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lunedì 17 ottobre 2011

LIBERTA’ E GIUSTIZIA - il sito


















Sette anni di vita, alcune vittorie alle spalle e, in cantiere, progetti e iniziative per dare voce alla società civile. Libertà e Giustizia, presieduta da Sandra Bonsanti, si muove tra politica e urgenza di democrazia. L’associazione si presenta al pubblico il 18 novembre 2002, al Piccolo Teatro Studio di Milano, tenuta a battesimo da un gruppo di garanti di altissimo livello: Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Enzo Biagi, Umberto Eco, Alessandro Galante Garrone, Claudio Magris, Guido Rossi, Giovanni Sartori e Umberto Veronesi. Nel corso della serata viene presentato il manifesto costitutivo: “Libertà e Giustizia vuole intervenire a spronare i partiti perché esercitino fino in fondo il loro ruolo di rappresentanti di valori, ideali e interessi legittimi. Vuole arricchire culturalmente la politica nazionale con le sue analisi e proposte. Libertà e Giustizia vuole essere “l’anello mancante fra i migliori fermenti della società e lo spazio ufficiale della politica”. Lucca, Roma, Venaria Reale, Poggibonsi, Genova: i seminari annuali di LeG sono per i soci momento di approfondimento di alcuni temi fondamentali: la libera informazione, la democrazia, l’etica, i maestri, il ruolo della società civile. I seminari a tema, momenti di studio, come la due giorni sulla Giustizia a Fiesole, confronto tra professori, magistrati, avvocati e politici, che produce un documento in parte recepito dal programma dell’ultimo governo Prodi.
Dal 2004 LeG comincia la sua lunga battaglia in difesa della Costituzione. A febbraio parte la campagna “L’Italia è anche mia” con la vignetta che Altan regala a LeG. Il 15 ottobre parte il Coordinamento per il referendum confermativo, presieduto da Oscar Luigi Scalfaro. Nel giugno 2006 la grande vittoria dei sì, che demolisce il progetto del Polo di scardinare la nostra Carta fondante. Libertà e Giustizia persegue da anni un progetto di rinnovamento della politica e ha seguito con attenzione e spirito critico e in tutte le sue fasi il lungo processo che ha portato alla nascita del Partito democratico. E’ nell’ottica di promuovere una nuova cultura della politica, di discutere e confrontarsi sui temi sensibili della democrazia e della cittadinanza che nasce nel 2007 a Pavia, la scuola di formazione politica di LeG, pensata per chi svolge attività politica nei partiti e nelle istituzioni, ma anche per chi vuole contribuire attivamente alla crescita del Paese. Il successo della prima edizione è tale che nel giro di due anni il progetto, oltre a proseguire al Ghislieri di Pavia, si estende a Modena con un corso dedicato alle “Politiche pubbliche e al benessere di uomini e donne” e a Reggio Calabria con la Summer school sul tema del “Mezzogiorno oltre il vincolo della criminalità organizzata”. Nell’ottobre 2009, si inaugura a Poggibonsi una nuova scuola di formazione: “Le vie della democrazia in Italia e nel mondo”, curata dallo storico Paul Ginsborg. Il 17 e 18 aprile 2010, seconda edizione a Modena del corso dedicato alle politiche di genere mentre in autunno sarà la volta di Genova, con tre moduli dedicati al tema della “Città” in tutte le sue declinazioni. Sabato 7 febbraio 2009, con una pagina pubblicata su Repubblica e su alcune testate locali del gruppo Espresso, Libertà e Giustizia presenta il suo manifesto “Rompiamo il silenzio”, primo firmatario il presidente onorario Gustavo Zagrebelsky, e i garanti dell’associazione. L’appello di LeG, ripreso anche dal sito on-line di Repubblica, raccoglie in pochi giorni oltre 200.000 adesioni da ogni parte d’Italia ma la sua eco, grazie anche alla presentazione alla stampa estera, si ripercuote in molti paesi europei. 40 i circoli locali (ma molti altri stanno per nascere) impegnati sul territorio a diffondere le parole d’ordine dell’associazione. Dalla diffusione del manifesto “Rompiamo il silenzio”, alla battaglia sulla libertà d’informazione, culminata con la manifestazione nazionale del 3 ottobre a Roma, alla discussione sui temi etici, al problema dell’immigrazione e del reato di clandestinità l’appello “Non rimandateci indietro” che ha raccolto più di 1500 adesioni. Banchetti in tutta Italia e all’estero per raccogliere le firme per l’appello di Repubblica dei giuristi Cordero – Rodotà – Zagrebelsky e pubbliche manifestazioni sul “processo breve”. Sempre attenti alla salvaguardia della nostra Carta fondante, è di poco tempo fa la proposta dei presidenti emeriti Valerio Onida e Gustavo Zagrebelsky perché la festa del 2 giugno diventi anche festa della Costituzione. Domenica 14 febbraio 2010 esce, con una pagina pubblicata su Repubblica e su alcune testate locali del gruppo Espresso, il nuovo documento di LeG. “Il vuoto” denuncia la paralisi su cui si è avvitato il sistema Paese e propone ai cittadini di creare una “Comunità contro il degrado”, di costruire insieme una diga per arginare lo sfascio istituzionale, politico, sociale cui stiamo andando incontro.



