Inutile prendersi in giro o far finta di non capire: Juary era quel giocatore dell'Avellino che inventò un modo più strambo del normale d'esultare dopo la rete: un balletto intorno alla bandierina del calcio d'angolo. Inutile prendersi in giro, ancora; perché “Balla Juary. Sferragliando verso sud” è pure la storia d'un innamoramento, o quantomeno d'una infatuazione. Diciamo, visto che è comunque inutile passeggiare su certe cose fingendo, che questo nuovo romanzo di Fabio Izzo – autore del meglio riuscito e completamente diverso (per stile, forma, contenuti, vivacità...) “Eco a perdere” - prova a essere una creazione letteraria che tenta di guardare a cose che non tutti guardano. Cosa, però, appunto riuscita a metà. In quanto, per esempio, se è vero che d'un protagonista del sud a nord e del nord a sud non s'era forse mai letto, e anche vero che lo si deve poter leggere in tutto il suo Significato. Ma, per fortuna, l'autore riesce bene, e utilizzando una lingua meno 'innovativa' e sperimentale del recente passato, a presentare una rappresentazione d'almeno un paio di dinamiche che oggi sono parte della vita realte. Tanto per cominciare, l'influenza e il rapporto fra genitore e/o genitrice con figlio e/o figlia, in special modo guardando alla sensibilità o insensibilità persino del mammone, come il sempre attuale processo di ritorno e d'andata verso sud che vuol dire emigrazione per lavoro specialmente in direzione nord. Ancora, Izzo dice ma non racconta se non in parte e in maniera parziale che significa tifare al Meridione e che significa farlo più sopra del Mezzogiorno. Il romanzo sarà servito in particolare allo scrittore stesso, che difronte all'immensità di certi temi comprende o comprenderà o ha compreso che serve soffermarsi maggiormente oppure non pensarci proprio sopra su tanto. Non esistono vie di mezzo. L'autore, che recentemente è stato premiato al concorso Dialoghi con Pavese del Premio Grinzane di Cavour, ha molto davanti e doti da far vivere.
Balla Juary. Sferragliando verso sud, di Fabio Izzo, prefazione di Gianluca Morozzi, Il Foglio (Piombino, 2009), pag. 137, euro 12.00.
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domenica 19 luglio 2009
sabato 27 giugno 2009
Colui che gli dei vogliono distruggere, di Gianluca Morozzi (Guanda). Rec. di Nunzio Festa
Fra gli scrittori originali uno dei più originali. Morozzi, nuovamente, questa volta con “Colui che gli dei vogliono distruggere”, riesce a stupire. A distanza, controllata, con “Blackout”. Altro stupefacente romanzo dell'autore bolognese, che rimane l'opera migliore. Morozzi è stato capace di nuovo d'inventare una serie di personaggi, luoghi, situazioni che sorprendono e allo stesso tempo si lasciano ricordare. Il nuovo romanzo di Gianluca Morozzi è strutturato utilizzando tre diversi piani di ritmo narrativo, si sviluppa addirittura in tre mondi paralleli e perpendicolari quando non intersecanti ed è alimentato da vicende sentimentali tutt'altro che mielose. Dunque diversi stati della storia, anzi della trama, sui quali la storia stessa cresce e matura. Con la brillante trovata di creare persino diverse proiezioni dello stesso personaggio. Il romanzo è fitto di fantasia. Si muove nella fantasia. Ma, chiaramente, non tralascia pecche e buone cose della realtà; soprattutto, va detto, pecche. A seguire i supereroi di Morozzi ci si diverte e, alla fine, non si prova neppure un piccolo grammo di stanchezza. Tante volte, per fortuna, persino si ride.
Molte. Si dica, per necessità, che il volume è pieno d'umorismo. E, in questo campo come nella più semplice costruzione del narrare, Morozzi ha pochissimi rivali. La parte, tra l'altro importante, che parla delle vicende legate a questo musicista Johnny Grey è a dir poco imperdibile.
Lo scrittore con questo libro ha dato prova, se ce ne fosse ancora bisogno, di essere uno dei migliori narratori italiani d'oggi. Al di là dei giudizi sommari e/o complessivi, è semplice testimoniare grazie alla lettura come il filo steso da Gianluca Morozzi faccia camminare immagini e musiche, odori. E, soprattutto, provochi sensazioni varie. Causando nel sentire di lettrice o lettore, e mentre il filo si fortifica invece di farsi male, reazioni che a ogni modo fanno piacere. Morozzi è scrittore popolare e d'indubbio talento, nonostante la critica più con la puzzetta sotto il nasone non sia sempre disposta ad accettarlo. Per questa ragione è già da tempo cominciata l'attesa per la creatura che arriverà.
