In una serata come tante, fra un
giro di whisky e l’altro, mentre in sottofondo continua a girare Dance me to
the end of love una semplice domanda dà il via a un racconto travolgente.
Storie di attese, di fallimenti, gelosie, incomprensioni viaggiano in quel
fluire indistinto e complicato che è il ritmo della vita. Coinvolgente come un
ballo senza tempo, come un viaggio on the road che rivela all’improvviso un
luogo dimenticato e meraviglioso.
LA CITAZIONE – “Tra un
sorso di J&B e l’altro parlavamo, un po’ a vanvera, di Cohen, e questo perché
io ero nel mio periodo Cohen ormai da settimane. Il barista sudato e nervoso
non la smetteva di sospirare e rimetteva la canzone solo perché a un certo
punto si era ritrovato con una banconota in tasca. Eppure io volevo che anche
lui si godesse l’atmosfera, quella sua espressione corrucciata mi infastidiva
un po’, perciò l’ho chiamato al tavolo e gli ho spiegato come Leonard si fosse
rifiutato di vendere il pezzo Democracy per la campagna elettorale di Bill
Clinton, dicendo che sperava che la canzone durasse quanto una Volvo, ovvero
una trentina d’anni, non quanto un’amministrazione presidenziale americana, che
poteva durare al massimo otto anni. E il barista ha risposto, non meno
corrucciato di prima, anche se con una certa amabilità nella voce: «Ma davvero
una Volvo dura trent’anni?».”
Lucian Dan Teodorovici (nato nel 1975 a Rădăuţi, Romania) è
coordinatore della collana “Ego. Proza˘” della casa editrice Polirom,
sceneggiatore e scrittore di racconti, romanzi, teatro e articoli per riviste
romene (“Suplimentul de cultura˘”, “Dilema veche”, “Observator cultural”) e
straniere (“Au Sud de l’Est” di Parigi e “Wienzeile” di Vienna). I suoi libri
sono tradotti in Francia, Spagna, Germania, Stati Uniti, Ungheria, Egitto. Nel
2011 è stato ospite al Festival L’Isola delle Storie di Gavoi e al
Festivaletteratura di Mantova.