venerdì 6 maggio 2011

Il libro del giorno: Tania Lorandi e Sandro Montalto (a cura di), Temperamento Sanguineti (Edizioni Joker)












Temperamento Sanguineti vuole rendere omaggio in maniera inconsueta, trasversale e multimediale, a Edoardo Sanguineti: un intellettuale libero e aperto alle sollecitazioni, universale nonostante la sua scoperta parzialità, insofferente nei confronti degli steccati e delle etichette di comodo; un poeta che ha saputo farsi catalizzatore per le arti e giocare con le parole senza mai negare l’emozione; un avanguardista che non ha mai smesso di rileggere il passato; uno scrittore e critico che non ha mai tradito la vocazione anche politica della sua missione. E un cultore di musica, cinema ed arte, un lessicografo, un commediografo, un traduttore, un docente, un polemista e un parodista, un pensatore e un performer, un giocoliere delle parole e un patafisico. In questo volume sono raccolti omaggi in prosa e in versi, memorie, interventi giocosi e seri scritti da colleghi, amici e sodali, ma anche disegni, dipinti, collages, fotografie. Il libro diventa così un amplissimo ed appassionante percorso, reticolare e labirintico, costruito grazie all’opera di diverse sensibilità che reagendo liberamente con la figura di Sanguineti, quindi in un modo che crediamo gli sarebbe piaciuto, hanno cooperato alla costruzione, con affetto e ironia, di un «monumentale monumentello, quantunque cartaceo», per usare un suo verso. Tutti gli autori hanno voluto ricordare questo grande intellettuale, esaltarne le caratteristiche principali e l’evidente attualità, con contributi per la massima parte inediti, o comunque rari e preziosi. Non poteva infine mancare, in questo omaggio ad un poeta che ha tanto amato la parola anche come suono e recitazione, musica e comunicazione diretta, un omaggio audiovisivo, disponibile nel DVD allegato.
Scritti di: Paolo Albani, Raffaele Aragona, Enrico Baj, Nanni Balestrini, Germano Beringheli, Ido Breza, Luciano Caprile, Alberto Casiraghi, Antonio Castronuovo, Aureliano Cattaneo, Nadia Cavalera, Stefano Colangelo,Vittorio Coletti, Collegio di ‘Patafisica, Marco Conti, Tullio De Mauro, Umberto Eco, Giò Ferri, Antonio Fomez, Marcello Frixione, Emilio Giordano, Dario Giugliano, Institutum Pataphysicum Mediolanense, Istituto Patafisico Vitellianenese, Andrea Laiolo, Tommaso Lisa, Tania Lorandi, Niva Lorenzini, Mario Lunetta, Gian Ruggero Manzoni, Sandro Montalto, Francesco Muzzioli, Aldo Nove, OPLEPO, Erminia Passannanti, Ennio Peres, Francesco Pirella, Andrea Plebe, Raffaele Rizzo, Edoardo Sanguineti, Federico Sanguineti, Stefano Scodanibbio, Pasko Simone, Afro Somenzari, Domenico Tavernini, Enrico Testa, Gianni Vattimo, Ciro Vitiello
Opere grafiche e filmati di: Anna Antolisei, Enrico Baj, Carlo Battisti, Gretel Fehr, Antonio Fomez, Massimo Geranio, I Santini del Prete, Andrea Liberovici, Tania Lorandi, Marco Maiocchi, Stelio Maria Martini, Rosaria Matarese, Sonya Orfalian, Mario Persico, Francesco Pirella, Marco Nereo Rotelli, Saul Saguatti, Edoardo Sanguineti, Aldo Spinelli, André Stas, Domenico Tavernini, Ettore Tripodi, Pim van Boxsel
Fotografie di: Silvia Ambrosi, Carlo Battisti, Giancarlo Donatini, Davide Gnola, Mauro Montanari, Stefano Strazzabosco

mercoledì 29 luglio 2009

Le declinazioni affettive di Alfredo Annicchiarico (Lupo editore). Rec. di Silla Hicks