Colui che gli dei vogliono distruggere, di Gianluca Morozzi, Guanda (Parma, 2009), pag. 334, euro 16,50.
Molte. Si dica, per necessità, che il volume è pieno d'umorismo. E, in questo campo come nella più semplice costruzione del narrare, Morozzi ha pochissimi rivali. La parte, tra l'altro importante, che parla delle vicende legate a questo musicista Johnny Grey è a dir poco imperdibile.
Lo scrittore con questo libro ha dato prova, se ce ne fosse ancora bisogno, di essere uno dei migliori narratori italiani d'oggi. Al di là dei giudizi sommari e/o complessivi, è semplice testimoniare grazie alla lettura come il filo steso da Gianluca Morozzi faccia camminare immagini e musiche, odori. E, soprattutto, provochi sensazioni varie. Causando nel sentire di lettrice o lettore, e mentre il filo si fortifica invece di farsi male, reazioni che a ogni modo fanno piacere. Morozzi è scrittore popolare e d'indubbio talento, nonostante la critica più con la puzzetta sotto il nasone non sia sempre disposta ad accettarlo. Per questa ragione è già da tempo cominciata l'attesa per la creatura che arriverà.
Colui che gli dei vogliono distruggere, di Gianluca Morozzi, Guanda (Parma, 2009), pag. 334, euro 16,50.
venerdì 15 maggio 2009
Festival, passaggi per il bosco
Passaggi per il bosco :: festival di lettere in musiche da periferia
Gruppo Opìfice, Gianluca Morozzi, Vanni Santoni, Gianfranco Franchi, Paolo Mascheri, Simone Rossi, Carlo Palizzi, Gianluca Liguori, Andrea Coffami, Enrica Camporesi, Angelo Zabaglio.
Abbandono. Oblio. Deserto. Tutto da farsi per poi ritornare: passare al bosco attraversando le strade della periferia. Abbandonate e desertiche.
Ricognizione in lettera e musica dalla periferia del ritorno. Praticamente un viaggio.
CAGLIARI | LUGLIO 2009
Racconti di periferie - estate 2009
a cura del Gruppo Opìfice
TEMA :: Abbandono. Oblio. Deserto
Tutto da farsi per poi ritornare: passare al bosco attraversando le strade della periferia. Abbandonate e desertiche.
Invia il tuo racconto a redazioneopifice@gmail.com entro e non oltre il 15 luglio 2009. I migliori racconti saranno pubblicati su opifice.it e letti durante il festival letterario Passaggi per il bosco
assaggi
Il Laboratorio Teatro è oblio, coriandoli del copione sulle teste del pubblico in sala, liberatorie spruzzate fisiologiche verso il nero pubblico seduto che le luci non devono dare alla voce sul palco. Inizierei dal Caligola di Camus, ma non dal testo, no, inizierei da quando Carmelaccio e Camus s’incontrano, quello è già teatro.
[Carlo Palizzi, Attraverso ricordi di domani, 1959]
Gruppo Opìfice, Gianluca Morozzi, Vanni Santoni, Gianfranco Franchi, Paolo Mascheri, Simone Rossi, Carlo Palizzi, Gianluca Liguori, Andrea Coffami, Enrica Camporesi, Angelo Zabaglio.
Abbandono. Oblio. Deserto. Tutto da farsi per poi ritornare: passare al bosco attraversando le strade della periferia. Abbandonate e desertiche.
Ricognizione in lettera e musica dalla periferia del ritorno. Praticamente un viaggio.
CAGLIARI | LUGLIO 2009
Racconti di periferie - estate 2009
a cura del Gruppo Opìfice
TEMA :: Abbandono. Oblio. Deserto
Tutto da farsi per poi ritornare: passare al bosco attraversando le strade della periferia. Abbandonate e desertiche.
Invia il tuo racconto a redazioneopifice@gmail.com entro e non oltre il 15 luglio 2009. I migliori racconti saranno pubblicati su opifice.it e letti durante il festival letterario Passaggi per il bosco
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Il Laboratorio Teatro è oblio, coriandoli del copione sulle teste del pubblico in sala, liberatorie spruzzate fisiologiche verso il nero pubblico seduto che le luci non devono dare alla voce sul palco. Inizierei dal Caligola di Camus, ma non dal testo, no, inizierei da quando Carmelaccio e Camus s’incontrano, quello è già teatro.
[Carlo Palizzi, Attraverso ricordi di domani, 1959]
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