Davvero splendido e devastante il lavoro di Stefano Lorefice, dal titolo”frontenotte” per i tipi di Transeuropa edizioni. Non ci troviamo dinanzi ad una lettura inattuale o non poetica, tutt’altro. La scansione di ritmi e timbri nascono da una sapiente commistione di esperienze che attingono dal profondo ed emergono in tutta la loro sanguinaria violenza a contatto con la quotidianità con cui ci misuriamo giorno per giorno. Una quotidianità, quella cantata dall’autore, dove giocare significa rischiare la pelle, dove il vivere è il potenziare l’immagine della periferia dell’esistere come luogo del sub/conscio monoliticamente grigio, inespressivo, umanamente mostruoso, popolato da figure di reietti, fessi, disadattati, immigrati clandestini, mignotte, e chi più ne ha più ne metta, dove l’umanità si sente sconfitta da un orizzonte dell’esistenza che si tinge di contorni sempre più evanescenti. L’obiettivo è trasmutare l’odio in lotta e antagonismo. Inquieta il CD allegato fatto di stroboscopici ritornelli che ammiccano al folk degli anni sessanta, fatto di psichedelica variazione di suoni e arrangiamenti oggi un po’ “old/style”. Assolutamente consigliato.
Per queste strade ci sono //quelli che indovinano// quante persone sei// e da capo ti contano gli occhi//come se essere qui// sul viale sia una cosa semplice// nei lunghi passi// che misurano il dopolavoro // e il mattino,// si sente quasi l’origine, si capisce da dove viene la notte. (V.le Zara – Milano – 2007)