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domenica 12 giugno 2011

“Bacchiglione Blues” di Matteo Righetto (Perdisa Pop): autorevole pulp in salsa padana di Roberto Martalò












Tra i fondatori di Sugarpulp, Matteo Righetto rappresenta pienamente quanto sostenuto nel manifesto del movimento letterario con un'opera pulp in salsa padana dal titolo “Bacchiglione Blues”. Tra sterminati campi di barbabietole e lungo il corso del Bacchiglione, fiume che scorre tra le province di Padova e Vicenza, agisce una banda di tre delinquenti scapestrati, pronti a tutto pur di cambiare vita: Tito, il leader della banda, ha ideato un piano che, con la collaborazione dei suoi due “discepoli”, Tony e Ivo, lo porterà a sequestrare la moglie di Primo Barbato, famoso industriale della zona, per chiedere un milione di euro di riscatto. Il ricco imprenditore si rivelerà meno onesto di quanto ci si aspettasse e, con l'aiuto del suo fedele consigliere Gino, assolderà un'altra banda con l'intento di recuperare la donna e il denaro. Grazie a un susseguirsi di colpi di scena, l'autore costruisce una storia spassosa e godibile, per merito anche di una scrittura veloce, coinvolgente e vivace che consente al lettore di leggere il romanzo in un sol colpo. Righetto è capace di inserire la storia in un contesto fantasioso, come se la pianura e la nebbia della Val Padana fossero in realtà la pianura e la nebbia della Louisiana, tra banditi armati e solitari, criminali assetati di sangue e di soldi e sgangherate bande di delinquenti. A tutto questo si aggiungano le controverse figure di Primo e Gino, entrambi rispettabili eppure avidi uno di soldi e l'altro di cocaina. In quest'ambientazione da film americano si trovano comunque degli elementi tipicamente italiani: basti pensare ai sogni di tante Ruby e Noemi che popolano la mente di Tito o all'intempestiva e insistente presenza dei testimoni di Geova. Insomma, Righetto ci offre un romanzo assolutamente valido, pronto per essere trasposto subito in sceneggiatura per il cinema: luoghi, personaggi e azioni sono descritti con precisione da un punto di vista visivo che ben si adatta alla narrazione di un film, la caratterizzazione dei personaggi inoltre è accurata. Un ottimo lavoro, un bel libro che serve a farci capire che il pulp non è un genere di serie B: al contrario, può essere molto ma molto serio.

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