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venerdì 18 settembre 2009
I luoghi d'allerta (Scrivere i luoghi) fa tappa a Torre S. Susanna
Dopo la ricerca del 2008 che de-scriveva il Salento con la voce dei poeti dell’ultimo Novecento Salentino, quest’anno, è nostro desiderio far scrivere nella contemporaneità. Ogni luogo avrà un suo interprete, un osservatore, un cantore. Ed ogni luogo sarà interpretato e “cantato” in un racconto dedicato, traccia della visita di spettacolo, ma anche progetto editoriale, nella successiva raccolta e documentazione di quanto accaduto. La prima tappa in provincia di Brindisi della settima edizione de I Luoghi d’Allerta è a Torre S. Susanna, domenica 20 settembre, dalle ore 19.30 nella bellissima area archeologica della Chiesetta di Crepacore. San Pietro o Santa Maria di Crepacuore? Maschile e femminile insieme nel tentativo del nome e quel “crepacore” poi, sospeso! Toglie in fiato, intriga, fa poesia.
E’ ritenuto il più bel monumento bizantino che la Puglia possiede. Localizzato sulla provinciale per Mesagne a circa 4 Km., su un pianoro limitrofo ad un canalone, nel quale è attiva ancora oggi una polla d'acqua. La chiesetta, annessa alla Masseria le Torri, fu edificata nell'VIII secolo con materiali provenienti da resti di costruzione messapiche, ha l'aspetto di una fortezza. Guida della visita saranno Maurizio Nocera e Maria Pia Dapolito responsabile del Gruppo Guide Turistiche, che insieme all’associazione Auser e il sostegno del comune organizzano nello splendido scenario di Crepacore un concorso di poesia giunto alla 15° edizione. E la poesia sarà protagonista della visita con il recital: Qui se mai verrai… il Salento dei poeti con le voci di Piero Rapanà, Simone Giorgino, Angela De Gaetano, il canto di Maria Mazzotta e i suoni di Claudio Prima, Redi Hasa, Emanuele Coluccia.
Info e contatti:
Fondo Verri, via Santa Maria del Paradiso 8, 73100 Lecce tel. 0832 304522
Piero Rapanà, cellulare - 327 3246985
Uff. Stampa: Mauro Marino 333 3841113
e.mail: marinoma8@fondoverri.191.it
http://luoghidallerta.blogspot.com
giovedì 17 settembre 2009
SUDAPEST di Irene Leo. Poet/bar 14.10, magazzino di poesia a cura di Mauro Marino (Besa editrice)
"E non l'afferri, tu che guardi, il senso dell'aspro limone appeso e dondolante sul ramo ossuto, e non lo comprendi il frutto del fico d'India che cerca vita tra le spine, e non lo sai perchè un gabbiano per morire si infrange sul mare anche se pesce non è."
Irene Leo
Torna il Poet Bar con questo Sudapest di Irene Leo, poeta che nella poesia vede e scopre una modalità espressiva capace di diverse andature, di più "scritture".
Certamente il verso, il verso lungo, qui. Una narrazione che sospende il paesaggio, la cruda natura delle cose, con la disillusione delle persone: tedio, malinconia, desiderio-pasta dei cuori di questa linea mediana- e il sorridere amaro. L'attesa. "I giorni qui portano sulle nocche i calli e le ferite di civiltà deserte, cugine di un'era grande che rivedi negli occhi e nelle curve generose, vere opere d'arte oltre le architetture d'azzardo mesciate a terra e sudore. Sono ricco. Ho qui con me sacchi interi di dignità in foglie ed olive e mani consunte che urlano e gemono nelle ore del giorno. Le osservo, me le guardo, le nascondo" questo ci dice Rodolfo- una delle voci che svolge la vicenda di Sudapest-presentandosi. "Sono sempre stato l'ultimo" e nello scarto sembra trovare risposta l'interrogazione di Bodini e insieme l'evasione possibile di un amore. Trovare le parole dell'altro e andare. "Sono io. Realmente me stesso. Ora che ho incominciato a camminare". Andare..."tra la dimenticanza e l'assenza" d'una bambina con le trecce che si chiama...Poesia.
