi non più localmente ma
parallelamente e meta/dimensionalmente, partendo da dati conosciuti e condivisi
anche su un piano prettamente ideale e fantasmatico, e arrivando successivamente
a generarne di diversi, altri, magari completamente nuovi, continuamente in
potenza continuamente in atto. Pertanto il primo ostacolo che già si presenta
ai nostri occhi risulta essere piuttosto ingombrante e minaccioso, perché
attiene ad un problema assai complesso ovvero quello di stabilire la natura
della Realtà o delle Realtà e a questo punto dei processi formativi e informativi
che la o le governano. La Realtà o le Realtà con i loro codici, le loro
sintassi e le loro grammatiche sono simultaneamente presenti in tanti universi
paralleli o multiversi che sono strutturalmente identici, che possono esistere
in stati diversi, che possono avere le stesse leggi fisiche, ma soprattutto che
possono scambiarsi informazioni reciproche tra di essi. Lo scambio di processi
informativi potrebbe avvenire attraverso una specie di Coscienza o Super/Coscienza
che realizza dei veri e propri ponti comunicanti tra N dimensioni tutte aventi
propri significanti e significati, regole, strutture, meccanismi, funzionalità,
espressività. E tutto al di là del Tempo
e dello Spazio, o per essere più puntuali, ben al di là del Tempo e dello Spazio.
Ma allora questa “Super Coscienza” potrebbe essere davvero quel Tutto che rende
pieno l’universo, che lo rende senziente, operante, che è in grado di
influenzare e cambiare, auto/osservandosi, questa realtà come tutte quelle
realtà possibili e pensabili. Sono consapevole che affermazioni di questo tipo
potrebbero avere la stessa portata di una scoperta incredibile come la natura
di Dio o la natura dello spirito umano, perché si sta andando oltre quelle
nozioni di causalità direzionali che danno un senso alla scienza, alla nostra
stessa esistenza e che sono le categorie di Spazio, Tempo e Materia. Ma si
tratta di limiti interpretativi che occorre superare con un vero e proprio
salto di paradigma. Ad ogni modo quello che mi interessa in questa sede
prendere in considerazione, è il fatto che la Coscienza ( o meglio la Super
Coscienza) come contenitore e contenuto del Tutto, trasforma Tutto, e modifica universi
e multiversi come una gigantesca rete neurale universale interconnessa, che non
separa, ma unisce ogni cosa, fornendo informazioni dotate di senso che regolano
e ordinano quello stesso Tutto, e che creano, generano realtà all’interno di
quello stesso Tutto. Qualcuno (e forse non a torto) potrebbe asserire che si
tratti di un tipo di affermazioni più inerenti all’intuizione mistica, alla
visualizzazione magico/iniziatica o meglio ancora alla parapsicologia, e dunque
nulla di scientifico e dimostrabile. Per ora sia sufficiente rimboccarsi le
maniche e continuare a indagare con forza e determinazione. Pertanto continuando
il filo logico del discorso posso dire secondo il mio punto di vista che la REALTA’
ULTIMA DELLE COSE non appartiene al Niente, al Nulla, al Vuoto. Questo è verosimilmente
certo. La Sua Cosalità Reale e Potenziale fa parte del Suo essere geneticamente
parte di meta/essenze proprie di N dimensioni, intelligenti e comunicanti tra
di loro. Dimensioni che sono simultaneamente nel qui e ora, ma anche in altri tempi
e modi. Cosalità dunque oltrematerica, pluridimensionale, meta/temporale,
Energia Informante e Intelligente, auto/emanata ed emanante che come
precedentemente asserito altro non è che Coscienza, o ancora una volta la Super
Coscienza.
