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sabato 28 dicembre 2013
venerdì 19 giugno 2009
La Rassegna "Sul far della sera" alla Taberna Libraria di Martina Franca
Partiranno sabato 20 giugno, presso la Taberna Libraria di Martina Franca, gli “Incontri sul far della sera”, organizzati con la collaborazione di “Fucine Letterarie”. Il noir psicotropo di Delacroix in azione. Un nuovo modo di vedere la cultura, trasformandola da provinciale a centrale, da affaticante a liberante
E allora ecco sabato 20 giugno, con l'azione performativa sul libro di racconti psicotropic noir “Il Sesto” (Lupo Editore) dello scrittore Stefano Delacroix e del giornalista e critico letterario Domenico Fumarola, gli “Incontri sul far della sera – Performances in 6 movimenti letterari”, organizzati dalla Taberna Libraria, in collaborazione con “Fucine Letterarie”.
L'idea condivisa da Taberna Libraria e Fucine Letterarie è quella di offrire brevi, ma intense azioni di scrittura e lettura, orientate - prevalentemente ma non solo - verso autori ed editori pugliesi, come avverrà in questi primi tre mesi. I prossimi autori che “agiranno” all’interno della “Taberna Libraria” saranno infatti: Ilaria Seclì (martedì 30/6), con l’azione a cura di Michelangelo Zizzi sul volume di poesie “Del pesce e dell'acquario” (Lietocolle libri); Giuse Alemanno (domenica 5 luglio), con l’azione a cura di Stefano Donno sul romanzo “Le vicende notevoli di Don Fefè” (Icaro Editore); la salentina Pepita Rosa (martedì 21 luglio), con l’azione a cura di Annarita Lorusso sul testo di fiabe postmoderne “Diadema” (Lupo Editore); l’azione del Prof. Antonio Scialpi (mercoledì 5 agosto) sul volume “Beata ignoranza” (Fandango Editore) di Cosimo Argentina; Mario Desiati (martedì 18 agosto), con l’azione a cura di Michelangelo Zizzi sull’ultima fatica dello scrittore martinese, “Foto di classe” (Laterza Editore).“L'obiettivo degli Incontri sul far della sera – ha dichiarato Michelangelo Zizzi, direttore artistico della Taberna - è quello di trasformare la cultura da provinciale a centrale, da casuale a centrata, da affaticante a liberante. Non si tratta tanto di presentare dei libri, quanto di farli agire. L'idea di performance può sembrare persino antiquata - divisa com'è tra spettacolarizzazione anni '70 e prodotto di consumo artistico - ma la performance di azione è diversa invece, poiché è condotta, in movimento appunto. Non intende essa tanto sorprendere o 'accontentare', quanto agire trasformando”.
La brevità e l'intensità saranno due elementi fondamentali di questo tipo di azione. Nella performance di sabato 20 giugno ci sarà, oltre alla presentazione del book trailer, anche un'azione musicale condotta dallo scrittore Stefano Delacroix - già rocker di livello nazionale - con Franco Speciale. Tutte le azioni letterarie avranno inizio a partire dalle ore 19:30, presso la Taberna Libraria in Via Pantaleone Nardelli 2, Martina Franca.
Per ulteriori Info contattare i numeri: 080/2377578; 333/5871387° scrivere una mail all’indirizzo taberna.libraria@yahoo.it.
E allora ecco sabato 20 giugno, con l'azione performativa sul libro di racconti psicotropic noir “Il Sesto” (Lupo Editore) dello scrittore Stefano Delacroix e del giornalista e critico letterario Domenico Fumarola, gli “Incontri sul far della sera – Performances in 6 movimenti letterari”, organizzati dalla Taberna Libraria, in collaborazione con “Fucine Letterarie”.
