"L'infanzia percorre tutte queste pagine, con le sue scene antiche e il
suo eterno «primo ottobre nel cortile della scuola», il suo giocare «a
morra con le ore della notte». Ma non è l'infanzia crepuscolare del
rimpianto. È una stagione vivissima che non possiamo situare nel
passato, che ci raggiunge e ci supera, a volte ci aspetta. È un inizio
incessante in cui siamo immersi, quello che ha ispirato un momento
esemplare di quest'opera («Se penso al mattino del creato/ quando le
cose furono toccate da uno sguardo per la prima volta/ io sono contento
di tornare sui miei/ passi...») e sollecita nel profondo la sua
ispirazione, ponendosi come continuo esordio o come rinascita dopo la
caduta e accendendo una corrente impetuosa che scorre tra le righe nei
momenti dello sconforto, della sconfitta, dell'essere vulnerabili alle
potenze del cosmo: quando «il tuo mandala sarà disfatto/ al primo sogno
di vento», ecco che un altro vento misterioso scuote il disfacimento e
lo consegna alla metamorfosi. Così il fascino di questa poesia è un
soffio polifonico che raccoglie in sé diverse tonalità – dall'elegia
alla riflessione sapiente, dall'invettiva alla supplica – per ricrearsi
continuamente dalle sue ceneri, che sono le ceneri personali ma anche
quelle della Storia: è una prospettiva vasta e generale, un'inquadratura
in campo lungo, uno sguardo nitido e insieme visionario". (dalla
prefazione di Milo De Angelis)