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mercoledì 26 ottobre 2022
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giovedì 8 aprile 2021
Salento terra d'arte e natura: Guida turistica di Gabriele Marzano
Il Salento non è solo un luogo dove recarsi d'estate per andare al mare,
mangiar bene e divertirsi. Questa terra fra i due mari è uno scrigno di
natura, cultura, arte e storia, accumulate dall'incontro secolare e dal
passaggio di innumerevoli civiltà provenienti sia da oriente che da
occidente. Non solo la sua capitale "culturale” (Lecce) ma anche ogni
piccola località lungo le coste e nell’entroterra del Salento,
conservano tesori d’arte, storia e natura da affascinare il visitatore
più esigente. E’ per rendere ragione di questa ricchezza, che questa
guida offre gli itinerari (più dettagliati) del Salento: 6 itinerari di
visita nella storia e nell'arte della splendida città di Lecce, 2
itinerari nelle città di Gallipoli e di Otranto, 4 percorsi lungo la
costa dell'Adriatico (da San Cataldo all'area naturalistica dei Laghi
Alimini e da Punta Palascìa, luogo più a est d'Italia sino a Santa Maria
di Leuca, passando per l'incantevole Castro e lo spettacolare Ponte del
Ciolo) e dello Ionio (per visitare le stupende aree protette di Porto
Cesareo e di Porto Selvaggio e caratteristiche località interne come
Nardò e Copertino, e poi passare alla costa Sud, con Ugento e le spiagge
cosiddette "Maldive del Salento") e 2 percorsi nella suggestiva Grecìa
salentina (Galatina, Calimera, e altre particolari località in cui si
parla ancora il greco) e nelle Serre salentine (brevi alture nel Capo di
Leuca, dove si può trovare il Salento più vero). In questa versione a
stampa, la guida contiene anche molteplici mappe e schede di
approfondimento su punti visita riguardanti attrazioni storiche e
naturali, nel ricchissimo territorio del Salento. NOTA BENE: per ogni
itinerario, è sempre offerto un link da utilizzare per accedere a
specifiche mappe pubblicate in Google Maps, in cui, per quasi tutti i
punti di visita, sono caricate immagini a colori dei luoghi da visitare.
In questo modo la guida cartacea diventa “interattiva” in quanto, per
ogni punto di visita descritto, il lettore potrà trovare in internet,
contenuti e indicazioni aggiuntive.L'indice del libro è il seguente:-
Navigazione nel libro e note pratiche;- Quadro d'unione agli itinerari -
spiagge, aree verdi, aree archeologiche;- Breve Introduzione del
Salento;- Lecce, una breve storia;- itinerario a Lecce da Porta Rudiae a
Piazza S.Oronzo;- itinerario a Lecce da Piazza S.Oronzo a Santa
Chiara;- itinerario a Lecce da Santa Chiara a Porta San Biagio;-
itinerario a Lecce dal Castello di Carlo V a Porta Napoli;- itinerario a
Lecce da Porta Napoli a Piazza Duomo;- itinerari a Lecce fuori porta;-
Musei a Lecce;- La città di Otranto;- La città di Gallipoli;- La costa
adriatica da San Cataldo ad Otranto;- La costa adriatica da Otranto a
Leuca;- La costa ionica da Leuca a Gallipoli;- La costa ionica da
Gallipoli a Porto Cesareo;- Le Serre salentine;- La Grecìa Salentina;-
Monumenti e punti di visita a Lecce, Gallipoli e Otranto;- Elenco delle
località negli itinerari di terra e di mare.Le parole chiave di questo
libro sono sicuramente: Lecce, Gallipoli, Otranto, Santa Maria di Leuca,
Porto Cesareo, Nardò, Galatina, Soleto, Copertino, Specchia, Casarano,
Castro, Porto Selvaggio, Ugento, Tricase, Acaya, Ciolo, Zinzulusa, Porto
Badisco, Torre dell'Orso, Laghi Alimini, Melendugno, Castrignano,
Calimera, Maglie, Salento, Puglia, turismo, viaggi, guida turistica,
arte, storia dell'arte, architettura, storia dell'architettura, barocco,
itinerari, natura, arte bizantina, romanico pugliese, rinascimento,
castelli, torri costiere, spiagge, oasi naturali, riserve naturali, aree
protette, storia, arte paleocristiana.Ai lettori chiedo un favore: di
postare un commento sulla pagina di Amazon per darmi la possibilità di
migliorare sempre di più il testo, correggendo e integrando le
informazioni contenute. Vi ringrazio.