L'idea condivisa da Taberna Libraria e Fucine Letterarie è quella di offrire brevi, ma intense azioni di scrittura e lettura, orientate - prevalentemente ma non solo - verso autori ed editori pugliesi, come avverrà in questi primi tre mesi. I prossimi autori che “agiranno” all’interno della “Taberna Libraria” saranno infatti: Ilaria Seclì (martedì 30/6), con l’azione a cura di Michelangelo Zizzi sul volume di poesie “Del pesce e dell'acquario” (Lietocolle libri); Giuse Alemanno (domenica 5 luglio), con l’azione a cura di Stefano Donno sul romanzo “Le vicende notevoli di Don Fefè” (Icaro Editore); la salentina Pepita Rosa (martedì 21 luglio), con l’azione a cura di Annarita Lorusso sul testo di fiabe postmoderne “Diadema” (Lupo Editore); l’azione del Prof. Antonio Scialpi (mercoledì 5 agosto) sul volume “Beata ignoranza” (Fandango Editore) di Cosimo Argentina; Mario Desiati (martedì 18 agosto), con l’azione a cura di Michelangelo Zizzi sull’ultima fatica dello scrittore martinese, “Foto di classe” (Laterza Editore).“L'obiettivo degli Incontri sul far della sera – ha dichiarato Michelangelo Zizzi, direttore artistico della Taberna - è quello di trasformare la cultura da provinciale a centrale, da casuale a centrata, da affaticante a liberante. Non si tratta tanto di presentare dei libri, quanto di farli agire. L'idea di performance può sembrare persino antiquata - divisa com'è tra spettacolarizzazione anni '70 e prodotto di consumo artistico - ma la performance di azione è diversa invece, poiché è condotta, in movimento appunto. Non intende essa tanto sorprendere o 'accontentare', quanto agire trasformando”.
La brevità e l'intensità saranno due elementi fondamentali di questo tipo di azione. Nella performance di sabato 20 giugno ci sarà, oltre alla presentazione del book trailer, anche un'azione musicale condotta dallo scrittore Stefano Delacroix - già rocker di livello nazionale - con Franco Speciale. Tutte le azioni letterarie avranno inizio a partire dalle ore 19:30, presso la Taberna Libraria in Via Pantaleone Nardelli 2, Martina Franca.
Per ulteriori Info contattare i numeri: 080/2377578; 333/5871387° scrivere una mail all’indirizzo taberna.libraria@yahoo.it.
giovedì 11 giugno 2009
Il libro del giorno: Nuovi Argomenti n.46 - Italia Anno Zero (Mondadori)
Nel 1953 Alberto Carocci e Alberto Moravia fondano "Nuovi Argomenti'', da allora la rivista è rimasta un punto di riferimento per il mondo intellettuale e letterario italiano. Nei suoi cinquantacinque anni di attività si sono alternati alla direzione i principali protagonisti della scena culturale italiana, da Pasolini a Sciascia, da Bertolucci a Siciliano, fino all'impegno attuale di Dacia Maraini. Negli ultimi anni "Nuovi Argomenti" ha saputo dimostrare la sua straordinaria vitalità scommettendo su molte delle voci più interessanti della nuova generazione di scrittori, tra le quali quelle di Alessandro Piperno, Roberto Saviano e Paolo Giordano. In questo numero di Nuovi Argomenti: diciotto racconti sull'inizio del terzo millennio.
Interventi di 18 racconti sull'inizio del terzo millennio
Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Vincenzo Pardini, Giorgio van Straten, Mauro F. Minervino, Helena Janeczek, Lorenzo Pavolini, Carola Susani, Leonardo Colombati,
Flavio Santi, Elisa Davoglio, Mario Desiati, Giancarlo Liviano, Chiara Valerio
Arnaldo Greco, Federica Manzon, Paolo Di Paolo, Paolo Giordano
"Mi piace molto il racconto di Paolo Giordano in questo numero della rivista: un rappresentante di aspirapolvere in crisi viene licenziato mentre suo figlio sparisce ..."
di Antonio D'Orrico (In Venticinque parole) tratto dal Corriere della Sera Magazine n.23 p. 116
Nuovi argomenti. Vol. 46: Italia anni zero.
2009, 350 p., brossura, Mondadori(collana Nuovi argomenti)
Interventi di 18 racconti sull'inizio del terzo millennio
Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Vincenzo Pardini, Giorgio van Straten, Mauro F. Minervino, Helena Janeczek, Lorenzo Pavolini, Carola Susani, Leonardo Colombati,
Flavio Santi, Elisa Davoglio, Mario Desiati, Giancarlo Liviano, Chiara Valerio
Arnaldo Greco, Federica Manzon, Paolo Di Paolo, Paolo Giordano
"Mi piace molto il racconto di Paolo Giordano in questo numero della rivista: un rappresentante di aspirapolvere in crisi viene licenziato mentre suo figlio sparisce ..."
di Antonio D'Orrico (In Venticinque parole) tratto dal Corriere della Sera Magazine n.23 p. 116
Nuovi argomenti. Vol. 46: Italia anni zero.
