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giovedì 26 maggio 2011

Il libro del giorno: Luca Di Persio MOMENTO ZERO (Elliot)














Morire sarà l’unico modo per restare vivi. Marylin Monroe, Elvis Presley, James Dean, Bob Kennedy, John Lennon, Jim Morrison, Michael Jackson… un segreto li accomuna: sono sopravvissuti alla propria morte. Momento Zero è la loro seconda possibilità. Il mortale incidente d’auto in cui scompare Frank Altobelli, testimone chiave di un importante processo contro la criminalità organizzata, dapprima sembra riconducibile a una tragica fatalità. Polizia, giornali e opinione pubblica, infatti, sono d’accordo: si è trattato di un banale incidente causato dall’eccessiva velocità del veicolo su cui viaggiava Altobelli. Due uomini, però, Paolo Assi e Francecsco Gualtieri, due persone la cui vita non potrebbe essere più diversa, notano alcune inspiegabili anomalie. A Paolo Assi, poliziotto di giorno e killer di notte, appare subito evidente che la dinamica dell’incidente è straordinariamente simile a quella che sette anni prima ha distrutto la sua famiglia e la sua vita. A sua volta Francesco Gualtieri, ricercatore scientifico attualmente ingaggiato dai servizi segreti, ha notato che c’è qualcosa di inspiegabile e illogico nell’incidente. Assi decide di avviare un’indagine personale sulla morte di Altobelli, un’indagine che lo porta a scoprire l’esistenza di un’organizzazione segreta che agisce da oltre duecento anni, infiltrata nel sistema economico, militare, politico e in grado di compiere un’impresa straordinaria definita Momento Zero: mettere in scena la morte dei propri facoltosi clienti e dare loro una nuova identità, un nuovo volto, un nuovo destino. In questa ricerca disperata e mortale che lo porterà a scontrarsi infine con il capo dell’organizzazione, l’italiano Lorenzo Costantini, Assi incrocia la propria traiettoria con quella di Gualtieri, l’unico uomo che ora potrebbe aiutarlo e al contempo la vittima predestinata dell’organizzazione criminale per cui Assi stesso lavora come killer. Sullo sfondo delle vicende dei due, si muovono però i feroci personaggi del team Zero: Costantini e gli agenti dell’organizzazione, in lotta tra loro per il controllo del potere e della misteriosa “sequenza inversa” in cui si celerebbe il segreto dell’immortalità. Un segreto che riguarda da vicino proprio Paolo Assi e la sua famiglia… Momento Zero, romanzo d’esordio di Luca Di Persio, è un thriller originale e potente che richiama le atmosfere dei film di Tarantino e il mondo enigmatico di Lost, superando brillantemente i confini italiani di genere.
LUCA DI PERSIO - Vive a Roma, dove è nato nel 1975. Questo è il suo primo romanzo.
Un estratto - Lunedì 15 ottobre, ore 4.50. Roma, periferia sud, via Appia Nuova, 5 km oltre il Grande Raccordo Anulare. Intense perturbazioni in arrivo dal versante atlantico. Ottantadue km/h. La luce stava tornando. La sentiva strisciare alle sue spalle, guadagnare spazio. Sarebbe arrivata di colpo a prenderlo e trascinarlo via, come la massa di una marea. Avrebbe divorato ogni cosa e riempito fino all’orlo tutti i buchi, le cavità e le fessure della sua testa. Strinse gli occhi e schiacciò l’acceleratore. Il vetro era appannato, nonostante lo sbrinatore fosse alla massima velocità. Staccò una mano dal volante per pulirlo, quando le luci lampeggianti della strada illuminarono di colpo il gomito di una curva chiusa e stretta. Un’ondata di riflessi gialli invase l’abitacolo: sterzò all’ultimo momento e colpì con la fiancata dell’auto un pezzo sporgente di guardrail. Lo specchio retrovisore destro si staccò dallo sportello, sbatté a terra e schizzò via in mille frantumi. Sentì le ruote posteriori perdere aderenza e scivolare verso il limite della carreggiata. Diede un colpo di gas, scalò marcia e in qualche modo riprese il controllo dell’auto, prima che fosse troppo tardi. Gli alberi e i burroni non si muovono, lo aveva sentito dire una volta a un famoso pilota di rally. Ma ora non gli credeva affatto. Riprese fiato. Il naso gli andava a fuoco. Alzò il volume girando la manopola a vuoto, oltre il limite, e le casse davanti gracchiarono distorcendo i bassi. Non riusciva a sentire alto quanto avrebbe voluto. Gli sembrò di vedere una c’hai le palle. Chiamiamo il Giona che se la carica lui la tipa. Dai. Ci costa duecento euro il Giona, vero Darietto? Darietto?». Lippo si rivolse al tizio che guidava; ma quello non disse nulla. Aspettò qualche secondo, poi riprese a parlare. «E la tipa ce la scopiamo tutti e tre senza rischiare un cazzo. Un cazzo. Noi tre più Giona, è chiaro. Ci pensa lui a tutto e poi gli dà quattro sveglie alla troia e la scarica da qualche parte. Facciamolo dai. Darietto, lo hai già fatto, vero? Come si chiamava quella che vi siete caricati a Capodanno? Lucrezia? Luridella? Porella… anzi, porella ’sto grandissimo cazzo! Cazzo. Oh, un’altra cosa, Darietto bello e tenebroso: ma quanto fa ’sto bidone di macchina di tuo padre? Li prende i duecinquanta all’ora? All’ora?». Ridevano. Ma Dario Murri guidava e non rideva. E non parlava. Guidava, non rideva, non parlava. Gli altri due continuavano a beccarsi con una voce troppo alta per il suo mal di testa. Lippo poggiò la mano sui tasti dell’impianto stereo. «Basta salsa! C’ha rotto le palle ’sta salsa. Mettiamo Radio Globo. A palla. Che fanno la musica “antica” da discoteca. Vai Riccardino, alziamo la caciara vera. Rolla pure un cannone, che c’ho voglia. Voglia». «Grande Lippo!». Riccardo prese le cartine dalla tasca della giacca, quando notò qualcosa in lontananza, sulla strada, oltre il vetro del parabrezza. Indicò un punto con il dito, tra le gocce di pioggia sempre più fitte. Poi disse. «Oh, ragazzi… laggiù… li vedete quei fari? Eh? Che dite?». Lippo gli rispose eccitato, mentre con la mano smuoveva la testa di Dario. «Che vuoi fa’ il giochetto? Lo facciamo caga’ sotto dalla paura? Dalla paura?». A quel punto, Dario Murri parlò. «Lippo, ma perché cazzo ripeti sempre le cose due volte, te?». «Ma guarda! Darietto il silenzioso ha parlato! Parlato! Guida e parla pure, adesso. Allora ce l’hai la lingua, Darietto bello, però la usi quando non devi. Non devi. È una malattia, ve l’ho spiegato già, mi pare. Mi pare. Quando sono fatto mi prende. Prende!».

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