Intreccio fra arte e Il sito della galleria londinese Tate è il più grande museo virtuale del mondo, con 1,5 milioni di click al giorno e con tempi medi di visione che sono passati in un solo anno dai 6 ai 20 minuti.
Tutto inizia quando, a metà del 2005, un atto del Parlamento Britannico definisce ufficialmente come missione della celebre galleria - fondata da Sir Henry Tate nel 1897 - quella di incrementare la conoscenza, la comprensione e il coinvolgimento del pubblico internazionale nell’arte. Nel settembre del 2006, quindi, nasce Tate Media, in grado di aiutare a servire il pubblico e attirare nuovi spettatori, fornendo l’accesso a materiale che Tate non era in grado di offrire prima.
Will Gompertz, media director del Tate Media in un’intervista pubblicata su ‘Il maschile de Il Sole 24 Ore’ dice: < La nostra strategia è stata quella di non considerare il Tate semplicemente un museo. Siamo passati a un’idea molto più contemporanea: fare dell’arte il soggetto chiave di un business, sulla stessa linea di altri settori, come l’editoria, il cinema e la televisione>.
Navigando su Tate Online si vive un’esperienza multimediale: l’intreccio tra arte e tecnologia si dipana tra forum, video (più di 300) e formazione interattiva grazie ad un vero canale tv sull’arte, il tutto realizzato in stretta collaborazione con una serie di partner (come Bbc, il quotidiano Guardian, Bloomberg, Myspace e Flicker – con cui, per la prima volta nella storia dell’arte, il Tate ha già curato la prima mostra fotografica internazionale virtuale), inclusi gli artisti stessi. In linea di massima, il Tate Media spende quasi due milioni di sterline l’anno per garantire i suoi servizi alla comunità virtuale, ma ne ha un ritorno economico colossale: basti pensare che, ad esempio, i film che il Tate produce possono essere visti in tv e in dvd o usati per corsi on-line e che, se il costo del film per il Tate è di mille sterline, il ritorno economico dopo vent’anni è dieci volte superiore.
Dice Gompertz sempre nella stessa intervista:
D’altro canto, oltre ad attirare i privati, la galleria londinese ha alle spalle anche l’appoggio delle istituzioni: il governo di Gordon Brown – nonostante i tempi di recessione – ha deciso di stanziare 50 milioni di sterline come contributo alla costruzione della nuova ala di Tate Modern (il cui costo complessivo si aggirerà intorno ai 215 milioni di sterline), con l’obiettivo dichiarato di fare della Gran Bretagna il fulcro mondiale della creatività. Il Tate Modern 2 (come appunto si chiamerà) dovrebbe vedere la luce nel 2012 e promette - con uno spazio di 5 mila metri quadrati - di diventare il quartier generale della comunità culturale internazionale.
Sommarietto
La galleria londinese punta a rendere la collezione del Tate meno esclusiva, più accessibile e interattiva e a migliorare la comprensione e il godimento della stessa.