2009, 350 p., brossura, Mondadori(collana Nuovi argomenti)
mercoledì 29 aprile 2009
Mario Desiati, Foto di classe (Editore Laterza). Recensione di Antonio Errico
Sono quelli perduti dietro a un sogno. Sono giovinezze passate all’improvviso. Sono forestieri nel proprio paese. Fatalisti o ribelli. Sono quelli che tornano e non trovano niente di quello che hanno lasciato, se non l’angoscia, il degrado, il Sud abbandonato ad un destino di disfacimento, di corrosione, di costante deprivazione di senso. Sono quelli di una foto di classe con la fissità degli occhi, l’immobilità del tempo, l’immutabilità dello spazio, poi cresciuti e risucchiati nel vortice generato dalle assenze, svuotati dalla consapevolezza dell’impossibilità di ogni azione, di ogni reazione nei confronti di una condizione bastarda, separati da se stessi da un baratro che spalanca distanze spaventose. Sono quelli che non hanno più conti aperti con nessuno, se non con la memoria, con i propri fantasmi che si affollano negli occhi a ricordare che il passato ha un volto dolcissimo oppure quello deforme di un demone maligno.
In “ Foto di classe” ( Laterza, 2009), Mario Desiati entra nelle loro vite. Ne decifra i destini. Ne svela le depressioni, i fallimenti, le delusioni. Qualche soddisfazione. Qualche rivincita.
Sono quelli che rappresentano una generazione che fugge o che resta in una provincia disperata e maledetta da una storia che ha trasformato la Magna Grecia in una succursale dell’inferno, quelli che prendono con se stessi l’impegno di ritornare di tanto in tanto per ubriacarsi nella bisboccia e dimenticare il motivo per cui sono andati via.
Perché c’è qualcosa – una forza misteriosa, un vincolo di sangue, un richiamo ancestrale – che li attrae verso l’origine, che ribadisce un’appartenenza, che li riporta costantemente – ossessivamente – verso il punto di partenza, li turba, li marchia come l’immagine del santo protettore della sua città che Lucio si fa tatuare sul bicipite, o come la malinconia sottile di Marianna, che si deposita dentro di lei, si stratifica, diventa ansia contratta, nudità di confessione, tenero abbandono.
Sono quelli che riescono a vivere in una condizione di lontananza rimanendo con il pensiero sprofondato nella loro infanzia, ancora frastornati da scoperte stuporose, dal calore di una mano di padre.
Questo libro di Mario Desiati è un viaggio nella coscienza di una perdita del tempo che una generazione ha avuto fino all’istante in cui quei volti e quei nomi che ne costituiscono la sintesi e il simbolo non cominciano a raccontare. Nella durata del racconto, nei minuti e nella dimensione dell’incontro, si verifica l’evento della riappropriazione, il ricongiungimento con una identità custodita nella profondità dell’essere. Chi racconta riattraversa luoghi, ritrova quell’universo di esperienza dell’età che va dalla adolescenza alla giovinezza, quella stagione terribile e meravigliosa in cui si induriscono le ossa e talvolta anche il cuore, che attribuisce ad ogni cosa che accade, ad ogni piccola felicità, ad ogni minuscolo dolore, un valore straordinario e assoluto.
Chi racconta accetta di confrontarsi anche con il rimosso. Talvolta con il rimorso. Più o meno consapevolmente sa che per ritrovare si deve anche disseppellire, a volte, che si deve sprofondare dentro di sé e scrutare lontano, fino a portare lo sguardo al limite del racconto, sulla soglia ghiacciata del silenzio.
Ecco. Questi compagni di scuola sono quelli che poi, alla fine, scelgono il silenzio. Anche Mario poi, alla fine, sceglie un silenzio impregnato di commozione malcelata. Cala il silenzio quando a conclusione del resoconto, si prende atto con lucida evidenza che della vita anteriore a quell’attimo rimane soltanto la possibilità di un ricordo rappreso, forse anche un rimpianto, più spesso un rammarico, uno smarrimento, una disperazione controllata, pacata, quieta. Una consapevolezza di ineluttabilità. In qualche caso un risentimento nei confronti di quella provincia a Sud che a tarda sera affida la sua gente ai treni che vanno verso il Nord, promettendo un benessere che qui viene negato, un’esistenza che non ha il travaglio della precarietà.
