In tutto ciò ci sono ovviamente alcuni momenti di ilarità, perché è giusto sdrammatizzare su quello che ci fa paura e che rappresenta, in qualche modo, il “futuro dell’umanità”. È innegabile, per quanto ognuno cerchi di allontanarne il pensiero e osservarla con distacco, la vecchiaia è qualcosa che ci riguarda tutti, anche coloro che si sentono immortali. Così, tra quattro chiacchiere nella sala tv e qualche vano tentativo di sottrarsi al tempo che passa, con bravate adolescenziali, le giornate si susseguono, ma la minaccia è dietro l’angolo... o meglio al fatidico “piano superiore”, dove sono alloggiati coloro che non godono ormai di autonomia e sono sempre di più vittime dell’oblio, intrappolati nel passato: la mente immersa in ricordi di una lontana gioventù e il corpo divenuto decadente.
Paco Roca ci regala pagine a colori, con tonalità leggermente seppia come è normale sia un ricordo sbiadito; il tratto, sintetico e cartoonistico, aiuta a vedere con l’occhio del grottesco anche le situazioni meno felici. Ci prepara a qualcosa di normale e scontato con l’abilità di chi affabula e riesce a trascinare il lettore inconsapevole, verso una realtà, ammantata di nuvole di fumo delle quali all’improvviso squarcia il velo, lasciandocene osservare il volto impietoso.
Rughe non è una graphic novel allegra, è poetica, nostalgica, cruda, piena di malinconia; adatta a chi è capace di fare i conti con la vita. Chi non lo è, rinvii la lettura a tempi migliori!
Rughe, Paco Roca (Tunué), 2008, Pp. 112, Euro 12,50
*redazione Talkink