I diciassette racconti che compongono questo volume sono stati selezionati tra una messe di oltre quattrocento testi arrivati nell’arco di un anno e mezzo alla redazione del “progetto over 65”. Si tratta di diciassette storie che hanno per tema una condizione contesa fra quotidianità di sentimenti e di ricordi e aspirazione ad affrontare nuovi progetti e avventure. Un’intonazione palpitante e mai pacificata, «apocalittica» come può essere la scoperta di non avere più molti anni di vita davanti, e che le doti di serenità e saggezza che si attribuivano alla vecchiaia, se mai esistono, sono ancora tutte da conquistare. Un libro inaspettato e ricco di spunti e di vicende anche biografiche sorprendenti, una vera e propria «educazione sentimentale» alla vecchiaia, fra notti d’amore nei musei, viaggi in paesi sconosciuti, cubane dai seni commoventi e contrabbandieri di valute, omicidi sognati e violenze rimosse, tradimenti, illusioni d’amore e disinganni, detective improbabili e neo-eremiti, insieme al ritratto dello splendido Edi Tonon, prototipo friulano del «gerontolescente». In un paese in cui la fascia di popolazione oltre i 65 anni rappresenta il 19,7 % della popolazione complessiva, cresce di pari passo il pericolo, più volte paventato presso l’opinione pubblica, che venga meno quel «patto di solidarietà» tra generazioni che fin qui è stato anche il modello dell’attuale organizzazione previdenziale. Il dibattito politico che ne è scaturito – e che somma le inevitabili strumentalizzazioni di parte ai reali problemi tecnici, economici e sociali implicati dalla situazione contingente – ha contribuito a incrementare il sospetto reciproco tra due categorie – i giovani e gli anziani – da sempre in conflitto su molteplici versanti, ma entrambe accomunate da uno stesso, permanente rischio di emarginazione sociale e incomunicabilità culturale, oggi in costante aumento. Da qui l’idea di realizzare un’antologia a metà strada tra un’inchiesta di sociologia culturale e un discorso specificatamente letterario, capace di superare i pregiudizi attraverso un approccio empatico tra le diverse generazioni. La salute fisica, il rapporto coi figli e i nipoti, il ricordo dei genitori, il pensiero della morte, la presenza o la mancanza di un partner affettivo, la gestione della sessualità e del desiderio, l’abbandono o il congedo dagli idola della vita attiva, sono solo alcuni dei tratti “generazionali” che fanno da sfondo alle narrazioni qui ospitate. La ricchezza di questo volume sta proprio nella capacità che questi narratori dimostrano di saper trascendere gli aspetti specifici dell’età per guadagnare, da una prospettiva inedita e sorprendente, l’universale letterario. Tra gli undici narratori qui selezionati troviamo chi è stato insegnante e chi ha fatto l’impiegato, chi il pittore, lo sceneggiatore, il redattore editoriale, la parrucchiera, il dirigente d’azienda, la casalinga, il direttore marketing, l’operaio: ognuno di loro ha sempre coltivato la passione per la lettura e per i libri, finché non ha deciso di provare a emulare gli scrittori che ha amato.
Persone che hanno scritto da una vita, o che hanno cominciato a farlo soltanto al momento della pensione, gli undici autori di questo volume testimoniano una fiducia indomita nelle possibilità del lavoro letterario e si dimostrano capaci di proporre contenuti e riflessioni nuove sulla propria età e, più in generale, sulla realtà di questi anni.
Gli autori
Roberto Pusiol è nato a Udine nel 1941, dove ha sempre vissuto e lavorato come insegnante di lettere nella scuola secondaria. Ha cominciato a scrivere quando è andato in pensione, dopo essersi imbattuto in Raymond Carver. Oltre al romanzo breve Ritratto di Edi Tonon, gerontolescente, da cui sono tratti i brani qui antologizzati, ha messo insieme una raccolta di racconti dal titolo provvisorio Warmbad.
Giorgio Bianchi (Torino, 1932) ha due figli e due nipoti. Ha fatto l’impegato amministrativo sino alla pensione e adesso lavora come volontario a progetti di sviluppo presso una ong di Torino, occupandosi principalmente di Mali e Burkina Faso e più marginalmente di Centroamerica.