mercoledì 25 dicembre 2013
giovedì 19 dicembre 2013
Mo mama. Da chi vogliamo essere governati?, di Paolo Nori (Chiarelettere). Intervento di Nunzio Festa
domenica 26 luglio 2009
Nero di Vito Antonio Conte
Tende da campo. Tante. Grandi, piccole e canadesi. Tutte colorate. Prevale l'azzurro. Fili con biancheria appesa ad asciugare. Auto e furgoni ai margini. Movimento. Poco. Lento. Ma non è un camping. Non sono al mare. Percorro la strada che ogni giorno devo per recarmi al lavoro. A Nardò. Ad appena un kilometro dal passaggio a livello, prima della città, sulla destra, tra gli ulivi, quel riparo improvvisato. No, non è un campeggio. E il colore dominante, a ben vedere, è un altro: nero. Nero d'Africa. Di uomini che non sono in vacanza. Di uomini che aspettano un'occasione di lavoro. Nero. Come il colore della loro pelle. Splendidi uomini d'ebano. Tra panni stesi ad asciugare dalle poche donne presenti. Nere anche loro: bellissime. Il vento asciugherà quegli indumenti, bagnati di sudore. Loro, gli uomini, aspettano un'altra giornata di sole. Attendono che qualche “caporale” bianco li ingaggi per la raccolta delle angurie (ma non solo). Si tratta di “ingaggio” senza regole, qualche volta arriva da un loro “fratello”. Attendono dignitosamente una chiamata. Altri sono per strada, a piedi. Raggiungono la prima stazione di servizio che s'incontra entrando (da Lecce) a Nardò, quasi di fronte allo stadio di calcio, subito dopo la chiesetta nel cui giardino si erge la statua di Padre Pio. Attendono il miracolo di un altro giorno di lavoro. Con dignità statuaria pari a quella del santo. Qualche giorno addietro l'attesa si è materializzata -non nel bianco “caporale”, ma- nelle divise della polizia. Ne hanno portati via una ventina, clandestini. I “caporali” circolano ancora. Per gli “schiavi dell'anguria”, invece, la polizia segna un altro VIA nella loro odissea iniziata con la fuga (dalla guerra, dalla fame, da mille altre insidie...) da uno dei cinquantatre Stati del continente Madre. L'ennesima ingiustizia quotidiana è compiuta. La vedo ogni giorno: sulla pelle luccicante di fatica di questi uomini tra i campi mentre raccolgono questi grandi frutti-sauri tondeggianti succulenti dolci croccanti e dissetanti, li ripongono in grandi contenitori di plastica, li caricano su camion, grandi e piccoli, spesso articolati che raggiungono il Nord d'Italia, dove fette rosse e fresche (del loro sudore malpagato e senza garanzie) vengono vendute a caro prezzo. Li vedo ogni giorno. Ognuno li può vedere, passando da lì. Ogni giorno di tutti gli anni, in questo periodo. In passato trovavano riparo in vecchi fatiscenti ruderi di campagna che il degrado ha fatto crollare rovinosamente. Nessun servizio igienico, nessuna garanzie contrattuale, nessuna tutela per loro. La dignità slavata dalla mancanza di dignità di chi li ingaggia illegalmente e di chi questo permette. Il bisogno sfruttato come sempre. Il sudore lavato dai frequenti temporali di questi giorni che fa di questa Terra sempre più luogo d'Africa caraibica. Io intanto raggiungo il mio Ufficio. Che non è un bell'Ufficio. Ma neppure decoroso. Né idoneo a svolgervi le funzioni cui è destinato. Ne avrei da sprecare parole per dire di quest'altra fatiscenza... Chi di dovere ne è a conoscenza. Da tempo. E non cambia nulla. Ma il mio lavoro, per quanto mal retribuito in un ambiente invivibile, almeno è... “regolare” e non posso lamentarmi se l'immobile in cui è allocato l'Ufficio (del Giudice di Pace di Nardò) in cui lavoro è squallido e in degrado, pressoché senza impianto di condizionamento (che d'estate si schiatta dal caldo), coi caloriferi insufficienti (che d'inverno fa freddo), senza scala antincendio (e già una volta un incendio c'è stato: al piano terra, col Personale al primo piano...), senza alcun sistema di sicurezza, senza alcuna vigilanza, senza collegamenti a internet, intranet e REGE, senza niente di niente, tranne muri scrostati e richieste (…) rimaste inevase (tranne qualche sporadico palliativo che non può chiamarsi intervento...). Eppure a Nardò c'è il Nuovo Palazzo di Giustizia. Proprio vicino al luogo dove sostano gli extracomunitari in attesa di un cazzo di lavoro del loro stesso colore! Dovrei dirla tutta, mi dice Maria. Prima o poi lo farò (e a lei, invero, ho detto sempre tutto... quel che ero, quel che sono, senza reticenze... ciò che voglio... e di solito -poi- non ho riserve mentali con alcuno... e quel prima o poi allora significa altro... sì, prima o poi racconterò un'altra storia, l'unica per cui è giusto vivere di cuore...) Ma, in questo caso, c'è che è sordo chi non vuol sentire e cieco chi non vuol vedere. E allora perché sprecare ancora parole? Le ho già sprecate con chi di competenza! Da tempo. E non cambia nulla! Ma io un lavoro “regolare” almeno ce l'ho. Loro no. E quando arriva è quel che è sotto gli occhi di tutti. Non c'è paragone. Perdio! E lungi da me la tentazione di farne (paragoni). Un dato, però, è comune tra la loro situazione e la mia... Se ne parla. Sempre. Ma non cambia niente. E non posso chiudere così. Avevo promesso che avrei bestemmiato soltanto per qualcosa per cui ne valesse la pena: beh, in questo caso la mia scurrilità è d'obbligo: io la destino a chi so, voi a chi vi pare: vaffanculo! E se proprio devo indicare un'altro finale e dare ancora colore e ritmo a questo pezzo, la cosa migliore che mi viene in mente è il ritornello di una canzone di Enzo Avitabile: “chest'è l'africa favurite/bonappetito”.
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