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lunedì 9 febbraio 2015
Per una teoria della campionatura in prosa e poesia. Considerazioni sovversive per un multiverso possibile della letteratura e della produzione letteraria - 2 -
venerdì 6 febbraio 2015
Per una teoria della campionatura in prosa e poesia. Considerazioni sovversive per un multiverso possibile della letteratura e della produzione letteraria (1)
Queste
riflessioni nascono dall’esigenza di condividere alcune mie personali ipotesi
di lavoro sulla Realtà e alcune sue porzioni (discutibili o meno, accettabili,
criticabili, minimamente condivisibili), con tutti coloro i quali desiderino tentare
di intraprendere un cammino altro senza nessuna rassicurazione o consolazione …
grazie per la pazienza, e buon viaggio! (Stefano Donno)
Siamo in un momento di
crisi verticale, in cui l'intero edificio della cultura, barcolla, aprendo faglie nel relativo modello
di scambio sociale delle idee e delle proposte, delle istanze di creazione,
della produzione letteraria e poetica, imponendo con una certa urgenza e non
senza un forte senso d’angoscia, la
questione di modulare e praticare un'etica e una prassi diversa della
produzione letteraria. Un dono, che ciascuno scrittore o operatore editoriale,
culturale dovrebbe farsi e fare escludendo per un attimo dai suoi ragionamenti
le seducenti nuances e i delicati “afrori” che provengono, come un persistente
rumore bianco di sottofondo, dal mondo dell’utile e del profitto. E dunque come
si potrebbe configurare nel qui e ora, un “agire” della scrittura che si
inscriva nelle categorie non solo del libero, del gratuito, del disinteressato
ma che scelga anzi tragicamente il peso di una strada poietica e della poiesi fenomenologica
che si nutra del rischio, dello scandalo e della sovversione in una totale ed
integerrima radicalità? A mio avviso e così su due piedi (e forse anche con una
buona e voluta dose di leggerezza e superficialità) si potrebbe partire dal
saltare a piè pari, l’idea che comunque la scrittura, la produzione editoriale
debba in un modo o nell’altro fare i conti con il mercato. La libertà di
ideazione e creazione è comunque un atto di libertà che è pre/personale
rispetto al mercato e post/personale rispetto a qualsivoglia indice di
gradimento, indagine di mercato, packaging, merchandising, o bilanci di
previsione di vendita di un prodotto editoriale. Ma si tratta di considerazioni comunque
marginali, che non si avvicinano minimamente al senso di ciò che ho in animo di
sviluppare, e che pertanto cercherò di ri/pensarle magari fra qualche tempo in
altri contesti e perché no seguendo ulteriori e forse più profondi e
approfonditi punti di vista. Intanto ripuliamo il campo di indagine da
ambivalenze e malversazioni ermeneutiche o categorie in “odore di muffa” che
calzerebbero a pennello più a filosofi morali, teoretici e sociali, economisti,
teologi, biologi, perché ciò di cui mi devo occupare riguarda il tentativo di
proporre una grammatica dell’ideazione e della creazione letteraria che sia un
modello di rimando costante a pluriversi e multiversi linguistici e stilistici della
e nella scrittura, ma soprattutto per la scrittura. Senza ombra di dubbio sono
dinanzi ad un compito arduo e irto di ostacoli che mi condurrà ben oltre le
profondità oscure degli abissi “ontici” di morfemi e lessemi, di metriche, e
generi. E dunque è veramente possibile che il processo di autodistruzione della
nostra civiltà letteraria sia veramente irreversibile, e non ci sia più nulla
da fare? Ci saranno per l’amor del cielo dei responsabili a cui chiedere
ragione per tutta questa deriva? Nella nostra modernità o forse post/modernità (chissà
se non sguazziamo invece nell’acquitrino del pre/moderno!!!) la teoria della
letteratura si astiene dal proporre modelli e regole vincolanti di “eugenetica”
letteraria. Senonché l'impossibilità di comporre la disputa sullo statuto della
produzione e della scrittura poetica e narrativa impone di proporre e riversare
questo mio indagare sul piano dell'universalità antropologica e della
plausibilità di alcune discipline scientifiche. E allora che significato si vuole dare dunque oggi alla
vita della “nostra” letteratura, della “nostra” cultura? Si può mantenere ancora
in piedi il valore tradizionale della responsabilità morale del soggetto
poetante o scrivente verso se stesso e i
suoi simili? Forse è necessario che non sia più un solo Io Poetante o Scrivente
il detentore di una centralità originale e originaria della produzione
editoriale, scritturale, o informativa, ma un collettivo plurisoggettivo post/egoico
di riferimenti e scambi ipertestuali e con/testuali che si nutre di confronti e
suggestioni già esistenti, in grado di dare origine poi successivamente ad una
creatura nuova, diversa, altra, alternativa, possibile, e plausibile. Dunque è
auspicabile superare i limiti stessi dei modi in cui si è stati educati a
concepire un’editorialità poetica, informativa o narrativa, per giungere ad una
visione e ad un rispetto della dimensione complessiva di una nuova e plurima
soggettività scrivente senza riduzionismi metafisici e/o razionalistici.
L’obiettivo di queste considerazioni è quello di favorire attraverso la
presentazione di coerenti spunti di riflessione, una proposta di rinnovamento complessivo
dell’uomo letterario e della comunità letteraria globale (qualunque e dovunque
essa sia). Ma allora sembrerebbe quasi naturale chiedersi ad esempio che cosa
ad oggi la teoria della letteratura abbia fatto per il narratore e il
poeta. Possibile che essa si sia
preoccupata di problemi così alti da dimenticare la brutalità, la caoticità, la
cosalità dell’esistere per le umane lettere? Possibile che essa continui
colpevolmente e consapevolmente a vivere in uno stato di beatitudine
iperuranica, dimenticandosi dell’esistenza di un mondo inferico e magmatico pulsante
di incontenibile energia? Non tutto
sembra perduto, e forse siamo ancora in tempo per evitare la catastrofe.
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