Benedetto Benedetti è nato nel 1924 a Perticara, paese di sulfatari come Racalmuto, ma non si è mai ricordato di parlare a Sciascia di questa coincidenza. Ha molto ammirato Pannunzio e letto “Il Mondo”. Buona consuetudine con Flaiano, che una sera di estate capì la situazione – una ragazza che aspettava al portone di via Campo Marzo – e disse alla Massari: «Le foto pagagliele subito che deve andare all’estero». Amicizia con Cassola, Il Taglio del Bosco fu rivelazione. Al cinema sceneggiò per Tonino Cervi, che lo aveva chiuso in un sottoscala insieme con un criceto che zampettava su una ruota, «Così impari a battere a macchina». Poi con Liverani sceneggiatore e protagonista di Sai cosa faceva Stalin alle donne?, bandiera del cinema anticomunista. Vive a Novafeltria, di recente provincia di Rimini, dove sta scrivendo il suo secondo romanzo dal titolo provvisorio La Cavallina Storna.
Andrea Comotti è nato nel 1947. Lavora nell’editoria scolastica come redattore. Nel decennale della morte di C. E. Gadda ha curato una mostra biobibliografica a lui dedicata e un’antologia, La Milano dispersa di C. E. Gadda, di brani gaddiani sposati a immagini coeve della città di Milano.
Lorenzo Muratore è nato a Ventimiglia il 7 giugno 1941.
Luciano Aconito è nato a Napoli nel 1929 e si è trasferito in Canada nel 1971, dove è morto nel 2007. Ha lavorato per 10 anni come operaio in una fabbrica del pane, prima che un incidente sul lavoro lo costringesse al pensionamento anticipato. Pubblicista e studioso di letteratura italiana moderna, ha pubblicato racconti e critiche su riviste come «Nuovo Frontespizio», «Il Sodalizio Letterario» e su diversi quotidiani canadesi e italo-canadesi.
Gloria Gerecht (Roma, 1943) dopo gli studi classici al Tasso, ha frequentato per quattro anni lingue e letterature straniere moderne alla Sapienza, sotto Agostino Lombardi, lasciando gli studi prima della tesi, nel ’68. Casalinga senza pensione con l’hobby per la ceramica, in autunno uscirà la sua prima raccolta di racconti dal titolo Donne, senz’ombra di polemica (Agra Edizioni).
Mario Melloni (Ascoli Piceno, 1933) vive ad Ancona ed è un teorico dell’arte e un pittore membro dal 1999 dell’École des Arts Science Lettres di Parigi.
Attualmente sta lavorando su un romanzo storico di circa 500 pagine, che potrebbe essere la sua opera prima.
Paolo Passanisi (Noto, 1942) ha studiato a Firenze e si è laureato in scienze politiche alla Cesare Alfieri con una tesi in sociologia della comunicazione. Durante gli anni fiorentini è stato allievo di Mario Luzi ed è stato incoraggiato a coltivare la scrittura da Romano Bilenchi. L’interesse per la comunicazione, tuttavia, gli ha fatto compiere altre scelte che lo hanno portato a lavorare, in Italia e all’estero, per importanti gruppi internazionali e grandi agenzie nel settore del marketing, della pubblicità e della comunicazione. Dopo alcuni anni fra Losanna, Parigi e Londra, è tornato in Italia e si è stabilito a Roma, dove ha continuato la sua attività come libero professionista. Da qualche anno ha ripreso, con maggiore disponibilità di tempo e impegno, la sua passione per la scrittura. L’angelo di Leonardo è uno dei suoi primi inediti racconti, che è servito da spunto al suo primo romanzo, anch’esso inedito. Attualmente sta lavorando ad un secondo romanzo.
Gabrina Liliana Lenzitti, nata a Brindisi nel 1939, dove vive attualmente, ha lavorato come parrucchiera e oggi è pensionata. Ha lavorato a una raccolta di racconti (ancora inedita) ispirati alle proprie vicende autobiografiche.
Giorgio Jellici nasce a Trento nel 1935, da madre trentina e padre moenese. Dopo la maturità classica al Prati si laurea in Giurisprudenza a Ferrara. Nel 1962 espatria per “conoscere l’Europa”. In Germania entra alla Siemens AG, dove svolge incarichi di responsabilità in alcuni paesi d’Europa e in Estremo Oriente. Questi decenni di emigrazione gli permettono di acquistare padronanza di determinate lingue e di avvertire il vuoto lasciato dalla distruzione dell’ebraismo nell’Europa centro-orientale per mano del nazifascismo. Oggi Jellici, pur mantenendo fortissimi legami con la sua terra di origine, ha trapiantato parte della sua vita in una casa di pietra ricostruita con le sue mani in Francia, al confine fra il Rodano e la Provenza, dove vive senza corrente elettrica come nella tradizione dei masi ladini.
Il libro verrà presentato in anteprima nazionale a Roma martedì 29 aprile, alle 21,30, presso il Chiccen in via del Pigneto 91
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