Mauro Marino
Irene Leo, classe 1980, ha "esordito" ufficialmente nel 2006 con "Canto Blues alla Deriva" (Besa editrice). E' presente su "Tabula Rasa 05", rivista di letteratura invisbile, nella sezione Poesia e su alcune antologie, tra cui "Verba Agrestia " 2008, e "Il Segreto delle fragole" 2009, entrambe Lietocolle edizioni. Nel 2007 ha ricevuto dal teatro di musica e poesia "L'Arciliuto di Roma, il riconoscimento in "Kagolokatia". Collabora con "Il Paese nuovo " e cura un suo blog letterario: www.ireneleo.wordpress.com
Irene Leo
Torna il Poet Bar con questo Sudapest di Irene Leo, poeta che nella poesia vede e scopre una modalità espressiva capace di diverse andature, di più "scritture".
Certamente il verso, il verso lungo, qui. Una narrazione che sospende il paesaggio, la cruda natura delle cose, con la disillusione delle persone: tedio, malinconia, desiderio-pasta dei cuori di questa linea mediana- e il sorridere amaro. L'attesa. "I giorni qui portano sulle nocche i calli e le ferite di civiltà deserte, cugine di un'era grande che rivedi negli occhi e nelle curve generose, vere opere d'arte oltre le architetture d'azzardo mesciate a terra e sudore. Sono ricco. Ho qui con me sacchi interi di dignità in foglie ed olive e mani consunte che urlano e gemono nelle ore del giorno. Le osservo, me le guardo, le nascondo" questo ci dice Rodolfo- una delle voci che svolge la vicenda di Sudapest-presentandosi. "Sono sempre stato l'ultimo" e nello scarto sembra trovare risposta l'interrogazione di Bodini e insieme l'evasione possibile di un amore. Trovare le parole dell'altro e andare. "Sono io. Realmente me stesso. Ora che ho incominciato a camminare". Andare..."tra la dimenticanza e l'assenza" d'una bambina con le trecce che si chiama...Poesia.
Mauro Marino
Irene Leo, classe 1980, ha "esordito" ufficialmente nel 2006 con "Canto Blues alla Deriva" (Besa editrice). E' presente su "Tabula Rasa 05", rivista di letteratura invisbile, nella sezione Poesia e su alcune antologie, tra cui "Verba Agrestia " 2008, e "Il Segreto delle fragole" 2009, entrambe Lietocolle edizioni. Nel 2007 ha ricevuto dal teatro di musica e poesia "L'Arciliuto di Roma, il riconoscimento in "Kagolokatia". Collabora con "Il Paese nuovo " e cura un suo blog letterario: www.ireneleo.wordpress.com
domenica 30 agosto 2009
La luna dei Borboni di Vittorio Bodini
Quando tornai al mio paese nel Sud,
dove ogni casa, ogni attimo del passato
somiglia a quei terribili polsi di morti
che ogni volta rispuntano dalle zolle
e stancano le pale eternamente implacati,
compresi allora perché ti dovevo perdere:
qui s’era fatto il mio volto, lontano da te,
e il tuo, in altri paesi a cui non posso pensare.
Quando tornai al mio paese nel Sud,
io mi sentivo morire.
da Foglie di Tabacco (1945/47) in La Luna dei Borboni ed altre poesie (Milano, 1952)
"Come un grande amore. Così come accade per ogni grande amore; così come sempre ogni grande amore si confronta col dissidio, con l’incomprensione, tra Vittorio Bodini e il Sud c’è stata la tensione lacerante di ogni grande amore. C’è stata la passione ebbra, l’illusione dell’eternità di quell’amore, c’è stato il desiderio prorompente, l’ansia, la frenesia, la sensualità spossante, poi l’intenzione dell’addio, la separazione. Poi il ritorno malinconico. Poi l’allontanamento. Un altro. L’ultimo: nostalgico, pietoso, soffocato dal rimpianto. Mai, però, ci fu l’indifferenza. Mai ci fu l’estraneità, il sentirsi slegato da ogni vincolo, affrancato da una sentimentale soggezione, spiantato dalla terra, abbandonato dal sogno e dall’ idea di una nuova vita per una terra e per i destini che dentro quella (questa) terra si generano e si dipanano, si annodano e si aggrovigliano, si ritrovano o si disperdono, si differenziano o si rassomigliano. Così come accade per ogni grande amore, Vittorio Bodini ha vissuto il Sud con una contraddizione carica di energia inquieta, con un alternarsi di attrazione e di rifiuto, tra l’istinto di fuggire e il desiderio di tornare, fino a raggiungere l’esasperata e al tempo stesso lucida coscienza di un’assoluta, irreversibile, drammatica volontà di morte nella lontananza.“Qui non vorrei morire dove vivere/ mi tocca, mio paese/ così sgradito da doverti amare”.
di Antonio Errico tratto da Salento Poesia diretto da Mauro Marino
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