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martedì 22 marzo 2011

Infinity di Sherrilyn Kenyon (Fanucci)












A 14 anni Nick Gautier, un ragazzo come tanti, vive nel quartiere francese di New Orleans: ama frequentare le cattive compagnie, è attratto dall’illegalità e quello che ha imparato nella vita è frutto degli insegnamenti della strada. Una notte decide di comportarsi onestamente e si rifiuta di rapinare un turista innocente: una scelta che avrà un prezzo molto alto. Nick pensa di essere ormai spacciato e che la sua vecchia squadra non ci metterà molto a mettersi sulle sue tracce... e invece, inspiegabilmente, quella che sembra la fine di tutto si rivela l’inizio di una nuova vita. Kyrian di Tracia non è solo un comandante macedone a caccia di spietati demoni, è un Dark Hunter, e grazie a lui Nick si mette in salvo e conosce un mondo di cui non ha mai immaginato l’esistenza. I nuovi nemici fanno sembrare quelli vecchi dei veri incapaci: si tratta di uccidere o essere uccisi, e Nick, nato dalla parte sbagliata, trova dentro di sé una forza inaspettata e inizia a lavorare per i non-morti che popolano il suo quartiere. Il tempo stringe, e a lui non resta che trovare qualcuno disposto ad aiutarlo nella difficile battaglia contro i demoni che non risiedono dentro di lui.
Sherrilyn Kenyon, nata nel 1965, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Darrel Award e il Pearl Award per i romanzi firmati a suo nome o sotto lo pseudonimo di Kinley MacGregor. Le sue opere hanno venduto più di dieci milioni di copie e sono state stampate in ventisei Paesi. Stabilmente presente ai vertici delle classifiche di New York Times e USA Today, è un’autrice ormai di culto in Germania, Inghilterra e Australia. Il suo sito internet registra 120.000 contatti la settimana. Della serie Dark Hunters Fanucci Editore ha pubblicato Anche i diavoli piangono (2008), Fantasy Lover (2009) e Notte di piaceri (2010).
Un estratto - «Sono un meganerd socialmente imbarazzante.» «Nicholas Ambrosius Gautier! Bada a come ti esprimi!». Nick sospirò per il brusco rimprovero di sua madre mentre se ne stava nel minuscolo cucinino di casa a guardarsi la camicia hawaiana di un arancione acceso. Già il colore e lo stile facevano veramente pena. Il fatto che fosse decorata con enormi trote (o erano salmoni?) rosa, grigie e bianche non faceva che peggiorare il tutto. «Mamma, non posso mettermela per scuola. È veramente...» Si interruppe per pensare con impegno a una parola che non gli costasse di esser messo in punizione a vita. «Orrenda. Se qualcuno mi vede con questa addosso, diventerò uno di quegli emarginati relegati nell’angolo degli sfigati in sala mensa.» Come al solito lei se ne infischiò delle sue proteste. «Oh, sta’zitto. Non c’è niente che non va in quella camicia. Al negozio di beneficenza, Wanda mi ha detto che veniva da una di quelle grandi ville giù nel Garden District.
Quella camicia apparteneva al figlio di un uomo onesto e rispettabile ed è quello che sto cercando di farti diventare...». Nick digrignò i denti. «Preferirei essere un delinquente piuttosto che uno con cui gli altri se la prendono sempre.». Lei trasse un profondo sospiro di esasperazione e smise di rigirare il bacon. «Nessuno se la prenderà con te, Nicky. La scuola ha un severo regolamento contro il bullismo. Sì, come no. E valeva quanto la carta su cui era scritto. Soprattutto perché i bulli erano degli idioti analfabeti in grado a malapena di leggere. Gesù! Perché lei non lo ascoltava nemmeno? Era come se non fosse lui quello che tutti i santi giorni doveva andare nella tana del lupo e affrontare la brutalità di quel territorio minato che era la scuola superiore. In tutta franchezza, era davvero stufo di tutta quella situazione e non c’era nulla che potesse farci. Era un perdente sfigato di proporzioni epiche e a scuola tutti non facevano che ricordarglielo. Gli insegnanti, il preside, e soprattutto gli altri ragazzi. Perché non posso semplicemente accelerare il tempo e superare di botto tutto questo incubo delle superiori? Perché sua madre non glielo avrebbe mai permesso. Solo i teppisti abbandonavano la scuola, e lei non lavorava così duramente per crescere un altro inutile pezzo di feccia buono a nulla; era una continua, incessante litania saldamente scolpita nel suo cervello. La sua tiritera cominciava con: Sii un bravo ragazzo, Nicky. Diplomati. Vai al college. Trovati un buon lavoro. Sposati una brava ragazza. Fammi un mucchio di nipotini e vai sempre in chiesa nei giorni delle feste comandate. Sua madre aveva già pianificato tutto il suo futuro e il suo programma non prevedeva deviazioni o pause per i rifornimenti. In fin dei conti però le voleva bene e apprezzava tutto quello che lei faceva per lui. Aeccezione di quei continui: Fa’ quello che ti dico, Nicky. Se ti sembra che non ti ascolti è perché queste cose io le so già meglio di te, che sua madre ripeteva tutto il tempo. Non era uno stupido e non era neppure un attaccabrighe. Lei non aveva idea di quello che subiva a scuola, e ogni volta che cercava di spiegarglielo, si rifiutava di ascoltarlo. Era così frustrante."

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