Non ho mai pensato che la droga potesse aggiustare le cose. Non l’ho pensato adolescente alieno in un mondo non suo, incapace di comunicare nella lingua degli altri e di sembrare come loro. Non l’ho pensato uomo col cuore spezzato, che faceva male a tal punto da tenermi sveglio la notte, tutte le notti, come una parodia dell’uomo senza sonno condannato a rivivere ogni attimo l’inferno.
Non lo penso neanche oggi, che pure vita e morte hanno lo stesso insapore dell’assenza, che mi sono scordato come sia, provare qualcosa, qualsiasi cosa, che non sia questo niente sempre uguale.
Ma se fossi un cinquantenne con una moglie che non vuole vedere e un’amante che ha smesso di lottare e una figlia così priva di un minimo di amore per sé da correre dietro a un frocio, bhè, credo che una pera proverei a farmela anch’io. È questo che mi resta, di queste nemmeno cento pagine – in pitch 12 e formato 10x15, va precisato – che vorrebbero essere sceneggiatura di Lelouch riscritta dalla Margaret Mazzantini e invece sono – volontariamente o no – un condensato drammatico sull’incomunicabilità che solo – forse – una Liaison pornogràphique può essere valido paragone.
Quest’uomo si droga, e lo capisco, non vorrei, ma lo sento, soffrire il male di essere che non riesce a dipanare, senza collocazione come marito né amante né padre.
Ambientato nel sottobosco della musica – ché quella di prima grandezza non lascia spazio a niente altro, divora tutto come i Langolieri – questo racconto – romanzo è una parola grossa – trasuda il dolore di Stefano all’ombra dell’uomo che suo padre è e che a lui non riesce di essere: si droga per scappare, e per quanto sia una scelta idiota non gliene riconosco altre, forse la sua amante potrebbe essere una, ma no, lei non è capace, di tendere le braccia a uno che sta annegando e si dibatte e potrebbe trascinarla sott’acqua, per queste cose ci vuole amore, disperato e assoluto, amore, in una parola, e l’amore non cosa da tutti.
E l’assurdo è che l’amante in questione si chiama Emma, lo stesso nome della Bovary, una che per amore ha sacrificato tutto, e senza pensarci: non so se sia ironia consapevole o no, ma certo funziona, come la storia della figlia, che si chiama Camilla come la vergine guerriera dell’Eneide, una che vuole sembrare tosta e che invece è solo una ragazzina, ingenua e con le calze a rete, commoventemene spudorata come solo a vent’anni si può essere, le ciglia bistrate di una bambina che s’impiastriccia di trucco, e sale in albergo con uno che scopa uomini perché suo padre se’è fatto trovare con l’ago nel braccio.
Storie di ordinario degrado familiare, certo. Ma, lo stesso: dio, che desolazione.
E il tutto scritto in una lingua paratattica che nei punti più riusciti ha di Hanif Kureishi, malgrado il voluto provincialismo dei riferimenti, o anzi proprio per questo. Non è una storia facile, di facile ha solo la lingua, e a tratti nemmeno quella, ché ci sono passi da tema, che stonano – musicalmente parlando – ed è un peccato (un esempio, l’uso dei puntini di sospensione, cui Umberto Eco dedica le indimenticabili pagine del suo diario minimo che mi hanno convinto a bandirli dalla mia tastiera). Concludendo, come dice un mio amico, da uno a dieci, quanto: non so, mi servivano altre pagine, personaggi più spessi e una storia intera. Tra tutti, il cattivo patriarca è l’unico che ha le dimensioni – 2 – che dovrebbe avere, gli altri sono abbozzi, tratteggi, forse solo Camilla può andare com’è. Moglie e amante odiose, senz’appello. L’amante, soprattutto, ché un’amante senza amore davvero serve a niente, e l’amore non si auto/protegge, l’amore per definizione si butta via.
Quindi, povero Stefano: forse, al suo posto mi drogherei anch’io. Anzi, no, perché comunque non ci credo, che si possa mai spegnere la mente. A meno che di non prendere un fucile, una sera di primavera, mentre tutti dormono. Di inginocchiarsi a terra e di poggiare il calcio sul pavimento ed ingoiare la canna, le mani unite sul grilletto per non cambiare idea. So di uno che l’ha fatto. Non so se sia stato coraggio, o paura. So che suo fratello – il suo gemello – è tuttora solo in giro per il mondo, senza riuscire a perdonarlo né a perdonarsi né a piangerlo né a piangere. L’ho ascoltato, parlarne. Non sono riuscito a dirgli niente. Ma so che non farei mai una cosa del genere a mia sorella, e che prego lei non lo faccia mai a me. Spegnere la mente non serve. Scappare non serve. Questa vita fa schifo, è rumore, ma è insieme Sergej Vasil'evič Rachmaninov. Forse vale la pena, comunque, di restare svegli ad aspettare come va a finire.

STORIE DI ORDINARIA TRISTEZZA (Le declinazioni affettive di Alfredo Annicchiarico secondo Silla Hicks)

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