Istanbul, una città con tante anime. Estrema propaggine dell’Occidente, ponte tra Europa e Asia, la città dai mille minareti oscillante tra modernità e tradizione è lo scenario di questo romanzo.
A Beyoglu, il colorato e allegro quartiere occidentale di Istanbul, di notte le strade si animano per la presenza di tanti locali notturni. Un brutto fatto di sangue turba il quartiere: una persona scomparsa, un omicidio, un intrigo complicato. A indagare su tutta la faccenda il protagonista-narratore: elegantissimo, colto, amante della musica barocca, esperto di arti marziali. Non è un detective di professione: di giorno è un esperto informatico, di notte un travestito che gestisce un night club, esponente moderno di una città che non finisce di sorprendere.
Un delitto lo coinvolge in prima persona: è stata uccisa Buse, una delle sue ragazze. L’indagine si svolge fra avventure rocambolesche in una Istanbul infuocata di piena estate, tra le strade del gran bazar e i traghetti sul Bosforo. Ma soprattutto l’autore vuole svelare un mondo, quello dell’omosessualità, che descrive senza infingimenti.
Tradotto negli Stati Uniti (Penguin), in Francia (Actes Sud), Regno Unito (Serpent Tail), il libro è stato accolto molto bene dalla critica che ha visto in questo poliziesco a sfondo sociale un nuovo tassello del “noir mediterraneo”.
Nato ad Ankara nel 1959 Mehmet Murat Somer con questo romanzo ha dato inizio a una serie di noir ambientati nei quartieri caldi di Istanbul. È attualmente il principale esponente della letteratura gay in Turchia, letteratura coraggiosa a metà tra desiderio di svelarsi e richiesta di tolleranza.
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sabato 25 luglio 2009
sabato 27 giugno 2009
Il libro del giorno: Frank Capra non era un mafioso di Francisco Moita Flores e António de Sousa Duarte (Cavallo di ferro)
Frank (Francesco) Capra, il famoso regista, è nato a Bisacquino, un luogo sperduto nelle montagne a pochi chilometri da Corleone, paese natale di Don Vito Cascio Ferro. Questi due conterranei si imbarcarono sulla nave «Germania» per raggiungere la terra promessa dell’immigrazione italiana: l’America. In questa nuova terra delle grandi occasioni le loro vite marcheranno, sebbene in modo molto diverso, la Storia. Don Vito diventerà il fondatore di Cosa Nostra, il capo dei capi, desideroso di lavare il suo denaro sporco attraverso l’industria cinematografica, e Capra, «l’uomo-bambino», si trasformerà nell’inventore dell’«happy end» e creatore del «sogno americano». Le loro vite si incroceranno con quella di un altro personaggio italiano molto famoso: l’agente Joe Petrosini, oriundo di Palermo e responsabile pubblico della brigata antimafia della Polizia di New York, che sarà assassinato da Don Vito. «Frank Capra non era un mafioso» è un romanzo storico che descrive fatti reali ispirandosi alle biografie di questi tre uomini tanto diversi tra loro, uomini che segnarono profondamente la Storia dell’America e del Mondo e le cui vite non fecero che incrociarsi. Una storia sull’Italia del XIX secolo e l’America del XX secolo.
"Frank Capra non era un mafioso è anche un romanzo sulla emigrazione, quella d'inizio secolo, quando la terra promessa erano gli Stati Uniti e i migranti eravamo noi: italiani miserabili pieni di fame e di energia"
di Rosella Simone tratto da D La Repubblica delle donne, n. 652, p.30
casa editrice Cavallo di Ferro: http://www.cavallodiferro.it/catalog/pags/spip.php
Frank Capra non era un mafioso
di Francisco Moita Flores e António de Sousa Duarte
Pagg.192, anno 2009 (Cavallo di Ferro)
"Frank Capra non era un mafioso è anche un romanzo sulla emigrazione, quella d'inizio secolo, quando la terra promessa erano gli Stati Uniti e i migranti eravamo noi: italiani miserabili pieni di fame e di energia"
di Rosella Simone tratto da D La Repubblica delle donne, n. 652, p.30
casa editrice Cavallo di Ferro: http://www.cavallodiferro.it/catalog/pags/spip.php
Frank Capra non era un mafioso
di Francisco Moita Flores e António de Sousa Duarte
Pagg.192, anno 2009 (Cavallo di Ferro)
sabato 6 giugno 2009
Il libro del giorno: Felicità artificiale. Il lato oscuro del benessere di Ronald Dworkin (Tropea editore)
È sancito da un celebre articolo della Costituzione degli Stati Uniti d'America, che la felicità è un diritto di tutti. Ironicamente, però, e forse proprio per la natura indefinibile e soggettiva di questa aspirazione dell'animo umano, la felicità ha smesso di essere il frutto delle richieste che l'individuo rivolge alla propria esistenza per assumere quasi le inquietanti sembianze di un prodotto esterno. Ora alienata nella forma di psicofarmaci, nel mito delle terapie alternative o nelle pratiche ossessive tipiche della cultura del fitness, del benessere o della chirurgia estetica, è esposta alla spinta riduzionista della scienza e all'opportunismo dell'industria farmaceutica, è assorbita come oggetto del discorso ideologico delle religioni e del loro tentativo di riconquistare un terreno perduto. Sulla felicità hanno inoltre fatto leva il riscatto della categoria medica così come il grande mercato dei trend pseudo-culturali e degli stili di vita. Con coerenza e onestà intellettuale, questo libro mostra come sia avvenuto tutto ciò, individuando responsabilità e conseguenze sociali di tale processo; non parla, invece, della felicità che si vorrebbe né di come ottenerla, astenendosi dal fornire facili ricette, modelli preconfezionati e ancor più fuorvianti mistificazioni teoriche. Fra casi cimici, analisi culturale e indagine sociologica, Dworkin aiuta a prendere coscienza del rischio che corre la felicità.
"La felicità è davvero alienata nel mito delle terapie alternative o nella cultura del fitness, del benessere o della chirurgia estetica?"
di Francesca Bolino
tratto dall'Almanacco dei libri de La Repubblica
del 6/06/09, p. 36
editore Marco Tropea: http://www.marcotropeaeditore.it/
Felicità artificiale. Il lato oscuro del benessere di Ronald Dworkin
2009, 316 p., brossura, Editore Tropea (collana I Trofei)
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