Questo è un libro che ad ogni pagina dispiega una nuova concezione e dimensione della meridionalità: non ha luoghi comuni, non ha artifici, non ha retorica. E’ concreto, essenziale, intimo e corale; a volte ha un tono inquieto, a volte rassegnato. Esattamente come sono i toni di quelli che sono rimasti o di quelli che sono andati.
Mario Desiati, Foto di classe, Editore Laterza, Collana Contromano, pp. 144
powered by Salento Poesia
special tank to Mauro Marino
In “ Foto di classe” ( Laterza, 2009), Mario Desiati entra nelle loro vite. Ne decifra i destini. Ne svela le depressioni, i fallimenti, le delusioni. Qualche soddisfazione. Qualche rivincita.
Sono quelli che rappresentano una generazione che fugge o che resta in una provincia disperata e maledetta da una storia che ha trasformato la Magna Grecia in una succursale dell’inferno, quelli che prendono con se stessi l’impegno di ritornare di tanto in tanto per ubriacarsi nella bisboccia e dimenticare il motivo per cui sono andati via.
Perché c’è qualcosa – una forza misteriosa, un vincolo di sangue, un richiamo ancestrale – che li attrae verso l’origine, che ribadisce un’appartenenza, che li riporta costantemente – ossessivamente – verso il punto di partenza, li turba, li marchia come l’immagine del santo protettore della sua città che Lucio si fa tatuare sul bicipite, o come la malinconia sottile di Marianna, che si deposita dentro di lei, si stratifica, diventa ansia contratta, nudità di confessione, tenero abbandono.
Sono quelli che riescono a vivere in una condizione di lontananza rimanendo con il pensiero sprofondato nella loro infanzia, ancora frastornati da scoperte stuporose, dal calore di una mano di padre.
Questo libro di Mario Desiati è un viaggio nella coscienza di una perdita del tempo che una generazione ha avuto fino all’istante in cui quei volti e quei nomi che ne costituiscono la sintesi e il simbolo non cominciano a raccontare. Nella durata del racconto, nei minuti e nella dimensione dell’incontro, si verifica l’evento della riappropriazione, il ricongiungimento con una identità custodita nella profondità dell’essere. Chi racconta riattraversa luoghi, ritrova quell’universo di esperienza dell’età che va dalla adolescenza alla giovinezza, quella stagione terribile e meravigliosa in cui si induriscono le ossa e talvolta anche il cuore, che attribuisce ad ogni cosa che accade, ad ogni piccola felicità, ad ogni minuscolo dolore, un valore straordinario e assoluto.
Chi racconta accetta di confrontarsi anche con il rimosso. Talvolta con il rimorso. Più o meno consapevolmente sa che per ritrovare si deve anche disseppellire, a volte, che si deve sprofondare dentro di sé e scrutare lontano, fino a portare lo sguardo al limite del racconto, sulla soglia ghiacciata del silenzio.
Ecco. Questi compagni di scuola sono quelli che poi, alla fine, scelgono il silenzio. Anche Mario poi, alla fine, sceglie un silenzio impregnato di commozione malcelata. Cala il silenzio quando a conclusione del resoconto, si prende atto con lucida evidenza che della vita anteriore a quell’attimo rimane soltanto la possibilità di un ricordo rappreso, forse anche un rimpianto, più spesso un rammarico, uno smarrimento, una disperazione controllata, pacata, quieta. Una consapevolezza di ineluttabilità. In qualche caso un risentimento nei confronti di quella provincia a Sud che a tarda sera affida la sua gente ai treni che vanno verso il Nord, promettendo un benessere che qui viene negato, un’esistenza che non ha il travaglio della precarietà.
Questo è un libro che ad ogni pagina dispiega una nuova concezione e dimensione della meridionalità: non ha luoghi comuni, non ha artifici, non ha retorica. E’ concreto, essenziale, intimo e corale; a volte ha un tono inquieto, a volte rassegnato. Esattamente come sono i toni di quelli che sono rimasti o di quelli che sono andati.
Mario Desiati, Foto di classe, Editore Laterza, Collana Contromano, pp. 144
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