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domenica 10 maggio 2009

Uomo nel buio di Paul Auster (Einaudi). Rec di Maria Beatrice Protino

Il nuovo romanzo di Paul Auster, ‘Uomo nel buio’, in Italia edito da Einaudi, è così convincente nell’ evocare lo stato di insonnia che, posto si riesca a reggere davvero la lettura per una sola notte, senz’altro si parteciperebbe volentieri alla colazione descritta alla fine del racconto, cioè: . Infatti, arrivato a questo punto, il lettore non solo è redivivo da una notte di veglia, ma anche da una notte in cui, fluidamente, ha egli stesso partecipato a un viaggio, a un’odissea interiore, condotto quasi per mano attraverso una narrazione intensa e abilissima.
Il protagonista, August Brill, critico letterario in pensione, ha 72 anni, e giace nel suo letto a casa della figlia, nel Vermont, per rimettersi da un incidente automobilistico che l’ha reso quasi invalido. In questa sua lunga notte d’insonnia – come gli accade ormai da tempo - tiene occupata la mente immaginando storie che lo conducono lontano dalla sua vita, da ciò che vorrebbe dimenticare: la recente morte della moglie, l'orribile assassinio in Iraq del fidanzato della nipote che laggiù lavorava in un impresa di costruzioni, il divorzio della figlia, il suo stesso incidente. Sdraiato nel buio, cerca di rifuggire l’idea del dolore personale e della sua famiglia e si racconta la storia di un mondo parallelo, di un'America che, pur rimanendo contemporanea a quella reale, non è in guerra contro il terrorismo, in cui non è avvenuto l’attentato dell’11 settembre, né la guerra in Iraq, ma è dilaniata da una guerra civile scoppiata nel 2000 durante la prima contestatissima elezione di Bush. Mentre il destino del protagonista della storia fantapolitica diventa sempre più incerto, la nipote, anch'essa insonne, raggiunge il nonno e August capisce che non può più sfuggire ai racconti veri, alle vicende della sua vita, ma cedere, lasciarsi andare al (così come recita un verso della poetessa Rose Hawthorne, più volte citato nel libro).
Sin dal titolo si evoca il silenzio alle infinite domande della vita e si narra del buio, della difficoltà di continuare a vivere se non costruendosi – quasi cinicamente - un’altra realtà e offuscando la distinzione tra ciò che è vissuto davvero e ciò che non lo è: si peregrina secondo modalità quasi kafkiane nei bassifondi di città ostili che sono simbolo di solitudine. Il racconto nel racconto, la narrazione che si mescola tra due mondi possibili, in un gioco di richiami e una fede incondizionata nella fluidità dell’esistenza e nel suo caos, nella sua mancanza di ordine, nel suo intrinseco affidarsi a imprevedibili giri di destino, fortuna e coincidenza, ma anche – imprevedibilmente, appunto - in un’inossidabile slancio salvifico della mente verso la speranza.
In tal modo, un romanzo che comincia come un racconto di morte, si conclude narrando di tre generazioni che, attraverso l’amore, riescono a riconciliarsi con il mondo.


Paul Auster è nato nel 1947 a Newark (New Jersey). Nato da famiglia benestante di origini tedesche, durante l'adolescenza inizia a scrivere le prime poesie. Si laurea nel 1969 alla Columbia University e tra il 1971 e il 1974 vive in Francia. Nel 1974 sposa la scrittrice e traduttrice Lydia Davis, dalla quale ha un figlio, Daniel. Il matrimonio dura solamente quattro anni. Dopo aver divorziato dalla Davis, sposa nel 1982 la scrittrice di origini norvegesi Siri Hustvedt, dalla quale ha una figlia, Sophie.
La sua carriera di scrittore di romanzi inizia nel 1979 con L'invenzione della solitudine, ma è solo nel 1985 che arriva la consacrazione a livello internazionale con la Trilogia di New York, composta da Città di vetro, Fantasmi e La Stanza Chiusa. Da questo momento Paul Auster diviene uno scrittore di culto e dalle poliedriche attività: scrive per il cinema (Smoke e Blue in the face) e diviene regista (Lulu on the Bridge).


Il cinico rimescolare con la mente gli eventi reali per ‘ri-crearsi’ in una vita parallela non possono tuttavia risolvere il dramma dell’esistenza: forse solo la speranza nell’amore può salvare dall’oblio.

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