
Stiamo parlando fondamentalmente di un saggio, pregevolissimo sia per stile che per contenuti (si va ad analizzare storia, antropologia, folklore che riguarda non solo i vampiri, ma anche incubi, succubi, licantropi, lamìe, golem, zombie, fantasmi e chi più ne ha più ne metta), rigoroso da un punto di vista scientifico nell’analisi che l’autore porta avanti, nell’esposizione proveniente da diverse fonti sugli episodi più inconsueti e inquietanti, e dotato di un apparato bibliografico veramente sorprendente che include titoli come il “Manuale exorcistarum ac parochorum” di Padre Candido Brognolo da Bergamo (1651) sino all’immenso Philosophicae et Christianae Cogitationes de Vampiriis di Giovanni Cristoforo Heremburg (1773), o al più moderno Lycanthropie et vampirisme apparso sulla rivista medica “Aesculape” a firma di Roland Villeneuve (1956), solo per citare pochissimi esempi. La mia personale meraviglia, risiede soprattutto nel fatto che De’ Rossignoli, scava a fondo sull’argomento “vampiri” con tanta attenzione, e profondità, che senza ombra di dubbio quest’opera è non solo completa, ma risulta nel panorama della storia della saggistica italiana, il lavoro più completo in quanto include svariati punti di vista sull’argomento in ambito cinematografico, letterario, musicale, pittorico, religioso, mitologico, politico, scientifico, biologico, botanico, giurisprudenziale facendo fruttare al massimo tutte le possibili fonti archivistico-librarie consultate dall’autore, che hanno conferito al tutto l’aspetto di eccezionalità! Sinceramente non immaginavo fosse possibile l’esistenza di un volume che unisse scienza e divulgazione a così elevati livelli. A spingermi nel consigliare vivamente l’acquisto e la lettura di questo lavoro, sono gli splendidi interventi di Angelica Tintori, Danilo Arona e Loredana Lipperini, che scrive nella sua postfazione dal titolo “Bruciare le stoppie” a pag. 365: “Manca, in Italia, la consapevolezza della potenza letteraria dell'horror. Quella che potrebbe avere, e quella che ha avuto. È esistito, nel Novecento, un gotico italiano che sembra essere passato senza lasciare traccia: quello di Tommaso Landolfi, di Dino Buzzati, dello stesso Italo Calvino. L'horror italiano, oggi, è - salvo [.] eccezioni - quello di un piccolo gruppo che si trincera dietro l'incomprensione altrui, e che vivacchia senza guardarsi attorno”.